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Autore: TotalEclipseOfTheHeart    28/08/2016    3 recensioni
Elayne O'Connel ha solo sedici anni quando la sua vita viene sconvolta, e scopre di essere stata scelta come Guardiana della Terza Dimensione, Astrapos, per combattere contro il male.
Perchè Yggdrasil, l'Albero del Mondo, sta morendo, e con lui, anche il sigillo che teneva prigionieri Nidhoggr, la Grande Viverna, sta svanendo.
Solo I Sette Guardiani possono combatterlo, ritrovando l'Aetherna, l'unica anima pura che possa sconfiggere il mostro.
E' però una lotta contro il tempo, perchè, se sarà lui a trovarla, per loro, per tutto il mondo, sarà la fine...
Tratto dal testo:
"Non ho scelto io il destino che mi è stato assegnato.
Mi sono svegliata un mattino, e booommm … la mia vita non era più come prima. Semplicemente, gli dei o chi per loro avevano altri programmi per me, e che mi piacesse o no, dovevo seguire la strada che avevano tracciato.
Seh … se pensavate davvero che gli dei fossero dei santarellini tutto amore e amicizia, mi spiace deludervi ma … non è affatto così. Prendete me, per esempio. Pensate davvero che volessi rischiare le penne per salvare il mondo? Io??? Tre denunce per rissa e sette sospensioni, tutte in scuole diverse … come no."
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Watchers Chronicles'
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Capitolo VII
I Frutti della Vita
 

Decisamente, avrei preferito non svegliarmi mai da quel colpo.
Ok, ero felicissima di essere ancora viva e vegeta.
Però, se avessi potuto scegliere, me ne sarei rimasta a letto perché, per essere sincera, lo spettacolo che mi attendava fuori da quella infermeria non era proprio dei migliori.
Uscii che era ormai sera.
Avevo passato il pomeriggio ad ascoltare le liti furibonde di Chrys e Jakhaal perché, finalmente, avrei potuto andare in missione.
Peccato, però, che non fosse esattamente nel ruolo in cui mi sarei aspettata.
 
“Col cazzo! Non se ne parla nemmeno!”, aveva detto Chrystal quando, subito dopo essermi finalmente svegliata, Ainu aveva annunciato che, per la missione di recupero del Frutto, avrei dovuto essere presente anche io.
Jakhaal aveva alzato gli occhi al cielo, esasperato: “E ora che c’è? Da quando in qua sei così premuroso nei confronti di qualcuno?”
Quello divenne bordò, borbottando incerto: “Chi, io? Premuroso? Stai scherzando? È solo che non voglio vedere la mia allieva migliore morire a causa della stupidità di qualcun altro!”
Ainu sbuffò, divertita: “Certo, vogliamo parlare del modo in cui le sei rimasto a fianco, anche col braccio fratturato, mentre cercava di riprendersi?”
Lo guardai, interrogativa, ma lui voltò lo sguardo, intestardito: “Ve l’ho già detto, io non mi affeziono a nessuno, tantomeno a una stupida umana.”
Sussultai, ferita, osservandolo senza capire.
Ok, va bene, forse non ero esattamente il massimo della simpatia, ma dopo tre mesi di addestramenti assieme, e il fatto che, nell’ultimo scontro, avesse deciso di sacrificarsi per me, mi sarei aspettata come minimo un qualche legame affettivo.
E invece niente.
Mi morsi il labbro, dandomi, per la centesima volta in quei giorni, della stupida.
Decisamente, dovevo smetterla di dargli tante possibilità, era ormai più che evidente che non era affatto capace di mostrare gentilezza verso qualcuno.
Il silenzio era calato, tetro, nella stanza, per cui decisi di intervenire: “Bene, allora, questa stupida umana vorrebbe sapere esattamente per quale motivo sarebbe un peso per la missione, Mr. Ghiacciolo.”
Quello sbuffò, e rispose: “Senza il tuo Frutto sei peggio che inutile, quindi non vedo perché dovremmo prenderti con noi!”
Strinsi i denti, mentre la rabbia prendeva il sopravvento: “Ok! Se è questo che pensi, allora posso anche starmene qui a marcire, mentre voi andate a farvi ammazzare. E buona fortuna, perché ne avrete bisogno! Hai forse scordato che io sono la sola qui che può percepire la presenza del Frutto? Hai la più pallida idea di cosi significhi setacciare Sette Universi alla ricerca di un oggetto, senza il minimo indizio su dove sia? Sarebbe come cercare un ago in un pagliaio!
E inoltre, Mr. Simpatia, potrei, di grazia, avere almeno il piacere di sapere perché tanto disprezzo nei miei confronti? È da quando ci siamo incontrati che continui a trattarmi peggio di uno zerbino, e ora viene fuori che io sarei solo una stupida umana? Si può sapere che problemi hai con quelli della mia specie? Ti abbiamo forse fatto qualcosa? Perché a me sembra di no, anzi, credo che tu sia solo un cretino, un egoista e un ipocrita!”
Jakhaal e Ainu erano immobili, e osservavano imbarazzati il pavimento mentre, spietata, la mia predica accorata raggiungeva le orecchie indifferenti di Chrystal che, alla fine, si alzò, osservandomi gelido negli occhi.
Per la prima volta da quando l’avevo conosciuto, per un breve istante, provai veramente terrore nei suoi confronti, tale era l’odio con cui mi guardò.
“Si, decisamente, voi mi avete fatto molto più di qualcosa. E se sapessi cosa è veramente successo, cosa i tuoi simili mi hanno fatto, allora, credimi, anche tu ne saresti disgustata.”, detto ciò, se ne andò, senza fare altro.
Immobile, lo osservai in silenzio, poi il mio sguardo si posò su Jakhaal e Ainu che, immobili, si erano limitati ad ascoltare in silenzio.
Quello alzò le spalle: “Non chiedermelo nemmeno. Non abbiamo idea di cosa gli sia successo prima di unirsi a noi, lo Spirito Magno della sua dimensione lo ha portato qui, ma non ci ha mai raccontato nulla del suo passato.”
Alzai gli occhi al cielo: “Perfetto, un altro mistero da risolvere.”
 
