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Autore: Nene_92    25/07/2016    13 recensioni
[Interattiva - conclusa]
La Seconda Guerra Magica è finita da anni e la pace prospera sia nel mondo magico che in quello babbano. Ma una nuova minaccia si prospetta all'orizzonte: creature oscure si stanno muovendo nell'ombra, creature che il mondo magico ha sempre ignorato, anzi, dimenticato. 
Ad occuparsene è sempre stata una famiglia sola: i Grimm, discendenti di Jacob e Wilhelm, i famosi fratelli delle fiabe horror babbane, in realtà appartenenti ad una delle famiglie purosangue più antiche del mondo magico. Una famiglia di cacciatori.
Ma forse anche loro se ne sono scordati...
(per i fan di Grimm: Nick Burkhardt e co iniziano ad apparire dal capitolo 10 bis - Luna Piena --> gli episodi narrati terranno conto di ciò che è successo fino alla quarta stagione, poi si discosteranno dalla serie. In ogni caso, se ci dovessero essere possibili SPOILER avviserò capitolo per capitolo. ;) )
[ la storia fa parte della serie "Grimm" ]
Genere: Avventura, Dark, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro personaggio, Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Grimm'
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30 - Senza sapere bene cosa fare
Ragazzi, giuro che mi sento molto Rowling con questa storia.
Io di indizi ne ho disseminati a milioni ma vedo proprio che quasi nessuno di voi ha davvero capito. Ogni tanto qualcuno prende l'infilata giusta ma poi il ragionamento che ne consegue è totalmente sbagliato.
Vaaabbbè, vorrà dire che quando arriverete al finale rimarrete a bocca spalancata.

Buona lettura! ;)

- Senza sapere cosa fare - 

Domenica 6 Aprile 2021, Hogwarts


"Non siamo stati noi Grimm, ma agendo così alcuni governi potrebbero pensare che siamo i mandatari. Ed essendo le vittime in maggioranza Sondereith potrebbero decidere di non fare nulla. Se faranno qualcosa, invece, i primi contro i quali punteranno il dito saremo noi."
Eleonore a Daniel, Page e Micah.
Cap 9, Parziali Verità



La McGrannitt continuava a mantenere lo sguardo fisso davanti a sè, non avendo la minima idea di come comportarsi.
Era nel suo studio, insieme ad almeno altre dieci persone, quasi tutti Auror.
L'unica a non esserlo, a parte lei, era la ragazza che le si trovava di fronte. Una che fino a poco tempo prima aveva sempre giudicato come una delle studentesse più affidabili della scuola, oltre che una delle migliori.
Era bastato poco però per far crollare quel mito.
E non perchè in quel momento - anche se nessuno aveva ancora formulato la cosa ad alta voce - era sospettata di omicidio.

La Preside non l'aveva pensato neanche per un attimo. Semplicemente, si rifiutava di credere che Eleonore Grimm potesse aver fatto una cosa simile.
Anche nella peggiore delle situazioni, la donna era convinta che quella ragazza non avrebbe mai potuto farlo. Già una volta aveva dubitato di un suo studente, credendo che questo avesse voltato le spalle ai suoi amici, mentre invece la realtà si era rivelata essere molto più complessa. Minerva non voleva fare lo stesso errore due volte.
Ma allo stesso tempo non riusciva più a fidarsi di quella studentessa.
Aveva fatto entrare diverse persone nella scuola, oltrepassando i sistemi di sicurezza. Aveva perso la testa in parecchie occasioni, comportandosi in maniera indegna rispetto alla carica che le era stata affidata. Soprattutto quando di mezzo c'era la sorella più piccola. E infine aveva fatto entrare nella scuola un Grimm, lo aveva fatto entrare in una scuola piena di Sondereith. E a seguito di quell'ingresso, un Sondereith era morto.

Chi era stato davvero ad uccidere Gabriela?

