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Autore: princess_sweet_94    02/11/2016    1 recensioni
[STORIA RIPUBBLICATA]
Kathleen ha sempre vissuto con un unico interrogativo: sapere chi fossero i suoi genitori. Nessuno le ha mai detto nulla e neanche il suo tutore, l'uomo che l'ha cresciuta, ha mai risposto a tale domanda.
La situazione sembra complicarsi nel momento in cui la ragazza riceve la lettera e che le cambierà la vita...
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Enjoy❤
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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La porta si spalancò all’istante e sulla soglia, erta in tutta la sua altezza e con lo sguardo severo, vi era una strega vestita di verde.
“Ecco gli allievi del primo anno, professoressa McGranitt” disse Hagrid.
“Grazie, Hagrid. Da qui in avanti li accompagno io” e con un gesto invitò i ragazzi ad entrare. Gli studenti varcarono il grande portone e si ritrovarono così in una grande Sala d’Ingresso coperta di marmo bianco con appese torce fiammeggianti, il soffitto era altissimo e di fronte a loro una grande scalinata di marmo portava ai piani superiori.
La professoressa portò i ragazzi oltre una grande porta da cui provenivano dei brusii: tutto il resto della scuola doveva già essere lì; entrarono in una saletta vuota dove si stiparono in attesa che la professoressa parlasse.
“Benvenuti ad Hogwarts” esalò “Il banchetto per l’inizio dell’anno scolastico avrà luogo a breve ma prima di prendere posto nella Sala Grande verrete smistati nei vostri dormitori. Lo Smistamento è una cerimonia molto importante poiché, per tutto il tempo che passerete qui, il vostro dormitorio sarà la vostra Casa e i compagni la vostra famiglia.
I quattro dormitori si chiamano: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. Ciascuno ha la sua nobile storia e ha sfornato maghi e streghe di prim’ordine. Ogni trionfo che otterrete faranno vincere punti alla vostra Casa, ogni violazione delle regole gliene farà perdere. Alla fine dell’anno il dormitorio con più punti verrà premiato con una coppa, il che costituisce un grande onore. Spero che ognuno di voi darà lustro al proprio dormitorio” disse accigliata “La cerimonia dello Smistamento inizierà tra pochi minuti, nella Sala Grande. Vi consiglio di sistemarvi al meglio nell’attesa. Tornerò appena saremo pronti” e con ciò uscì.
I minuti successivi Kate li passò ad osservarsi intorno: tutti confabulavano agitati chiedendosi come sarebbe avvenuto lo smistamento: lei non aveva problemi, sapeva cosa sarebbe successo. Sapeva tutto di quella scuola: una sera di agosto aveva incastrato Severus in poltrona e costretto e dirgli tutto. Non si stupì neanche quando un’orda di fantasmi entrò svolazzando, parlottando allegramente.
Dopo almeno cinque minuti la porta si aprì di nuovo e riapparve la McGranitt: “Siamo pronti per la cerimonia dello smistamento, mettetevi in fila e seguitemi” ordinò uscendo seguita dai ragazzi in perfetta fila indiana. Appena varcarono un grande portone si ritrovarono di fronte lo spettacolo più magnifico che potesse esistere: era illuminato da migliaia di candele sospese a mezz’aria sopra quattro lunghi tavoli gremiti di studenti, tutti apparecchiati con piatti e calici d’oro. In fondo alla sala un altro lungo tavolo era stato disposto su dei gradini, ovvero il posto riservato agli insegnanti, scorse la fila con gli occhi: vide il professor Silente al centro, seduto su un grande trono d’oro; due posti più in là colui che riconobbe come il professor Raptor si guardava nervosamente intorno e, proprio accanto a lui, Severus. O meglio, il professor Piton ora che anche lei frequentava la scuola. Si fermarono davanti al tavolo degli insegnanti e vide Severus rivolgergli un’occhiata da capo a piedi come per constatare che fosse tutta intera, anche Silente la guardava (o forse era una sua impressione) con estrema curiosità. La professoressa McGranitt depose uno sgabello davanti a loro con sopra un vecchio cappello nero pieno di toppe, poi si allontanò e attese; tutti osservavano il cappello compresa lei. D’un tratto si aprì uno squarcio al lato del cappello e lui cominciò a cantare:
 
Forse pensate che non son bello,
ma non giudicate da quel che vedete
io ve lo giuro che mi scappello
se uno più bello ne troverete.
