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Autore: Nene_92    11/08/2016    14 recensioni
[Interattiva - conclusa]
La Seconda Guerra Magica è finita da anni e la pace prospera sia nel mondo magico che in quello babbano. Ma una nuova minaccia si prospetta all'orizzonte: creature oscure si stanno muovendo nell'ombra, creature che il mondo magico ha sempre ignorato, anzi, dimenticato. 
Ad occuparsene è sempre stata una famiglia sola: i Grimm, discendenti di Jacob e Wilhelm, i famosi fratelli delle fiabe horror babbane, in realtà appartenenti ad una delle famiglie purosangue più antiche del mondo magico. Una famiglia di cacciatori.
Ma forse anche loro se ne sono scordati...
(per i fan di Grimm: Nick Burkhardt e co iniziano ad apparire dal capitolo 10 bis - Luna Piena --> gli episodi narrati terranno conto di ciò che è successo fino alla quarta stagione, poi si discosteranno dalla serie. In ogni caso, se ci dovessero essere possibili SPOILER avviserò capitolo per capitolo. ;) )
[ la storia fa parte della serie "Grimm" ]
Genere: Avventura, Dark, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro personaggio, Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Grimm'
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33 - Inganni e verità

Probabilmente troverete questo capitolo molto più lungo del solito e ciò è dovuto al fatto che all'inizio erano 2, che poi ho unito. Il motivo è che sto partendo per le vacanze, quindi è probabile che non riesca più ad aggiornare fino a fine mese (ma riuscirò comunque a leggere le vostre recensioni / messaggi e a rispondervi).
Ma questo non significa che voi possiate sparire... anzi dovreste approfittare di questo periodo più lungo del solito per mettervi in pari (anche perchè, appena torno pubblico e per chi non sarà presente non avrò pietà u.u): non avete scuse.

ps: chiedo scusa per eventuali cambi di stile nel testo, non ho idea del perchè NVU mi faccia questo -.-'

Buona lettura (?)! ;)


- Inganni e verità -


1745, Portland 


Incatenati nelle tenebre, ripudiati dalla luce,
vivrete per il resto dei secoli nel modo più truce.

Rosaspina Grimm si fermò un attimo, dopo aver pronunciato quelle parole. 

Gettò un'occhiata in direzione di Crimilde: sapeva che sua sorella stava combattendo contro Rivus, per trattenerlo e impedirgli di andare da lei. Così come sapeva che il suo compito era ultimare l'incantesimo per intrappolare lui e tutti i suoi simili in quella gabbia per il resto dell'eternità. Ma allo stesso tempo, sentiva le lacrime scorrerle indomate sulle guance.

Lei e la sorella stavano rinunciando a tutto.

Crimilde alla sua anima, che sarebbe rimasta intrappolata per sempre nella gabbia insieme a quei mostri. E lei alla sua magia, che avrebbe consumato fino all'ultima goccia per intrappolarli.

Ma in fondo era quello il destino di un Grimm. Combattere le creature oscure, anche a costo della vita. 
Fu quel pensiero che spinse Rosaspina a riprendere l'incantesimo. 

E a ripeterlo finchè non perse i sensi, prosciugata di tutte le energie.




"Signorina! Non vi sentite bene? Rispondete, ve ne prego!"
Rosaspina aprì gli occhi e sbattè le palpebre più volte, confusa. Alla fine riuscì a mettere a fuoco i volto di un ragazzo, che la sovrastava con aria preoccupata. "Oh meno male, vi siete svegliata!" Esclamò lui non appena i loro occhi si incrociarono. "Cosa facevate nella foresta sola? Siete stata assalita da dei briganti per caso?" Continuò premuroso. "Se riuscite ad alzarvi in piedi vi accompagno fino in città."
Ci volle qualche minuto perchè Rosaspina ricordasse tutti gli avvenimenti della sera prima.
Senza dare spiegazioni al ragazzo di fronte a lei, scattò in piedi - ignorando il forte giramento di testa - e si diresse
barcollante verso il luogo dove la gabbia era stata chiusa.
Tutti gli alberi erano stati sdradicati e dove prima era presente una rigogliosa foresta, in quel momento era presente solo una radura di erba rinsecchita.
Una lacrima corse sulla sua guancia.

Lei e sua sorella avevano adempiuto al loro dovere fino in fondo. Ma a che prezzo?




Rosaspina viveva da anni a Portland ormai, nella comunità babbana, dove tutti la conoscevano come Rose. Il suo vero nome avrebbe attirato troppe domande. 
La sua famiglia d'origine la credeva morta. E forse era meglio così.

Si era innamorata di un babbano, lo aveva sposato e aveva avuto due figli.

Avrebbe solo voluto dimenticare.

Avrebbe voluto... ma si era accorta che ciò non era affatto possibile per lei. E neanche per i suoi figli. Nessuno di loro tre aveva magia in corpo, eppure qualcosa di diverso lo avevano. 

Loro potevano vedere i Wesen. 

A quanto aveva scoperto nel tempo, molti demoni, braccati dalla sua famiglia nel mondo magico, si erano rifugiati in quello babbano, unendosi agli uomini e alle donne e generando creature ibride. 