Erik Grimm, approfittando della situazione, oppure era stata davvero la conseguenza di quella maledizione?
E quel qualcuno che aveva lanciato la maledizione era magari uno studente, un insegnante, qualcuno della scuola oppure era qualcuno che non c'entrava nulla?
Magari che era entrato nella scuola nello stesso modo in cui era entrato Erik Grimm?
E come aveva fatto ad entrare?


Questi interrogativi non davano pace alla anziana preside, che continuava ad agitarsi nervosa sulla sedia, mentre la testa le scoppiava sotto il peso di quella ennesima morte. E dei suoi dubbi.

Quella mattina, appena la voce della morte si era sparsa, un piccolo contingente di Auror si era precipitato al Castello. Ma, considerato anche chi era la prima sospettata, nessuno si era azzardato a formulare la cosa ad alta voce. Si era creata così  una vera e propria situazione di stallo.
Chi avrebbe mai voluto o potuto, d'altra parte, accusare la figlia di uno dei Capi del Dipartimento?
Brian Grimm era un Auror, Hansel Grimm era un Auror e lei stessa avrebbe potuto, l'anno successivo, diventare una di loro. Senza neanche passare dai tre anni di addestramento. L'addestramento l'aveva già ricevuto a casa, per anni.
Senza contare che l'unico che avrebbe potuto denunciarla, Draco Malfoy, dopo averla ascoltata - distrutto dal dolore - si era limitato ad abbracciarla e a ringraziarla per quello che aveva tentato di fare per salvare Gabriela. E si era scusato per ciò che le aveva fatto Francisco. "Lo so che non puoi essere stata tu. E lo sa anche lui. Deve solo avere il tempo per poterlo accettare."

Così la ragazza si era limitata a prendere posto su quella sedia, mentre il silenzio calava nello studio. Nessuno sapeva veramente cosa fare.
Un solo Auror aveva provato a formulare un paio di domande. Lacunose e fumose, come se non ci credesse neanche lui. E le risposte piccate della Corvonero gli avevano subito fatto chiudere la bocca.

Di sicuro era una situazione molto diversa da quella di inizio anno, subito dopo che il treno era stato attaccato. Lì gli Auror non avevano esitato un secondo a puntare il dito contro chi ritenevano colpevole. In quel momento invece, probabilmente anche memori del passato, non avevano osato fare quasi nulla.
Ed Eleonore continuava a restare in silenzio, con la testa tra le mani. Mentre le persone attorno a lei borbottavano ipotesi a mezza voce.
Senza sapere come muoversi.



Dopo quelle che parvero ore, la porta si aprì e nello studio entrò proprio Brian Grimm.
Eleonore dovette stringere i pugni nelle tasche del giubbotto per impedirsi di seguire il suo istinto primario: alzarsi e andare ad abbracciarlo. Anzi, farsi abbracciare. Invece rimase lì, con i muscoli contratti, senza neanche azzardarsi a guardarlo in faccia.
L'uomo la fissò intensamente per un attimo poi, sospirando, la chiamò. "Elena"
La ragazza alzò così finalmente lo sguardo verso di lui, intercettando tutte le emozioni che il padre stava affrontando in quel momento. "Sì?"
"Raccontami esattamente tutto ciò che è successo. Da come hai scoperto della maledizione lanciata su Gabriela Suarez fino a stamattina. Non tralasciare nulla."
La Corvonero emise un sospiro.

Poi iniziò a raccontare.





