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Autore: Marne    25/07/2016    5 recensioni
Il Mondo Magico è sconvolto da una lunga serie di scandali. Il Governo Shacklebolt, nato come faro di speranza, è sull'orlo di un precipizio fatto di menzogne, intrighi e spie. Il Bambino Sopravvissuto non riesce a dormire, le Forze del Male continuano a tramare fra le ombre delle anime che hanno rubato.
Uno specchio è ciò che impedisce al caos di rovinare sulla terra. Uno specchio divide la realtà dalla follia.
Hermione Granger, giovane Inquisitore del Ministero, è costretta a lavorare con Draco Malfoy, uno dei maggiori esperti di antichi artefatti magici.
Una serie di avventure nel cuore del vecchio Continente li porterà a scontrarsi con i demoni del passato, mentre la minaccia di un Ritorno aleggia su tutta la Comunità Magica.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Mangiamorte | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mirror Universe'
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Lo Specchio delle Anime.

 

 

 “E Patroclo si slanciò sui Troiani meditando rovina,

si slanciò per tre volte, simile ad Ares ardente,

paurosamente gridando: tre volte ammazzò nove uomini.

Ma quando alla quarta balzò, che un nume pareva,

allora, Patroclo, apparve la fine della tua vita.1"

 [Omero, Iliade (XVI, 783-787)

        

 

 

Atto XVI – Parte I

Cantami o Diva.

 

 

Davanti a loro, in una splendente tunica del colore dell’oro, c’era un giovane uomo che non avrebbe potuto avere più di trent’anni, con fluenti capelli scuri ed occhi dello stesso colore dell’erba primaverile. Aveva un sorriso gentile, la voce garbata completamente priva d’accento. Hermione pensò che, chiunque fosse, dovesse aver vissuto una vita particolarmente agiata2, i suoi modi erano quasi più regali di quelli di Malfoy.

«Benvenuti» ripeté ancora, facendo un grazioso passo avanti ed allargando le braccia per indicare tutto il tempio che li circondava. «Spero che gli abiti siano di vostro gradimento. Ho pensato che quei colori avrebbero incontrato i vostri gusti».

Più parole avevano lasciato le sue labbra, più la strega si era ritrovata a fissarlo, incantata.

Era un bell’uomo, non poteva negarlo, ma non era bellissimo, così come non era il suo tipo. Semplicemente, ogni suono che aveva articolato le era sembrato incredibile, ricoperto di uno splendore che doveva esser andato perduto da secoli.

Draco, ancora inginocchiato accanto a lei, le diede un buffetto sulla mano, come a voler richiamare la sua attenzione. Poi, scuotendo il capo, si rialzò, tirandola con sé.

«Stai per metterti a sbavare, Mezzosangue» le fece notare, con un pizzico di stizza. «Non mi sembra il caso, davanti a qualcuno che potrebbe tranquillamente averci rapiti e sottoposti a qualunque genere di sevizia, durante la nostra incoscienza» aggiunse, però voltandosi verso l’uomo in questione, che aveva continuato ad osservarli con curioso divertimento.

«Vi farà piacere sapere che non ho abusato di voi» disse proprio lui, congiungendo le mani all’altezza dello stomaco e continuando a sorridere. «Anche se volessi, non potrei certo farvi del male. Il mio compito è quello di accogliervi, non certo di ferirvi». Gli occhi smeraldini sembrarono soffermarsi con particolare interesse su Draco, velati di qualcosa che Hermione pensò di catalogare come interesse. «Questi colori vi stanno davvero bene, non ho perso il mio occhio» mormorò quindi, lasciando che il suo sorriso si ampliasse.

Confuso, Malfoy le posò la mano sul braccio, come a volerla trattenere. Lei non apprezzò quel gesto di apparente protezione e si liberò dalla stretta dedicandogli un’occhiataccia, cui lui rispose con un’espressione esasperata.

Lo sconosciuto, rimasto sempre a parecchi passi di distanza, li guardò entrambi con sempre maggiore divertimento, lasciandosi andare ad una risata assolutamente deliziosa.

«Dovete perdonarmi» si scusò, quando entrambi lo fulminarono con gli occhi. «Mi rendo conto di dovervi sembrare orribilmente sgarbato, ma queste schermaglie mi riportano alla memoria vecchi episodi di gioventù. Dopotutto, l’amore è immortale, no?» disse, prima di avanzare di un paio di passi, incurante della velocità con cui loro arretrarono, preoccupati. «Oh, non dovete certo avere paura di me. Se avessi voluto ferirvi, vi avrei tolto le bacchette, non credete anche voi?».

Solo in quel momento, Hermione si rese conto del leggero e rassicurante peso della sua bacchetta contro il fianco. Quella sua tunica aveva una tasca apposita, perfettamente mimetizzata ma, al tempo stesso, incredibilmente comoda in caso di necessità improvvisa d’estrarre l’arma. Anche Malfoy ne aveva una, però lui doveva averla trovata già da qualche istante, avendo puntato la bacchetta contro il loro gentile ospite.

«Adesso puoi dirci chi accidenti sei» disse infatti, serio. La tunica smanicata aveva lasciato scoperto il suo braccio martoriato, ma non sembrava più preoccuparsene più di tanto. Dopotutto, Hermione l’aveva già visto e gli aveva chiaramente detto che non avrebbe più dovuto nasconderlo: era parte di lui, non poteva vergognarsene per sempre. «Mezzosangue, occhi aperti» la ammonì, quando notò che lei non avesse dato segno di prepararsi ad una possibile fuga.

