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Autore: Nene_92    23/11/2016    15 recensioni
 INTERATTIVA - (ISCRIZIONI CHIUSE )
(la storia fa parte della serie "Grimm")
 
Inghilterra, 2022
Eleonore Grimm, durante un pomeriggio passato con i nipoti, racconta loro la fiaba di Cappuccetto Rosso. Quello che non si aspetta è di trovare, in mezzo al diario di Jacob, una misteriosa lettera che sembra essere indirizzata proprio a lei.
 
Durmstrang, 1802
Per la prima volta nella storia, Hogwarts viene lasciata fuori dal Torneo Tremaghi.
Quell'anno infatti, a giocarsi la Coppa saranno gli Istituti di Durmstrang, Ilvermony e Murrinh-Patha.
Tra i tanti studenti desiderosi di partecipare, si trovano anche loro: Jacob e Willhelm Grimm, i famosi fratelli delle fiabe "horror" babbane.
Hanno solo 17 anni, non sono ancora famosi. O almeno non lo sono ancora nel mondo babbano, visto che nel mondo magico la loro famiglia è invece nota da secoli come "il terrore dell'Europa".
Eppure, gli eventi che li travolgeranno quell'anno, saranno proprio lo stimolo che li porterà a scriverle.
.
Volete sapere come? Non vi resta che leggere.
Genere: Avventura, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Altro contesto, Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Grimm'
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Buona lettura! ;)




 
- ARRIVO A DURMSTRANG -
 
 
 
“… Un patto da mantenere
E una strada da seguire,
La morte è l’unico dazio da pagare… “
 

1 ottobre 1802, Europa del Nord Est, Istituto di Durmstrang
 
Willhelm, trattenendo a stento uno sbadiglio, si voltò con aria annoiata verso lo zio, che continuava da almeno mezz'ora con il suo monologo. Notando l'espressione di Bianca, gemella con la sua, decise di movimentare un po' le cose: rivolgendole un occhiolino e uno sguardo cospiratore, sollevò la propria bacchetta per appellare alcune delle mele presenti nel cesto posizionato sulla scrivania del preside, gliene lanciò una e - ignorando completamente l'uomo - iniziò a sgranocchiare l'altra, cercando di fare più rumore possibile. 

Poi iniziò a contare mentalmente. 

Arrivato al tre, notò un calo di voce nello zio, che fino a quel momento aveva provato ad ignorarlo.
Al cinque, Elijah smise di parlare del tutto, lanciandogli un'occhiata di fuoco, mentre Bianca cercava di fare tutto il possibile per non scoppiare a ridere. 
L'unico che rimase completamente impassibile fu Jacob.

"Nel caso tu stia sottovalutando la situazione, Willhelm" Lo riprese Elijah a denti stretti "vorrei ricordarti che..."
"Che oggi arrivano le delegazioni della scuola americana, australe e bla bla bla..." Lo scimmiottò Willhelm interrompendolo "Jacob sarà il campione della Scuola - oltre che del Torneo - lui e Bianca formeranno una coppia splendida per il Ballo del Ceppo e via dicendo. Queste cose le sappiamo già, visto che sono mesi che in casa non si parla d'altro." Continuò il ragazzo con un sorrisetto ironico "Quindi la vera domanda è: perchè sono presente anche io qui, oggi? Quale sarebbe lo scopo della mia presenza, esattamente?" 
"Tu sei un Grimm e..." Iniziò a rispondere Elijah, evidentemente irritato.
"E sono solo il fratello di riserva." Lo interruppe però di nuovo Will, alzando in aria la mano destra, come per voler bloccare il discorso dello zio, mentre un'improvvisa rabbia iniziava ad animarlo. "Almeno su questo punto non perdiamoci in inutili facezie." Aggiunse alzandosi in piedi. "La mai presenza non è necessaria. Pertanto lascio il palcoscenico a chi è destinato a calcarlo." Concluse amaro prima di abbandonare la stanza, ignorando i richiami del Preside. 

E anche quelli di Bianca.
 
- * -
 
"Grazie infinite per avermi prestato la penna per la lezione." Disse Christopher restituendo l'oggetto che Reyna gli aveva prestato all'inizio dell'ora.
"Figurati." Rispose lei riponendola al suo posto insieme all'altra che aveva usato per la lezione. "Per così poco."
Probabilmente uno dei due avrebbe anche aggiunto qualcos'altro, ma il professore si schiarì la voce, dimostrando la chiara intenzione di tenere un discorso, riducendo così entrambi al silenzio.
Immediatamente, quasi come spinto da una forza invisibile, Chris lanciò un'occhiata perplessa in direzione di Trys e Levi, che ricambiarono lo sguardo. 

