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Autore: Mary P_Stark    02/09/2016    2 recensioni
2024. Malcolm Hamilton e i suoi amici si apprestano a terminare i loro studi alla Columbia ma il giovane, Guardiano dello Spirito e Fulcro del Pentacolo di Potere della sua famiglia, sente che qualcosa non va, che qualcosa lo minaccia, pur se non direttamente. Niente e nessuno sembra riuscire a comprendere cosa stia curiosando attorno al giovane, neppure un'entità potente come la Fenice Araba, che si è presa personale carico di aiutare l'amico e Guardiano.
Cosa vi può essere che riesce a sfuggire agli occhi di un Dominatore dello Spirito? E sarà un'entità davvero malvagia, o solo incuriosita dal potere di Malcolm e della sua famiglia?
E' difficile scoprirlo, specialmente quando cuore e anima vanno in due direzioni diverse. Se il primo vorrebbe pensare agli occhi dolci di Eiko, la seconda è incuriosita da Rin, le due nuove amiche che Malcolm conosce all'università.
Riuscirà il ragazzo a non cacciarsi nei guai, o saranno i guai a trovare lui? - SPIN-OFF serie 'The Power of the Four' (è necessaria la previa lettura della saga, per comprenderne gli intrecci)
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario, Sovrannaturale
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Power of the Four'
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6.
 
 
 Halloween
 
 
Quell'ultimo mese era stato un mese davvero strano. Eiko non poteva più avere alcun dubbio in merito.
 
Quando lei e Rin erano rientrate dal Giappone, dopo una lunga visita ai parenti, a Kyoto, non si erano certo aspettate di iniziare quel nuovo anno di studi conoscendo una persona speciale come Malcolm.
 
Ovviamente, anche Bobby e Keath si erano rivelati degli splendidi ragazzi. Assieme a Mal, componevano un trio di giovani affiatati e ben bilanciati tra loro ma, almeno agli occhi di Eiko, Malcolm le era parso subito diverso.
 
Forse più riflessivo, o più schivo rispetto agli altri due, sembrava avere oceani interi di pensieri, dietro quei magnetici occhi verde muschio.
 
Il fatto che sia lei che Rin lo avessero trovato subito interessante, non l’aveva affatto colpita. Tendenzialmente, avevano sempre avuto gli stessi gusti, in fatto di ragazzi.
 
Anche la strana gara che avevano messo in piedi per capire chi, delle due, avrebbe potuto avere più chance con Mal, era stata normale, per loro.
 
Eiko e Rin l’avevano fatta diventare, negli anni, una sorta di gioco.
 
Non che volessero prendere in giro Malcolm; tra di loro ci sarebbe stato un comportamento corretto, e non volto a ferire l’altra, così come il diretto interessato.
 
Il fatto che, stranamente, Rin si fosse ritirata quasi subito dalla gara, aveva comunque sorpreso un po’ l’amica.
 
Le era sembrato che Rin fosse molto interessata a Malcolm ma, una mattina di inizio ottobre, la ragazza si era presentata alla porta di Eiko dichiarando di non voler più inseguire Mal.
 
Eiko se n’era detta sorpresa, ma l’amica si era limitata a dire, con un sorriso dolce, di aver capito di volere il ragazzo solo come amico.
 
Pur non sentendosi troppo sicura riguardo ai sentimenti di Malcolm, Eiko aveva preso per buona la risposta di Rin.
 
Per quanto loro potessero essere oneste l’una con l’altra, e lei credeva davvero alle parole di Rin, doveva tener conto anche del cuore di Malcolm, in quello strano trio venutosi a creare.
 
Da quel che aveva potuto vedere Eiko, infatti, Malcolm aveva preso subito Rin sotto la sua ala protettrice, procurandole una sorta di brivido lungo la schiena.
 
Quel brivido, nel corso delle settimane, era diventato velata gelosia, pur se andava detto che mai, i due, si erano comportati meno che correttamente tra loro.
 
Anzi, a onor del vero, Rin aveva sempre tentato di lasciarli insieme da soli, trovando di volta in volta scuse sempre nuove.
 
Bobby e Keath si erano prestati volentieri – almeno secondo Eiko – alle sue macchinazioni, ma Malcolm non aveva mai tentato un vero approccio con lei.
 
Neppure Eiko, comunque, era stata tentata di fare un passo avanti.
 
