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Autore: Mary P_Stark    21/10/2016    2 recensioni
2024. Malcolm Hamilton e i suoi amici si apprestano a terminare i loro studi alla Columbia ma il giovane, Guardiano dello Spirito e Fulcro del Pentacolo di Potere della sua famiglia, sente che qualcosa non va, che qualcosa lo minaccia, pur se non direttamente. Niente e nessuno sembra riuscire a comprendere cosa stia curiosando attorno al giovane, neppure un'entità potente come la Fenice Araba, che si è presa personale carico di aiutare l'amico e Guardiano.
Cosa vi può essere che riesce a sfuggire agli occhi di un Dominatore dello Spirito? E sarà un'entità davvero malvagia, o solo incuriosita dal potere di Malcolm e della sua famiglia?
E' difficile scoprirlo, specialmente quando cuore e anima vanno in due direzioni diverse. Se il primo vorrebbe pensare agli occhi dolci di Eiko, la seconda è incuriosita da Rin, le due nuove amiche che Malcolm conosce all'università.
Riuscirà il ragazzo a non cacciarsi nei guai, o saranno i guai a trovare lui? - SPIN-OFF serie 'The Power of the Four' (è necessaria la previa lettura della saga, per comprenderne gli intrecci)
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario, Sovrannaturale
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Power of the Four'
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13.
 
 
 
 La neve cadeva leggera, quasi evanescente, imbiancando ogni cosa… almeno, laddove il laborioso lavorio dell’uomo non era giunto per porvi rimedio.
 
Il viaggio era stato lungo, estenuante e per nulla semplice.
 
Dover fare scalo al LAX, dove avevano trovato ad attenderli un ritardo di tre ore, per poi prendere un nuovo aereo per il Kansai International Airport, aveva fatto perdere loro molto più tempo del previsto.
 
La loro unica certezza stava nel fatto che, se per loro era stato un viaggio ricco di incognite e ritardi, così lo era stato – e lo era tutt’ora – per la volpe.
 
Nessuno di loro voleva pensare a Rin come al nemico da sconfiggere, perciò era più semplice, e meno doloroso, pensare al demone piuttosto che alla ragazza che ne era posseduta.
 
Certo, sarebbe stata fisicamente Rin a presentarsi al tempio, ma sarebbe stata la volpe a guidarla, non certo il suo desiderio o le sue speranze.
 
Nell’uscire dall’immenso aeroporto, tutto vetro, acciaio e plastica bianca, il gruppo venne instradato cortesemente verso la stazione da robot addetti allo smistamento dei passeggeri.
 
Quei gentili automi li indirizzarono fino alle gallerie sotterranee che li avrebbero condotti alle varie fermate e, da quel punto in poi, altrettanti robot li avrebbero smistati ai loro posti.
 
Tutto era regolato da macchine efficienti e programmate per essere educate al pari degli esseri umani e, trattandosi del Giappone, Malcolm non se ne stupì più di tanto.
 
In quel Paese, le contraddizioni tra tecnologia e misticismo toccavano vette senza precedenti, perciò non era inusuale trovare un automa nei pressi di un tempio, o cose simili.
 
Quando infine raggiunsero i binari, un modello di Shinkansen Serie E6 li attendeva con la sua linea affusolata e il classico muso a becco d’anatra. Il motore emetteva soltanto un debole ronzio, che si confondeva con il suono degli altri treni presenti e dei mezzi spandi-sale all’opera nella stazione.
 
I suoi colori, argento e rosso, spiccavano nell’ambiente bianco e asettico della stazione e, quando salirono, un buon profumo di pulito li accolse, assieme alla voce chiara e brillante della speaker.
 
Eiko indicò loro i posti – prenotati in anticipo dal nonno – e, quando si accomodò assieme a Malcolm, disse: “Il treno partirà tra sei minuti e trenta secondi.”
 
“E’ quello che sta dicendo la speaker?” le domandò lui, curioso.
 
Lei sorrise, scuotendo il capo.
 
“No, sta dando le indicazioni sul tempo atmosferico che troveremo a Kyoto, e cioè neve e una temperatura di -4°C. L’orario di partenza puoi vederlo lassù, su quel monitor sopra la porta del convoglio” gli indicò lei, allungando il braccio per indirizzarlo dalla parte giusta.
 
