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Autore: Signorina Granger    14/09/2016    9 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
1944: Gellert Grindelwald rappresenta più che mai una minaccia e la Camera dei Segreti è stata misteriosamente aperta da circa un anno; nemmeno Hogwarts è un luogo sicuro.
Nella speranza di preparare i suoi studenti a ciò che potrebbe aspettarli dopo il Diploma, il Preside Armando Dippet convoca alcuni tra i suoi più talentuosi ex studenti per far seguire delle lezioni nuove, creando così una classe speciale formata dai più capaci studenti dell’ultimo anno.
Queste nuove lezioni li aiuteranno ad affrontare la crudeltà della vita vera?
Oppure anche i loro nuovi insegnanti si ritroveranno ad imparare qualcosa da loro?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Magisterium '
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Capitolo 4: Dolore
 
Tra tutti gli animali, l’uomo è il più crudele.
E’ l’unico a infliggere dolore per il piacere di farlo
Mark Twain
 
1942
 
“Mi dispiace dovertelo chiedere Charlie… Ma Stephanie non è riuscita a tirargli fuori nemmeno una parola, e nemmeno John.”
 
“Non preoccuparti… Dammi dieci minuti e avrai le informazioni che vuoi.”    
 
La galleria, fredda e illuminata in modo da conferirle un’aria quasi spettrale, era praticamnete deserta e avvolta nel silenzio… Gli unici rumori erano i passi sul pavimento di metallo e le voci dei due Auror che la stavano attraversando fianco a fianco, camminandosi a passo svelto per raggiungere la sala infondo al tunnel.
 
“Dieci minuti? Non lo so Charlie… questo è davvero determinato, sostiene che non dirà nulla.”
 
“Lo dicono tutti, Sean… Ma tutti cambiano idea dopo aver chiacchierato un po’ con me.”   Charlotte sfoggiò un lieve sorriso prima di aprire la porta, entrando in una spoglia stanza dalle pareti grigie e un’unica lampada appesa al soffitto, illuminando l’intera stanza quadrata.
 
Sean non replicò alle sue parole, non potendo fare a meno di pensare che la giovane donna avesse ragione.  Entrando nella stanza dietro a Charlotte l’Auror lanciò un’occhiata in direzione dei due colleghi in piedi l’uno accanto all’altro: Stephanie teneva gli occhi fissi sull’uomo seduto sulla sedia e legato con una fune magica, e se la conosceva almeno un po’ sapeva per certo che aveva una gran voglia di lanciargli contro una maledizione.
John invece, il più giovane della squadra, si voltò verso i due colleghi quando fecero il loro ingresso, rivolgendo al superiore lo sguardo quasi esasperato di chi ha gettato la spugna.
 
Senza dire nulla Charlotte si avvicinò all’uomo di poco più di trent’anni, che la osservò di rimando con aria divertita, senza trattenere una mezza risata ironica:
 
“Non sapevo che al Dipartimento ci fossero tante belle ragazze! A saperlo mi sarei fatto catturare prima. Pensate davvero che una graziosa bambolina mi farà parlare?” 
 
Avvicinandosi a Stephanie Sean la vide distintamente piegare le labbra in una smorfia quasi schifata, mentre invece Charlotte sfoggiò un sorriso, rigirandosi la bacchetta tra le dita mentre si fermava di fronte all’uomo.
 
“Evidentemente sì, altrimenti non sarei qui. Sei proprio sicuro di non voler parlare di tua spontanea volontà? In questo modo ci risparmieremo un bel po’ di tempo…”
 
“Scusa, tesoro. Ho le labbra sigillate, e di certo non sarai tu a scucirmele.”
 
“Peccato. Speravo di rientrare a casa prima stasera… Vorrà dire che me dirai quello che vogliamo sentire con le cattive…”
 
                                                                         *
 
10 Gennaio 1944
 
“Amos!”
 
Sentendosi chiamare da una voce familiare il Tassorosso alzò lo sguardo, tenendo la tazza colma di caffè a mezz’aria mentre guardava Jane avvicinarglisi quasi di corsa, con un gran sorriso stampato in faccia che sembrava preannunciare una bella notizia:
 
“Buongiorno Jane… come mai tanta allegria di prima mattina? In genere affatturi chiunque ti rivolga la parola prima delle 9…”


“Oh, smettila… un sacco di persone sono irritabili di prima mattina. In ogni caso, ti cercavo per dirti che hanno appeso un foglio nell’Ingresso, con i nomi di chi è stato scelto per seguire i nuovi corsi… E siamo entrambi sulla lista! Anche Dante, in effetti… L’hai visto, così glielo dico!”
 
