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Autore: Hatsumi    03/05/2009    3 recensioni
Jonathan e Christian sono per tutti la coppia perfetta. Balle. La perfezione non esiste, è solo illusione. Lacrime, dolore, risentimento. Su questo scenario la coppia "perfetta" crolla, non esiste più. E di fronte a ciò entrambi pensano se sia possibile sopravvivere dopo la rottura di un rapporto di interdipendenza durato quindici anni. Come riusciranno ad andare avanti senza il reciproco sostegno? E' difficile chiedere scusa, imputare la colpa ad uno dei due, ma riuscendoci è davvero abbastanza, si può davvero tornare indietro?
***VI INVITO INOLTRE A LEGGERE EVENTUALI "AVVISI" in testa ai capitoli. Grazie e buona lettura. ***
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Jonathan & Christian'
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6.Hidden (Nascosto)

Sta seduto sulle scale dell’accademia Kyle, osserva il viavai di studenti muoversi per il corridoio e vede se stesso tra qualche anno. Ha solo sedici anni ma il desiderio di frequentare il college per lui è fortissimo. Molto probabilmente perchè ci è cresciuto in quell’accademia. Lo portava spesso Christian, agli inizi della sua carriera, in quel posto. Lo lasciava in biblioteca a leggere libri, a sfogliare volumi. In questo modo è nata la sua passione per la letteratura e quella per l’arte.

Il primo libro letto nella biblioteca del college era proprio un volume parlante di un pittore italiano, Hayzez, appartenente alla corrente pittorica Romantica. L’aveva sfogliato quasi tutti i giorni per anni e si era innamorato del dipinto “Odalisca distesa”, la sua prima copia.

Riflette sul motivo della sua presenza in quel posto, dopo anni. Sono le nove passate, dovrebbe essere a scuola. Dovrebbe si, ma non è stato in grado di andarci. È iniziato tutto qualche ora prima.
A causa di numerosi ritardi a scuola, si era finalmente deciso di sistemare la sua sveglia per poter fare le proprie cose con calma ed essere puntuale alla fermata del bus scolastico.

Quella mattina era in anticipo di ben venti minuti. Si era seduto sulla panchina alla fermata ed aveva iniziato ad aspettare.Venti minuti sono tanti per non annoiarsi, così aveva deciso di prendere dalla tasca il cellulare e passare il tempo giocando ad uno di quei giochini sciocchi, scaricato qualche sera prima.

Aveva quindi afferrato il telefono, per poi notare, leggendo sullo schermo, che gli era arrivato un messaggio. In realtà, era dalla sera prima che stava lì. L’aveva notato e aveva deciso di cancellarlo il giorno successivo e, fino a quel momento, se n’era dimenticato. Conosceva il mittente; Jonathan. Aveva ricevuto parecchi messaggi da parte sua, cancellati tutti quanti. Stava iniziando a chiedersi se fosse giusto ignorarlo in quel modo, se stesse facendo bene a far finta di niente. Dopotutto in teoria a lui non aveva fatto nulla e non avrebbe avuto alcun motivo per ignorarlo.
Annoiato ed indeciso aveva deciso di aprire e il messaggio, l'aveva letto.

“Ciao tesoro. Come va? Tutto bene a casa? Ti sono arrivati i miei messaggi? Ho comprato un nuovo appartamento. Mi piacerebbe venissi a trovarmi. Fammi sapere se ti va e quando, così ti vengo a prendere. Un bacio.”

Non aveva capito subito il contenuto alla prima lettura, così l’aveva riletto una seconda, una terza, una quarta volta. Risultato; si era pentito di averlo aperto. Avrebbe voluto tornare indietro. Durante ogni lettura aveva avvertito un colpo al cuore leggendo parola “nuovo appartamento”.  L’aveva avvolto una strana sensazione di sconvolgimento. Non sapeva cosa fare, cosa rispondere. Voleva parlarne con qualcuno. Aveva bisogno di rivelarlo a qualcuno.

