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Autore: Nene_92    12/09/2016    12 recensioni
[Interattiva - conclusa]
La Seconda Guerra Magica è finita da anni e la pace prospera sia nel mondo magico che in quello babbano. Ma una nuova minaccia si prospetta all'orizzonte: creature oscure si stanno muovendo nell'ombra, creature che il mondo magico ha sempre ignorato, anzi, dimenticato. 
Ad occuparsene è sempre stata una famiglia sola: i Grimm, discendenti di Jacob e Wilhelm, i famosi fratelli delle fiabe horror babbane, in realtà appartenenti ad una delle famiglie purosangue più antiche del mondo magico. Una famiglia di cacciatori.
Ma forse anche loro se ne sono scordati...
(per i fan di Grimm: Nick Burkhardt e co iniziano ad apparire dal capitolo 10 bis - Luna Piena --> gli episodi narrati terranno conto di ciò che è successo fino alla quarta stagione, poi si discosteranno dalla serie. In ogni caso, se ci dovessero essere possibili SPOILER avviserò capitolo per capitolo. ;) )
[ la storia fa parte della serie "Grimm" ]
Genere: Avventura, Dark, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro personaggio, Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Grimm'
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Al posto della solita introduzione vi metto un brano scritto apposta per voi da Slash! ;) (SORPRESA!)

 Settembre 2016, Italia (Casa Nene_92)

Nene P.O.V.

"Bene… E a anche questo capitolo è andato. Dove ho lasciato la tesi?" Chiudo la pagina Word e metto un po’ di musica mentre cerco dei fogli sullo scaffale della stanza. Quanti mesi sono che pubblico questa fanfiction? Nove? Ah… Mi mancherà quando finirà tutto. Chissà come sarebbe viverla.
Prendo un libro, lo appoggio sulla tastiera del pc e, sotto il peso del testo, si premono tasti a caso. Ehi, ma i Grimm non vogliono proprio andarsene eh? 
Guarda caso il libro ha fatto riaprire la pagina Word del capitolo con sopra un'ulteriore finestra.
“Vuoi vivere quello che hai scritto? Perché non me lo hai detto prima!” –Il mio cuore perde un colpo, ha letto i miei pensieri?! –Qua sto diventando pazza. Sicuro >> Chiudo la finestra con la scritta e cerco un file che ho salvato per la tesi.
Si è aperta un’altra finestra senza che io faccia qualcosa!
“Allora sei pronta! Bene, tutti gli altri sono qua… Manchi solo te!” …
*Basta! Ho bisogno di una dormita, sto impazzendo!* Chiudo nuovamente la finestra e vado a spegnere il computer ma è tutto inutile, il pc fa di testa sua.

Lo schermo si fa di colpo bianco con un puntino nero esattamente al centro del monitor. La macchiolina nera man mano si ingrandisce fino a prendere tutto lo schermo, finché…. 

"AAAAAAAAH PERCHE’ TUTTO QUESTO!" Senza poter avere alcuna scelta vengo risucchiata nel monitor e cado nel vuoto. 

E pensare che ho ancora tanto da vivere… Non pensavo di morire in questo modo. Già mi immagino i titoli del prossimo telegiornale: “Giovane studentessa universitaria viene risucchiata nel proprio computer… Opera di hacker o di alieni?”


Improvvisamente quel che pensavo essere il vuoto infinito ha una fine! Senza capire come, ad un certo punto comincio a rimbalzare, come se fossi atterrata su un materasso ad acqua. Nel vuoto esistono i materassi ad acqua?

"Ahi! Ma che…" Qualcosa mi colpisce in testa, le parole mi muoiono in gola e perdo rovinosamente conoscenza.

"Ehi ragazze, si sta svegliando!" Sento una voce che parla poco distante da me mentre provo a mettere a fuoco la situazione.
"Dottore! Dottore vieni, sta riprendendo conoscenza!" Una seconda voce attira la mia attenzione. Dottore? Possibile che… No, non ci posso credere.
"Nene stai giù, non ti alzare. La botta è stata forte ma non si poteva fare altrimenti per farti uscire da là" Questa voce la conosco ma mi sembra così surreale. 
Tutto questo è sicuramente un sogno, appena aprirò gli occhi mi renderò conto che sono distesa nel mio letto e tutto ciò è solo frutto della mia mente contorta.
Apro lentamente gli occhi fino a quando, facendo perdere un ulteriore colpo al mio cuore, mi rendo conto che non è un sogno. Quello che mi guarda con faccia preoccupata è proprio lui, il Decimo Dottore!
"Pensavamo che ci avresti messo molto di più a svegliarti, ci stavamo cominciando a preoccupare" Mi costringo a staccare di malavoglia gli occhi da quelli del Dottore e vedere chi mi circonda; dodici ragazze e un ragazzo mi guardano come se fossi in punto di morte. Ehi grazie per la fiducia che ponete in me eh!
"Che cosa significa tutto questo? Che ci facciamo tutti qua?" Ho così tante domande che mi affollano la testa che mi sembra quasi di scoppiare.
"Il Dottore ha deciso di “convocarci”…" Comincia a parlare l’unico ragazzo presente nella stanza facendo le virgolette con le dita mentre proferisce l’ultima parola.
"Beh se la chiami convocazione questa. Più che altro è un sequestro di persona bello e buono!" Una ragazza blocca subito l’amico commentando la sua ultima parola in tono piccato. Tutto questo mi continua a sembrare una pazzia.
"Va bene ma ciò non cambia che ci ha buttati tutti all’interno del Tardis senza spiegarci il motivo. L’unica cosa che ha detto è 'Avrete tanto da vedere, tornerò a prendervi quando tutto sarà finito… Se mi ricordo' " Finisce di parlare il ragazzo squadrando il Dottore che nel frattempo se ne è andato a schiacciare bottoni sul computer di bordo.
"Io stavo vedendo il film delle Tartarughe Ninja… Non torneremo in tempo per la fine del film, no?" Una ragazza, combattuta tra l’essere felice per l’avventura che sta vivendo e l’essere preoccupata di cosa può succedere, commenta sbuffando sonoramente.