Era stata come frenata da qualcosa di più forte di lei, dalla sensazione che qualcosa turbasse Malcolm, e non fosse giunto ancora il momento di metterlo di fronte a ciò che sentiva.
 
Perché Eiko sapeva ormai bene di provare un sentimento forte e profondo, per quel ragazzo apparentemente schivo e modesto, ma dal sorriso sempre pronto.
 
Esso era cresciuto, gonfiandosi come una vela al vento, prendendo colpi improvvisi e rischiando di scuffiare, per poi ritrovarsi improvvisamente nella bonaccia più totale.
 
Mai, nella sua giovane vita, si era sentita sconvolta da marosi interni così forti e questo, più di ogni altra cosa, le aveva fatto comprendere di essere nei guai, con Mal.
 
La sua apparente ritrosia l’aveva fatta avvicinare, spingendola a curiosare con maggiore attenzione sul suo viso colmo di domande e di misteri e, alla fine, ne era rimasta vittima.
 
Non che le dispiacesse ma sapeva perfettamente che, se quel dolce sentimento fosse rimasto a senso unico, questa volta avrebbe riportato ferite serie.
 
Forse, perenni.
 
Perché Malcolm Hamilton non era il classico ragazzo per cui prendere una sbandata, ma era un giovane uomo di cui innamorarsi davvero.
 
Il fatto che avesse una storia familiare così affascinante, non faceva che renderlo ancora più misterioso e coinvolgente.
 
Era evidente quanto volesse bene non solo ai genitori e ai fratelli minori, ma anche al resto del parentado, che pareva davvero essere sterminato.
 
Inoltre, quando parlava dei suoi avi, o delle loro origini irlandesi, i suoi occhi si illuminavano, rendendolo più raggiungibile. Era come se, aprendo agli altri lo scrigno dei suoi ricordi, un’invisibile parete venisse a mancare, e Malcolm si avvicinasse maggiormente alle persone.
 
Eiko non aveva mai compreso da cosa dipendesse questa strana lontananza che percepiva in lui, quando colloquiavano normalmente.
 
Trattandosi di sensazioni, non poteva spiegarle razionalmente, ma esse venivano inspiegabilmente a svanire, quando Malcolm accennava ai suoi familiari.
 
In quel momento, Eiko si sentiva preda della sua voce, del suo gesticolare elegante, del movimento della sua bocca, di ogni cosa in lui.
 
Erano quelli i momenti più pericolosi, i momenti in cui avrebbe voluto essere più coraggiosa e mandare alle ortiche ogni cosa.
 
Come quando lo aveva trovato in quell’angolo appartato del salone, impegnato a scrutare il cellulare con espressione calda e malinconica al tempo stesso.
 
Avrebbe voluto, desiderato con tutta se stessa poter avvicinarsi a lui, abbracciarlo e proteggerlo da quella punta di dolore che aveva visto nel suo sguardo boschivo.
 
Ma aveva desistito per l’ennesima volta.
 
Si era limitata a stargli al fianco, timorosa di fallire, di sentirsi respinta in favore dell’amica, che Malcolm sembrava stimare molto.
 
Sarebbe stata felice per Rin, se lei avesse ricambiato un simile sentimento ma, a questo punto, il loro strano triangolo sembrava pronto a implodere su se stesso.
 
Lasciando dietro di sé ferite sanguinanti e cuori in tumulto.
 
***
 
Il respiro era affannoso, pesante.
 
Le spalle sembravano sul punto di spezzarsi, gravate da un peso immane, troppo per il suo esile corpo di fanciulla.
 
Ansimò, gridò aiuto più e più volte mentre la selva oscura, in cui era penetrata senza accorgersene, la avvolgeva sempre più strettamente, impedendole di vedere la luce.
 
Una luce, una voce, un accorato richiamo e, tra quelle fronde rachitiche e fredde, Rin scorse la radura illuminata di un bosco rilucente.
 
Corse, inciampando nei suoi stessi piedi, mentre un crepitio di zampe la rincorreva, sempre più vicina, sempre più minacciosa.
 
“Rin!”
 
La voce si fece più forte, il bosco protettivo più vicino e, quando la ragazza riuscì ad attraversare la radura, si ritrovò finalmente in un bosco di betulle fresco e tranquillo.
 
Il peso sulle sue spalle era svanito, ma non la paura.
 