Quando Eleonore - qualche ora dopo - uscì dall'ufficio della Preside, trovò ad aspettarla fuori l'ultima persona che si sarebbe mai immaginata. Federica.
La Corvonero la fissò stranita per qualche secondo, bloccando a metà la porta. Poi, accorgendosi di ciò che stava facendo, se la richiuse alle spalle, alzando un sopracciglio in maniera scettica, come a volerle chiedere cosa ci facesse lì.
La Serpeverde prese un enorme respiro. "Fran non sa che sono qui." Iniziò a spiegare. Vedendo che l'altra non faceva nulla ne per incoraggiarla ne per fermarla, proseguì. "Ti volevo solo chiedere scusa per come mi sono comportata ieri. Ho visto Francisco in pericolo e... ho perso la testa. Ma non avrei mai dovuto attaccarti in quel modo. Sei stata una delle poche a prendere le mie parti sin da subito, ad inizio anno, e io non dimentico."
La cercatrice annuì con la testa "Grazie. Ma sappi che non te ne faccio una colpa. Il tuo comportamento è stato più che comprensibile." La rassicurò "Così come capirò se nei prossimi giorni non ti fiderai più di nessuno." Fece scorrere una mano tra i suoi capelli, portandoseli dietro alla nuca e sospirando.
"Volevo solo scusarmi con te. Ma beh... è difficile fidarsi di qualcuno in questi tempi." Commentò Federica, girandosi verso la porta per uscire.
"So che è scontato ma..." La richiamò però la Grimm, facendola voltare di nuovo verso di lei "Stai vicino a Fran. Fallo anche per me. Adesso più che mai ha bisogno di te. Potrà sembrare un cretino, a volte, ma..."
"Lo so. Puoi contarci."
"Grazie." Poi Eleonore la sorpassò, dirigendosi velocemente verso la sua camera.

Aveva affrontato gli Auror e aveva parlato anche con la mezza vampira, ma c'era una conversazione che doveva ancora avere e che non sapeva se aveva davvero il coraggio di affrontare.
Quella con Daniel.

E le bastò arrivare lì per capire che, ancora una volta, quella conversazione sarebbe stata rimandata.
Non ne aveva la forza.

Si limitò a sedersi sul divano accanto a lui e pochi secondi dopo avvertì le sue braccia stringerla in vita ed attirarla verso il suo petto. Così si limitò ad accoccolarsi meglio, mentre percepiva le labbra del ragazzo depositarsi leggere sulla sua testa.

Era il resto ad essere pesante.
Pesante come le domande che nessuno dei due - in quel momento - aveva il coraggio di porre all'altro.

Perchè mi hai portata via ieri sera?
Perchè non mi hai lasciata lì?
Lo sai che se fossi rimasta Gabriela sarebbe ancora viva?
O forse sarei morta anch'io, quella maledizione era un messaggio per me.

Ho attivato i cristalli, come mi hai chiesto, e questi si sono indirizzati da soli verso Erik. Perchè proprio lui?
E' nella sua casa che sparisci tutti i venerdì?
E cosa fate insieme in quelle ore?
Ha davvero cercato di aiutare Gabriela oppure ne ha agevolato la morte?
Come faccio a sapere che non ti stai infilando da sola in una trappola?

Eleonore gliele leggeva negli occhi quelle domande silenziose e inespresse, ma in quel momento non aveva la forza di fornire una risposta. Per quel motivo decise semplicemente di stringersi di più a Daniel e sfogare finalmente il suo pianto.



E fu così che li trovò Lex qualche ora dopo.
Aveva attraversato i vuoti corridoi che dai sotterranei portavano al terzo piano, solo per vedere se Eleonore aveva bisogno di qualcosa. La notizia che la sua migliore amica era stata interrogata dagli Auror e che l'unico motivo per cui non era stata accusata formalmente era che suo padre... era suo padre, l'aveva destabilizzata.
'Quanto fa in fretta l'uomo a dimenticare.' Si era ritrovata a pensare percorrendo i bui corridoi.
Quando finalmente era arrivata davanti alla porta che conduceva nel salottino, aveva sussurrato la parola d'ordine all'arazzo. Ed era entrata in punta di piedi. Era quasi come se se l'aspettasse.
Un leggero sorriso comparve sul suo volto.
Erano abbracciati. E addormentati.
In qualsiasi altra circostanza non avrebbe tardato un secondo a svegliare la Corvonero per prenderla in giro a vita. Era sicura che prima o poi quei due sarebbero tornati insieme. Ma in quella circostanza preferì lasciar perdere.
Così optò per uscire altrettanto silenziosamente da quel salotto, preferendo non disturbare il loro sonno.
Decidendo di ritornare in Sala Comune.


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Quello non era il clima adatto per festeggiare.
Non lo era proprio per niente.