Potete tenervi le vostre bombette,
i vostri cilindri lucidi e alteri,
son io quello che al posto vi mette
e al mio confronto gli altri son zeri.
Non c’è pensiero che nascondiate
che il mio potere non sappia vedere,
quindi indossatemi ed ascoltate
qual è la casa in cui rimanere.
È forse Grifondoro la vostra via,
culla dei coraggiosi di cuore:
audacia, fegato, cavalleria
fan di quel luogo uno splendore.
O forse è a Tassorosso la vostra vita,
dove chi alberga è giusto e leale:
qui la pazienza regna infinita
e il duro lavoro non è innaturale.
Oppure Corvonero, il vecchio e il saggio,
se siete svegli e pronti di mente,
ragione e sapienza qui trovan linguaggio
che si confà a simile gente.
O forse a Serpeverde, ragazzi miei,
voi troverete gli amici migliori
quei tipi astuti e affatto babbei
che qui raggiungono fini ed onori!
Venite dunque senza paure
E mettetemi in capo all’istante
Con me sarete in mani sicure
Perché io sono un Cappello Parlante!
 
Non appena ebbe terminato la sua filastrocca, tutta la sala scoppiò in un applauso. Il cappello fece un inchino a ciascuno dei quattro tavoli e poi tornò immobile.
La professoressa McGranitt srotolò una lunga pergamena e si schiarì la voce: “Quando chiamerò il vostro nome voi verrete qui, io vi sistemerò il Cappello parlante sulla testa e verrete smistati nelle vostre Case” annunciò.
Chiamò i primi nomi, ognuno andava a sedersi, s’infilava il cappello e, dopo pochi istanti, quello annunciava la casa.
Fra quelle ci fu anche la ragazza con i ricci incontrata sul treno, ovvero Hermione Granger, che fu assegnata a Grifondoro (con grande disappunto di Ron) così come Neville Paciock, il ragazzo del rospo.
Quando venne chiamato il nome di Malfoy lui si avvicinò con così tanta spavalderia da far saltare i nervi, ancora tesi, di Kate. Il cappello aveva appena sfiorato i biondi capelli di Malfoy quando urlò: “SERPEVERDE!” senza tanti complimenti.
Dopo Moon, Nott, Parkinson, Patil, Patil e Perks finalmente venne chiamato quello di Harry.
Lui stette giusto tre minuti prima che il cappello urlasse: “GRIFONDORO!”
Dopo di ciò, finita la P, iniziò la R e con ciò…
“Riddle, Kathleen!”
E stavolta Kate ne fu sicurissima, proprio come aveva fatto con Harry, Silente si sporse di più sul tavolo come se temesse di perdersi qualcosa.
Kate salì i due gradini, si sedette allo sgabello e l’ultima cosa che pensò fu: “Forza, spediscimi a Serpeverde” prima che il cappello le calasse sugli occhi e il resto fu buio.
“Mmm…” sussurrò una vocina al suo orecchio “Mmm… molto interessante” non ci mise molto a capire che era il cappello a parlare “Sai, vedo tanto cervello qui cosa che ti farebbe stare bene in Corvonero però c’è la lealtà e tanta, tanta pazienza che ti renderebbe una perfetta Tassorosso, per non parlare del coraggio e l’audacia con cui andresti d’accordo in Grifondoro eppure… c’è qualcosa che mi spinge a mandarti a Serpeverde”.
Kate ebbe un tuffo al cuore, ecco lo sapeva!
“La mia famiglia?” bisbigliò in un sussurro appena udibile.
“Temo proprio di sì…” rispose il cappello “Ma io non giudico in base alla famiglia, non se non ce n’è bisogno”.
Altro tuffo al cuore.
“L’intelligenza è la virtù dei forti, la lealtà un dono prezioso e il grande coraggio che hai va oltre ogni immaginazione: questi tre elementi vanno a braccetto e sarebbe un peccato sprecarli nel posto sbagliato…”
Oh, ti prego! Ti prego, mandami lì… pensò Kate mordendosi il labbro inferiore.