Non aveva più voglia di andare a scuola ora, anzi, nemmeno ci pensava alla scuola. Si era alzato e aveva iniziato a camminare, dapprima lentamente poi a passo sempre più sostenuto. Nemmeno lui era a conoscenza della propria destinazione finchè non vi si era trovato davanti. Non era nemmeno sicuro di conoscerla quella strada, non l’aveva mai fatta a piedi in vita sua, vi era sempre stato portato in macchina.

Sono passati degli anni dalla sua ultima visita a quel posto ed era bello come se lo ricordava. Si era fermato per un secondo, aveva ammirato l’ingresso finto neoclassico e poi si era gettato tra gli studenti, confondendosi tra di loro, cercando di ricordarsi la struttura dell’edificio.

Ora si trova lì seduto. Una mano nella tasca tiene fermo il cellulare. Ha bisogno di parlarne con Christian, deve saperlo anche lui. Dopo circa un quarto d’ora di attesa inizia a pensare che forse quella possa non essere esattamente una buona idea. Quando Christian lo vedrà gli chiederà sicuramente il motivo della sua visita, lo rimprovererà per non essere andato a scuola.
O magari intuirà qualcosa da solo, forse non ci sarà nemmeno il bisogno di farglielo leggere il messaggio. Si chiede se non sia solo lui ad ingigantire la cosa, magari a Christian non importa, magari non la ritiene una cosa così seria. Considera la possibilità di essere solo lui a ritenerla una cosa importante.

Si alza. Decide di andare a casa. In quel momento vede Christian nel corridoio con un suo collega. Sta sorridendo e sembra felice. E’ così bello e luminoso il sorriso di Christian, non lo vede da tempo e non gli sembra giusto spegnerlo in quel modo. Sospira e si vota per andarsene.

È troppo tardi. Christian l’ha visto e lo chiama.
-Kyle, tesoro! Cosa fai qui? C’è qualcosa che non va?

***

Un’altra notte insonne. Sono tutte così le notti di Christian da quando Jonathan ha lasciato quella casa. Non riesce a dormire da solo, non c’è mai riuscito. Fissa il soffitto e respira.
Non si è ancora abituato ad avere quel letto grande tutto per sè, rimane ancora accoccolato il quella che è sempre stata la sua metà del letto, non osa andare oltre. Non ha il coraggio di allungare le braccia verso l'altra parte.

Dorme in quella precisa posizione finchè non si sveglia di soprassalto e si accorge di aver invaso la metà opposta del letto. Le lenzuola ancora piegate e per nulla sgualcite sono così fredde. Quel  freddo gelido gli penetra nelle ossa, nella carne, non riesce più a prendere sonno. La vista di quel cuscino così rigonfio lo fa stare male, lo fa sentire ancora più solo. Gira la faccia dall’altra parte e cerca di non guardare. Sembra così grande quel letto ora.

Se ne sta fermo, immobile. È  stanco. Non riesce a sopportare quella situazione. Allunga il braccio e afferra la sveglia sul comodino. Sono solo le sei ma non fa nulla, si deve alzare. Arriverà in accademia prima, poco importa, troverà qualcosa da fare.

Si alza dal letto, sceglie con cura i propri abiti, le scarpe e poi si concede un bagno caldo di quasi mezz’ora. Si prepara una buona colazione tenendosi così occupato per una ventina di minuti circa. Dopodichè va a zonzo per la casa, fino alle sette. Prima di uscire si affaccia alla porta di Kyle, per vedere se sta dormendo.

Non l’ha ancora perso quel vizio. Lo fa ogni mattina. Apre la porta con delicatezza, si sporge leggermente e lo osserva nel buio per qualche secondo. Poi richiude la porta, prende le sue cose, le chiavi della macchina ed esce.
Arrivato in accademia nota con piacere di non essere solo.

-Mattiniero oggi Chris?

È Ronald, che sta scendendo dalla sua macchina e lo raggiunge.

