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Autore: Signorina Granger    05/10/2016    9 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
1944: Gellert Grindelwald rappresenta più che mai una minaccia e la Camera dei Segreti è stata misteriosamente aperta da circa un anno; nemmeno Hogwarts è un luogo sicuro.
Nella speranza di preparare i suoi studenti a ciò che potrebbe aspettarli dopo il Diploma, il Preside Armando Dippet convoca alcuni tra i suoi più talentuosi ex studenti per far seguire delle lezioni nuove, creando così una classe speciale formata dai più capaci studenti dell’ultimo anno.
Queste nuove lezioni li aiuteranno ad affrontare la crudeltà della vita vera?
Oppure anche i loro nuovi insegnanti si ritroveranno ad imparare qualcosa da loro?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Magisterium '
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Capitolo 9: Lettere indesiderate, indecisioni e rivelazioni
 
Martedì 29 Gennaio


Dante aprì gli occhi, svegliandosi di colpo e mettendoci qualche istante per rendersi conto di essere sveglio, che era stato solo un sogno. 
Deglutendo il ragazzo si rigirò su un fianco, consapevole di tremare parecchio mentre se ne stava rannicchiato sotto le pesante coperte. 

Non aveva idea di che ore fossero, tutto intorno a lui era troppo buio perché l’ora di alzarsi fosse già arrivata… probabilmente era ancora notte fonda, visto che a giudicare dai loro respiri regolari Rod, Philip e Maximilian stavano ancora dormendo. 

Dante sospirò, chiudendo gli occhi e cercando di non pensare a quello che, ancora una volta, aveva visto. Non era la prima volta in cui faceva quel sogno, ma spesso riviveva quello strano, confuso ricordo – o almeno, aveva ipotizzato che fosse un ricordo – anche da sveglio, quando era particolarmente nervoso o aveva appena discusso con qualcuno. 

Non era certo se quelle urla e quella specie di esplosione fossero reali… ma da anni gli capitava di riviverle, di tanto in tanto. 
Non aveva mai avuto il coraggio di rivelare a qualcuno quei ricordi, nemmeno a suo fratello Anthony, il maggiore nonché quello a cui Dante era più affezionato… Una parte di lui cercava di convincerlo che fossero solo immagini di poca importanza, senza alcun significato.

Anche se non aveva conferma che quell’episodio fosse accaduto realmente o meno, a volte Dante aveva davvero paura che si avverasse quando arrivava quasi a perdere la pazienza. Era sempre stato abbastanza suscettibile, ma aveva anche una buona dose di pazienza che gli permetteva di perdere le staffe molto di rado, fortunatamente… in effetti doveva ringraziare le lezioni di autocontrollo che aveva preso fin da bambino.

Era possibile avere, anche solo in parte, paura di se stessi? 

Perché l’ultima cosa che voleva in assoluto era fare del male alle persone che lo circondavano, specialmente quelle a cui voleva bene.


                                                                             *


Will prese la lettera per leggere il nome del mittente, piegando immediatamente la labbra in una debole smorfia. Senza nemmeno aprirla l’uomo allungò nuovamente il bracco, lasciando la ruvida busta giallastra sul tavolo, esattamente dove l’aveva lasciata.

Voltandosi si accorse che non era l’unico a rifiutare la posta… Si ritrovò ad inarcare un sopracciglio, guardando Charlotte con aria scettica:

“Mi imiti, Charlotte?”

“No… evidentemente nessuno di noi due ha voglia di leggere questa mattina.” La donna si strinse nelle spalle, lanciando alla busta che aveva appena ricevuto un’occhiata più che torva.

“Non è esattamente il mio caso… diciamo che non mi serve aprirla, so già cosa c’è dentro.”

Will tornò a guardare la busta, parlando quasi con una nota di puro disprezzo nella voce. Charlotte gli rivolse un’occhiata curiosa ma non osò indagare oltre, temendo di ricevere di rimando domande a cui non avrebbe risposto volentieri: la lettera era di sua madre… e non aveva alcuna voglia di sorbirsi le moine irritanti di prima mattina, dove le chiedeva di tornare a casa, di mettere la testa a posto, di fare quello che una donna del suo calibro e della sua età doveva fare… le solite cose, insomma.

Anche Will aveva ricevuto una lettera da suo padre, cosa alquanto rara… per questo sapeva già cosa contenesse la busta e non sentiva minimamente il bisogno di aprirla: suo padre ogni anno gli mandava puntualmente un assegno… che il figlio si preoccupava di ignorare altrettanto puntualmente rifiutandosi di accettare esagerate somme di donare da una persona che l’aveva praticamente ignorato per tutta la vita.

Era pienamente consapevole di non essere la persone forse più matura del mondo e spesso nella sua vita aveva fatto scelte sbagliate… ma su quel punto non provava alcun rimpianto e si rifiutava di accettare i soldi di suo padre.