Assentendo, Malcolm mormorò pensieroso: “Dovrò mettermi d’impegno per imparare il giapponese.”
 
“Non occorre. Sappiamo tutti piuttosto bene l’inglese, qui, sai?” replicò lei, ammiccando.
 
“Mi piacerebbe davvero impararlo. E’ una lingua che vorrei conoscere” sottolineò però lui, stringendole una mano. “E sarebbe anche una cosa in più da condividere con te.”
 
“Allora, te lo insegnerò.”
 
“Grazie” sussurrò lui, facendo l’atto di chinarsi per baciarla.
 
Summer, però, gli passò accanto e gli diede uno scherzoso scappellotto sulla nuca, ironizzando subito dopo: “Non ti è permesso sollazzarti con la tua bella, visto che nessun’altro di noi può farlo.”
 
“Zia!” sibilò Malcolm, fissandola male mentre Eiko scoppiava a ridere sommessamente.
 
Autumn si affacciò dal suo posto, subito dietro di loro, e soggiunse: “Summer ha ragione. E io non mi abbasserò a baciare tuo padre perché mi manca Mel, sappilo. Perciò, astinenza anche per te.”
 
“La cosa mi farebbe alquanto schifo, sappilo, fratello” borbottò disgustato Winter, seduto al suo fianco.
 
“Ma come? Non mi trovi affascinante?” ironizzò allora Autumn, fissando falsamente scandalizzato il gemello che, per tutta risposta, non lo degnò neppure di un’occhiata. “Non ti riesce difficile tenere le mani a posto, quando ci sono io?”
 
Mentre Summer interveniva in difesa di Autumn, dichiarando che, se non fossero stati gemelli, un pensiero ce lo avrebbe anche fatto, Spring si sollevò dalla sua poltrona e sorrise a Eiko.
 
Poggiate poi le braccia sul poggiatesta, mormorò: “Scusa se siamo così goliardici, ma abbiamo una certa tendenza a sdrammatizzare sulle cose, quando siamo preoccupati.”
 
Eiko assentì, comprendendo appieno, e replicò: “Non c’è nessun problema, e mi fa piacere che mi rendiate partecipe delle vostre dinamiche familiari.”
 
“Quando entri a far parte del nostro circo, lo fai completamente… e questo vuol dire sottostare anche ai nostri comportamenti un po’ sopra le righe” ammise Spring, rimettendosi a sedere quando passò il controllore per i biglietti.
 
Eiko mostrò il cellulare con i codici PNR della prenotazione dopodiché, con un fischio modulato, le porte vennero chiuse e il treno si mise in movimento.
 
Nel giro di venti minuti si sarebbero ritrovati alla stazione di Kyoto, e lì avrebbero trovato ad attenderli il nonno e un paio di miko, attrezzati con altrettante auto.
 
Quel breve tragitto le avrebbe dato il tempo di riordinare i propri pensieri, e chiedersi come affrontare ciò a cui stavano andando incontro.
 
Spinta dalla foga, aveva detto a Malcolm che, per nulla al mondo, sarebbe rimasta ai piedi del Monte Inari, in trepidante attesa del loro ritorno. A conti fatti, però, cosa poteva fare, lei, per aiutarlo?
 
Non possedeva alcun tipo di dono, né conosceva così a fondo le kitsune da poter essere un aiuto importante per Malcolm e la sua famiglia.
 
Anzi, forse, avrebbe potuto essere un intralcio, per loro, lei che era del tutto inerme e senza difese.
 
Il solo pensiero di lasciarli andare lungo la Inari-yama1, con i suoi mille e mille torii2 che conducevano al Monte Inari, la lasciava atterrita. E piena di rabbia.
 
Non sei inerme, bambina…
 
Eiko sobbalzò sulla sua poltrona e Malcolm, che ancora la teneva per mano, si irrigidì al pari suo, avendo a sua volta avvertito quella voce di donna nella mente della ragazza.
 
Ti ricordi di me?” disse ancora la voce, calda e suadente.
 
Ancora una volta, come le era successo durante il viaggio in treno verso Washington, Eiko tornò con la memoria alla sua infanzia, ai suoi ricordi di bambina.
 
Peccato però che, in quel momento, fosse completamente desta, e non preda di un sogno!
 
Si rivide piccola e curiosa, avvolta nel suo cappottino di lana rossa, mentre scorrazzava per il tempio, un omamori3 nella mano e, nell’altra, il suo inseparabile orsetto.
 
