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Autore: Signorina Granger    05/11/2016    8 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
1944: Gellert Grindelwald rappresenta più che mai una minaccia e la Camera dei Segreti è stata misteriosamente aperta da circa un anno; nemmeno Hogwarts è un luogo sicuro.
Nella speranza di preparare i suoi studenti a ciò che potrebbe aspettarli dopo il Diploma, il Preside Armando Dippet convoca alcuni tra i suoi più talentuosi ex studenti per far seguire delle lezioni nuove, creando così una classe speciale formata dai più capaci studenti dell’ultimo anno.
Queste nuove lezioni li aiuteranno ad affrontare la crudeltà della vita vera?
Oppure anche i loro nuovi insegnanti si ritroveranno ad imparare qualcosa da loro?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Magisterium '
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Capitolo 15: Visite inattese e forti indecisioni 
 
Giovedì 4 Marzo


“Ciao, Francies…” 

Francies Julius ormai era più che abituato a parlare con gli amici dei suoi fratelli… sin dal suo primo anno ad Hogwarts aveva fatto quasi da postino e messaggero per conto dei fratelli maggiori, ma con il tempo, quando erano rimasti solo lui, Coraline e Dante ad Hogwarts, aveva sperato che quei tempi fossero finalmente finito… ma quando alzò lo sguardo dal suo piatto pieno di bacon e incontrò due malinconici occhi azzurri, seppe che si stava sbagliando di grosso:

“Jane… ciao. Posso fare qualcosa per te?”

“Non voglio disturbarti, ma mi chiedevo… sai per caso se tuo fratello ce l’ha con me per qualche motivo?” Jane sospirò, parlando con tono decisamente cupo e abbassando lo sguardo sul suo piatto praticamente vuoto. Francies quasi si strozzò con il boccone che stava masticando, chiedendosi come se la sarebbe cavata da quella situazione: non poteva assolutamente ire a Jane la verità, ma non voleva nemmeno farla star male senza motivo.

“No, assolutamente, perché lo pensi?”

“Non lo so, è Da qualche giorno che mi evita. Ma non mi sembra di aver fatto niente di male…” 

Jane sospirò, lanciando un’occhiata malinconica in direzione del tavolo dei Grifondoro, chiedendosi perché il ragazzo l’avesse evitata per diversi giorni… aveva provato a chiedergli spiegazioni ma Dante se l’era puntualmente filata ogni volta, trovando improvvisamente qualche impegno importante che gli impediva di fermarsi a chiacchierare. 

“Ne dubito fortemente, Jane… Ma conosci mio fratello, a volte è un po’ lunatico…, Ed è permaloso, non credo che tu gli abbia fatto nulla, magari è lui che esagera. Parlagli, infondo siete in classe insieme, non può evitarti costantemente.” 

Francies si sforzò di sorridere, dandosi mentalmente dell’idiota: Dante l’avrebbe ucciso se avesse sentito quella conversazione… ma sempre meglio che dire a Jane la verità, cosa che avrebbe fatto veramente andare Dante fuori dai gangheri. 

La Tassorosso annuì senza troppa convinzione, e in quel momento il ragazzino quasi sorrise: in condizioni normali vedendola così cupa probabilmente Dante si sarebbe messo a chiederle cosa avesse fin dal suo tavolo… ma negli ultimi giorni suo fratello aveva la testa su un altro pianeta e purtroppo Jane non poteva immaginarne il motivo. 


                                                                                      *


Charlotte sorrideva mentre quasi trotterellava allegramente verso la Sala Grande, sollevata che fosse finalmente arrivata la colazione: la sera prima si era addormentata in camera sua e non aveva cenato… avrebbe anche potuto mangiarsi uno degli arazzi, se necessario. 

“CeCe!” La donna si fermò bruscamente, quasi inchiodando sul pavimento prima di fare un mezzo giro su se stessa, chiedendosi chi stesse interrompendo la sua marcia verso la colazione… Sorrise nel scorgere una figura decisamente familiare che le si stava avvicinando, anche se intorno a quest’ultima molti studenti nei paraggi la stavano guardando con tanto d’occhi e quasi trattenendo il fiato, chiedendosi chi fosse tanto matta da chiamare un insegnante con un soprannome. 

Charlotte però non ci badò, sorridendo calorosamente:

“Ciao, cuginetta… Qual buon vento?”

“Nessuno buon vento, temo… so che non ti farà piacere CeCe, ma ieri ho ricevuto questa… da zia Josephine. Ti prego leggila, altrimenti lei e mia madre sarebbero capaci di arrivare qui armate fino ai denti…”

Imogen Selwyn sospirò, porgendo alla cugina una lettera ancora sigillata che portava inesorabilmente la firma di Josephine Rowle-Selwyn. 