Provò forse una lieve nota d’invidia nei confronti di Regan, che stava divorando avidamente una lettera di sua moglie. 
In fin dei conti lui ce l’aveva, qualcuno che teneva davvero a lui? Probabilmente no… e anche se gli costava molto ammetterlo, un po’ la cosa stava cominciando a pesargli anche se aveva passato anni a ribadire che non gli interessava minimamente delle persone che lo circondavano. 

“Oggi è il tuo turno Reg… Cerca di non avvelenare i ragazzi però.”

“Io non avveleno nessuno! E’ Charlotte che ieri ne ha quasi fatto fuori uno!”

Le parole del collega fecero sbuffare Regan, che ripiegò la lettera della moglie prima di fare un cenno in direzione di Charlotte, che lo guardò con cipiglio quasi indignato:

“Io non ho fatto fuori nessuno! Non è certo colpa mia se hanno le capacità difensive di una marmotta…”

CeCe sbuffò, facendo ridacchiare debolmente Lyanna: in effetti quest’ultima si era ripromessa che entro la fine dell’anno avrebbe assistito ad una lezione della collega, morendo dalla voglia di vederla alla presa con un branco di adolescenti totalmente incapaci rispetto a lei.

“Lo dici tu… prima o poi verremo ad assistere ad una delle tue lezioni, io e Lyanna ci siamo già messi d’accordo.”

Regan sorrise, gongolando all’idea e guadagnandosi uno sguardo truce da parte di Charlotte, che sibilò una minaccia prima di bere un sorso di the.


“Confermo, non vediamo l’ora di vedere come te la cavi! Ma cambiando argomento… Allora siamo d’accordo per domenica, ci andiamo tutti?”

Lyanna si sporse leggermente verso i colleghi, abbassando il tono di voce di qualche ottava per non farsi sentire da Lumacorno, che stava chiacchierando allegramente con Silente a pochi posti di distanza.

“Beh…”

“Selwyn, dovrai passare sul mio cadavere se vorrai saltare la cena, chiaro?”

“E’ una proposta per sfidarti a duello, Cavendish? Perché sappiamo entrambi chi avrebbe la meglio, nonostante tu sia, forse, lievemente più intelligente di me. Sulla carta, ovviamente.”

La puntualizzazione di Charlotte fece sorridere leggermente William, che annuì come se si aspettasse parole simili uscire dalla bocca della donna:

“Certo, sulla carta… Poiché sono un bravo gentiluomo, ti lascio sguazzare felicemente nelle tue folli convinzioni Charlotte.”

“Folle sarai tu, razza di narcisis- Professore, buongiorno!”

Lo sguardo truce di Charlotte si trasformò in un tenero sorriso alla velocità della luce quando Horace Lumacorno si avvicinò al gruppetto, con un sorriso bonario e uno dei suoi soliti panciotti addosso.
Will roteò gli occhi, lanciando alla collega un’occhiata torva, dandole silenziosamente della lecchina a causa del repentino cambio di espressione e di tono di voce, da minaccioso a zuccheroso nel giro di pochi istanti. 

“Ti ho detto molte volte di smetterla di chiamarmi così, Charlotte… Potete benissimo darmi del tu, ormai. Scusate se vi interrompo, volevo solo solo ringraziarvi per aver accettato il mio invito per domenica… ci divertiremo tutti insieme, vero Albus?”

L’alta figura di Silente fece capolino da dietro il collega, rivolgendo un sorrisetto beffardo ai quattro ex alunni prima di annuire con aria divertita, come se non vedesse l’ora di assistere allo spettacolo:

“Naturalmente… sarà una serata molto interessante Horace, ne sono certo.”

“Su questo non ho alcun dubbio…” Regan si affrettò a bere un sorso di the mentre Lyanna si tratteneva dal ridere alle parole del collega sibilate con un filo di voce, in modo che soltanto lei e Will potessero sentirlo. 

“Scusate, ma devo correre a lezione adesso… Buona giornata a tutti!”

Con un sorriso allegro Lumacorno si congedò, sfoggiando il suo passo quasi teatrale come al solito. I quattro lo seguirono con lo sguardo per un attimo mentre Silente lo imitava, passando alle spalle dei quattro nuovi insegnanti per uscire a sua volta dalla Sala Grande.

Will si accigliò all’improvviso, voltandosi nella direzione del Vicepreside:

“Sbaglio o stava ridacchiando mentre ci superava?”

“Se anche fosse, ne avrebbe i motivi… scommetto che non vede l’ora di assistere alla cena di Lumacorno con quattro nuove cavie come intrattenimento.”

Lyanna sbuffò, roteando gli occhi prima di alzarsi a sua volta, congedandosi con un lieve sorriso:

“Ad ogni modo… scusate, ma vado anche io. Voglio salutare Digeon prima che inizino le lezioni, sua madre mi ha chiesto di assicurarmi che non combini pasticci…”

“Una zia-poliziotto come insegnante… povero ragazzo!”