Elijah li aveva già esclusi dal Torneo, cos'altro sarebbe potuto succedere?

Con la coda dell'occhio, Levi vide la stessa perplessità presente anche sul volto di Reyna. Un piccolo solco le si disegnò sulla fronte, mentre scrutava l'insegnante con sguardo indagatore.
"Come ben sapete ragazzi, questa sera arriveranno le delegazioni delle scuole straniere." Esordì il docente con tono di voce piatto, come se si fosse imparato il discorso a memoria. "Pertanto il Preside mi invita a ricordare - soprattutto a qualcuno - " continuò l'uomo calcando non solo le parole, ma lanciando anche un'occhiata obliqua in direzione di Christopher e Reyna "che non saranno ammessi comportamenti di alcun genere che potrebbero portare disonore a questa scuola e a ciò che rappresenta. Chi non ha intenzione di rispettare questa semplice regola - che vale per tutti - può considerarsi espulso già da adesso. Oltre che punito nel peggiore dei modi. E' tutto. Potete andare."

"Ma perchè non ci hanno ammesso e basta anzichè renderci la vita impossibile?" Si lamentò con tono abbattuto dieci minuti più tardi Trys con Chris e Levi, mentre si dirigeva verso la Sala del Ristoro. "Avete visto come ci guardava il prof mentre parlava? E' quasi come se fosse convinto che solo perchè siamo mezzosangue automaticamente dovessimo dare fuoco alla scuola."
"In linea generale non potrei che darti ragione" Concordò Levi "Ma in questo caso la questione non riguarda il nostro sangue. Nessuno di voi ha notato lo sguardo che ha lanciato in direzione della Black?" Domandò poi.
"Beh, ha rischiato l'espulsione così tante volte che la cosa non mi sorprende affatto." Rispose dopo un attimo di riflessione Chris. "Ma ci scommetto che se uno di noi avesse fatto anche solo un decimo di quello che ha combinato lei, saremmo stati espulsi seduta stante."
"Chiamarsi Black di cognome ha dei vantaggi, dopotutto... Ed eccoci ritornati alla questione del sangue."

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01 ottobre 1802, punto imprecisato sopra l’Oceano Atlantico
 
“Buongiorno Gregorius! Come va?” Erano ormai diverse ore che la diligenza americana volava diretta verso la scuola di Durmstrang e alla vista del drago Grungnolungo Portoghese il preside fece un salto di gioia. "Dove sono diretto dici? Nah niente di speciale… Vado a trovare i miei amici Grimm! Sono un vero spasso, vuoi venire con noi?!” 
Come potesse conversare con un drago non era dato saperlo ai più ma, in ogni caso, Gregorius gli rispose sputando verso il cielo una lunga fiammata.

“AAAAH! U-U-UN DRAGO!” Nel frattempo, all’interno del mezzo di trasporto, i ragazzi cercavano disperatamente di non cadere uno sopra l’altro o, ancor peggio, mettersi a vomitare dal finestrino della diligenza.
“Ma non dire cavolate Amos, come possono esserci dei draghi nel bel mezzo dell’Oceano Atlantico? E’ scientificamente impossibile!” Con un movimento seccato della mano, Tyler scacciò via quella futile discussione tirata fuori dall’amico.

 Il problema era che si erano imbattuti proprio nell’eccezione che confermava la regola… 

“Mi sa che il ragazzo non scherza Jones, guarda fuori” Senza dare tanto peso alla questione Liam, pulendosi distrattamente gli occhiali da sole con un panno, consigliò al collega Caposcuola di affacciarsi fuori proprio mentre Gregorius, felice per un qualcosa detta dall’amico preside, lanciava in aria una palla di fuoco.
“Odio quando la scienza fallisce…” Si ritrovò a  commentare il Magicospino mentre rimetteva la testa all’interno della carrozza per fare spazio a una Camille alquanto estasiata dalla situazione.
“Pff… Se volessi sputerei fuoco più in alto di quel pallone gonfiato e con le ali. Peccato che in questi giorni abbia la gola irritata” 

Per tutti era sempre uno spasso sentire cosa si potesse inventare Patton pur di sembrare il più bravo in tutto.

“E’ perché dai troppo fiato alla bocca, se tenessi ogni tanto quel forno chiuso, ora saresti in grado di abbrustolire quel draghetto.” Gli rispose Liam con un mezzo sorriso, per poi voltarsi a guardare la distesa d’acqua cristallina che stavano sorvolando.