Il rimanere sdraiata in quel letto mentre quindici persone vanno in giro per il Tardis è troppo per me, così, con l’aiuto di una delle ragazze mi alzo e mangio una Cioccorana… Viva! Se lo raccontassi mai a qualche amico non mi crederebbe mai.

"Bene, è molto importante che rispettiate una regola: NON-INTERFERITE-CON-LA-STORIA" Finalmente il Dottore decide di staccare gli occhi dalla console del proprio Tardis e ci guarda uno ad uno con quei suoi fantastici occhi marrone scuro in cui mi ci perdo per un attimo… E pensare che a me piacciono quelli con gli occhi chiari!
"Ma…" Una ragazza con capelli rossicci prova a controbattere ma il Dottore non la sente, o la evita di proposito, e continua a parlare.
"Ok, la storia prende corpo in circa un anno scolastico ma ci sono vari flashback che vanno dalle poche ore a interi secoli. Quindi l’intreccio temporale non è lineare come può sembrare e… –Si ferma un attimo per tirare verso l’alto una grossa leva –Non sarà semplice portarvi all’inizio del racconto. In ogni caso vi porterò dove il Tardis sente il maggior accumulo di emozioni per essere sicuri di fare centro" Conclude il discorso puntando il proprio cacciavite sonico alla porta del propria macchina del tempo.
Impossibile non notare come svolazza a ogni minimo movimento il suo soprabito marrone che, a quanto lui stesso afferma, gli è stato donato da Janis Joplin. Difficile, poi, non notare le sue Converse All-Star color lilla. E’ sempre stato un tipo particolare.
"Buona fortuna e ricordatevi quanto vi ho detto! Se mi ricorderò verrò a prendervi alla fine di tutto!" Senza troppi complimenti ci butta fuori dalla propria astronave ancora in volo, in chissà quale dimensione, chiudendo dietro di noi la porta di quella che all’esterno sembra una comune cabina del telefono blu, usata dalla polizia britannica negli anni sessanta.

L’atterraggio non è dei più comodi e mi fa quasi rimpiangere lo pseudo materasso ad acqua su cui sono stata buttata qualche ora prima. 

"Quell’essere… Se lo prendo gli tiro il collo come una gallina!" Le imprecazioni si sprecano e alcune sono alquanto colorite, mi metterei pure a ridere se non fosse che ho un mal di schiena terribile, è notte e non vedo un granché.

I miei occhi si abituano alle flebile luce della luna che filtra tra le chiome di alcuni alberi che ci sovrastano, solo ora mi accorgo di indossare la divisa dei Corvonero. 
"Di là vedo del fuoco, muoviamoci! Lumos!" Riconosco la voce di Jennifer con cui ho parlato nel Tardis, seguendo il suo esempio tutti quanti sguainiamo le bacchette e richiamiamo a noi un po’ di luce mentre ci muoviamo nel fitto bosco.

Io una maga, chi l’avrebbe mai detto… Più si va avanti e, invece che trovare risposte alle mie domande, trovo solamente più punti interrogativi. 


"Beh… Di sicuro non ci ha portati all’inizio di tutto" Il commento di Clove rispecchia quello che tutti noi pensiamo guardando cosa succede poco lontano dalla foresta. 

Una vecchia casa che va disastrosamente a fuoco per poi scomparire lasciando al suo posto quattro giovani sporchi e feriti.

La Stamberga Strillante…

Come ipnotizzati, seguiamo con gli occhi un uomo che si allontana da vicino la struttura e che si tuffa in un’apertura del bosco. 
Brian Grimm… 

"Dovremmo intervenire?" La voce di Hermione distoglie la nostra attenzione dal punto in cui l’uomo si è buttato e ci fa tornare alla realtà. Per quanto strana, questa è pur sempre la realtà, no?

"No, hai sentito il Dottore… Avviciniamoci ma rimaniamo nascosti" Intervengo bloccando ogni possibile commento da parte del gruppo. 

Io, l’autrice, nella mia stessa storia? So già cosa succederà tra poco, dopotutto l’ho scritto io stessa, ma è ben diverso viverlo in prima persona.


Ci avviciniamo al recinto che delimita la Stamberga e, rimanendo accovacciati là vicino, osserviamo attentamente cosa succede…



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- Per quanto possa essere lunga la notte, ci sarà sempre un nuovo giorno -