Tante volte si era fermata dinanzi alle due volpi del tempio, ma quella in possesso della chiave del magazzino del riso, l’aveva sempre attirata maggiormente.
 
All’ombra dell’immenso torii d’ingresso, che sovrastava il tempio di Fushimi-Inari Taisha, lei si era seduta spesso ai suoi piedi, in silenziosa contemplazione della statua.
 
Il nonno l’aveva sempre trovata lì, mai una volta si era fermata in un altro punto del tempio.
 
E, in quel momento di illuminazione, rammentò.
 
Quella voce sottile e leggera che tanto spesso l’aveva attirata accanto a sé, ogni volta l’aveva raccomandata di dimenticare, e che i loro ricordi condivisi avrebbero dovuto rimanere segreti per un po’.
 
Quella voce l’aveva istruita, l’aveva fatta diventare ciò che era ora, una difesa impenetrabile a qualsiasi spirito, un bosco inavvicinabile in cui solo chi era desiderato, poteva entrare.
 
Esattamente come il bosco che circondava il Monte Inari, su cui sorgevano i templi dedicati al dio del riso e i torii disposti lungo la via per raggiungerli, disposti a difesa contro ogni male.
 
Sei… Kurama?
 
Sì, bambina… scusa se ho dovuto cancellare i miei ricordi da te, ma non volevo che l’altra, Hashara, potesse sentirti. Saresti stata una ghiotta preda, per lei, se avesse ravvisato che eri legata a me. Per quanto mi è stato possibile, ho cercato di proteggerti.
 
Hashara? E’ il nome dell’altra volpe?” intervenne Malcolm, ansioso.
 
Sì, giovane Dominatore dello Spirito. Siamo in poche, ormai, e quasi nessuna è cattiva, o interessata all’umanità, ma Hashara… Hashara è sempre stata ingorda e priva di pietà.
 
Non avreste potuto fermarla?” si irritò un poco il giovane.
 
Con quali mezzi, bambino? Sono potente, ma non più di lei. Per questo, vi ho pregato di raggiungermi. Solo insieme, potremo bloccare per sempre il suo cammino, ma non se rimarremo separati.
 
Malcolm non se la prese più di tanto all’idea di essere stato chiamato ‘bambino’. La volpe doveva essere una creatura millenaria perciò, ai suoi occhi, lui era davvero un bimbo.
 
Quanto al combattere insieme, quello lo preoccupò molto di più, rispetto all’essere visto come un infante.
 
Perché hai detto che non sono inerme, Kurama?” domandò a quel punto Eiko, ancora confusa da quell’affermazione.
 
Hai visto il bosco, Dominatore? Quello che è dentro di lei?
 
Sì. E’ vasto e accogliente, ed è una delle prime cose che ho notato, in lei” ammise Malcolm, sorprendendo un poco la ragazza.
 
Questa è la tua difesa, Eiko. E la difesa di Malcolm… o degli altri Dominatori. Io sarò la spada, tu lo scudo, e Malcolm guiderà entrambe contro Hashara.
 
Che intendi dire, Kurama?” volle sapere Mal, accigliandosi non poco.
 
Temo dovrai permettermi di entrare, e così dovrai fare per Eiko. Noi saremo le tue braccia, e tu la mente che ci guiderà, ma dovremo essere immerse in te, per farlo.
 
E’ … è possibile?” ansò Eiko, sconvolta e incredula di fronte a quella possibilità.
 
Come pensi che riuscì a battere tutti quei soldati, il tuo illustre antenato, bambina? Si lasciò dominare da me, e io lo guidai in battaglia, dandogli i miei poteri. Volevamo la stessa cosa, e ci unimmo per questo. Ma ora, Malcolm ha bisogno di uno scudo, oltre che di una spada, mentre la sua famiglia conterrà la nostra energia tramite il Cerchio. Hashara è troppo potente. Dobbiamo essere in tre. Non uno di meno.
 
Malcolm ed Eiko si fissarono sconcertati. Mai, in tutte le loro elucubrazioni mentali, erano giunti a una simile – e sconvolgente – eventualità.
 
Lasciar entrare un kami, uno Spirito così potente dentro di lui…
 
Se si fosse trattato soltanto di Eiko, non avrebbe avuto remore a farlo. Anzi, l’idea che lei potesse penetrare così a fondo nel suo animo, lo esaltava. Lo eccitava.
 
