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Autore: FlameWolf    13/08/2016    12 recensioni
Mi volto verso mio nipote, che ormai sta piangendo a squarciagola. Ripenso alla prima volta che l'ho visto, al suono della sua risata, a quella gioia sempre presente nei suoi occhi. Immagino i miei vicini, la gente del villaggio venire qui per strapparmelo via, per ucciderlo.
Sospetto, rabbia, ira.
Dopo questa edizione non avremo veramente nient'altro.
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Presidente Snow, Tributi di Fanfiction Interattive
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Adrian Vaertek, studente, distretto 1

Mi guardo allo specchio per l'ultima volta prima di uscire, credo di essere apposto. I capelli sono ben ingellati, non ho nessun brufolo, e i denti sono perfettamente puliti.
Prendo un respiro profondo, sono veramente eccitato. È il mio giorno finalmente. Quasi mi viene da piangere. Tutti quegli allenamenti e quei sacrifici mi hanno condotto finalmente alla meta.
Dal riflesso dello specchio vedo spuntare mia madre, con braccia consorte e l'amarezza nel volto. Vorrei solo che mi capisse. Capisco la sua paura, ma... è da nove anni che non aspetto altro. Sono pronto, è tutta una vita che mi preparo.
“Ti ho comprato questo, come portafortuna” Ha in mano un ciondolo a forma di coltello su cui è incastonato una piccola pietra azzurra, dello stesso colore dei miei occhi. “L'ho fatta io stessa” La indosso all'istante, è perfetta. Mi guardo allo specchio compiaciuto, ma la intravedo dietro di me, con il volto ancora scuro; è sul punto di piangere
“Ti prego, non farlo” le sussurro. Non vorrei causarle alcun dolore, è pur sempre mia madre, ma non voglio rinunciare alla mia grande occasione per lei.
“Non ti tirerai indietro, vero?” Scuoto la testa. Sul suo volto appare una smorfia e poi prova a giocare la sua ultima carta “Credo che piaci davvero a Lapis. Ci ho parlato, e mi è sembrato davvero che provasse qualcosa per te. Ti prego, resta”
“Madre” l'apostrofo, cercando di smorzare quell'atmosfera troppo tesa “Neppure l'amore per la figa mi farà cambiare idea” La mamma scuote la testa esasperata, mentre a me scappa una piccola risata
“Sarai fiera di me lo stesso?”
“Come sempre” risponde per poi abbracciarmi. Sembra così piccola ed indifesa. A volte ho la sensazione che si spezzerebbe con un nulla. Papà si prenderà cura di lei, non ho nulla da temere.
Esco di casa dopo aver mangiato al volo un paio di biscotti al cioccolato. Avrei voluto salutare anche papà, in fondo non sarei qui senza di lui, ma non importa, ci vedremo per i saluti finali. Sono felice di partecipare a un'edizione storica come la venticinquesima, ma avrei preferito regole diverse perché con queste al nostro distretto non cambia nulla a parte la recita del volontariato. Manderemo come sempre i più forti di noi, fine. Non c'è nulla di disperato o agghiacciante in queste disposizioni, per noi sono la routine.