Paura che la fece risvegliare di colpo, portandola a urlare il nome di Eiko mentre, a occhi sgranati, fissava la finestra dinanzi a sé, dalle imposte socchiuse, oltre le quali si intravedevano le luci del Campus.
 
“Rin-chan… tesoro, come stai?” esalò una voce accanto al suo letto, attirando la sua attenzione.
 
Pur se ancora con il fiato corto e la paura a riverberare nel suo piccolo corpo, Rin si volse a mezzo e, nel vedere Eiko, sorrise spontaneamente e scoppiò in pianto.
 
Subito, Eiko la strinse in un abbraccio e, carezzandole la schiena umida e i capelli scomposti, mormorò: “Rin-chan, stai calma… era solo un brutto sogno…”
 
“Mi aveva quasi presa, ma poi ho visto un bosco, e mi sono nascosta lì. Eri tu… il bosco eri tu…” sussurrò terrorizzata Rin, stringendosi maggiormente all’amica.
 
Aveva il timore che, se non si fosse stretta così a lei, avrebbe potuto ricadere in quell’incubo senza forma.
 
“Chi ti aveva presa, tesoro?” le domandò Eiko, scostandosi per carezzarle il viso.
 
“Non so davvero… ma la sentivo dietro di me, il crepitio delle sue zampe sull’erba secca, il suo respiro bollente sulla nuca. Era vicina…” gracchiò Rin, rabbrividendo.
 
Eiko le sorrise, sospingendola perché si rimettesse distesa e, dopo averle baciato la fronte, andò alla scrivania dell’amica.
 
Lì, aprì il portatile e, con un mezzo sorriso, trovò il computer acceso e aperto su una pagina in particolare.
 
Lanciando un’occhiata divertita a Rin, Eiko asserì: “Leggere di streghe bruciate sul rogo non concilia il sonno, Rin-chan. Non avresti neppure dovuto accendere il PC, ieri sera.”
 
“Non riuscivo a prendere sonno” mugugnò l’amica, portandosi la coperta fin sotto il naso. “E non è stato leggere del rogo di Cassilde O’Carolan, a farmi venire un incubo, credimi, quanto forse, piuttosto, il resto della sua storia.”
 
Un po’ sorpresa da quella frase, Eiko esalò: “Come può esserci un dopo, se è morta sul rogo? E poi, scusa, come può esserci una storia, su un albero genealogico? Non ci sono solo nomi?”
 
“Non se vai a curiosare nei siti che guardo io…” sottolineò Rin, ammiccando. Il tremore era quasi scomparso, soppiantato dall’emozione di raccontare ciò che aveva scoperto. “Nei siti di paganesimo moderno, ci sono un sacco di storie riguardanti l’Inquisizione, il Malleus Maleficarum e altre oscenità varie perpetrata dalla Chiesa… tra cui i roghi d’Irlanda.”
“Roghi… d’Irlanda?” ripeté sorpresa Eiko.
Rin assentì e proseguì dicendo: “Qui parte la leggenda che interessa la parente di Malcolm. Pare che Cassilde non fosse affatto morta durante il rogo. Sopravvisse nonostante le fiamme e maledisse coloro che l’avevano condannata. Neppure una settimana dopo, il suo villaggio venne raso al suolo da un incendio devastante” mormorò Rin con tono funereo.
 
Eiko impallidì leggermente e l’amica, scoppiando a ridere, estrasse un braccio da sotto le coltri per indicarla ed esclamare: “Dovresti vedere la tua faccia adesso! Sembri fatta di gesso!”
 
“Oooh, Rin!” sbottò Eiko, prima di ridere a sua volta. “Se hai la forza di farmi questi scherzi, vuol dire che stai meglio…”
 
Mettendosi seduta dopo essersi sistemata il cuscino dietro la schiena, Rin si tastò la fronte e, annuendo, dichiarò: “Direi di sì, se non contiamo questo risveglio alla Shining. Comunque, la storia sulla O’Carolan è vera.”
 
“Quale, per inciso?” borbottò Eiko, che non era propriamente un’amante di storie sui fantasmi.
 
“Le cronache parlano di un rogo crollato su se stesso, di urla di genti spaventate e delle preghiere rabbiose degli Inquisitori… ma niente corpo arso vivo della donna. Quando riuscirono a fare un po’ d’ordine nella piazza del paese, il suo corpo era scomparso.”
 
“Poteva essere scappata… chi non l’avrebbe fatto?” tentennò Eiko. “E tu hai scoperto queste cose su internet?”
 
