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Autore: eliseCS    12/09/2016    1 recensioni
Per "festeggiare" il fatto di aver finito gli esami ho deciso (invece di cominciare a concentrarmi sulla tesi) di cominciare a pubblicare questa ff che ho per le mani da un po' di tempo.
Dopo quella sui fondatori e quella su Draco e Astoria la new generation non poteva certo mancare, quindi eccola qui.
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Una ragazza comincerà a scoprire le sue potenzialità in modo alquanto singolare.
Ricordi torneranno pian piano a galla.
Una profezia (forse, l'autrice è ancora un po' indecisa al riguardo)
E ovviamente non si può chiedere ai Potter di restare fuori dai guai, no?
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[...] Non sapeva che invece quello era stato solo l’inizio, come non sapeva che quella crisi era in qualche modo collegata a quello che uno strano bambino dai capelli scuri e spettinati le aveva detto diversi anni prima dietro la siepe di un parco giochi.
Per Elise quello strano incontro era ormai diventato un vecchio ricordo sbiadito e senza importanza, nulla più di un insolito e confuso sogno.
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Un piccolo assaggio dal prologo
Buona lettura
E.
(Pubblicata anche su Wattpad)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Piccola nota: nell'avviso apparso su EFP c'era scritto che si sarebbe trattato di un problema di pochi giorni, ma a quanto pare è già passata una settimana e la cosa ancora non è stata risolta.
Come avrete notato ho aggiunto la postilla "bis" al titolo del capitolo, perchè effettivamente questo è il capitolo che avevo già caricato lunedì scorso e che per gentile concessione del server è sparito nel nulla.
Non so quanti di voi siano riusciti a leggerlo prima che non potesse più essere visualizzato, ringrazio comunque chi l'ha fatto ed eventualmente chi avesse lasciato una recensione (perchè ovviamente non si vedono nemmeno quelle).
Se qualcuno volesse lasciare un commento su questo capitolo sappia che non lo cancellerò: se quando il problema sarà risolto mi ritroverò con due capitoli 25 i futuri lettori saranno liberi di saltare quello dei due che preferiscono, tanto sono uguali.
Concludo rassicurandovi che nonostante questo "contrattempo" avrete lo stesso il nuovo capitolo, lo posterò più tardi nel pomeriggio, o stasera, così che tutti abbiano intanto modo di mettersi in pari con questo.
Mi scuso per avervi annoiato con questa nota che alla fine tanto piccola non è stata.
Buona lettura!
E.





25 – tempo scaduto
 
 
 
Come aveva previsto si svegliò che mancavano pochi minuti alle quattro.
Con la vitalità e l’entusiasmo degni di un Infero (che a quanto le aveva spiegato Hermione poteva essere considerato più o meno come un parente del più babbano zombie) si diresse in cucina per fare la colazione che, come ogni volta che aveva turno di notte, non aveva fatto di mattina.
Si concesse di continuare a non pensare nulla finchè non ebbe finito di farsi la doccia, ma quando arrivò il momento di scegliere i vestiti non potè più fare finta di niente.
 
Il tempo per rimandare era finito.
 
Si conosceva abbastanza bene da sapere che fare piani in anticipo non le si addiceva: per quanto fossero ben pensati avrebbe comunque trovato il modo di far andare storto qualcosa e rovinare tutto di conseguenza.
Tanto valeva andare avanti improvvisando prendendo le cose come venivano.
 
Dopo essersi assicurata di avere il cellulare –rigorosamente spento- in tasca insieme alle chiavi di casa decise che era pronta.
 
Fece un respiro profondo, e visualizzando nella sua testa l’immagine di una maestosa villa circondata da un grande parco si smaterializzò.
 
 
 
 
Evidentemente durante il viaggio i suoi pensieri si erano soffermati un po’ troppo sul ricordo della fontana al centro del giardino: questione di centimetri e ci sarebbe finita dentro in pieno.
Riprese l’equilibrio aiutandosi con il bordo della vasca e si fermò ad osservare la villa che sorgeva davanti ai suoi occhi.
Da dov’era poteva persino indovinare quale fosse la finestra, con annesso terrazzo, della sua camera.
 