Sono ancora in viaggio quando mi sento improvvisamente afferrare per le spalle e trascinare giù. Cado a terra in un lampo, la sorpresa mi ha impedito di reagire in tempo.
“Dovrai fare meglio di così in arena, Adrian” mi punzecchia Judith, la mia assalitrice e collega. Fra le ragazze è quella più brava, e dunque verrà con me in arena quest'anno. Sarebbe potuto capitarmi peggio, lei mi piace. È una che lavora sodo e che non si lamenta quasi mai.
Non rispondo alla sua provocazione, fingendomi arrabbiato per il suo scherzo. “Adrian?” continuo il mio percorso ignorandola. Judith mi sorpassa e si posiziona davanti a me “Te la sei presa veramente?” mi chiede preoccupata. Questa volta passo al contrattacco, l'afferro per il braccio e la spingo con violenza per terra, esattamente come mi hanno insegnato in accademia. Judith cade come un sacco di patate, ha la bocca aperta per lo sdegno. Inizio a ridacchiare divertito “Sai che troverò un modo per vendicarmi, vero?”
“Guarda che siamo pari” le faccio notare dandole la mano per aiutarla a rialzarsi. Sento una risata leggera provenire da dietro le spalle. Mi volto: proviene da una ragazza sulla sedia a rotelle, castana e dagli occhi azzurri, incredibilmente somigliante a Judith. Avevo sentito che aveva una sorella malata in effetti. Conosco Judith da anni, ma è la prima volta che vedo la sua gemella.
“Sono contenta che andiate d'accordo, è importante ” Annuisco. I sospetti e i tradimenti mandano spesso a puttane l'intera alleanza dei favoriti. Io e Judith non faremo lo stesso errore, siamo dei professionisti, una squadra consolidata.
“Tranquilla Therese, non hai nulla da temere. Siamo entrambi bravi, uno di noi vincerà sicuro. Speriamo che sia io” Afferma facendomi la linguaccia. Lo dice scherzando, eppure avverto la tristezza nei suoi occhi. Sento i suoi dubbi e la sua paura. La cosa mi tranquillizza parecchio, almeno adesso ho la conferma che non sia una pazza. È un tributo come gli altri ad eccezione del fatto che come favorita ha qualcosa di nobile per cui lottare. Per questo solitamente i distretti ricchi vincono. Per noi i giochi sono una missione, uno scopo di vita.
Raggiungiamo la piazza con un po' di ritardo, a causa di Therese. La maggior parte dei giovani al suo interno sono annoiati, altri invece sono rilassati. È strano non captare la solita tensione di questo evento. Questa edizione si sta già rivelando una sorpresa.
“Ce la fai ad alzarti?” chiede Judith alla sorella.
Therese scuote la testa “Mi fanno troppo male, mi dispiace Jude. Sarà un po' umiliante trascinarmi là in mezzo con questo affare ingombrante”
“Ah, chissene. A dopo Adrian!” mi saluta lei prima di recarsi nel lato delle ragazze. La imito in breve, ma prendendomela con più calma. Preferisco osservare le fiere bandiere di Panem sventolare nel cielo azzurro, ascoltare l'inno in sottofondo ed ammirare i pacificatori nelle loro splendenti armature. È bellissimo tutto ciò. Papà aveva ragione su tutto. Sono sicuro che è fiero di me, anche la mamma lo è sotto sotto. Guardo con affetto il ciondolo che mi ha regalato. Sarò bravo, ve lo prometto. Mi farò valere, sarò forte, non mi abbatterò mai, porterò gloria al distretto e soprattutto difenderò gli ideali dietro gli Hunger Games: pace, unione e sacrificio. Andrà tutto bene.

 

“I tributi del distretto 1 quest'anno sono Adrian Vaertek e Judith Wilson"

 

Jasmine Thompson, direttore del settore ricerca e sviluppo, distretto 3

Bevo un altro sorso di caffè, distogliendomi per un attimo dalla mia rivista scientifica. Indosso ancora il pigiama, ma in fondo non ho bisogno di tanto tempo per cambiarmi. L'abito è già pronto ed stato scelto dopo lunghi calcoli. Chi ha detto che l'abito non fa il monaco è un povero idiota che ha sottovalutato il potere della prima impressione e delle euristiche. Le probabilità di una mia elezioni sono alte, a meno che non abbiano deciso di mandare a morire qualche pezzente, cosa improbabile: la brava gente del posto non vuole sentirsi un'assassina. Ergo, manderanno o me, o qualcuno considerato un pericolo pubblico. Le scelte poi non sono mica così vaste.
“Jasmine...” cerca di richiamarmi mia madre. È ancora una bella donna nonostante l'età. Le assomiglio molto e da lei ho ereditato i miei capelli scuri e le lentiggini. “Va tutto bene?”
“Ovviamente” rispondo. Sembra un po' delusa, credo che volesse sentire altro da me. “Papà, i profili aziendali sono già pronti e sono sulla tua scrivania. Se non avete altro da chiedermi, vado a cambiarmi”. Entrambi mi lanciano delle strane occhiataccie, sguardi che nel corso degli anni sono diventati sempre più frequenti. Non so cosa pretendano ancora da me, ho fatto tutto ciò che mi era possibile, eppure non mi sembra mai abbastanza. Non vedo l'ora di andarmene da questa casa, tutto ciò è veramente troppo soffocante.
L'abito è in camera mia, posizionato sopra la sedia, accanto ai miei numerosi trofei. È un modello giovanile, fresco, senza scollatura eccessiva ed ovviamente blu. Spero di apparire agli occhi di Capitol come una ragazza semplice, genuina e soprattutto come un tributo da sponsorizzare. Se verrò veramente scelta (e sono quasi sicura di sì) devo assolutamente trovarmi qualche sponsors o potrei essere nei guai. Provo ad acconciarmi in capelli in uno chignon, ma le mie doppie punte impediscono un risultato ottimale. Opto dunque per lasciarli sciolti.
Saluto rapidamente i miei, indosso il mio miglior sorriso ed esco.