Jane sfoggiò un sorriso allegro, guardando verso l’affollato tavolo dei Grifondoro per cercare il ragazzo mentre Amos sfoggiava un sorrisetto: non vedeva l’ora di sentire l’amico brontolare perché non voleva seguire corsi extra dove di certo non sarebbe stato una cima… Nemmeno li era troppo entusiasta di avere nuove materie, ma la buona notizia era che in quel modo avrebbe perso molte lezioni inutili, come Divinazione.
 
“No, non l’ho visto… Credo stia arrivando.”
 
“Beh, vado a cercarlo! Voglio essere io a diglielo, così vedrò la sua faccia sgomenta!”
 
“Ma non fai colazione? Jane, è una pessima idea, quando non mangi diventi…”
 
Purtroppo il tono allarmato di Amos non fece cambiare idea alla Tassorosso, che girò sui tacchi per poi dirigersi felicemente verso le porte della Sala Grande, non facendogli finire la frase.
Il ragazzo sospirò, scuotendo il capo senza nemmeno prendere in considerazione l’idea di correrle dietro: la conosceva bene e sapeva che non cambiava facilmente idea… Come sapeva che, quando non faceva colazione, la dolce Jane diventava decisamente poco socievole e molto irritabile.
 
Che fosse il caso di tenerle da parte un croissant?
 
                                                                                 *
 
“Non hai idea di quanto sia felice! Non vedo l’ora di iniziare… Quando cominciano le lezioni?”
 
“Lunedì, saranno sempre di pomeriggio. A chi lo dici Bree, non vedo l’ora di imparare a Duellare, così poi andrò a fare un salutino a quei beoti del Club.”
 
“E allora Isabella farà tutti neri… Che bella visione.”      Il sorrisetto colmo di soddisfazione sul volto di Isabella non vacillò nemmeno per un istante, mentre Brianna sorrideva con aria divertita: di certo non si sarebbe persa la scena.
 
“Ci puoi scommettere. E se quel lurido verme del sesto anno… Come si chiama, quello moro!”
 
“Di chi parli?”
 
“Quello che ficca il naso a destra e a sinistra, quello viscido… Quello che ha sbattuto fuori Hagrid sostenendo che avesse aperto la Camera dei Segreti!”
 
Isabella sbuffò, cercando di ricordare il nome dell’irritante Serpeverde che molte volte aveva sorpreso a ficcanasare in giro per il castello in piena notte. Per quanto lo detestasse, non riusciva mai a ricordare come si chiamasse.
 
“Ahh, vuoi dire Riddle! Non ricordamelo, povera Mirtilla.”
 
Un brivido attraversò la schiena di Brianna, che piegò le labbra in una smorfia al ricordo dell’evento a dir poco spiacevole dell’anno precedente, quando una tredicenne della loro stessa Casa era stata trovata morta in un bagno.
Isabella annuì alle sue parole, sollevata di aver finalmente ricordato il nome del Prefetto:
 
“Si, lui. Detto tra noi, quella faccia non mi convince nemmeno un po’. Non so, è troppo perfetto… In ogni caso, se prova di nuovo a fare qualche commento sul fatto che non so duellare solo perché non ci fanno entrare al Club, potrei diventare piuttosto nervosa.”
 
Isabella sbuffò, incrociando le braccia al petto e, già che c’era, fulminando con lo sguardo il suddetto Serpeverde. Brianna sorrise ma non disse nulla, evitando d’informarla che trovava sempre molto divertenti gli screzi che l’amica aveva con il piccolo “eroe” di Hogwarts.
 
“Non pensarci… Per tua fortuna i corsi nuovi sono solo per il settimo anno, quindi non rischi di trovartelo tra i piedi.”
 
“Meno male. Non voglio nemmeno pensare a cosa voglia dire avercelo insieme in classe… Mi immagino Lumacorno, ho sentito che è schifosamente lecchino con lui.”
 
“Già… Non mi dispiace NON essere nel Lumaclub, sinceramente. A te?”
 