Metà uomini e metà demoni.

E loro, lei e i suoi figli, erano in grado di vederli per ciò che erano veramente. E di dargli la caccia. 
Per quel motivo Rosaspina, dopo tanti anni, era ritornata in quella che un tempo era stata la sua casa. 
La magia, la stessa che l'aveva riconosciuta appena aveva varcato la soglia, l'aveva mantenuta intatta, ma si vedeva che erano anni che nessuno entrava lì dentro. 
Con un groppo in gola, ripercorse quei corridoi familiari fino alla sua camera. E lì trovò tutte le copie dei diari dei suoi antenati. Con cautela li mise dentro alla sacca, insieme ad alcuni oggetti da sempre appartenuti alla sua famiglia e li portò via con sè.

Lei e i suoi discendenti, nel silenzio e nell'ombra, avrebbero svolto nel mondo babbano le stesse cose che i Grimm avevano sempre svolto nel mondo magico.

Di certo Rosaspina Grimm, ormai da tutti conosciuta come Rose Burkhardt*, non poteva sapere che neanche tre secoli dopo la gabbia sarebbe stata riaperta e che il suo pronipote avrebbe nuovamente incrociato la strada dei Grimm babbani con quella dei Grimm magici.




Lunedì 28 Aprile 2021,
Hogwarts



Anastasia si svegliò di soprassalto quell'uggioso lunedì mattina.
Per un attimo si guardò attorno spaesata, alla ricerca del proprio comodino, poi si ricordò che non si trovava più a casa. Era ritornata ad Hogwarts proprio la sera prima.
Sospirando, decise di alzarsi - di sicuro non sarebbe più riuscita a dormire - e iniziare a prepararsi per scendere a fare colazione.

Nella testa aveva però un dubbio martellante: a chi avrebbe potuto raccontare la sua visione? Non le sembrava di aver visto Eleonore Grimm il giorno prima. Nè sul treno nè a cena al tavolo dei Corvonero.
Possibile che fosse davvero scappata?

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"BASTA! SMETTETELA SUBITO!" Continuava a sbraitare Micah all'indirizzo di due ragazzi - un Serpeverde e un Corvonero - che avevano deciso di inaugurare il ritorno dalle vacanze pasquali con una bella scazzottata in mezzo al corridoio.
Micah non era l'unico prefetto ad essere intervenuto, ma sembrava che quei due neanche li sentissero, presi com'erano a darsele di santa ragione.
Il Corvonero aveva provato a fermarli in tutti i modi, minacciando
sia punizioni sia di togliere punti alle rispettive case, ma i due ragazzi continuavano a prendersi a pugni.
Mentre estraeva la bacchetta, il prefetto vide
con la coda dell'occhio Page allontanarsi di corsa dal corridoio per andare a chiamare aiuto e tornare poco dopo seguita da Daniel. Non era sicuro che un Caposcuola avrebbe fatto la differenza, ma, in un certo senso, era ben felice che qualcuno "più in alto di lui" nella scala gerarchica si occupasse della situazione.
Quello che non poteva di certo prevedere era che uno dei due contendenti - il Serpeverde - di punto in bianco si girasse e mollasse un pugno proprio in faccia al Tassorosso. Per poi iniziare a picchiarlo selvaggiamente. Mentre Daniel, preso completamente alla sprovvista, cercava di bloccarlo.
Il tutto comunque durò pochissimo.

Il Serpeverde venne di colpo sbalzato via, buttato a terra e fatto scivolare di pancia sul pavimento per parecchi metri, trascinato da una forza invisibile.
"Puoi provare a prendere a botte anche me, se vuoi, ma sappi che ti troverai davanti ad un'avversaria di tutt'altra pasta." Fu il commento ironico di Eleonore, comparsa apparentemente dal nulla in mezzo al corridoio.
Il silenzio era calato così all'improvviso che la sua voce risuonò come uno squillo di tromba. E il ragazzo non osò muoversi di un millimetro.  "Bene, spettacolo finito. Tutti in classe e alla svelta. Dopo parlerò con i prefetti presenti per capire le dinamiche, ma adesso potete andare. In quanto a voi due - continuò indicando
con l'indice quelli che avevano dato il via alla rissa - potete considerarvi fin da ora in punizione."
Poi si avvicinò a Daniel e delicatamente gli scostò le mani dal naso per controllare che non fosse rotto.
Micah rimase per qualche secondo imbambolato a fissarla - più o meno come buona parte degli studenti - finchè un "Ahi!" di Daniel lo fece risvegliare. Scosse perciò la testa, incredulo. "L'AVETE SENTITA? TUTTI-A-LEZIONE." Urlò con un tono che non ammetteva repliche. "Lo sapevo che non potevi essere fuggita. Non sono le circostanze migliori ma... bentornata Elly." Le sussurrò passandole di fianco, prima di afferrare Page per mano e seguire la folla, che finalmente aveva iniziato a disperdersi.