«Non credo ci sia pericolo, Draco» gli fece notare allora lei, tranquilla, incrociando le braccia al petto. «Eravamo svenuti e non ci ha fatto del male. Che senso avrebbe sfidarci ora? Siamo entrambi coscienti e armati».

Lo sconosciuto sorrise, spostando gli occhi smeraldini fra entrambi e lasciando, infine, che si posassero su Hermione. «Ah, è snervante, non è vero mia cara? Avere a che fare con chi ha il complesso dell’eroe…» borbottò quindi, scuotendo il capo. I ricci scuri gli dondolarono sulle spalle in modo innaturale, con una perfezione davvero poco umana. «Soprattutto perché spesso ti costringono a diventarlo a tua volta, per quanto usare il cervello sia una scelta sempre migliore». Le sue labbra delicate si strinsero in una linea sottile, osservando Draco come se fosse stato un cucciolo particolarmente discolo.

«Se proprio vogliamo esser pignoli, signor Sconosciuto» lo interruppe Malfoy, gli occhi ridotti a due lame di affilato argento, «l’eroe della coppia è lei. Io preferisco salvarmi la pelle, quando non mi costringe a fare l’intrepido per salvarle la vita». Si voltò verso di lei, dedicandole la migliore fra le sue occhiate disperate. «Per quanto il tuo ragionamento fili, mia cara, non mi sembra il caso di essere spericolati proprio ora. Per quello che ne sappiamo noi, questo tizio potrebbe essere una trappola per distrarci».

«Ha ragione, sai» anche lo sconosciuto gli diede corda, annuendo leggermente. «Comunque, tranquilli, non ho davvero intenzione di farvi del male. Sono qui, come ho già detto, per accogliervi nell’Agorà dei Giusti. Voi siete Hermione Granger e Draco Malfoy, se non sbaglio».

Il silenzio confuso che seguì quell’affermazione fu alquanto carico di tensione.

«Come fai a conoscere i nostri nomi?» domandò Hermione, osservandolo con curiosità. C’era qualcosa, in lui, che la tranquillizzava. Non era una reazione logica, non era una reazione giustificabile: semplicemente, lei voleva fidarsi e accettare qualunque cosa le avrebbe detto come se fosse stata pura e semplice verità scientifica.

Era un incantesimo?

Lo sconosciuto sorrise, indicando un enorme arazzo sulla parete sinistra, che né lei o Malfoy avevano notato. «Il vostro arrivo è stato previsto da tempi immemori» spiegò, tranquillo, incrociando le braccia al petto. «Non ne ero assolutamente certo, temevo di aver perso il conto dei secoli, ad un certo punto. Fortunatamente non è stato così, non credete anche voi?».

Vagamente preoccupata, Hermione si voltò a guardare Draco, trovandolo con la stessa espressione di pacato panico stampata in viso.

Aveva detto secoli.

«Cosa sta succedendo? Chi sei tu?» domandò quindi lei, questa volta tirando fuori la bacchetta e puntandola contro colui che avrebbe potuto essere sia il loro aggressore che il loro salvatore. «In che senso perso il conto dei secoli? Quanti anni hai? Che cosa sei?» aggiunse, così velocemente da arrivare quasi a balbettare.

La calma è la virtù dell’Inquisitore, si ripeté, sentendo la voce del suo Capo rimbombare per gli angoli più sperduti del suo cervello. Le aveva ripetuto quelle parole fino alla nausea, quando si era avvicinata per la prima volta all’Ufficio Inquisitori, ancora troppo inesperta e troppo ansiosa di fare qualcosa di buono per poter comprendere il vero scopo del suo lavoro.

Lo sconosciuto sembrò divertito da lei, ma ancora di più sembrò intenerito nel notare come Draco si fosse immediatamente fatto avanti per proteggerla, nonostante le sue proteste iniziali.

«Avevi ragione, ragazzo» disse quindi, dolcemente. «L’eroe è lei, pronta a tutto ma così incosciente da aver bisogno che tu le guardi le spalle…» mormorò, lasciando che un’eco di qualcosa – era dolore? – aggiungesse alle sue parole un retrogusto amaro. Poi, come se si fosse improvvisamente reso conto dello sguardo confuso dei due, scosse il capo e sorrise, nuovamente tranquillo. «Scusatemi ancora. Mi capita spesso di perdermi nel passato, non è una cosa razionale… l’amore non lo è mai». Si schiarì la voce, sollevando il mento e raddrizzando le spalle. Una cicatrice, che Hermione non aveva notato prima, gli attraversava tutto il fianco, come se qualcuno avesse usato un coltello per aprirlo in due3.

O una lancia.

«Chi sei?» chiese ancora, improvvisamente più curiosa che preoccupata. La presa di Draco sul suo braccio si irrigidì, ma lei non si scostò, limitandosi a posare la mano libera su quella di lui e dargli un buffetto delicato. «Non sei come noi. Non sei un mortale» aggiunse, gli occhi ormai ridotti a delle fessure scure.

«Non sono un mortale» confermò, gentile, lo sconosciuto. «Il mio nome è Patroclo, figlio di Menezio».

L’espressione di colorita incredulità che lasciò la labbra di Malfoy avrebbe fatto tremare le gambe alla professoressa McGranitt, con buone probabilità, ma Hermione non si scandalizzò. Non avrebbe potuto, considerando che lei stessa fosse stata sul punto di fare un’uscita molto simile, se non addirittura peggiore. Il suo silenzio, probabilmente, era dipeso dall’indecisione. Ebbene, se la parte più razionale del suo cervello era perfettamente certa che lo sconosciuto stesse mentendo, la restante gli credeva ciecamente. E questa era la parte più forte, senza orma di dubbio.

Il suo iniziale sconcerto, infatti, si era velocemente trasformato in incredula meraviglia.