“Ho deciso…” sentenziò infine il cappello e fece un verso come nell’atto di prendere un gran respiro.
Ti prego! Pensò ancora più intensamente.
“GRIFONDORO!” l’urlo sovrastò la sala seguito da uno scalpiccio e delle urla assordanti dal tavolo di mezzo. La professoressa McGranitt le tolse il cappello e le sorrise mentre lei, raggiante, correva a sedersi accanto ad Harry. I gemelli Weasley le strinsero la mano mentre il fratello maggiore, Percy, si congratulava.
Kate gettò un occhio al tavolo degli insegnanti e notò Silente che la osservava da sopra gli occhiali a mezzaluna: sorrideva anche se sembrava leggermente sorpreso, mentre Severus era quasi confuso; be’ in fondo erano anni che non faceva che ripeterle che sarebbe finita in Serpeverde poiché la sua famiglia di nobile stirpe era stata smistata lì fin dai tempi più antichi. A quanto pareva lei aveva messo un fine alla tradizione di famiglia.
La cosa le interessò solo finché non venne smistato anche Ron. Appena si mise il cappello in testa quello esclamò, senza curarsi di bisbigliare: “Ah! Un altro Weasley!” facendo sobbalzare sia la McGranitt che Ron “So esattamente cosa fare con te. GRIFONDORO!”
Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo e andò a sedersi di fronte a Kate, proprio accanto a Hermione come notò troppo tardi. Quando anche l’ultimo ragazzo fu smistato la McGranitt portò via sgabello e cappello e Silente si alzò in piedi facendo cessare i mormorii di colpo.
“Benvenuti!” disse sorridendo ad ognuno con le braccia aperte “Benvenuti al nuovo anno scolastico di Hogwarts! Prima di dare inizio al banchetto vorrei dire qualche parola. E cioè: pigna, pizzicotto, manicotto, tigre! Grazie!” tornò a sedersi e tutti applaudirono.
“Ma… è un po’ matto?” sentì Harry domandare a Percy.
“Scherzi! È un genio, il miglior mago del mondo! Però si, è un po’ matto… Patate, Harry?” rispose lui.
I tavoli si erano magicamente coperti di ogni tipo di pietanza: roast beef, pollo arrosto e stufato, braciole di maiale e di agnello, salsicce, bistecche, patate, carote, ragù e dolci alla menta.
Kate, che stava letteralmente svenendo dalla fame nonostante si fosse rimpinzata di dolci tutto il giorno, si servì un po’ di tutto e cominciò a mangiare immersa nei suoi gioiosi pensieri:
1) Non era finita in Serpeverde
2) Era nella stessa Casa di Harry e Ron (e George)
3) Finalmente era ad Hogwarts
4) Non era finita in Serpeverde!
Il suo cuore era leggero come una piuma e… d’un tratto uno strillo di disgusto la fece voltare: sospesa alle sue spalle c’era un fantasma vestito elegantemente con una gorgiera intorno al collo e, con suo immenso orrore, la testa mezza decapitata così da vedere l’interno del suo collo. Quasi sputò il succo di zucca che stava bevendo e d’un tratto si sentì anche lo stomaco più leggero.
Posò coltello e forchetta e non toccò più cibo finché Silente non si alzò facendo di nuovo cadere il silenzio: “Solo poche parole ancora, adesso che siamo tutti sazi di cibo e bevande ho da darvi alcuni annunci di inizio anno: gli studenti del primo anno devono ricordare che l’accesso alla Foresta Proibita è proibito a tutti gli alunni. E alcuni degli studenti più anziani farebbero bene a ricordarlo anche loro” e scoccò un’occhiata in direzione dei gemelli “Inoltre Mastro Gazza, il guardiano, mi ha chiesto di ricordare che è vietato fare magie nei corridoi.
Le prove di Quiddich si terranno durante la seconda settimana dell’anno. Chiunque sia interessato a giocare per la squadra del proprio dormitorio è pregato di contattare Madama Bumb. E infine devo avvertirvi che da quest’anno è vietato l’ingresso al corridoio del terzo piano a meno che non desideriate fare una fine molto dolorosa”.