“No grazie, le ronde notturne mi bastano… Black mi ha anche lasciato il sabato sera, molto gentilmente. Ma se pensa di cavarsela si sbaglia, lo tallonerò finché non si prenderà almeno il venerdì! C’è anche lui nella nuova classe?”


“Si, mi sembra di sì.”
 
“Benissimo. Si prenderà il venerdì’ allora, o in alternativa gli rifilerò un veleno a lezione mentre guarda da un’altra parte.”
 
“Sai Bella… a volte ringrazio di essere tua amica e non tua nemica.”
 
                                                                                       *
 
“Come sarebbe a dire che vogliono bombardare Berlino? Dimmi che stai scherzando!”
 
Charlotte boccheggiò, guardando la donna che le stava davanti con gli occhi sgranati: possibile che i Babbani potessero essere tanto stupidi? Il Parlamento credeva davvero che bombardare la capitale della Germania fosse la soluzione ai loro problemi?
 
Stephanie sospirò, scuotendo il capo come se non riuscisse a crederci nemmeno lei:
 
“Non lo so CeCe… E’ tutto un gran casino qui da quando te ne sei andata.”
 
“Immagino… Mi piacerebbe essere lì, davvero.”   Il tono cupo di Charlotte fece quasi sentire in colpa l’ex Grifondoro, che si morse il labbro prima di parlare, annuendo con un lieve cenno del capo:
 
“Lo so… Scusami. Ma dico davvero, stanno tutti dando di matto. Non solo noi, anche i Babbani.”
 
“Beh, spero solo che Spencer-Moon muova il regale fondoschiena e vada a fare una chiacchierata con il Primo Ministro, o ci ritroveremo nei guai fino al collo! Non basta avere uno psicopatico che sta portando caos ovunque, ci voleva anche una stupida guerra tra i Babbani di mezzo mondo!”
 
“Non credo sia una coincidenza, Grindelwald c’entra di sicuro in tutta questa storia… Sei sicura di voler sapere che cosa succede a Londra, CeCe? Non so se ti fa bene…”
 
“Credimi Stephanie, mi fa sentire peggio stare fuori dal mondo senza sapere che cosa succede nella vita reale. Qui è come stare in una grande bolla, ma prima o poi ne uscirò.”
 
Charlotte sospirò, pregando affinché quei dannati mesi passassero in fretta: voleva tornare al suo lavoro vero, fosse stato per lei l’avrebbe fatto anche seduta stante. Il fato però aveva deciso di prendersi gioco di lei, mettendola in disparte proprio in un momento di simile difficoltà.
Guardò la collega, inginocchiata sul pavimento del suo nuovo ufficio, lanciarsi un’occhiata alle spalle prima di sbuffare, voltandosi di nuovo verso l’amica con aria seccata:
 
“Devo andare, abbiamo un branco di macellai da interrogare. Non è roba per me Charlotte, vorrei che fossi qui a sfar sputare sangue e informazioni a quei vermi.”
 
“Tornerò presto a disseminare terrore Stephanie, non preoccuparti. Che intendi con macellai, comunque?”
 
“Non credo che tu voglia saperlo di prima mattina. Ci vediamo presto Charlotte, ti terrò aggiornata… Salutami tanto Regan, digli che mi manca.”
 
Charlotte annuì, leggermente intenerita dal tono dolce e carico di affetto di Stephanie quando si parlava del marito, molto diverso di quello che aveva usato per parlare dei maghi che stava per interrogare.
 
“Sarà fatto… Buon lavoro.”
 
Scorgendo un ultimo sorriso sul volto della collega Charlotte si tirò indietro con il capo, sollevandolo dal braciere acceso che ardeva nel camino.
Rimase inginocchiata sul tappeto per qualche istante, riflettendo su quanto appena sentito mentre qualcuno si schiariva la voce, facendola voltare e tornare improvvisamente alla realtà:
 
“Ciao. Con chi stavi parlando?”
 
“Una collega. Non ho il camino in camera mia, quindi devo per forza venire qui…”
 
Stringendosi nelle spalle Charlotte si alzò senza staccare gli occhi da Will, che la guardava di rimando con gli occhi carichi di curiosità:
 
“Hai detto qualcosa a proposito di Berlino?”
 
“Si… pare che il Parlamento abbia deciso che sia una mossa intelligente bombardarla. Come no, si ritroveranno con Londra rasa al suolo a breve, se continuano così…”
 
L’Auror sbuffò, superando il collega per uscire dalla stanza e andare a fare colazione: dopo aver discusso di questioni decisamente poco piacevoli per mezz’ora aveva davvero bisogno di mettere qualcosa sotto i denti.
 