Divertita, Rin disse: “Ci sono scansioni su scansioni di una marea di documenti appartenenti alle biblioteche comunali di un sacco di paesini irlandesi e, quando ho letto di questa donna in particolare, e della brutta fine che aveva fatto, mi sono documentata.”
 
“Chissà se Malcolm sa che una sua parente è stata accusata di stregoneria?” si domandò Eiko, cercando di deviare il discorso.
 
Quando Rin capiva che c’era un sistema per spaventarla, ci si buttava a pesce.
 
Accigliandosi leggermente, quest’ultima le chiese: “A proposito di lui… com’è andata, ieri sera?”
 
“Bene, direi. Ci siamo divertiti. E’ stata una bella festa.”
 
Per niente soddisfatta da quel tono vago, Rin ritentò.
 
“E non è successo assolutamente nulla?”
 
“Cosa vuoi che sia successo? Abbiamo ballato, bevuto un po’, chiacchierato e, alla fine, siamo rientrati a casa o, nel mio caso, allo studentato.”
 
Scuotendo esasperata il capo, Rin brontolò: “Ma devo spingerti letteralmente addosso a lui, perché tu combini qualcosa?”
 
Vagamente risentita, Eiko borbottò in risposta: “Non sono una che si butta addosso alle persone. E poi, magari, a lui non interessa che sia io a farlo. E’ del tutto probabile che io non gli interessi.”
 
Addolcendo il suo sguardo, ma non la sua voce, Rin replicò: “Allora sei cieca e sorda, Eiko-necchan. Malcolm mi tratta come una sorella, se tu non lo avessi ancora capito, e a me sta pure bene. Chi non vorrebbe un fratellone del genere, che ti fa sentire come la persona più amata e protetta al mondo?”
 
“Storie…” brontolò Eiko, reclinando il viso per non dover affrontare lo sguardo inquisitorio dell’amica.
 
Sbuffando, Rin aggiunse: “E’ un bellissimo ragazzo, Eiko, dentro e fuori. Solo un’idiota non lo noterebbe, ma è chiaro come il sole che lui vede in me soltanto una ragazza da proteggere, a cui voler bene, sì, ma come ne vuole alla sua Shanna. Con te è diverso. Diventa guardingo, come se non sapesse bene cosa dire e, soprattutto, quanto dire. E’ sulle spine, e di certo tu non lo aiuti, con la tua ritrosia a fare il primo passo.”
 
Eiko storse il naso, non apprezzando per nulla quel dolce rimbrotto, ma sapendo bene che, in parte, Rin aveva ragione.
 
Non poteva dare tutte le colpe a Malcolm. Neppure lei si era mai spinta ad aprirsi con il ragazzo.
 
Tornando a scrutare il video del computer e il numero apparentemente interminabile di nomi e cognomi di quell’albero genealogico, Eiko mormorò: “Si porta dietro una storia enorme…”
 
“Un passato davvero poderoso…” assentì Rin. “… come il tuo, del resto.”
 
L’amica tornò a scrutarla in viso, dissentendo. “Nel mio passato non ho nessuno di veramente illustre.”
 
“Solo perché credi in quello che vuoi credere, amica mia” le sorrise la giovane, ammiccando con i suoi occhi di cioccolato. “Hai guerrieri appartenuti agli shogunati più potenti, oltre a sacerdoti dalle nomee più che rispettabili e cacciatori di demoni entrati nei libri di storia. Non direi proprio che il tuo passato sia inferiore al suo.”
 
“Ma è passato, per l’appunto, e io voglio guardare al futuro” replicò Eiko. “Cosa che dovresti fare anche tu. Assillarti per ciò che non sai del tuo passato, non deve precluderti un domani pieno di gioie.”
 
Rin le sorrise, accennandole a tornare vicino a lei.
 
Eiko la accontentò, accomodandosi sul bordo del letto e l’amica, nel prendere una sua mano nella propria, replicò: “Questo poteva essere il motivo che mi ha spinta a studiare le famiglie di coloro che conosco, e accettare quei lavoretti che ho fatto per ricreare alberi genealogici, ma non è più ciò che mi spinge ora. E’ una passione autentica, non macchiata dal dolore o dal risentimento.”
 
“Ne sei sicura?” mormorò Eiko, dubbiosa.
 
Assentendo, Rin le sorrise con convinzione.
 