Tra la massa di studenti una certa persona osservò il tutto con un ghigno. Ovviamente lo sapeva benissimo che sarebbe tornata. Così come sapeva che per prima cosa sarebbe andata da lei.
Per quello aveva messo sotto Imperio quei due ragazzi. Li aveva così costretti a fare a botte, sapendo che come prima cosa sarebbero intervenuti i prefetti e i Caposcuola.
Era stato un giochetto far colpire Daniel.
Con Eleonore concentrata su di lui, lei poteva continuare il suo lavoro in tutta tranquillità.
Si voltò un'ultima volta a guardare la sorella, che con un colpo di bacchetta aveva riaggiustato il naso al ragazzo. E dovette trattenere una smorfia di disappunto. Lo stava quasi trascinando a forza in infermeria per fornirgli una medicazione migliore. Come se gli incantesimi di un Grimm non fossero abbastanza efficaci per un semplice naso rotto.
Ma Eleonore era sempre così prevedibile e patetica quando c'era di mezzo lui.
E, in fondo, meglio così.
Concentrata su altro, non l'avrebbe tartassata con inutili domande e non le avrebbe fatto perdere tempo. Nella migliore delle ipotesi, quei due avrebbero litigato di nuovo. Non a caso, giusto la sera prima, si era diretta verso la camera di Eleonore, fingendosi dispiaciuta per non averla trovata. E lasciandosi sfuggire quelle mezze frasi che avevano solo aumentato i dubbi di Daniel.
La credeva incinta di Erik! Beh... chi era lei per contraddirlo? Così gli aveva riferito che, effettivamente, i due cugini si erano avvicinati parecchio nell'ultimo periodo. E che sua sorella era parecchio confusa su quei nuovi sentimenti che stavano emergendo.
Il Tassorosso avrebbe di sicuro chiesto spiegazioni ad Eleonore, ma non avrebbe mai avuto il coraggio di farlo in modo esplicito. E la cosa sarebbe sicuramente degenerata. Ne era sicura. Così la Corvonero non avrebbe avuto tempo per lei.
E Gretel avrebbe potuto completare in pace la pozione. Attuando finalmente il piano.


"Non ce n'è bisogno. Sto bene." Ripetè per l'ennesima volta Daniel secco, ma Eleonore, sorda alle sue proteste, lo aveva già trascinato nelle loro stanze e fatto sedere. Poi gli aveva premuto l'indice in un punto preciso del volto, che aveva strappato al ragazzo un gemito di dolore.
"Lo vedo." Fu il commento ironico della Corvonero. "Quello là non ti ha soltanto rotto il naso. Hai parecchi tagli e contusioni, quindi lasciami fare."
Il Caposcuola si strinse i pugni nelle tasche.

In che diavolo di situazione era finito?
Come faceva lei a comportarsi come se niente fosse?
Era scappata in quel modo prima di Pasqua e non si era più fatta sentire. Non l'aveva cercato, non gli aveva scritto.
E non era sul treno il giorno prima. L'aveva cercata per cercare di capire la situazione, per sapere se davvero era incinta di Erik. Ma lei non c'era.

"Quando sei tornata?" Formulò alla fine solo per rompere il silenzio. "Non eri sul treno ieri." Disse in tono accusatorio.
"Sono tornata venti minuti fa tramite camino. Giusto in tempo no?" Provò a stemperare il clima lei con un mezzo sorriso.
Ma la risposta non fu quella che si sarebbe aspettata. Daniel scosse la testa e con un movimento brusco si sottrasse alla sua presa. "No, Eleonore. No. Smettila."
"Ti sto facendo male?" Chiese lei, spiazzata.
"Perchè sei sparita prima delle vacanze? E soprattutto dove e con chi?" Replicò a quel punto lui diretto. 
Ottenendo in cambio solo un lungo silenzio. "Daniel..." Fu tutto quello che disse, cercando di riprendere le medicazioni.
Ma lui glielo impedì, bloccandola per i polsi. "Perchè, dove e con chi." Ripetè risoluto. "E voglio la verità. Così non ce la faccio. Non ce la faccio proprio."
La vide mordersi nervosamente le labbra prima di parlare. "Avevi detto che non ti interessava più sapere certe cose." Lo disse con un tono talmente basso che il ragazzo, nonostante si trovasse a pochi centimetri da lei, fece fatica a sentirla.
"Ho cambiato idea." Replicò secco. "Allora?"
Ma lei rimase in un ostinato silenzio, continuando a mordersi nervosamente le labbra.
"Ho capito." Formulò lui alzandosi in piedi. "Non mi dirai nulla come al solito. Ma questa volta non voglio tormentarmi inutilmente. Se vuoi dirmi la verità, sai dove trovarmi. Se invece non vuoi farlo... beh non vedo più motivi per continuare a stare insieme."
Davanti a quella frase, alla Corvonero mancò il fiato. "Co-come? Daniel... no..."
"Allora dimmi la verità. Ti ha costretta? Non so se sarò in grado di accettare il tutto, ma almeno vorrei sapere come stanno le cose." Continuò lui imperterrito. "Credo di essermelo meritato."
La vide assumere un'espressione confusa, mentre scuoteva la testa in preda alle lacrime. "Dan... ma di che cosa stai parlando? Costretta? Cosa...?
Il Tassorosso contò fino a dieci per cercare di calmarsi. Adesso faceva anche finta di non capire? Decise di interromperla ma la voce gli uscì tremante. "Bene... ho capito. Allora... è finita. Tanto sarebbe successo comunque." Disse con tono amaro.
La Caposcuola sbarrò gli occhi ma non fu in grado di articolare un suono.
"Vado a lezione." Concluse lui in fretta prima di precipitarsi fuori dalla porta.
Non aveva intenzione di rimanere lì dentro un secondo di più.
Sapeva che sei lei l'avesse pregato di restare, avrebbe finito per cedere.
Ma per fare cosa poi? Per vivere un altro mese o due in agonia? Per vedere il suo ventre gonfiarsi man mano?
No, non sarebbe stato in grado di reggere.