Lungo la strada incontro due conoscenti, con cui discuto di argomenti futili. Cerco di stare al gioco, mostrandomi amabile e piacevole. Chiedo informazioni sulla loro salute, sul loro stato emotivo, perfino se hanno dormito questa notte. Non mi piace stare con loro in realtà, ma sono della classe alta, possono sempre rivelarsi utili. È anche vero che se vincessi sarei talmente ricca da potermi permettere finalmente una vita in solitudine. Sandra e Sophie mi sorridono tutto il tempo, sostengono che se venissi scelta potrei davvero vincere (sai che novità) e che farebbero il tifo per me per tutto il tempo. Le loro parole mi lusingano e mi riempono di orgoglio, ma mi chiedo se sarebbero dello stesso avviso se conoscessero la vera me.... non so neppure io perché perdo tempo con questi quesiti inutili, meglio concentrarsi sull'avvenire.
Poco dopo mi salutano per riunirsi al resto della loro combriccola. Finalmente un attimo di pace!
Vorrei che questo momento durasse un po' più a lungo, ma ecco che spuntano gli altri ragazzi, gli adulti, il sindaco, Asyan (la nostra unica vincitrice, agitata e spaventata come sempre) e infine la nuova accompagnatrice. Ho letto che si chiama Trousse ed è stata scelta perchè particolarmente solare, carina e blablabla. Come se ci volesse un genio per fare quel mestiere. Indossa un abito a palloncino rosso, con un enorme fiocco all'altezza del seno. Saltella come una scema da una parte all'altra e ha un fastidioso sorriso che le arriva fino alle orecchie.
“Che onore essere qui! È una vita che sogno....” Che noia. Sbadiglio educatamente, per poi occupare il resto del tempo alla ricerca di doppie punte. Gran parte del programma è costituito da schifezze, preferirei andare un po' a studiare, ma resterò lo stesso buona al mio posto. Le regole sono regole.

“Il tributo femminile di quest'anno” annuncia la sindachessa, mentre mi sistemo la gonna e cerco la via più veloce per uscire dai ranghi “È Jasmine Thompson. Applaudiamole per mostrarle tutto il nostro sostegno”. Esattamente come avevo calcolato. Ho avuto ragione, come sempre. Mi muovo con calma, cercando di mostrarmi agli occhi del mondo come impassibile, sicura di me e forte. Gli altri tributi devono desiderarmi come un'alleata ideale, mentre gli sponsors devono ammirarmi e desiderarmi. Gli Hunger Games sono come una partita a scacchi: tutto deve essere calcolato fin nei minimi dettagli. Qualsiasi debolezza o cedimento d'ora in avanti possono essermi fatali. Davanti a me si apre un periodo molto difficile.
“Benvenuta!” squittisce Trousse “Sembri molto sicura tesoro, non hai paura?” Sono di fronte a un nuovo ostacolo a quanto pare. Rispondere sinceramente non avrebbe senso e poi... qual è la verità? Ho sempre visto gli Hunger Games come un mezzo di selezione naturale che permette di sbarazzarsi degli esseri inferiori non adatti alla vita, non ho intenzione di ritirare le mie idee. Se morissi dimostrerei di non essere il futuro della specie, ma lo trovo improbabile. Mi rifiuto di credere di essere inferiore a questi scimmioni.