Nessuno di loro aveva mai viaggiato così tanto e soprattutto in quel modo: una carrozza volante con un drago che faceva da scorta al loro fianco e uno zoo di animali che si azzuffavano e correvano da una parte all’altra senza ritegno per i propri padroni.
Se non fosse stato per il fatto che volavano su una carrozza grazie alla magia, potevano essere benissimo scambiati per un trasporto clandestino di animali e manodopera per i campi. Insomma, tutto normale.
 
- * -
 
“Ehi ma quegli occhiali da sole? Da dove li hai presi?” Domandò Camille ad un certo punto.

Lo Stretto di Gibilterra era ormai un lontano ricordo e non mancava molto al loro arrivo nella scuola che sarebbe stata la loro casa per i mesi successivi.

“Quali, questi?” Con un movimento delicato Liam si tolse gli occhiali rigirandoseli tra le mani come se li stesse vedendo per la prima volta. “Me li son comprati un paio d’anni fa in un negozietto molto interessante… Questo è uno dei pochi marchingegni babbani che adoro” Finì di spiegare il ragazzo per poi rimettersi, allo stesso modo con cui se li era sfilati, gli occhialini rotondi con la montatura color oro.
“Oh dovrei averne un paio anch’io nel borsone ma…” L’ennesimo commento di Pat fu fermato dalla voce del preside che cercava di attirare l’attenzione dei propri studenti.
“Ragazzi! Ricordate quando vi dicevo che avevo le forze per arrivare fino al cortile dell’istituto?” 

Alla domanda del preside tutti i ragazzi si guardarono a vicenda con le peggiori idee che si affacciavano prepotentemente nelle loro teste.

“Beh… Dimenticatevelo. Mi sono accorto di aver fatto giusto un paio di errori di calcolo e superata l’Italia dovremmo cominciare a perdere quota” Spiegò la situazione David ridacchiando. Per lui era tutto una festa, niente poteva assumere le sembianze catastrofiche.
Ne aveva passate così tante nella sua vita che il perdere quota prima del dovuto era una bazzecola. Molte volte si stupiva che il problema fosse così insignificante quando, magari, era disperso in un’isola nell’Oceano Pacifico armato solo della propria bacchetta.
“Due conti? Ma c’è qualcosa in questo trabiccolo che vada come si deve?! AHIA! CAMMIE TOGLIMI DI DOSSO IL TUO CANE!” 
Nella piccola cabina della diligenza gli animali cominciavano a essere irrequieti per il troppo tempo passato in uno spazio angusto e tra chi ne faceva le conseguenze c’era sicuramente Livvy.
“Suvvia, sarà di certo divertente! Comunque a questo punto cominciate ad allacciarvi con delle cinture ai sedili perché si ballerà parecchio!” David era incontrollabile, avrebbe tanto voluto lasciare là la carrozza e volare via ridendo. 

Il perchè probabilmente non lo sapeva neanche lui.

Ma qua non ci sono cinture…” Bisbigliò Tyler guardando il proprio sedile cercando di mantenere, almeno apparentemente, la calma.   
Chi era il più spaventato in quella diligenza volante? Quello era un quesito al quale nessuno probabilmente avrebbe potuto dare risposta.
I minuti successivi trascorsero con una relativa calma, la diligenza ancora non perdeva vistosamente quota e gli animali al suo interno sembravano aver trovato quasi un accordo per non fare troppo baccano.

O almeno fu così finchè...  “Che il rodeo abbia inizio!” 

Con un potente scossone il mezzo di trasporto americano cominciò a perdere quota una decina di chilometri dopo aver superato la penisola italica.
“FATEMI SCENDERE!” 

Nella cabina partì un putiferio con cani e uccelli vari che facevano rumore a più non posso e, con la mancanza delle cinture di sicurezza, gli studenti si rovesciavano uno sopra all’altro di continuo.
Una serie di scossoni si susseguirono nei minuti successivi e il preside, situato nel posto di guida nella parte anteriore del mezzo, cercava come poteva di planare verso l’agognato arrivo.

Quanto tempo passarono in quelle condizioni nessuno potè affermarlo con precisione. L’unica preoccupazione dei ragazzi era quella di poter vedere il sorgere del sole il giorno seguente.