Come previsto dalla giovane Corvonero le labbra di Charlotte si piegarono in una smorfia bella e buona, prendendo la lettera con aria contrariata… anche se non osava negare le parole di Imogen:

“Temo che tu abbia ragione, Imogen… Sai, a volte penso che tua madre e la mia si somiglino molto di più rispetto ai nostri padri. E pensare che sono loro, quelli fratelli…”

“Chi può dirlo, infondo siamo tutti parenti… Non so che cosa ci sia in quella lettera Charlotte, ma se tua madre ha scritto a me allora sapeva che non l’avresti letta, ricevendola direttamente. Fallo per me, leggila.”

“Solo perché sei la mia cugina preferita… ma non dirlo ai tuoi fratelli, potrebbero prenderla male.”

“E’ ovvio che sono la tua preferita! Non credi che dovresti, in effetti, nutrire qualche favoritismo verso di me?” Imogen sfoggiò un gran sorriso, prendendo la cugina sottobraccio e trascinandola verso la Sala Grande, facendola sorridere con aria divertita:

“Neanche per idea! Sai che odio i ruffiani Imogen, attenta a come ti comporti.”

“Lascia perdere, non immagini quanto sia strano avere una cugina come prof… ma sappiamo entrambe che non mi toglieresti mai punti, sei una Corvonero anche tu.”

“Hai ragione… magari ti metterei in punizione, ma credo che l’essere fidanzata con Abraxas Malfoy sia già una sufficiente… Mia povera, giovane cuginetta, non sai a cosa vai incontro.”

“Per l’ultima volta, non mi ha costretto mia madre, davvero!” Imogen sbuffò, ripetendo la stessa frase forse per la milionesima volta… ma perché nessuno voleva credere che non era stata forzata dai genitori sul fidanzamento con Abraxas?

“Piuttosto… prima o poi qualcuno mi spiegherà perché noi siamo già tutti sistemati mentre tu sei riuscita a cavartela.”

“Sono piuttosto brava a scappare, in effetti… specialmente quando mia madre parlava di matrimoni, a quel punto diventavo un vero fulmine.”


                                                                            *


“Io continuo a sostenere la mia tesi: la Hobskin recentemente ha cominciato a darsi pesantemente all’alcool.”

“Naturalmente non la conosco, però non credo di riuscire ad immaginarmela con una bottiglia di Whisky in mano, bevendo a canna…”

Ingrid inarcò un sopracciglio, cercando di figurarsi la scena ma senza ottenere grandi successi: no, non era proprio il tipo da alcolismo.

“In effetti nemmeno io… ma spiegherebbe perché ha cominciato a darci ancora più compiti rispetto al solito. Secondo lei quando dovremmo farli? Ormai gli unici momenti in cui non ho un libro in mano è quando sono in bagno!”

Isabella sbuffò, cancellando nervosamente l’ultima riga della sua relazione per l’ennesima volta, mentre Ingrid a stento tratteneva un sorriso: non poteva assolutamente darle torto, visto che nelle ultime notti aveva scorto Isabella rintanata sotto le coperte e studiare, le tende del baldacchino tirare per evitare che la luce disturbasse lei, Imogen o Sybill. 

“Coraggio, te la caverai… sei una studentessa praticamente perfetta.”

“Vero, ma a volte vorrei prendere uno di questi mattoni, tirarlo addosso ad un insegnante per poi darmela a gambe… e dopo abbiamo anche Medimagia, non ce la farò mai a finire…”

Isabella sospirò, gemendo con aria sofferente mentre appoggiava la testa sul tavolo, lasciando che i lunghi capelli rosso-arancio andassero a finire sulla pergamena dove stava scrivendo. 

“Non dire così, l’insegnante sembra molto carina.”

“E infatti lo è, nessun dubbio su questo… ma è comunque un’ora e mezza in meno per fare i compiti. Pazienza, vorrà dire che mi terrò le occhiaie fino agli esami, ormai sono diventati la firma di Isabella Burton.”

“Buffo. Pensavo fossero i tuoi capel- “

Ingrid sorrise con fare angelico, non terminando la frase a causa dell’occhiata omicida che le aveva rifilato Isabella: non glie l’aveva mai chiesto direttamente, ma qualcosa le diceva che la compagna non amasse particolarmente i suoi capelli rossi. 

“Ok, ho afferrato il concetto. Perché te la prendi tanto, a Durmstrang era pieno di persone con i capelli chiari, anche rossi.”

“Può darsi, ma qui non sempre i capelli di questo colore sono visti benevolmente… E sono davvero stanca di sentirmi chiamare “pel di carota”.” Isabella roteò gli occhi, ricordando le innumerevoli volte in cui, da bambina, aveva “sgridato” Nicholas per non avere i capelli rossi come i suoi… Sembrava che sua madre li avesse trasmessi, molto gentilmente, soltanto a lei. 

“Ti puoi sempre tingere…”

“Certo, così mio padre mi chiuderebbe in casa per tutta la vita! E’ già convinto che io sia pressoché inutile, grazie, non gli servono motivi per disprezzarmi.”

