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Autore: Nene_92    27/08/2016    14 recensioni
[Interattiva - conclusa]
La Seconda Guerra Magica è finita da anni e la pace prospera sia nel mondo magico che in quello babbano. Ma una nuova minaccia si prospetta all'orizzonte: creature oscure si stanno muovendo nell'ombra, creature che il mondo magico ha sempre ignorato, anzi, dimenticato. 
Ad occuparsene è sempre stata una famiglia sola: i Grimm, discendenti di Jacob e Wilhelm, i famosi fratelli delle fiabe horror babbane, in realtà appartenenti ad una delle famiglie purosangue più antiche del mondo magico. Una famiglia di cacciatori.
Ma forse anche loro se ne sono scordati...
(per i fan di Grimm: Nick Burkhardt e co iniziano ad apparire dal capitolo 10 bis - Luna Piena --> gli episodi narrati terranno conto di ciò che è successo fino alla quarta stagione, poi si discosteranno dalla serie. In ogni caso, se ci dovessero essere possibili SPOILER avviserò capitolo per capitolo. ;) )
[ la storia fa parte della serie "Grimm" ]
Genere: Avventura, Dark, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro personaggio, Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Grimm'
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33 bis - Amore

Piccola nota prima di lasciarvi alla storia.

Ho leggermente modificato il capitolo precedente nella parte che riguarda Francisco: il ragazzo, dopo la morte della sorella, ha deciso di terminare gli studi a casa e non tornare ad Hogwarts dopo Pasqua.
Questo semplicemente perchè l'autrice non si fa sentire da 4 capitoli e per tutto il corso dell'interattiva è stata scostante. Avevo detto che chi non recuperava in questo mese avrebbe avuto l'OC eliminato e così ho fatto (non avevo voglia di fare una strage di famiglia, ma non tornerò neanche sui mie passi: il personaggio è fuori dalla fan fiction e basta).
Agire in maniera diversa mi sembrerebbe una mancanza di rispetto nei confronti di chi, invece, è sempre stato costante nella partecipazione.

A chi è rimasto, buona lettura! ;)

- Amore -
 



Dicembre 2018, Villa Black - Grimm (vacanze invernali del quinto anno di Eleonore)