“Mi fido delle mie capacità” rispondo con un sorriso educato che sembra aver fatto colpo sulla capitolina.
La parola passa di nuovo alla prima cittadina “Il tributo maschile di quest'anno” vediamo se anche questa mia idea si concretizza “È Chester Colin Herstone”. Bingo.
Un biondino si avvicina al palco, scuro in volto. Mi chiedo se pensava sul serio di scamparne. Era ovvio che fosse lui l'altro eletto. È inutile prendere due bravi perché uno dei due lo perdi di sicuro. La scelta migliore era prendere un genio e un... come posso definirlo? Immondizia? Peso della società? Reietto? Un pericolo? Ah si, la parola giusta è assassino.
Chester arriva sul palco, ignora le domande dell'accompagnatrice, si pone davanti al microfono e alza il dito medio verso il pubblico e le telecamere. Rimaniamo tutti sbigottiti, tranne un ragazzo nelle prime file che si sta letteralmente piegando in due dalle risate. Trousse è talmente sconvolta da essere sul punto di piangere. “Ovviamente questo era riservato a quei simpaticoni del mio distretto” aggiunge poi prima di sedersi vicino a Asyan. Anche lei sembra divertita dal gesto e, per la prima volta, la vedo sorridere. L'accompagnatrice è ancora lì imbambolata come uno stoccafisso. Meraviglioso, mi toccherà finire il suo lavoro. Chissà se un giorno anche il nostro distretto avrà un'accompagnatrice decente.
“Per oggi è tutto gente! Siate sicuri che sarà il distretto 3 ad avere la vittoria. Beh, sapete chi tifare” annuncio con un pizzico di malizia che scatena tutto l'entusiasmo del pubblico. Mi sento male ad aver recitato questa parte, ma credo che aumenterà la mia popolarità, non è stato un sacrificio così inutile.

Sta tutto andando secondo i piani.

 

Bruce McRon, studente, distretto 5

“Buongiorno, raggio di sole!”
Apro gli occhi a fatica, non ricordavo neppure di essermi addormentato. Mi sento a pezzi, la pancia mi fa male e mi gira la testa. Una parte di me vorrebbe semplicemente girarsi dall'altra parte, ma non posso farmi cullare dall'ozio.
Papà mi porge un vassoio con dentro un panino con la marmellata e una tazza di latte. Ha il volto sereno, se non addirittura felice. Evidentemente abbiamo idee diverse sulla giornata di oggi, ma sono contento di non avergli espresso i miei dubbi. Forse sto solo esagerando per via dell'ansia, forse non dovrei preoccuparmi così tanto.
“Bruce, sei un bravo ragazzo, non avranno votato te” mi dice captando i miei pensieri “Oggi è l'unica mietitura in cui puoi stare rilassato”.
“Grazie” Do un morso al panino, gustandomi il sapore dell'albicocca. Fra tutte le varianti questa è sicuramente la mia preferita, papà conosce perfettamente i miei gusti.
Mi vesto lentamente con i nuovi abiti comprati per l'occasione: una camicia azzurro cielo, dei pantaloni beige e per finire una giacca blu. Non mi piace l'idea di vestirmi bene per Capitol, ma papà ci tiene a far vedere al mondo che mi sta crescendo bene, anche se è da solo. Mi dirigo verso la porta (in quanto adolescente devo presentarmi in piazza prima degli altri) quando mio padre richiama la mia attenzione e mi lancia un occhiolino. Sorrido imbarazzato, ringraziandolo mentalmente, e mi dirigo con calma verso la mia destinazione.

Lungo la strada incontro molti conoscenti, qualche compagno di classe con cui scambio dei rapidi saluti. Molti sono rilassati quanto mio padre, altri invece si trascinano con enorme fatica. Noto che in quest'ultima categoria appartengono gli orfani, i bulli, i disabili. A rigor di logica sono loro quelli più a rischio. Sento di volerli consolare, ma non so cosa dire e temo di apparire come un bugiardo se lo facessi. In fondo sono solo un ragazzo con la media buona proveniente da una famiglia benestante, uno considerato “non a rischio”.
La piazza è ancora mezza vuota ed è circondata da numerose sedie disposte dai senza voce di Capitol City. Credo che vogliano dare l'idea di una mega riunione di distretto dove si discute per prendere questa difficile posizione. Sul palco ci sono già il sindaco, l'accompagnatrice con indosso un abito fatto completamente di girasoli (a vederli da qui sembrano perfino veri! Come farà con le api?) e Sunny, l'unica vincitrice del nostro distretto.