“Se solo fossi al posto di guida potrei dare qualche consiglio al nostro preside… AAAH NOOO!” 
L’ennesima turbolenza fece sobbalzare tutti, tanto che Cammie arrivò con il fondoschiena sul viso di Pat che teneva stretto a sé il proprio gufo.
“AAAH! NON RESPIRO!” 
Poco dopo fu la volta di una gabbia per uccelli che, con tanto di sportellino aperto, inflisse il colpo che mandò k.o. il cercatore Wampus.
“Perfetto ci mancava che qualcuno si mettesse a dormire a poco dal nostro arrivo… SVEGLIATI!” Liam, trattenendo con una mano il proprio barbagianni, cercò di far riprendere coscienza al ragazzo, senza però avere successo.

Forse era un bene che Patton fosse nel mondo dei sogni…

Il naufragio della carrozza proseguì irreversibilmente sfiorando in più casi il disastro con delle cadute libere nelle acque gelate del Mar Mediterraneo, per poi compiere miracolosamente un salvataggio all’ultimo momento.

Guardate, quella deve essere la scuola!” Livvy attirò l’attenzione dei compagni indicando una serie di torri, mura, merletti, cupole ed ogni altra struttura architettonica che l’uomo abbia mai costruito; il tutto ovviamente illuminato in modo da creare un’atmosfera abbastanza tetra.
“Beh… Da come lo descriveva il preside doveva essere quasi il posto più emozionante al mondo, sicuramente se dessero un po’ più di luce qua e là sarebbe di gran lunga più invitante di quanto non lo sia ora” Commentò Tyler stringendo più forte possibile i bordi del proprio sedile pur di non vedersi sbalzato chissà dove.

Quel che accadde dopo successe troppo velocemente per poter essere ricordato come si deve. Urla a più non posso, animali che abbaiavano e strillavano, quel mentecatto del preside che rideva a crepapelle mentre cercava in tutti modi di far atterrare dolcemente la diligenza sul prato ben curato che circondava la scuola di Durmastrang. 
Una serie di cigolii e rumori meccanici sovrastarono le loro voci. 

BOOOOM

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01 ottobre 1802, punto imprecisato tra l'Australia e l'Europa
 
Kyle, ormai abituato alla presenza delle ragazze nel suo stesso scompartimento, si era rassegnato ad annoiarsi. 
Aveva passato la giornata leggendo un libro, facendo alcune partite a spara schiocco con Kathleen, che avevano finito per coinvolgere anche le altre ragazze per la tifoseria e poi, infinitamente annoiato, si era messo a guardare fuori dal finestrino, trovando nel continuo cambiamento di panorama uno spunto decisamente molto più interessante del conteggio dei punti delle diverse partite.
O forse, semplicemente, lo trovava più interessante perchè Kathleen lo aveva battuto cinque volte di fila... anzi, forse stracciato era il termine più corretto.

Guardando fuori dal finestrino aveva così visto non solo i diversi continenti che stavano attraversando sfrecciargli sotto agli occhi, ma anche la giornata modificarsi. 
Dall'allegro sole settembrino che li aveva accompagnati alla partenza quella mattina, erano passati ad un clima temporalesco nel pomeriggio asiatico fino ad un tramonto aranciato Russo e, in quel momento, ad una serena notte stellata. 

Kyle stava osservando quella piccola parte di volta celeste visibile per cercare di riconoscere qualche stella - erano ormai arrivati in Europa, perciò le costellazioni erano completamente diverse rispetto a quelle visibili in Australia - quando la porta dietro di loro si aprì, facendo entrare la Preside, che gli rivolse un sorriso divertito.

"Siamo quasi arrivati, ancora un poco di pazienza ragazzi." Esordì allegra "E questo mi fa pensare che devo assolutamente parlare con Elizabeth."
La bunyip, sentendo il suo nome pronunciato dalla donna, sembrò farsi piccola piccola sul sedile. Le servì una spintarella da parte di Eloise per convincersi ad alzarsi in piedi e seguire Charlotte fuori.

"Sarò breve e diretta signorina Miller." Esordì la donna, quando si trovarono entrambe in un posto appartato. "Ho deciso di portarla con me a Durmstrang perchè sono convinta che ogni studente del sesto e settimo anno abbia il diritto di provare a partecipare al Torneo, se questo è ciò che desidera. Ma non si aspetti la stessa comprensione da parte dei Grimm. Sapranno cosa lei è ancora prima che metta piede nella loro scuola." Spiegò diretta. "Quindi la prego di starmi sempre vicina. E di riferirmi ogni minima cosa - anche la più banale - eseguita da uno qualsiasi dei Grimm nei suoi confronti. Qualche compagno sa della sua natura per caso?" 
La ragazza, dopo un attimo di esitazione, annuì. "Sì, Eloise lo sa." 
"Bene, allora cerchi di non allontanarsi mai da noi. Non è sicuro. Adesso venga, la riaccompagno allo scompartimento."