«Patroclo» ripeté infatti lei, gli occhi così sgranati da sembrare sul punto di rotolare via. «Quel Patroclo? Quello di Achille? Dell’Iliade?» esalò, sentendosi sul punto di svenire per l’eccitazione da un istante all’altro.

Lo sconosciuto sorrise leggermente, quasi fosse stato timido. «Non ho idea di cosa sia questa Iliade4 di cui parli, ma se ti riferisci alla Guerra di Troia, in cui sono stato ucciso, allora sì, sono io» le confermò, voltandosi poi a guardare Draco. «Credo che il tuo compagno non abbia preso la notizia altrettanto bene, mia cara. Forse sarebbe meglio se si sedesse».

In effetti, quando anche lei si voltò ad osservarlo poté notare il colorito tutt’altro che sano assunto dalle sue guance. Malfoy non sembrava particolarmente eccitato, all’idea di essere davanti ad una figura a dir poco leggendaria, ma non sembrava neppure che non gli credesse.

Era spaventato.

«Draco?».

«Tu sei un Dàimon». 

 

***

 

L’uomo sorrise, dopo la dichiarazione di Draco, quasi fosse stato entusiasta della velocità con cui lui aveva realizzato la verità. «Sono lieto di constatare che la tradizione sia stata tramandata. L’ultimo visitatore non è stato altrettanto bravo» si complimentò, allegro, indicando con un cenno lo stesso arazzo che aveva mostrato poco prima.

Confusa, Hermione fissò prima lui e poi Malfoy, che sembrava sempre ad un passo dal dare di stomaco per lo spavento. Una gocciolina di sudore gli stava colando giù dalla tempia, nonostante non facesse abbastanza caldo in quel luogo. Se lei si preoccupò fu per la sua reazione, piuttosto che per vero pericolo. In cerca di risposte, quindi assottigliò lo sguardo e cercò di decifrare la tela che già due volte le era stata mostrata.

Di dimensioni incredibili, era intessuta di tutti i colori conosciuti all’uomo. Dalla base nera come il carbone, schiariva lentamente ed attraversava milioni e milioni di sfumature. Non c’erano raffigurazioni, non una figura umana o animale. Tutta la superficie era quasi totalmente ricoperta da un testo in lingua sconosciuta, ricamato in filo d’oro con una premura da lasciar credere dovesse essere stato fatto a mano. Senza comprendere perché, Hermione sentì d’essere sul punto di piangere dalla commozione.

«Questo è l’Arazzo della conoscenza» la informò l’uomo, con un sorriso gentile. «Contiene tutte le verità di questo mondo e del mondo oltre. Qualsiasi domanda che sia mai stata posta o che verrà pensata, troverà qui la sua risposta».

«E nessuno può leggere da quell’arazzo. Nessuno potrebbe neppure avvicinarsi» si intromise Draco, cupo, tirando Hermione indietro di un paio di passi.

Lei, sempre più confusa, non staccò gli occhi dalla meraviglia che le era stata presentata. «Cos’è di preciso? E perché non potremmo leggere?» chiese, scuotendo il capo per riacquistare un minimo di concentrazione. Si voltò verso Draco, confusa, ma guardò per un istante anche il loro accompagnatore. «E cos’è un Dàimon? Volete spiegarmi cosa sta succedendo?».

L’uomo – Patroclo? – le lanciò uno sguardo carico di dolcezza e rimpianto. «Tu somigli davvero tanto a lui. Stesso impeto, stessa voglia di fare qualcosa» mormorò, accennando poi una risatina. «Stessa testa calda».

«Un Dàimon, Hermione,» iniziò Draco, cupo, continuando a tirarla indietro, «è una creatura leggendaria, non sono mai state raccolte prove della sua esistenza che potessero esser considerate scientificamente valide. Alcune tracce sono state tramandate oralmente… Socrate, il filosofo, parlava del Dàimon5 come un principio divino presente in ogni uomo, una sorta di voce interiore che impediva al suo animo di restare pacato». Preoccupato, puntò gli occhi argentei sull’uomo. «Naturalmente, questa è la versione nota ai babbani. La nostra tradizione dice che il Dàimon è una creatura ibrida, un mago o strega il cui spirito è rimasto bloccato fra due mondi, costretto a torturare le anime di uomini e donne così sfortunati da incrociare il suo cammino».

«Come un fantasma, intendi?».

«Non proprio, mia cara». Divertito, l’uomo li osservò entrambi con un sopracciglio inarcato, tentato, probabilmente, di scoppiare a ridergli in faccia. Hermione non avrebbe potuto biasimarlo, naturalmente: Malfoy sembrava aver appena incrociato suo nonno in mutande appena uscito dalla tomba per fumare una sigaretta. «Un Dàimon è, sì, uno spirito bloccato fra la vita e la morte, come i fantasmi, ma non ha come scopo quello di torturare i vivi. Come il buon vecchio Socrate tramandava, il nostro compito è quello di stimolare l’anima umana, di costringere voi mortali ad affrontare le varie sfide che la vita vi presenta» spiegò, camminando velocemente verso i sette troni al centro del tempio, su cui riposavano le sette corone d’oro. «Siamo proiezioni di voi stessi, manifestazioni della vostra volontà di crescere e conoscervi. Abbiamo ottenuto l’immortalità perché l’umanità ci ha identificati con un’emozione, con una sensazione, impedendo alla nostra memoria di sparire» allargò le braccia, tranquillo. «Siamo stati chiamati Giusti, perché costringevamo i nostri visitatori a fronteggiare la propria coscienza, il proprio spirito. Siamo stati chiamati Demoni per lo stesso motivo. Siamo i guardiani della conoscenza eterna, perché solo noi possiamo assistere al manifestarsi dell’anima, senza impazzire».