Brian si materializzò in salotto... e il suo volto venne preso in pieno da una scarpa volante.
L'uomo, alquanto sorpreso, alzò un sopracciglio. "Che diavolo...?" iniziò a chiedere, mentre focalizzava la figura della figlia, in piedi di fronte a lui, con in mano l'altra scarpa, in procinto di lanciare anche quella. Tuttavia, avendo visto su chi era atterrata la prima, aveva bloccato il gesto a mezz'aria.
"Scusa scusa scusaaaaa!" Pigolò avvicinandosi lentamente a lui, sempre con la seconda scarpa in mano. "Ti ho fatto male papà?"
"Sono stato colpito da cose peggiori." Commentò l'uomo ruotando contemporaneamente su se stesso di centottanta gradi. Solo per vedere Hans - il vero destinatario della scarpa - che stava lentamente scoprendo il volto, protetto fino a quel momento con le braccia. "Ma... cos'è che ha scatenato il tuo istinto fratricida?" Domandò inarcando un sopracciglio. Era suo figlio quello scalmanato. Lei era sempre stata un angioletto, una Tassorosso mancata. Quindi perchè di punto in bianco si era messa a lanciare oggetti addosso al fratello?
"Perchè..." Iniziò la Corvonero con voce titubante, senza però essere in grado di proseguire. Le si era seccata la gola. Come avrebbe reagito suo padre sapendolo?
"A lui non puoi lanciare scarpe addosso, eh Elly?" La riprese sarcastico Hansel.
"Sta' zitto!" Scattò di nuovo lei "Non sono affari tuoi!"
"Sì che lo sono!" Urlò a quel punto lui. "Sei mia sorella! E io non ti permetto di..."
"Non mi permetti? Sai cosa me ne faccio del tuo permesso?" Lo interruppe però la ragazza strillando.
"BASTA!" Si intromise Brian, facendoli zittire di colpo. "COSA-STA-SUCCEDENDO?"
"Eleonore vuole uscire con un ragazzo, ecco cosa sta succedendo!" Urlò Hansel a quel punto.
Per tutta risposta, suo padre inarcò di nuovo il sopracciglio, proprio mentre la figlia esplodeva in un "Per l'ultima volta, non sono affari tuoi!"
"Ho detto BASTA!" Ripetè l'uomo, girandosi verso di lei. "Elena?" Chiese con tono che non ammetteva repliche. Voleva solo che confermasse o smentisse. La vide boccheggiare e arrossire.
"Non è importante! Tanto non ci andrà!" Si intromise di nuovo Hansel, gettando un'occhiata inceneritrice alla sorella.
"E me lo impedirai tu?" Lo sfidò lei con tono canzonatorio, riprendendosi di colpo e stringendo pericolosamente la bacchetta tra le mani, facendo volare delle scintille.
"Non servirà: papà non te lo permetterà mai!" Esclamò il ragazzo trionfante.
"HANSEL-HO-DETTO-BASTA." Scandì Brian perdendo la pazienza. "Tua sorella ha una bocca per rispondere e un cervello per ragionare." Poi si girò nuovamente verso la figlia incrociando le braccia al petto. "Allora? Mi spieghi?" Chiese trovandosi davanti a due occhioni verdi che lo fissavano imploranti.
"Papà ti prego." Sussurrò. 
No, quegli occhi no. Si ritrovò a pensare lui. Sua figlia non poteva chiedergli qualcosa mentre sfoggiava quello sguardo. Lo stesso di Talisia quando voleva convincerlo di qualcosa in cui lui non era d'accordo.
"E' un ragazzo con cui ho iniziato a vedermi in quest'ultimo mese. E mi ha chiesto se potevamo continuare a vederci anche durante queste vacanze." Spiegò Eleonore tutto d'un fiato.
"Papà non starai mica pensando di lasciarla andare vero? E' troppo piccola!" Si intromise nuovamente Hansel.
"Disse quello che alla mia età aveva già scopato metà delle ragazze di Hogwarts!" Fu la risposta piccata della Corvonero. Se gli sguardi avessero potuto uccidere, Hansel Grimm sarebbe morto all'istante.
"Ma io sono un maschio!" Ribattè lui. "E' diver..."
"Ci scommetto che Ariel non la penserà allo stesso modo!" Lo interruppe lei con sguardo minaccioso.
Se possibile, Brian vide suo figlio impallidire. "Che... che vuoi dire?" Chiese infatti con un filo di voce l'interessato. "Cosa c'entra Ariel?"
Per quanto lo spettacolino si preannunciasse interessante - e anche parecchio divertente - all'uomo premeva ritornare all'argomento principale. Per quello li interruppe di nuovo. "Hansel... Non ti avevo detto di stare zitto?" Aveva già scoperto di punto in bianco che sua figlia, sua figlia, stava uscendo con un ragazzo. Era già un duro colpo così. Non aveva bisogno anche degli strilli isterici di entrambi. Quand'è che era diventata una donna? Da quant'è che aveva iniziato a nutrire interesse per i ragazzi? Da quant'è che aveva iniziato ad attirarne gli sguardi? "Allora? Chi è? Voglio sapere nome, cognome, età, casa e dove abita."
Vide la ragazza aprire la bocca per rispondere... e subito dopo richiuderla. "Non ho alcuna intenzione di darti queste informazioni davanti a mio fratello." Affermò decisa dopo un po', incrociando le braccia al petto e assumendo un'aria determinata.
"COSA?" Esplose quest'ultimo.
"Molto bene. Hansel esci." Ordinò Brian. "E non ti azzardare a origliare."
"Ma..."
"HAI SENTITO QUELLO CHE HA DETTO PAPA'? ESCI SUBITO!"

Mezz'ora dopo Eleonore uscì dal salotto saltellando e rivolse un sorriso trionfante - e una linguaccia - al fratello, che quasi le ringhiò addosso. Certo, aveva dovuto comunicare al padre ogni minimo dettaglio di cui era in possesso su Daniel - ed era certa che l'uomo sarebbe andato anche a spulciare ulteriori carte al Ministero - così come aveva dovuto accettare il fatto che sarebbe stato lui ad accompagnarla e a venirla a riprendere a Londra a determinati orari che non aveva potuto in alcun modo modificare. Però aveva detto che poteva andare. Le aveva dato il suo permesso. Non poteva essere più felice di così.