Il tono cupo di Isabella la fece sorridere con un velo di amarezza, dispiacendosi per la famiglia che la ragazza si ritrovava… non poteva fare a meno di sentirsi fortunata, visto che era cresciuta in una famiglia affettuosa e molto unita. D’altra parte però, le ricordava anche che forse non ne avrebbe avuta una così per un bel po’ di tempo. 


                                                                        *


“Si può sapere perché hai quella faccia? Sembra che tu stia andando al patibolo.”

“Scusami tanto, ma ti ricordo che stiamo correndo… e fa freddo. Durante un’ora buca.”

Dante sbuffò, parlando in tono acido mentre correva accanto ad Oliver, che sbuffò e roteò gli occhi, scoccando al compagno un’occhiata eloquente:

“Non pensavo che volessi far vincere Serpeverde, a fine mese… Non fraintendermi, non mi piace fissare gli allenamenti nelle ore libere, ma ci danno così tanti compiti che non abbiamo molto altro tempo… e poi ci sono anche le lezioni in più che alcuni di noi seguono.”

Dante sospirò, ricordandosi solo in quel momento della lezione di Medimagia che lo aspettava nel pomeriggio… se non altro la presenza di Lyanna avrebbe fatto passare il tempo più velocemente, visto che adorava l’insegnante. D’altra parte però, significava anche doversi trovare per forza nella stessa stanza con Jane per un’ora e mezza… e non era certo di riuscire a trovare vie di fuga in eterno.

“Io l’avevo detto, che sarebbero state una rogna in più… Piuttosto, oggi cosa faremo secondo te?”

“Non lo so, ma penso che abbiamo finito con i metodi alla Babbana… non vedo l’ora di imparare a guarire le persone in un batter d’occhio come fanno in Infermeria!”

“Oh sì, ti vedo benissimo con la divisa di Madama Chips…” Dante sorrise sinceramente forse per la prima volta da giorni, guadagnandosi un’occhiata torva da parte del compagno mentre continuavano a correre, facendo il giro del campo. 

“Tante grazie. Ma almeno finalmente sorridi, ultimante sei parecchio musone. Che ti succede, Julius?”

“Solo qualche pensiero.”

Dante tacque per qualche minuto, conscio che infondo Jane avesse ragione: odiava i segreti e non sopportava che qualcuno gli nascondesse qualcosa… ma lui per primo non parlava mai dei suoi problemi e dei pensieri che gli frullavano nella testa. 
Ne era consapevole e si sentiva in colpa per come si stava comportando con la ragazza, ma sapeva che sarebbe stato molto più difficile mentirle e nascondere sfacciatamente qualcosa piuttosto che evitarla semplicemente. 

Sfortunatamente si era accorta che era molto scostante negli ultimi giorni e aveva di certo intuito che qualcosa non andava… e Dante sapeva che prima o poi l’avrebbe placcato una volta per tutte, facendogli sputare il rospo. 

Dante respirò profondamente senza smettere di correre, guardando dritto davanti a sé con cipiglio quasi malinconico: non aveva idea di come dirlo a Jane, visto che doveva ancora metabolizzarlo lui stesso del tutto… quando aveva ricevuto la risposta di Lucas si era chiuso nel Dormitorio per ore finché non era uscito, cercando Coraline e Francies per tutto il castello prima di farci una chiacchierata. Non era certo di averli ancora perdonati per avergli nascosto qualcosa per anni, anche se forse da una parte li ringraziava… aveva vissuto più serenamente, anche se aveva sempre sentito che qualcosa non andava. Sapeva che l’avevano fatto per il suo bene, ma non poteva comunque non avercela un po’ con tutti i suoi fratelli… si erano sempre detti tutto, o almeno così credeva. 

Se non altro ora finalmente sapeva, e tutto aveva acquisito più senso: ecco il perché di quei sogni confusi che somigliavano a ricordi, ecco il perché delle lezioni di autocontrollo che aveva preso da bambino.

Doveva solo spiegare a Jane quello che Lucas aveva spiegato a lui… facile, a dirsi.

A farsi, un po’ meno. 


                                                                              *


“Centocinquantatré, centocinquantaquattro, centocinquat…”

“Hai un disturbo compulsivo, per caso?”

Charlotte si fermò di colpo, smettendo di contare a bassa voce i gradini, sentendosi raggelare mentre alzava lo sguardo, posandolo sulla fonte della voce.

Ti pareva 

Non si scompose affatto quando si ritrovò a guardare William Cavendish, appoggiato con le braccia alla ringhiera delle scale del piano superiore, osservandola con interesse. 

“Se così fosse mi piacerebbe saperlo, da che cosa lo deduci?”

“Conti… perché conti sempre?”

“Non lo so. Mi rilassa, credo.”

Charlotte si strinse nelle spalle, abbassando lo sguardo per puntarlo dritto davanti a sé, riflettendo sulla sua stessa risposta mentre sentiva dei passi sopra di lei, segno che Will stava scendendo le scale per raggiungerla. 

Nemmeno lei aveva capito con certezza il motivo di quella mania del contare… non era per ammazzare il tempo, sentiva quasi il bisogno di farlo. 