Draco era rimasto in silenzio, durante quella spiegazioni, ma la sua presa si era leggermente allentata sul braccio di Hermione. Osservava quell’uomo con una strana curiosità, una sorta di naturale fiducia che anche lei aveva immediatamente percepito. Voleva credergli. Forse non riusciva ad evitare di credergli, per quanto quella realtà fosse assurda.

«Come?» domandò alla fine, la voce ridotta ad un sussurro. «Com’è possibile che io non riesca a non evitare? Come puoi essere davvero tu?».

Patroclo sorrise leggermente, indicando l’arazzo. «In questo luogo non è possibile mentire. A noi Daimones non è possibile mentire, poiché siamo proiezioni dell’anima di ciascuno6». Si avvicinò all’enorme tela, sfiorandola con la punta delle dita. «Non posso spiegarvi come sono diventato ciò che sono adesso, ormai non ricordo neppure tutti i dettagli della mia vita prima di diventare così. Ma so che il mio compito è accogliervi e guidarvi come ho fatto dal giorno della mia morte in poi» continuò, tornando a fronteggiarli.

Hermione annuì, accettando ciò che le veniva rivelato come semplice verità. Non c’era motivo di mettere in dubbio le sue parole, non c’era menzogna nei suoi occhi e lei, con l’esperienza maturata durante gli anni di fedele servizio al Ministero, non ebbe motivo di dubitare.

«L’Arazzo sembra sia stato intessuto di conoscenza pura, plasmato dalla magia del Mondo Antico ormai andata perduta. La stessa Magia che ha creato lo Specchio, Mezzosangue» si intromise Draco, cercando di non fissare la tela in questione. «Nessuno lo comprende, perché nessuno vuole comprenderlo. Se l’uomo potesse trovare risposta ad ogni sua domanda, impazzirebbe. Le nostre leggende dicono che i Dàimones usano questa conoscenza per torturare le loro vittime, facendogli perdere il senso della ragione».

Patroclo annuì. «Diciamo che è vero, più o meno» disse, tranquillo. «Quando ancora venivamo regolarmente interpellati, eravamo soliti consentire a chi avesse superato le prove di trovare sull’Arazzo la risposta ad una sola delle sue domande. Spesso queste domande erano troppo profonde per la semplice comprensione umana, cosa che portava alla follia. Ma non siamo mai stati noi a farli impazzire. Non è il nostro compito».

«Quanti siete?» chiese allora Hermione, guardando i troni. «Sette?» aggiunse, dopo aver fatto un breve conto dei seggi presenti.

Sette era un numero magico molto forte, pensò, quasi a voler confermare la propria teoria.

«Noi siamo tantissimi, sparsi un po’ ovunque» negò invece lui, scuotendo il capo. «Non tutti, però, hanno accesso all’Arazzo. Non tutti sono abbastanza… importanti» spiegò, tranquillo. «Sette sono i Dàimones Superiori, quelli incaricati di mettere alla prova chi si presenta da noi con una domanda. Sette diverse prove, ognuna delle quali affronta un aspetto diverso dell’animo umano. A volte si tratta di un’emozione, altre un sentimento, qualcosa che si tende sempre a mettere da parte, quando si fanno i conti con se stessi».

«Tu sei uno dei sette?» chiese allora Draco, accigliato. «Sei qui, sei a conoscenza dell’Arazzo ed hai detto di aver vissuto qui per secoli, eppure non ti stai includendo fra i sette maggiori».

L’uomo rise, questa volta sinceramente divertito. «Io non sono uno dei Sette, ma sono un Dàimon Superiore, sì. Io rappresento la devozione, la volontà di mettersi al servizio degli altri. Non mi occupo di testare chi si presenta, perché già avere una richiesta implica l’aver accettato di portare a termine una missione dal risultato potenzialmente nefasto».

«Come hai fatto tu, prendendo il posto di Achille» convenne Hermione, con un leggero sorriso. «Hai indossato la sua armatura e sei sceso sul campo di battaglia, anche se sapevi che saresti morto» continuò, con tono ammirato ed evidente stima nello sguardo. «Ti sei sacrificato per aiutare gli Achei a vincere la guerra».

Patroclo scosse il capo, un sorriso triste ad incurvargli le labbra. «Non l’ho fatto per il mio popolo. Non solo, quantomeno» spiegò, avvicinandosi a loro con passi lenti e cauti, quasi temesse che potessero ancora spaventarsi. «Io l’ho fatto per devozione verso di lui. L’ho fatto perché lo amavo e sapevo che senza il mio sacrificio non sarebbe riuscito a realizzare il suo destino». Il suo sguardo smeraldino si rischiarò all’improvviso, quasi fosse diventato un’altra persona, all’improvviso. Quegli sbalzi d’umore erano alquanto preoccupanti. «Ma non è per parlare di me che siete venuti qui. Voi avete una domanda».

Inquietata, Hermione si voltò ad osservare Draco, in quel momento intento a fissare con sconcerto il Dàimon.

«Noi abbiamo una domanda?» chiese quindi a sua volta, confuso. Il suo viso, poi, si illuminò. «Noi abbiamo una domanda!» ripeté, voltandosi verso Hermione ed afferrandola per le spalle. «Non capisci, Granger? Potremmo chiedere dov’è lo Specchio! Trovando subito la fonte, potremmo distruggere ogni possibilità che Tu-Sai-Chi ritorni! Non dovremmo più andare a ritroso all’infinito…» spiegò, tornando ad osservare Patroclo. «Ho ragione, vero? Se noi superiamo le vostre prove, l’Arazzo potrà rispondere al nostro quesito».