“Non è una mia idea… io sono la zia più dolce del mondo! Ci vediamo dopo, buona giornata!”

Lyanna sorrise vivacemente, rivolgendo ai tre un cenno di saluto prima di fare il giro del tavolo e raggiungere a passo svelto la porta a doppia anta della Sala Grande ancora abbastanza affollata.

Quando fu abbastanza lontana per non poterli sentire Regan si sporse immediatamente sul tavolo per avvicinarsi a Charlotte oltre Will, che inarcò un sopracciglio con aria quasi seccata:

“Te ne sei accorta?”

“Di che parli?”

Charlotte guardò l’amico con curiosità, chinandosi leggermente a sua volta e avvicinandosi all’uomo, che sbuffò con aria impaziente:

“Non portava la fede! Ma non vi insegnano ad osservare, all’Accademia?”

“Si che lo fanno, ma non mi soffermo sui particolari in modo da poter spettegolare con te, Reg!”

“Scusate, vi dispiace spettegolare da un’altra parte? Tipo non quando ci sono io in mezzo?”

Will alzò gli occhi al cielo, guadagnandosi occhiate torve da parte degli altri due che gli diedero silenziosamente del “guastafeste” prima di obbedire, rimettendosi seduti dritti sulle loro sedie. 

“Beh, comunque… Non me ne sono accorta, ma guai a te se le fai domande Reg, sono affari suoi!”

“Ma magari è successo qualcosa di grave… dobbiamo scoprirlo!”

“NO. Noi non giocheremo a fare Holmes e Watson, Regan!”

Il tono fermo di Charlotte non sembrava quello di chi è disposto a cambiare idea troppo facilmente… ma Regan non sembrò badarci molto, accigliandosi e rivolgendosi invece a Will, parlando a bassa voce nel tentativo di non farsi sentire dalla donna:

“Ma di chi parla?”

“Non ne ho idea, annuisci e basta.”


                                                                                  *


“Spero davvero che la Hobskins controlli i compiti, ci ho messo una vita a finirli ieri sera!” 

“Aspetta... COMPITI? Oh mamma...” 

Rod sgranò gli occhi, sbiancando di colpo mentre Antares sospirava, rivolgendogli uno sguardo rassegnato:

“Fammi indovinare, te ne sei scordato...” 

“Si! E ora la Hobskins mi uccide! Dannazione...” Il Grifondoro gemette con aria grave, voltandosi di nuovo verso la cattedra dove la professoressa di Incantesimi aveva appena preso posto, studiando gli alunni mentre stava per porre la sua solita, fatidica domanda che spesso spingeva molti dei presenti a cercare di nascondersi sotto ai banchi:

"Buongiorno ragazzi... spero che abbiate svolto tutti i compiti che vi avevo assegnato venerdì. Si, Lestrange?"

"Professoressa... io non li ho fatti, ma in mia difesa posso affermare che i compiti sono d'intralcio alla nostra creatività!” 


“Oh signore, qualcuno lo faccia tacere...”.  Antares sospirò, passandosi stancamente una mano sul viso mentre qualche risatina si diffondeva nell'aula alle parole di Rod, che teneva gli occhi chiarissimi fissi sulla professoressa e aveva l'aria seria, come se credesse fermamente a quello che aveva appena detto:

“Lestrange, mi stavo giusto chiedendo quale aforisma ci avresti presentato oggi... lo aggiungerò alla lista.” 

La professoressa sospirò, guardando lo studente quasi come se ormai si fosse rassegnata alle sue “frasi ad effetto” di cui faceva puntualmente uso quando si scordava di fare i compiti.

“10 punti in meno a Grifondoro... e temo che oggi non prenderai parte all’incontro del Club dei Duellanti, Lestrange. Antares, per favore assicurati che li faccia oggi pomeriggio.” 

La donna guardo il Caposcuola come se vedesse in lui una specie di ancora di salvezza e Antares annuì, rispondendo con tono fermo:

“Certo professoressa...” 

“Cocco della prof!”   Mentre inforcava gli occhiali dalla montatura scura Rod scoccò all’amico un’occhiata torva, facendo scrollare le spalle al Serpeverde mentre tutti iniziavano a tirare fuori pergamene e libri dalle borse:

“Basta fare i compiti Rod... anche se “sono d’intralcio alla nostra creatività”, come sei solito sostenere tu.” 


Nel frattempo, qualche banco più indietro, Amos e Dante erano presissimi in un torneo di Impiccato usando i nomi degli incantesimi più lunghi che conoscevano, mentre Jane li guardava con aria divertita dal suo banco, accanto a quello di Bella. 

“Che idioti...” 

