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Autore: Kimberly Horan    14/09/2016    1 recensioni
Sofia si trova a Londra per presentare la mostra a cui ha lavorato per circa tre anni. Giovane, intraprendente e con un carattere forte, sembra non esserci nulla per lei al di fuori del suo progetto e dello studio, questo finché non incontra il principe Harry. Tra i due scatta qualcosa fin da subito, ma far funzionare la loro relazione sarà più complicato del previsto. Cosa saranno disposti a rinunciare pur di coronare il loro sogno d'amore?
Genere: Commedia, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Il telefono squillò insistentemente e Sofia sbuffò infastidita. Quella mattina aveva ricevuto almeno dieci chiamate da un numero sconosciuto, a cui però non aveva potuto rispondere per varie ragioni. Era appena arrivata in camera e con uno sforzo enorme tirò fuori il cellulare dalla borsa.
“Sì, pronto?”
“Sofia, ciao sono Kate”.
La ragazza spalancò gli occhi. Si chiese se poteva trattarsi di quella Kate per rispondersi immediatamente che non conosceva nessun’altra Kate, inoltre la voce era la sua.
“Ciao”, la voce le morì in gola per la sorpresa. Per un attimo si dimenticò di essere stata lei a darle il suo numero.
“Come stai?” le chiese Kate cordialmente.
“Sto bene, grazie. Tu e William come state?” Da quando usava quel tono così confidenziale con gente che conosceva appena?
“Stiamo bene! Ascolta, domenica a pranzo abbiamo deciso di organizzare un barbecue tra amici e mi stavo chiedendo se avessi voglia di venire”.
Vuoto totale, ecco cosa accadde nella testa di Sofia. “D’accordo”.
“Perfetto! Faccio mandare una macchina a prenderti verso le 9:00 di mattina. A domenica!”.
“Sì. Grazie”. Riagganciò il telefono, sentendosi strana.
Elisabetta entrò nella stanza senza bussare. “Che succede?” Le chiese vedendo l’espressione che aveva in volto.
“Se ti dicessi che sono stata appena invitata ad un barbecue dalla duchessa di Cambridge e che io ho anche accettato, tu cosa mi risponderesti?”
“Che hai fatto bene!” Esclamò come se fosse la cosa più ovvia del mondo. “Considerando che hai rifiutato l’invito di Harry, questa volta non potevi dirgli di no, saresti stata una pazza furiosa. E poi detto tra noi ti farà bene uscire un po’”.
Lo sapeva, glielo ripetevano tutti in continuazione ma lei non aveva tempo. D’accordo, probabilmente era anche leggermente asociale, però tra esami e ricerche era davvero difficile trovare il tempo per andarsi a divertire. E comunque tutta quella storia era completamente diversa dal semplice concetto di ‘’uscire’’. Cercare di trovare nelle parole di Elisabetta una qualsiasi scusa che le desse conferma del fatto che aveva fatto una stupidaggine, sarebbe stato inutile perciò lasciò perdere. Sfortunatamente nei giorni successivi, Sofia ebbe non poche volte la tentazione di prendere il telefono, chiamare Kate e dirle che non sarebbe potuta venire. Se lo avesse fatto sarebbe stata una considerata una pazza per chiunque, e avrebbe fatto una figuraccia con la coppia reale, perciò si rassegnò.
La sera prima non riuscì a chiudere occhio, e quando riuscì finalmente ad addormentarsi la sveglia suonò fastidiosissima e con un tono più alto del normale. Come accadeva sempre in occasioni del genere, Sofia impiegò un’eternità per decidere cosa mettersi. Era estate e in quel periodo dell’anno indossava solamente abitini con la gonna che arrivava al ginocchio. Odiava dover sopportare i jeans con la bella stagione, anche se si trovava in Inghilterra e non c’era il caldo afoso dell’Italia. Il problema stava principalmente nel fatto che se il barbecue era davvero un incontro ‘’tra amici’’, come lo aveva definito Kate, con i suoi abiti sarebbe risultata troppo elegante e quindi ridicola.
Abbastanza scoraggiata, si abbandonò sul letto e rimase a fissare il soffitto per un po’. “Basta, ho deciso!” Si alzò in piedi e tirò fuori dalla valigia un paio di jeans scuri e una polo bianca. Finì di prepararsi ed indossò un paio di ballerine con un lieve accenno di tacco a zeppa. Nella sua eterna indecisione, aveva dimenticato di tenere sotto controllo l’orologio, e quando la reception la chiamò per annunciarle che la macchina la stava aspettando di fuori, entrò nel panico più totale.
Si guardò velocemente allo specchio un’ultima volta, prese la borsa e i pasticcini che si era fatta consegnare quella mattina presto, poi scese al piano di sotto in tutta fretta. L’autista vestito in modo elegante, la salutò rispettosamente e le aprì la portiera per poi richiuderla una volta che Sofia si fu accomodata sul sedile posteriore.