“Papà e mamma mi vogliono bene, zia Motoko e zio Kenzo sono eccezionali…” sussurrò poi, accennando ai genitori di Eiko. “… e tutti i nostri amici sono le persone più belle che si possano avere. Tu sei la sorella che gli dèi hanno condotto fino a me perché io non fossi più sola, e ora mi mandano Malcolm perché sia il mio fratellone. Che altro potrei volere? No, non sono infelice, e non cerco più risposte di quel genere nel passato. Scruto il passato perché è affascinante. Tutto qua.”
 
Abbracciandola con calore, Eiko mormorò: “D’accordo. Non mi preoccuperò più per questo… ma riposa davvero, o avrai una ricaduta.”
 
“Lo farò… se tu combinerai qualcosa con Malcolm. Davvero, Eiko, è inutile tentennare. Il peggio che potrebbe succedere è che lui ti dica di no.”
 
A quell’accenno, l’amica impallidì e Rin, sgranando gli occhi, sfiorò con una mano il viso di Eiko, esalando: “Oh, cara… ne sei innamorata… veramente.”
 
Accennando un sorriso triste, quest’ultima sussurrò: “Come hai detto tu, solo un’idiota non noterebbe le indubbie qualità di Malcolm.”
 
Rin non disse altro, limitandosi a darle un bacio sulla guancia. In quei casi, le parole erano davvero di troppo.
 
***
 
Le mani intrecciate dietro la schiena, mentre Sunny era impegnata a far volare pancake come fossero frisbee, Ben mormorò: “Tentennare e tergiversare non aiutano il tuo spirito a restare forte e vigile, amico mio.”
 
“Neppure buttarsi addosso a una ragazza con l’unico intento di perdersi in lei, aiuta… ricordi che quella creatura si ciba anche della mia lussuria?” gli fece notare Malcolm, ben contento che Bobby e Keath fossero ancora addormentati nei loro letti.
 
La notte precedente si erano talmente rintronati di birre e shottini che, quando era stato il momento di tornare a casa, la presenza di Ben era stata provvidenziale.
 
Avevano dapprima accompagnato Eiko allo studentato, dopodiché, tenendo praticamente sollevati sulle spalle i due amici, si erano avviati per rientrare in appartamento.
 
Sunshine aveva sghignazzato per tutto il tempo, giocherellando coi loro volti utilizzando rossetto e ombretto a gogo.
 
Quando si fossero svegliati, Bobby e Keath avrebbero dovuto usare struccante e tamponi in cotone per ore, per eliminare il discutibile capolavoro d’arte creato da Sunshine.
 
Ben lanciò un’occhiata divertita all’amico, annuendo.
 
“In effetti, la tua libido fuori controllo potrebbe attirarlo ma, anche grazie al rubino, dovresti essere al sicuro, e lasciare in forse una ragazza carina come Eiko mi sembra davvero un peccato.”
 
Sunny, dalla cucina, si volse a mezzo ed esclamò: “Se non ti fai avanti con lei, Mal, giuro che ti salterò addosso con Eiko presente e vedremo che farà. Scommetto che proverà a cavarmi gli occhi!”
 
Ben rise di quell’eventualità, Malcolm un po’ meno.
 
“Tesoro, lascia perdere. Se non ricordi, papà si prese un ceffone dalla mamma, per un evento simile” le rammentò Benjamin, facendola scoppiare a ridere.
 
“Sì, lo ricordo eccome, e la mamma se ne vergogna ancora…” sghignazzò Sunny, prima di tornare seria per aggiungere: “… ma non scherzavo più di quel tanto, prima. Fare i reticenti non serve a molto, Malcolm. Capisco che, con ciò che ti ronza in testa, non sia facile sbilanciarsi, però, quanto ti stai perdendo?”
 
Mal fissò la ragazza con un sorriso sghembo e, assentendo, si passò una mano sul viso con aria sconcertata.
 
“Messo al tappeto da una sedicenne” mormorò poi. “Sono davvero caduto in basso.”
 
Ondeggiando la paletta per i pancake come se fosse stata un direttore d’orchestra, Sunshine motteggiò: “Considera chi ho in casa, Malcolm. Una ex Fenice e una Fenice in carica. Ce n’è di che uscirne pazzi, soprattutto se consideri che ho pochissime persone con cui parlarne. Dovevo per forza maturare in fretta, o ammattivo.”
 