“Non volevo dirtelo visto che sono amici tuoi... ma forse un po’ lo sono.” 


Isabella le rivolse un sorriso quasi colpevole che Jane ricambio, annuendo con un cenno del capo:

“Non preoccuparti, anche se li adoro riconosco benissimo che siano due... esemplari particolari.”

“Interessante scelta di parole... però azzeccata.”    Isabella accennò un sorriso e Jane si voltò di nuovo verso il Tassorosso è il Grifondoro, che stavano confabulando come se il gioco fosse di gran lunga più importante della lezione che, almeno in teoria, avrebbero dovuto seguire.

Amos però si sentì osservato e alzò lo sguardo, accorgendosi di Jane e Bella che avevano gli occhi puntati nella sua direzione. Istintivamente sorrise, imitato dall’amico prima che entrambi sollevassero anche una mano per salutare allegramente le due da una parte all'altra dell'aula. 

“Si, sono decisamente degli idioti...” Janne trattenne una risata, ricambiando il gesto mentre Isabella roteava gli occhi, bruttando qualcosa che suono molto come “maschi” prima di tornare a prendere appunti. 


La Tassorosso invece esito, tenendo gli occhi puntati sui due ragazzi ancora per qualche secondo prima di imitarla e voltarsi di nuovo verso il proprio banco: aveva passato l'intero giorno prima a rimandare, ma sapeva che prima o poi avrebbe dovuto parlare con Dante e Amos... e anche se l'idea non le piaceva per niente, sapeva che doveva farlo dopo pranzo, quando avrebbero avuto un'ora buca.


                                                                                    *


“Devo dire che ammetterlo non mi fa molto piacere... ma sei bravo, Black.” 


“Lo sapevo già, ma grazie lo stesso.”   Isabella sbuffò appena, lanciando al compagno di banco un’occhiata quasi seccata: per una volta che sprecava una parola gentile su di lui, Antares Black doveva sfoggiare tutta l'umiltà che non aveva mai avuto in tutta la sua vita... e probabilmente sarebbe stato così per sempre. 


“Mi fa piacere vedere che i miei complimenti non ti montano la testa, Black, davvero molto piacere.” 

Le parole della rossa fecero sorridere appena il ragazzo, che si strinse nelle spalle mentre mescolava lentamente il contenuto del suo calderone:

“Non per fare l’arrogante, ma credo di avervelo nel sangue. Sai, nella mia famiglia queste cose non sono affatto anomale.” 

“Si, mi è parso di sentire che i Black sono un po’ i Medici inglesi contemporanei...”    La ragazza rivolse al compagno di banco un’occhiata di sbieco, chiedendosi se avesse colto il riferimento. Lo sguardo leggermente confuso del ragazzo le fece capire che no, non aveva idea di chi stesse parlando... così Isabella scosse il capo, invitandolo a lasciar perdere:

“Lascia stare, è stata una famiglia italiana molto importante nel Rinascimento... famosi per i complotti, gli intrighi familiari e cose del genere.” 

“In tal caso, credo che il paragone sia corretto... la mia famiglia è abbastanza caotica, in effetti.” 

Antares sorrise mentre continuava a mescolare il veleno che avrebbero dovuto preparare quel giorno... Regan aveva spericolato che non era affatto un intruglio mortale e che come effetti collaterali avrebbe solo portato ad una buona dose di ore di sonno profondo, giusto per farli cominciare. 

“Immagino.”   Malgrado tutto, malgrado non amasse toccare l'argomento “famiglia” anche quando si trattava di quella altrui (teneva sempre che il suo interlocutore potesse mettersi a farle domande personali) Isabella accennò un sorriso, certa che quello che succedeva nelle riunioni di famiglia dei Black fosse degno di uno dei romanzi che adorava leggere. 


Mentre Antares sembrava apprezzare moltissimo la nuova materia di studio, il suo migliore amico era invece leggermente nel panico mentre malediceva quella giornata, che tra i compiti arretrati di Incantesimi e la lezione di Veleni e Antidoti non stava certo concorrendo alla sua classifica personale del mese come giornata più piacevole.

Non gli era mai piaciuta Pozioni e aveva sempre saputo che non sarebbe mai migliorato granché... con l'arrivo di quella nuova materia era quasi stata segnata la sua definitiva rovina: per quanto sulla carta lo interessasse la preparazione e il riconoscimento dei veleni, in pratica proprio non era il suo campo. Il Grifondoro continuava a lanciare occhiate torve in direzione di Antares e Amos, che invece stavano risultando i migliori... se non altro però il ragazzo poteva trovare conforto nel suo vicino di banco nonché compagno di Casa Dante, che anche se non al suo livello non stava di certo dando il meglio di se durante quell'ora.