“E perché dovresti essere nervosa?” 

Will inarcò un sopracciglio, avvicinandosi alla collega e rivolgendo un’occhiata scettica alle sue spalle come sempre tese e rigide… era quasi come se vivesse costantemente in allerta. 
Come da manuale però Charlotte non rispose alla sua domanda, limitandosi ad osservarlo e inarcando un sopracciglio con fare scettico: 

“Da quando fai l’analista, Cavendish? Hai un diploma di cui non sono a conoscenza?”

“Può anche essere… sono pieno di segreti, io.”

“Oh, non ne dubito, ma se anche fosse, non credo che mi farei psicanalizzare proprio da te… Temo che dovresti accodarti alla fila.” Charlotte sfoggiò un piccolo sorriso prima di riprendere a percorrere il corridoio, precedendo Will e smettendo di contare a bassa voce come faceva sempre quando era in compagnia. Notando che lui non la stava seguendo la donna si fermò, voltandosi e rivolgendogli un’occhiata scettica: 

“Coraggio uomo del mistero, andiamo… non vorrai far tardi a lezione, spero!”

Will si ricosse alle sue parole, affrettandosi a seguirla e rivolgendole un sorriso carico d’ironia:

“Mi ferisce sapere che non mi vorresti come tuo terapeuta… posso sapere il motivo?

“E ME LO CHIEDI? Saresti capace di tendermi una trappola dietro la porta! E quando parli con uno di loro, dovresti sentirti rilassato… al sicuro, diciamo.”

Will sorrise, valutando l’ipotesi mentre si accingeva a raggiungere i Sotterranei insieme a Charlotte:

“E con me non lo saresti?”

“Ne dubito fortemente… Passerei il tempo a preoccuparmi che tu non mi faccia qualche pessimo scherzo.”

“Altro che pessimo, quella dei mantelli è stata una trovata a dir poco geniale… ammettilo, Charlotte.”

“Sarà anche stata geniale, ma non scordare che prima o poi ti presenterò il conto da pagare… e potrebbe essere anche molto salato, mio caro.”

Charlotte gli rivolse un sorrisetto che non prometteva effettivamente proprio niente di buono, strizzandogli l’occhio quasi come a voler suggellare la sua promessa. 

Qualcosa diceva a William Cavendish che la sua collega avrebbe tenuto fede alla parola data…


                                                                               *


“Dante!” Mentre si voltava provò una strana sensazione contrastante: all’udire la voce di Jane si era sentito raggelare, ma quando la vide sorridergli quasi con vena speranzosa mentre gli si avvicinava, sentì uno strano formicolio, come di qualcosa svolazzargli nello stomaco:

“Jane… ciao.” 

“Ti siedi vicino a me?” Jane sorrise, fermandosi davanti a lui e guardandolo allo stesso modo in cui l’aveva guardato nell’ultima settimana: ti prego, dimmi cosa c’è che non va

“Mi piacerebbe… ma ho promesso ad Oliver di sedermi con lui… mi spiace.” Dante sorrise a fatica, indietreggiando di un passo prima di voltarsi e quasi correre verso il compagno di Casa, udendo comunque un sospiro sommesso uscire dalle labbra della Tassorosso, che si trascinò nel banco vuoto accanto a Bella. 
La rossa invece le sorrise, come se fosse felice che si fosse seduta vicino a lei e cercando alk contempo di tirarle sul il morale:

“Ehy! Perché quel muso lungo, tu adori Medimagia!”

“E’ così… ma non capisco perché Dante ce l’ha con me.”

“Te lo ripeto, secondo me non è così che stanno le cose.”

“E allora perché diamine mi evita? Mi guarda in faccia a stento, praticamente…”

“Io ti ho già detto come la penso: TALLONALO, BLOCCALO, CHIEDIGLI SPIEGAZIONI e fatela finita. Anzi, alla lista aggiungi anche bacialo, così la fate finita davvero una volta per tutte.”

Isabella tirò fuori calamaio e piume, parlando con una noncuranza che fece arrossire violentemente Jane, che guardò l’amica quasi con una vena di rimprovero:

“Bella, smettila!”

“Siete voi che dovete smetterla Jane… non certo io. Senti, se proprio non riesci a importi ci penso io… lo prenderò per un orecchio e lo porterò da te, non è un problema.

“Ma se sei alta 40 cm meno di lui!”

“37, JANE. 37.” Il tono fermo di Isabella fece sorridere, malgrado tutto, la Tassorosso proprio mentre la porta dell’aula si apriva, facendo entrare un’allegra e sorridente Lyanna seguita da Regan, Charlotte e William.

“Buongiorno ragazzi, come state’ Spero abbiate passato una settimana piacevole… e che abbiate fatto i compiti, dopo verificherò. Dunque, come potete vedere oggi abbiamo il piacere di avere con noi tre ospiti… il Professor Dippet ci ha chiesto di fare una lezione collettiva per materia durante il mese di Marzo, comincerete oggi.”