Dopo un'oretta ognuno è al suo posto. Parte l'introduzione, il video di Capitol, parla il sindaco, parla la capitolina. Sunny rimane in fondo al palco, con quell'espressione di perenne noia che l'ha sempre contraddistinta. Nella platea intravedo mio padre seduto in seconda fila, vestito in giacca e cravatta. Ha ancora la stessa espressione di stamattina. Beato lui, vorrei anch'io essere così calmo. Eppure più trascorre il tempo e più mi sento agitato. So che le probabilità non sono così alte per me, che non dovrei lamentarmi, eppure... prendo un respiro profondo e cerco di distrarmi continuando a guardarmi intorno. La mi attenzione viene catturata da una signora in prima fila, vestita di nero e con il capo piegato verso il basso. Mi sembra familiare, ma da qui non riesco a riconoscerla. Un attimo dopo si strofina il palmo sulle guance, come se si stesse asciugando le lacrime. Alza il volto e riesco finalmente a capire chi è: è la signora Forbes, madre di Hellen, mia compagna di classe. La cosa mi rende perplesso: Hellen non è a rischio, proviene da una famiglia a modo, ha voti alti ed è gentile con tutti. Perché allora...?
La consapevolezza mi investe con la stessa voga di un camion e il sangue mi si gela nelle vene. Se il criterio di scelta non fosse quello che io e mio padre pensavamo? Se scegliessero quelli bravi, che hanno maggiori probabilità di tornare a casa? Oh cazzo, questo cambia tutto. Ho la fama di risolutore di problemi, alcuni mi considerano addirittura un genio. Inizio a respirare affannosamente, a grattarmi con insistenza il braccio destro, la testa mi gira e sento la necessità di sedermi. Devo calmarmi, forse è solo suggestione. Posso ancora sbagliarmi. Non avrebbe senso in fondo, perché condannare le potenzialità del distretto?
“Per questa edizione, e solamente questa volta” annuncia la capitolina “Sarà il sindaco a presentare i tributi di questa edizione, in quanto rappresentante di tutti voi”. Il signor Todd, uomo baffuto sulla cinquantina, si avvicina con passo grave al microfono.