Jane sembrava, dal canto suo, divertirsi sinceramente: un po’ perché Regan Carsen le suscitava una gran simpatia, un po’ perché era sempre stata molto brava in Pozioni... E ovviamente perché le reazioni diverse dei suoi compagni stavano rendendo quel lasso di tempo decisamente piacevole, anche se Regan l'aveva divisa dai suoi soliti “compagni di avventura” e l'aveva fatta sedere accanto a nientemeno che Starkey Yaxley. Non le era ben chiaro con che criterio avessero scelto pure quell’imbecille, in effetti... e sul momento non era stata molto entusiasta, esattamente come Dante che aveva fatto per andare dall’insegnante a chiedere di scambiare lui e il Serpeverde, ma un’occhiata di Jane l'aveva bloccato seduta stante. 

La Tassorosso rivolse un’occhiata al suo compagno di banco temporaneo, chiedendosi perché stesse in silenzio e non la prendesse in giro, facendo battutine sulla sua Casa, sui suoi amici o sulla sua famiglia... in effetti era piuttosto insolito non sentire neanche una parola velenosa uscire da quella bocca.  Jane smise però di porsi quella domanda in fretta, quando si accorse delle occhiate quasi assassine che Dante lanciava sistematicamente in direzione di Starkey, quasi a volergli ricordare di tenere la bocca chiusa, o si sarebbe ritrovato appeso al lampadario che illuminava l’aula.


                                                                            *


Approfittando del tempo libero che aveva a disposizione, aveva deciso di fare una passeggiata. Faceva abbastanza freddo in realtà, ma aveva nevicato per praticamente tutta la notta e il parco di Hogwarts era completamente ricoperto da un soffice e spesso strato di neve fresca che moltissimi studenti avevano deciso di sfruttare, a quanto sembrava.

Nonostante la bassa temperatura c'erano studenti che passeggiavano, qualcuno che giocava con la neve... sembrava che tutti avessero intenzione di godersi una delle ultime nevicate abbondanti della stagione. 

Gli occhi di William era posati sul Lago Nero, che grazie al clima freddo e al nevischio che ci si scioglieva sopra aveva assunto un’aria quasi pittoresca. 
Era pienamente consapevole di non essere solo mentre se ne stava seduto sotto un albero, esattamente come aveva fatto milioni di altre volte quando aveva studiato ad Hogwarts... da quando era tornato a scuola non l'aveva più fatto ma dopo pranzo, osservando la neve attraverso la finestra della sua camera, non aveva resistito e si era infilato sciarpa e cappotto in fretta e furia per prendere un po’ d’aria. 

Gli sembrava quasi di sentire degli sguardi puntati su di se oltre a qualche sussurro e risatina sommessa, ma non ci fece troppo caso: non per essere egocentrico, ma ci era abituato... le ragazze facevano così anche quando studiava lì, in fin dei conti.


I pensieri dell'uomo vennero però bruscamente interrotto: un attimo prima si stava concentrando sugli innumerevoli ricordi che aveva legati a quella scuola, dove si era sentito a casa forse per la prima volta... è un attimo qualcosa di morbido e gelido l'aveva colpito dritto sulla spalla, distraendolo.

Per un istante si chiese chi avesse avuto quella brillante idea e mentre si spolverava la neve dal costoso cappotto si preparò a fare la ramanzina ad un qualche studente che aveva deciso di fare il simpaticone... ma poi alzò lo sguardo proprio mentre un gridolino di esultanza raggiungeva le sue orecchie:

“Centrato! 10 a 0 per Corvonero, signore e signori!”      Una risata cristallina echeggiò nel parco mentre William non riusciva a non sorridere appena, scorgendo Charlotte alzare le braccia con aria trionfante, il suo sorriso percettibile anche da diversi metri di distanza.

“È facile colpire qualcuno che non sta prestando attenzione, Selwyn...”

William si alzò mentre la donna gli si avvicinava, le mani ora sprofondate nelle tasche della giacca e un debole sorriso sornione stampato sul bel volto dai lineamenti delicati:

“Non accetto questo genere di considerazioni da un ex giocatore di Quidditch, Cavendish... Dio solo sa quante persone si saranno rotte qualcosa grazie a quei dannati Bolidi.” 

Mio fratello compreso


Fortunatamente si bloccò appena in tempo, non osando pronunciare quelle parole ad alta voce: non aveva nessuna voglia di sentirsi porre delle domande su Sean, specialmente dopo quello che era quasi successo alla partita. 

La donna abbassò lo sguardo, muovendo distrattamente della neve con un piede mentre Will si stringeva nelle spalle, ignorando il suo commento:

“In ogni caso... che ci fai qui? Sei venuta al freddo e al gelo solo per colpire me con della neve? Mi sento quasi onorato.” 

“Ti sembrerà strano, ma il mio mondo non ruota intorno a te, Cavendish... in realtà cerco Lyanna, aveva detto che avrebbe fatto una passeggiata insieme a Regan dopo la sua lezione.” 