Hansel invece rientrò in salotto furioso. "Come hai potuto permettere una cosa del genere? Ha solo quindi...!" Esclamò all'indirizzo di suo padre. Che bloccò le sue proteste con una sola occhiata.
"Ha solo un anno in meno di quando tua madre è rimasta incinta di te." Lo interruppe.
"Ma..." Tentò di nuovo lui.
Vide l'uomo passarsi una mano sul volto, prima di intimargli con un gesto del capo di sedersi. Poi prese un enorme respiro per cercare di calmarsi e parlargli con tono neutro. "Hans... sai qual era la peggiore paura di tua madre?"
Il ragazzo scosse la testa spiazzato. Era rarissimo sentir parlare suo padre di Talisia.
"Avere una figlia femmina." Continuò l'uomo. "Sapeva perfettamente che, una volta nata, quella bambina non avrebbe mai potuto decidere autonomamente della propria vita." Ogni parola pronunciata gli costava fatica "Che ci sarebbe sempre stato qualcuno pronto a decidere per lei, a prendere le decisioni al suo posto, a controllare e manovrare ogni suo singolo respiro. Quando scoprì di essere incinta di... Eleonore... ne rimase terrorizzata." Fece un enorme respiro prima di proseguire "Sembra ironico, visto come si era abituata in fretta al tipo di vita che conducevo io, alle schifezze e all'orrore che le portavo spesso in casa. Non si è mai spaventata davanti a mostri e demoni, eppure le è bastato sapere di essere incinta di una bambina per crollare. E aveva dannatamente ragione." Continuò aumentando leggermente il tono di voce "Tua sorella non aveva neanche un mese e già Jakob voleva destinarla ad Erik, mentre i Black volevano usarla per riappacificarsi con i SaintClaire, per il matrimonio saltato di tua madre. Come se fossero due oggetti interscambiabili. Talisia ha fatto fatica a dormire per un mese. Appena apriva gli occhi si precipitava a controllare che tua sorella fosse ancora nella culla, come se avesse paura che qualcuno potesse rapirla mentre dormivamo. Per calmarla ho dovuto giurarle - e non una sola volta - che mai e poi mai una cosa del genere sarebbe accaduta. E intendo rispettare questo giuramento, a-qualsiasi-costo: tua sorella vivrà esattamente la vita che vuole vivere. E tu come chiunque altro non potrete far altro che accettarlo."
Il silenzio calò per qualche secondo tra padre e figlio, prima che l'uomo riprendesse la parola con voce divertita. "E poi Hansel... me lo spieghi come avresti potuto impedire a tua sorella di andare all'appuntamento, se non usi la bacchetta neanche per ripararti dalle scarpe che ti lancia? Le braccia usate come scudo? Sul serio?"


Stesso anno, Londra, Mondo Babbano


Emily si asciugò nervosamente le mani sudate sull'orlo della gonna, ingoiando a vuoto. Era nervosa. Parecchio nervosa.
Avrebbe quasi preferito non riceverla quella lettera. Perchè quando lo Stato chiamava, i cittadini dovevano rispondere. E lei era stata chiamata per far parte della giuria che avrebbe deciso su un caso di omicidio.
Come poteva lei, a solo vent'anni, decidere se l'uomo che avrebbe avuto di fronte durante il processo era colpevole o innocente?

Era una responsabilità troppo grossa. E lei non si sentiva minimamente pronta. Era talmente immersa in questi pensieri, che si era fermata nel bel mezzo del corridoio del tribunale. E per quel motivo venne travolta in pieno da un ragazzo. Che senza neanche chiederle scusa, tirò dritto. Come se lei, per lui, non esistesse minimamente.
"EHY TU!" Urlò lei iniziando a corrergli dietro "MA TI PARE IL MODO?"
Il giovane, attirato dalla voce, si fermò un attimo, girandosi nella sua direzione. "Mi pare che tu sia ancora in piedi no?" La canzonò con un forte accento straniero. "Ora se permetti, bellezza, ho altro da fare che ascoltare le tue urla isteriche."
Emily sbattè le palpebre, spiazzata... e il ragazzo scomparve nel nulla.



Erano passati tre giorni da quando il processo era iniziato. Ed Emily si sentiva sempre più confusa sulle dinamiche che avevano portato all'omicidio.
I poliziotti, i testimoni, gli avvocati... sembravano tutti alquanto... bipolari.
Quando interveniva l'accusa sostenevano una teoria, quando invece il controinterrogatorio veniva svolto dall'avvocato della difesa, ecco che tutti modificavano la loro versione, sostenendo l'esatto opposto. Era quasi come se le realtà fossero due... oppure l'avvocato della difesa era solo molto bravo a far cambiare opinione a chi gli stava davanti.
Ma se così era... come potevano loro decidere lucidamente? Neanche i poliziotti che avevano svolto le indagini sembravano immuni all'avvocato. E se non ci riuscivano loro...
Senza contare quell'enorme mal di testa che ormai persisteva da giorni. Emily si sentiva la mente alquanto annebbiata.
Eppure quel giorno la sua attenzione venne catalizzata su qualcos'altro. Un ragazzo che sedeva nelle prime file... lo stesso che l'aveva travolta. Se non avesse dovuto rimanere ferma lì, nel banco riservato alla giuria, si sarebbe alzata di scatto per raggiungerlo e prenderlo a schiaffi.
Lui sembrò accorgersi del suo sguardo, perchè si girò nella sua direzione e iniziò a fissarla con insistenza, rivolgendole addirittura un occhiolino con aria sfrontata.
Emily avampò di rabbia. Come si permetteva? Ma contemporaneamente quello sguardo aveva qualcosa di magnetico e lei si sentiva completamente esposta: era come se, solo con quella occhiata, lui l'avesse completamente denudata. A disagio, distolse lo sguardo.
E quando tornò a guardare in quella direzione, lui era sparito. Di nuovo.


