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Autore: Signorina Granger    20/10/2016    8 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
1944: Gellert Grindelwald rappresenta più che mai una minaccia e la Camera dei Segreti è stata misteriosamente aperta da circa un anno; nemmeno Hogwarts è un luogo sicuro.
Nella speranza di preparare i suoi studenti a ciò che potrebbe aspettarli dopo il Diploma, il Preside Armando Dippet convoca alcuni tra i suoi più talentuosi ex studenti per far seguire delle lezioni nuove, creando così una classe speciale formata dai più capaci studenti dell’ultimo anno.
Queste nuove lezioni li aiuteranno ad affrontare la crudeltà della vita vera?
Oppure anche i loro nuovi insegnanti si ritroveranno ad imparare qualcosa da loro?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Magisterium '
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Capitolo 12: Gaffe e serate inusuauali

 
Giovedì 14 Febbraio


“Andiamo ragazzi, non è poi la fine del mondo… Provateci almeno!”

Lyanna alzò gli occhi al cielo, osservando i suoi studenti a metà tra il divertito e l’esasperato: sembrava che molti non morissero dalla voglia di avvicinarsi a delle brutte ferite, anche se si trattava di manichini a cui la donna aveva fatto prendere magicamente sembianze umane, per rendere il tutto più realistico.

Per tutta risposta ricevette un coro di borbotti sommessi e le sue labbra si inclinarono leggermente in un sorriso, incrociando le braccia al petto e inarcando un sopracciglio:

“Mi rendo conto che oggi preferireste fare altro, ma prima finite e prima sarete liberi di andare a cercare la vostra dolce metà.”

“Hai sentito, Antares? Se finiamo in fretta potrai andartene, quindi muoviti e smettila di fare quella faccia, sembra che tu abbia visto un fantasma!”

“Come fai ad essere così calmo? E’ un cadavere!”

“Un cadavere pur sempre FINTO, Antares.” Rod sbuffò, guardando l’amico con cipiglio quasi esasperato: da una parte l’avversione e il disgusto che il suo amico provava per il sangue un po’ lo divertiva… ma dopo mezz’ora di lezione si stava pentendo di averlo scelto come compagno.
Il Serpeverde sbuffò, borbottando che mai nella vita avrebbe lavorato con i feriti o i malati mentre si teneva provvidenzialmente alla larga dal sangue, anche se finto, e lasciava che fosse l’amico a ricucire le ferite più superficiali.

“Non capisco perché dobbiamo fare così’… insomma, siamo maghi, non Babbani! Non dovremmo usare la magia, invece che fare tutto a mano come loro?”

Antares sbuffò, lanciando un’occhiata torva al “paziente” di cui dovevano occuparsi. Rod non disse niente, limitandosi a roteare gli occhi chiari mentre cercava di ricucire i tagli alla meno peggio.

“Devo dire che è difficile, però! Ma come fanno i Babbani… io sto combinando un macello, la prof mi ammazzerà! Comunque credo che ci voglia far capire come lavorano i Babbani.”

Rodericus sospirò, desiderando come non mai di trovarsi a Trasfigurazione o al Club dei Duellanti: non che la materia non gli interessasse, ma non si sentiva particolarmente portato… anche se era comunque migliore di Antares, che alla prima lezione con Lyanna era quasi sbiancato per poi squagliarsela in bagno per venti minuti.

“Non dire scemenze, è troppo gentile per prendersela con chiunque… Comunque, credo che tu l’abbia ricucito in modo un po’ strano…”

“Non è mica facile, provaci tu se ti senti un medico provetto!”



Nel frattempo, qualche metro più in là, Jane e Bella erano chine sul loro manichino, mentre la Tassorosso aveva una gran voglia di sotterrarsi sotto il pavimento e la Corvonero invece rideva sotto i baffi, incapace di non trovare divertente la gaffe dell’insegnante ad inizio lezione.

“Bella, te lo chiedo per favore… non ridere, è già abbastanza imbarazzante…”

Jane sospirò, lanciando all’amica un’occhiata cupa mentre la rossa non la smetteva di sghignazzare.

“Non ne dubito Jane… ma proprio perché sei diventata di una tonalità più scura persino dei miei capelli dovresti farti un paio di domande, non credi?”