Quando entrambe tornarono allo scompartimento, trovarono Kyle intento a sbuffare come una ciminiera in quanto stava scaricando a mano le valige di ogni ragazza dalla reticella dove erano state riposte, mentre una divertita Clementine rideva sotto ai baffi.  "Ti ringrazio Anderson! Lo farei volentieri con la magia per risparmiarti la fatica, ma non ho ancora diciassette anni purtroppo. Non vorrei incappare in un processo di magia minorile ancora prima di arrivare in Germania!"

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01 ottobre 1802, Cortile dell'Istituto di Durmstrang
 
BOOOOM

La diligenza di Ilvermony si schiantò al suolo mandando in frantumi la parte anteriore del mezzo. 
Il gran baccano mandò in allarme l’intera Durmstrang che, sotto lo sguardo attento di Elijah, si riversò nel cortile per assistere a quello spettacolo insolito.

Che scuola era? Ilvermorny? Murrinh-Phata? Gli studenti del Castello non aspettavano nient’altro che vedere chi fosse così pazzo da precipitare nel loro Istituto, ben sapendo chi fosse al comando di tutto.

“Uuuoooh! Ragazzi un altro giro? Fantastico! Voglio rifarlo, chi mi accompagna? E questa volta scendiamo in picchiata e proviamo a salvarci all’ultimo momento… Che adrenalina!” Dai detriti della parte anteriore della carrozza ne uscì un uomo sulla sessantina che, barcollando come se fosse ubriaco, girava intorno al mezzo, estasiato dall’accaduto.
“IO NE HO ABBASTANZA! TUTTO CIO’ E’ LETTERALMENTE IMPOSSIBILE!” La voce di un ragazzo giunse alle orecchie degli studenti europei mentre, con un poderoso calcio che fece molta scena con il fumo che si innalzava da sotto la carrozza, una porticina si aprì rilevando un piccolo gruppo di ragazzi ammaccati.
“Ma andiamooo! Non vivevo un’esperienza del genere da quando precipitai per sbaglio nella residenza estiva di una duchessa inglese! Esperienza fantastica, quella donna mi buttò contro di tutto e tra gli oggetti c’erano pure gli occhiali da sole che ho indossato fino a poco fa!” 

Nessuna di quelle persona aveva minimamente intenzione di prestare attenzione alla moltitudine di gente che si era riunita intorno a loro, sembrava quasi che pensassero di essere soli nel bel mezzo di un bosco.
Di certo era un modo originale per presentarsi…

“In ogni caso i Grimm mi dovranno prestare qualche attrezzo, un po’ di legna, chiodi e… va beh quei pezzi li dovrei avere io. Però probabilmente mi serviranno quegli altri e…” L’americano non degnò di uno sguardo l’uomo più potente dell’istituto che, contando fino a dieci ad ogni passo, si stava avvicinando agli ospiti cercando di rimanere il più calmo possibile. “Bentrovati a Durmstrang, io son…” 

Il tentativo di presentarsi fallì miseramente nel momento in cui, con un balzo olimpionico, l’uomo passò dall’altro lato della carrozza continuando a controllare i danni. 

“Io sono Elijah Grimm, penso che lei mi conosca, e mi fa…” Il Grimm non demorse nonostante il fatto che, per David, lui continuava a non esistere minimamente. “Mi scusi...” Con il volto impassibile, che non faceva trasparire tutto il suo nervosismo, Elijah toccò la spalla del collega americano attirandone così finalmente l'attenzione. “Io sono Elijah Grimm, il preside di Durmstrang. E’ con un immenso piacere che vi do il benvenuto nella nostra scuola.” Si presentò accompagnando il tutto con un breve inchino, sotto lo sguardo attento di David, che fino a quel momento si era divertito ad ignorarlo di proposito.

“Ma buonasera mio caro!” Il preside americano dapprima strinse vigorosamente la mano al proprio collega, per poi passare ad abbracciarlo calorosamente, ben consapevole di quanto tutto quello desse un enorme fastidio al Grimm. “Credo che il mio mezzo abbia bisogno di riparazioni ma prima, se non ti è un problema, avrei un certo languorino… Che ne dici di farci strada verso la sala da pranzo? Potrei mangiarmi un cinghiale in un sol boccone stasera!” David terminò il discorso dando una sonora pacca sulla spalla ad Elijah che, nascondendo le sue vere intenzioni sotto un freddo sorriso di circostanza, decise di non rispondere all’americano.

‘Diavolo, e io che credevo di riuscire a farlo arrabbiare fin da subito… Oh quest’anno mi divertirò parecchio!’ Si ritrovò a pensare l'americano seguendo il tedesco all'interno del Castello.