"Pausa pranzo?"
Ad Emily venne quasi un infarto sentendo quella voce. Eccolo di nuovo, il ragazzo che l'aveva travolta quattro giorni prima. Era sbucato apparentemente dal nulla e stava agitando un sacchetto di carta davanti al suo naso.
"Eh?" Chiese inizialmente spiazzata. Per poi ricordarsi di come l'aveva trattata e incrociare le braccia al petto offesa. "Non mi compri con un pranzo. Neanche se fosse il giapponese più buono del mondo."
"Ehm... in effetti, a proposito dell'altro giorno, ti chiedo scusa. Stavo rincorrendo un..." E qui il ragazzo esitò prima di concludere con un tono strano "... una persona e non potevo farmela scappare."
"Sei straniero." Constatò lei. Aveva già notato l'accento il primo giorno, ma con quello scambio di battute la cosa si era solo accentuata.
"Tedesco." Confermò lui. "Allora questo pranzo?" Domandò poi, agitando di nuovo il sacchetto.
Senza dire una parola, Emily glielo strappò di mano e lo aprì, rimandendo a bocca aperta. Era davvero cibo giapponese. Il suo piatto preferito. "Ehy! Come hai..." Iniziò a chiedere, prima di rendersi conto di stare parlando all'aria.


"Erik."
Emily si bloccò di colpo. L'aveva sentita solo quattro volte, ma quella voce l'avrebbe riconosciuta ovunque. "Come?" Domandò girandosi di scatto.
"Mi stavo presentando." Le rispose il ragazzo con una scrollata di spalle.
"Mentre ti do le spalle?" Chiese perplessa lei. "Se non mi avessi parlato, neanche ti avrei visto."
"Non mi piace fare le cose seguendo le regole Emily." Rispose lui con un sorrisetto impertinente.
"Come fai a sapere il mio nome?" Domandò guardinga.
"Magari una volta o l'altra te lo spiegherò... in ogni caso sappi che il tuo processo durerà ancora per poco. Non ti fidare dell'avvocato della difesa: è un gran bastardo. Spero ti sia piaciuto il tuo pranzo l'altro giorno!" Detto ciò la superò con poche falcate e, ignorando i richiami della ragazza, sparì appena svoltato l'angolo.


Non sapeva come, ma Erik aveva avuto ragione.
Al quinto giorno di processo consecutivo, l'avvocato principale della difesa non si presentò. Venne sostituito da un altro dello stesso ufficio che però, evidentemente, non aveva le stesse capacità del collega.
Per la prima volta da quando quel processo era iniziato, le versioni narrate dai vari soggetti coinvolti coincisero, permettendo alla giuria di farsi un'idea piuttosto chiara della situazione. E, per la prima volta, Emily non ebbe quel mal di testa persistente che le annebbiava il cervello e la capacità di giudizio.
Erik, seduto in terza fila, sfoggiava un sorrisetto piuttosto soddisfatto, ma sembrò notarla solo lei, la sua presenza.


Erik Grimm osservava da lontano Emily Blackwood chiaccherare con alcuni colleghi della giuria.
Sapeva che ciò che stava per fare era un'immensa cazzata. Non poteva e non doveva.
Era andato in quel tribunale londinese soltanto perchè gli erano giunte strane voci. Un avvocato che non aveva mai perso una causa, neanche nelle situazioni impossibili. Di sicuro i babbani avrebbero potuto pensare semplicemente ad un avvocato molto bravo. Ma non lui. Soprattutto se il tutto veniva collegato ad una diminuzione innaturale del numero di rospi presenti in zona. Si trattava per forza di uno ziegevolk. Che lui aveva prontamente eliminato. 
Ciò che non si aspettava di certo, era che in quei cinque giorni una semplice babbana sarebbe riuscita ad attirare la sua attenzione.
Ripetendosi mentalmente che nel caso sarebbe stato solo per quella volta e che probabilmente, visto il caratterino della ragazza, avrebbe sicuramente rifiutato, si fece avanti schiarendosi la gola.
"Ehm... Emily..." La chiamò attirando la sua attenzione "...devo ancora farmi perdonare per averti travolto, cinque giorni fa. Quindi stavo pensando: e se ti invitassi a cena?"
Lei si girò, scrutandolo attentamente per qualche minuto. "Sì perchè no?" Fu la risposta dopo un attento ragionamento. "Chissà, magari riuscirai a spiegarmi anche un paio di cosette."
"Del tipo?" Domandò lui con tono innocente.
"Del tipo come fai a sparire e riapparire dalla mia vista in un battito di ciglia."
"Chi lo sa Blackwood... magari sono un mago!"