Isabella sorrise, guadagnandosi dalla Tassorosso un’occhiata leggermente torva: in effetti se le stava facendo eccome, ma non teneva a farle sapere che aveva pienamente ragione… 
La ragazza abbassò di nuovo lo sguardo sul manichino affidato a lei e Isabella, cercando di sistemare le ferite su braccia e spalle come Lyanna aveva mostrato la settimana precedente. 

“Puoi anche ignorare me Jane Prewett, però non puoi farlo con quello che provi…”

Isabella sfoggiò un’espressione quasi divertita, cogliendo perfettamente il rossore sulle guance della ragazza prima di lanciare un’occhiata in direzione di Dante, sorridendogli allegramente quando si accorse che anche lui le stava osservando.

Il Grifondoro quasi sussultò e abbassò gli occhi in fretta e furia, cosa che fece scuotere il capo alla Corvonero quasi con arrendevolezza: quei due erano proprio cocciuti, ostinandosi a negare l’evidenza… o meglio, a fare finta di niente.


                                                                                 *


“Non è che per caso hai visto il libro che stavo leggendo ieri? Ero convinto di averlo lasciato qui...” 

Will sbuffò, spostando figli, calamai e libri dal tavolo che occupava parte della Sala Insegnanti e chiedendosi dove fosse finito il libro sui Patronus che stava leggendo fino alla sera prima. 

“No, non mi pare.” 

Will smise di cercare e alzò lo sguardo, rivolgendo un’occhiata scettica in direzione della poltrona davanti al caminetto acceso dove si era appollaiata Charlotte, intenta a leggere senza apparentemente curarsi molto della sua presenza. 

Perché qualcosa gli diceva che invece magari l'aveva spostato proprio lei? 

“Sicura?” 

“Si, Cavendish... l'avrai dimenticato da qualche parte.” 

“Io non dimentico mai niente, in realtà... ma pazienza, salterà fuori.” 


Charlotte non batté ciglio, continuando a leggere come se lui non ci fosse. Spinto da chissà quale impulso Will andò a sedersi nella poltrona di fronte a quella occupata dalla collega, studiandola con un mezzo sorriso divertito stampato in faccia:

“Non mi dirai che sei ancora arrabbiata con me per lo scherzetto che ti ho fatto l'altro giorno, CeCe...” 

“Non chiamarmi CeCe... e non provocarmi Cavendish, aspetto solo un scusa per poterti Schiantare.” 

Charlotte sollevò le iridi verdissime dalle pagine del libro fulminando il collega con lo sguardo mentre lui sorrideva, ricordando con non poco divertimento quando, pochi giorni prima, aveva avuto la brillante idea di fare uno scherzo alla collega, stregando uno dei lunghi mantelli appesi nell’armadio in Sala Insegnanti affinché sembrasse quasi un Velo Vivente e l’Auror non aveva reagito molto bene, dandogli ripetutamente dell’idiota immaturo prima di decretare che lo odiava, il tutto mentre Will quasi si era rotolato dalle risate sul tappeto della stanza. 

“Non lo faresti mai... come si suol dire, con che abbaia non morde. Non essere permalosa Charlotte, è stato uno scherzo innocente...” 

Will sorrise con aria divertita, il gomito appoggiato sul bracciolo della poltrona e la mano che sorreggeva il mento, osservando la donna fulminarlo con lo sguardo e borbottare qualcosa di incomprensibile mentre tornava a concentrarsi sul suo libro proprio mentre la porta si apriva, permettendo ad una Lyanna leggermente imbronciata di fare la sua comparsa.

“Salve...” 

“Ciao. Che faccia da funerale... i ragazzi ti hanno fatta dannare?” 

“No, ma mi sono fatta una figuraccia... dovrei mordermi la lingua, prima di parlare.” 

La donna sbuffò, andando a sedersi su una sedia e puntando gli occhi scuri sul fuoco con aria quasi sconsolata, come se si stesse auto-maledicendo per qualcosa che aveva fatto o detto.

Sia Will che CeCe inarcarono un sopracciglio, guardandola con curiosità e invitandola silenziosamente a parlare: che cosa poteva mai aver combinato la loro collega, che era a dir poco amatissima dai loro studenti?

“Se non sono indiscreta, che cosa è successo?” 