Ma la volpe?
 
Chi gli assicurava che, messa di fronte a un potere come il suo, non avrebbe voltato le spalle a tutti, divorandoli uno dopo l’altro?
 
Seguendo i pensieri del compagno, Eiko gli strinse con forza una mano e, nella sua mente, mormorò: “Ti fidi di me?”
 
“Certo! Non devi neanche chiedermelo!” replicò Malcolm, senza remore.
 
Eiko allora sorrise, si arrischiò a dargli un bacio sulla guancia – non aveva idea se Summer avrebbe punito anche lei – e disse: “Ora che posso avere accesso a tutti i miei ricordi, so che di lei ci si può fidare. Era… è mia amica.”
 
Malcolm affondò più profondamente nel suo animo e lei lo lasciò fare, sapendo bene cosa stesse cercando. Qualcosa che potesse dargli il coraggio – o la forza – per permettere a uno spirito così potente di possederlo completamente.
 
Non aveva la minima idea di cosa volesse dire compiere un simile gesto, ma non faticava a comprendere i dubbi di Malcolm.
 
Con l’esempio di Rin ben fresco nelle loro menti, chi si sarebbe fidato a scatola chiusa?
 
Per questo, era vitale che Malcolm vedesse ogni cosa, e decidesse liberamente cosa – e quanto – accettare.
 
***
 
Ancora sorridendo in maniera sorpresa, pur se soddisfatta, il dottor Kenneth strinse la mano a Rin e disse: “Direi che potremmo scrivere la tua storia negli annali, visto il recupero magistrale che hai avuto nel giro di quarantotto ore…”
 
“Siete voi a essere stati bravi. Io ho solo reagito bene alle vostre cure” replicò Rin, sorridendogli calorosamente, la borsetta in una mano e l’altra infilata nella tasca del parka.
 
Non era il caso di mostrare i suoi artigli al dottore, o avrebbe dato di matto. Il suo chiacchierare a vanvera, però, la stava facendo irritare e, se le avesse fatto perdere altro tempo, lo avrebbe dilaniato.
 
Smettila di pensare solo a morte e distruzione! E smettila di usare il mio corpo! Non ti appartiene!” sbraitò Rin nella sua stessa mente, ora occupata dallo spirito della kitsune.
 
La volpe non la degnò neppure di una risposta ma, quando infine fu dimessa e si ritrovò a passeggiare lungo il marciapiede, le disse sardonica: “Mia cara… certo che mi appartiene e, quando ti avrò finalmente spezzata, potrò liberarmi della tua scomoda presenza. Mai trovata un’umana così agguerrita e desiderosa di rimanere. E’ un vero peccato che io non possa sfruttare tutti i miei poteri contro di te, visto che rovinerei il tuo bel corpicino. Per ora, mi serve.
 
Rin la insultò ancora, ma la volpe non le diede più retta, azzittendola nella sua mente e, con il cellulare del suo guscio mortale, prenotò sia un taxi che un volo per Osaka.
 
Se Kurama pensava che, portandoli tutti al tempio di quel vecchio, avrebbe avuto la partita in pugno, si sbagliava di grosso.
 
Erano secoli che puntava ad averla vinta sui Dominatori di Arianrhod, quella stupida biondina del pantheon norreno che andava tanto fiera delle sue forbici dorate e della sua ruota da carro e, ora che ne aveva il potere, nulla l’avrebbe fermata.
 
Combattere per ottenere lo spirito di Karura4 sarebbe stato inutile; si trattava di un’anima interamente divina, perciò lei non aveva speranze di poterla divorare senza morirne.
 
Pur essendo un demone potente, non poteva contenerne l’energia praticamente infinita. Sarebbe stato come tentare di divorare il sole. Impossibile.
 
Ma, oh… il potere di quei Dominatori… aveva avuto l’acquolina in bocca fin da quando aveva partecipato a quel rogo in pubblica piazza, durante l’Inquisizione di tanti secoli fa.
 
Aveva avvertito distintamente il dono di quella Fiamma Vivente, mentre si salvava dalla follia della Chiesa e dell’uomo.
 
Aveva anche tentato di divorarla, ma la Dominatrice l’aveva scacciata con facilità, e così aveva atteso, paziente, di diventare più forte.
 