-Si. Tu lo sei sempre eh?
-Non ho niente di meglio da fare…

Entrano entrambi nell’aula insegnanti. Christian prende posto sulla sedia rossa con le ruote, la sua preferita. Appoggia sul tavolo la valigetta ed estrae i suoi appunti e le cose da correggere. Ha molto tempo a disposizione, può preparare la sua lezione con calma.

C’è silenzio. Ronald è in piedi davanti ad una delle due finestre della sala che sta bevendo un caffè. Non parla, si limita ad osservare fuori.
Termina il caffè, appoggia la tazza sul tavolo e prende una sedia. La trascina vicino alla finestra, leggermente spostata, per poter osservare fuori e allo stesso tempo non dare le spalle a Christian.

Christian osserva il suo profilo illuminato dalla luce dorata del mattino.
È una persona strana Ronald. Ha un carattere estroverso, parla molto, è socievole eppure di sè e della sua vita non dice mai una parola. Christian lo conosce da dieci anni, è forse il più caro amico che ha, tuttavia si rende conto di sapere veramente poco di lui, quasi nulla. Al contrario Ronald conosce ogni possibile dettaglio della vita di Christian. Non fa mai a meno di chiedere e di informarsi. È difficile capire se gli faccia delle domande per pura e morbosa curiosità o per interesse dovuto ad una sincera amicizia. A volte Christian vorrebbe girargli le domande che gli pone, per scoprire qualcosa sul suo conto. Non ne ha mai avuto il coraggio poichè una risposta da parte di Ronald, non è sicura. Non saprebbe nemmeno del suo orientamento sessuale, se non l’avesse invitato per locali nel corso degli anni. Inoltre, parlando con i suoi colleghi, in particolare con quelli che conoscevano Ronald da più tempo, si era reso conto che nessuno sapeva di Ronald qualcosa che andasse realmente oltre ai dati anagrafici.

È quasi immobile su quella sedia, incantato da ciò che osserva. Non ha tutti i torti. Le finestre in quell’aula affacciano sul giardino dell’accademia, un bellissimo parco curato, decorato da meli, peschi, ciliegi e altre piante dai fiori delicati. È primavera e i petali di ciliegio e di pesco si librano leggeri nell’aria per poi cadere a terra creando un bellissimo tappeto rosato. Il vero protagonista però è il salice al centro, piantato ad inizio ‘900 dal rettore e fondatore dell'accademia.

Senza rendersene conto, anche Christian si trova ad osservare quello spettacolo pittoresco. Ha il mento appoggiato alla mano e osserva i petali agitarsi al vento. Quella vista l’ha distratto, si rimette a posto e torna a fare il suo lavoro.

-È incredibile, non è vero?
Commenta Ronald, senza girarsi.

-Si… godiamo di un’ottima vista qui…

Finisce il suo lavoro e poi si alza e si mette vicino a Ronald.

-È per questo che vengo così presto. Per godermi questo scenario in pace. Poi arrivano gli altri, la gente e in queste finestre non vedo riflessi che loro, i loro discorsi il loro assurdo agitarsi…

Il tono di Ronald è malinconico, anche quella sua espressione e quella sua posa lo sono. Christian non ha mai visto Ronald sotto quella luce. Non conosce quel suo aspetto, gli pare di quasi di azzardare a definirlo triste.

-Scusami… magari avresti voluto restare solo.

Ronald si gira verso di lui e gli sorride. Un sorriso strano, per nulla sereno, che conserva una punta di amarezza.

-Oh no… dovresti venire più spesso, scopriresti molte cose.
Dice, tornando a fissare fuori dalla finestra.

-Per esempio ?
Chiede incuriosito.

Manca poco all’inizio delle lezioni. Si sentono provenire passi dal corridoio, l’ambiente si affolla di voci e Ronald non risponde alla domanda di Christian.


È già passata la prima ora di lezione. Christian percorre il corridoio che porta alle aule. La voce di Ronald alle sue spalle lo ferma.