“Avete presente Jane Prewett e Dante Julius?”        Lyanna sbuffò mentre i due colleghi annuivano, gli occhi puntati su di lei senza dire una parola per invitarla a proseguire. Dopo aver esitato per un attimo la Pozionista sbuffò, passandosi una mano tra i capelli castani mentre concludeva il discorso:


“Beh, oggi è San Valentino... e spesso e volentieri, come credo vi sarete accorti anche voi, quei due si siedono vicino o lavorano in coppia insieme. Beh, io ho avuto l’accortezza di uscirmene con una frase del tipo ‘capisco che vogliate stare insieme visto che è San Valentino, ma oggi le coppie preferisco farle io’... perché non sto mai zitta?” 


Lyanna sospirò con aria grave, conscia dell’imbarazzo che aveva generato in quei due poveri ragazzi: e lei che si era convinta che stessero insieme, vedendoli sempre appicciati e intenti a ridere e a sorridersi. 


Charlotte e William osservarono la collega per un attimo, restando in silenzio ed immobili per una frazione di secondo prima di scoppiare fragorosamente a ridere quasi contemporaneamente, come se trovassero il tutto sinceramente divertente.

“Si, bravi, ridete pure! Menomale che passate metà del tempo a criticarvi a vicenda, in realtà siete uguali, voi due!”   Lyanna sbuffò, incrociando le braccia al petto e provando a fingersi offesa, anche se non durò a lungo di fronte all’ilarità dei due colleghi, finendo per distendere le labbra in un sorriso a sua volta:

“Ok, ammetto che è divertente, ma solo un po'’.” 

“Solo un po’? E io che pensavo di essere la regina delle gaffe, Lyanna grazie di esistere! Avrei proprio voluto esserci e vedere le loro facce...” 

Charlotte sorrise, immaginandosi la scena e pensando quasi con compassione ai due ragazzi: di sicuro entrambi si sarebbero voluti seppellire dall’imbarazzo, in una situazione del genere. O almeno, lei avrebbe avuto quell’impulso. 

“Jane è diventata viola, Dante al contrario è come sbiancato... ma mi rifiuto di pensare di aver preso una cantonata, secondo me c'è sotto qualcosa sul serio!” 


Il tono risoluto di Lyanna fece alzare gli occhi al cielo a Will, che ringrazio mentalmente Regan per essere tornato a casa quel giorno per stare un po’ con Stephanie: sentendo quella conversazione di sicuro il collega ed ex compagno di Casa avrebbe iniziato a costruire castelli d’aria, vedendo coppiette a destra e a sinistra. 

“Se anche fosse, non sono affari nostri... mi chiedo perché voi donne siate così ossessionate dalle storie d’amore altrui. Perché amate tanto ficcanasare?” 

“Non dobbiamo certo spiegarlo ad un cretino che fa scherzi orrendi! A proposito, fa’ di nuovo una cosa simile e dirai addio a quella faccia di cui vai tanto fiero, Cavendish.” 


                                                                                 *


Guardando Lucy McKoy e Andrew Le Fault abbracciati in un angolo della corsia e intenti a ridere e a parlare sottovoce, Jane Prewett si chiese perché tutti andassero matti per quella festa.

San Valentino, la festa degli innamorati... a lei non aveva mai fatto né caldo né freddo e l'aveva sempre passato con Amos e Dante come se niente fosse, non trovandosi nulla di speciale. 

Sembrava però che molti fossero in disaccordo con lei, visto quella mattina mezza scuola si era presentata in Sala Grande per la colazione con gli occhi a cuoricino e amore che sprizzava da tutti i pori... per lei era stata, come sempre, una mattinata normalissima... finché non era arrivata l'ora di Medimagia e le parole della professoressa l'avevano quasi spiazzata. 

Ormai era abituata alle allusioni non poi molto vaghe di Bella, ma sentirlo dire da una quasi estranea che non li conosceva era diverso... quindi davano davvero quell’impressione? 
Al solo pensarci Jane sentì di nuovo una forte sensazione di calore su tutto il viso, sapendo di essere arrossita di nuovo... ma non c'era un modo per controllare quell’orrenda reazione spontanea?

La Tassorosso sbuffò sommessamente, abbassando lo sguardo sui compiti che almeno in teoria avrebbe dovuto fare e imponendosi di piantarla per concentrarsi, anche se Dante Julius era irrimediabilmente nella sua testa.

Si trattenne dal prendere il tavolo a testate, dandosi mentalmente della cretina e borbottando a Dan di andarsene dalla sua testa, come se potesse sentirla.


“Ah, gentile! Io corro qui per stare un po’ con te e tu mi mandi via? Non si fa così, piccola Jane.” 