Aveva divorato anime su anime, si era preparata, ne aveva studiato pregi e difetti e, quando Rin aveva espresso il suo desiderio di conoscere la storia di Malcolm, ne aveva approfittato.
 
Uno spuntino prima del grande pranzo fa sempre bene, e l’anima di Rin era così pura, così limpida!
 
Le era parso strano che una ragazza con un passato tanto tragico, avesse sviluppato uno spirito tanto angelico. Quasi sicuramente, ciò era avvenuto per merito della presenza di Eiko nella sua vita.
 
Quella miko, addestrata direttamente da Kurama, poteva essere pericolosa.
 
Non ti permetterò di torcerle un capello!” protestò Rin, riemergendo a fatica dal luogo in cui Hashara l’aveva rinchiusa.
 
Finché non avesse divorato Malcolm, lei avrebbe dovuto rimanere ingabbiata ove l’aveva nascosta. Se avesse ucciso l’anima di Rin, il suo corpo sarebbe stato inutilizzabile, perciò doveva sopportare suo malgrado anche le sue chiacchiere inutili.
 
No, quella scocciatrice doveva sopravvivere fino a che non si fosse impadronita di Malcolm, poi l’avrebbe lasciata andare con gran diletto.
 
Era stanca di ascoltarla.
 
Rin, nel frattempo, continuò a urlare, a strepitare, ma nulla servì al suo scopo.
 
Era sempre più debole a ogni ora che passava e, anche se Hashara non l’avrebbe sfiancata prima del combattimento, lei voleva liberarsi prima che questo avvenisse.
 
Se Malcolm si fosse scontrato con quel demone, avrebbe perso. La volpe era troppo potente e sapeva esattamente dove colpire, per sfiancarlo.
 
Eiko sarebbe stata la prima a morire, e il solo pensiero la atterriva a morte.
 
Se sei da qualche parte, Dio, aiutala. Non merita di morire, non lei, sussurrò nel suo angolino buio Rin, sentendo la risata sguaiata di Hashara rimbombare tra le pareti del suo cervello.
 
Cosa avrebbe potuto fare, per salvarli? Cosa?
 
***
 
Gli ombrelli aperti per difendersi dalla neve e gli occhi puntati sull’enorme torii d’entrata del tempio, la famiglia Hamilton e Eiko salirono le scale con aria ammirata e timorosa insieme.
 
Shinichi Kurumi non si era fatto attendere e, assieme a due ragazze che Eiko conosceva bene, li aveva condotti al tempio utilizzando due pulmini da cinque posti.
 
Una volta giunti a destinazione, il sacerdote aveva poi invitato le giovani miko a rientrare a casa, consigliandole di non trovarsi fuori di casa dopo il tramonto.
 
Le miko avevano acconsentito a cedere alle richieste del loro maestro e, dopo aver salutato gli ospiti e la loro amica, si erano avviate verso la stazione per tornare a casa.
Mentre il sole reclinava all’orizzonte, a malapena visibile a causa della nevicata, gli ultimi turisti presero la via dell’uscita e, sorridendo, Shinichi ne spiegò loro i motivi.
 
Nessuno che non fosse un sacerdote, restava all’interno di un tempio, la notte. La paura di essere catturati dagli oni5 era ancora forte, e nessuno se l’era mai sentita di smentirla coi fatti.
 
Anche in quei tempi di tecnologia pressante e grandi scoperte scientifiche.
 
Sorridendo nel farli entrare nel tempio ora deserto, Shinichi chiosò: “Il nostro popolo è strano e contraddittorio. E’ come se la nostra anima fosse scissa in due, e antico e moderno convivessero contemporaneamente… non senza far danni, ogni tanto, questo è ovvio.”
 
“Ne sappiamo qualcosa. Il nostro Clan ha alcune migliaia di anni di vita e, se il mondo sapesse, ci troverebbe assai anacronistici” assentì Summer, passandosi una mano tra i capelli. “Dio, ho sempre amato il Giappone…”
 
Spring sorrise e, in risposta allo sguardo curioso del sacerdote, asserì: “Io e mia sorella possiamo percepire tutti i sommovimenti della crosta e del magma di quest’isola, e sono talmente tanti che le stimolazioni sono continue.”
 