Lyanna sorrise, accennando ai tre colleghi che si erano fermati alle sue spalle, appoggiati alla cattedra.

Alle parole “piacevole settimana” Dante si lasciò sfuggire uno sbuffo carico di scetticismo, mentre Jane gli rivolgeva un’occhiata torva dall’altra fila di banchi, chiedendosi per la milionesima volta che cosa ci fosse che non andava in lui… Sapeva che era molto riservato, ma non capiva comunque perché la stava evitando. 

Avrebbe voluti dirgli che le mancava molto parlare con lui a tutte le ore, sorridergli e prenderlo in giro mentre lui le portava i libri… non avrebbe mai pensato di dirlo, ma le mancava persino il “piccola Jane” con cui l’aveva sempre chiamata. 

“Detto questo… come vi avevo già detto, abbiamo concluso la parte più Babbana della materia, d’ora in avanti ci concentreremo su altro… la lezione di oggi sarà tuttavia “riassuntiva”, perciò… chi dei miei cari colleghi avrà il piacere di farci da cavia e fingersi un ferito gravemente?”

Lyanna sorrise, facendo un mezzo giro su se stessa mentre terminava la frase, trovandosi davanti ai tre colleghi e sorridendo amabilmente, invitandoli a concedere la loro partecipazione.

Regan inarcò un sopracciglio, guardandola con cipiglio scettico come se volesse chiederle se stesse dicendo sul serio… Will invece aveva gli occhi quasi fuori dalle orbite, certo che li stesse prendendo in giro. A rimanere impassibile fu Charlotte, che dopo un attimo di esitazione si lasciò sfuggire un colpo di tosse che suonò molto come “Cavendish”.

Per tutta risposta Will si voltò di scatto verso di lei, guardandola con aria minacciosa:

“Selwyn…”

“Beh, fa davvero piacere vedere un volontario, ovviamente… Rilassati Will, non rovineremo la tua bella faccia... ci eserciteremo solo a ricucirti, niente di troppo traumatizzante.”


Lyanna sfoggiò un sorriso, avvicinandosi al collega e prendendolo sottobraccio mentre Charlotte rideva sotto i baffi, guardandolo con gli occhi luccicanti di divertimento: Will ricambiò con uno sguardo truce che la donna sembrò ignorare, troppo impegnata a gustarsi la sua vendetta per darci peso. 


“Ho come la sensazione che sarà una lezione molto divertente...”  Il sussurro di Charlotte fece sorridere Regan, che guardò l'amica con aria rassegnata, sapendo che non aveva praticamente aspettato altro. 


                                                                           *


“Ah, eccoti qui... ti devo parlar-“

“SHHH! Non vedi che sto cercando di origliare una conversazione?”   Antares tacque, inarcando un sopracciglio con scetticismo mentre si avvicinava ulteriormente ad Isabella, che si stava sporgendo leggermente dalla ringhiera delle scale, sbirciando qualcosa che stava avendo luogo un paio di piani più in basso.

“Comprendo che tu abbia molte occupazioni, tra cui ficcanasare negli affari altrui...” 

“Non ficcanaso, mi informo e basta.” 

“Sia come sia, volevo solo dirti che alle 20 Silente ci vuole vedere nel suo ufficio... credo che ci vogliano mettere a controllare un branco di ragazzini in punizione.” 

“Che bello, ora siamo anche baby-sitter... chissà, magari a fine anno ci faranno anche preparare i pasti.”   Isabella parlò in tono piatto, lanciando un’occhiata oltre le scale: poteva chiaramente vedere due figure decisamente note parlare, se non discutere... e moriva dalla voglia di sapere come avrebbero risolto le cose Dante e Jane, visto che non ne poteva più di vederli girarsi intorno di continuo. 

“Che ci provino... ad ogni modo ti lascio al tuo spionaggio Burton, ci vediamo dopo. Ah, dimenticavo: ti ringrazio infinitamente per la ciotola di sangue finto che mi hai accidentalmente rovesciato addosso, a lezione.” 

“Guada che è stato un incidente sul serio! So che pensi che l'abbia fatto apposta, ma giuro che questa volta sono innocente.” 

Antares inarcò un sopracciglio, guardando la compagna con una vena scettica nello sguardo. Isabella però continuò a tenere gli occhi spalancati, quasi come a volerlo convincerò:

“Davvero!” 

Certo, e io sono la Regina 


“Naturalmente, ti è scivolata per pura casualità... ora scusa, ma devo andare. Divertiti ad “informarti su quanto succede”.”   Antares accennò con il capo ai piani inferiori, facendo sorridere quasi allegramente la ragazza:

“Ci puoi giurare, sono proprio curiosa di come andrà a finire una certa storia...” 

“Come se qui succedesse chissà che cosa.” 

“Credimi Black, succedono un mucchio di cose dentro questo castello... solo che non ce ne rendiamo neanche conto.” 