La Tassorosso sentì quasi il sangue gelarsi nelle vene prima di voltarsi di scatto, sforzandosi di sorridere mentre arrossiva per l'ennesima volta di fronte alla faccia corrucciata e quasi offesa di Dante, che la osservava dall’alto del suo 1,97 cm a braccia conserte, in piedi dietro al tavolo.

“Danny, ciao! No, non dicevo a te, parlavo tra me e me... quando sei arrivato?” 

“Poco fa, avrò anche una voce impossibile da ignorare ma almeno so muovermi con passo felpato... posso sedermi o mi manderai via?” 

Dante inarcò un sopracciglio, facendola sorridere e accennare col capo alla sedia accanto alla sua, provocandogli di rimando un sorriso allegro prima di prendere posto, scostando leggermente la sedia per starle più vicino. 

“Bene... allora, che stavi facendo?” 

Dante sfoggiò un sorriso allegro, puntando gli occhi eterocromatici sulla ragazza che abbassò lo sguardo sui libri, accigliandosi leggermente prima di rispondere: 

Mi chiedevo perché ultimamente la tua presenza mi fa uno strano effetto 


“Studiavo Aritmanzia, ti unisci a me spilungone?” 

“Neanche per idea, io e l’Aritmanzia proveniamo da due pianeti totalmente differenti... no, credo che mi dedicherò a Pozioni prima dell’allenamento.” 

“Non capirò mai perché tutti amano tanto il Quidditch... e poi siete matti ad allenarvi con questo tempo, fa freddissimo!” 

“Ne deduco che non verrai a vedermi, quindi.” 

“Alla partita verrò di sicuro, ma per oggi preferisco studiare invece che prendermi una polmonite... cerca invece di non farti male, piuttosto.” 


Jane scoccò al ragazzo un’occhiata quasi apprensiva che lo fece sorridere, guardandola con aria maliziosa:

“Nell’eventualità mi faresti da infermiera?” 

“Zitto e pensa ai compiti, Julius.” 


                                                                                  *


“Questa è un’ingiustizia, ecco cos’è! Ma non toccava ai Prefetti stasera?” 

Isabella sbuffò, camminando lungo il corridoio semi buio con aria leggermente contrariata, al fianco di un Antares che sembrava quasi annoiato, camminando con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni neri della divisa. 

“In teoria si, ma pare che abbiano richiesto un cambio a Silente... probabilmente volevano passare la serata con le loro “dolci metà”, per citare la Gobletz.” 

Il Serpeverde fece spallucce ma sentendo nominare la professoressa Isabella sorrise appena, lanciandogli un’occhiata divertita:

“A proposito... sbaglio o oggi morivi dalla voglia di scappare?” 

 “Io non scappo Isabella.” 

“C'è sempre una prima volta, no? E sei un Serpeverde, non possiamo certo definirvi dei cuor di leone... ma non c'è di che vergognarsi, un sacco di persone sono a disagio con il sangue.” 

“A te non dà fastidio?”     Antares inarcò un sopracciglio, guardandola come se non riuscisse a credere che il vedere o il contatto con il sangue non la mettesse a disagio.
Al sentire quelle parole il sorriso scomparve molto in fretta dal volto pallido di Isabella, che serrò la mascella per una frazione di secondo prima di rispondere in tono piatto, gli occhi chiari puntati dritti davanti a se mentre continuava a camminare:

“No. Non più.” 


                                                                            *


Dante si chiuse la porta alle spalle, cercando di fare il più piano possibile: ormai era passata l'ora di cena e la Biblioteca era praticamente vuota... era stanchissimo e in quel momento avrebbe voluto solo buttarsi sotto le coperte e dormire nel suo morbido letto, ma purtroppo doveva ancora finire di studiare. 


Cercando di fare il più piano possibile per non beccarsi l'ennesima ramanzina della Jones, che ormai probabilmente l'aveva battezzato come suo incubo personale, Dante percorse qualche corsia buia e praticamente deserto fino a raggiungere il tavolo dove, un paio d'ore prima, aveva studiato insieme a Jane. 

Gli piaceva il Quidditch e teneva moltissimo al suo posto in squadra, ma a volte era davvero difficile riuscire a stare al passo con i compiti con gli allenamenti... e dall'ultimo mese avevano anche iniziato delle lezioni extra che di sicuro non contribuivano a farlo sentire rilassato.