“Oh, sì, comprendo” assentì Shinichi, come se niente fosse. “Ricordo anche di un suo studio, Summer-sama, che ci ha aiutati a prevenire l’eruzione del Fuji con un discreto anticipo.”
 
“Si fa quel che si può…” scrollò le spalle la donna, pur apprezzando il complimento. “… non posso andare in giro a dire: ‘Il monte Atlasov esploderà il 27 gennaio del 2025!’ Primo, mi darebbero per matta, secondo, quando la cosa si fosse effettivamente avverata, mi metterebbero sotto formaldeide per studiarmi. No, grazie.”
 
“Un’isola dell’Arcipelago delle Curili esploderà?” domandò allora curioso il sacerdote.
 
Summer sorrise maliziosa e, nell’ammiccare, gli disse: “Io non farei una crociera nei paraggi, in quel periodo.”
 
Shinichi rise sommessamente ed Eiko, stringendosi al braccio del nonno, chiosò: “Allora, che ne dici?”
 
“Credo, mia cara, che tua madre impazzirà di gioia, quando vedrà la famiglia del tuo ragazzo. E credo – oh, kami-sama! – temo che le signore qui presenti saranno rapite da mia nuora. Vi adorerà fin dal primo momento” ironizzò il sacerdote.
 
Spring si esibì in un sorriso estasiato, esalando: “Combattiamo domani? Voglio conoscerla ora!”
 
Summer si dichiarò d’accordissimo, spalleggiando appieno il desiderio della gemella di conoscere la madre di Eiko.
 
Winter e Autumn fissarono le sorelle con aperto disgusto, scuotendo all’unisono le loro teste e Summer, per diretta conseguenza, borbottò: “Da quando siete tornati ad andare d’amore e d’accordo, non vi si può più sopportare. Tornate a odiarvi, per favore. Almeno ci facevamo due risate alle vostre spalle! Adesso sembrate gemelli siamesi!”
 
“Parla quella che piombò a casa mia, inviperita per i miei silenzi, e millantando pretese assurde circa il suo diritto di dirmi cosa dovevo, o non dovevo fare” replicò ghignante Autumn, dandole una leggera spinta.
 
“Oh, tu, brutto…” cominciò col dire Summer, subito bloccata da Spring.
 
Autumn aumentò il suo ghigno, già pronto a discutere con la gemella, ma Winter lo tirò indietro e celiò: “Ci scusi… quando siamo tutti e quattro assieme, facciamo scintille. Troppi poteri latenti che si danno i pizzicotti l’un l’altro.”
 
“Denota un legame profondo. E’ una buona cosa, in vista di ciò che succederà” sottolineò Shinichi, assentendo con un risolino.
 
Mio vecchio amico… tu sì che hai ragione” esordì Kurama, facendo rimbombare la sua voce all’interno del tempio.
 
Stavolta, anche i gemelli Hamilton udirono la sua voce e, sotto gli occhi sorpresi di tutti – o quasi – fece la sua comparsa un’enorme volpe dal manto bianco.
 
Essa superava i quattro metri alla spalla, appariva leggermente evanescente e le nove code dietro di lei danzavano come fiamme in un camino.
 
I suoi profondi occhi blu si puntarono subito su Eiko che, spalancando la bocca per la sorpresa, la riconobbe nei suoi sogni di bambina.
 
Era quindi lei, Kurama?
 
Sei diventata davvero grande, mia cara Eiko, e la vicinanza con il Dominatore dello Spirito ti rende ancora più forte. La tua barriera vibra in risonanza con il suo dono… è un bene.
 
Eiko sorrise a Malcolm, che le strinse la mano con fiducia e, nel rivolgersi alla volpe, le domandò: “Perché non permettermi di ricordarti? Solo per Hashara? O c’è dell’altro?
 
La kitsune parve sorridere, su quel muso allungato e perfetto, e replicò: “Sei sempre stata intelligente, bimba cara… ma sì, desideravo darti una vita quanto più semplice possibile, e sapere di un kami che cammina tra i vivi, e di cui avresti dovuto mantenere il segreto, ti avrebbe reso la vita difficile. Quando ti vidi con Rin, desiderai che tu avessi un futuro bellissimo e senza ombre. Mi rincresce sapere quello che è accaduto alla tua amica.
 
La giovane assentì, trattenendo le lacrime – che reputò inutili – e, con la voce solo un poco arrochita, asserì: “Io e Malcolm accettiamo il tuo patto.”
 