Will la seguì, uscendo dalla stanza e incamminandosi nel corridoio, desideroso di saperne di più: in effetti era da un paio di giorni che aveva un paio di domande in testa, ma non aveva mai trovato il modo o il momento di porle… Probabilmente quello era il momento giusto:
 
“A questo proposito… posso chiederti come mai sei qui? Non dirmi che l’idea di insegnare ti piace…”
 
“Non molto, in effetti. Ma credo che lo stesso si possa perfettamente dire di te… Dimmi Cavendish, tu perché sei qui?”
 
Will si strinse nelle spalle, ripetendo ancora una volta le medesime parole che aveva già usato con Regan e con un milione di altre persone:
 
“Dippet me l’ha chiesto… e non ho trovato un valido motivo per cui dirgli di no, diciamo che mi annoiavo.”
 
“Oh certo. C’è una guerra in corso, è comprensibile che tu ti stia annoiando...”    Il tono comprensivo e decisamente finto di Charlotte le fece guadagnare un’occhiata torva da parte dell’ex Serpeverde, che si strinse nelle spalle:
 
“Veramente stavamo parlando di te, Charlotte. Non svicolare… Fa’ davvero strano, una Selwyn che insegna… Le donne della tua famiglia solitamente non se ne stanno in un grande villa a dare ordini agli elfi domestici e a sfornare marmocchi?”
 
Will inarcò un sopracciglio, chiedendosi sinceramente perché l’ex compagna di scuola fosse tornata ad Hogwarts: non riusciva a capire perché un Auror dovesse voler lasciare il suo lavoro, specialmente nel bel mezzo di una guerra.
 
Con sua gran sorpresa Charlotte invece sorrise, guardandolo con aria quasi divertita mentre scendevano le scale:
 
“Hai detto bene Cavendish, solitamente è così… Ma non mi è mai piaciuto seguire la massa, specialmente se si tratta della mia famiglia. Quanto al perché sono qui… Beh, diciamo che l’alternativa era di gran lunga peggiore, si può dire che io abbia scelto il male minore.”
 
Non era mai stato un ficcanaso, solitamente si faceva gli affari propri. Non tanto perché fosse una persona riservata, più che altro perché era raro che gli importasse a tal punto di qualche altra persona da interessarsi alla sua vita… Ma c’era qualcosa che lo incuriosiva, forse il trovare quella donna molto diversa dalla ragazza che aveva frequentato le lezioni con lui anni prima. Charlotte Selwyn era cambiata, in qualche modo, ma così sottilmente da rendere difficile capire come. In un primo momento non lo si notava, ma c’era qualcosa di diverso in lei. E prima o poi avrebbe capito che cos’era…
 
                                                                                   *
 
“Sei sposata?” 
 
“Come?”    Lyanna si voltò di scatto verso Regan, svegliata da una specie di stato di trance. L’uomo accennò all’anello d’oro che la collega portava e che, quasi inconsciamente, si era messa a far ruotare mentre era immersa nei ricordi che la Sala Grande aveva risvegliato, riportando alla memoria un mucchio di colazioni, pranzi e cene passate in compagni di amici... e anche di qualcun altro.
 
La mano di Lyanna si allontanò immediatamente dalla fede quasi come se fosse incandescente, limitandosi ad annuire dopo aver esitato pe runa timo:
 
“Io… si.”
 
“Non mi ero accorto che portassi la fede… Da quanto sei sposata?”
 
“Quasi nove anni.”
 
“Però, è parecchio considerando che hai appena trent’anni… Eri molto giovane.”
 
“Si, in effetti si, avevo appena 22 anni.”
 
Lyanna abbassò lo sguardo sulla sua tazza di caffè’, chiedendosi perché facesse tanta fatica a dire che suo marito era morto: non riusciva nemmeno a togliersi la fede…
Sfortunatamente Regan non aveva idea che la sua nuova collega fosse rimasta recentemente vedova e sfoggiò il suo classico sorriso allegro, desideroso di fare conversazione e conoscerla meglio:
 
“Vi siete conosciuti a scuola?”
 
“Guà… Siamo stati amici per un sacco di tempo, ma poi le cose sono cambiate.”
 