Cominciò a procedere a passo incerto: se da una parte non vedeva l’ora di riuscire a liberarsi di quell’incantesimo che le teneva letteralmente legata la lingua quando si arrivava ad un certo argomento, l’altra la parte più fifona e forse razionale di lei le intimava di fregarsene e di fare dietro front seduta stante.
 
Si ritrovò davanti al massiccio portone d’ingresso prima di quanto pensasse e, ancora decisa a non voler far piani ma ad improvvisare, bussò sonoramente con il pesante batacchio prima che potesse cambiare idea.
 
 
Si aspettava di trovare Nancy dietro la porta, Jack o la signorina Clark al massimo.
Di certo non avrebbe mai pensato che sua madre si sarebbe scomodata a fare una cosa come aprire la porta, eppure fu proprio lei che si trovò davanti non appena l’uscio si fu aperto.
 
“Lo sapevo che saresti venuta” la accolse Shayleen abbracciandola prima che Elise riuscisse a scansarsi.
“Vieni dentro, sei arrivata giusta in tempo: Silly ha appena servito il tè” continuò entusiasta sciogliendo l’abbraccio.
Elise fece per annuire automaticamente, ma la sua testa si bloccò di scatto non appena un pensiero le passò per la mente: tè?
E magari ci sarebbero stati anche i biscotti, oppure i tramezzini che aveva mangiato l’ultima volta…
Non ebbe bisogno di pesarci sopra ulteriormente per decidere che quella volta non avrebbe mandato giù una singola briciola.
 
Seguì comunque Shayleen all’interno fino al salone dove avevano parlato la volta precedente, di nuovo il tavolo era riccamente apparecchiato.
 
 
Una volta che si furono accomodate, una di fronte all’altra, Shayleen le fece segno di servirsi.
 
“No, grazie. Stavolta sono a posto, ho fatto merenda da poco” rifiutò cortesemente Elise, dicendo tra l’altro la verità.
La donna sembrò presa in contropiede dalla sua risposta, segno che forse alla fine dei conti qualcosa doveva esserci in quel cibo, ma si riscosse quasi subito.
“Magari più tardi ti verrà voglia di mangiare qualcosa” disse semplicemente, ed Elise dovette mordersi la lingua per non dire ad alta voce il ne dubito fortemente che aveva pensato.
 
“Dunque” riprese la parola Shayleen “Visto che sei tornata immagino che tu abbia qualcosa da chiedermi…”
Elise alzò gli occhi al cielo: come se fosse lì di sua spontanea volontà…
Però, visto che glielo stava chiedendo così esplicitamente…
 
“In effetti hai ragione, volevo proprio chiederti una cosa” cominciò.
Shayleen la guardò sempre sorridendo invitandola ad andare avanti.
“Volevo chiederti di rimuovere l’incantesimo che mi impedisce di parlare di te, qualunque esso sia” concluse.
 
La reazione della donna non fu quella che si aspettava.
Pensava che si sarebbe arrabbiata, che magari avrebbe dovuto persino fare ricorso ai suoi poteri per difendersi, e invece…
 
“Oh, Elise, sono così contenta che tu me l’abbia chiesto!” esclamò la donna.
La ragazza la guardò incredula: “Davvero? Quindi toglierai l’incantesimo?” domandò chiedendosi allo stesso tempo come mai fosse stato così facile convincerla.
“Davvero” confermò Shayleen nel frattempo. “Perché se me lo stai chiedendo vuol dire che hai finalmente deciso da che parte stare”
 
Ecco perché…
 
Elise scosse la testa bloccando la donna prima che potesse aggiungere altro.
 
Si cominciava ad improvvisare sul serio.
 
“Già, ma la parte che ho scelto temo non sia la tua” affermò sicura. “Il Primo Ministro mi ha fatto vedere i suoi ricordi, quello che volevi fare vent’anni fa e che evidentemente stai provando a rifare adesso. Se pensi che io possa appoggiare una cosa del genere sei pazza sul serio”
“Tu fai un grosso errore, Elise, a non voler far parte di tutto questo. Hai idea di quello che potrebbe portarti in futuro? Rispetto, potere…”
 
Ormai era chiaro che entrambe avevano smesso di recitare e avevano cominciato a parlare a carte scoperte rivelando quello che davvero pensavano.
 