Non sarebbe stata solo una semplice cena. E non sarebbe stata affatto 'solo quella volta'.



Mercoledì 30 Aprile 2021,
Hogwarts




Anastasia spalancò gli occhi di colpo, rendendosi conto che l'unico motivo per cui era ancora in piedi - e non sdraiata per terra - era l'abbraccio con cui Fabian l'aveva avvolta.
Era stato l'unico ad aver notato di come lei stesse per perdere i sensi: tutti gli altri avevano concentrato la loro attenzione sullo svenimento appena avvenuto di Eleonore Grimm.
"Tutto bene Ani?" Le chiese premuroso. "Sei rimasta incosciente per un pezzo. Vuoi fare un salto in infermeria?"
Continuando ad aggrapparsi a lui, la ragazza scosse la testa. "Tranquillo, sto bene. Ho solo avuto... più visioni insieme diciamo." Si sporse oltre le spalle del tassorosso, notando così la confusione che alleggiava in tutta la Sala Grande. "Fabian... cos'è successo mentre non ero cosciente?" Domandò titubante. "Perchè sono tutti così agitati?"
"Eleonore è svenuta... in modo molto strano." Spiegò lui.
"L'ho appena vista." Sussurrò lei ripensando di colpo alla sua visione.
"L'hai vista svenire? Ma... eri incosciente anche tu!" Esclamò Fabian perplesso.
"No... l'ho vista... due anni fa... ho avuto una visione su di lei di due anni fa..." Cercò di spiegarsi la Corvonero mentre cercava di ricollegare i pezzi. "E poi... ho visto... Crimilde... no, aspetta... era ancora Emily... ed Erik Grimm" Continuò boccheggiando, rendendosi conto man mano di quello che aveva appena effettivamente visto. "OH PER MERLINO! Erik Grimm! Ecco qual era il collegamento con la babbana... CIRCE E MORGANA..."
"Non ti seguo..." Mormorò perplesso Fabian.
"Eleonore è stata portata in infermeria?" Lo interruppe però Anastasia.
"Sì, da Daniel di..." Le rispose lui, senza riuscire però a dire altro: la Hexenbiest era già partita di corsa.

Fabian fece per seguirla, ma la sua strada venne bloccata da Michael Morris. "E tu cosa pensi di fare? Non hai sentito cosa hanno detto gli insegnanti? Tutti gli studenti devono seguire i prefetti nelle loro Sale Comuni. Siamo entrambi prefetti, quindi devi venire con me e aiutarmi." Affermò il ragazzo con un tono talmente deciso che Fabian non trovò il coraggio di opporsi.

In fondo Anastasia se la sarebbe cavata anche da sola no?


Non gli rimase così altro da fare che seguire il suo compagno di casa, aiutandolo a radunare tutti i dispersi.
Senza sapere che, così facendo, in realtà lo stava solo aiutando a realizzare un piano più grande.

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"Sei sicuro di quello che hai visto?"
"Faccio fatica a crederci anche io, ma sì."
"Non puoi... che ne so... aver interpretato male?" Chiese Virginia con una nota speranzosa nella voce.
Ma Caos scosse la testa. "Non mi sto sbagliando, anche se sembra assurdo. Io vedo semplicemente quello che è stato, non sono un veggente o un profeta le cui parole devono essere interpretate." Cercò di spiegare mentre entrambi si dirigevano a passo svelto verso l'infermeria.
Virginia dovette correre per stargli dietro. Fu solo sforzandosi un bel po' che riuscì a superare le gambe lunghe del ragazzo, passargli davanti e bloccargli la strada con le braccia spalancate. "Caos, non possiamo dire tutto questo a Daniel! Ti rendi conto di quello che stiamo per fare? La ragazza che ama, con la quale ha litigato di nuovo appena due giorni fa, è caduta in coma e a ridurla così è stata la sorella. Merlino! Gli verrà un collasso! Lui ha sempre adorato Gretel! Non ho la minima idea di come potrebbe reagire a tutto questo! Potrebbe anche decidere di andarla a cercare... e finirebbe per farsi ammazzare! Nessuno di noi reggerebbe cinque minuti con un Grimm! Senza contare che Gretel potrebbe anche non agire da sola..." Avrebbe continuato così all'infinito, ma il tassorosso le mise una mano sulla bocca per fermarla.
"Non servirà dirgli tutto: i Grimm hanno parecchi nemici. Intanto diciamogli che cosa ha ingerito Eleonore, poi vediamo come si evolve la situazione. Dici che è la donna che ama? Beh, spero che sia davvero così."