Il tragitto fu relativamente breve e una volta superato il traffico del centro, non ci misero molto ad arrivare a destinazione. La residenza del Duca e della Duchessa di Cambridge, che avevano deciso di non vivere a Kensington Palace per una questione di privacy, e di comodità visto il nuovo incarico lavorativo di William, sembrava comunque una reggia, agli occhi di una persona normale. Superato il cancello di ferro scuro, un immenso giardino si estendeva tutto intorno alla casa, con grandi alberi e un’alta siepe intorno alla recinzione che serviva a tenere lontano i curiosi.
La macchina si fermò nello spiazzo che c’era alla fine del viale, e Sofia vide Kate uscire di casa e andarle in contro. La duchessa le sorrise radiosa, mentre la raggiungeva tenendo in braccio la figlia minore Charlotte, una bambina dai grandi occhi celesti e l’aria curiosa.
Kate era vestita in modo semplice, anche lei con una maglietta e un jeans che non avevano nulla di speciale, e in quel momento Sofia pensò che aveva fatto bene ad abbandonare gli abiti eleganti per una giornata.
“Ciao! Sono contenta che tu sia venuta!” Inaspettatamente Kate si sporse in avanti e la baciò sulle guance, come si usa fare con le persone di famiglia o con gli amici. Impacciata Sofia ricambiò il gesto perché, anche se la cosa la meravigliava, in fondo era sempre stata una persona calorosa.
“Grazie per avermi invitata”, le disse sorridendo timidamente. “Ho portato questi”, le porse la confezione con dentro i pasticcini. “Non sapevo che gusti prendere ma il personale dell’hotel mi ha detto che la pasticceria è una delle migliori di Londra”.
“Ti ringrazio, che pensiero gentile! Vieni accomodati”.
Kate le fece strada e la condusse sul retro della casa, dove gli altri invitati conversavano tranquillamente sul prato inglese e Sofia rimase colpita dall’aria tranquilla e confidenziale che c’era.
Come già era accaduto, la duchessa di Cambridge si dimostrò una persona affabile e molto alla mano, e questo contribuì notevolmente a non far sentire Sofia un pesce fuor d’acqua. Tra tutte le persone che Kate le presentò, di sicuro la più interessante fu il piccolo George. Con le guance paffutelle e l’aria birichina, il piccolo corse vero di loro, fermandosi a pochi centimetri da Sofia e guardandola con occhi curiosi.
“George, questa è Sofia, perché non ti presenti a dovere?”
La giovane non poté evitare di sorridere quando il bambino alzò le braccia verso di lei, ad indicare che voleva essere preso in braccio.
“Posso?” Chiese Sofia a Kate, la quale la incoraggiò con lo sguardo. Prestando molta attenzione, la ragazza prese in braccio il principino. Non si aspettava che un bambino di appena quattro anni potesse già pesare così tanto, ma essendo la piccola di casa non aveva poi tutta questa grande esperienza con i bambini.
“Sembra timido, ma sa quello che vuole!” Commentò Kate ed entrambe si misero a ridere.
Poco più in là, a tratti nascosto dalle persone e dalla vegetazione, si trovava William intento a girare la carne sulla griglia con concentrazione, che a quanto pare scomparve non appena Kate e Sofia lo raggiunsero.
“Buongiorno”, disse educatamente Sofia.
William la salutò come aveva fatto Kate, visibilmente felice che lei fosse lì. “Sei riuscito ad ottenere quello che volevi, dico bene George?” Chiese poi rivolto al figlio.
Sofia rise. Con lo sguardo cercò istintivamente Harry e dovette ammettere di essere un po’ delusa nel vedere che lui non c’era. Non sapeva bene il perché gli fosse venuto in mente. Semplicemente aveva dato per scontato che ci sarebbe stato anche lui.
“Harry non è venuto. Aveva altri impegni?”
“In realtà è qui, sta registrando un’intervista laggiù. Dopo sarà libero di certo, non sarebbe mai mancato a questo barbecue”, disse Will con una certa enfasi, specialmente nell’ultima frase.
“Oh, bene”, si limitò a dire Sofia. In verità era felice della notizia, ma non voleva darlo a vedere.
“Perché non lo raggiungete, io devo rientrare: credo che Charlotte debba essere cambiata”.
William le fece strada e si fermarono in un angolo del giardino, dove poco più in là il principe dai capelli rossi stava rispondendo alle domande di un giornalista con grande entusiasmo. Era solare, brillante ed incredibilmente affascinante. Sofia sorrise involontariamente mentre lo osservava, notando che gesticolava molto con le mani e che parlava più velocemente del solito, forse per l’emozione. Faceva una gran tenerezza e lei non poté negare di essere felice di vederlo.
 
 
Quando Harry la vide entro nel panico. La sua mente divenne completamente bianca e gli mancò il respiro quando lei sorrise. Quel gesto era forse rivolto a lui? Oppure era per il fatto che sembrava buffo e goffo in quel momento? Aveva poca importanza, perché lo adorava. E adorava come teneva in braccio George. Sofia e i bambini erano splendidi e collegando quei due elementi arrossì violentemente al pensiero che un giorno sarebbe stata una splendida madre.