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Dal momento che tutti gli studenti ammassati nel cortile dell'Istituto erano molto più alti e grossi di lei, Helene capì che non sarebbe mai riuscita a vedere nulla dei nuovi arrivati se fosse rimasta in quel punto. E la curiosità la stava divorando.
Perciò, facendosi faticosamente largo tra la folla che si dirigeva nella direzione opposta alla sua, fece retro front incamminandosi verso le mura del Castello. All'esterno si trovavano infatti delle scale di pietra, grazie alle quali si potevano raggiungere delle torri senza dover passare dall'interno.
Sollevandosi l'orlo della gonna, iniziò a salire gli scalini irregolari, finchè non arrivò ad una sorta di terrazzino, dove si fermò.
Da lì, benchè non più così vicina al luogo di arrivo, poteva godere di una perfetta panoramica di tutto ciò che accadeva nel cortile. 
Tutti gli studenti sotto di lei erano pallidamente illuminati dalle torce che Elijah aveva fatto disseminare nel cortile, per segnalare la strada e dare il benvenuto ai nuovi arrivati. 
Helene rimase un po' ad osservare la situazione, immersa quasi nel silenzio, visto che le voci le arrivavano alquanto ovattate. Ogni tanto si stringeva un po' di più nel mantello, cercando così di reprimere i brividi causati dal freddo.

"Che ci fai qui tutta sola?"

Udendo quella voce all'improvviso - la sua voce - la ragazza fece un salto per aria, voltandosi di scatto. 
Willhelm Grimm era davanti a lei a testa in giù. Con i piedi e i polpacci si teneva ad una sporgenza presente nel muro, mentre con le braccia e il busto si dondolava lentamente e ritmicamente avanti e indietro. "Oh chiedo scusa! Spero di non averti spaventata!" Dopo aver eseguito una capriola le atterrò accanto, poi si appoggiò alla balaustra, osservando ciò che stava succedendo nel cortile, dove una colonna disordinata di ragazzi aveva iniziato a dirigersi verso il Castello.
"Giusto... giusto un po'" Ammise balbettando Helene, mentre ringraziava mentalmente il fatto che fosse buio: era sicuramente arrossita. "Tu cosa ci fai qui, piuttosto?" Cercò di sviare il discorso "Ero convinta fossi in prima fila insieme alla tua famiglia per accogliere gli ospiti!"
"Evidentemente non è così." Rispose lui con un tono misto tra il rassegnato e l'amaro, senza però aggiungere nient'altro.

Almeno finchè la colonna di studenti - che vennero finalmente riconosciuti da entrambi come appartenenti all'Istituto di Ilvermony grazie ai colori della divisa - non arrivò sotto di loro, guidati da un uomo visibilmente eccitato.

Con gli occhi sgranati, Willhelm si sporse più che potè dalla balaustra, allungando anche il collo per poter vedere meglio. Poi un'imprecazione uscì dalle sue labbra. Le stesse che Helene si era imbambolata a fissare fino a quel momento.

"Cosa?" Domandò confusa, dopo un attimo di smarrimento. Non aveva mai sentito qualcuno imprecare.

Will sembrò ricordarsi solo in quel momento che anche lei era lì. Scuotendo la testa, si apprestò a scusarsi. "Chiedo venia. Ma di certo non mi aspettavo che ad Ilvermony fosse presente un numero così elevato di Sondereith! E ancora meno che il Preside fosse uno di loro!

Ma prima che Helene riuscisse a chiedere ulteriori spiegazioni, Will tornò a sorridere. "LIVVY!" Esclamò con voce tonante, attirando così l'attenzione di una ragazza presente proprio tra gli studenti di Ilvermony, che si fermò ad aspettarlo. 
Un salto e una capriola dopo, Willhelm le era atterrato di fronte.
Dopo un inchino e un baciamano, le porse il braccio, guidandola all'interno del Castello.
Mentre Helene assisteva alla scena impotente, con una morsa allo stomaco.

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Jacob stava cenando al solito posto quando sentì alle sue spalle la presenza familiare dello zio. 
Senza smettere di masticare, voltò la testa e inarcò un sopracciglio con aria interrogativa.
"Seguimi." Si limitò però ad ordinargli l'uomo.
Capendo che non avrebbe avuto modo di chiedere spiegazioni senza attirare l'attenzione più di quanto già non stessero facendo, il ragazzo lo seguì senza obiettare.