Nell’avvicinarsi al tavolo, illuminato debolmente da un paio di candele, Dante si fermò per un istante osservando la figura stagliata in controluce.
Sorrise istintivamente nel scorgere i capelli castani di Jane sciolti sulle spalle della ragazza mentre le si avvicinava cercando di fare piano, quasi certo che si fosse addormentata. 

Sedendosi accanto a lei Dante sorrise con aria divertiva, scrutando il viso di Jane appoggiato sulle braccia.

“Non credi di studiare troppo, Jane?” 

Si sforzò di usare un timbro basso anche se, come sempre, la sua voce risuonò nell’ambiente silenzioso e praticamente deserto, visto che la Biblioteca stava per chiudere... 
Sapendo che avrebbe dovuto svegliarla perché altrimenti avrebbe dovuto portarla fino al suo Dormitorio in spalla – cosa che avrebbe anche fatto, ma probabilmente il resto della scuola non l'avrebbe presa bene – Dante allungò una mano, sfiorandole il collo pallido con le lunghe dita e solleticandoglielo appena, sorridendo nel vederla contorcersi leggermente come se volesse dirgli di lasciarla dormire in pace. 

“Andiamo piccola Jane, non puoi dormire qui... domani ti sveglieresti con un bel mal di schiena.” 

Facendole il solletico con maggiore intensità Jane sorrise istintivamente, aprendo gli occhi e alzando una mano per portarsela sul collo e sfiorare quella del ragazzo, che vedendo che si era finalmente svegliata del tutto le sorrise allegramente: 

“Ciao, studentessa diligente! Tanto per chiedere, sei qui da quando me ne sono andato?” 

“Si, mi sono addormentata alle 9 credo... ma grazie per avermi svegliata. Che ci fai qui?” 

Jane si rimise dritta sulla sedia, stiracchiandosi mentre lui scrollava le spalle, borbottando qualcosa sui libri che doveva recuperare per finire i compiti nella sua Sala Comune. 

“Beh, buona fortuna... ti aiuterei io, ma credo che andrò a dormire o mi addormenterò di nuovo qui... ci vediamo domani Dan.” 

Jane sorrise mentre con un colpo di bacchetta faceva tornare ordinatamente libri, pergamene e piume nella sua borsa prima di sporgersi leggermente, dandogli un bacio su una guancia per poi alzarsi con la borsa caricata in spalla. 

“Buonanotte.” 

Dante le sorrise di rimando, guardandola allontanarsi prima di sparire dietro ad uno scaffale. Quando Jane uscì dal suo campo visivo Dante sospirò, voltandosi di nuovo verso il tavolo prima di parlare a bassa voce:

“Buon San Valentino, piccola Jane.” 


                                                                          *


Sospirò, rigirandosi sulla schiena per posare lo sguardo sul soffitto buio della stanza. 
Aveva problemi a dormire da un paio di mesi, da quando suo fratello era morto... e quella sera la sua mentre sembrava restia a spegnersi: nonostante avrebbe davvero voluto addormentarsi si sentiva perfettamente sveglia e vigile. 

A casa, quando non dormiva, gironzolava spesso per i corridoi... e ora non era più una studentessa, quindi se voleva andarsene a zonzo di notte per la scuola nessuno avrebbe potuto dirle nulla, o almeno in teoria.

Scalciando le coperte Charlotte si alzò, rabbrividendo dal freddo e infilandosi in fretta la vestaglia color avorio prima di uscire dalla camera facendo il più piano possibile, la bacchetta stretta in mano per farsi luce. 


Non sapeva nemmeno lei dove volesse andare, di preciso... si limitò a percorrere i corridoi al buio, rammentando le rare occasioni in cui aveva fatto una cosa del genere anche da studentessa, una volta anche in compagnia di Sean. 

Respirò profondamente, tenendo le braccia conserte come se volesse difendersi inconsciamente da qualcosa, camminando al buio con la vestaglia chiarissima che fluttuava dietro di lei. Probabilmente se qualcuno fosse spuntato da dietro un angolo l'avrebbe scambiata per un fantasma, in effetti. 


Charlotte percorse tutto il terzo piano contando i passi a bassa voce come aveva l'abitudine di fare quando era da sola. Al 325º passo era arrivata ai piedi delle scale e quasi senza rendersene conto scese al secondo. 

“Trecentotrenta, trecentotrentuno, trecentotrentadue...” 