-Davvero me lo devi spiegare, come fai a tenere svegli i tuoi studenti. Io proprio non ci riesco!

Sembra un'altra persona, è il Ronald di sempre. Lo stesso tono scherzoso, la stessa ironia. Christian sospetta quasi di esserlo sognato il Ronald malinconico di poco prima. Risponde all’affermazione del collega ridendo, anche lui sorride. Camminano nel corridoio fianco a fianco.

Lo sguardo di Christian incrocia due occhi verdi a lui molto familiari. È Kyle. Non vede il motivo per cui possa trovarsi in accademia ma non ha dubbi che sia lui. Il ragazzo si gira, lo chiama.
-Kyle! Tesoro, cosa ci fai qui?  È successo qualcosa?
Lo raggiunge, lo guarda. Apre la bocca ma non gli risponde.

***

È troppo tardi per scappare, deve dargli una spiegazione. Deve inventarsi qualcosa alla svelta per motivare la sua presenza.

-Stai bene?

Il collega di Christian lo raggiunge. Kyle lo conosce è Ronald. Aveva una strana attrazione per lui da bambino. Forse semplicemente perchè gli porgeva i libri riposti sulle mensole alte che non riusciva a raggiungere altrimenti.

-Kyle! Accidenti! Sei un uomo ormai. Ti ricordi di me?
Domanda Ronald sorridente.

-Ma si certo, Ronald.

Ronald annuisce.
-Bella memoria!

Christian è nervoso, preoccupato. Vuole una risposta.
-Kyle, rispondi. È successo qualcosa? Non stai bene? Hai perso di nuovo il pullman? Non posso accompagnarti ho lezione adesso…

Ronald interviene.
-Posso portarlo io se vuoi.

Christian annuisce.
-Lo faresti?
Chiede.

-Ma certo!

Kyle non sa cosa fare, è paralizzato. Di certo però, non vuole tornare a scuola.
-No io… non sono andato di proposito.

Christian spalanca gli occhi.
-Che cosa?!

È visibilmente seccato. Kyle non sa come ribattere, cerca di trovare una scusa in fretta.
-È festa… è il giorno della bandiera!
L’ha sparata grossa e se ne rende conto. Ronald scoppia a ridere, Christian diventa sempre più furioso.

-Sei cosciente di vivere negli Stati Uniti Kyle? Perchè sai il giorno della bandiera è il 14 giugno. Sei in anticipo di giusto tre mesi!

Kyle si morde il labbro. Christian è furioso. Si è cacciato nei guai e deve trovare un’altra scusa. Ormai la punizione è imminente deve comunque iventarsi una motivazione più plausibile.
-Volevo… volevo seguire un corso d’arte serio. È tutto così noioso a scuola da me!

Christian è sempre più seccato.

-E ti sembra una motivazione valida per saltare la scuola?! Fila subito a casa! Stasera facciamo i  conti!

Christian si allontana in fretta.

-Ai miei tempi eravamo un po’ più furbi quando si marinava la scuola…
Commenta Ronald, sorridendo.



Sta tornando a casa Kyle, ha seguito il consiglio di Christian. Alla fine non gliel’ha detto. Si è sicuramente meritato una punizione per aver saltato la scuola. Se gli avesse detto la verità, se gli avesse rivelato il vero motivo della sua visita all’accademia, se la sarebbe risparmiata ma non ha avuto il coraggio, non se l’è sentita. Forse non aveva nemmeno il coraggio di dirlo ad alta voce.

Arrivato a casa si chiude in camera sua, si mette sul letto a gambe incrociate, davanti a sè il cellulare con sovraimpresso sul display il messaggio di Jonathan. Sono passate diverse ore dall’arrivo di quel messaggio. Deve dargli una risposta, non lo può ignorare, non questa volta. Non sa cosa fare. Respira profondamente. Allunga le dita sulla tastiera ma non riesce a scrivere nulla. La sua mente è completamente vuota. Si lascia cadere all’indietro e per qualche secondo fissa il soffitto, chiude gli occhi e dorme per qualche ora.