“Non mi interessa il potere, voglio solo essere lasciata in pace! Io e le persone a cui tengo. Quindi ora tu mi fai il piacere e annulli l’incantesimo che mi hai fatto e mi lasci andare, dimostrandomi che forse un pochino, in fondo in fondo, ci tieni a me, oppure me ne vado subito e troverò il modo di sciogliere questo maledetto incantesimo da sola in un modo o nell’altro” ribattè alzandosi con talmente tanta foga che per poco non buttava la sedia a gambe all’aria.
 
Shayleen la guardò, sembrava divertita.
“Temo che nessuna delle due opzioni sia percorribile, mia cara. Vedi, non posso certo permetterti che tu vada in giro a rivelare i miei piani, speravo che metterti al corrente ti avrebbe convinta a stare dalla parte a cui appartieni, ma così non è stato, peccato… motivo per cui non posso annullare l’incantesimo” disse pacatamente.
“Allo stesso tempo però non posso comunque lasciarti andare” continuò poi. “Vedi, la cosa interessante è che, con il tuo consenso o meno, posso comunque usarti per il mio scopo… e non fare quella faccia!” aggiunse notando l’espressione sconcertata di Elise: e meno male che aveva detto che le voleva bene incondizionatamente…
“Sei mia figlia e ti voglio bene. Ma tu ancora non conosci le tue vere potenzialità, e io non posso permettere che per una banale divergenza di opinioni queste vengano sprecate, spero tu possa comprendermi”.
 
Mentre parlava aveva fatto il giro del tavolo fino ad arrivare al fianco di Elise, afferrandola saldamente per il braccio.
Elise provò a dimenarsi ottenendo solo che la donna stringesse ulteriormente la presa.
Quasi non stesse neanche facendo fatica Shayleen le appoggiò il palmo della mano sul petto, all’altezza del cuore, e mormorò qualcosa a voce troppo bassa perché Elise potesse capire.
Non che alla ragazza interessasse poi così tanto visto che nel momento in cui la donna aveva finito di pronunciare quella strana formula aveva cominciato a sentire qualcosa.
 
Era iniziato come un leggero fastidio, come qualcosa che stesse grattando contro la pelle, per poi aumentare progressivamente fino ad avere la sensazione che qualcuno la stesse letteralmente pugnalando al cuore con uno stiletto sottile e affilato.
 
Le ginocchia le cedettero mentre boccheggiava per il dolore nel momento in cui una scossa le partì dal centro del petto per diffondersi in tutto il corpo, simile a quelle che aveva quando le venivano le crisi – sembravano passati secoli dall’ultima -  ma prima che potesse toccare il pavimento la terra le mancò da sotto i piedi.
 
Prima che potesse rendersene conto non erano più nel salone ma nella sua camera.
 
Non appena Shayleen lasciò la presa Elise, nonostante fosse crollata sul parquet con la vista ancora annebbiata dal dolore, provò a smaterializzarsi per lasciare la villa, ma rimase inesorabilmente incollata al pavimento.
La donna sorrise freddamente: “Temo che sia impossibile smaterializzarsi e materializzarsi all’interno dell’edificio, tesoro. Regola appena inaugurata appositamente per te” disse rispondendo alla domanda che Elise si era silenziosamente chiesta tra sé e sé.
 
“Ti lascio sola a riflettere. Se solo volessi potrebbe andare tutto molto diversamente, potresti addirittura divertirti, sai? Pensaci” e così dicendo uscì dalla camera lasciandola da sola come promesso.
 
 
 
Le ci vollero almeno venti minuti per riprendersi.
Suo malgrado si era trascinata fino al letto per poi ricaderci pesantemente sopra cercando di calmare il respiro affannato con la speranza che il dolore al petto si affievolisse.
Alla fine, poco per volta, la sensazione dolorosa aveva cominciato a regredire finchè tutto tornò come se non fosse mai successo nulla.
La ragazza andò persino allo specchio ad osservare la parte offesa, ma non c’era nulla che potesse suggerire che fosse successo qualcosa.
 
Dopo essersi assicurata che fosse tutto apposto, almeno apparentemente, decise che era arrivato il momento di uscire da quella camera.
 