Notte tra mercoledì 30 aprile e giovedì 1 maggio 2021, Hogwarts


"HANS!”
Il ragazzo, ancora con la sorella tra le braccia, si voltò verso la proprietaria della voce e un sorrisetto sarcastico gli comparve sulle labbra. “Fai sempre quello che ti pare eh Ariel? Non ti avevo chiesto di rimanere al Castello per aiutare quei poveri ragazzi? Sei all’ottavo mese, per Merlino! Non dovresti sforzarti.”
“È quello che le ho detto anch’io, ma lo sai che non da retta a nessuno.” Concordò Erik, che l’aveva preceduta di appena qualche passo.
La ragazza incrociò le braccia al petto e roteò gli occhi. Sì, era all’ottavo mese ma questo non significava di certo che fosse un’incapace! Questa cosa però non riusciva proprio a metterla in testa a quei due zucconi del marito e del fratello. “Una volta che avrò capito cosa sta esattamente accadendo qui, potrò valutare se tornare al Castello oppure no. Perché nostro padre e il tuo stanno combattendo? E perché Eleonore è svenuta e ferita? E perché i Dempiries stanno arrivando in branco? Parla alla svelta e non provare ad indorare la pillola.”
Il ragazzo tentennò appena un secondo prima di dirle tutta la verità, verità che aveva appena letto con la legimanzia nella mente della sorella. “Ok, ma voi due dovete credermi, perché non abbiamo tempo per stare a litigare. Tutte le cose che mi hai chiesto sono tutte riconducibili ad un’unica persona: vostro padre.” Senza darle loro il tempo di reagire, si alzò e prese il volto della moglie tra le mani, creando con lei un contatto visivo. Pochi secondi dopo, avvertì una lieve pressione mentale, che riconobbe come la richiesta di Erik per poter accedere a sua volta. Fu così che riversò nelle loro menti l’intera serata di Eleonore, dal momento in cui aveva ingerito la fluchschlafes
fino a pochi minuti prima, quando le aveva curato le ferite.

Per un attimo, Hansel temette che la moglie gli potesse svenire davanti agli occhi: Ariel era diventata di colpo più bianca di un fantasma.

La donna sapeva che suo padre era molto più integralista degli altri componenti della loro famiglia… ma arrivare addirittura a mettere sotto gedankorpergeist
Gretel, far bere a Eleonore la fluchschlafes con l’inganno e poi tentare di ucciderla! Aveva addirittura liberato lui i Dempiries…Allora Brian non aveva torto quando lo indicava come il responsabile della morte di tua madre…” Riuscì a boccheggiare senza fiato. “E io che a Natale ti ho convinto a fermarli…

Ma quello più sconvolto di tutti, era Erik.
Sconvolto e pieno di sensi di colpa.
Era sempre stato convinto di avere tutto sotto controllo, che suo padre non sapesse assolutamente nulla di quella storia. Su questa certezza, aveva coinvolto Eleonore, convincendola a non dire nulla a nessuno… facendola litigare con Daniel.
E invece Jakob non solo aveva sempre saputo tutto. Aveva cercato di uccidere Emily, la donna che amava. E l’aveva privato di un figlio.

All'improvviso, Erik seppe perfettamente cosa fare.

Con uno scatto fulmineo afferrò la bacchetta e colpì suo padre alle spalle, prendendolo in pieno con l’incantesimo più doloroso che potesse conoscere. Solo dopo, si accorse che Ariel aveva appena fatto la medesima cosa.


Vacanze di Pasqua, Casa Walsh

Alle parole di James, Crimilde fece un debole sorriso. Non le piaceva ricordare come aveva funzionato quell’aggeggio infernale. Ma poi diresse lo sguardo verso Nickolas Burkhardt, l’unico babbano presente al tavolo. E dal suo sguardo prese coraggio. Non se n'era accorta subito, ma l'uomo aveva lo stesso sguardo di sua sorella Rose. Gli stessi occhi. E per lei, sapere che la sorella era sopravvissuta in un qualche modo, era stato il conforto più grande.
"La gabbia ha due punti cardinali: le due estremità. A capo di esse devono essere poste due persone diverse. Ed entrambe devono essere disposte a sacrificarsi. La prima dovrà pronunciare l'incantesimo per costruire la gabbia: è una struttura composta dalla magia, perciò la persona dovrà essere disposta a rinunciare completamente ai suoi poteri: ogni singola briciola. Lo fece mia sorella Rose 300 anni fa ed ero sicura non sarebbe sopravvissuta. Oggi so che non è stato così." Iniziò a spiegare Crimilde, girandosi verso Nick e sorridendogli.


Crimilde si mise in posizione.

Era arrivata giusto in tempo con Erin per vedere Jakob Grimm crollare sotto gli incantesimi congiunti di Ariel ed Erik. Non aveva ricevuto spiegazioni di cosa fosse esattamente accaduto, ma poteva percepire molto bene l'arrivo dei Dempiries.
La temperatura attorno a loro era già calata di dieci gradi in pochi minuti e continuava a scendere.
Brian Grimm inoltre, con aria parecchio soddisfatta, era venuto a comunicarle che per pura coincidenza erano già disponibili tutti gli ingredienti che servivano per ricreare la gabbia. "Te la senti di essere tu ad eseguire l'incantesimo per aprirla?" Le aveva poi chiesto mentre quel sorrisetto impertinente continuava ad allargarsi sul suo volto.

In qualsiasi altra circostanza, Crimilde gli avrebbe chiesto spiegazioni per quella sua aria soddisfatta. Ma in quel momento avevano ben altri problemi.


"Naturalmente." Aveva acconsentito la donna. "Ma non dovevo essere io a rinunciare al mio sangue?"
"Le circostanze... cambiano." Le aveva risposto cripticamente lui. "Erin... saresti così gentile da raggiungere i miei figli per favore? Devo parlare un attimo da solo con Crimilde." Aveva poi concluso lanciando uno sguardo strano alla ragazza, che aveva annuito anche se leggermente confusa.

"Sei sicuro di quello che stai per fare Brian?"
L'uomo si limitò ad annuire.
E Crimilde iniziò a recitare la formula che avrebbe aperto la gabbia. Ma prima ne recitò velocemente un'altra.