                                                                                   *

La porta alle sue spalle si chiuse con un tale impatto da far quasi tremare il pavimento, ma Dante non ci badò per nulla, andandosi invece a sedere sul suo letto. Sbuffando si sfilò le scarpe, trattenendosi dal lanciarle dall'altra parte della stanza mentre la porta del bagno si apriva, facendo uscire un Oliver rilassato e persino fischiettante. 

Il Grifondoro però cambio espressione nell’accorgersi della sua presenza, osservandolo con curiosità:

“Ah, ciao Dante... che fai qui?”

“Ho parlato con Jane, poco fa... e qui so per certo che non la incontrerò, se non altro.” 

Dante sbuffò sommessamente, guardando con aria torva il pavimento mentre Oliver alzava gli occhi al cielo, chiedendosi che cosa fosse successo: nell'ultima settimana le cose tra i due erano un po’ cambiate... e a giudicare dalla faccia del compagno, la conversazione non doveva essere andata molto bene.

“Posso sapere che è successo?” 

“Niente, solo... non si era mai arrabbiata con me prima d'ora.”  

Dante sospirò, chinando il capo e ricordando con rammarico la conversazione avuta con Jane, quando l'aveva incrociata fuori dalla Biblioteca e lei non gli aveva permesso di darsela a gambe per l'ennesima volta, chiedendogli spiegazioni:

“Ho fatto qualcosa di male? Se così fosse dimmelo, non ignorarmi... per favore.” 

“Non hai fatto nulla, Jane, davvero.” 

“E allora perché ti comporti così? Cosa ti ha fatto cambiare dall’oggi al domani?” 


Aveva allungato una mano per accarezzarle il viso, ma lei si era ritratta, guardandolo con confusione e irritazione allo stesso tempo. 
 A anche se avrebbe voluto, ancora una volta non le aveva detto della lettera di Lucas... cominciava a pensare che non ci sarebbe mai riuscito, temendo che lei potesse in qualche modo allontanarsi. 


“Sai Dan... io credo che le confidenze avvicinino le persone, sono i segreti a dividerci. So che le vuoi bene e che non la vuoi perdere, e per far sì che ciò non accada mai dovresti per prima cosa essere sincero.” 

Dan annuì alle parole di Oliver, sapendo che il ragazzo aveva ragione... 

“Non so come dirglielo, Oliver... potrebbe prenderla male e volermi stare lontana. Io stesso ho paura di poterle fare del male.” 

“Non puoi saperlo... non so che cosa ti stia preoccupando, ma non ce la vedo a comportarsi così, Jane Prewett è uno zuccherino.” 

“Solo io posso chiamarla così.”   Oliver rise di fronte alla pacata puntualizzazione dell’amico, uscendo dalla stanza diretto in Biblioteca e lasciandolo di nuovo solo in mezzo ai suoi pensieri. 


                                                                      *


Regan si fermò, restando improvvisamente immobile nell’Ingresso. Aveva quasi raggiunto le porte della Sala Grande, ma quello che vide gli fece dimenticare quello che doveva o voleva fare... all’improvviso sorrise, iniziando a fare lo slalom tra gli studenti diretti a cena per correre incontro alla donna in piedi sulla soglia, le mani sprofondate nelle tasche della giacca e un’espressione stanca dipinta in volto.

Il volto di Stephanie si rallegrò leggermente vedendosi arrivare incontro il marito, sorridendogli debolmente:

“Ciao, Reg...” 

“Che ci fai qui? Sei venuta a salutarmi perché non ce la facevi più a stare senza di me?”  Regan sorrise, fermandosi davanti a lei e abbracciandola di slancio, sollevandola leggermente da terra e dandole un bacio a stampo sulle labbra. Quando la rimise a terra non cessò di sorridere, mentre invece la moglie lo guardò quasi scusandosi, accarezzandogli una guancia prima di parlare a bassa voce:

“Vorrei che fosse così, davvero... ma non sono qui per te, Reg.” 

“Immagino che tu stia cercando me. Ciao Stephanie... devo dire che mi sei mancata.” 

Regan si voltò, trovandosi davanti a Charlotte. L’Auror sorrise all’amica, sinceramente felice di vederla e quasi per niente sorpresa: sua madre le aveva scritto proprio che avrebbe ricevuto presto una visita... aveva omesso il motivo, ma almeno l'aveva avvertita.

“Ciao Charlie, anche tu mi sei mancata molto... e mi spiace diverti rivedere per darti una brutta notizia.”  Stephanie si avvicinò all’amica, abbracciandola mentre Regan assisteva alla scena con tanto d’occhi, chiedendosi che cosa diamine stesse succedendo:

“Scusate, mi potreste spiegare? Che sta succedendo, c'è un problema al Dipartimento?” 

“No amore, non proprio... abbiamo trovato qualcuno che stavamo cercando da più di un mese e volevo dirlo a Charlotte.” 

Stephanie si rivolse di nuovo all’amica, che inarcò un sopracciglio come a volerla invitare a continuare. L’ex Grifondoro sospirò, indugiando per un attimo prima di parlare: 

“Abbiamo trovato il corpo di John... E abbiamo preferito che lo sapessi per mano nostra, invece che per merito dei giornali.” 