“Per questa edizione il distretto 5 ha deciso all'unanimità di escludere i dodicenni. Prego chiunque abbia questa età di lasciare la piazza senza far rumore” I più giovani eseguono in perfetto silenzio, forse per paura che qualcuno cambi idea “La scelta è stata difficile e sofferta, imploro il perdono di voi tutti” aggiunge sull'orlo delle lacrime “Hellen Forbes, sei il tributo femminile di quest'anno”. Il mio cuore perde un battito. Il criterio scelto è la bravura. Oh, merda. Mi piego guardando verso il basso, cercando di placare la nausea. Cerco ricordi felici per calmarmi: papà che mi fa visitare la diga, quel dieci per quella verifica che inizialmente mi era parsa impossibile, il compleanno dell'anno scorso... L'effetto però è l'opposto e finisco per piangere. Mi asciugo in fretta le lacrime, sperando che nessuno si sia accorto di niente.
Hellen è già sul palco, è pallida e il suo volto ovale e perfetto esprime rassegnazione. Sembra stanca, ma è calma. La invidio, vorrei essere anch'io così coraggioso. Per lei però deve essere stato più facile: sapeva già di finire lì, qualcuno ai vertici deve averglielo cinguettato, dunque ha avuto più tempo per digerire il tutto. Magari lei stessa si è proposta.
Mi volto verso papà, ha perso il suo sorriso. Continuo a fissarlo, in cerca di sopporto, soprattutto quando il sindaco sta per riaprire bocca.
“Bruce McRoy, sei il tributo maschile di quest'anno” Papà scatta in piedi, stringendosi le mani fra i capelli, nel suo volto l'orrore. Io non sento niente se non un sottofondo di amarezza. È come se mi guardassi dall'esterno, mi sento pesante e debole.
“Ti sta bene, schiavista di merda!” Urla un signore, un operaio della diga. Un suo collega, seduto vicino a lui, lo zittisce all'istante. Le parole dell'uomo mi riportano alla realtà e danno alla mia candidatura tutt'altra sfumatura. Sul serio? Davvero lo odiano così tanto?
Il volto di mio padre diventa nero d'odio e di ira feroce e con un' aggressività che ho visto solo nei documentari, balza addosso all'uomo ed inizia a riempirlo di pugni. Un altro operaio accorre in difesa del collega e mio padre si trova in minoranza. Mi copro la bocca con le mani per lo stupore, mentre intravedo dei pacificatori accorrere per sedare la rissa che si è appena scatenata.
“Bruce, sul palco” mi ordina un ragazzo accanto a me. Lo ignoro e corro verso mio padre per aiutarlo, per spingerlo fuori di lì, ma vengo intercettato da un'altra guardia
“Calmati! Bruce! Calmati!” mi urla lui, ma continuo a svincolarmi cercando di raggiungere papà. Perché a noi? Papà è brava persona, non è colpa sua! Segue solo le direttive! Non fategli del male, vi prego! Il pacificatore si toglie il casco, è Caio. “Non puoi aiutarlo in questo modo, ci pensiamo a noi a lui. Non peggiorare la situazione e sali” Annuisco debolmente e salgo gli scalini tremando, non mi importa più di come sto apparendo agli occhi del mondo. Hellen mi guarda con pietà con i suoi grandi occhi castani, lucidi per la commozione.
“Mi dispiace, Bruce”
“Dispiace anche a me”

 

Liam “Felino” Evans, studente, Distretto 9

Scendo le scale con passo leggero, per non farmi sentire dai miei genitori. Non voglio le loro rassicurazioni o raccomandazioni, non voglio vedere le loro facce spaventate. Per anni mi sono immaginato questo giorno, e ho paura che le mie fantasie vengano concretizzate. Forse posso ingannare la mamma e il papà, ma non Tom e Bob, che mi vengono incontro scodinzolando, allegri come sempre.
“Fermi, fermi!” ordino bisbigliando, ma loro mi ignorano e continuano a farmi le feste. Entrambi i miei genitori mi vengono incontro, e noto subito la loro delusione. Devono essersi accorti che stavo uscendo senza dire niente. Ho già il giubbino addosso e la tracolla. Non ho molte scuse valide.

“È tutta colpa tua!” Strilla mio padre rivolgendosi alla mamma “L'hai assillato con le tue ansie!”
Mia?” replica la mamma “Ha paura e non voleva mostrartelo!”
“Non dire fesserie! Sono il primo a tremare di fronte alle mietiture!”
“E che non ci sei mai a casa! Ecco perché!” Che c'entra? Perché torniamo sempre lì?
“Se non ci sono è perché sono sempre a lavoro, a differenza tua!”
“Eravamo d'accordo sul fatto che rimanessi a casa con Liam!”
“Non urlate, vi prego” sussurro abbassando lo sguardo e pregando che le mie ciocche bionde coprano il mio volto il più possibile.
Non so come, entrambi mi sentono e si scusano in tremila modi diversi. Si rimproverano di essere dei pessimi genitori, di non mettere abbastanza in primo piano le mie esigenze e i miei sentimenti e blablabla. Questa loro terza unione funziona male come le altre. Non capisco perché continuino a riprovarci, semplicemente non sono fatti l'uno per l'altra. Voglio bene ad entrambi, ma preferirei che divorziassero. Almeno eviterei questi litigi giornalieri. Forse da separati sarebbero più felici. Credo che abbiano paura della mia reazione, devo essere solo un peso per loro.
“Vado, o farò tardi. Mi dispiace” Entrambi mi salutano per poi lasciarmi finalmente andare.