Elijah lo guidò così verso un'ala del castello quasi mai utilizzata, per un dedalo di corridoi che al ragazzo sembrarono infiniti. Finchè non si fermò davanti ad una porta.
"Solo il sangue di un Grimm può aprirla" Spiegò l'uomo prima di pungersi un dito e tracciare un simbolo runico sul legno.
Poi fece al nipote segno di passare.

Nel momento in cui Jacob mise piede dentro alla stanza, il suo sguardo venne catturato da una gabbia contente una ragazza dai capelli rossi.
"Ma cosa...?" Iniziò a domandare perplesso, prima di bloccarsi a metà. Un sorrisetto sarcastico affiorò sul suo volto, prima di avvicinarsi ancora di più alla gabbia, senza mai staccare gli occhi di dosso dalla ragazza, che in risposta arretrò finchè le sbarre glielo poterono permettere. "Non mi dite zio! I vostri nuovi divertimenti comprendono anche le lupe mannare adesso?" Chiese ironico "Ero convinto che noi Grimm dovessimo solo sterminarli." Davanti agli occhi sgranati ed increduli di Sascha, scoppiò in una breve risata. "E io sarei qui perchè...?" Concluse infine.
"Lei non è qui per farmi o farti divertire Jacob." Spiegò Elijah pacato, senza dar troppo peso alle insinuazioni del nipote. "Lei è qui perchè sarà la tua prima prova per il Torneo."
"Sapevo che volevate avantaggiare la nostra famiglia, zio, ma non pensavo fino a questo punto." Commentò Jacob sghignazzando "Sarà un giochetto ucciderla."

"Ma tu non dovrai ucciderla Jacob. Ci sono tre lupi mannari nella scuola adesso: uno per Campione. Il vostro compito sarà catturarli. Vivi."

"Ancora meglio allora. Sarebbe proprio un peccato sprecare un facciottino così carino."

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Bianca, rabbrividendo per il freddo, sgusciò fuori dal letto per dirigersi verso la camera di Willhelm. 

Non lo vedeva da quella mattina, quando se n'era andato furioso dall'ufficio del Preside. Era come sparito nel nulla per quasi tutta la giornata. 
In realtà lo aveva visto a cena. Ma era stato come non vederlo davvero: aveva trascinato Livvy al loro tavolo - insistendo perchè cenasse con loro - e poi aveva chiacchierato e scherzato solo con l'americana, ignorando totalmente tutto ciò che gli stava attorno. Compresi lei e Jacob.

A piedi scalzi, attraversò il corridoio, ascoltando il familiare scricchiolio del legno causato ad ogni suo passo.

Conosceva molto bene suo cugino. Non avevano solo la stessa età: erano cresciuti insieme, erano della stessa Casa, giocavano insieme a Quidditch da una vita, passavano quasi ogni ronda insieme.
E le era dispiaciuto molto vedere quanto quella situazione lo facesse stare male. Sapeva già da tempo dell'insofferenza che lo attanagliava, vedendo Jacob messo sempre sul piedistallo in quanto primogenito, mentre per lui non rimanevano altro che le briciole. Ma non si sarebbe mai aspettata quell'esplosione.

"Will?" Domandò bussando piano alla porta e quasi sussurrando. 

Con sua enorme sorpresa, il ragazzo venne subito ad aprirle. "Bianca!" Esclamò interdetto, dopo averla riconosciuta tramite uno spiraglio della porta "Cosa ci fai qui?" Domandò dopo un attimo di esitazione, aprendola del tutto. 
"Volevo solo sapere come stai." Spiegò lei titubante.

Per qualche secondo il ragazzo non rispose, mordendosi nervosamente il labbro. "Entra e siediti davanti al fuoco, o ti verrà un malanno!" Decise alla fine "Sei anche scalza!"

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Notte tra l'1 e il 2 ottobre 1802, Europa del Nord Est, Istituto di Durmstrang
 
Era calata ormai da tempo la notte, il silenzio faceva da padrone in tutto il castello e dei pallidi raggi lunari rischiaravano a tratti i vari piani dell’edificio.
Il banchetto di benvenuto era finito da diverse ore e quasi tutti erano tra le braccia di Morfeo. 
Sorprendentemente però, una figura saliva lentamente le scale. 
Il passo leggero come una piuma e il volto coperto dal cappuccio di un mantello non rilevavano la sua identità neanche alla miriade di quadri appesi lungo il percorso che, man mano, stava affrontando con immensa cautela.

Con lo sguardo fermo dinanzi a sé sembrava quasi conoscere perfettamente ogni meandro del castello.