L’uomo annuì, tornando serio. «Dovete però comprendere quanto gravi potrebbero essere le conseguenze» li ammonì, facendosi avanti di qualche passo e fermandosi giusto a mezzo metro da loro due, abbastanza vicino da permettere che Hermione potesse notare altri dettagli di quel corpo immortale. Oltre alla cicatrice sul fianco, infatti, ce n’erano molte altre. Ferite seguite a dieci anni di guerra. «Il tempo scorre in modo diverso nel Tempio, se volete davvero che la risposta dell’Arazzo serva a qualcosa non avrete che tre giorni per completare le vostre sette sfide e tornare qui, insieme agli altri miei fratelli e sorelle». Allungò la mano verso Hermione, che la prese immediatamente. Era tiepida, troppo morbida per essere reale. «Solo tre giorni, altrimenti il solstizio d’inverno passerà e non potrete più salvare la vostra gente».

Tre giorni non erano molti.

«Se non volessimo porre la domanda? Sappiamo che lo Specchio era qui, non potremmo limitarci a cercare la Traccia?» gli chiese, guardandosi intorno. «Alessandro Magno l’ha trovato in questo luogo, dopo aver affrontato le sue paure».

Patroclo annuì, ma non sembrò particolarmente incoraggiante. «Potreste avventurarvi nei tunnel sotterranei, ma dubito che tornereste vivi. Grandi orrori si sono riversati in quei luoghi, quando la Magia Antica ha smesso di correre liberamente per il mondo7. Quando Alessandro Magno pose definitivamente fine alla storia di Atene, superò le nostre prove e chiese all’Arazzo come rendere la sua gloria immortale. Ottenne lo Specchio, ma ottenne anche che la memoria di questo luogo andasse perduta nei secoli, così che nessun altro potesse estirpare ciò che era stato suo» spiegò, stringendo le labbra in una linea sottile. «Quantomeno, non utilizzando l’Arazzo».

«Quindi voi siete stati dimenticati perché lui ha chiesto così?» domandò Draco, accigliato. «Non credo di aver compreso il nesso logico».

«Alessandro ha fatto in modo che noi fossimo dimenticati, perché altrimenti altri guerrieri avrebbero interrogato l’Arazzo per capire come distruggere il suo regno. Non posso dirvi come sia riuscito nel suo intento, così come non posso dirvi come avremmo potuto ostacolarlo nella gloria» fu la pronta risposta dell’uomo, che poi sospirò. Il suo umore era nuovamente cambiato, somigliava ad un vecchio troppo stanco per continuare a vivere. «Sta a voi, adesso. Potete accettare il rischio di perdere voi stessi nel superare le prove, trovando tuttavia la risposta alla vostra domanda. Oppure…» con un gesto elegante, indicò un’apertura nella parete che fino a quel momento Hermione non aveva notato, «potreste decidere di avventurarvi nei tunnel sotterranei e cercare la vecchia sede dello Specchio, con la certezza, tuttavia, che almeno uno di voi non potrà uscirne vivo8».

Draco, una mano ancora poggiata sulla spalla di Hermione, non sembrò dover riflettere molto sulle loro possibilità.

«Dove si affrontano le prove?».

 

***

 

Andate lungo il tunnel, saranno le prove a venire da voi.

Draco ancora non era riuscito a capacitarsi di aver incontrato e parlato proprio quel Patroclo. Quello dell’Iliade. Quel Patroclo che aveva combattuto al fianco del grande Achille nella Guerra di Troia ed era morto indossando la sua armatura. Aveva provato a non credergli, davvero. Aveva fatto il possibile per catalogare le sue parole come viscide bugie e cercare una via di fuga a quella situazione a dir poco assurda.

Non ci era riuscito ed in quel momento si stava avventurando lungo un corridoio buio con la sola bacchetta ad illuminargli la strada.

Meraviglioso.

«Quantomeno abbiamo scoperto che le teorie sono vere» commentò Hermione, dandogli un colpetto col gomito. Aveva un sorrisino divertito ad incurvarle le belle labbra, l’espressione preoccupata leggermente illuminata da un vago compiacimento. «Mi riferisco a lui ed Achille, sai».

Draco si accigliò, osservandola ed inclinando leggermente il capo. «Cosa intendi dire? Lo sanno tutti che Patroclo è morto per aver preso il posto del suo sovrano».

Lei scosse il capo, tenendo la bacchetta alta.

C’erano dei disegni dall’aria neolitica su quelle maledettissime pareti. Se non avessero avuto i giorni contati e non ci fosse stato il rischio di una catastrofe imminente, si sarebbe volentieri fermato per analizzarli tutti. Avrebbe potuto fotografarli, portare le foto al Ministero e veder aumentare a dismisura il suo patrimonio.

Invece doveva affrontare delle prove e sperare di non impazzire.

«Molti studiosi ritenevano che Achille e Patroclo fossero innamorati, ma non c’erano prove» gli disse, guardandosi intorno con aria affascinata. «L’Iliade non è stata molto chiara, al riguardo… non è da biasimare, naturalmente! Nell’Antica Grecia i rapporti omosessuali erano assolutamente normali e non c’era bisogno di specificare, nulla di inconcepibile, come invece lo è oggi per molti».

«Non è assurdo, neppure oggi» si lagnò Draco, sentendosi stranamente punto sul vivo. «Ma comprendo ciò che dici. Se io fossi stato omosessuale, dubito che mio padre si sarebbe preoccupato più di tanto della mia salute o della mia sicurezza».