Tutti lo guardarono con le fronti aggrottate tranne i pochi che risero.
“E adesso, tutti a letto. Via di corsa”.
Ci fu uno scalpiccio e tutti si alzarono rumorosamente dalle panche sciamando verso l’uscita, capitanati da Percy salirono le scale di marmo e ancora su per altre scale fino a raggiungere una delle Torri dove si fermarono davanti al ritratto di una donna vestita di seta rosa: “Parola d’ordine?” chiese.
Caput Draconis” rispose Percy. Il ritratto si aprì con un cigolio rivelando un buco nella parete, tutti vi si arrampicarono e sbucarono nella sala di ritrovo di Grifondoro: calda, accogliente ma soprattutto rossa.
I ragazzi avevano il dormitorio in cima ad una scala a chiocciola mentre le ragazze dietro una porta che portava ad un piano superiore. La stanza delle ragazze era circolare con quattro letti a baldacchino: Kate la condivideva con Hermione Granger, Calì Patil e Lavanda Brown.
Nessuno fu in vena di chiacchierare, tutti troppo stanchi per farlo, quindi s’infilarono nei rispettivi dormitori e scivolarono sotto le coperte senza indugiare oltre addormentandosi quasi subito.
Il sonno di Kate fu molto agitato: sognò di essere su un prato secco e deserto, il cielo era grigio ma non sembrava dovesse piovere, il Cappello Parlante era ai suoi piedi immobile e silenzioso. Si guardò intorno: dov’era? Poi scorse due figure in lontananza: sembravano un uomo e una donna ma erano completamente avvolte dai mantelli. Provò ad andare verso di loro ma, anche se camminava, non si muoveva di un solo passo e restava sempre lì. Le due figure parlavano, sembravano deluse: dicevano che lei era il disonore della famiglia per essere stata ammessa a Grifondoro, che il suo posto era tra i Serpeverde com’era stato per i suoi avi… lei non sapeva cosa rispondere, aveva deluso i suoi genitori.
Poi loro scomparvero e apparve Severus, anche lui sembrava deluso e arrabbiato: la rimproverava perché non era stata all’altezza della sua stirpe, che tutto quello che gli aveva insegnato non era servito a nulla poi si voltava e spariva, lasciandola sola col Cappello che, solo allora, parlò: “Resto della mia opinione: sarai una grande Grifondoro”.
 
§
 
La mattina dopo fu svegliata di buon’ora da Hermione che, già vestita di tutto punto, blaterava che dovevano scendere a fare colazione per poi iniziare le lezioni.
Kate, ancora stordita dal sogno (anche se ricordava poco), si alzò di malavoglia e si vestì infilandosi la divisa da sopra la tuta. Scese nella Sala Comune di Grifondoro dove trovò Harry e Ron intenti ad aprire il ritratto. Li raggiunse e scese con loro alla Sala Grande, con Hermione alle spalle che ciarlava sulle lezioni con Calì. A colazione mangiò poco poi ricevettero gli orari delle loro lezioni dalla professoressa McGranitt e, una volta tornati di sopra a prendere i libri per la giornata, scesero a cercare le aule.
Orientarsi in quel castello non era affatto semplice: c’erano scale che si muovevano, porte che si aprivano solo ad una certa ora o che non erano affatto porte, corridoi labirintici e passaggi nascosti. Se volevi chiedere indicazione la cosa migliore era domandare ai fantasmi (ma solo alcuni erano felici di risponderti, tra cui Nick-Quasi-Senza-Testa, il fantasma del loro dormitorio) se poi incontravi Pix il Poltergeist in classe non ci arrivavi proprio!
Era l’essere più dispettoso che potesse esistere, si divertiva a fare scherzi a tutti quelli che avevano la sfortuna di passare nel suo campo visivo: ti lanciava pezzi di gesso o calamai, ti infilava in testa il cestino della carta straccia, ti tirava il tappeto da sotto i piedi e chi più ne ha più ne metta.
Quando loro tre ebbero la stupida idea di chiedergli dove fosse l’aula di incantesimi lui li mandò dritto filato al corridoio del terzo piano, sfortuna volle che vennero beccati da Gazza il custode che pareva avercela a morte con gli studenti e non ne voleva sapere che era stato Pix a mandarli lì. Vennero salvati per un pelo dal professor Vitious, l’insegnante di incantesimi, che li accompagnò in classe.