Nel frattempo erano arrivati davanti all'infermeria.
Dove trovarono una Lex intenta a fare avanti e indietro per il corridoio con aria nervosa.
Arrestò i suoi passi per qualche secondo vedendoli arrivare, poi riprese l'attività esattamente dove l'aveva lasciata.
Aveva provato ad entrare in infermeria più volte nell'ultimo quarto d'ora, ma glielo avevano ripetutamente impedito, cosa che l'aveva lasciata alquanto contraddetta.
Ma, si ritrovò a ipotizzare Caos, lei non conosceva le reali condizioni in cui versava la sua migliore amica o non sarebbe stata così - relativamente - tranquilla. L'ipotesi venne confermata proprio dalla Serpeverde che, dopo aver indirizzato loro un debole sorriso, iniziò con un filo di voce un monologo autoincoraggiante. "E' solo molto stanca Lex... quest'anno è stato un anno molto stressante... e gli ultimi due giorni... è solo crollata... adesso Daniel uscirà dicendo che sta bene... e poi tu li prenderai a schiaffi e li obbligherai a fare pace... sta bene... sta be..."

Virginia e Caos si lanciarono uno sguardo preoccupato. Era il caso di informare anche lei?

L'andirivieni di Lex nel corridoio venne interrotto dalla porta dell'infermeria aperta all'improvviso, dalla quale venne sbattuto fuori a forza Daniel.
"Non ci aiuti in questo modo. Torna nel tuo dormitorio ragazzo!" Fu il commento secco della donna prima di sbattergli la porta in faccia.

Per qualche secondo, tutti i presenti nel corridoio si bloccarono, come se il tempo fosse stato sospeso.
Poi il Caposcuola, con il volto stravolto dal dolore, si scagliò con forza contro la porta, urlando a gran voce di voler entrare.
Era uno spettacolo a dir poco straziante vedere Daniel così fuori di sè. I suoi lineamenti erano completamente devastati dalla sofferenza che stava provando e nulla sembrava in grado di farlo ragionare, neanche i ripetuti richiami di Virginia.
Aveva definitivamente perso la testa nel momento in cui gli avevano riferito che la Corvonero era entrata in coma e che niente di quello che le avevano somministrato aveva avuto il minimo effetto.
Lentamente, si lasciò scivolare lungo il muro, nascondendo il volto tra le mani. Non aveva neanche la forza per piangere.

E a quel punto Caos decise di intervenire. Cercare di far ragionare il suo compagno di casa in quel momento era completamente inutile, perciò decise semplicemente di agire, mentre dentro di sè pregava di aver intuito la cosa giusta.
Più ci pensava, più gli pareva l'unica soluzione ovvia. In fondo Eleonore era andata proprio da Daniel, prima di svenire. Quindi doveva averlo pensato anche lei.
Non gli rimaneva altro da fare che tentare.
Nel modo più calmo del mondo avanzò verso la porta, estrasse la bacchetta e alzò un braccio per bussare. "Scusate, non è che si può avere una pozione per il mal di testa? Mi sta scoppiando! C'è troppa confusione qui!" Chiese aumentando progressivamente il tono della voce.

Virginia, Lex e Daniel, davanti a quella insolita richiesta, si girarono di scatto nella sua direzione, ma lui gli ignorò. "Neanche mi considerate eh? Beh, scusate tanto ma io ne ho proprio bisogno... BOMBARDA!" Concluse facendo esplodere la porta.
Prima di dare il tempo a Madama Chips e alla sua aiutante di realizzare pienamente la situazione, puntò loro la bacchetta contro e - ripetendosi mentalmente che lo faceva per una buona causa - le pietrificò. "DANIEL! Anzichè disperarti per niente MUOVI-IL-CULO e vieni a baciarla." Ordinò in un tono che non ammetteva repliche. "Mai sentito parlare di fluchschlafes?" 