"La seconda persona - e qui viene la parte difficile - dovrà rinunciare alla sua vita: dovrà rinunciare al suo sangue e deve essere per forza un Grimm. Chi di noi potrebbe essere disposto ad un sacrificio così grande?"
Continuò Crimilde iniziando a scrutarli uno ad uno. Sapeva che difficilmente qualcuno sarebbe stato disponibile, ma la soluzione non era poi così difficile. Si sarebbe offerta di nuovo lei, nel caso.


Jakob, con un forte dolore alla schiena, riaprì gli occhi. E quello che vide non gli piacque affatto.
Era sdraiato per terra con i polsi legati - legati dalla stessa corda che lui aveva usato in precedenza con Eleonore - e qualcuno lo stava trascinando.
"Papà, ti sei svegliato finalmente! Stavo iniziando a preoccuparmi! Il grande Jakob Grimm svenuto non è uno spettacolo che si vede tutti i giorni!" Risuonò una voce sarcastica in un punto imprecisato sopra di lui.
"Ariel..." Boccheggiò l'uomo riconoscendola. "Ariel cosa stai facendo?" Chiese iniziando ad agitarsi.
"Io? Assolutamente niente, papà. E' Erik che ti trascina. Io mi godo solo lo spettacolo." Rispose lei con voce gelida. "In fondo, sai com'è, sono incinta. Non devo sforzarmi troppo. Oppure chi sarà a partorirti dei nipoti che potrai comandare con la
gedankorpergeist?" Continuò sarcastica. "Oh a proposito! Credo che sia poco carino da parte tua anche far sforzare Erik, sai? Ti sta già trascinando di peso, non puoi anche intralciarlo agitandoti. Immobilus!"

Nel frattempo erano arrivati all'albero dove fino a neanche mezz'ora prima era stata legata Eleonore. E si accinsero a fare la stessa cosa con l'uomo.
"Sai papà?" Prese la parola Erik iniziando a tirare la corda e usando un tono ancora più ironico della sorella. "Per rintrappolare i Dempiries serve un Grimm disposto a sacrificarsi rinunciando a tutto il suo sangue. Eravamo leggermente a corto di volontari, ma tu hai insistito così tanto per prendere il posto di Elonore... ci sembrava poco carino dire di no."

Il ragazzo strinse la bacchetta per qualche secondo, ripensando all'incubo in cui aveva vissuto negli ultimi mesi. E a quelli che ancora viveva Emily, quando si risvegliava nel cuore della notte completamente terrorizzata, con delle urla che rieccheggiavano per tutta casa. Ripensò a quante volte l'aveva dovuta stringere a lui per delle ore intere per cercare di calmarla. E si ritrovò a pensare che tutto ciò che quella povera ragazza aveva passato era stato solo perchè aveva avuto la sfortuna di incrociare lui, Erik. Se solo avesse guardato meglio dove stava andando quel giorno in tribunale, non l'avrebbe mai travolta. E soprattutto, la strada di Emily Blackwood non sarebbe mai andata ad incrociarsi con quella di Jakob Grimm. Quell'uomo meritava ogni singola briciola di sofferenza.

Il ragazzo riaprì gli occhi e sbloccò le corde vocali di suo padre. Voleva sentirlo gridare fino alla morte. Per questo si accinse ad aprirgli la prima di una lunga serie di ferite mortali. "Sectusempra."


"Ma così facendo... saremmo punto e a capo." Intervenne Erin mentre si alzava per prendere in braccio sua figlia Alya che aveva iniziato ad agitarsi. Girò un po' per la stanza cullandola, mentre continuava a parlare. "Lo so che se già riuscissimo a risbattere quei mostri in gabbia metà dei nostri problemi sparirebbero, Ma chi ci garantisce che non venga rifatta la stessa cosa tra qualche secolo? Io lascerei la gabbia come ultima opzione. Dobbiamo trovare un modo per sconfiggerli del tutto."
E dopo qualche minuto di silenzio, la risposta arrivò. "
Halloween e Natale." Era stato appena un sussurro quello di Eleonore, ma il silenzio nella stanza era tale che tutti la sentirono chiaramente. E si voltarono all'uninsono verso di lei.
"Come?" La incoraggiò Crimilde.
"Halloween e Natale." Ripetè la Corvonero a voce appena più alta. "Ad Halloween... hanno cercato di attaccare la scuola." Cominciò a spiegare, radunando le idee per metterle in fila "Io non sapevo lo avrebbero fatto, ma ho rafforzato le difese del castello usando le pietre dell'elitrasporto come catalizzatori per i flussi di magia di quella notte... e non sono riusciti ad entrare! A Natale... abbiamo incendiato l'intero Ministero aggiungendo patroni e l'incantesimo che hai inventato tu papà! Finchè è rimasto attivo su Londra, loro non sono riusciti a passare e quelli presenti sono stati sbalzati via." Continuò sempre più eccitata. "Ma se non potessero essere sbalzati via? Se si trovassero all'interno di un posto chiuso senza via d'uscita?"
"Verrebbero disintegrati." Completò per lei Brian. "E lo spazio senza via d'uscita potrebbe essere proprio la gabbia."
 

Le ultime gocce di sangue uscirono dal corpo di Jakob Grimm ma ne Erik ne Ariel le videro.
Si erano allontanati nel momento in cui avevano visto l'uomo spirare e avevano raggiunto Erin e Hansel, che nel frattempo aveva ripreso Eleonore - ancora svenuta - in braccio. 
A vedere quelle gocce raggiungere il suolo, facendo aprire un'enorme voragine che iniziò a risucchiare tutti i Dempiries presenti, fu invece qualcun altro. Brian.
L'uomo si voltò brevemente verso la sua famiglia, che ancora non aveva la minima idea di cosa stava per fare.
L'aveva detto solo a Crimilde. Se avesse fatto diversamente, avrebbero provato a fermarlo.
Sospirando, l'uomo evocò le fiamme. Poi chiuse gli occhi.