Lyanna sorrise appena, provando una piacevole sensazione di sollievo nel ricordare alcuni tra i più bei momenti passati in quella scuola. Non le andava di raccontare come fossero realmente finite le cose e perché fosse dovuta tornare ad Hogwarts… Non ancora, almeno.
 
“Anche io e Stephanie ci siamo conosciuti qui… L’unica nota positiva delle cene di Lumacorno è stata conoscerla! Sai, lei era Grifondoro, credo che a tutta la mia Casa sia venuto un colpo al cuore quando ci siamo fidanzati. Ora che sono passati dieci anni, credo che qui sia presa un po’ troppo sul serio, la faccenda delle Case. Tu non credi?”
 
“E’ probabile. Infondo le persone cambiano, non restiamo per sempre come ad 11 anni… Chissà, magari se indossassi oggi il Cappello Parlante non mi Smisterebbe a Corvonero. Ti dirò Regan, tu non mi sembri per niente un Serpeverde. Ad occhio non so, ti avrei visto come un Grifondoro.”
 
Regan sorrise alle parole di Lyanna, annuendo come se gli avessero già detto quelle stesse parole:
 
“Non sei la prima a dirmelo… Anche Charlotte lo sostiene. Ah, parli del diavolo… Buongiorno Charlie!”
 
Regan sfoggiò un sorriso allegro, puntando gli occhi sull’amica che si stava avvicinando al tavolo degli insegnanti con Will subito dietro.
 
“Buongiorno… Regan, per favore, non chiamarmi…”
 
Charlotte sospirò ma non finì la frase, interrotta dall’amico che si maledisse mentalmente per la sua sbadataggine prima di scusarsi, affrettandosi a correggersi:
 
“Scusa! Lo so, mi dimentico continuamente… Va bene se ti chiamo CeCe come fa Stephanie?”
 
“Benissimo, grazie. Ci ho parlato prima, a proposito… Dice di salutarti e che le manchi moltissimo.”
 
Charlotte sedette accanto a Regan, salutando Lyanna con un sorriso mentre l’uomo invece sospirava, parlando con tono leggermente cupo:
 
“Manca anche a me… Dopo una settimana. Sono messo male!”
 
“Sei solo innamorato Regan. Ci fari l’abitudine, vedrai.”   Lyanna gli rivolse un sorriso quasi freddo, assente di una qualunque nota gioiosa, come se stesse parlando per esperienza personale e non stesse dicendo solo una frase fatta. Sia Charlotte che Regan intuirono che c’era qualcosa sotto da quelle parole ma soprattutto da quel sorriso forzato ma nessuno dei due si dilungò in domande inopportune; Regan si rivolse invece a Will, iniziando a chiacchierare allegramente delle nuove lezioni che non vedeva l’ora di iniziare, ignaro che la donna seduta accanto a lui lo stesse ringraziando mentalmente per non aver fatto domande a cui non avrebbe risposto volentieri.
 
                                                                                 *
 
Ma perché non lo trovo mai da nessuna parte?
 
Jane sospirò, guardandosi intorno nella vana speranza di scorgere la familiare e altissima figura di Dante: benché lo conoscesse da anni, non aveva mai capito come facesse a nascondersi ovunque nonostante i suoi due metri appena sfiorati di altezza.
 
Il pianerottolo che portava alla scalinata principale era in effetti gremito di studenti che stavano scendendo dalla Torre di Corvonero e di Grifondoro per andare a fare colazione, rendendo la ricerca dell’amico ancora più ardua per la ragazza: Dante era talmente alto che normalmente sarebbe stato impossibile non notarlo… In effetti molto probabilmente l’aveva vista e si stava nascondendo apposta, ridendosela sotto i baffi nel vederla impaziente e a disagio.
 
Dovrà pur comparire, prima o poi!
 
Jane sbuffò mentre si appiattiva lungo il muro, cercando di non farsi calpestare da qualche compagno di scuola decisamente impaziente di afre colazione, visto il modo in cui correvano sulle scale: avevano forse paura che finisse il cibo?
 
La ragazza stava quasi iniziando a considerare l’idea di Appellare l’amico quando sentì una mano sfiorarle la spalla, facendola voltare di scatto e ritrovandosi a guardare un sorriso allegro e un paio di occhi luccicanti:
 
“Cerchi qualcuno?”
 
“Dan, eccoti finalmente! Ma dove ti eri imbucato?”
 