Hermione strinse le labbra, ma non negò. «Ti avrebbe voluto bene comunque, Draco. Sarebbe solo stato un rapporto più complicato di quanto non lo sia già» mormorò, con un sospiro. «Pensa in positivo, i tuoi genitori non si sono ancora presentati a casa tua per chiederti come è andata a finire con quel biondino tanto affascinante» aggiunse, arrossendo fino alla punta dei capelli quando lui si voltò a fissarla, la bocca spalancata. «Ti prego, non guardarmi in questo modo».

«In quale modo, Granger?» le chiese allora lui, particolarmente allegro. La notizia che i genitori di lei lo considerassero affascinante lo aveva improvvisamente risollevato. Non si era ancora posto il problema delle famiglie, dando per scontato che tutti si sarebbero semplicemente adeguati alle loro decisioni. Quando però lei aveva aperto quella discussione, un piccolo dubbio gli aveva offuscato il cuore. I babbani avrebbero potuto non volere che loro figlia avesse una vita con un ex Mangiamorte, ritenendo che lei potesse mirare più in alto. Avrebbero potuto pensare qualsiasi cosa di lui. Qualsiasi cattiveria.

Però l’avevano definito affascinante.

«In quel modo, come se ti avessero appena consegnato il Nobel per la pace!» sbottò lei, alzando gli occhi al cielo… o al soffitto del tunnel. «Guardati! Hai già tirato fuori quel sorrisino da marpione» si lagnò ancora, non riuscendo tuttavia a nascondere un sorrisino compiaciuto. «E comunque, mio padre sarà un osso duro da conquistare, puoi starne certo».

Divertito, Draco le passò il braccio libero intorno alle spalle. «Quale padre non lo sarebbe, Mezzosangue? Quando avremo una figlia nostra, probabilmente la rinchiuderò in casa e la farò studiare da privatista finché non compirà trentacinque anni e sarà pronta a sposare l’uomo che io sceglierò per lei. Probabilmente il figlio di Blaise» le disse, tranquillissimo, sentendosi leggermente un idiota a sputtanare in quel modo i programmi che aveva iniziato a fare nell’istante stesso in cui si era risvegliato dall’illusione del Djinn. «E non ho la più pallida idea del motivo per cui te l’ho detto tanto chiaramente».

Hermione, sghignazzando come una paperella, gli diede un colpetto allo stomaco con il gomito. «Hai scordato cosa ci ha detto Patroclo? Qui si dice solo la verità» gli ricordò, compiaciuta. «E, per quanto io mi senta in imbarazzo nel parlare già di bambini, puoi star certo che i miei figli frequenteranno Hogwarts e avranno tutte le libertà che la loro età gli consentirà» aggiunse, arrossendo a chiazze per tutto il viso. «E di certo non verranno forzati fra le braccia di nessuno».

Il tono nervoso che usò nel pronunciare quelle ultime parole fece preoccupare Draco.

«Tu sei stata forzata fra le braccia di Weasley, Hermione?».

Alla stessa velocità con cui era arrossita, la strega impallidì. «Più o meno» rispose, agitata. «Ti prego, non chiedermi nulla al riguardo. Voglio parlartene solo quando sarò pronta, non spinta da un incantesimo che mi impedisce di mentire. Non mentre siamo in missione» aggiunse, in un sussurro.

Il modo in cui rabbrividì fece chiudere lo stomaco a Draco.

Qualcosa non quadrava.

«Quindi… Patroclo e Achille innamorati, uhm? Abbiamo trovato risposta ad un quesito che gli storici ritenevano irrisolvibile» disse invece, tornando a concentrarsi sul pavimento di marmo bianchissimo. «Anche se, devi ammetterlo, l’Iliade è abbastanza chiara al riguardo. Quantomeno lo è per chi la legge con mente aperta» aggiunse, annuendo fra sé e sé. «L’hai mai letta per intero, Mezzosangue?».

Evidentemente sollevata da quel cambio d’argomento, Hermione annuì, con un sorriso. «Certamente, era una delle letture consigliate al secondo anno, per Storia della Magia» gli rispose lei, tranquilla. «Immagino tu ti stia riferendo alla reazione di Achille dopo la morte di Patroclo. Le sue urla e la paura degli altri che potesse tagliarsi la gola per il dolore…» sospirò, intenerita. «Quello, per me, è stato il più grande indizio, non mi importavano neppure le spiegazioni aggiunte alle note, secondo cui era per via del loro legame di amicizia».

Vagamente ammirato, Draco annuì. «Anche quella parte, sì. Ma è già il proemio ad aprire gli occhi, non credi? L’ira di Achille che ha portato infiniti lutti al suo popolo… un orgoglio così grande da renderlo cieco davanti alla morte di centinaia e centinaia di uomini del suo esercito, che però si estingue alla morte di uno solo di loro, che non era neppure un vero Mirmidone» spiegò, con un leggero sorriso. «Dimmi, quale versione hai letto? Fra i testi consigliati ce n’erano un paio che approfondivano la questione dell’amore omossessuale fra Patroclo e Achille».

Lei strinse le labbra, pensierosa. C’erano ottime probabilità che avesse letto così tanti libri da non riuscire a ricollegare con assoluta certezza il titolo all’autore. Alla fine, annuì e gli sorrise. «Ho letto quella con il commento di Ignatius Amantis».