“E perché non sei andata con loro?” 

“Volevo stare qualche minuto da sola... dovevo fare una cosa.” 

Charlotte su strinse nelle spalle, alzando lo sguardo per posarlo sul Lago Nero, voltandosi di profilo rispetto a William.  In effetti aveva aperto la lettera dei suoi genitori dopo un mucchio di tentennamenti ma non aveva intenzione di rispondere a sua madre... aveva invece scritto una lettera a Luisa, mantenendo fede al loro “accordo” avrebbe lasciato la terapia per andare ad Hogwarts, ma ogni settimana avrebbe scritto alla donna per dirle come stava, come si sentisse... tutte cose che riteneva pressoché inutili, ma sapeva di non avere scelta. 

Sentendo che il collega stava pensando a cosa poteva aver fatto Charlotte parlo di nuovo, afferrandosi a cambiare argomento:

“Secondo te Reg ha ragione? È successo qualcosa tra Lyanna e suo marito?” 

“Chi può dirlo... è abbastanza riservata sotto quel punto di vista.” 

“Lo siamo tutti sul fattore famiglia qui dentro.”   Charlotte gli rivolse un’occhiata eloquente, come a volergli ricordare che nemmeno lui faceva della sua famiglia il suo argomento di conversazione preferito. In effetti nemmeno lei sapeva molto di lui, se non storie vaghe che aveva sentito ai tempi della scuola, quando la figura di William Cavendish aveva suscitato molto scalpore dentro le mura di Hogwarts. 

William per una volta non replicò, cosa che stupì leggermente la sua interlocutrice anche se non lo diede a vedere, facendo calare un breve silenzio tra i due: Charlotte stava pensando alle parole di Regan a colazione, chiedendosi se fosse davvero successo qualcosa alla sua collega e nuova amica... ma non se la sentiva proprio di andarle a fare domande personali, non certo quando lei per prima non faceva alcun accenno, anzi le aveva quasi mentito, sulla sua vita privata. 


L’ex Serpeverde invece pensava alla lettera che il padre gli aveva mandato quella mattina... era ancora sigillata, abbandonata sulla scrivania nella sua camera. Anche Charlotte aveva ricevuto una lettera e anche lei non l'aveva aperta... forse avevano storie diverse, ma in un qualche modo si somigliavano. 

Guardandola con la coda dell’occhio quasi si sentì in colpa per sapere cos’era successo a suo fratello, anche se Regan non era sceso nei dettagli... non sapeva bene perché, ma fingere di essere all’oscuro di tutto lo faceva sentire quasi a disagio. 

Non gli piaceva il silenzio che si era andato a creare, così prese la sua bacchetta dalla tasca interna della giacca e sorrise appena, voltandosi verso Charlotte:

“Ehi, Selwyn...” 

La donna si voltò, guardandolo per una frazione di secondo proprio mentre con un colpo di bacchetta lui sollevava un bel mucchio di neve accanto a lui. Charlotte sgranò gli occhi e fece per prendere a sua volta la bacchetta mentre un sorrisetto beffardo compariva sul volto di William:

“... stavi dicendo, sul punteggio? Ho idea che Serpeverde stia per rimontare la classifica...” 


                                                                              *


“Quindi... hai già preso una decisione?” 

Jane distolse lo sguardo, faticando a reggere il contatto visivo con Amos: il modo in cui la guardava, con gli occhi carichi di malinconia, era insopportabile... le dispiaceva immensamente, ma non riusciva a dirlo ad alta voce.

Scosse debolmente il capo, sospirando prima di parlare a bassa voce, rannicchiata accanto all’amico contro il tronco di un grande faggio, non molto lontano dalla riva del Lago.

“Io... non lo so. Davvero Amos, non lo so ancora... ci sto pensando, però. E volevo dirvelo prima per evitare di saltarmene fuori una mattina con...” 

“Ok, ho capito. Non preoccuparti, lo capisco... ti voglio bene e ti appoggerò comunque, ma spero che tu faccia la scelta giusta per te.”    Amos sospirò, allungando un braccio per attirarla a se, facendole appoggiare il capo sulla sua spalla come erano soliti fare anche nella Sala Comune, su uno dei tanti divanetto imbottiti. 

La ragazza sospirò, annuendo con un debole cenno del capo mentre chiudeva gli occhi, ringraziando mentalmente per avere degli amici fantastici che le stavano accanto in uno dei momenti peggiori della sua vita. 

“Grazie Amos... ti voglio bene anche io.” 

“Lo so Jane... grazie per avermelo detto. Dante lo sa?” 

Lei scosse appena il capo, sentendo le dita sottili di Amos che le accarezzavano debolmente il palmo della mano mentre lui le dava un leggero bacio sulla tempia:

“No, glielo devo ancora dire... non so come fare. Hai presente quando ti guarda e ti viene voglia di coccolarlo perché sembra un cucciolo abbandonato?” 