“Qua e là, come sempre. Perché volevi parlarmi, piccola Jane?”
 
“Le nuove lezioni, Dan… Siamo stati scelti, e anche Amos!”
 
Jane sorrise ma Dante non ricambiò, sfoggiando invece quasi una smorfia: aveva sinceramente sperato che non l’avrebbero scelto… In effetti si chiedeva perché mai l’avessero preso, visto che non era eccezionalmente bravo in nessuna materia particolare.
 
“Beh, puoi anche provare a mostrarti allegro… L’idea di passare del tempo con i tuoi amici è tanto traumatizzante Dan?”
 
Jane abbozzò un sorriso, inclinando leggermente il capo e facendolo sorridere di rimando:
 
“Certo che no… Se non altro ci sarete tu e Amos, sarà molto più piacevole così. Ma ora basta parlare, non dovremmo andare a fare colazione? Sto morendo di fame!”
 
“Tranquillo, so che mangiare è uno dei tuoi hobby… Ma ci vorrà una vita per passare, qui p tutto bloccato.”
 
Jane sbuffò, accennando tetramente all’ingorgo che si era formato sul pianerottolo e sulle scale.
Dante però sembrò non porsi minimamente il problema, sorridendo alla ragazza prima di metterle un braccio intorno alle spalle:
 
“Tranquilla Jane, ci penso io… Guarda e impara.”
 
Jane inarcò un sopracciglio, guardandolo strizzarle l’occhio prima di alzare lo sguardo, puntandolo dritto davanti a se sulla folla di studenti:
 
Scusate, permesso! Fate passare!”
 
La voce tuonante del ragazzo fece bloccare gran parte dei presenti, che si voltarono in direzione dei due mentre il Grifondoro sorrideva, avanzando facilmente e trascinandosi dietro Jane grazie al varco che si era creato non appena aveva parlato. 
Dal canto suo la Tassorosso sbuffò, chiedendosi ancora una volta come facesse: probabilmente se lei avesse trovato a chiedere di farla passare, l’avrebbero calpestata.
 
“A volte vorrei avere una voce come la tua, sai?”
 
“Non è sempre positivo, in realtà… Se può farti stare meglio, per me è assolutamente impossibile cercare di suggerire durante le verifiche. Mi sente perfino Ruf!”
 
Dante sorrise e Jane scoppiò a ridere, annuendo mentre scendevano le scale per raggiungere l’Ingresso:
 
“Beh, questo mi solleva parecchio… Grazie Dan, tu sì che sei un amico!”
 
                                                                            *
 
“Non capisco perché tutti non facciano altro che parlare di questa stupida guerra… E’ una cosa così inutile, stupida… rozza. Così insensata, perché non si parla d’altro?”
 
Rod sbuffò, tenendo le mani sprofondate nelle tasche dei pantaloni neri mentre percorreva un corridoio insieme ad Antares per raggiungere l’aula di Trasfigurazione.
 
“Suppongo perché è una cosa… importante. Nel bene e nel male ci coinvolge tutti.”
 
“Forse, ma resta comunque inutile. E magari se tutti la smettessero di darci tanto peso finirebbe più in fretta.”
 
Il Serpeverde alzò gli occhi la cielo: conosceva Rod da un sacco di tempo e sapeva cosa pensava un po’ su tutto... compresa la guerra.
 
“So che è una cosa… “volgare” per i tuoi parametri di decenza ed eleganza Rod. Ma non tutti la pensano come te e ci sono un mucchio di persone che stanno guadagnando parecchio da tutta questa storia.”
 
Il Grifondoro si limitò a sbuffare, scuotendo il capo come se non volesse parlarne:
 
“Denti, lasciamo stare… Stiamo andando a Trasfigurazione e le ore di Silente sono quelle che preferisco… Non voglio rovinarmele.”
 
“Si sì tranquillo, lo so che hai una cotta per Silente e che adori le sue lezioni… Oggi avremo anche modo di constatare chi di noi è più è più bravo nella sua materia, pronto a trasformati in un bel comò di ciliegio Lestrange?”
 
“Non essere sciocco Black… mogano, se io fossi un mobile sarei di certo di mogano.”
 
Antares emise un suono a metà tra una risata e un verso esasperato alle parole dell’amico, ripetendosi ancora una volta che Rodericus Lestrange non sarebbe mai cambiato… anche se forse, anche se non l’avrebbe mai ammesso, gli andava bene così.
 