Fabian guardò la Sala Comune dei Tassorosso - dove era presente anche Anastasia - addobbata di tutto punto per il suo compleanno.
Nonostante l'attacco che c'era stato il giorno prima, i ragazzi avevano comunque lavorato a quei festoni per rallegrare la stanza, sperando con tutto il cuore che Gabriela Suarez sarebbe riuscita a sopravvivere alla notte. Per avere un doppio motivo per festeggiare quel giorno.
E invece, proprio quella mattina, era arrivata la doccia fredda per tutti.

Gabriela era morta.


Fabian fece scorrere lo sguardo verso i suoi compagni di casa, non avendo il coraggio di alzarsi dalla poltrona per chiedere se qualcuno voleva una fetta di torta.
Torta che faceva bella mostra di se stessa su quel tavolo e che mai come in quel momento gli era sembrata meno invitante di così. E dire che era la sua preferita.
Ma si sentiva in colpa a festeggiare.
Come poteva celebrare la sua nascita lo stesso giorno in cui era morto qualcun altro?

Non sapeva davvero cosa fare.

Alla fine fu Michael a toglierlo dagli impicci. Era sconvolto tanto quanto ogni persona in quella stanza, ma allo stesso tempo sentiva che non potevano crollare in quel modo ogni volta che veniva loro tolta una persona cara.
Aveva già perso troppe persone a lui vicine e non aveva più lacrime per piangere.
Scambiando uno sguardo deciso con il Tassorosso, appoggiò una mano sulla sua, guidandolo al taglio della torta.
Poi iniziò a distribuire delle fette in giro partendo da Anastasia, che lo ringraziò con un debole sorriso. Tutti l'avevano sorretto quando aveva rischiato di crollare a causa della morte di Diamante. Adesso era il suo turno di aiutare gli altri.

Terminata l'opera, lasciò la fetta più grossa al festeggiato e lo osservò mentre si ancorava ad Anastasia, che aveva iniziato a smanciucchiare con poca voglia il suo pezzo di torta in braccio a lui.
Fabian, riscossosi, agitò la bacchetta, facendo planare verso ognuno di loro un calice contenente un po' di vino bianco.
Poi alzò il proprio. "A Gabriela." Esclamò con tono lugubre prima di tracannarne il contenuto in un sol fiato.

"A Gabriela" Risposero le voci mischiate di Caos, Virginia, Michael e Anastasia.


"Tu cosa ne pensi di tutto questo?" Domandò Virginia dopo un po' al fidanzato, a voce bassissima.
Alla domanda, avvertì la stretta di Caos sulla sua vita intensificarsi. "Non conoscevo bene Gabriela ma conosco bene Eleonore. E so che non può essere stata lei."
La ragazza, perplessa, gli passò una mano sul volto, sfiorandolo in una carezza leggera. "Cosa intendi?" Naturalmente era d'accordo con lui. Non poteva semplicemente pensare che Daniel, il suo migliore amico da una vita, potesse essersi sbagliato così tanto su una ragazza. Certo, avevano litigato in quel modo assurdo ma da lì a dare dell'assassina a una loro coetanea ne passava di strada.
"Brian Grimm mi salvò la vita anni fa." Fu la risposta del ragazzo, mentre il suo sguardo si adombrava. "Ha educato sua figlia con gli stessi principi. Loro i Sondereith non li uccidono, a meno che non sia strettamente necessario. Il colpevole è qualcun altro. Per forza."
Virginia avrebbe voluto chiedere di più al riguardo, ma aveva visto negli occhi del fidanzato un lampo di tristezza. Che non dipendeva affatto da quella situazione. Così preferì non indagare oltre.
Gli appoggiò la testa sulla spalla, accarezzandogli distrattamente i capelli. Restando in silenzio.