Le lezioni erano pressoché interessanti come Incantesimi, Pozioni, Trasfigurazione, Erbologia ma anche noiose come Storia della Magia.
I professori erano diversi tra loro, nulla da ridire: l’insegnante di Incantesimi era il professor Vitious, appunto, un mago basso e sorridente che doveva stare in piedi su una pila di libri per guardare oltre la cattedra, molto amichevole con gli studenti; la professoressa McGranitt, la loro insegnante di Trasfigurazioni, era proprio come Kate aveva pensato che fosse ovvero severa e intelligente, una come lei era meglio non contrariarla; l’insegnante di Erbologia era la professoressa Sprite una strega bassa e tarchiata che era più un incrocio tra la McGranitt e Vitious: severa e disponibile; Storia della Magia era l’unico corso tenuto da un fantasma, il professor Rüf parlava con voce lenta e soporifera facendo addormentare la maggior parte degli studenti.
Altre lezioni erano Difesa contro le Arti Oscure, tenute dal professor Raptor che sembrava averne paura lui stesso, poi c’era Astronomia tenuto sulla torre più alta con la professoressa Sinistra, una strega alquanto inquietante. Infine c’era Pozioni tenuto da Severus, ops: il professor Piton.
D’accordo, Severus era severo (forse è per questo che l’hanno chiamato così?) ma di certo non prendeva ad odio gli studenti: peccato che Kate dovette ricredersi ben presto.
Appena giunti nei sotterranei (senza perdersi nemmeno una volta!) dove si tenevano le lezioni, Piton fece l’appello e, come tutti gli insegnanti, si fermò al nome di Harry e fece un commento tagliente a proposito.
Dopodiché fece una lavata di capo a tutta la classe:
“Siete qui per imparare la delicata arte delle pozioni” cominciò in quel suo gelido sussurro che fece rabbrividire l’intera classe, tranne lei cui era abituata “Poiché qui non si agita insulsamente la bacchetta molti di voi stenteranno a credere che si tratti di magia ma non mi aspetto che comprendiate a fondo la bellezza del calderone che cuoce a fuoco lento e il delicato potere dei liquidi che scorrono nelle vene umane ammaliando le mente, stregando i sensi… io posso insegnarvi a imbottigliare la fama, la gloria, addirittura la morte: sempre che non siate una manica di teste di legno come in genere sono tutti gli allievi che mi toccano”.
Quel discorso sulla bellezza delle pozioni colpì molto Kate: Severus odiava la sua materia!
Forse era la stessa cantilena che diceva a tutti i nuovi studenti.
“Potter” disse Piton d’un tratto “Che cosa ottengo se verso della radice di asfodelo in polvere dentro un infuso di artemisia?”
Kate, che fino a quel momento era stata con la testa poggiata sulle braccia incrociate, si alzò di scatto e guardò Harry al suo fianco che sembrava ammutolito: non sapeva la risposta era ovvio. Invece lei la sapeva, ovviamente, ma non si sognava nemmeno di rispondere: lei, al contrario di Hermione che saltellava sulla sedia con la mano alzata, sapeva che quando Severus chiedeva qualcosa a qualcuno solo e solamente l’interpellato doveva rispondere. Intervenire sarebbe stato non solo inutile ma anche nocivo.
“Non lo so, signore” rispose Harry.
“Bene, bene… a quanto pare la fama non è tutto” rispose Piton con un ghigno. “Proviamo ancora, Potter. Dove guarderesti se ti dicessi ti cercarmi un bezoar?”
Suggerire? Sarebbe stato peggio.
“Non lo so, signore”
“E… Potter, qual è la differenza tra l’Aconitum napellus e l’Aconitum lycoctonum?”
Hermione si alzò in piedi con la mano tesa, come se volesse toccare il soffitto.
“Non lo so, signore” rispose Harry “Ma penso che Hermione lo sappia. Perché non prova a chiederlo a lei?”
Alcuni risero, Kate soffocò la sua nel braccio ma Piton non lo trovò affatto divertente.