“Come darti torto…” sorrise Mal prima di scoppiare a ridere assieme agli altri quando udirono l’urlo sconvolto di Bobby.
 
Evidentemente, doveva essersi guardato allo specchio.
 
Spadellando l’ennesimo pancake con aria soddisfatta, Sunny aggiunse furba: “Quasi sempre matura, ovviamente. Ogni tanto merito anch’io di essere una comune sedicenne, no?”
 
***
 
“Allora, che mi dici del mio gioiellino?” esordì Spring, quando Malcolm la chiamò nel pomeriggio del primo novembre.
 
Spring aveva davvero trovato strana la richiesta, da parte del nipote, di un rubino a cinque facce ma, non volendo fare la prevaricatrice, lo aveva accontentato senza indagare.
 
Per lo meno, non con lui.
 
Subito dopo quella richiesta, aveva infatti chiamato Autumn – chi, se non il Dominatore dell’Aria, poteva conoscere segreti simili? – per avere qualche dritta.
 
Autumn, con il suo solito savoir faire, le aveva detto di impicciarsi degli affari suoi e, soprattutto, di non dire nulla a Winter. Se Mal avesse avuto bisogno di un loro intervento diretto, lo avrebbe fatto sapere alla famiglia.
 
Scocciata, Spring aveva accettato il rimbrotto e si era affrettata a far avere al suo nipote adorato quanto richiesto.
 
Dopo quasi un mese dall’invio di quel prezioso, però, la curiosità di Spring aveva raggiunto livelli preoccupanti, e la donna era davvero speranzosa che, a quel punto, il nipote le desse almeno qualche dritta.
 
Malcolm rise debolmente all’altro capo del telefono e, con voce serena, le disse: “Funziona molto bene, grazie. Ci sono controindicazioni o che, circa il suo utilizzo?”
 
“A meno di non ingoiarlo, direi proprio di no, caro” replicò Spring, carezzando con un dito una foglia di Helleborus Viridis.
 
La pianta, letteralmente, vibrò per lei in risposta e Spring, nonostante fosse abituata a quella reazione, sorrise soddisfatta. Le piaceva far felici le sue creature.
 
Max, dalla sua scrivania, sorrise divertito e scosse leggermente il capo, ricevendo per diretta conseguenza un calcetto negli stinchi dalla moglie.
 
“Ahia” borbottò lui.
 
“Non prendermi in giro” replicò lei, prima di aggiungere – rivolta al nipote – “A parte questo, direi che puoi usarlo finché tutte e cinque le facce principali rimangono rosse. Quando inizieranno ad annerirsi, starà a significare che si stanno sovraccaricando di energia negativa.”
 
“Per ora, è ancora limpido.” Poi, sbuffando leggermente, soggiunse: “Ben dice che, quando brilla, lo fa in risposta alla curiosità di uno spirito legato alla lussuria.”
 
Accigliandosi per un attimo di fronte a quell’ammissione giunta a sorpresa, Spring mise il vivavoce al telefono dopo aver fatto segno a Max di tacere, dopodiché domandò: “Sei stato fatto oggetto di… attenzioni speciali, di recente?”
 
“Direi proprio di sì ma, per il momento, tra Sean che studia sui libri, e Ben che mi controlla da remoto, per così dire, ce la siamo cavata bene” ammise Malcolm.
 
“Oh… capisco. Beh, se non altro, hai ottimi alleati al fianco. I migliori, direi” ammise controvoglia Spring.
 
Sean era lo studioso più colto e preparato che lei conoscesse, e Ben… beh, che si poteva dire, contro una Fenice Araba?
 
“Non volevo vi preoccupaste, zia. Per questo non ve ne ho parlato. Abbiamo tutto sotto controllo, comunque” ci tenne a precisare Malcolm.
 
“Autumn mi ha già debitamente sgridata, tesoro, non temere. Solo, tendo sempre a pensarti come il mio cucciolino, e dimentico che hai vent’anni passati” sorrise Spring, parlando con tono più leggero che poté.
 
In realtà, aveva una paura folle per il nipote. Quando si aveva a che fare con creature legate alla lussuria, poteva capitare di tutto, e solitamente non erano mai belle cose. Incubi e Succubi non erano divenuti famosi per un puro caso, nel mondo dello spiritismo.
 
Ridendo suo malgrado, Mal ammise: “Lo zio mi ha preso in giro per settimane, per via di questo spirito errante. Comunque, sembra essersi calmato.”
 