Brian rincorse la figura di Talisia per un corridoio dell'Istituto di Salem. "Ehy Black!"
La ragazza si girò alquanto infastidita. "Che vuoi Grimm?"
"Io so qual è il tuo cognome e tu sai il mio, ma non ci siamo ancora presentati."
"E allora?" Gli rispose lei tornando a camminare e allontandosi. "Tanto ci siamo scontrati una volta per sbaglio. Dubito succederà di nuovo." Concluse salutandolo con un sventolio della mano.
Solo quando si fu allontanata abbastanza, Brian sussurrò a mezza voce "E invece succederà."


"E' un piacere rivederti Black." Pronunciò Brian alquanto divertito, smorzando così le risatine delle ragazze che circondavano Talisia. "Serve che ti elimini qualche altra punizione?"
"No,direi di no. Ma grazie per l'interessamento."
Brian stava per andarsene, quando la voce della ragazza lo richiamò
"Però, c'è qualcosa che potresti fare per me."
 Si stava sbagliando o il tono della ragazza era malizioso?
Non riuscì a pensare ad altro, perchè lei lo baciò.


"Salem e gli Stati Uniti non sono la mia casa... ma qui io ho te."
L'ammissione della ragazza era arrivata dopo mesi che uscivano insieme.
Forse era venuto il momento anche per lui di ammettere qualcos'altro.
"Ti amo Lis."



"Black, non ti agitare. Va tutto bene."
"Come fai a dire che va tutto bene? Sono minorenne, incinta e non ho nessuno!"
"Amore? Come fai a dire che non hai nessuno? Io cosa sono, il vicino della porta accanto?"


"Ti amo Talisia Black e non stancherò mai di ripetertelo. Quindi la domanda è: vuoi sposarmi e sentirlo ripetere all'infinito?"
"Considerato che sono incinta da quattro mesi sarebbe un po' difficile rispondere di no."
"E se tu non fossi incinta?"
"La risposta rimarrebbe comunque sì."
"Saggia decisione Black. Perchè in caso contrario ti avrei tormentato a vita finchè non avresti modificato la risposta."


"Hai già in mente un nome per il bambino?"
Il volto di Talisia si illuminò mentre si sfiorava il ventre. "Se è un maschio... beh lo sai qual è la mia fiaba dei Grimm preferita."
"Quindi Hansel per il maschio e Gretel per la femmina?"
"Veramente preferirei se fosse un maschio."
"Già, ma se fosse femmina?"
"In tal caso... vorrei chiamarla... come tua sorella. Eleonore."


"Sono incinta di una bambina. Brian... ho paura."
L'uomo strinse la moglie in un abbraccio. "Non ho mai capito il perchè di questa fobia."
"Perchè è una purosangue. Sarà usata come un oggetto da tutti e non potrà mai decidere per se stessa."
"A lei non succederà. Te lo giuro sulla mia vita Lis: nessuno toccherà mai nostra figlia."


"Come ti ho già detto Celia, sono disposto a tutto per i miei figli."
"Anche io porto in grembo tuo figlio." Quella della donna era quasi una supplica.
"Infatti vale anche per lui... o lei." *


Sono disposto a tutto per i miei figli.

Era vero. Li amava tutti incondizionatamente. Tutti e tre. Forse l'aveva dimostrato poco, forse non era mai stato in grado di dimostrarlo del tutto.
Ma l'amore si vede più dai gesti che compi che non dalle parole che dici.
E lui, di gesto, ne stava per compiere uno estremo, senza possibilità di ritorno.
In fondo, il suo compito era esaurito.
Hansel era sposato e in procinto di diventare padre.
Eleonore aveva avuto la fortuna di trovare un ragazzo che la amava più di se stesso.
Gretel aveva sua madre e i suoi fratelli. Non aveva bisogno di un padre che aveva sempre faticato a dimostrarle il suo affetto. Era stato anche a causa di quella distanza, se nessuno si era accorto dell'incantesimo di Jakob.
E Celia sarebbe rimasta per sempre incastrata in un matrimonio che nessuno dei due voleva, finchè lui fosse rimasto in vita. Perchè non esiste il divorzio nella società purosangue. E lei sarebbe rimasta per sempre al suo fianco per dovere e non per volontà. Dodici anni erano stati anche troppi.

la cosa più importante era che nessuno di loro avrebbe vissuto in un mondo in cui i Dempiries potevano essere liberati da un momento all'altro.

"EXPECTO PATRONUM" Una enorme tigre si materializzò davanti a lui e l'uomo saltò dentro alla gabbia, pronunciando contemporaneamente l'ultimo incantesimo mancante. "SOLARIUM."
Per un breve istante, la notte venne completamente illuminata a giorno. Poi la gabbia si chiuse, intrappolando ogni creatura al suo interno.


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Anastasia non riusciva a capire in che posto fosse finita.
Era sdraiata su un tiepido pavimento di legno finemente intagliato che non aveva mai visto prima. E, sollevando lo sguardo, vide delle pareti riccamente decorate che delimitavano una stanza arredata con molto gusto. Non sembrava un luogo pericoloso. Ma solo la stanza di una casa appartenente a gente molto ricca.
Chiedendosi mentalmente dove diavolo fosse finita, la Corvonero si alzò in piedi, cercando la bacchetta con un gesto automatico.