Draco scosse il capo, sorridendole. «Hai scelto il commento più complicato e bigotto, Granger! Amantis, l’esperto di testi antichi, quello che ha analizzato i grandi poemi alla ricerca dei segnali di Maghi e Streghe sotto mentite spoglie… è un po’ che non lo vedo, devo proprio mandargli un gufo per invitarlo a cena» mormorò, scoppiando a ridere quando lei gli dedicò uno sguardo sconvolto. «Mon ange, imparerai presto che stare con me significa avere rapporti con i più grandi esperti di Storia dell’Arte Magica e di Storia della Magia in generale. Sono sicuro che ti divertirai un mondo, alla prossima festa di Theresa Lovecraft-Pittsburg, l’autrice di-».

«Di “Incanti e Pozioni nell’Antico Egitto”» intervenne una terza voce, profonda e vagamente divertita, da un angolo scuro alla loro sinistra. Lo spavento che entrambi si presero li fece trasalire, le loro bacchette si puntarono direttamente nella direzione da cui il suono sembrava giungere. «Posate quelle bacchette, non offendete la vostra intelligenza».

Sdraiato su quello che sembrava essere un lettino reclinabile da psicologo, un uomo dai corti capelli brizzolati e dalla folta barba scura li osservava con divertita superiorità. Le braccia sottili – ma più muscolose di quelle di Patroclo – erano piegate dietro la testa, le gambe pigramente incrociate. Sembrava annoiato e pronto a tutto pur di trovare qualcosa da fare.

Draco, stizzito, fu sul punto di sibilare qualche insulto estremamente colorito in direzione del loro disturbatore, ma la reazione imprevista della Mezzosangue gli impedì di aprire bocca. Eccitata come una scolaretta, Hermione aveva iniziato a riempigli il petto di colpi, saltellando sul posto quasi avesse appena incontrato il cantante delle Sorelle Stravagarie9.

«Hermione?».

L’uomo, il cui divertimento sembrava aumentato in modo proporzionale alla gioia della strega, si tirò a sedere sul lettino e si alzò in piedi, stiracchiandosi. Indossava una felpa dell’università di Harvard, pantaloni al ginocchio color cachi e infradito dalla fantasia floreale10. A Draco ricordò molti studenti universitari che aveva incontrato negli Stati Uniti, durante la sua ultima visita. Non aveva la più pallida idea di chi potesse essere quel tizio.

«Per tutte le vecchie mutande sporche di Merlino! Non ci posso credere!».

Evidentemente Hermione non condivideva i suoi dubbi.

«Puoi essere un po’ più chiara? Sto iniziando a innervosirmi» le fece notare allora, con un sibilo, bloccandole il polso così che evitasse di tempestarlo di colpi anche parecchio dolorosi. «Mezzosangue!».

«Non arrabbiarti con lei, a quanto pare faccio questo effetto alle signorine dotate di un buon cervello» si pavoneggiò l’uomo, lanciando un sorriso da conquistatore alla sua futura moglie. «Devo dire, mia cara, che tu mi hai addirittura sorpreso! Hai impiegato un istante per riconoscermi… un cervello davvero da invidiare».

Il modo in cui Hermione arrossì fece salire un fiotto di bile a Draco. Doveva proprio conoscere quel tizio, così da poter incidere personalmente il suo nome sulla lapide che gli sarebbe servita a breve.

«Dice davvero?» pigolò la strega, trattenendosi a stento dal mettersi nuovamente a saltellare sul posto. «Oh, signore, è un così tale onore… quando abbiamo incontrato Patroclo non ho potuto fare a meno di sperare che anche lei… oh, lei non può immaginare quante volte ho sperato di poterle parlare!» aggiunse, squittendo come un topolino agitato, incurante del colorito verdognolo assunto dal mago al suo fianco.

Colorito che lo sconosciuto, invece, notò immediatamente.

«Non preoccuparti, ragazzo, non ho alcuna mira verso la tua accompagnatrice» lo tranquillizzò, pur tirando fuori un sorriso che sembrava intendere tutto l’opposto. «Sono un uomo molto fedele, oltre che orribilmente geloso di mia moglie» continuò, osservandosi distrattamente le unghie della mano sinistra, su cui svettava una fede nuziale. «Quando si dice fare una strage per la gelosia, nel mio caso non si intende una semplice iperbole».

Quelle parole fecero scattare un campanello d’allarme nella mente di Draco.

Strage per gelosia, la Mezzosangue in brodo di giuggiole…

«Draco» disse proprio lei, schiarendosi la voce per darsi un contegno, «ho il piacere di presentarti Ulisse, Re di Itaca e una delle menti più geniali mai passate per questa terra».

 

 

 

 


 

 


»Marnie’s Corner

 

Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!

 

Prima di tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri aggiornamenti!

 

 

Sono una masochista appassionata di mitologia.

 

 

Prima di tutto: ho finalmente pubblicato la one-shot rossa! Chi non se ne fosse accorto, può trovarla qui: A thousand kisses – Lo Specchio delle Anime.

 

Con questo capitolo ha inizio la fase finale della fanfiction! Come ha detto Patroclo (ommioddio, proprio lui!), avranno solo tre giorni in quel luogo, prima che all’esterno arrivi il solstizio d’inverno.

Wow.

 

Punti importanti:

 

» 1 – L’estratto dell’Iliade riguarda la morte di Patroclo, appunto, quando – complice Apollo – è stato ucciso da Ettore. A questo punto vi devo delle spiegazioni. Io amo la mitologia greca. Amo tutto dell’Antica Grecia. Non potevo non mettere in mezzo i personaggi dell’Iliade e delle altre leggende, perché io li adoro. Ma più di tutti io amo Achille e Patroclo. Dovevo tirarli in ballo. È stato più forte di me. Spero soltanto che non riterrete questo insieme di informazioni troppo assurdo, anche parlando di una fanfiction.