“Sta’ seduta!” ordinò secco a Hermione “Per tua norma e regola, Potter, asfodelo e artemisia insieme fanno una pozione soporifera talmente potente da andare sotto il nome di Distillato della Morte Vivente. Un bezoar è una pietra che si trova nella pancia delle capre e che salva da molti veleni. Per quanto riguarda l’Aconitum napellus e l’Aconitum lycoctonum sono la stessa pianta nota anche come aconito. Be’? Perché non prendete appunti?” domandò al resto della classe.
Ci fu un rovistare seguito immediatamente dal fruscio delle pergamene e il grattare delle penne, dopodiché li divise in coppie e li mise a fabbricare una semplice pozione per curare i foruncoli.
Piton passava tra i tavoli muovendo critiche praticamente a tutti, tranne a Malfoy che sembrava stargli simpatico e a Kate (ma forse solo perché stava preparando correttamente la sua mistura, lei non aveva mai avuto problemi con le pozioni dal momento che lui si era premurato di insegnargliele a non meno di otto anni).
Dopo poco più di un’ora il sotterraneo fu sommerso da una nube verde acido e da un sibilo potente: non si sa come Neville era riuscito a fondere il calderone di Seamus e, dall’ormai contorto ammasso di metallo, colava la loro pozione. In un attimo quasi tutti presenti salirono sugli sgabelli poiché l’infuso, scivolando per il pavimento, bruciava le scarpe degli astanti.
“Ma che razza di idiota!” sbottò Piton ripulendo tutto con la bacchetta “Suppongo che tu abbia aggiunto gli aculei di porcospino prima di togliere il calderone dal fuoco. Non è così?”
Neville frignava poiché ricoperto di pozione e gli stavano spuntando delle bolle su braccia e viso.
“Portalo in infermeria” intimò Piton a Seamus poi si girò verso Harry e Kate che lavoravano lì vicino
“E tu, Potter… perché non gli hai detto di non aggiungere gli aculei? Pensavi che se lui sbagliava ti saresti messo in luce, non è vero? Un punto in meno a Grifondoro”.
Harry aprì la bocca per ribattere, indignato, ma Kate gli tirò un calcio da sotto il tavolo seguito da un’occhiataccia: meglio non peggiorare la situazione.
Quando uscirono dal sotterraneo, un’ora dopo, Kate ne fu assolutamente certa: Severus odiava Harry. Ma perché?
“Su col morale, Harry” cercò di consolarlo Ron mentre scendevano nella Sala Grande per il pranzo “Piton non fa altro che togliere punti a Fred e George”.
“Piuttosto, oggi vai a trovare Hagrid, giusto?” domandò Kate riferendosi alla lettera che Harry aveva ricevuto quella mattina “Vedrai che riuscirai a distrarti”.
“Si. Perché non venite anche voi due?” domandò a Kate e Ron, che accettarono di buon grado.
Alle tre meno cinque stavano attraversando il prato diretti alla casetta di legno ai margini della foresta, dove Hagrid dimorava.
Quando bussarono, dall’interno si udì un raspare frenetico e una serie di latrati coperti poco dopo dalla voce di Hagrid: “Qua, Thor… qua!”
La porta si aprì e l’uomo comparve sulla porta sorridente: “Entrate, entrate!” esclamò facendosi da parte e trattenendo per il collare un grosso cane marrone “Sta’ giù, Thor!” ordinò.
La casa era formata da un'unica stanza: dal soffitto pendevano prosciutti e fagiani, nel camino scoppiettava un fuoco allegro e sulla catasta di legno pendeva un bollitore di rame, in un angolo vi era un grande letto coperto da una trapunta patchwork.
“Fate come se foste a casa vostra” disse lasciando andare il cane che si avventò dritto su Ron, cominciando a leccargli le orecchie.
“Ti presento Kate” disse Harry indicandola, lei salutò con un sorriso “E Ron”.
“Un altro Weasley, eh?” chiese Hagrid versando dell’acqua nel bollitore “Ho passato metà della vita a dar la caccia ai tuoi fratelli gemelli per la foresta” posò su un piattino dei grandi biscotti ma, non appena li ebbero addentati, per poco non gli spezzarono i denti. Tuttavia finsero di gradirli moltissimo. Thor aveva poggiato la testa sulle gambe di Harry e sbavava tutto contento nel mentre che gli raccontavano il resoconto della prima settimana.