Bene, miei cari. Ma ora dirigiamoci verso la cresta del monte. Dobbiamo formare il Cerchio, con voi all’interno, e attendere che Hashara arrivi. Questo ci permetterà di affondare in profondità nell’animo di Malcolm e comprendere come muoverci.
 
Quella notizia giunse come una bomba, facendo sobbalzare la famiglia Hamilton al completo.
 
Winter, primo tra tutti, afferrò una spalla del figlio e, ansioso, esclamò: “Ma che va dicendo?!”
 
“Lei ed Eiko entreranno in me. Non c’è altro modo, papà. Eiko sarà lo scudo, Kurama la spada, e io sarò l’involucro che le guiderà in battaglia” si limitò a dire Malcolm, sorridendo appena.
 
“Non se ne parla! E poi, come potrebbe, Eiko, che è una ragazza come le altre?!” sbottò a sua volta Autumn, forse ancor più nervoso di Winter. “Senza offesa, Eiko, ma le cose stanno così.”
 
La ragazza fece per tranquillizzarlo, ma Kurama non fu di quell’avviso e, ringhiando all’indirizzo del Dominatore dell’Aria, sibilò: “E’ investita di tutto il mio sapere! Non è una ragazza come le altre e, anche se non ha i vostri poteri, il suo scudo può rivaleggiare con chiunque cerchi di abbatterlo.
 
Quello sfogo fu seguito da uno sbuffo di fumo rovente e Summer, nel dare una pacca sulla spalla al gemello, chiosò: “E dire che, ormai, dovresti conoscere le donne… nessuno ti ha mai insegnato che non bisogna dire mai di no, in loro presenza? Possibile che Melody non ti abbia messo in riga, fino a ora?”
 
Kurama scoppiò in una risata tale da far vibrare le pareti del tempio, ma Winter vi badò poco.
 
Occhi negli occhi al figlio, mormorò: “Sei sicuro?”
 
“Eiko si fida di lei, e io mi fido di Eiko. Tu ti sei fidato della mamma, quella volta in Artide, vero? Anche se era solo un’umana senza poteri” gli rammentò Malcolm, sorridendo.
 
“Non c’era in ballo nulla di così grosso” replicò il padre, pur comprendendo cosa volesse dirgli.
 
Si era affidato a Kimmy, e lo avrebbe rifatto altre mille volte.
 
“Lo so… ma credo davvero che sia l’unica soluzione.”
 
Non sapendo che altro dire, o fare, per far cambiare idea al figlio – ammettendo con se stesso che, in effetti, non vi erano molte altre possibilità – Winter alla fine assentì e, nel rivolgersi a Shinichi, gli domandò: “Dove inizia la Inari-yama?”
 
“Vi ci accompagno” dichiarò l’uomo, facendo loro strada.
 
Kurama li seguì e, quando uscirono dal tempio, scoprirono che la neve aveva smesso di cadere.
 
Tutti guardarono Autumn a tal proposito ma lui, scuotendo il capo, replicò: “Niente giochetti, stasera. Ho bisogno di tutta la mia concentrazione.”
 
“Beh, allora grazie, Madre Natura” sentenziò allora Malcolm, salendo per primo la lunga scalinata che li avrebbe condotti alla cima del monte Inari.
 
Al loro destino.

 

 

 

1 Inari-yama: percorso che risale il Monte Inari.

2 Torii: porte tipiche dei templi shintoisti. Il tempio di Fushimi-Inari è famoso per il suo percorso interamente protetto dai torii.

3 Omamori: tipico amuleto giapponese (per chi avesse visto i cartoni animati giapponesi, sono quei sacchetti colorati che sono soliti acquistare nei templi)

4 Karura: è il nome giapponese di Fenice.

5 Oni: demone(giapponese).

 

 

Lo Shinkansen, in realtà, non parte dall’aeroporto di Osaka, pur se alcuni treni di quella linea giungono in città da Tokyo ma, soprattutto, non ha una tratta che vada a Kyoto.

Kyoto si raggiunge da Osaka solo tramite treni locali, più lenti.

Ho voluto inserire comunque il viaggio in Shinkansen perché lo trovo un treno stupendo, tutto qui.

Ormai manca davvero poco alla battaglia finale, ma preferisco non spoilerare nulla.

  
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