“No, credo che usi quella faccia solo quando ci sei tu nei paraggi... o forse io non me ne accorgo e basta.” 

“Beh, in ogni caso... è la persona più carina che io conosca, non voglio ferirlo... c’è sempre per me e per chiunque, ma lui non chiede mai niente a nessuno! E se magari dovesse avere davvero bisogno di me proprio quando...” 


“Quando, esattamente? Vai forse da qualche parte Jane?” 

Jane spalancò gli occhi, imprecando mentalmente nel trovarsi davanti proprio Dante, di ritorno dagli allenamenti con il manico di scopa sottobraccio e l'aria stanca, ma un sorriso comunque stampato sul volto mentre teneva gli occhi fissi su di lei.

“Io... veramente...” Jane si voltò verso Amos, fulminandolo con lo sguardo come a volerlo ammonire per non averla avvertita che Dante si era avvicinato. Il Tassorosso sollevò le sopracciglia come a volersi scusare mentre Jane si alzava, rivolgendosi nuovamente al Grifondoro che la guardava come se fosse in attesa:

“Dan... perché non facciamo una passeggiata? Ti devo parlare.” 

La ragazza si sforzò di sorridere, allungando una mano verso di lui come a volerlo invitare a seguirla. Dante fece saettare lo sguardo su Amos, restando immobile come a volergli chiedere cosa stesse succedendo, diventando improvvisamente serio.

Il Tassorosso però rimase impassibile, limitandosi a fargli cenno di seguire Jane senza fare storie. Dante si rivolse così di nuovo alla ragazza, annuendo debolmente prima di lasciare la scopa ad Amos e stringerle con delicatezza la mano, seguendola verso la riva del Lago e chiedendosi se dovesse preoccuparsi sul serio. 


Quando, qualche minuto dopo, Jane ebbe finito di parlare Dante teneva lo sguardo sul Lago mentre elaborava quello che aveva appena sentito, sentendo lo sguardo della ragazza addosso. 
Dopo anni sapeva che Jane lo stava osservando con apprensione, chiedendosi di sicuro cosa stesse pensando e pregandolo mentalmente di dire qualcosa e di non restare a lungo in silenzio. 

Dal canto suo, Dante stava pensando a quello che, tra qualche giro di parole e con evidente difficoltà, Jane gli aveva appena detto:

“Sto pensando di tornare a casa, Dan... è per mia madre. Ha soltanto me e ora è da sola ad affrontare il fatto che mio padre se ne sia andato per la seconda volta... non è giusto che lo faccia da sola.” 


“Dan, per favore dì qualcosa...”   Jane sospirò, guardandolo con una notte implorante negli occhi azzurri mentre lui si voltava di nuovo verso di lei, annuendo con un debole cenno del capo mentre il suo viso restava serio, quasi inespressivo:

“Jane, da tutta la vita non faccio altro che ripetere quanto io ami la mia famiglia e a quanto conti per me... Perciò non posso proprio dirti che sbagli volendo stare vicino a tua madre.” 


Jane lo guardò, non riuscendo a chiedergli perché sembrava pensare l'esatto opposto di quello che le stava dicendo... la guardava quasi con aria grave, come se sentisse di essere già sul punto di perderla. 

“Non ho ancora deciso, non lo so... credo che sarebbe la cosa giusta da fare, ma non so se voglio andare via da qui. Insomma, Hogwarts è Hogwarts ed è l'unico posto dove riusciamo a stare lontani dalla guerra, almeno in parte... e poi ci siete tu e Amos.” 

“Non riesco ad immaginare di stare qui senza di te, piccola Jane... ma non posso rinchiuderti nei Sotterranei per tenerti qui con me, no?” 


Dante sorrise appena, allungando una mano per accarezzare una ciocca di capelli castani e facendola sorridere di rimando:

“Immagino che non sarebbe piacevole, a me piace stare all’aria aperta. Ma dico davvero Dan, non so cosa cosa farò... immagino di dover decidere entro un paio di giorni, però.” 

Jane sospirò, voltandosi di nuovo verso il Lago dalla superficie quasi ghiacciata e perfettamente liscia, tanto da sembrare uno specchio.
Dante annuì distrattamente alle sue parole, allungando una mano per sistemarle il bavero della giacca e la sciarpa di Tassorosso, facendola sorridere mentre si scostava leggermente:

“Smetterai mai di fare la mamma chioccia con me, Dan?” 

“Ovviamente no... sei la mia piccola Jane, giusto?”   Dante allungò le braccia, afferrandola e stringendola automatiche in un abbraccio, senza lasciarle alcuna via di fuga. La sentì protestare leggermente ma la ignorò completamente, chiudendo gli occhi e appoggiando il mento sul capo della ragazza.