Ad un certò la figura si fermò davanti ad una porta fatta di un legno scuro e scheggiato in più punti, come se qualcosa, o qualcuno, avesse tentato di aprirla con degli artigli… “Alohomora” 
Con un flebile tic la serratura della porta si aprì e, scostandola di quel poco che bastava per passare, l’incappucciato entrò nella stanza richiudendo subito dopo la porta dietro di sé.
Delle grandi finestre, in parte coperte da spesse tende color porpora, facevano entrare l’unica fonte di luce di tutto l’ambiente.
Una serie di scaffali e armadi ricoprivano il muro difronte alle finestre ed un soffitto con volte a stella davano un senso di profondità, quasi come nella Sala del Ristoro al pian terreno.
Nonostante la certezza di essere solo nella stanza, l’uomo, con molto cautela, tirò fuori da sotto il mantello uno specchietto che rifletteva il suo volto in parte coperto dal cappuccio nero.

“Padre, sono io. Rispondete.” Chiamò dopo aver estratto da una tasca uno specchio gemello. Quella era l'unica via sicura per poter parlare con chi si trovava al di fuori di Durmstrang… 
"Padre” Riprovò di nuovo dopo un po', alzando leggermente il tono della voce e ripetendo ancora una volta il richiamo verso il possessore dell’altro specchio.
“Ce ne hai messo di tempo per farti vivo… Che cosa hai per me?” Il tono gelido dell’uomo che rispose non lasciava spazio a molte discussioni e l’incappucciato lo sapeva perfettamente.
“Il banchetto di benvenuto è finito e…” Il racconto fu bloccato da un rumore sordo che proveniva aldilà della vecchia porta in mogano.

Non poteva permettersi di farsi scoprire a quell’ora e in quel posto. Un passo falso del genere significava aver fallito miseramente la missione che gli era stata assegnata.

“…Come sospettavamo il numero di cavie non è elevato ma neanche nullo” Passarono dei secondi interminabili prima che l’uomo ricominciasse a parlare riprendendo esattamente da dove aveva lasciato prima dell’interruzione.
“E loro lo sanno?” Il tono di voce dell’individuo rimase sempre molto freddo ma era impossibile non notare il segno di irrequietezza che traspariva dalle sue parole.
“Presuppongo di sì, è impossibile che me ne sia accorto solo io. Come avevamo pensato, sono principalmente tutti di altre scuole ma ciò non dovrebbe comportare problemi con l’attivazione della malia.” Dopo il rumore, nonostante il fatto che non era entrato nessuno, il suo sguardo saettò verso la porta più e più volte rimanendo sempre sull’attenti per un possibile scontro.
“Qua i dubbi sulle tue capacità sono sempre tanti e vorrebbero mandare un rimpiazzo. Non mi far pentire della mia decisione di lasciare tutto in mano a te” Il volto nello specchio indugiò a guardare il figlio che cercò di rimanere il più possibile impassibile alle sue parole.

Più passava il tempo e più era determinato a voler portare a compimento la propria missione per poter dimostrare il suo vero valore. Prendere il potere e schiacciare tutti quelli che fino a quel momento si erano opposti a lui, questo era il suo fine ultimo.

“Ne rimarrete tutti piacevolmente colpiti, può starne certo padre” Il sorriso che si faceva strada sul suo viso poteva essere interpretato in vari modi: sfrontatezza verso il padre e gli altri membri dell’organizzazione, segno di sfida, ottimismo verso il compimento del piano o anche solamente pazzia nel mettersi contro tutti indistintamente.
“Lo spero. Mi basta sapere questo per ora, non tardare negli aggiornamenti” Non dando neanche il tempo di controbattere, l’uomo si staccò dal collegamento, lasciando il figlio un attimo senza parole.

Ma dopotutto cosa si doveva aspettare? Il rapporto padre-figlio non era mai esistito tra loro, assomigliava di più a quello tra un capo ed un sottoposto.
Un altro buon motivo per perseguire per la strada che man mano stava cercando di tracciarsi faticosamente da solo.

 
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Forse non tutti i personaggi hanno avuto lo stesso spazio, ma essendo così tanti ho dovuto fare così. In ogni caso si rifaranno con il prossimo capitolo, promesso!
 

Domanda della settimana: faccio un capitolo intermedio in cui gli studenti si abituano al nuovo stile di vita a Durmstrang oppure salto direttamente alla scelta del Calice di fuoco (quindi al 31 ottobre)? RISPOSTA OBBLIGATORIA ENTRO IL 27/11 (la maggioranza vince e le risposte arrivate dopo non saranno accettate visto che mi servono per scrivere il prossimo!)
  
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