Cammino a testa bassa, per non farmi notare. Non mi piace quando la gente mi fissa. Oggi rischio di essere davvero visto da tutti e ciò mi fa sentire molto a disagio. Tecnicamente non sono a rischio, ma non si sa mai. Magari mi hanno scelto perché troppo cupo e silenzioso. Agli occhi degli estranei devo apparire come uno spettro. Già, che schifo.
“Liam!” trilla una voce familiare. Mi volto: è Harry accompagnato da Damien e Jack “Ti va di andare tutti insieme? L'unione fa la forza” Annuisco, accennando un timido sorriso di ringraziamento. Mi piace stare con gli altri, mi distrae dai miei pensieri. Anche se oggi sono tutti tristi, un sorriso di tanto in tanto riesce a scappare lo stesso. Loro poi sono particolarmente socievoli, cercano sempre di coinvolgermi nei loro discorsi, faccio fatica a rimanere nelle retrovie. Sono veramente felice di averli incontrati.
La piazza è già gremita e circondata da sedili di fieno per ospitare gli adulti. “Darà l'aria da riunione” mi ha spiegato mio padre. Non mi piace l'allestimento però, mi fa sentire in trappola. Davanti a me i capitolini, dietro di me gli adulti che ci accoltellano alle spalle. Come farò a guardarli nello stesso modo dopo oggi? Uccideranno due di noi senza alcuna ragiona. Come giustificheranno la loro scelta, sempre se avranno il coraggio di farlo? Ci stanno consegnando a Capitol ben sapendo quale sarà il nostro destino. Anche se tornassimo, che vita ci aspetterebbe? Tutti conoscono Lucil e la sua dipendenza dalla droga. Dubito che qualche vincitore sia felice della sua vita attuale, ad eccezione dei favoriti. Ma loro non sono normali, non contano. Se il mio nome uscisse dalle loro labbra, sarei finito, in un modo o nell'altro sarei già morto. Cosa ne rimarrebbe di me? Dubito di uscirne vivo in caso. Ho ancora tanto davanti a me. Sono solo all'inizio, si può dire che non abbia ancora iniziato a vivere.
“Liam stai bene? Stai tremendo” afferma Harry preoccupato
“Io...” balbetto a fatica, cercando di recuperare la calma
“Finirà anche oggi, abbi fede” lo ringrazio e mi metto al mio posto. Ho freddo e mi sento solo, vorrei tanto un abbraccio. Noto sul palco che non c'è il sindaco, ma solo il vice che afferma che il primo cittadino non è potuto venire a causa di un raffreddore. Mi sembra strano. È un uomo energetico, mi sembra una scusa un po' sciocca. Non devo essere il solo a pensarlo: alcuni uomini della platea bisbigliano a bassa voce.

Inizia la celebrazione, preceduta come sempre dalle danze tradizionali del distretto nove. La mamma sostiene che una volta tutti amavano ballarla durante le feste, ma ora è una sorta tabù per tutti quanti. Tutti la ricollegano a quest'evento ed abbiamo finito per odiarla. Come sarebbe potuto essere altrimenti?
La capitolina dichiara che sarà il vicesindaco ad annunciare i tributi di quest'anno (solamente per questo, come ci tiene a precisare).