Doveva semplicemente togliersela dalla testa.
Peccato che fosse molto più facile a dirsi che a farsi.

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Fabian fece scorrere lo sguardo nell'aula di pozioni, seguendo la traiettoria di Federica, che era appena entrata dalla porta e si era diretta al suo solito posto, di fianco a Milly.
"Sono riusciti a sedare la rivolta di sopra?" Le chiese Brian, provando a scherzarci sopra. Non che gli piacessero le risse, però quella aveva sollevato un bel po' di polverone.
"Dopo che Eleonore è intervenuta, non credo che qualcuno avesse più molta voglia di menar le mani." Fu la risposta della Serpeverde. In effetti quella rissa le dava da pensare, soprattutto perchè uno dei due che le aveva dato il via era un loro compagno di casa. Un ragazzo che conosceva bene e che non era solito comportarsi così. Una rissa in piena regola non se la sarebbe di certo aspettata da lui.

Ulteriori commenti sulla vicenda vennero interrotti dal professor Dalton, che in quel momento entrò in aula. "Oggi vi cambio di posto." Annunciò. Davanti alle espressioni perplesse dei suoi studenti, spiegò "Lavoreremo su una pozione complicata che vi impegnerà per un bel po', quindi i gruppi di lavoro in cui vi dividerò rimarrano i medesimi per le prossime due settimane. Detto ciò, i gruppi li ho già formati io: saranno composti da quattro persone ognuno, una per casa." Concluse. "Il primo è composto da Daylerk, Halliwell, Hunt e Martin. Il secondo da Andrews,
i due Hamato e Petronovick. Il terzo..."

Fabian si alzò dal suo banco con un'espressione sollevata - così come buona parte degli altri ragazzi - e si apprestò a raggiungere i suoi compagni.
A quanto pareva il professore era stato più che buono in quella divisione, tenendo conto delle amicizie che intercorrevano già tra i suoi studenti.
Fu per quello che, dopo essersi seduto al tavolo delle due ragazze, che a colpo d'occhio aveva battezzato come il più grande tra quelli che avevano a disposizione, fece un sorriso ad entrambe.
Milly gli rispose altrettanto allegramente: anche lei aveva temuto il peggio alle parole del professore, invece non solo era stata messa in gruppo con persone con le quali andava d'accordo, ma era stata lasciata addirittura con la sua solita compagna di banco, con la quale aveva già uno schema di lavoro consolidato.
Invece Federica sembrava persa nei suoi pensieri, perchè gli fece si e no un leggero cenno col capo.
Dopo poco li raggiunse anche Brian e i quattro si sistemarono al meglio per cercare di sfruttare nel migliore dei modi lo spazio disponibile.

"Su che cosa lavoreremo quindi professore?" Domandò a quel punto Federica riscuotendosi.
"Sulla pozione ottenebrante." Fu la risposta.
"Prof, mi scusi, ma quel paiolo invece cosa contiene? Non mi sembra di averlo mai visto." Chiese invece Milly, indicandone uno che bolliva pigramente dietro la cattedra del prof. L'aveva notato solo alzandosi in piedi per fare posto a Fabian.
"Questo Milly, ve lo spiego alla prossima lezione." Commentò lui con una strizzatina d'occhio. "Adesso che ne dite di cominciare a lavorare? Gli ingredienti e le istruzioni sono scritte alla lavagna." Disse agitando la bacchetta e facendo comparire le scritte. "Buon lavoro!"

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"Ma che succede oggi? Avete dichiarato tutti sciopero?"
Domandò confusa la prof, non appena messo piede in aula.
Lex non potè far altro che scrollare le spalle.
In effetti lei stessa era seduta da sola in un banco dove di solito stavano in quattro. Eleonore non si era presentata a lezione e Francisco non era tornato a scuola. Ma guardando il resto dell'aula mancavano anche Daniel, Micah e Michael.
In pratica erano presenti soltanto lei, Caos e Anastasia.
"Credo che sia a causa di ciò che è accaduto stamattina." Rispose alla fine, visto che nessun altro sembrava aver voglia di parlare.
"Intende la rissa?" Chiese l'insegnante sospettosa. "Non mi sembra una buona scusa."
"Eleonore, Daniel e Micah sono rimasti coinvolti, visto che sono quelli che hanno cercato di fermarla. Ho visto che Daniel era anche ridotto parecchio male" Tentò di giustificarli la Serpeverde. "Magari sono dalla Preside, oppure in infermeria."
Ma la donna la contraddisse. "Se così fosse, sarei stata avvertita."
"Allora non so cosa dirle. Se non che, se vuole, posso provare ad andare a cercarli." Si offrì Lex. In effetti era preoccupata.
Perchè nessuno si era ancora presentato?