 

» 2 – Patroclo è un principe, figlio di Re Menezio (secondo una interpretazione. Oltretutto la sua terra d’origine è nella Locride, ad uno sputo da casa mia!). Considerando queste sue origini, ho dato per scontato che fosse un filino più raffinato della media. Piccolo avviso: nella descrizione di Patroclo, in alcune sue affermazioni e in future dichiarazioni mi sono rifatta apertamente al libro “La canzone di Achille”, che io adoro.

 

» 3 – Hermione ha visto la ferita mortale inflitta da Ettore, principe di Troia, quando ha scambiato Patroclo per Achille. Lui, dopo secoli, ha ancora il segno di quella morte violenta.

 

» 4 – Diversamente da alcuni dei prossimi Dàimones, Patroclo non ha la minima idea di cosa sia l’Iliade e di come sia diventato il mondo al di fuori del Tempio.

 

» 5- Tasto dolente, non è vero? Filosofia è sempre stata una materia incredibilmente affascinante, nonostante io non sia mai riuscita a dare davvero il massimo, a scuola. Socrate, in particolare, è stato uno dei miei preferiti. Il suo Dàimon è, in poche parole, la vocina della coscienza che ci spinge ad interrogarci sempre. (Spiegazione molto spicciola, me ne rendo conto, ma ho dovuto manipolare un po’ le cose per farle quadrare, abbiate pazienza).

 

» 6 – Veniamo ai miei Dàimones. Prima di tutto, spero di aver coniugato il plurale in modo corretto. Come ho già detto, non ho la minima idea di come funzioni la lingua greca. Per quanto riguarda queste creature, poi, dovrei fare un discorso pieno di trip mentali assurdi, ma sarò breve. In pratica, quando questi disgraziati sono morti (o comunque quando si è diffusa la leggenda della loro vita, nel mondo antico, alcuni non sono esistiti davvero) la coscienza collettiva (chiamiamola cultura di massa, magia di gruppo, come volete! In pratica l’insieme della magia di tutti, quel potere che unisce tutte le persone) ha plasmato il loro ricordo/spirito in forma umanoide, realizzando delle immagini che rappresentano un aspetto specifico dell’animo che li ha resi famosi. Per Patroclo, per esempio, a dichiarare la fama è stata la devozione verso Achille e verso il suo popolo. Per Ulisse, ovviamente, la logica/intelligenza. Gli altri (non vi dico chi sono gli altri sei :D) sarà un altro carattere particolare.

I Dàimones sono stati creati per guidare l’uomo e per impedire che l’Arazzo (oggetto magico antichissimo, della stessa natura dello Specchio) possa cadere in mani sbagliate e seminare follia per l’umanità.

Diciamo che i Dàimones sono l’antifurto che la Magia ha creato per questo Arazzo (un grosso libro delle risposte). Solo chi è in pace con la sua coscienza ed ha capito i suoi limiti può avvicinarsi.

Se ci sono dubbi, chiedete. Non sono brava con le spiegazioni generali, ma con domande dettagliate posso essere molto più chiara.

 

» 7 – La Magia Antica, altro trip mentale. Diciamo che ho ripreso varie teorie che appartengono a diverse religioni mistiche. In pratica, all’inizio dei tempi la magia scorrazzava libera per il mondo, senza restrizioni di alcun genere. Era la Magia ad avere una coscienza, cosa che ha portato alla nascita misteriosa di oggetti come lo Specchio delle Anime e l’Arazzo della Conoscenza. Quando, però, l’uomo ha iniziato a sviluppare la propria coscienza, quando ha iniziato a controllare la magia con regole e bacchette, questa si è lasciata morire, è collassata su se stessa e quell’immenso potere si è esaurito. Tutto ciò che resta oggi sono questi oggetti incredibili (ce ne sono altri, oltre allo Specchio ed all’Arazzo, ma non ci servono qui) e qualche manifestazione assurda qui e lì.

 

» 8 –Come fa Patroclo a sapere che uno di loro due morirà, se decideranno di cercare nel tunnel sotterraneo? Vi siete dimenticati del grosso Arazzo pieno di risposte che ha a sua disposizione? Lui può fare tutte le domande che vuole. Probabilmente sa già se loro porteranno a termine la missione, se sopravvivranno, se riusciranno a sposarsi e a fare trenta bambini (come vorrebbe Draco).

 

» 9 – Il cantante, maschile, perché nel quarto film le Sorelle sono tutti uomini. Mi affascina l’idea del nome al femminile per un gruppo di maschietti, un po’ come i Queen che non hanno alcuna Queen (ma avevano un King!).

 

» 10 – Come vedrete, tutti e sette i Dàimones Superiori rispecchieranno la visione contemporanea che si ha della loro categoria. Ulisse è un cervellone, un genio, quindi si veste come un universitario rilassato della migliore università al mondo. È un po’ una versione alla Percy Jackson che ho di questi soggetti, abbiate pietà, sono un tipo strano.

 

» Sono consapevole di aver dato fondo alla follia, intraprendendo questa strada. Sono consapevole di aver tirato fuori questioni assurde che meriterebbero capitoli e capitoli per essere discusse da sole. Spero comunque che non mi giudicherete una psicopatica! Io dovevo davvero mettere in mezzo anche loro (con dovute correzioni per farli integrare meglio).

 

» Quale sarà la prima prova? Chi saranno gli altri personaggi mitici che i nostri eroi dovranno incontrare? Marne si merita un colpo in testa e un calcio nel sedere?

 

 

Ho esagerato, lo so. Ma Patroclo con personalità multiple e Ulisse universitario con le infradito mi avrebbero torturato la notte, se non li avessi inseriti.

E non avete idea di come (e chi) saranno gli altri sei.

  

 

Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

   
 
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