                                                                       *


“Io ti avviso, Carsen: se ti azzardi ad usarmi come cavia per un qualche intruglio mortale la settimana prossima, resuscito e poi ti ammazzo. Lyanna basta e avanza ad attentare alla mia vita...”  

Will sbuffò, sedendosi accanto al collega senza ottenere alcuna risposta, mentre invece Lyanna sosteneva con fermezza che non aveva corso alcun rischio è che era tornato come nuovo. Stupito Will si voltò, guardando Regan con cipiglio scettico e quasi non udendo le parole della collega:

“Non è da te non replicare. È successo qualcosa?” 

“Mia moglie è qui.”    Il debole sussurro di Regan lo fece accigliare ancora di più, chiedendosi perché non stesse saltellando felicemente per tutta la Sala visto che si lamentava di sentire la sua mancanza almeno una volta ogni due giorni. Anche Lyanna inarcò un sopracciglio, bloccando la forchetta a mezz'aria e rivolgendogli un’occhiata curiosa:

“Davvero? E perché diamine non sei con lei?” 

“Triste, ma non è qui per me... doveva parlare con Charlotte, credo che siano ancora nell’Ingresso a discutere.”    Regan si strinse nelle spalle con aria cupa, sconsolato del fatto di essere stato escluso dalle chiacchiere della moglie dell'amica. 

“Mi dispiace... ma di certo è venuta per salutarti, sono sicura che abbia insistito per venire per questo.” 

Lyanna gli rivolse un sorriso, come a volergli tirare su il morale mentre Will teneva lo sguardo sulla porta aperta della Sala Grande con aria pensierosa, chiedendosi che cosa stesse succedendo proprio sotto al suo naso... non gli sarebbe dispiaciuto sgattaiolare fuori e origliare, ma di certo scoprendolo Charlotte lo avrebbe preso a maledizioni e non aveva bisogno di finire davvero a farsi ricucire le ferite dai suoi stessi studenti... Non dopo che Lyanna gli aveva fatto uno strano incantesimo, facendogli comparire delle bruttissime ferite che poi aveva fatto puntualmente sparire, fortunatamente. 

“Sai per caso perché tua moglie è venuta?” 

“Informazioni strettamente riservate, Will.. non credo di essere tenuto a rivelarle.” 


                                                                             *


“Scusa, posso sedermi qui?”   Ingrid alzò lo sguardo, sorpresa nel trovarsi davanti un sorridente ragazzo dai capelli color grano:

“Si, certo.” 

“Grazie. Sembra che questa sera tutta Hogwarts abbia deciso di studiare qui.” 

Oliver le rivolse un sorriso sincero, carico di gratitudine mentre prendeva posto di fronte alla ragazza, occupando la sedia che solo fino a poco prima aveva ospitato Isabella.

“È pieno di gente, in effetti...”

“Ah, quasi dimenticavo... non ci siamo ancora presentati, sono Oliver.”    Lui le sorrise allegramente, tendendole la mano che venne stretta dalla ragazza, che ricambiò il sorriso: in effetti nell'arco dei giorni che aveva già passato ad Hogwarts non si erano ancora parlato, anche se ovviamente l'aveva già intravisto varie volte a lezione. 

“Ingrid. Grifondoro, giusto?” 

“Già... Tu invece sei finita insieme al Tornado Burton.”    Oliver sorrise, ridacchiando sommessamente mentre pensava alla Caposcuola: in non poche occasioni aveva assistito alle strigliate che la ragazza appioppava a qualche altro studente... anzi, ci era passato anche lui un paio di volte. Cogliendo lo sguardo accigliata di Ingrid però sorrise, affrettandosi a spiegarsi meglio:

“Non fraintendere, è assolutamente unica... e conviene molto di più averla come amica che come nemica, credimi.”

“In tal caso, sono sollevata. Mi sembra una bella persona, comunque.” 

“Oh, lo è..” 

Finché non decide di detestarti, ovviamente. 


                                                                          *


“Ok, se qualcuno ha qualche obiezione sui turni lo dica ora...” 

La mano di Isabella scattò in aria, esattamente come quando, a lezione, conosceva una risposta: tuttavia Antares la ignorò deliberatamente, facendo scorrere lo sguardo sui Prefetti mentre la ragazza sfoggiava un evidente irritazione:

“Bene, vedo che nessuno ha da obbiettare...” 

“Veramente ci sarei io, se Sua Maestà non se ne fosse accorta.” 

Isabella inarcò un sopracciglio, quasi sventolando la mano mentre osservava Antares con stizza, maledicendolo mentalmente prima di scattare in piedi, conscia che non si sarebbe neanche sognato di farla parlare:

“Bene, se Sir Black non mi concede la parola, vorrà dire che me la prenderò da sola. Di grazia, tu e il tuo amichetto spiegatemi perché io finisco perennemente al fine settimana.” 