Sospirai mentre, in silenzio, vagavo sola tra le macerie semidistrutte dall’attacco.
L’odore di zolfo e sangue impregnava ancora l’aria quasi fredda della sera, mentre mi avventuravo tra quel mausoleo di ruderi in rovina, tra i marmi un tempo magnifici ormai distrutti, in mezzo ai corpi dilaniati e alle armature infrante.
Gli Angeli Combattenti avevano cercato di difendere strenuamente la loro casa, ma contro la furia schiacciante dell’esercito oscuro, non era servito a molto. Solo il supporto dei tre Guardiani Veterani aveva impedito che il Santuario cadesse in mano dei nemici, per il resto, la maggior parte della forza bellica del Mausoleum ne era uscita distrutta, nulla sarebbe stato più come prima.
Vagando senza meta in quell’inferno di corpi ormai privi di vita, mi trovai per la prima volta, da quando ero entrata a far parte di quel mondo, di fronte a una realtà terribile, che andava oltre qualsiasi previsione e, decisamente, per la mia mente impreparata fu troppo. Semplicemente, non potevo sopportarlo.
Fino ad allora, ero vissuta in una dimensione pacifica, lontano dalle guerre e dalla sofferenza, chiusa in un bozzolo d’ignoranza che aveva impedito al mio animo di entrare in contatto con quella realtà, forgiandosi come invece si erano forgiati gli animi dei miei compagni che, tutto sommato, erano abituati agli scontri e alle sofferenze della vita. Io, invece, ero sempre stata cieca, sorda, e ora ne pagavo le conseguenze.
Rientrai nelle mie stanze radicalmente cambiata, e, per i giorni successivi, non ne uscii più.
 