“E Piton sembrava avercela con me!” finì Harry con rammarico.
“Sciocchezze! A Piton non va a genio nessuno studente, non è una novità” rispose Hagrid.
“Ma pare che mi odia!”
“Be’, ammetto che il comportamento di Severus è stato strano. Non l’ho mai visto aizzarsi contro qualcuno così” disse Kate bevendo un sorso di tè. Hagrid la guardò alzando un sopracciglio. “Oh… ehm… sai, mi ha cresciuta lui” spiegò.
“Oh, allora tu devi essere la figlia di…!” ma Hagrid s’interruppe di botto diventando pallido.
“La figlia di…?” lo esortò Kate. Non aveva mai saputo i nomi dei suoi genitori, sapeva solo che suo padre portava di cognome Riddle ma nient’altro e Severus non aveva mai voluto rispondere alle sue domande. Diceva che un giorno glielo avrebbe detto la persona giusta ma non lui e non in quel momento.
“No… ehm…” Hagrid sembrava a disagio “Oh, Ron! Tuo fratello Charlie come sta?” chiese d’improvviso cambiando discorso.
“Hagrid!” esclamò Harry d’un tratto “La rapina alla Gringott è avvenuta il giorno del mio compleanno! Forse è successo quando c’eravamo noi” disse con in mano un trafiletto della Gazzetta del Profeta.
Ancora una volta l’argomento ‘genitori di Kate’ era sviato, ma oramai ci era abituata.
Hagrid bofonchiò qualcosa e offrì altri biscotti parlando del tempo.
Quando tornarono al castello avevano le tasche piene di biscotti marmorei e la testa piena di domande senza risposte. Hagrid sapeva chi era suo padre? E, allora, se lo sapeva lui chi altri lo sapeva? Silente forse? E perché né Severus né Hagrid volevano dirgli chi era? Cosa nascondevano? Suo padre era forse un poco di buono, un criminale o…? E chi era la persona giusta e quale era il momento giusto perché gli venisse detto?
Senza neanche accorgersene erano arrivati davanti al ritratto della Signora Grassa, una volta attraversato il buco del ritratto Kate salì senza tanta esitazione nel dormitorio femminile. Erano appena le sei ma lei non aveva per niente fame, invece si stese sul letto ancora vestita e fissò il soffitto rimuginando finché, piano piano, scivolò in un sonno ancor più agitato della notte precedente.
Era di nuovo sul prato secco ma stavolta il Cappello non c’era, era completamente sola sotto il cielo grigio che stavolta prometteva pioggia sicura. Si guardò febbrilmente intorno alla ricerca di qualcuno o qualcosa… e infine la trovò: lì, in mezzo all’erba gialla, vi era una figura incappucciata. Era più alta del normale ma molto esile. Una parola le salì alle labbra senza che se ne fosse accorta: papà.
Si avvicinò e, con mano esitante, gli sfiorò il mantello. L’uomo si voltò mostrando quello che c’era sotto il cappuccio e…
“KYAAAAAH!”
L’urlo agghiacciante che uscì dalle sue labbra fece rizzare i capelli a tutte le sue compagne di stanza: Calì urlò, Lavanda cadde dal letto e Hermione accese la lampada con la bacchetta pronta, terrorizzata.
“Che cosa succede?” chiesero all’unisono guardando tutte nella direzione di Kate seduta sul letto completamente vestita, pallida e tremante. Non riusciva ad aprire bocca per descrivere ciò che aveva visto: non lo ricordava per niente, come se l’immagine fosse talmente orribile che la sua mente l’avesse rimossa automaticamente, ma di una cosa era certissima: era raccapricciante.
“N-niente…” balbettò a fatica “Un b-brutto sogno… scusate”
Tutte e tre tirarono sospiri di sollievo e si ributtarono tra i cuscini, lei si accucciò su sé stessa mentre la lampada si spegneva e rimase al buio, completamente sveglia, finché le prime luci dell’alba non la investirono.
  
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