Fortunatamente l’intervista finì presto ma per Harry sembrò durare un’eternità. Durante tutto il tempo cercò di guadagnare tempo, riordinare le idee e di non incrociare lo sguardo di lei. Se lo avesse fatto sarebbe rimasto a fissarla con un’espressione da ebete e l’intera Gran Bretagna avrebbe saputo quando fosse idiota il loro principe.
Salutato il giornalista, era finalmente arrivato il momento della verità. Doveva essere carismatico e non apparire semplicemente come il grosso babbeo con i capelli rossi che si sentiva in quel momento. Tutta quella insicurezza per una donna lo stressava.
“Hai finito?” Gli chiese William.
“Sì, scusate questa cosa non la potevo assolutamente rimandare”.
Sofia fece un profondo respiro. Avrebbe voluto dire qualcosa di brillante ma alla fine rimase zitta. Quanto era brutto essere delle asociali.
George smaniò per scendere e Sofia lo mise giù immediatamente. Poi lui e William se ne andarono con la scusa di dover dare una mano a Kate.
“Dunque, posso salutarti con un bacio anche io?” Le chiese con occhi dolci e un sorriso da seduttore alle prime armi.
Sofia dovette trattenersi per non ridere. “Ma certo”, il tono amichevole di lei incoraggiò Harry a farsi avanti. Le posò una mano sulla spalla e la baciò sulle guance. Il volto delicato entrò a contatto con la barba di lui, mentre il suo profumo le inebriava i sensi. Un brivido le corse lungo la schiena e a quel punto se avesse continuato a negare l’attrazione che provava nei confronti di quell’uomo, sarebbe stata un’ipocrita.
William e Kate pensarono bene di lasciarli da soli il maggior tempo possibile. Solo di tanto in tanto si facevano vedere perché curiosi di sapere come stavano andando le cose. Sia Harry che Sofia se ne accorsero, ma non dissero nulla. Era divertente e in fondo, stare soli era quello che volevano.
Dopo pranzo il numero dei presenti si ridusse notevolmente, e Sofia si trovò a chiacchierare tranquillamente con Harry seduta sul prato. La sua vita era diventata piuttosto frenetica negli ultimi anni e non si ricordava nemmeno quando era stata l’ultima volta in cui aveva potuto fare una cosa simile.
Fece un profondo respiro e chiuse gli occhi, godendosi la sensazione dell’aria fresca sulla pelle.
“Stanno trasportando dei cavalli?” Chiese poi quando, riaprendo gli occhi, notò le classiche vetture che venivano impiegate per quel genere di trasporto.
“Sì, li avranno riportati dalla campagna. Ti andrebbe di visitare le scuderie?”
Sofia lo guardò emozionata. “Volentieri! Io adoro i cavalli!”
Harry l’aiutò ad alzarsi dal prato e insieme passeggiarono fino alle scuderie. “In realtà non ho idea di come si cavalchi, ma è una cosa che ho sempre desiderato imparare”, gli spiegò Sofia. “Da piccola avrei voluto fare equitazione ma i miei genitori erano terrorizzati all’idea che mi sarei potuta fare male cadendo, così c’ho rinunciato”.
“Le cadute da cavallo sono terribili! Giocando a Polo io sono caduto tantissime volte e non è un’esperienza piacevole”.
“Lo immagino”
Nelle scuderie c’erano tre cavalli, tutti splendidi esemplari a cui erano riservate le massime cure. Erano tutti di colore baio ciliegia e Sofia ne rimase incantata.
“Sono bellissimi”.
“Sì, beh a dire il vero tra me e William sono io ad avere gli esemplari migliori”, commentò Harry con aria spavalda. “Ma sono comunque dei bei cavalli”. Prendendo al volo l’occasione guidò la mano di Sofia sul collo del cavallo in modo che potesse accarezzarlo. Qualcosa gli diceva che desiderava farlo, ma che non si sarebbe mai sbilanciata.
“Vedo che sei piuttosto modesto”, lo punzecchiò lei.
“E’ la verità, Will non lo ammetterà mai ma è così. Sono un grande esperto di cavalli e posso vantarmi di avere i migliori”.
Sofia avrebbe voluto rispondergli che intendersi di cavalli era qualcosa di piuttosto scontato, per un membro della famiglia reale inglese, ma non appena aprì bocca il suo cellulare suonò, impedendole di parlare.
“Scusami un attimo, ma devo rispondere”, disse con aria assente leggendo il numero sul display.
“Pronto?” Harry stava per allontanarsi, in modo da lasciarle un po’ di privacy, ma lei gli sfiorò il braccio e scuotendo la testa gli fece capire che non era necessario.
 
SPAZIO DELL'AUTRICE
eccoci qua con un nuovo capitolo!! Forse questo sarà un po' più lungo degli altri, ma spero che non lo troverete troppo pesante da leggere XD Mi raccomando scrivetemi cosa ne pensate nelle recensioni!!!!! Mi farebbe molto piacere sapere le vostre opinioni!!! **
  
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