"Ciao Anastasia." La salutò una voce gentile.
La hexenbiest si girò di scatto. "Eleonore?" Chiese confusa davanti alla ragazza che con un sorriso si stava accomodando sul divano.
"Non proprio." Fu la risposta.
E in effetti, dal momento che ci guardava più attentamente, la Corvonero vide delle differenze. La Caposcuola era sicuramente più giovane della persona che si trovava davanti a lei, era meno formosa, aveva i capelli più chiari. E sicuramente un taglio diverso degli occhi. Ne aveva sentito parlare spesso della loro somiglianza, ma non credeva di certo che nell'arco della sua vita avrebbe avuto l'occasione di parlare con... "Talisia Black" Sussurrò alla fine perplessa. Perchè la madre di Eleonore era comparsa proprio a lei?
"Talisia Grimm" La corresse la donna sempre sorridendo. "Credo di doverti dare qualche spiegazione. E la possibilità di sciegliere. Accomodati." La invitò con un gesto della mano mentre nell'altra compariva una brocca piena di the caldo.
"Sciegliere cosa?" Domandò la ragazza perplessa, sedendosi su una poltrona.
"Se restare una hexenbiest... oppure no." Fu la risposta della donna mentre riempiva una tazza e gliela passava. "Non ti sei mai chiesta perchè tu lo sia diventata all'improvviso proprio quest'anno? Ma soprattutto, non ti sei mai chiesta perchè le uniche visioni che hai avuto fossero in qualche modo legate sempre alla mia famiglia?"
"Tante volte" Ammise lei, completamente spiazzata dalla situazione. "Ma alla fine si è rivelato utile no?"
"Tu credi di essere una nata babbana, ma non è così. La tua trisavola Maysee era come te. Il gene non si è più ripresentato nella tua famiglia... almeno finchè non sei nata tu." Iniziò a spiegare Talisia "Ma era un gene recessivo. Per questo motivo, anche se non lo puoi ricordare, sono intervenuta quando ad inizio anno avete affrontato la trappola del diavolo. Lì si entra in una dimensione parallela, raggiungibile sia dai vivi che dai morti. Sapevo già cosa aveva intenzione di fare Jakob alla mia famiglia. Dovevo cercare di contrastarlo in tutti i modi possibili, ma il tempo che avevo a disposizione era pochissimo. Giusto quello per far riattivare un potere antico che ti scorre nelle vene. Giusto il tempo di farti diventare una hexenbiest. E per mandare a te, e conseguentemente a tutti, i segnali necessari per aiutarvi a capire."

Anastasia non riusciva ad emettere un suono davanti a quella enorme mole di informazioni. Le domande che le si affollavano in testa erano milioni.

"Spero tu riesca a perdonarmi per averti usato in questo modo." Continuò Talisia "Adesso però voglio darti la possibilità di scegliere: posso annullare l'incantesimo e farti tornare ad essere una ragazza normale. Oppure puoi restare una hexenbiest. In ogni caso, i tuoi poteri di strega non ne risentiranno."
Prima ancora di averci riflettuto, le labbra di Anstasia si mossero in una risposta spontanea. "Voglio rimanere una hexenbiest."
"Sicura?"
"Sì." Non era mai stata più determinata di così.
"Allora è venuto il momento di salutarci." Esclamò a quel punto la donna scattando in piedi e iniziando a sistemare il salotto a colpi di bacchetta. "Devo riordinare casa per accogliere mio marito. Non vedo l'ora di rivederlo, dopo dodici anni! Grazie di tutto Anastasia. E buona fortuna."


"Ehy no! Aspetta! Dev..." Ma la Corvonero non riuscì mai a porre le domande che aveva in testa. Perchè si risvegliò su una poltrona della Sala Comune dei Tassorosso, avvolta in una coperta.
"Ani... cosa ci fai con una tazza piena di the in mano?" Domandò la voce perplessa di Fabian. 
"Come?" La ragazza alzò lo sguardo per incontrare gli occhi del fidanzato, accorgendosi solo dopo di stringere ancora l'oggetto datole da Talisia poco prima. "Oh!" Esclamò sorpresa e ancora frastornata. "E' una storia lunga."
Vide Fabian andare verso di lei, prendere la tazza e appoggiarla sul tavolino. Poi il ragazzo la prese in braccio e si accoccolò sotto di lei, depositandole un bacio sulla fronte. "Non vedo l'ora di sentirla." Affermò convinto "Con tutto quello che è successo stanotte, credo che molto difficilmente riuscirò ancora a sorprendermi."

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Eleonore quella mattina si svegliò con tutti i muscoli indolenziti e un forte mal di testa. Però era avvolta in qualcosa di caldo e morbido che le trasmetteva un enorme senso di pace e sicurezza. Lentamente, la ragazza rotolò su un fianco e aprì un occhio.
Per riconoscere accanto a lei una figura familiare che stava più o meno facendo la stessa cosa. "Daniel..." Sussurrò a mezza voce, prima di cercare di alzarsi facendo perno sui gomiti. Aveva la gola secchissima e la voce le uscì alquanto impastata, ma il ragazzo la sentì comunque.
"Ciao."
Erano talmente vicini che alla ragazza bastò sporgersi di poco per lasciargli un leggero bacio sulle labbra. Mentre il Tassorosso rispondeva accarezzandole il viso.

Non erano gesti estremi, avevano entrambi fatto cose molto più intense, ma quel bacio fu qualcosa di completamente diverso. Perchè mentre lo baciava, Eleonore percepiva i sentimenti che Daniel provava per lei e Daniel percepiva quelli di Eleonore.

Fu per questo che si staccarono come se si fossero scottati. Non di certo per la voce acida di Madama Chips "Per quanto sia felice di vedere che entrambi vi siete ripresi, una infermeria non è il luogo in cui pastrugnarsi."