“Facci sapere se avrai bisogno di noi… nel frattempo, terrò il becco chiuso con papà. Promesso” lo rassicurò Spring, scrutando il marito con occhi turbati.
 
Max scosse il capo e, nell’allungare una mano verso di lei, le carezzò il viso per rassicurarla.
 
“Grazie, zia. Per il rubino e per l’appoggio” mormorò Malcolm, chiudendo la comunicazione.
 
Non appena il telefono si fece muto, Spring balzò in piedi come una molla, ben decisa a catapultarsi dal fratello ma Max la placcò, facendola sedere sulle sue ginocchia.
 
“Buona… cos’hai promesso a tuo nipote?” le domandò ironicamente lui, dandole un pizzicotto sul naso.
 
Storcendo la bocca, la moglie borbottò: “Potrò pur dire una bugia a fin di bene, no?”
 
“Malcolm non ha più otto anni, Spry, e sa cavarsela benissimo. Cosa pensi di poter fare più di quella testa d’uovo di Sean, o di una divinità? Mal ha fatto benissimo a chiedere a loro” le ricordò Max, carezzandole la schiena per chetarla.
 
“Non è giusto che Winter non sappia niente, però.”
 
“Dubito che esista qualcosa che Winter non sappia…” replicò Max, scettico. “… credo piuttosto che si fidi a sufficienza del figlio da permettergli un po’ di spazio di manovra. Tutto qui.”
 
Sempre più accigliata, Spring borbottò all’indirizzo del marito: “Ti detesto quando fai così.”
 
“Cosa? La persona sensata?” ironizzò lui, sollevandosi in piedi e prendendo lei tra le braccia.
 
“Tra le altre cose…” ammise la moglie, con l’aria offesa pur se ghignante.
 
“Vedremo se, tra cinque minuti, mi detesterai ancora” la minacciò lui, chiudendo a chiave la porta dello studio.
 
Spring sgranò gli occhi, dubbiosa, e gli domandò: “Che hai intenzione di fare?”
 
Lui si limitò a guardarla malizioso e, l’attimo seguente, Spring strillò.
 
E, di certo, non di paura.
 
***
 
Impegnata in una partita a scacchi con il suo loa, Cynthia levò un istante il capo quando sentì sbattere la porta di casa.
 
Louanne, la sua loa, rabbrividì a quel rumore e la ragazza, ghignando, mormorò: “Mamma ha avuto una pessima giornata…”
 
L’attimo seguente, Summer lanciò un’imprecazione assai colorita, subito seguita dalla risata del marito.
 
Già sul punto di andare nella stanza accanto per salutarli, Louanne la trattenne con un sorrisino e Cynthia, schifata, borbottò: “Non dirmi che si stanno baciando…”
 
Lo spirito assentì e la bambina, borbottando tra sé, rimise a posto gli scacchi e brontolò: “Meglio se facciamo un’altra partita. Ne avranno per un po’.”
 
Ciò che Cynthia non poteva sapere era che Louanne le aveva raccontato una bugia a fin di bene, spingendola a non andare nella stanza accanto al solo scopo di proteggerla.
 
Non erano i suoi genitori intenti a sbaciucchiarsi, ciò che la sua loa le aveva impedito di vedere quanto, piuttosto, lo spirito guida del padre.
 
Turbato come poche altre volte era stato, il loa di J.C. stava spiegandogli dettagliatamente tutto ciò che, nell’Ultramondo, aveva avvertito in quelle ore.
 
Una luce si stava spegnendo. Una luce di immenso valore e di immensa forza… e il loa non era stato in grado di capirne i motivi, né chi fosse la vittima.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Note: Ho pensato che fosse carino farvi vedere anche il punto di vista di Eiko, oltre a quello di Malcolm, sull'intera faccenda, anche per farvi notare come la ragazza sia sensibile e intuitiva (niente poteri, però, è così di natura).
 
Rin cerca di esserle d'aiuto in tutti i modi possibili, anche scuotendola in maniera energica, perché sa quanto Eiko sia ritrosa per natura e, con uno come Malcolm, a sua volta timido con le donne, non può essere ritenuto il comportamento adatto da tenersi.
 
Cosa avrà visto, comunque, il loa di John? A chi si riferirà? E perché non è stato in grado di capire chi sta rischiando di svanire innaturalmente dall’Ultramondo?
  
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