Isabella inarcò un sopracciglio, incrociando le braccia al petto mentre Antares, ancora comodamente seduto di fronte a tutti, sorrideva quasi amabilmente:

“Magari è un segno del destino...” 

“Vai a fare la Sibilla Cumana da un’altra parte, Black. Riddle, il sabato te lo prendi tu, e non ho altro da aggiungere... A meno che tu non abbia qualche appuntamento con Lumacorno, naturalmente.”

La rossa lanciò un’occhiata di sbieco al Prefetto di Serpeverde, ignorando le risatine che le due parole avevano scaturito e trovandolo come sempre con la sua “faccia da schiaffi”, come lei stessa sosteneva. Per tutta risposta il moro non disse niente, limitandosi ad osservare quasi con odio una delle poche persone che non era mai riuscito ad ingraziarsi.

“Mi piacerebbe sapere perché lasciamo che ce l'abbia vinta.”   Al mormorio del ragazzo Antares si strinse nelle spalle con noncuranza, guardando un’Isabella uscire dalla stanza con aria rilassata:

“Mio padre dice sempre che a volte bisogna far credere a qualcuno di aver vinto per batterlo... E poi è testarda, quando si impunta su qualcosa è dura che demorda.” 

“Può darsi, ma a volte mi chiedo perché le abbiano dato questo ruolo... sarà anche Purosangue, ma vale ben poco.” 


Antares si voltò verso il compagno di Casa, quasi volendogli chiedere di spiegarsi ma senza averne il tempo: Tom si era già alzato, uscendo dalla stanza a velocità quasi sorprendente e muovendosi tra le sedie quasi come se ci scivolasse in mezzo. 

Per un attimo, si chiese se Isabella non avesse ragione a vedere con occhio critico quel ragazzo... il fatto che non le piacesse non era un gran mistero, ma molti non ci facevano caso, reputando Tom Riddle una specie di eroe fin dall'anno prima, quando aveva smascherato (Povero Hagrid T.T Nda) il mostro della Camera dei Segreti e il suo stesso proprietario.

Forse quello era il caso di dire che non tutto è oro quel che luccica... peccato che non se ne fosse reso conto praticamente nessuno, almeno non ancora.


                                                                            *


“Dove l'avete trovato?” 

“Sotto le macerie, come ben sai stiamo lasciando che i Babbani si occupino della ricostruzione per conto loro, per non... destare sospetti. Ma non credo che sia sempre stato lì, e non sono l'unica a pensarla così.” 

Charlotte sospirò, osservando le fiamme danzare nel camino con inespressività, mentre Stephanie era seduta accanto a lei nella camera dell’amica:

"No di certo... l'hanno spostato dopo averlo ucciso per forza, l'avremmo trovato prima altrimenti.” 

“Esattamente... dovremmo solo capire che cosa sono riusciti a farsi dire, ma temo sia impossibile.” 

“Che cosa vuoi che gli abbia detto, Stephanie? Tutto quello che sapeva, probabilmente...”. Charlotte sbuffò, alzandosi e muovendo nervosamente qualche passo verso il camino, incapace come sempre di stare ferma quando era inquieta.

Stephanie non la imitò, limitandosi a seguirla con lo sguardo:

“Non è da escludere, purtroppo. Ma ti assicuro che li troveremo, CeCe... mi spiace solo che tu debba stare qui.” 

“Dispiace anche a me, odio non rendermi utile. Quando ci sarà il funerale?” 

“Settimana prossima credo, non so ancora con precisione... lo stanno ancora esaminando al San Mungo.” 


Per un attimo nessuna delle due disse nulla, mentre Charlotte si appoggiava con una spalla al caminetto, scrutando le fiamme con aria cupa:

“Aveva solo 21 anni... l'abbiamo praticamente formato noi, ma forse non siamo state abbastanza brave. Non era molto più grande dei ragazzi che camminano per questi corridoi, ed è morto.” 

Stephanie sospirò, annuendo e alzandosi per avvicinarsi all’amica, le braccia conserte e lo sguardo cupo esattamente come il suo:

“Lo so... è orribile ed ingiusto, era troppo giovane. Ma come tutti, sapeva cosa vuol dire fare il nostro lavoro, Charlie. E lo sapeva anche Sean... se fosse qui, ti direbbe la medesima cosa e sono sicura che, infondo, lo sai anche tu.”









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Angolo Autrice: 

Buonasera! Scusate se ci ho messo un po’, ma ho avuto un paio di giorni in cui l’ispirazione ha vacillato non poco. 
Ad ogni modo spero che il capitolo vi sia piaciuto, anche questo è uscito abbastanza lunghetto... spero che non vi dispiaccia u.u
In questo capitolo ha fatto una comparsata anche un personaggio di un'altra mia storia, ambientata circa nello stesso periodo... per chi ha partecipato ad History, Imogen potrebbe non essere l'unica u.u

Vi auguro una buona serata e una buona Domenica, ci sentiamo in settimana con il seguito! :) 

Signorina Granger 

   
 
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