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Autore: valeria78    16/11/2016    6 recensioni
Regina è una professoressa di letteratura dai modi freddi e distaccati. Emma è una studentessa sognatrice che ama la poesia e vuol diventare giornalista. Dal loro incontro, tra i banchi dell'Università di Boston, nasce una storia d'amore che va oltre ogni barriera, capace di superare ogni ostacolo che la vita porrà loro dinanzi.
Genere: Drammatico, Erotico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO UNDICI

Qualcuno bussò alla porta di casa Mills. Regina era uscita da poco dalla doccia e aveva ancora i capelli bagnati, afferrò un asciugamano al volo e discese da basso correndo fino al portone di casa.

“Emma” disse meravigliata, una volta aperta la porta.

“Ciao” la bionda sorrise timidamente mentre i suoi occhi squadrarono il corpo della mora dalla testa ai piedi, indossava una tuta e i capelli bagnati la rendevano ancora più affascinante.

“Ti disturbo… eri sotto la doccia”.

“No. Accomodati”.

La giovane entrò e provò una bellissima sensazione nel rivedere le pareti, i pavimenti, gli oggetti della casa di Regina e nel sentire l’odore che emanavano quelle stanze: l’odore della donna che amava. La prof fece strada fino in cucina, mentre con l’asciugamano si tamponava i capelli, si poggiò al lavello e guardò Emma. Quest’ultima fu investita da un profondo senso di disagio, poi vide sul tavolo il The Boston Globe aperto alla pagina in cui si trovava l’articolo dell’arresto di Sarah, si avvicinò per guardarlo meglio dopo aver poggiato vicino le chiavi della macchina prestatale da Ruby.

Lo sapeva, eppure non l’aveva chiamata. Pensò.

“Hai saputo, dunque” disse la bionda mentre il suo disagio aumentava.

Regina non rispose.

“Pensavo che mi avresti telefonato”.

La prof sospirò: “Emma, perché sei qui?”.

La studentessa sentì una fitta al cuore, ebbe la sensazione che Regina non gradisse la sua presenza.

“Forse ho fatto male a venire” sussurrò, si voltò per dirigersi verso la porta di casa, ma la mora le afferrò il polso e la trattenne. Emma si girò.

“Sediamoci” disse Regina e si diressero nel soggiorno per accomodarsi sul divano.

Ci fu un attimo di silenzio. Emma osservò le gocce che dai capelli bagnati cadevano lungo il collo della mora e desiderò avvicinarvi le labbra e baciarle una a una.

“Sei stata molto coraggiosa - disse la prof - a far arrestare Sarah”.

Emma annuì: “Grazie, ma Gold non si trova…”.

“Come stai?” chiese la prof.

“Non bene, per niente” strinse le mani attorno alle ginocchia e fece un respiro profondo.

La mora sentì il cuore stingersi nel petto.

“Mi manchi” disse infine la bionda.

Regina si alzò dal divano e andò a versarsi del succo di mele. “Ne vuoi?” chiese.

“No, Regina – la voce della studentessa si alzò di tono – non voglio del succo di mele, perché non riesci a dirmi cosa provi? Perché ti alzi e fuggi?”. La mora si girò e si trovò Emma a un passo dal suo naso, afferrò il bicchiere che Regina teneva in mano e lo pose sull’armadietto, poi cominciò ad accarezzarle i fianchi. “Dimmi che anche tu provi le stesse cose” sussurrò, avvicinando le labbra al collo della donna. Regina chiuse gli occhi e sospirò.

“Dimmi che possiamo tornare insieme”.

Le due donne si guardarono, intensamente. Le mani di Emma sprofondarono tra i capelli di Regina ancora umidi. I loro respiri si confusero, le loro labbra erano talmente vicine che quasi si sfioravano.

La prof afferrò Emma per le spalle e la spinse indietro, liberandosi così dalla stretta e lasciando la bionda assolutamente sorpresa da quella reazione. Si sistemò i capelli dietro l’orecchio e corse su per le scale, aprì la porta della camera da letto, la richiuse alle sue spalle e si sedette contro di essa. Emma le corse dietro, provò ad aprire la porta ma era chiusa.