 
A nulla valsero i tentativi di Elise di forzare la porta e le finestre.
Qualunque fosse l’incantesimo che le bloccava lei non era –ancora- in grado di superarlo.
Aveva persino provato a rompere il vetro della porta finestra con la sedia del tavolo da toeletta, ma ovviamente anche quello si era rivelato del tutto inutile: il vetro non si era neanche incrinato, la sedia in compenso… meno male che aveva imparato a riparare gli oggetti.
Chiamare Julia con il cellulare, ammesso che funzionasse, era fuori discussione: i soccorsi sarebbero stati del tutto inutili visto che non avrebbe neanche saputo dirgli dove si trovava.
 
Era chiaro che non sarebbe uscita di lì finchè non l’avesse voluto Shayleen.
 
Giurò a se stessa che, incantesimo o meno, alla prima occasione avrebbe raccontato tutto al signor Potter e al Primo Ministro, in un modo o nell’altro.
Solo in quel momento sembrava rendersi conto che grande errore fosse stato non essere del tutto sincera con loro fin dall’inizio.
Forse dopotutto James non aveva tutti i torti ad averla trattata come aveva fatto…
 
 
Senza neanche rendersene conto si ritrovò a prendere a pugni il vetro della finestra, quasi che scaricare a quel modo la sua rabbia e la sua frustrazione potesse servire a qualcosa.
 
E in effetti…
 
Dopo un colpo più forte degli altri non furono solo le sue nocche a scricchiolare in modo poco rassicurante: là dove l’aveva appena colpito sul vetro era indubbiamente comparsa una crepa, un leggero alone rossastro intorno al margine frastagliato.
Elise si osservò stranita la mano prendendo atto solo in quel momento che stava sanguinando.
 
Che fosse quella la chiava per poter uscire?
 
Ignorando il dolore, avrebbe pensato a guarirsi in un secondo momento, tirò un altro pugno alla finestra: la ferita sulla mano si allargò e così la crepa sul vetro.
Respirò profondamente e chiuse gli occhi.
Li riaprì soltanto nel momento in cui il tintinnio di alcuni frammenti di vetro che cadevano per terra raggiunse le sue orecchie.
Le sue mani erano in condizioni pietose, ma non importava.
Intanto aveva raggiunto il suo obiettivo: la barriera che prima c’era sulla finestra era scomparsa, riusciva a percepirlo.
 
Con la mano tremante abbassò la maniglia e la porta finestra di aprì ubbidiente lasciandola libera di uscire nel terrazzo.
 
Lo percorse tutto fino ad affacciarsi al balcone.
Dal secondo piano era un bel salto, decisamente ben più alto che dall’altalena, ma evidentemente l’adrenalina che le scorreva in circolo aveva finalmente cominciato a fare il suo effetto visto che non ci pensò su due volte prima di scavalcare il parapetto e saltare di sotto.
 
Atterrò in piedi piegando le ginocchia il più possibile per assorbire l’atterraggio che era stato più brusco del previsto.
Il tempo di raddrizzarsi e già stava correndo cercando di lasciarsi la villa alle spalle nel minor tempo possibile.
Shayleen aveva detto che non le sarebbe stato possibile smaterializzarsi all’interno della casa, non sapeva se la cosa valeva anche per il giardino e voleva quindi raggiungere il limite della proprietà il prima possibile.
 
Non andò purtroppo molto lontano che qualcosa la colpì alla spalla facendole perdere l’equilibrio nella corsa e cadere sull’erba soffocando un gemito di dolore.
Si portò una mano alla parte lesa e il sangue delle mani che stava iniziando a seccarsi si mescolò a quello fresco della nuova ferita.
 
“Dove vai così di corsa?” la voce bassa e roca di Jack le arrivò alle spalle mentre si rialzava lentamente in piedi: era stato lui a colpirla.
“Shayleen non pensava che saresti arrivata a capire come superare le barriere della stanza, pensava che te ne saresti stata buona, ma per sicurezza ci ha comunque ordinato di tenere gli occhi aperti, e infatti…”
Non finì la frase che Elise, seppur stringendo i denti, era passata al contrattacco.
Che senso aveva avuto fare tutte quelle lezioni con il signor Potter ed Hermione se poi non le metteva in atto?
 