A quelle parole, la Corvonero si girò di scatto. Pentendosene tre secondi dopo, quando venne colpita da una fitta lacinante alla testa, confermata da un "Ahi!" del ragazzo. "Infermeria? Qualcuno mi può spiegare cosa sta succedendo?"
"Posso provarci io."
"Erin?" Domandò perplessa mettendo finalmente a fuoco la figura familiare di sua cugina.
Ma vennero tutti e tre distratti poco dopo dal vagito di un neonato.
"Andiamo con ordine Elly. Direi che un buon punto di partenza possa essere il momento in cui hai perso i sensi. Poi posso spiegarti anche come siamo diventate zie."



"Secondo te si riprenderà?" Chiese Lex in un bisbiglio a Caos, distogliendo lo sguardo dalla sua migliore amica, alla quale avevano appena comunicato la morte del padre. La Corvonero si era portata le mani davanti alla bocca e poi aveva iniziato a singhiozzare.
Il Tassorosso sospirò, mentre teneva la mano a Virginia.
La ragazza si era addormentata così neanche due ore prima e lui non se la sentiva di allontanarsi da quel letto.
Era stanchissimo, ma non aveva affatto sonno. Era sin troppo lucido. O forse aveva ancora troppa adrenalina in circolo per tutto quello che era successo quella notte. "Se la caverà. Eleonore era molto legata al padre, ma ci sono tante persone qui che la amano. Riuscirà a riprendersi. Tu invece come stai? Non credo sia stata una notte semplice neanche per te."
La Serpeverde scosse la testa e si strinse le spalle prima di rispondere. "Non lo è stata per nessuno. Ma me la caverò. Anche se, dopo stanotte, credo di non voler vedere più delle fiamme per qualche secolo."
"Credo che tu non sia l'unica." Commentò Caos, accennandole con la testa ai letti accanto, dove Michelangelo e Raphael stavano dormendo pacificamente. Avevano dovuto attendere che la luna piena calasse prima di togliere loro i mantelli e questo li aveva privati di ogni singola goccia di energia. Per quel motivo erano entrambi crollati subito.
Federica, che si trovava su una sedia tra i letti dei due gemelli, girò per un attimo lo sguardo nella loro direzione, rivolgendogli un debole sorriso e rannicchiandosi ancora più su se stessa. Aveva le gambe raccolte al petto e la faccia sulle ginocchia, ma neanche lei aveva voglia di dormire. Non in quel momento per lo meno. Probabilmente da là stava ascoltanto tutto ciò che succedeva nella stanza. Ma non lo dava affatto a vedere.
"E tu invece Caos?" Lo riscosse la voce di Lex. "Come ti senti? In fondo Brian Grimm era il tuo padrino... anche se mi riesce difficile immaginarlo in quelle vesti. Non sono mai riuscita ad immaginarmelo neanche come padre."
Il Tassorosso a quelle parole le rivolse un debole sorriso, mentre una lacrima gli rotolava sulla guancia. "Ti posso assicurare che è stato un ottimo padrino. Quando ho avuto bisogno di lui c'è sempre stato, anche se a suo modo. E c'è stato anche per la sua famiglia, fino alla fine."

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"Michael chiedimi un'altra volta scusa per avermi messo sotto Imperio e ti crucio." Minacciò Micah a denti stretti. "Siamo tutti sia colpevoli che innocenti a quanto pare. E sotto Imperio ho fatto anche io cose di cui mi vergogno profondamente." Ammise alla fine.

Quando quella mattina lui, Page e Brian erano scesi a colazione - non che qualcuno di loro fosse riuscito a dormire poi tanto quella notte - il Tassorosso si era avvicinato a lui e aveva iniziato a scusarsi per ciò che aveva fatto. E nonostante le continue rassicurazioni da parte del ragazzo, nessuno era riuscito a fargli cambiare idea.

"Se lo dice lo fa e credo che con stanotte la sua pazienza abbia toccato il limite. Non provocarlo ulteriormente." Gli consigliò Page sorridendo e passando una mano tra la zazzera di capelli del fidanzato.
Davanti a quelle minacce congiunte, finalmente Michael si decise a chiudere bocca. "No è solo che... ok non dico più nulla." Concluse il ragazzo facendo scoppiare a ridere Milly.
La Grifondoro li aveva raggiunti da poco al tavolo - che mai come quella mattina sembrava non rispecchiare per nulla le divisioni tra Case - per salutarli e chiedere loro cosa sapessero dei fatti di quella notte. Non che le voci non fossero circolate a macchia d'olio per la Scuola, ma le teorie erano una più assurda e diversa dell'altra e ormai quasi nessuno sapeva più a cosa credere.
"Credo che l'unico modo per sapere con esattezza tutto sia chiedere ad Eleonore appena esce dall'infermeria." Ragionò Brian "Quindi credo che ci toccherà aspettare."
"Secondo voi intanto possiamo uscire nel parco?" Domandò Page a quel punto, attirando così gli sguardi dei ragazzi su di lei.
"Divieti precisi non ne sono arrivati." Ragionò Micah facendo spallucce. "Quindi credo di sì. Ma come mai questa idea?" Le domandò poi assumendo uno sguardo indagatore.
La Corvonero si strinse le spalle. "Beh... lo sai che sono molto curiosa."

Silenziosamente, i cinque ragazzi si alzarono dal tavolo e si diressero verso il portone di quercia. Poi, vedendo che nessuno li richiamava, lo aprirono ed uscirono fuori nel parco deserto, dove un sole splendente sembrava aspettare solo loro.