“Perdonami Emma – sussurrò la prof – ho bisogno di tempo. Ti amo, ma non ce la faccio”.

La bionda si appoggiò con la mano alla porta e si mise l’altra in tasca.

“Cosa devo fare per convincerti?” disse mentre sentiva le lacrime scenderle lungo le guance.

La mora non rispose. La studentessa attese qualche minuto, poi sospirò e si allontanò, ma in quell’istante la porta della camera si aprì e uscì timidamente la prof.

“Non andare”.

Emma guardò Regina e si avvicinò a lei, intrecciò le dita delle sue mani con quelle della sua compagna e poi la spinse delicatamente contro il muro, accanto alla porta.

Le loro labbra si unirono in un bacio appassionato, le loro lingue danzarono. Emma prese delicatamente il volto di Regina tra le mani e cominciò a baciarla sulle guance, sulla fronte, sugli occhi.

“Ho avuto paura di perderti – sussurrò la mora – mio Dio, ho davvero avuto tanta paura di perderti. Il cuore mi si è fermato nel petto quando ho visto la tua macchina contro il cartello stradale”.

Emma smise di baciare l’insegnante e si concentrò sulle sue parole.

“Mi dispiace per come mi sono comportata con te” continuò Regina.

La bionda riprese a baciarla ma la prof arrestò la foga della giovane ponendole la mano davanti alla bocca.

“Non correre – disse – ti prego, non correre”.

Emma annuì: “D’accordo” sussurrò mentre le sue labbra sfioravano ancora quelle della mora.

La prof toccò il ciondolo con il cigno che la studentessa portava al collo: “Lo hai con te”.

“Sempre” sussurrò.

Regina accompagnò la giovane di sotto, tenendola per mano, le due si fermarono sulla porta di casa.

“Domani mattina porto Henry a fare una gita al lago, vuoi venire? Alle 10?”.

Emma sorrise, non poteva crederci, Regina la stava invitando, annuì e le regalò un ultimo bacio sulle labbra, quindi si allontanò, le loro mani si lasciarono, le loro dita si sfiorarono. La prof guardò la bionda camminare lungo il vialetto e scomparire, richiuse la porta e sfiorò le sue labbra, sorrise e si sentì felice. Sospirò e si recò in cucina, solo allora notò che la bionda aveva dimenticato le chiavi della macchina. Qualcuno bussò alla porta. Regina prese le chiavi e si avviò al portone, lo aprì: “Hai dimentic…” non finì la frase, sbarrò gli occhi e indietreggiò. Una figura nera si fece avanti puntandole una pistola contro. Entrò in casa e si chiuse la porta alle spalle. Regina alzò le mani.

“Che cosa stai facendo?”.

Il signor Gold le intimò di avanzare verso il centro della stanza.

“Sei impazzito?” disse con voce tremante.

Regina indietreggiò ancora.

“Siediti, cara” disse con voce calma l’uomo, indicando una sedia in cucina. Regina obbedì.

“C’eri quasi riuscita, non è vero Regina Mills?”. La mora corrugò la fronte.

“Un anno ancora e Gold sarebbe andato in pensione e tu avresti preso il suo posto. Oh, mi sembra di sentirla tua madre Cora mentre te lo dice”.

L’uomo estrasse una corda da dentro una borsa e legò i polsi della donna dietro la sedia. Regina storse la bocca per il dolore.

“Sei pazzo…” sussurrò a denti stretti la prof.

Emma stava sorridendo mentre percorreva a ritroso il vialetto della casa di Regina, una volta raggiunta l’auto si era accorta di aver lasciato le chiavi dalla donna. Passò davanti a una delle finestre e sbarrò gli occhi, subito si abbassò e scrutò all’interno. Una persona puntava una pistola contro la mora, riconobbe il preside. Emma si guardò intorno cercando una soluzione nel più breve tempo possibile. Afferrò il telefono e chiamò subito David Nolan perché raggiungesse la casa della donna. Lui le disse di non fare niente in attesa del loro arrivo, ma la bionda non poteva restare con le mani in mano. Costeggiò la casa fino a raggiungere la parte posteriore, c’era un grosso albero carico di mele rosse che si trovava piuttosto vicino a una delle finestre del piano superiore. La bionda si tolse il giacchetto e cominciò a salire aggrappandosi ai rami e forzando sulle gambe, ma la destra, non ancora completamente funzionante dopo l’incidente, cedette e il piede le scivolò, rimase penzoloni con le mani che arpionavano un ramo. Strinse i denti e con tutta la forza che aveva si tirò su fino ad abbracciare il ramo, respirò qualche istante, poi stando cavalcioni si avvicinò alla finestra.