Anche Jack non rimase con le mani in mano, ed Elise si rese ben presto conto di essere pesantemente in svantaggio, non avrebbe resistito ancora a lungo.
Non le sfuggì comunque il fatto che Jack stesse cercando di stancarla, non di bloccarla, quindi forse…
 
Pagò caro l’attimo di distrazione visto che Jack riuscì ad eludere la sua guardia e a colpirla di nuovo, sempre sulla spalla.
L’incantesimo che però aveva usato quella seconda volta non era come il precedente.
Era quell’incantesimo.
La ragazza poteva sentire la differenza visto che sangue ed energia sembravano fluire di pari passo fuori dalla ferita.
 
Crollò in ginocchio sul prato, la mano a tenersi il braccio della spalla colpita che stava lentamente iniziando a perdere sensibilità.
 
In un ultimo disperato tentativo si concentrò sul suo appartamento, quasi ridendo tra le lacrime quando si rese conto che stava funzionando: riusciva a smaterializzarsi!
 
La seconda maledizione di Jack colpì l’erba bruciacchiandola là dove fino ad una manciata di secondi prima c’era lei.
 
 
 
***
 
 
 
Arrivò sul ballatoio del piano del suo appartamento collassando praticamente addosso al muro, troppo sfinita anche solo per tentare un atterraggio decente.
Quando fu sicura che non sarebbe svenuta al primo passo cominciò lentamente ad avvicinarsi alla porta, fino ad appoggiarvisi sopra di peso.
Con l’orecchio appoggiato sopra la superficie fredda poteva sentire le voci delle persone che stavano parlando all’interno.
 
“Sei sicura di averlo messo bene?” stava chiedendo il signor Potter.
“Certo che sono sicura. Gliel’ho messo tra la cover e il cellulare, che non è qui in casa, quindi deve averlo per forza con lei. Ora mi vorrebbe spiegare cosa c’è che non va?” rispose Julia piccata.
“È andato tutto bene fino ad un’oretta e mezza fa” spiegò il signor Potter serio. “Il localizzatore segnava che Elise era sempre qui a casa. Poi, di colpo, è come impazzito. Ma l’unica spiegazione per un comportamento del genere è che Elise sia andata in un posto particolarmente protetto da diverse barriere magiche, più di quelle che proteggono il posto in cui ci alleniamo al parco: non avrebbe avuto problemi se fosse andata là…”
 
Elise cercò di elaborare quello che aveva appena sentito: le avevano messo una specie di localizzatore magico nel telefono?
Avrebbe sbuffato se il torace non le avesse fatto un male cane per colpa di qualche costola che era come minimo incrinata a causa dello scontro con Jack.
 
Ormai era giunta al limite.
 
Senza sapere come riuscì a sfilarsi le chiavi di casa dalla tasca dei jeans e a infilarle nella toppa.
Spalancò la porta con una spinta cercando di non finire lunga distesa per terra nel compiere il gesto.
 
Le esclamazioni di spavento che le giunsero erano sicuramente pienamente giustificate: era certa di avere un aspetto orribile.
 
I tagli sulle mani erano i meno gravi, ma erano tutti gonfi e arrossati, e non poteva escludere che non ci fosse qualche scheggia di vetro rimasta incastrata.
Le costole le facevano male ad ogni respiro che le usciva affannato e superficiale.
A giudicare dal sangue che le colava lungo la guancia doveva anche avere un taglio da qualche parte sul viso, probabilmente in fronte, e non era neanche sicura di ricordarsi quando Jack era riuscito a farglielo.
A causa delle diverse cadute persino i pantaloni si erano strappati lasciando scoperte le ginocchia sbucciate.
Il pezzo forte era però senza alcun dubbio la sua spalla sinistra.
La macchia di sangue sulla maglia stava continuando ad espandersi, poteva dirlo dal bagnato che sentiva, ed era certa di non voler sapere quale fosse l’aspetto della ferita sottostante ben visibile grazie allo squarcio nella stoffa dell’indumento.
Ah, e non dimentichiamoci della scia di sangue che aveva lasciato sul pavimento dal punto dove si era materializzata sul pianerottolo a dove si era fermata in quel momento.
 
 
Tutto diventò nero all’improvviso e lei smise di preoccuparsi di qualsiasi cosa.













Mi ricordo di aver aggiunto le mie solite note in fondo al capitolo che avevo già pubblicato, ma al momento sono di fretta e sinceramente non mi ricorderei nemmeno cosa avevo scritto.
Vi aspetto più tardi per il capitolo 26!
Grazie ancora per la pazienza e la comprensione
E.
   
 
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