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Dopo lo svenimento di Eleonore Grimm, gli insegnanti avevano dato il preciso ordine ai prefetti di riaccompagnare ogni singolo studente nei rispettivi dormitori e di aspettare lì fino a nuovo ordine.
Per quel motivo Milly Halliwell, insieme agli altri prefetti dei Grifondoro, aveva - non senza fatica - convinto tutti gli studenti della sua casa a seguirla fino alla Torre e a farli accomodare, tra gli sbuffi e le proteste, nella Sala Comune.
Di certo non poteva smorzare però tutte le loro chiacchere, che si riversavano come un fiume in piena in ogni angolo della stanza.
Solo facendo l'appello dei presenti - l'elenco le era stato dato frettolosamente in mano da un professore - si accorse che alcune persone erano assenti.
Due per l'esattezza: Gretel Grimm e Michelangelo Hamato.
Non ci fece caso più di tanto:
sapeva che quella sera c'era la luna piena ed era convinta che la più piccola delle sorelle in quel momento si trovasse in infermeria con Eleonore.
Per quel motivo quando la ragazzina entrò dal buco del ritratto, ponendosi davanti all'ingresso, il suo istinto fu andare verso di lei e chiederle come stesse la Caposcuola. A quanto pareva bene, dato il sorriso che sfoggiava.
Peccato che da vicino quel sorrisino fosse tutto forchè confortante. E Milly fece d'istinto un passo indietro.
"Grazie Halliwell, li hai radunati tutti tu, risparmiandomi la fatica." Disse Gretel con un tono di voce che non le apparteneva. "MIA SORELLA E' IN COMA!" Esclamò facendo girare tutti nella sua direzione, mentre alzava la bacchetta in aria dalla quale iniziò ad uscire un gas. "CHE NE DITE DI FESTEGGIARE CON UNA BELLA DORMITA? In fondo, quando una principessa si addormenta, porta con sè tutti i suoi sudditi."

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"Micah, cosa stai facendo?" Chiese tossendo con tono di voce disperato Page, mentre si copriva la bocca con un fazzoletto e avanzava barcollante verso di lui.
"Quello che va fatto, sanguesporco. Adesso ci facciamo tutti quanti una bella dormita e vedrai che quando aprirai gli occhi ti ritroverai in un mondo molto migliore." Spiegò il Corvonero con voce zuccherosa.
Page cercò di estrarre la bacchetta dalla tasca per fermarlo, ma il ragazzo sembrò intuire i suoi pensieri, perchè pochi secondi dopo si ritrovò a volare per aria e a sbattere violentemente contro la parete.
Boccheggiante e con il fiato mozzo, guardò il fidanzato incredula. "Che cosa... che cosa ti è successo?" Domandò con le lacrime agli occhi.
Nonostante la vista appannata però, vide comunque un'omba muoversi alle spalle di Micah e, suo malgrado, capì cosa doveva fare.

Doveva distrarlo.

Distrarlo finchè fosse riuscita ad avere fiato.
Quello non era il suo Micah.

Per quello, mettendosi a carponi - non aveva la forza e neanche il fiato per rialzarsi, senza contare l'enorme mal di testa che aumentava ogni secondo - iniziò ad avanzare strisciando verso di lui.  "Mic... Mic... guardami! Qualsiasi cosa..."
Ma venne nuovamente buttata contro la parete da un incantesimo che però perse forza a metà tragitto.
Brian, aprofittando del diversivo che lei gli aveva fornito, aveva sbattuto la chitarra in testa a Micah, facendogli perdere i sensi. E bloccando così tutti gli incantesimi che il prefetto stava eseguendo contemporaneamente. Anche il gas infatti smise di uscire dalla bacchetta.
"L'ho sempre detto che con una chitarra posso fare più danni che con una bacchetta." Commentò il ragazzo soddisfatto, dirigendosi il più velocemente possibile verso la finestra e spalancandola. "Ma che gli è preso?" Chiese poi aiutando la sua compagna di casa a rialzarsi. "Stai bene Page?"
La Corvonero accettò volentieri quell'aiuto e tremando come una foglia puntò la bacchetta verso il suo ragazzo per legarlo. "Scusa, ma è anche per la tua sicurezza." Si scusò rivolgendosi al fidanzato svenuto. "Credo fosse sotto Imperio, Brian... il che significa che siamo tutti in pericolo."
"Avvisiamo un insegnante?" Propose lui con tono dubbioso.
"No... di qualsiasi cosa si tratti ho paura che possano essere coinvolti anche loro... consapevolmente o meno..." Sussurrò lei a bassa voce. Aveva notato che molti dei loro compagni di casa li stavano osservando di sottecchi, mentre cercavano di riprendersi da quanto appena avvenuto.
"Perchè dici così?"
"Perchè mi sembra che tutti gli avvenimenti che stanno accadendo stasera sia atti soltanto a distrarci da qualcosa di più grande."
"Credo che tu abbia ragione." Confermò la voce di Anastasia, comparsa in quel momento dietro di loro. "E adesso capisco perchè prima Micah mi abbia trascinato a forza fin qui, impedendomi di andare in infermeria come era nelle mie intenzioni. Muoviamoci, vi spiego strada facendo."

