Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Shige    18/11/2016    3 recensioni
Raccolta di One shot che partecipa all'Erwinweek
1 - Childhood - Primi Passi
2 - Happiness - Il saggio, il gigante e l'asino
3 - Canon Divergence - Sbagli
4 - King - Il Re senza corona
5 - Birthday - Ti regalo un sogno
6 - Death - Attraverso i suoi occhi
7 - Afterlife - Inferno
Conclusa
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Erwin Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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King

Attenzione Spoiler! Cap 69
 

 
Il Re senza corona
 
 
 
Stava in piedi cercando inutilmente di mantenere un’aria composta e regale ma le mani che teneva giunte all’altezza del ventre non smettevano di tremare. Si sentiva una sciocca; una stupida ragazzina in un abito stretto e troppo scomodo.
Non era fatta per quella vita e non lo sarebbe mai stata. Inadeguata, come sempre, ad indossare panni mai completamente suoi.
‹‹Cosa accadrà ora?›› chiese con un sussurro all’uomo che le guardava le spalle.
‹‹Governerete queste mura›› rispose con voce profonda.
Historia annuì, gli occhi adombrati da un velo di tristezza. Una risposta incisiva che non le lasciava altra via di scampo.
Era davvero pronta per diventare Regina? Era degna di portare il nome dei Reiss e indossare la corona sottratta ad un falso Re?
Le sue mani non erano certo il luogo più sicuro in cui andare a cercare la salvezza dell’umanità; eppure si era dimostrata coraggiosa, forse avventata, ma cosa più importante Historia Reiss aveva un cuore nobile e questo sembrava bastasse per indossare i panni di una Regina. Non a lei, però, che non si era sentita mai abbastanza degna, mai abbastanza e basta.
Era stato facile, anche troppo, mostrarsi al mondo e reclamare un titolo che le spettava di diritto. Non altrettanto, invece, sedersi sul trono e mantenere fede alla promessa fatta.
‹‹E se non ne fossi capace?›› sorrise appena guardando oltre la vetrata che dava sui campi. Si trovò a pensare che tutto quello spazio vuoto fosse un enorme spreco di terra: non era coltivato, né ospitava villaggi, ma solo le magioni di nobili aristocratici che ora tremavano all’idea di perdere il proprio prestigio.
Un titolo valeva così tanto? Historia non sapeva come rispondersi. Da un giorno all’altro aveva dismesso la divisa della Legione e indossato una corona che le provocava soltanto un insopportabile prurito alla testa.
Un prurito che accentuava solo quando Erwin Smith puntava gli occhi su di lei.
Il Comandante stava ritto in mezzo alla stanza, indossando l’alta uniforme che riservava solo per occasioni importanti o, come in quel caso, quando veniva ricevuto da Sua Maestà. Dal giorno della sua incoronazione, era raro vedere Erwin Smith aggirarsi nei corridoi del palazzo. Eppure ora stava lì perché a deciderlo era stata lei: lo considerava ancora il suo Comandante, dopotutto, e aveva ancora bisogno del suo aiuto.
 
Erwin Smith era un uomo instancabile, abbastanza folle da proseguire la sua battaglia con un braccio amputato e rischiare la pena capitale per una scommessa contro il caso; di certo era un rivoluzionario ambizioso che a tratti poteva far paura ma Historia non riusciva a temere quell’uomo stranamente taciturno. Ne ammirava la mente lungimirante, l’astuzia con cui tesseva i suoi inganni e la tristezza che adombrava quello sguardo. Perché Erwin Smith sembrava aver perso molto più che un semplice un braccio: per ogni sua scelta, ogni sacrificio, ogni goccia di sangue versato, egli aveva assistito inerme che la sua anima venisse fatta a brandelli e divorata da un buco nero infernale che si apriva ai suoi piedi. Eppure sembrava non curarsene affatto, come se già avesse accettato quell’ignobile destino.
Era fatto così, il Comandante Smith, quando si trattava di prendere una decisione: qualcuno doveva caricarsi sulle spalle il peso delle conseguenze ed egli sembrava disposto a farlo. Ognuno aveva una parte da recitare e poco importava se ci si sentisse inadeguati o incapaci di interpretare quel ruolo. Qualcuno doveva farlo e come a lui era toccato di portare avanti quella rivoluzione, a lei spettava di ripristinare un clima di fiducia e spezzare le catene che sottomettevano i disgraziati figli di nessuno. 
Ad Erwin Smith non importava se lei sarebbe stata una sovrana migliore del precedente, ma solo che ci fosse una Reiss su quel trono e non un usurpatore. Quindi era stato solo per un fortuito caso se le era toccata quella sorte, perché, se Frieda fosse stata viva, la ruota del destino avrebbe girato diversamente.
Invece la sua famiglia era stata spazzata via insieme a tutti i suoi oscuri segreti e al sorriso di sua sorella. L’ultimo, Rod Reiss, l’aveva ucciso lei: la figlia bastarda nata dal ventre di una contadina.
Di fatto, non aveva nulla di speciale che la rendesse un sovrano degno di quel titolo. Soltanto la coincidenza di portare un cognome che per anni aveva temuto di pronunciare e che Erwin Smith aveva riesumato come un cadavere ormai in decomposizione.
Perché per Historia il titolo di Re era morto insieme ai Reiss quella notte di cinque anni prima; per quanto la corona le calzasse a pennello, quella terra non aveva bisogno di essere guidata né da un Re, né da una Regina, né tanto meno da lei.
Serrò i pugni, voltandosi di scatto.
Poche cose sapevano cogliere alla sprovvista un uomo come Erwin Smith, e ancora meno quelle capaci di sorprenderlo. Davanti a lui non stava più una Regina, ma una bambina fragile e spaventata che si era gettata di slancio contro il suo petto, aggrappandosi alla sua divisa e bagnandola di lacrime.
Erwin si irrigidì appena, incapace di fare alcun ché per calmare quel fragile esserino tutto tremante. Historia si era abbandonata ad un gesto folle, dettato dalla stupida e infantile paura di essere vista come uno sbaglio.
 