Tuttavia il Caposcuola non fece in tempo a dire nulla all’amico, perché udì una voce chiamarlo a gran voce dal fondo del corridoio. Voltandosi il Serpeverde sgranò gli occhi azzurri, imprecando mentalmente prima di rivolgersi all’amico frettolosamente:
 
“Si beh… Mogano, certo! Ora che ci penso, devo dire due parole a Silente prima della lezione… Ci vediamo in classe!”
 
Senza dare all’amico il tempo di dire nulla Antares si dileguò, affrettando improvvisamente il passo e allontanandosi lungo il corridoio. Rod inarcò un sopracciglio, chiedendosi che accidenti gli fosse preso mentre una figura dall’aria poco allegra compariva accanto a lui:
 
“BLACK! FARABUTTO, NON PUOI SCAPPARE PER SEMPRE! Ah, ciao Rod!”
 
“Ciao Isabella… perché vuoi parlare con Antares?”
 
“Il tuo caro amico mi ha scaricato i turni di ronda del fine settimana, ma se pensa di passarla liscia si sbaglia! Ora scusa, devo inseguirlo…  Ci vediamo in classe!”
 
Isabella rivolse al Grifondoro un debole sorriso prima di riprendere a correre nel corridoio, imprecando contro il suo “collega” che era schifosamente più veloce di lei nel svignarsela.
 
Anzi… Probabilmente non l’aveva mai visto correre tanto come quella mattina. Anche Rod pensò a quanto in fretta si fosse dileguato il suo migliore amico, non potendo fare a meno di sorridere: non l’aveva mai visto correre così velocemente, tranne quando erano bambini e scappavano da sua madre dopo aver combinato qualche guaio.
 
                                                                               *
 
“Proprio non vi capisco… Perché vi ostinate a farci perdere tanto tempo? Vi risparmiereste una buona dose di dolore…”
 
Charlotte quasi sospirò, guardando l’uomo steso sul pavimento che ricambiava il suo sguardo, respirando affannosamente e la fronte imperlata di sudore.
 
“Vuoi uccidermi?”
 
“Oh no, io non uccido nessuno. Ma il gatto gioca sempre un po’ con il topo, e noi continueremo a giocare finché non parlerai. Voglio sapere chi sta manipolando, in Germania… Qualcuno vicino ad Hitler, giusto? Devi solo dire i nomi, poi smetterai di soffrire anche se ti meriti tutto quello che ti sto facendo patire.”
 
Charlotte puntò la bacchetta sotto al mento dell’uomo, sollevandoglielo per far sì che la guardasse negli occhi verdi, carichi di disprezzo e freddezza.
 
“Te lo ripeto, non sarai certo tu a farmi parlare.”
 
“Io invece credo che sarò proprio io e sto per dimostrartelo. Ho visto come hai ridotto quelle poverette, quindi voglio farti una domanda: dimmi, che cosa si prova a stare davanti ad una donna che non ha paura di te?”
 
Un gemito di dolore trattenuto a stento uscì dalla bocca socchiusa dell’uomo quando il piede di Charlotte coperto dallo stivale di cuoio premette sulle sue costole, arrivando quasi ad incrinarle mentre la donna non staccava i suoi occhi dal volto dell’uomo:
 
“Charlie…”
 
“Sta’ zitto Sean. Non le hai viste.”
 
Il tono pacato di Charlotte non sembrava voler ammettere repliche, zittendolo all’istante. L’uomo si limitò a guardarla con una vena di preoccupazione, chiedendosi fin dove si sarebbe spinta questa volta… sapeva che si era sentita punta sul vivo in quel caso, non l’aveva preso per niente bene e tutta quell’aggressività era il risultato.
 
“Odio le persone che non rispondono alle domande, Joseph. Voglio i nomi, adesso.”
 
Dopo un istante di silenzio Charlotte fece per ricominciare con la Maledizione Cruciatus, ma la voce strozzata la bloccò di colpo con la bacchetta ancora puntata sul suo petto:
 
“Schmidt, Meyer.”
 
“Sono tre, lo sappiamo. Dimmi anche il terzo Joseph, o ti prometto che questa volta non sarò per niente gentile.”
 
“Schwarts! Sei contenta, stronza?”
 