Avrebbe voluto dirle di non andarsene, che senza di lei Hogwarts non sarebbe più stata la stessa ai suoi occhi... che senza di lei non avrebbe più avuto qualcuno da coccolare, da difendere a spada tratta e da guidare in mezzo alla folla grazie alla sua voce altisonante. 

In effetti avrebbe voluto dirle un sacco di cose ma non aprì bocca, stringendola più a lungo del solito mentre al contrario Jane aveva gli occhi aperti e perfettamente vigili, le guance color cremisi non certo a causa del freddo mentre pensava a sua volta a come sarebbe stato non vederlo più per un mucchio di ore ogni giorno. 

Era abbastanza certa di non volerlo sapere...


                                                                            *


“Ma quelli non sono CeCe e Will?”

“Intendi quei due che si stanno quasi ammazzando in una battaglia di neve all’ultimo sangue? Si.” 

“Perché la cosa non mi stupisce neanche un po’?” 

Lyanna sorrise, rivolgendo ai due colleghi un’occhiata divertita mentre passeggiava con calma al fianco di Regan, che sorrise di rimando abbassando lo sgaurdo su di lei:

“Non stupisce nemmeno me... sono quasi peggiorati rispetto a quando studiavamo qui, a quei tempi tendevano ad ignorarsi freddamente invece di tirarsi neve addosso a vicenda.” 

"Forse invece di maturare hanno subito un processo cerebrale inverso, chi lo sa, non sono una psicologa. A questo proposito, sai perché Charlotte odiasse tanto andarci? Non credo sia così terribile, no?” 

“Non lo so, è un argomento un po’ tabù... ma conoscendola credo la mettesse a disagio doversi aprire con una persona che non conosceva, lo fa a stento con quelli che tengono a lei dopotutto.” 

Regan si strinse nelle spalle, pensando alle innumerevoli volte in cui aveva discusso dell'argomento insieme a Stephanie, cercando di capire se lei riuscisse a comprendere il comportamento della collega. 
Tuttavia sembrava che anche sua moglie non avesse un quadro chiarissimo della situazione... e qualcosa gli diceva che nemmeno la diretta interessata ce l'aveva.


"Segreti, segreti, segreti... ci ostiniamo a nascondere tutto a tutti, credendo che così le cose vadano meglio... probabilmente solo affrontandole apertamente si può andare avanti, ma molti di noi credono nel contrario.”

Regan sospirò e Lyanna a quelle parole deglutì, provando una sensazione di forte disagio: e pensare che anche lei stava nascondendo una parte fondamentale del suo passato... lei è Charlotte non erano poi così diverse, infondo.

La donna mosse un po’ di neve con un piede, abbassando lo sguardo senza osare dire nulla. Regan la guardò, cogliendo qualcosa di negativo nella collega prima di parlare, trovando il coraggio di farlo da qualche parte nella sua mente:


“A questo proposito... posso farti una domanda personale? Se non vuoi rispondere dimmelo pure, non sei obbligata. E da ieri che non ti vedo con la fede... è successo qualcosa?” 

Lyanna alzò lo sguardo su di lui, guardandolo dritto negli occhi ed esitando per un attimo prima di rispondere. In quei brevi istanti Regan si maledisse mentalmente, chiedendosi perché non era stato zitto come gli aveva detto di fare Charlotte... non la ascoltava mai, in effetti. 

“Tranquillo, quando me la sono tolta mi aspettavo delle domande... credo che anche io te lo chiederei, al tuo posto.” 

Lyanna parlò con calma, voltandosi verso il Lago e restando impassibile mentre Regan la osservava, in attesa e sollevato che non gli avesse risposto male o tirato contro una maledizione per averle fatto una domanda personale. Dopo una breve pausa la donna riprese a parlare, raccontando ad alta voce quello che era successo forse per la prima volta:

“Non so perché, ma hai ragione... tendiamo a nascondere quello che ci fa soffrire al mondo intero. Non lo sta facendo solo Charlotte, lo faccio io... ricordi quando mi hai chiesto da quanto sono sposata? Nove anni... in realtà non sono più sposata da un anno, Regan, ma ho avuto il coraggio di togliermi la fede solo domenica, dopo la partita e aver scoperto quello che è successo a Charlotte.”

 












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Angolo Autrice:

Buonasera! 
Eccomi di ritorno... grazie a Sesilia, Hadley e Shiori Lily Chiara per aver recensito lo scorso capitolo :) 

Nel prossimo capitolo ci sarà ovviamente la famigerata cena Made in Lumacorno... Magari uno dei nostri quattro eroi lo avvelenerà entro la fine della serata per esasperazione, chi può dirlo. 

Spero di aggiornare presto, ma non so se ce la farò entro la fine della settimana... al limite, ci sentiamo lunedì! 

Signorina Granger 

                                                                          



   
 
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