La ragazza vide la prof assumere un'espressione indecisa. Da una parte voleva sapere che fine avessero fatto i suoi studenti, ma dall'altra non voleva perderne un'altra. "Vada." Si decise alla fine "Ma se entro quindici minuti non torna sottrarrò dieci punti a Serpeverde. E venti ad ogni studente mancante."
"Si rende conto che in quindici minuti non riuscirò neanche a percorrere il corridoio vero?" Provò a protestare Lex. Ma davanti ad un'occhiataccia della donna, decise di mandarla mentalmente al diavolo e di alzarsi.
A quanto pare le clessidre di tutte le case erano destinate a svuotarsi parecchio quel giorno.
Con ampie falcate si diresse verso la porta e poi uscì.

Come prima cosa si diresse verso le Camere dei Caposcuola. E quando arrivò ringraziò di essersi diretta subito lì.
Eleonore era rannicchiata in un angolo della stanza, in preda ad un pianto isterico e disperato.
"Elly... Ma che è successo?"

Non l'aveva mai vista piangere così tanto come in quell'anno.

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Micah avrebbe tanto voluto recarsi a lezione quel giorno.
La porta dell'aula era una delle mete più agognate in quel momento, perchè avrebbe significato poter tornare alla normalità dopo quello stranissimo periodo pasquale.
Ma a quanto pare il fato - o chi per lui - aveva deciso diversamente.
Prima aveva incontrato Daniel, che camminava per il corridoio con aria assente, con ancora i segni dei colpi ricevuti sul volto. Alla domanda sul perchè li avesse ancora, il ragazzo gli aveva rivolto un ringhiante "Fatti gli affari tuoi." prima di recarsi irritato nella direzione opposta.
Il Corvonero era quindi andato oltre, capendo che ogni domanda sull'argomento avrebbe fatto arabbiare solo di più il Caposcuola.
Peccato che dopo neanche cinque minuti la sua strada si fosse incrociata con un Michael sconvolto.
"Vieni con me, per favore... ho bisogno... di dirti... una cosa." Aveva boccheggiato prima di afferrlo per una manica e iniziare a trascinarlo.
In un primo momento Micah lo aveva seguito senza protestare, ma poi, vedendo che il ragazzo si stava allontanando sempre di più dai soliti corridoi adibiti all'uso scolastico, aveva iniziato ad opporsi. "Mike... rischiamo di fare tardi a lezione!" 
Ma il Tassorosso assunse un tono accusatorio. "Io ho bisogno d'aiuto e tu pensi alle lezioni?" Gli chiese mentre sbucavano in un corridoio deserto dove il Corvonero non era mai stato. 
Il capitano dei Corvi iniziò ad avvertire uno strano senso di inquietudine. "Mike, cosa c'è? Cos'è successo?" Si arrischiò a chiedere, infilando contemporaneamente una mano nella tasca dei pantaloni per cercare la bacchetta.

C'era qualcosa che non andava in quella situazione. Tutti i suoi sensi glielo stavano urlando.

"Cercavi questa?" Domandò l'altro, mostrandogli la bacchetta che stava proprio cercando. Poi, con un movimento velocissimo, lo pietrificò. 
Per qualche secondo lo fissò impassibile, poi parlò "Tu sei un purosangue e questo è un bene. Ma fai troppe domande e ti interessi di cose delle quali non dovresti occuparti." Spiegò con un tono di voce che non era quello di Michael.
Nonostante fosse pietrificato e non potesse muovere un muscolo, Micah scorse finalmente i suoi occhi. Erano vitrei.

Come aveva fatto ad essere così cieco? Il Tassorosso era sotto Imperio.
Si era infilato in una trappola da solo.

"Ad esempio, non dovresti sostenere la posizione della Grimm." Continuò l'altro. "Sai ero convinto che dopo l'uccisione di Gabriela nessuno le avrebbe creduto. Ma a quanto pare la vostra fiducia nei suoi confronti è molto più grande di quello che avevo preventivato. In ogni caso non è un problema. Da oggi non sarà più così. I Corvonero li convincerai proprio tu. Imperio." 

E Micah capì di non essere più dotato di volontà propria. Chiunque stesse controllando sia lui che Michael, era molto più forte di lui.

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Mercoledì 30 Aprile 2021, Hogwarts

Gretel, alla fine della cena, si avvicinò al tavolo dei Corvonero con in mano una coppa.
"Elly, l'ho fatta per te." Dichiarò appoggiandola sul tavolo e facendosi spazio sulla panca di fianco alla sorella.
"Che cos'è?" Chiese lei incuriosita, distogliendo lo sguardo dal tavolo dei Tassorosso.