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Più o meno dello steso argomento si stava parlando anche nella sala comune dei Corvonero.
Eleonore Grimm era sempre stata una di loro, come potevano pensare che proprio la Caposcuola si fosse macchiata dell'omicidio di una delle sue migliori amiche?
Eppure molti non credevano a questa versione. Erano convinti che l'unico motivo per il quale non era stata formalmente accusata era solo ed unicamente la presenza del padre nel Dipartimento Auror.
"Figurati, una Grimm! Era chiaro che il comportamento tenuto in questi anni era solo una montatura. Dovevano dimostrare a tutti di essere in grado di integrarsi nella società inglese. Quindi il padre ha, approfittando della sua posizione, ottenuto il ruolo di Auror, poi si è fatto strada nell'Ufficio. Con le sue capacità era indubbio che avrebbe scalato i vertici in poco tempo. Ha detto ai figli di starsene buoni e magari farsi vedere in compagnia di qualche non purosangue, poi, appena la società magica si è distratta, hanno colpito. E per coprire le tracce hanno attivato quella buffonata con i Dempiries." Era la linea di un Corvonero del quinto anno, che continuava a tenere banco, beccandosi gli applausi da parte di alcuni e sollevando le perplessità di altri.

"Magari è come dici tu, o magari ti brucia ancora per la punizione che ti ha assegnato non troppo tempo fa, Turner." Intervenne a quel punto Brian, alzando la voce e gelando il ragazzo sul posto. "Il fatto che lei sia una Caposcuola di Corvonero non significa che debba fare favoritismi alla sua casa." Sibilò alterato, guadagnandosi un'occhiata di approvazione da parte di Micah.

Il purosangue si era ampiamente stufato di quei discorsi. Conosceva Eleonore da molto prima dell'inizio della Scuola, era stato trascinato dai suoi nonni a casa della ragazza e non era incline a credere a quella versione dei fatti.
E neanche Page, che in quel momento si trovava al suo fianco e che aveva scosso ripetutamente la testa davanti a quelle accuse. Era stata sul punto di intervenire, ma Brian li aveva anticipati entrambi.
"Proprio tu che sei un mezzosangue la difendi, Brian?" Lo derise il ragazzo, dopo un attimo di smarrimento.
"Il fatto che tu lo chiami mezzosangue dimostra quanti pregiudizi hai radicati in testa, anche più di un Grimm, Turner." Intervenne a quel punto Micah. "Quindi, a meno che tu non abbia qualche prova a supporto della tua teoria, ti consiglio di tacere, se non vuoi beccarti un'altra punizione. Da me. Tu come chiunque altro oserà ancora portare avanti queste teorie assurde... o chiamare qualcuno mezzosangue in mia presenza." Concluse il discorso.
Questo bastò a zittire i comizi successivi e Page, vedendo la situazione momentaneamente rientrata, si accoccolò meglio sul petto di Micah. "Non può essere stata lei Mic, non può. L'hai visto anche tu ieri, come si è spesa per cercare di salvarla. E anche quando ha atterrato Fran e Fede... avrebbe potuto ucciderli quando li ha soffocati, invece ha chiesto che venissero portati in infermeria. Non può essere stata lei!

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Federica stava contemplando ormai da dieci minuti buoni la Signora Grassa, che non si era lasciata addolcire dal fatto che dovesse andare a consolare il suo fidanzato e perciò non l'aveva fatta passare.
Ma se c'era una cosa che contraddistingueva la Serpeverde era la testardaggine, soprattutto per una cosa alla quale teneva. Così continuava a restare lì, immobile. Qualcuno sarebbe entrato o uscito, prima o poi.
Le sue preghiere vennero esaudite quando una voce dietro di lei la chiamò. "Fede?"
Fu così che la mezza vampira si girò in direzione di Milly Halliwell, che stava arrivando dalla parte opposta con dei libri sottomano.

Non che avesse voglia di leggere o studiare. Ma aveva sentito una forte esigenza di allontanarsi dalla Sala Comune, nella quale era sceso un clima da funerale da quella mattina.
La Grifondoro si era allontanata con la prima scusa disponibile - andare in biblioteca - appena ne aveva avuto l'occasione. Era sconvolta tanto quanto gli altri, certo. Ma non ne poteva neanche più di piangere. E lì dentro si sentiva soffocare.