Come ogni volta che gli occhi di sua madre incrociavano i suoi…
 
Historia piangeva e non aveva vergogna di farlo, cacciando in un angolo l’aria composta che si addiceva ad una regina. In quel momento, non voleva possedere alcun titolo, né una corona da indossare, ma solo sentire la mano di Erwin Smith posarsi delicatamente sopra la sua testa.
Smise di singhiozzare quando le sue dita scivolarono lungo la chioma bionda, scompigliandola appena, in un gesto un po’ impacciato e disordinato. Restarono a lungo in silenzio: Historia avvertiva soltanto il lieve sospirare del Comandante mentre la mano scorreva leggera sulla nuca.
‹‹Una Regina che ha avuto l’ardire di colpire il Capitano Levi non dovrebbe piangere›› disse ammorbidendo la voce. Il volto arrossato di Historia emerse dalla camicia, perdendosi nelle iridi profonde del Comandante Smith. Era solo una stupida ragazzina che si era dimostrata ancora una volta troppo debole e troppo spaventata per quel mondo crudele che stava fuori dalla finestra. Era solo una bambola di pezza pronta a scucirsi in qualsiasi momento, mentre quell’uomo era, al contrario, una statua di marmo: poteva scalfirsi o perdere un braccio ma restava sempre in piedi.
Erwin le sorrise sfiorandole la guancia rigata di lacrime e di nuovo tornò prepotente quel pensiero che il mondo non avesse bisogno né di un Re né di una Regina.
Si allontanò lentamente asciugandosi il volto.
Si potevano dire tante cose di Historia Reiss: che fosse troppo gentile per quel mondo, troppo delicata per essere ancora viva e che avesse imparato a leggere negli occhi delle persone prima che sulle pagine di un libro. E in quelle iridi chiare, ella vi lesse la stessa tristezza che la affliggeva da quando aveva indossato la corona: vestivano entrambi degli abiti troppo stretti, ma qualcuno doveva pur farlo.
 
‹‹Siete voi ciò di cui l’umanità ha bisogno, Comandante.›› Disse scacciando via la debolezza che l’aveva travolta.
‹‹ Non di un Re, non di una Regina, ma voi. Io non sono che una ragazzina che ha ancora molto da imparare ed è per merito vostro, del vostro sogno, del vostro coraggio, della vostra folle ambizione se ora sono seduta su questo trono e se un giorno l’umanità conoscerà la verità. Ai miei occhi, voi siete un Re senza corona che non ha bisogno di sedersi sul trono per essere un simbolo. Pertanto, sarò io al vostro servizio e mai il contrario.››
Un fascio di luce penetrò attraverso il vetro, disegnando una sottile striscia luminosa lungo il volto del Comandante.
‹‹E’ questo ciò che fa di voi una vera Regina.›› Disse sorridendo.
‹‹Non il vostro cognome né la mia folle ambizione ma la vostra capacità di mettervi sempre al di sotto degli altri e mai in cima. Non fraintendetemi, non vi ritengo una debole, ma una pura di cuore perché per salire in cima alla vetta, Maestà, bisogna calpestare le teste dei propri compagni e sporcarsi le mani. Le vostre non dovranno mai più sporcarsi di sangue perché le mie…›› si fermò contemplando il vuoto lasciato dal suo braccio sorridendo amaramente ‹‹la mia lo farà al vostro posto.››
Historia osservò i suoi lineamenti e con un gesto lento gli afferrò la mano sfiorandone i polpastrelli: era grande quella del Comandante Smith, capace di contenere la sua. C’era qualche callo e minuscoli tagli a segnare la pelle ruvida. Ne assaporò il calore, tracciando con la punta delle dita dei sentieri lungo i solchi della mano.
La richiuse delicatamente, sfiorando le nocche e con sguardo deciso si rivolse all’uomo che la osservava addolcito da quel gesto.
‹‹Mi auguro che un giorno possiate toccare la vita, oltre che la morte, Comandante Smith››
 
 
 
 
Angolo dell’Autrice
 
La Erwinweek è finita da un pezzo, lo so, ma ci tenevo a completarla ugualmente. Quando era stato il momento di scrivere King non avevo nessuna ispirazione né la motivazione giusta per farlo. Avevo svariate idee che ho accantonato subito perché sentivo che non era ancora il momento per scriverlo.
E poi accade così che ti trovi sul treno a pensare che sia stata l’ennesima giornata di merda ed eccola lì, l’ispirazione che ti fa ciaociao dal finestrino. Forse non è la cosa più geniale che la mia mente abbia mai partorito, ma guardando il mio riflesso nel vetro ho visto Historia ed Erwin dietro di lei: e così ho scritto.
Spero che vi sia piaciuta e se avete qualcosa da dirmi sono qui a vostra disposizione come sempre.
Come al solito ringrazio Auriga e Ellery per essere sempre lì pronte a menarmi se non scrivo qualcosa e per esserci sempre in qualunque momento della giornata.
Ringrazio anche FoolThatIAm e Lady Five per averla messa tra le seguite e tutti coloro che leggono in silenzio.
 
Avevo davvero bisogno di scrivere di Erwin. Non pensavo che un personaggio mi sarebbe mancato così tanto.
 
Un bacio.
 
Shige
  
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