Non parlava con Daniel da tre giorni. Per evitare ogni possibile contatto, lui aveva svuotato la camera ed era tornato nel suo vecchio dormitorio. E se la incrociava a lezione, si allontanava velocemente.
Lei non riusciva più a dormire decentemente. Era tutto l'anno che non ci riusciva, ma in quei tre giorni era stato ancora peggio. Perchè sapeva che la colpa di tutto era solo sua.
E tanto per peggiorare la situazione, si era accorta che ormai la maggioranza degli studenti le rivolgeva sguardi accusatori. Anche coloro che in un primo momento l'avevano difesa.

"Una pozione per il sonno." Spiegò Gretel. Davanti allo sguardo perplesso della Caposcuola, aggiunse concitata "E non mi dire che non ne hai bisogno! Fai fatica a dormire - le tue occhiaie toccano terra - e tra poco hai i MAGO! Devi riposare almeno un po'."
Eleonore sorrise leggermente mentre faceva passare un braccio intorno alle sue spalle. "Sei molto dolce, Gre. Ma stasera c'è la luna piena ricordi? Devo passare la notte con i Lupi. E perciò devo restare lucida." Concluse allontanando da sè la coppa.
Ma Gretel non si arrese. "Non devi occuparti sempre di tutto tu! Ci penso io a loro stasera!" Si offrì. Di fronte alla espressione incerta della sorella, aggiunse "Mi hai sempre dato tutto, molto di più di quanto il tuo compito avrebbe richiesto! Non sei stata solo una sorella per me, ma una madre. Per una sola volta, lascia che sia io a toglierti un peso dalle spalle!"
La Corvonero a quel punto sospirò. Sapeva quanto sua sorella poteva essere testarda, molto più di lei.

Per una sera avrebbe potuto fare una pausa. E magari... magari per una volta avrebbe potuto mandare tutto all'aria.
Crimilde, i Dempiries, i Grimm.
Per una volta avrebbe potuto infischiarsene dei segreti della sua famiglia.
Era da un po' che quel pensiero non le lasciava tregua.
Avrebbe potuto tornare dritta nelle sue stanze, chiamare Daniel e raccontargli tutto.
Era disposta a correre quel rischio pur di non perderlo di nuovo.
E dopo avrebbe potuto farsi una bella dormita. Magari proprio con lui.
Non le sembrava neanche di essere tornata dalle vacanze solo tre giorni prima. Si sentiva solo a pezzi. Distrutta.
Se per una sola sera si fosse comportata come una normale ragazza di diciott'anni - quale era - che male avrebbe potuto derivarne?

"D'accordo." Cedette alla fine. "Quanta ne devo bere?" Chiese prendendo la coppa tra le mani. "E soprattutto... quanto prima? Quanto tempo ci metterà per funzionare?"
"Devi berla tutta. E puoi farlo anche adesso. L'ho modificata apposta: farà effetto solo quando tu vorrai attivarla. Quindi, in pratica, sarai tu a decidere." Le rispose angelicamente Gretel, allargando il sorriso.
"Okay."

E bevve.

"Ha un sapore strano." Commentò perplessa, dopo la prima sorsata.
"Te l'ho detto che l'ho un po' modificata." Le rispose la minore con una scrollata di spalle.
"Sì ma... ho preso delle pozioni per dormire. E non riesco a sentire nessuno degli ingredienti tipici..." Spiegò Eleonore, bloccandosi all'improvviso. Capendo che c'era qualcosa che non andava. Qualcosa che non andava affatto. "Gretel..." Iniziò con voce incerta "Che cos'è veramente?" Chiese tremando. "Cosa mi hai dato?"
Il volto della ragazzina, a quelle parole, si tramutò in un ghigno, mentre pronunciava il nome di una pozione che Eleonore mai in vita sua avrebbe provato a creare. "Fluchschlafes."
Forse fu il delirio dato dalla pozione, ma per un attimo la Corvonero non vide sua sorella, ma Jakob. "NO! Gretel... perchè?"
" L'avevo detto io che avevi bisogno di dormire."
Fu la risposta della Grifondoro prima di girarle le spalle e andarsene.

Eleonore non cercò neanche di correrle dietro. Avrebbe solo perso tempo prezioso. Già aveva iniziato a perdere lucidità.
Cercando di restare sveglia, si diresse barcollante verso la sua unica speranza, pregando tutti gli dei conosciuti e sconosciuti che, nonostante tutto, nonostante tutto quello che era successo, lui la amasse ancora. E soprattutto, che fosse davvero lui quello giusto. Non avrebbe avuto nessun altro al quale rivolgersi, in caso contrario.
E sarebbe stata la sua fine.

"Daniel" Lo chiamò con un filo di voce, mentre cercava di aggrapparsi a lui - faceva fatica a tenere gli occhi aperti, così come faceva fatica a restare in piedi.
Il sonno la stava assalendo.
Il ragazzo si girò perplesso verso di lei. Così come i suoi vicini.
"Daniel per favore baciami." Lo implorò in un sussurro, lottando con le unghie e con i denti per rimanere sveglia. "Ti supplico."