Il vicesindaco saluta cordialmente il pubblico in maniera impacciata, sembra vagamente a disagio.
“Il sindaco è malato e dunque tocca a me farà gli onori di casa. Sono lieto di essere qui per quanto mi riguarda” Sono disgustato. Capisco il voler fare il lecchino e il sottomesso, ma a tutto c'è un limite. Non lo sopporto, come può piegarsi a tutto questo? Come possono farlo tutti? Siete dei vigliacchi, tutti quanti!
“Il tributo femminile è... Dalissa Manique” Poco dopo intravedo una ragazza pallidissima con dei capelli più biondi dei miei. Prima scherzavo sul fatto di apparire come uno spettro agli occhi della mia gente, ma questa fa sul serio. Trasmette una pacatezza e una calma fuori dal comune, come se la nomina non la riguardasse. È inquietante e confesso che mi fa un po' di paura. Non credo sia del tutto normale. Merda, sono troppo cattivo, non sono la persona adatta a giudicare gli altri.
“Ma.. che bella ragazza” commenta la capitolina un po' a disagio.
“Grazie, credo” forfecchia lei. “Sarà l'occasione giusta per assaggiare del tè di qualità. Almeno questo” Sento nel fondo ridacchiare qualcuno. Non li do tutti i torti, anche se è da maleducati. “Non mi aspettavo di essere scelta, in tutta onestà” aggiunge. Per un attimo la vedo titubante, esitante, affranta quasi umana, ma è solo un istante: ha immediatamente recuperato la sua calma.
“Una fan del tè, che bello” replica l'accompagnatrice cercando di sviare il discorso, facendo cenno al vice di proseguire.
Ci siamo. Trattengo il respiro e stringo forti i pugni aspettando il fatidico momento. Non sento nient'altro che il battito impaurito del mio cuore
“L'altro tributo è Liam Evans”.
Mi guardo intorno, sperando che sbuchi un mio omonimo da un momento all'altro. Nessuno si muove, nessuno parla, gli sguardi sono puntati su di me. Oh merda. Mi metto le mani nei capelli e mi mordo forte il labbro per non urlare. Tutto diventa distante, compresi i mormorii della folla, l'urlo disperato di mia madre, la mano che spinge in avanti. Non è vero, non può essere, non è vero, non me, non me, non me, non me, non me, non me, non me, non me, non me....
Guardo la folla da sopra il palco (quando sono arrivato qui?), c'è agitazione, troppa.
“Non può essere!” urla un uomo da lontano “Nessuno conosce quel ragazzo!”
“Eravamo d'accordo di escludere i dodicenni!” Aggiunge un altro. Cosa? Mi guardo confuso intorno ed intravedo il caos più totale. Non capisco.
“Chi diavolo ha votato quel bambino?”
“Il voto è stato manomesso, non c'è alcuna spiegazione!”
“Fuori il vero tributo!”
“Noi abbiamo votato il figlio del vice!”
“Anch'io”
“Anch'io”
“Anche noi!”
“Colpo di scena!” esclama la capitolina parecchio eccitata per lo sviluppo degli avvenimenti. Il vice nel frattempo è diventato rosso, e si morde il labbro, mentre con la mano si sistema il nodo della cravatta. Possibile che...
“Gran figlio di puttana!” ringhio con rabbia
“Qualcuno qui non si è messo d'accordo a quanto pare! Che pessima organizzazione ha questo distretto! Appena gli strateghi avranno preso una decisione in merito vi faremo sapere! Rimanete sintonizzati!” afferma la capitolina canticchiando prima di far cenno di fine trasmissione. Quasi non credo le mie orecchie. C'è speranza di essermi salvato allora. Sento i muscoli delle guance far male da quanto sto sorridendo. È un miracolo, non ci credo.
“Frena il tuo entusiasmo” mi bisbiglia la capitolina “Ho solo detto così per placare la folla. Tu ciccio rimani, che tu lo voglio o no. Non importa dei biechi trucchetti di quello stronzo. Una volta che sei stato chiamato, sei nostra proprietà, e lo sarai per sempre”

E con queste parole, pronunciate da una capitolina dalla pelle di porcellana, il mio cuore si è spezzato in due.

 

 

 

 

Sorpresa! Capitolo in anticipo!

Voilà: ecco i primi 4 distretti, con un focus particolare su Bruce, Adrian, Liam e Jasmine. Mi piacciono tutti per motivi molto diversi fra loro. Voi che ne pensate?

Abbiamo visto anche dei criteri di scelta diversi: il distretto uno ha agito come sempre, il tre (in parte il nove se il vice non avesse fatto il suo giochetto) ha optato per il proprio gioiellino più brillante e un reietto, mentre nel cinque ha dominato molto la pancia.

Questa volta hanno fatto un piccolo cameo Lucil e Asyan, due mentori di Come Little Children!

A proposito! Jasmine accenna al fatto che il distretto 3 non ha fortuna con le accompagnatrici... effettivamente anche nell'altra ff la capitolina di turno non ha fatto una bella figura...

 

p.s. L'autore di Bruce può palesarsi? Mi sono dimenticata a chi appartiene....

p.s. Mi mancano sette schede, se avete bisogno di una proroga fatemi sapere o al termine dei cinque giorni il vostro posto ritorna vuoto

 
  
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