Al 333º si bloccò di colpo, sentendo dei passi provenire da oltre il corridoio, seguite da delle voci appena udibili. 
Dopo anni era abituata a buttarsi nella mischia, quando sentiva qualcosa... non era abituata a scappare di fronte all’ignoto, non l'aveva mai fatto.
Charlotte sentì i muscoli delle braccia tendersi all’improvviso, quasi come se non fosse ad Hogwarts ma di nuovo a Londra, pronta a sfuggire a qualche Maledizione senza Perdono. 

Piantala Charlotte, sei ad Hogwarts, non in missione


Dicendosi che si trattava di sicuro di un qualche Prefetto di ronda o al massimo di qualche studente che aveva deciso di farsi una passeggiata come lei, Charlotte si mosse di nuovo e fece qualche passo avanti, accendendo la punta della bacchetta per riuscire a vedere. 

Nel momento stesso in cui imboccò il corridoio sentì i passi e le voci cessare di colpo... per un istante le parve di sentire soltanto il suo battito cardiaco ma per una volta non si fermò a contare, puntando gli occhi sul fondo del corridoio dove qualcuno le stava restituendo lo sguardo. 

“Charlotte?” 

Un’ondata di sollievo la investì di colpo e si ritrovò a sorridere quasi senza volerlo, osservando Regan sorriderle di rimando mentre le si avvicinava. 

“Ah, siete voi... dovevo immaginarlo, Sherlock e Watson di nuovo alla riscossa.” 

Inaspettatamente Regan l’abbracciò, quasi come se non si fossero visti per mesi interi e non per meno di due giorni:

“Non so chi siano, ma prima o poi mi informerò... come stai?” 

“A meraviglia. Come sta Stephanie, piuttosto?” 

Charlotte gli sorrise mentre Will era ancora fermo in mezzo al corridoio, osservandoli in silenzio e tenendo la bacchetta stretta in mano ad illuminarli.

“Ti saluta, sta benissimo.” 


Regan le rivolse un sorriso allegro e probabilmente Charlotte avrebbe indagato oltre, magari per scoprire qualcosa su quanto stesse accadendo al Ministero, ma Will si schiarì la voce e riportò l’attenzione dei due su di sé:

“Non vorrei interrompervi... ma non dovevamo andare, Regan?” 

“Si, giusto... arrivo. Stiamo andando alle cucine, CeCe... vieni anche tu?” 

“Si, ma vi consiglio di fare meno casino o sveglieremo tutto il castello... La camera di Lyanna non è su questo piano?” 

Charlotte inarcò un sopracciglio, avvicinandosi a Will insieme a Regan e chiedendosi se non si sarebbe unita anche lei all’allegra brigata: non era improbabile che avrebbero finito per svegliarla. 

“In effetti credo di sì... ma bando alle ciance, non ho cenato e ho fame, ci vuole uno spuntino serale.” 


                                                                         *


“Hai sentito?”       Isabella si bloccò di colpo, tendendo le orecchie mentre il silenzio calva di nuovo nel corridoio del secondo piano... sembrava che fossero soli, ma avrebbe giurato di aver sentito un rumore.

“A dire la verità, no. Che cosa hai sentito?” 

“Non lo so, credo ci sia qualcuno in giro.”    Isabella inarcò un sopracciglio, chiedendosi chi potesse avere la malsana idea di andarsene a zonzo quando lei avrebbe ucciso per tuffarsi sotto il suo piumone.
Antares non sembrò dare molto peso alle sue parole, limitandosi a fare spallucce prima di lanciare alla ragazza un’occhiata in tralice:

“Beh... magari è solo il mostro della Camera dei Segreti che ha deciso di farsi un giro.” 


Un lieve sorrisetto increspò le labbra del ragazzo nel cogliere la reazione di Isabella, che era sbiancata e irrigidita all’improvviso:

“Per favore, non scherzare...” 

“Sono serissimo, chi ti dice che non sia uscito da... beh, da ovunque si nasconda. Rilassati Isabella, non se la prenderà con noi.”      Antares sorrise e fece qualche passo avanti, raggiunto in fretta e furia dalla compagna che sbuffò sommessamente:

“Non è il caso di prenderla alla leggera, è morta una ragazzina l'anno scorso.” 

“Non la sto prendendo alla leggera, infatti... sto solo facendo un’ipotesi. Non mi dirai che hai paura, vero Bella?” 