È il rumore della porta d’ingresso a svegliarlo. Sobbalza. Christian è appena tornato a casa, si aspetta di vederlo irrompere in camera sua da un momento all’altro.
Dopo qualche istante Christian spalanca la porta della sua camera, si appoggia allo stipite a braccia conserte e lo fissa. La sua ira non si è placata, glielo legge negli occhi.

-Adesso mi dai una spiegazione.
Dice, con tono rigido.

-Te l’ho detto. Volevo seguire un corso d’arte serio.
-Kyle…

Christian sbuffa. Si sposta dalla porta, entra, si siede in fondo al letto di  Kyle.
-Tesoro. Io ti capisco, davvero. Posso immaginare che tu sia confuso. Però...

Kyle lo ferma.
-No. No! È così, è come ho detto! Un corso d’arte, capisci? Un maledettissimo corso d’arte.

Christian non gli crede.
-Questa cosa sta prendendo dei risvolti che mi piacciono affatto.

Kyle vuole finire alla svelta quella discussione.
-Ok, l’hai detto. Basta! Dammi la mia punizione e sia finita qui.

Christian si alza dal letto, fa un respiro profondo.
-Per questa volta passi… ma per favore, non lo fare più.

Esce e chiude la porta.

Kyle quasi d’istinto prende il cellulare, sblocca i tasti ed inizia a comporre un messaggio. Non pensa, scrive di getto.

“Tutto bene. Un appartamento nuovo… verrò a vederlo. Ti faccio sapere io. Ciao, stai bene.”

Semplice, conciso, vago.

Preme il tasto invio e poi getta il cellulare sul letto.



--> Con un giorno di ritardo, rispetto al solito, eccomi spuntare con il sesto capitolo!! La storia più lunga mai postata su EFP!! Non ci credo XD Comunque, il mio ritardo è dovuto a vari problemi personali, il principale è lo studio, sono pienissima!! Secondo problema, sto usando il pc portatile da qualche giorno perchè ho "fuso" il fisso. Scrivere su questa tastierina ridicola è terribile!! Spero di avere un po' di tempo per reinstallarmi i vari driver sul fisso e renderlo utilizzabile XD Più che altro perché questa settimana ho scritto ZERO e dico ZERO pagine della mia storia!! Ho iniziato a malapena il capitolo 16 e un po' scoccia... comunque, dopo lo sfogo (che non interessa a nessuno, tral'altro...) Passo alle risposte... Ma prima... spero vi abbia incuriosito ancora di più la figura di Ronald, in questo capitolo. Anche perché (per quel poco che ho scritto...) è saltato fuori che ha un passato piuttosto... "interessante"...

Mana. Prima cosa ti ringrazio ancora per le correzioni. Sto cercando pian piano di corregere tutto quanto e migliorare i miei difettucci. Spero che non emergano in questo capitolo altre mie eventuali carenze (e sarà così -_-). Allora, sul personaggio di Gregor, potrete intuire qualcosina dal capitolo 8. Anche se rimarrà un personaggio di margine fino al 15, almeno. Per ora, vi dico solo che è  mooolto legato a John, come si è forse intuito nel capitolo precedente!! Per Anthony e Kyle... ti anticipo solo che accadrà qualcosa di mooolto particolare. Ma, come sempre, dovrete aspettare... e infine per Chris e Ron... beh non ho ancora deciso bene come sviluppare le cose su questo fronte XD ma... ne vedrete comunque delle belle!!

Felicity89.  Mi fa piacere ti piacciano le "new entry"... comunque, con Roger intedevi Gregor, vero? ^^ Per quanto riguarda le "fissazioni" di Morgan, chissà se sotto sotto non c'abbia visto giusto =P


Bene, è tutto per oggi!! Alla prossima!!!!  <---

  
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