Il Tassorosso era paralizzato.
Gli sembrava di essere stato chiaro tre giorni prima. Le aveva spiegato come stavano le cose. E lei lo aveva rifiutato per l'ennesima volta. Non si parlavano da allora. Allora perchè lo stava supplicando di baciarla di punto in bianco? Forse l'aveva visto chiacchierare con la ragazza di fianco a lui ed era stata colta dalla gelosia? No, non aveva senso. A meno che... "Eleonore... sei ubriaca per caso?"
La vedeva ondeggiare e sentiva la presa della ragazza farsi sempre più debole sulla sua camicia, ma non riusciva a capire cosa stesse esattamente succedendo.
"No... è la fl..." Ma prima di completare la vide roteare gli occhi verso l'alto - che rimasero fissi lì - e poi crollare svenuta.
Non se ne accorse, nel trambusto che seguì, ma la ragazza aveva appena lasciato cadere per terra una coppa.

Non seppe come c'era riuscito.
Sapeva solo che tre secondi prima era seduto sulla panca. E tre secondi dopo era dall'altra parte, in piedi, con la Corvonero tra le braccia. L'aveva afferrata al volo per impedirle di schiantarsi sul pavimento.
"Elly!" La chiamò scuotendola leggermente e appoggiandola delicatamente a terra.
Era solo svenuta no?


Non sentiva neanche le voci degli altri studenti attorno che si erano alzati in piedi per osservare meglio la scena. "Cos'è successo?" "E' svenuta!" "La Grimm è svenuta!"
Se ne accorse solo quando molti iniziarono a circondarli.
A quel punto la riprese in braccio ed estrasse la bacchetta dalla tasca. "FATE LARGO. HA BISOGNO D'ARIA."
Lo disse con un tono di voce talmente deciso e urgente, che la folla si aprì automaticamente in un varco. E lui ne aprofittò per dirigersi velocemente verso l'infermeria.


Virginia fece per seguirlo - sapeva che il suo migliore amico era completamente fuori di sè in quel momento - ma Caos la trattenne per un braccio.
"Gin aspetta... Cosa ci fa quella coppa per terra?" Chiese indicandogliene una.
La ragazza si girò verso di lui incredula. Eleonore era appena svenuta e lui pensava alle coppe? "Amore probabilmente sarà caduta nella concitazione generale. Ti sembra il momento?" Gli chiese con tono quasi materno. In quel momento voleva solo seguire Daniel. Non le interessava altro.
Ma il ragazzo non si arrese. "Gin... quella non è una 

tipica coppa di Hogwarts. Non ne ho mai vista una così in Sala Grande." Insistette. "E mi sembra di aver visto Eleonore arrivare con quella in mano, prima che perdesse i sensi." Spiegò prima di allungarsi per prenderla. "Se vuoi andare in infermeria vai, ma io resto qui. Vi raggiungo dopo." Concluse deciso.
A quelle parole Virginia capì cosa aveva in mente. E impallidì. "Caos... se davvero hai ragione... Eleonore l'aveva in mano ed è svenuta. E se fosse pericolosa?" Chiese cercando di bloccarlo e farlo ragionare.
"In tal caso... correrò il rischio. Se davvero è questa coppa la causa... io devo saperlo e riferirlo capisci?" Senza aspettare una risposta, la afferrò con entrambe le mani e chiuse gli occhi. "Se dovessi svenire anch'io, non toccarla per nessun motivo e chiama un insegnante." Concluse.
"Caos, no!"

Ma il tassorosso già non la ascoltava più: una serie di immagini avevano iniziato a scorrergli nella mente.
Concentrandosi intensamente, cercò di visualizzare solo l'ultima mezz'ora di vita dell'oggetto.
Non fu facile, ma ci riuscì.

Fu così che vide Gretel seduta al tavolo dei Grifondoro, con la coppa in mano. La vide scrutarla per qualche secondo, per poi versare al suo interno un liquido bluastro. La vide alzarsi, dirigendosi verso il tavolo dei Corvonero. E convincere Eleonore a bere.
Nel momento in cui sentì Gretel pronunciare la parola Fluchschlafes mollò la coppa di colpo, facendola cadere di nuovo a terra e tornando così alla realtà.
Aveva il fiatone.
"No... non è possibile... no." Fu solo in grado di balbettare, incredulo. Non riusciva a dare un senso a ciò che aveva appena visto.

Gretel? Come poteva aver fatto lei una cosa del genere? Come poteva aver usato la maledizione del sonno su sua sorella?

Caos conosceva benissimo quella maledizione. Si era documentato moltissimo su ogni minima cosa che riguardava i Grimm, visto il legame che aveva con quella famiglia. E sapeva perfettamente quanto fosse pericolosa. Era stata usata moltissimo nel corso della storia, migliaia di volte, per eliminare avversari senza avere sulla coscienza un omicidio.
Portava la vittima a cadere in un sonno profondo, in un coma che poteva durare anche secoli.
E sapeva bene che, su migliaia di casi, solo in due erano riuscite a risvegliarsi.

Non c'era speranza.