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Eleonore aprì gli occhi... e si ritrovò ad osservare il nulla.
Anzi, era più corretto dire che era lei a non vedere nulla. Intorno a lei c'era solo buio.
Un buio pesante e spaventoso che, se possibile, diventava ancora più pesto ogni secondo che passava.
La ragazza di solito non aveva paura. Era stata abituata a controllare le emozioni negative sin dall'infanzia. Ma in quell'occasione sembrava che tutti gli insegnamenti Grimm l'avessero abbandonata.
Non era solo spaventata. Era terrorizzata.
Avrebbe voluto aprire la bocca per chiedere se lì intorno c'era qualcuno, ma si accorse di non riuscire ad emettere neanche il più piccolo suono. Perchè aveva la bocca piena... di terra.
Se ne accorse con orrore quando provò a deglutire: le sue corde vocali si riempirono di terriccio, impedendole così di incamerare aria.
Sempre più disperata, tentò una fuga. Per correre dove, non lo sapeva neanche lei.
L'unico desiderio che aveva era di allontanarsi da lì il più possibile. Ovunque fosse questo 'lì'.
Ma riuscì a muovere solo tre passi in modo malfermo che una voragine si spalancò davanti a lei, facendola sprofondare ancora di più.

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"No ragazzi, vi state sbagliando... non posso essere io." Affermò Daniel scuotendo la testa.
"Oh andiamo muoviti! E' una cosa che hai fatto per due anni di fila e adesso ti fai dei problemi?" Sbottò Virginia incrociando le braccia al petto. "Vedila così Daniel... se Caos ha ragione e questa cosa funziona, allora vi siete complicati la vita da soli tutto l'anno. Se invece non sei tu... beh... almeno avrai una buona scusa per rifarti una vita e non restare per sempre ancorato al suo ricordo." Lo provocò invece Lex. "Ma sappi che, in entrambi i casi, vi beccherete comunque entrambi un pugno da me."
"Non può essere così semplice..." Borbottò ancora lui, volgendo lo sguardo verso Eleonore. Era distesa sul letto di schiena, con le braccia incrociate sulla pancia. Era pallida come un fantasma e sembrava respirare appena. "Le cose dei Grimm non sono mai semplici..."
"E invece lo è, se sei quello giusto." Lo incoraggiò Caos "In fondo cosa ti costa provare?"

In fondo cosa gli costava provare? Avere la possibilità, seppur minima, di essere quello che l'avrebbe strappata dalla maledizione? Dimostrare a tutti - Grimm compresi - che anche lui valeva qualcosa. Che poteva essere alla sua altezza. Che...
Ma se lei si era fatta mettere incinta da Erik... allora forse toccava a lui risvegliarla...
Merlino! Non ci voleva pensare.

"Daniel... le due incantevoli infermiere non resteranno bloccate tutto il giorno." Interruppe il filo dei suoi pensieri Lex con tono inviperito. "Quindi MUOVITI!"

E va bene! 

Non sono in infermeria e lei non è in coma.

Daniel si chinò su di lei.
Non è successo niente di quello che è successo quest'anno. E' una mattina come le altre e lei sta stranamente ancora dormendo.
Le scostò una ciocca di capelli dalla fronte.
E tu vuoi svegliarla solo per dispetto. Perchè in fondo ti diverte sentirla inveirti contro con finta voce arrabbiata mentre invece i suoi occhi verdi ridono.
La baciò.

Qualche secondo in cui non successe assolutamente nulla.
Poi la Corvonero spalancò gli occhi e si alzò di scatto, tossendo e cercando di incamerare aria.
Tra un respiro e l'altro boccheggiò una parola.
"Lupi"

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Ehilà!
Sono tornata!
Che ne dite? Avrei voluto aggiungere un'altra scena ma sarebbe diventato infinito (e non volevo lasciarvi a secco per troppo tempo) così l'ho chiuso qui e il resto sarà nel prossimo (sperando di non far diventare questa notte infinita).

Zoey nel prossimo i tuoi bimbi avranno ampio spazio ;)

Ci vediamo tra una settimana! Ciaoo!





  
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