Il tono rabbioso la fece sorridere, annuendo con un debole cenno del capo mentre allontanava la bacchetta dall’uomo, rimettendosi dritta in piedi:
 
“Si, molto… Grazie. Fatelo sparire dalla mia vista, per favore… Fallo portare al San Mungo John, ma che non lo perdano di vista neanche per un attimo. Andiamo Sean, dobbiamo muoverci.”
 
L’Auror girò sui tacchi e uscì in fretta e furia dalla stanza, quasi correndo lungo la galleria per tornare agli uffici del Dipartimento.
 
“Ma non dovresti essere tu il capo?”   John rivolse a Sean un’occhiata confusa, che venne ricambiata con una scrollata di spalle quasi rassegnata prima che l’uomo seguisse Charlotte fuori dalla stanza:
 
“Si beh… Ormai è partita, ora chi la ferma più… Vieni anche tu Stephanie, dobbiamo farci un giro al Ministero. Portate questo verme schifoso al San Mungo, anche se non se lo merita neanche un po’. Il dolore si, quello se l’è meritato.”
 
Lanciando all’uomo che avevano catturato solo poche ora prima un’occhiata carica di disgusto l’Auror uscì dalla stanza insieme a Stephanie, che annuì con un debole cenno del capo:
 
“Poco ma sicuro… E’ brutta da dire, ma alcune persone lo meritano davvero, visto quanto ne infliggono. E Charlie è davvero brava, io crollerei…”
 
“Crolla anche lei, di tanto in tanto. Solo che lo fa in silenzio e si rialza da sola, prima che qualcuno possa fermarsi ad aiutarla… Ma prima o poi scivolerà davvero Stephanie, e allora dovrà permettere a qualcuno di aiutarla sul serio.”
 
                                                                                  *
 
Sedendo sul letto, gli occhi di Charlotte non si staccarono dal muro nemmeno per un attimo… O più precisamente da un punto del muro, quello in cui aveva attaccato un articolo di giornale risalente a circa un mese prima.
 
Il titolo e la foto riuscivano sempre a provocarle una fitta di dolore all’altezza del petto… Nonostante quante volte l’avesse letto o anche solo semplicemente visto.
 
Però forse non era un male, forse infondo se lo meritava.
Aveva passato anni a far parlare i peggiori criminali aiutandosi spesso e volentieri con il dolore che provocava… Era arrivato il suo turno di soffrire, in fin dei conti.
 
Subito prima di tornare ad Hogwarts Luisa le aveva detto che c’erano cose che non si potevano escludere dalla vita umana… Principalmente due, l’amore e il dolore.
 
Nonostante si tenesse lontana dalla prima, viveva a stretto contatto con la seconda ormai da anni… E forse le cose non sarebbero cambiate per molto tempo.
 
“Mi dispiace, davvero… Ho sbagliato e non lo dico spesso Seannie, quindi spero davvero che tu mi stia ascoltando.”
 
Sapeva che non poteva più sentirla, ma si scusò comunque… con gli occhi lucidi e la voce flebile, lo sguardo puntato dritto su quel dannato articolo di giornale che aveva appeso proprio davanti al suo letto, in modo da averlo sempre davanti agli occhi per non dimenticare cosa aveva fatto.
 
Lo guardò sorridere nella foto in bianco e nero, i capelli come sempre spettinati e gli occhi verdi ridenti fissi sull’obbiettivo… Se non altro poteva ancora vederlo ridere, in qualche modo, anche se la scritta subito sopra la foto toglieva a lei qualunque voglia di farlo:
 
Sean Selwyn era morto durante una missione… Insieme a praticamente tutto il resto della squadra, eccetto la sorella Charlotte.
 
 
 








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Angolo Autrice: 


Buonasera! Scusate se ci ho messo un po' ad aggiornare ma da qualche giorno ho dovuto riprendere a studiare sul serio, purtrtoppo. Ad ogni modo non preoccupatevi, il prossimo capitolo arriverà al massimo nel week end.  Scusate gli errori che probabilmente abbonderanno ma non ho avuto tempo di rileggerlo per bene visto che volevo pubblicarlo stasera per non farvi aspettare un altro giorno. 
Grazie come sempre per le recensioni, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto... Nel prossimo cominciamo con le lezioni "nuove", ci sarà da ridere XD (per me, ovviamente)  Avete una richiesta particolare, quale vorreste leggere per prima?

Detto ciò vi saluto, a presto!
Signorina Granger
   
 
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