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A Raphael Hamato non era mai piaciuto aspettare. Eppure la sua vita era una continua attesa.
In particolare, ciò che a lui non piaceva, era stare fermo immobile prima della luna piena: sapeva perfettamente cosa sarebbe accaduto di lì a breve, ma non poteva farci nulla. L'unica cosa che poteva fare era proprio quella: aspettare. Aspettare che il sole tramontasse, che i suoi ultimi raggi si perdessero dietro la linea dell'orizzonte, che la luce si facesse sempre più tenue, mentre iniziavano a sbucare le prime stelle.
E infine che facesse la sua comparsa proprio lei: la luna piena, la sua condanna. La loro condanna.

Loro perché lui non era l'unica vittima di quella maledizione. No. A condividerla c'era anche lui, suo fratello, il suo gemello. Michelangelo. E questo era ciò che gli faceva più male: avrebbe volentieri raddoppiato la sua agonia, se ciò avesse significato toglierla completamente al fratello.

"Tutto bene Raph?" Fu proprio la voce di Mic a distrarlo dai suoi pensieri.

"Spero solo che si sbrighino, qualsiasi cosa pensino di voler fare. Non manca molto alla luna piena." Rispose lui in tono brusco.

Le altre volte, a quell'ora, erano già da un pezzo dentro al tunnel del Platano Picchiatore. 
Invece, quel giorno, erano ancora lì, dentro ad un'aula dei sotterranei. A pochissimi passi da una moltitudine di studenti vulnerabili. 
E loro potevano sentire benissimo, grazie ai sensi ultrasviluppati, ogni singolo passo, ogni singolo battito presente nel castello. E la cosa li terrorizzava.

"Basta, io esco e vado dal Platano da solo. Non posso correre questo rischio così grande." Esclamò Raph dopo qualche altro minuto trascorso in totale silenzio.

"No Raph fermati! Ci hanno detto di aspettare qui!" Esclamò Mic, aggrappandosi ai vestiti del gemello per trattenerlo. 

Come a dar ragione ai suoi pensieri, la porta si spalancò, facendo entrare nella stanza Gretel. Da sola. 
Era leggermente trafelata e portava arrotolati attorno alle braccia due grandi mantelli rossi.

"Chiedo scusa ragazzi, ma abbiamo avuto un piccolo problemino al piano di sopra. Possiamo andare direi." Affermò con un sorriso.

"Come mai sei da sola? Dov'è Eleonore?" Le chiese Mic perplesso.

"Stasera era molto stanca e ha preferito lasciare la cosa in mano a me. Ma non preoccupatevi, sono perfettamente in grado di cavarmela da sola. Sono pur sempre una Grimm." Rispose lei con naturalezza."Andiamo?" Davanti alle espressioni perplesse dei due, sfoderò il suo miglior sorrisetto ironico. "Ma se volete restare qua e attaccare gli studenti durante la trasformazione, fate pure. Io non mi farò di certo problemi a tramutarvi in tappezzeria."

Quest'ultima frase li convinse. Fu così che entrambi i gemelli la seguirono fuori dalla scuola, per il prato e lungo il tunnel fino alla Stamberga. 

E fu nel momento in cui misero piedo dentro alla casa abbandonata che capirono che c'era qualcosa che non andava.

Gretel agitò la bacchetta facendole disegnare un arco perfetto sulla sua testa, mentre recitava una lunghissima formula sconosciuta. In risposta ad essa, i corpi dei due lupi mannari iniziarono a brillare, mentre nessuno dei due, per quanto si sforzasse, era più in grado di muovere un muscolo.

"Gretel... cosa stai facendo?" Domandò Raphael terrorizzato, stupendosi di riuscire ancora a parlare.

"I Dempiries sono attratti dai Sondereith. Mi sembrava lo avesse spiegato molto bene mio padre ad inizio anno. Quindi sto amplificando le vostre auree. Non riusciranno a resistere al vostro richiamo. E si precipiteranno qui." Spiegò lei con un sorriso che si allargava man mano. "Buona trasformazione."

Poi se ne andò. 

Più tardi, a tempo debito, sarebbe tornata per dare fuoco alla capanna. Tanto non potevano fuggire da nessuna parte. Li aveva bloccati dentro.

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* ovviamente il cognome di Rose da sposata non è Burkhardt (visto che nella serie è la madre di Nick ad avere il "gene" Grimm e non il padre), ma era per far capire a tutti da chi discende il nostro caro poliziotto ;)

Riassumendo:
- buona parte degli studenti (tra cui Michael e Micah) sono sotto Imperio
- Eleonore è stata maledetta ed è entrata in coma
- Caos sa la verità ma non sa se riuscirà a fare qualcosa per sistemare la situazione
- i gemellini lupacchiotti si trovano intrappolati nella Stamberga Strillante, sapendo che potrebbero diventare a breve cibo per Dempiries
- Gretel... è la spia (complimenti a Jennifer per esserci arrivata qualche capitolo fa!)

Secondo voi cosa succederà nei prossimi capitoli?

Lo so, vorreste uccidermi per aver lasciato le cose così. Ma è anche questo il bello (mi avete dato della sadica, quindi subitevi una sadica :P ).


  
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