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Eleonore avvertiva le braccia di Daniel stringerla mentre cercava di soffocare i singhiozzi. Non sapeva neanche lei se di disperazione o di felicità.
Di notizie con quella chiaccherata ne aveva ricevute talmente tante da avere il mal di testa. Di belle e di brutte.

A quanto pareva, lei e Daniel erano legati in maniera inscindibile l'uno all'altro per effetto della
fluchschlafes: solo il tempo avrebbe saputo dire con certezza se la cosa sarebbe stata permanente o solo momentanea.
Hansel e Ariel quella notte erano diventati genitori di una bellissima bambina, Talisia Grimm. Le emozioni forti alla quale Ariel era stata sottoposta l'avevano condotta al travaglio prima del tempo.
E sempre in tema di bambini, un altro piccolo Grimm di pochi mesi dormiva tranquillo nella culla accanto. Il figlio di Erik ed Emily.
Crimilde, prima di sacrificare nuovamente se stessa, aveva pronunciato un antico incantesimo di scambio di anime. Il corpo in cui dimorava era un semplice contenitore, che avrebbe potuto ospitare chiunque. Per quello aveva deciso di offrirlo all'anima pura di quel bambino, la prima innocente vittima di tutta quella storia. Il bambino non aveva ancora un nome - perchè Erik voleva sentire il parere di Emily in merito - ma era già stato allattato da Ariel, venendo così riconosciuto in toto come membro della famiglia Grimm.
Ma alle notizie belle seguono anche quelle brutte. E per Eleonore, ave
r saputo della morte del padre era stato un bruttissimo colpo.

Con gli occhi offuscati, vide Erin in procinto di allontanarsi per lasciarle il tempo di metabolizzare ogni cosa.
"Erin aspetta! C'è ancora una cosa che non mi è chiara. Quando Jakob... mi stava torturando..." Un brivido l'attraversò mentre la cugina ritornava ad appolaiarsi sul suo letto, allungando una mano per stringergliela "Ha detto che lui è... era..." si corresse quasi subito "... che era molto bravo a fare piani, ma soprattutto bravo a non lasciare tracce... allora mi chiedo... come è possibile? Il suo piano di ieri notte... non aveva buchi... ma intere voragini.  Io non capisco."
"Non provare a capire i piani di quello che si è rivelato essere solo un vecchio pazzo Eleonore. Non pensarci troppo e pensa solo a riprenderti." Cercò di tranquillizzarla Erin, accarezzandole dolcemente una guancia.

"Perchè il suo piano non era quello." Si intromise Gretel con voce tremante. Fino a quel momento era rimasta in silenzio in un altro letto a poca distanza, dove sua madre non l'aveva lasciata da sola un secondo, continuando ad abbracciarla e ad accarezzarla.
Tutti si girarono così verso di lei. "Come?"
"Il piano di Jakob... era diverso. Lui non voleva darti la pozioni mentre eri in Sala Grande. Dovevo convincerti a lasciarmi da sola con i lupi, così come è successo, ma dovevo darti la pozione solo dopo, quando saresti rimasta da sola nella tua camera. Così non avresti attirato attenzione svenendo, Daniel non ti avrebbe raggiunto e non avrebbe potuto risvegliarti, gli altri studenti non si sarebbero messi in allarme e non l'avrebbero fatto neanche i professori."

Gretel si fermò per un secondo per riprendere fiato. Aveva buttato fuori tutto di getto, senza mai fermarsi. E soprattutto cercando di non guardare nessuno negli occhi. Si sentiva profondamente in colpa per tutto quello, quasi come se il piano fosse stato elaborato da lei.

"Tutti si sarebbero addormentati come previsto e lui sarebbe venuto a prenderti per compiere il rituale per rinchiudere nuovamente i Dempiries. E poi avrebbe predisposto ogni cosa per farla sembrare un incidente. Voleva liberare i lupi, ucciderli e far sembrare che vi foste uccisi a vicenda." Concluse.
Un silenzio attonito seguì il discorso della Grifondoro, almeno finchè Daniel, schiarendosi la gola, decise di rompere il silenzio. "Ma se questo era il piano... come mai non è stato attuato?"
"Avevo dei momenti di lucidità. Brevissimi, ma li avevo. Avevo provato ad avvertirti già in precedenza Elly! Ti ricordi quando ti ho detto dell'incubo in cui eri sotto 
fluchschlafes?" Spiegò lei stringendo i pugni "Ieri sera... è stato uno di quelli. Sapevo di non poter fare nulla per contrastarlo... ma potevo almeno... fare qualcosa. Come consegnarti e convincerti ad assumere la pozione nel momento in cui avrebbe attirato di più l'attenzione. Io..." La voce della ragazzina si spezzò, mentre lacrime sempre più fitte ricominciavano a scorrerle sulle guance. "Io non volevo niente di tutto questo... Non volevo farti del male... speravo davvero che tu, Dan, fossi quello giusto per lei e..." Non riuscì a concludere perchè scoppiò nuovamente a piangere, mentre si arrampicava sul letto per buttarsi tra le braccia di Eleonore.
"E ci hai visto giusto." La rassicurò lei stringendola. "Non hai alcuna colpa. L'unico che le ha è morto. E non ci farà più del male."
"Mi dispiace!"

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* sono tutti stralci di one shot pubblicate qui http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3412991

E niente... vorrei scrivere qualcosa di sensato ma non ci riesco. Questo capitolo è stato un parto.
Sono ancora sotto shock per aver ucciso Brian Grimm. 
Ci vediamo presto con i 2 di chiusura.


Scusate i cambi di stile ma il sito fa i capricci stasera. -.-'


  
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