Sperò vivamente che fosse aperta, la forzò un po’ e alla fine le due ante si aprirono permettendo alla donna di penetrare nella sua camera da letto di Regina. Aprì la porta e uscì, sentì le voci lontane di Gold e della mora. Si avvicinò alle scale e si sporse leggermente per cercare di capire come era la situazione. Non c’era nessuno nel salotto e neppure nel corridoio, le voci venivano dalla cucina. Emma si recò nella cameretta dove Henry dormiva quando stava a casa di Regina, cercò disperatamente nei cassetti, nell’armadio e trovò una mazza da baseball, la baciò e tornò alle scale. Discese lentamente un gradino per volta mentre tutto intorno era silenzio, si sentiva solo la voce pacata del preside.

Emma attraversò il salotto e si fermò a pochi passi dalla cucina che non aveva porta.

“E poi ci s’è messa Emma Swan a rovinare tutto – stava dicendo Gold – a cercare a tutti i costi di trovare una spiegazione a quanto le era successo”.

“Credevi che se ne sarebbe stata con le mani in mano? Ti facevo più furbo” disse Regina cercando di allentare la corda che le imprigionava i polsi.

“Beh non più furbo di te, so che sei entrata nel mio ufficio e che hai preso dei documenti importanti”.

“Pensi che uccidendomi continuerai a mantenere il tuo posto di preside? O magari quello di rettore?”.

L’uomo passeggiava avanti e indietro ascoltando le parole di Regina.

“Finirai in prigione” concluse la donna. Gold la guardò con odio e le dette uno schiaffo.

A quel suono Emma sobbalzò e sbarrò gli occhi, non poteva vedere la scena ma sentì una grande rabbia salire.

“Zitta!” disse l’uomo e pose del nastro adesivo sulla bocca della donna.

“Preparati a morire”. L’uomo puntò la pistola verso Regina. Si guardarono negli occhi. La mora sentì che non aveva più speranza, mentre il suo cuore batteva forte. Continuò a provare a liberarsi dalla corda ma niente.

Gold sorrise diabolicamente. La mora chiuse gli occhi e una lacrima le rigò il volto, in quell’istante pensò a Emma. Poi ci fu un rumore sordo e qualcosa cadde a terra. Regina aprì gli occhi e vide la bionda con la mazza da baseball stretta tra le mani e il corpo di Gold a terra, immobile.

La studentessa lasciò cadere la mazza a terra e si avvicinò alla prof, le strappò il nastro adesivo dalla bocca.

“Emma” sussurrò mentre le lacrime scendevano dal suo volto.

“Stai bene?” chiese la bionda togliendole la corda.

Regina si alzò dalla sedia e si massaggiò i polsi. “Sì” disse regalando un ampio sorriso alla bionda, poi portò le braccia al collo della ragazza e la strinse forte a sé.

Da lontano sopraggiunsero le sirene della polizia.

“Mi hai salvato la vita” disse Regina e la baciò sulle labbra. Emma ricambiò quel bacio sempre stringendola a sé.

“Dovevo pareggiare i conti” e sorrise.

“Emma – disse Regina e le lacrime tornarono a rigarle il volto – c’è una cosa che ho capito stasera, che nessun dolore è grande quanto quello di non averti al mio fianco. L’averti allontanata da me è stata la cosa peggiore che abbia mai fatto e non intendo provarlo di nuovo”.

Un istante dopo la porta di casa Mills si aprì con uno schianto, i poliziotti entrarono e con loro anche David che, alla vista di Gold disteso e delle due donne abbracciate, sospirò: “Sapevo che non avresti ascoltato le mie parole”. Emma e Regina si guardarono e risero.