"Oh ciao Mils." Le rispose la Serpe leggermente guardinga. Come aveva intuito perfettamente Eleonore poco prima, non si fidava più di nessuno. Non ne era più in grado.
"Cosa ci fai qui?" Domandò l'altra, rallentando il passo. Non le piaceva l'espressione che Federica le aveva rivolto. Quasi come se l'avesse appena messa sotto esame.
"Sai com'è... il mio ragazzo ha appena perso la sorella. Vorrei stare con lui. Peccato che questo ritratto si rifiuti di farmi passare." Ringhiò l'altra in risposta.
"Hai ragione, domanda stupida. Scusa." Si affrettò a scusarsi l'altra. "Ti faccio entrare io, dai." Poi si voltò per sussurrare la parola d'ordine al ritratto.
Precauzione inutile, visto che l'udito da mezza vampira era molto più sensibile di quello di qualsiasi umano. La sentì perfettamente pronunciare la parola 'dalhia bianca'.
Ma in quel momento a Federica non importava nulla delle parole d'ordine. Con un breve cenno della testa ringraziò frettolosamente Milly, poi si precipitò alla volta delle scale, verso la stanza dove sapeva avrebbe trovato Francisco.

Entrò quasi in punta di piedi nella stanza, trovandolo rannicchiato sul letto, con il volto stravolto dalla sofferenza. Non era riuscito a versare neanche una lacrima, così come non era riuscito a muovere un muscolo. Non aveva neanche idea di come ci fosse arrivato sin lì. Probabilemte l'avevano trascinato di peso mentre delirava.
Non aveva voluto vedere neanche suo zio Draco. Non riusciva a fare o pensare nulla di sensato.
Federica si avvicinò a lui quasi con timore, poi, vedendo che il ragazzo non reagiva, si accoccolò al suo fianco, trascinandolo dolcemente verso di sè.

E finalmente, avvolto nel suo abbraccio, anche Francisco riuscì a piangere.

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Michelangelo non sapeva più cosa fare per cercare di consolare suo fratello.
Era da  quella mattina,
quando aveva sentito uscire dalla bocca della Preside le parole "Mi dispiace darvi questo annuncio, ma purtroppo, a seguito dell'aggressione di ieri, Gabriela Suarez non ce l'ha fatta.", che Raphael si era chiuso nel suo mutismo.
Si era attaccato al suo gemello come una cozza, impedendogli anche di andare in bagno da solo e poi non aveva più proferito parola.
Quando Michelangelo gli aveva chiesto se voleva parlarne, Raphael l'aveva guardato con occhi smarriti, prima di domandargli, con il tono più sorpreso e innocente del mondo "Di che cosa?"
Il Grifondoro sapeva che quella era la tecnica preferita dal gemello per esorcizzare il dolore: non accettare la realtà e fare di tutto per tenerla lontana da se stesso. Quello e restare appiccicato a lui per un bel po' di tempo.

Sapeva quindi che suo fratello sarebbe andato avanti così per giorni, rifiutandosi di credere a quella notizia.
Nella sua testa, Gabriela Suarez non era morta.
E non lo sarebbe stata probabilmente per tutta la settimana successiva.

Semplicemente, Michelangelo sapeva che Raphael si sarebbe chiuso in una bolla tutta sua, dove la ragazza si sarebbe allontanata da scuola per chissà quale motivo, ma non di certo perchè era morta.
Senza però rendersi conto che, così facendo, procrastinava solo una realtà inevitabile.

"Non è morta Mic, non è morta. Ho visto suo zio Draco prima. E' venuta a prenderla per portarla a casa e curarla meglio di come farebbero a scuola. Non è morta."


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Volevate il capitolo sulle emozioni e ciò avete avuto.

Nel prossimo si ritorna alla storia vera e propria! ...
E finalmente ci sarà la svolta tanto attesa! :)
Poi il capitolo successivo sarà concentrato sulle vacanze di Pasqua ;)

See you soon!


  
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