“El … eddai, stiamo iniziando a preoccuparci.”, per l’ennesima volta in quella settimana d’isolamento volontario, Ainu era di fronte alla mia porta, cercando di smuovermi dal mio silenzio ostinato.
“Lasciami stare, non ne voglio parlare.”, ribattei, girandomi ostinata nel mio letto.
Ovviamente, non mi diede retta.
Con uno sfrigolio incerto, il legno della porta iniziò a formare un varco, obbedendo docile al comando della Guardiana della Foresta che, silenziosa, mi si sedette accanto, osservandomi comprensiva: “Ehi … tutto bene? È per Chrys? Sai com’è fatto, a volte non può proprio fare a meno di comportarsi da scemo.”
Scossi il capo.
Certo, c’era anche quello, ma sul suo carattere volubile, ormai mi ero rassegnata.
Era il trauma dell’attacco a bloccarmi.
“No, lui non c’entra niente.”, dissi, cupa.
“Me ne vuoi parlare?”, chiese, cercando d’incoraggiarmi.
Sospirai, poi annuii. Sentivo che, se non ne avessi parlato al più presto con qualcuno, avrei rischiato di scoppiare: “E’ per l’attacco. Io … non pensavo fosse realmente così … orribile. Non ho mai saputo cosa fosse veramente una guerra, e ora che mi ci ritrovo in mezzo, è troppo, non credo che riuscirò a sopportarlo. Semplicemente, non è il genere di cose che mi sarei aspettata.”
Lei mi si sdraiò accanto, silenziosa, poi esordì: “Sai, posso capire come ti senti.”
Mi voltai, osservandola interrogativa.
Lei sorrise, gentile: “Vedi, anch’io all’inizio non avevo alcun contatto con la guerra. La mia Dimensione, Dasos della Foresta, è sempre stata abbastanza pacifica, se paragonata alle altre, e specialmente tra gli elfi, i miei simili, i contrasti erano rari e poco violenti. Purtroppo, nonostante le opposizioni della mia famiglia, io volevo viaggiare: avevo un grande potere guaritivo, e volevo utilizzarlo per aiutare le persone.
Sfortunatamente, la medicina elfica è molto vicina alla magia, e fuori dal mio regno, tale arte non era sempre ben vista, anzi, spesso la si scambiava con la stregoneria, a quel tempo molto diffusa. Per quanto cercassi di rendermi utile, alla fine venivo sempre cacciata, braccata, e come valeva per me lo stesso accadeva per molte altre giovani donne e uomini: la caccia alla stregoneria ormai dilagava ovunque, fatta eccezione per il territorio elfico. Per me, che ero sempre stata abituata alla quiete del mio regno, quella violenza immotivata, quei villaggi rasi al suolo per un niente, erano decisamente troppo da sopportare.”
“E poi?”, chiesi. Non avrei mai immaginato che dietro a una persona gentile e solare come Ainuviel potesse celarsi un passato simile.
Iniziai a chiedermi se, dopotutto, non fosse colpa di Chrys se odiava la mia razza. Se anche lui non avesse un peso orribile da sostenere, come lei.
Sorrise, e proseguì: “Bhe … alla fine, compresi che nascondermi e fuggire via non sarebbe servito a nulla, e decisi di continuare a mandare avanti la mia arte, anche se questa avrebbe potuto causarmi problemi. E ora, a distanza di quasi 400 anni, eccomi qui, con i miei amici, ad affrontare un’altra battaglia, senza più il terrore della distruzione a bloccarmi.”
“Vorrei poter essere forte come te.”, ammisi infine, arrossendo appena e spostando lo sguardo di lato.
Odiavo ammettere la mia debolezza, ma era vero.
Invidiavo la forza con cui lei aveva saputo affrontare il suo destino, e avrei voluto possederne altrettanta.
“Ma tu sei forte, piccola pulce!”, ci voltammo di scatto.
Jakhaal, silenzioso e scaltro, si era avvicinato alla stanza, ascoltando tutto quello che ci eravamo dette.
Ainu divenne bordò: “Tu! Hai origliato tutto!”
“Ehi, non scaldarti tanto, fiorellino, mica eravate nude, no? Anche se, a dire il vero, non mi sarebbe dispiaciuto affatto.”
“Scemo! Non lo sai che non si entra senza permesso nelle stanze di una ragazza? Pervertito! E se era in doccia?”, fece lei, livida di rabbia e indignazione.
Lui alzò un sopracciglio: “La stanza di una ragazza? Sul serio? Io qui vedo solo un tronco marcio e una bulletta da rissa … dove sarebbe la ragazza?”
Ovviamente, a quel punto fummo in due a tremare di rabbia per cui, in meno di un secondo, il nostro compagno si ritrovò steso a terra, fermamente bloccato da un fitto intrico di liane, e con i capelli sfrigolanti di elettricità per la scossa appena subita.
Altrettanto ovviamente, quello non parve esserne minimamente scosso, anzi, era sano come un pesce e, ridendo, disse: “Ok, Ok … niente più battute cattive. Comunque, piccola anguilla elettrica, Ainu ha ragione, sei molto più forte di quel che pensi, altrimenti, come avresti fatto ad affrontare a testa alta un cambio di vita come quello che ti è capitato? Hai saputo accettare il tuo ruolo, certo, inizialmente non era semplice, ma alla fine, quando si è trattato di combattere contro Apophis e difendere l’Albero, non ti sei tirata indietro. Sei forte, anche se non te ne rendi conto!”