 

***********

Due giorni dopo Regina volle fare una cena a casa sua e invitò Zelena con il marito e Mary Margaret, David, i due si frequentavano dopo l’incontro fuori dall’ospedale, Henry con Robin e Marian, sua madre Cora, Emma e Ruby. Quando furono tutti riuniti al tavolo, la prof alzò il calice verso l’alto e guardò Emma, bellissima in un abito rosso, con i capelli mossi che le ricadevano sulle spalle.

“Vorrei fare un brindisi” disse.

Gli altri sollevarono i bicchieri.

“A Emma” e il suo sguardo si diresse verso la madre.

“So che in famiglia c’è chi ancora fa fatica ad accettarla, madre…. – e fece una pausa – e c’è chi invece la adora – e guardò Henry, Mary Margaret e Zelena – beh se ora sono qui, lo devo solo a lei e non parlo solo del fatto che mi ha salvata da Gold, parlo del fatto che ha salvato il mio cuore e la mia anima…” si fermò guardando Emma.

“Dopo che ho conosciuto Emma mi sono accorta che prima mi mancava qualcosa, avevo l’affetto di mio figlio e dei miei cari, ma c’era comunque un buco nella mia vita che ancora non avevo riempito. Un buco che grazie a lei ora è colmo di gioia, con Emma posso vivere una vita piena. Ti amo”.

Zelena fu la prima ad applaudire e si asciugò una lacrima: “Brava Regina!” urlò.

Poi all’applauso della sorella si unirono tutti. Cora sopirò e alla fine si unì agli altri cercando di sorridere.

Emma si avvicinò alla professoressa e la baciò sulla guancia: “Ti amo anche io”.

“Se permettete – disse Marian ottenendo l’attenzione di tutti – vorrei dire due parole anche io. Prima di tutto vorrei congratularmi con Emma Swan perché grazie a lei e ai suoi articoli sui fatti che l’hanno coinvolta, il The Boston Globe ha incrementato in numero delle vendite”. Si alzò una “Oh” generale. “E quindi ho deciso di assumerla in pianta stabile”.

Emma spalancò gli occhi e guardò Regina che le sorrise: “Brava, amore”.

“Poi, volevo anche dire che da oggi non ci saranno più rancori o faide familiari tra i Mills e gli Hood. E che troveremo la soluzione migliore per Henry”. Marion alzò il bicchiere e bevve.

Ci fu un nuovo applauso.

Emma si strinse a Regina ed Henry corse loro incontro, le due si inginocchiarono e lo abbracciarono insieme.

“Così con i soldi che guadagnerai al giornale potrai comprarti una macchina decente” sorrise entusiasta Regina.

Emma si alzò invitando la prof a seguirla vicino alla finestra, da qui indicò oltre il vetro.

“Cosa?” disse Regina e guardò in direzione del dito della bionda, lentamente il suo sorriso sparì.

“Veramente ho comprato un altro Maggiolino, giallo, usato, carinissimo, ci facciamo un giro?”.

La mora sospirò e scosse la testa. “Cosa devo fare con te?”.

“Amami” rispose Emma e abbracciò la prof, che ricambiò stringendola forte, ridendo.

 

FINE

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Si conclude così la mia fanfiction. Volevo ringraziare coloro che hanno avuto la voglia e la pazienza di leggere questo mio racconto. E' stato bellissimo per me scrivere la storia di questi due personaggi. Ho amato Regina nelle vesti di professoressa e ho amato Emma in quelle di studentessa. 

Spero davvero che questo finale vi piaccia. Lo so la ff non è stata lunghissima e un po' mi dispiace, ma non intendevo allungare il brodo magari rendendola noiosa. 

Vi ringrazio ancora tanto per le recensioni che mi avete scritto, per i complimenti e le critiche sempre costruttive.

Non vi dico addio, ma arrivederci, prestissimo tornerò con qualcosa di nuovo ovviamente sempre swanqueen. E chissà, magari prima o poi farò il seguito di questa ff ;).

Vi abbraccio!

   
 
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