“No. Certo che no. Ma rallenta, non lasciarmi da sola... BLACK, PERCHÉ DIAMINE HAI MESSO IL TURBO?”

Isabella sbuffò, accelerando per stare al passo con il “collega”, che rise sotto i baffi mentre camminava a passo svelto lungo il corridoio, quasi soddisfatto di essere riuscito a mettere un po’ di ansia addosso alla Corvonero. 

“Che domande, per scappare dal mostro... però devo dire che per avere le gambe corte non sei troppo lenta!” 

“Tante grazie, sei un vero gentiluomo.” 


                                                                        *


“Secondo voi che cosa diranno gli elfi domani mattina si troveranno le scorte saccheggiate?” 

Lyanna, con la forchetta in mano e una crostata alla crema davanti inarcò un sopracciglio, pensando con un po’ di compassione ai poveri elfi: aveva sentito che quelli di Hogwarts fossero a dir poco gentilissimi e servizievoli, di certo se avessero chiesto non avrebbero esitato a dargli qualcosa da mangiare... peccato che avessero scelto proprio quell'ora per fare uno spuntino.

“Non lo so, ma se qualcuno dovesse chiedermelo io a quest’ora ero a letto a dormire della grossa.” 

Charlotte fece spallucce, sporgendosi per assaggiare un pezzo di crostata mentre davanti a loro Regan spazzolava una fetta di torta al cioccolato alla velocità della luce. Will stava guardando il collega quasi con cipiglio stralunato, come se si stesse chiedendo come potesse mangiare tanto velocemente.

“A proposito, che ci facevate tutti e tre nel corridoio davanti alla mi camera? Stavo cercando di dormire e vi ho sentiti parlare.” 

“Io non riuscivo a dormire, sono uscita e mi sono trovata davanti Robinson Crusoe e Venerdì.” 

“Charlotte, mi spieghi perché ci affibbi strani soprannomi ogni due per tre?” 

Will sbuffò, guardando la donna con aria torva mentre si chiedeva cosa accidenti volesse dire “venerdì”: non era certo un giorno della settimana, lui!
Lyanna ridacchiò con aria divertita, sorridendo prima di rivolgersi alla collega e parlando a bassa voce, ma non abbastanza perché i due non la sentissero:

“Quindi chi dei due sarebbe Venerdì e quale Crusoe?” 

“Beh, Venerdì era il selvaggio... quindi punto su Cavendish.”    Charlotte fece spallucce e trattenne un sorriso, cogliendo l’espressione quasi indignata che era comparsa sul volto di Will, mentre Regan seguiva la scena chiedendosi di chi accidenti l'amica stesse parlando:

“Io, selvaggio? Selvaggio vallo a dire a Lumacorno, Selwyn!” 

“Non ti ho mai dato del selvaggio, non mi permetterei mai! Per quanto mi riguarda, venerdì è solo un giorno della settimana.” 

Charlotte sorrise con aria angelica, prendendo un altro pezzo di torta mentre Lyanna cercava di non scoppiare a ridere di fronte al paragone suggerito dalla collega.
Regan inarcò invece un sopracciglio, certo che Charlotte non avesse fatto propriamente un complimento al collega... ma di certo non l'avrebbe mai ammesso apertamente, sibillina com'era.
 
Notando che Will aveva ancora un’espressione decisamente torva dipinta in faccia Charlotte distese le labbra in un sorriso, guardandolo con aria divertita:

“Suvvia William, mangia un po’ di torta e rilassati, ti vedo nervosetto!” 


Regan alzò gli occhi per guardare Charlotte, ammonendola con lo sguardo di non tirare troppo la corda... ma sembrava che l’Auror si stesse sinceramente divertendo mentre sorrideva vivacemente e lui sapeva benissimo che non avrebbe rinunciato tanto in fretta alla sua fonte di divertimento.











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Angolo Autrice:

Buonasera! 
Questa volta ho descritto un San Valentino meno melenso rispetto a quello di altre mie storie... so che speravate che facessi diventare canon una certa ship in questo capitolo, ma vi assicuro che non vi farò aspettare ancora molto XD 
Grazie a Phebe per avermi suggerito l'idea della gaffe sulla Jante, comunque! Sei stata gran fonte d’ispirazione. 

Chiedo a chi non l'avesse ancora fatto di mandarmi il compleanno del proprio OC, per il resto vi auguro una buonanotte, ci sentiamo tra qualche giorno con il seguito! 


Signorina Granger 

   
 
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