Sorrisi appena.
Era vero, in quei tre mesi di allenamento, ero cambiata, non era più la semplice ragazza di città di quando ero arrivata: ormai ero una guerriera.
Li osservai in silenzio.
Dopotutto, nonostante le innumerevoli differenze che ci separavano, eravamo un bel team. Difficilmente avrei saputo tirarmi su da sola, senza la gentilezza delicata di Ainu o gli incoraggiamenti esuberanti di Jakhaal. Non avevo quasi fatto in tempo a rendermene conto, che quei ragazzi erano già diventati dei preziosissimi amici per me che, fino ad allora, non ne avevo mai avuti.
Quando hai la fedina penale sporca, e viaggi in precario equilibrio da un Istituto Riformativo all’altro, impari presto che nessuno è realmente interessato a stringere dei rapporti con te: sei la feccia della società, perché dovresti essere accettato?
Io con quella realtà avevo imparato ormai a conviverci da anni, era diventata parte di me, costringendomi a diffidare degli altri quanto questi diffidavano di me, e quindi non ero mai riuscita a stringere delle vere amicizie.
Con loro, invece, era del tutto diverso.
Avevamo un peso comune sulle spalle, che ci teneva vicini, e inoltre sapevano bene cosa fossi costretta a passare, e quindi cercavano di starmi accanto il più possibile.
O almeno, Ainu e Jakhaal ci provavano. Erano giorni che non vedevo Chrys, e per quanto fossi convinta di non meritare il suo rancore solo a causa della mia razza di appartenenza, sentivo di dover chiarire le cose con lui il prima possibile.
Altrimenti, avrei rischiato seriamente di impazzire.
“Grazie ragazzi, non saprei cosa fare senza di voi.”, Ainu mi sorrise, mentre Jakhaal, liberatosi come un niente dai tralci di liane che lo intrappolavano, ci strinse entrambe in un abbraccio che, per una persona normale, sarebbe stato certamente letale.
“Così si fa, pulce! E ora, forse è il caso di andare a tirare il surgelatore fuori dal suo buco, che si parte per la missione!”, disse, avviandosi divertito verso le stanze di Chrys.
Lo seguii, curiosa: “Quindi, io che dovrò fare esattamente?”
Lui tirò su un muso canzonatorio: “Mahhh … sarai il nostro navigatore portatile, no? Ogni tanto, dovrai mettere su una voce da robot e dire cose come –Fare inversione a destra-!”
Lo guardai male: “Seriamente, io non ho la minima idea di come percepire la presenza del Frutto.”
Mi scompigliò i capelli, ridendo al mio sguardo di rimprovero. Sapeva quanto odiassi venire strapazzata come un cuccioletto, ma evidentemente si divertiva troppo a stigarmi per poterne fare a meno: “Beh … partiremo con Atrea, il nostro mezzo di trasporto per i viaggi lunghi. Dentro la cabina principale, c’è un Risonatore, un congegno magico che riesce ad aumentare temporaneamente le nostre capacità percettive, collegata a quello, cadrai in un breve trance e avrai una chiara visione del covo in cui si trova il Frutto. Semplice, semplice!”
Alzai un sopracciglio.
L’idea di venire attaccata a un congegno di dubbia validità non mi attizzava esattamente molto. E se fossi rimasta a dormire per il resto dei miei giorni?
“Tranquilla. Nel peggiore dei casi, passerai a miglior vita!”, fece lui mentre io, indignata, cercavo di affibbiargli una bella scossa in testa.
Niente da fare, bloccò il mio colpo a mezz’aria, sempre ridendo divertito.
Evidentemente, ne avevo di strada da fare.

 

Note dell'Autrice:
Ben ritrovati!
Eccoci qui con un altro capitolo, questa volta, di transito.
Visto che avevo preso un ritmo abbastanza serrato nei passi precedenti, facendo accadere parecchie cose in si e no sei capitoli, ho pensato di spezzare un po' il ritmo con questo volumetto ponte.
Così, ne ho un pochetto approfittato per introdurre meglio i personaggi di Ainu e Jakhaal, che fin'ora non si sono mai mostrati moltissimo, ed accennare sia al passato di Chrys, sul quale si ritornerà più avanti, che, in modo appronfodito, a quello di Ainu. Tranquilli, se siete curiosi di sapere anche qualcosa sul nostro Guardiano della Roccia, non rimarrete delusi, ma dovrete attendere un pochetto.
Per ora, lasciamo i nostro amici ad apprestarsi alla partenza visto che, ormai, la missione è alle porte.
Ringrazio ancora moltissimo tutti doloro che mi hanno seguita fin qui, specialmente EragonForever e onlyfanfiction, senza i quali non saprei proprio come fare. Siete uniche, ragazze!
Alla prossima!
Teoth
   
 
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