Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Mirwen    30/11/2016    2 recensioni
“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”
La guerra infuria i giovani Malandrini appena finita Hogwarts si trovano in quell'inferno. L'Ordine della Fenice, le speranze, gli amori, la fine dell'adolescenza.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Le lacrime della Fenice'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Phoenix’s flames

 
 
“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif Aurora Icecrow. 



Capitolo 31: Tenebre tremule
 
 
Tirò su il cappuccio nascondendo il capo. Camminava lentamente senza farsi vedere, attento a percepire cosa accadeva attorno a lui. Doveva stare attento, non poteva farsi riconoscere. Attraversò il Paiolo Magico come nulla fosse, un'ombra fra le ombre.
Addentrandosi nella Londra Babbana lasciò andare lentamente la prudenza, finché, giunto a Wilton Street si tolse il cappuccio...
Sirius si guardò attorno, sorrise e camminando velocemente si diresse a prendere la metro. Doveva raggiungere the Courtyard e prima che qualcuno si chiedesse dove fosse finito.
 
▀■▪■▀
 
Remus fissò la figura incappucciata attraversare il paiolo. Che ci faceva lì, Sirius? Poteva non farsi riconoscere dalla gente normale, ma non avrebbe ingannato un licantropo, ma soprattutto non avrebbe ingannato un amico.
Diversamente Remus era sicuro che Sirius non l'avrebbe riconosciuto neanche se lo avesse guardato in faccia. Aveva i capelli arruffati e intrisi di fango. La pelle macchiata di sporcizia e le occhiaie. I vestiti erano a brandelli. Erano tre giorni che, in un nevoso febbraio, Remus cercava di avvicinare due licantropi che vagavano nei sobborghi di Londra. Li aveva visti dormire sotto un ponte accanto a dei senzatetto, ma quando si era avvicinato erano fuggiti. Un uomo e una donna, entrambi sulla trentina. Si chiedeva spesso perché scappassero da lui, ma aveva paura della risposta. I licantropi vagabondi di solito erano troppo umani per vivere nei branchi, ma avevano grosse difficoltà nel mondo normale, e Remus di questo ne sapeva qualcosa.
Avendo perso le speranze di avvicinarli per quel giorno, aveva quindi deciso di andare a bersi qualcosa di caldo per ovviare al suo morale sotto le scarpe. La cioccolata calda aveva risollevato il suo umore ma aver visto Sirius travestito in quel modo... Scrollò le spalle. Doveva essere in missione per Silente, si disse.
 
▀■▪■▀
 
Liselle rabbrividì stringendosi affianco al compagno. Faceva freddo quella sera.
"Oggi il nostro amico non c'è ..." disse Steve coprendo meglio entrambi con il cappotto lacero. Lanciò uno sguardo dubbioso all’imbocco del vicolo.
"Forse si è stufato... Correrci dietro doveva essere una gran seccatura..." sorrise appena lei accarezzandogli leggermente il viso.
"Hai sentito il suo odore?" chiese Steve guardando il punto in cui di solito si appostava lo sconosciuto.
"Sì, era odore di lupo…" disse lei con semplicità passandosi una mano tra i capelli arruffati
"Pensi sul serio sia un reclutatore di Greyback? O di Fang o Dur?" chiese infine preoccupata...
"Non lo so, ma non mi fido di lupo che ci cerca..."
Liselle annuì.
"E se non fosse uno di loro?"
"Vuoi dire se fosse come noi?" chiese lui… non sapeva se c’erano altri come loro… ma sperava che non tutti i licantropi facessero i carnefici al soldo di Grayback.
"Volevo dire se è uno diverso…"
"Diverso da noi e diverso da loro, Lise?"
"Sì, se ci fosse un'altra strada?" era speranza quella che vibrava nella sua voce… era da tanto che Steve non la sentiva… per un attimo illuminò anche lui… scosse la testa...
"Non ci può essere un altra strada finché i maghi non smetteranno di aver paura di noi..."
"Eppure non posso non dar loro ragione Steve…siamo noi stessi ad aver paura di noi..."
"Lise.."
"Steve, dai... Guardami? Cosa vedi?" chiese con foga scoprendosi appena.
"Una donna splendida..." lei lo guardò torva, non stava scherzando… non voleva scherzare
"Steve... C'è una donna vestita di stracci e che non vede un bagno caldo da mesi... Un mostro che ha ucciso suo fratello..." la ragazza stava mettendosi a piangere "Una donna che vorrebbe morire, ma non ha il coraggio nemmeno di vivere... Io.... Noi… cosa siamo? Come possiamo vivere così? Se ci fosse un'altra possibilità? Qualcosa che non includa uccidere, nascondersi o..."
Steve l'abbracciò. Tenne il viso di lei sul suo petto, cullandola dolcemente.
"Non siamo mostri... O almeno non più di una volta al mese..."
"E se uccidessimo qualcuno quella volta? Se infettassimo qualcun'altro?"
"Amore, non posso prometterti che non capiterà, ma possiamo riuscire a evitarlo... Zone disabitate, le fogne, cercheremo di essere in quei posti quando c'è la luna piena. Non ucciderai più nessuno, amore... Non accadrà più un altro incidente..."
Steve poi rimase in silenzio, aspettando che lei si calmasse. Doveva controllare una cosa, ma non poteva lasciarla in quello stato.
"E come puoi dirlo? Non siamo maghi, non possiamo chiuderci da qualche parte e aspettare che l'alba arrivi..."
Maghi... Erano maghi quelli che l'avevano soccorso dieci anni prima e lo stesso era successo a Liselle, un paio d'anni dopo. I maghi lo avevano salvato eppure erano riusciti anche a condannarlo… a condannarli.
Steve era nato babbano, erano semplici babbani, con una vita normale e niente di strano o magico nelle loro vite. Si erano iscritti assieme all’università, si era innamorato di lei, e poi... tutto era stato distrutto: lui era stato morso.
Dieci anni prima Steve era rimasto coinvolto nel primo attacco volontario dei lupi mannari schierati con Lord Voldemort. Aveva imparato quel nome a sue spese, negli ultimi dieci anni aveva scoperto molte cose su questo Lord... Tutte cose che da babbano non sapeva, e non avrebbe voluto sapere... Ma poi gli erano crollate addosso... Come una valanga. E lui ne era stato sommerso... aveva cercato di vivere normalmente ma non ce l'aveva fatta... Aveva rischiato di uccidere tre persone... Per fortuna alcuni maghi l'avevano fermato in tempo. Si era risvegliato di nuovo al San Mungo e aveva deciso di abbandonare tutto, Liselle compresa. L'aveva cercata, le aveva detto addio e l'aveva abbandonata. Il destino però aveva deciso di non separarli purtroppo… Era piombato in quello strano mondo in guerra da tre anni quando se la trovò davanti al San Mungo.
Era stato un plenilunio violento...si era rinchiuso in un condotto fognario e il lupo si era morso da solo. Aveva cercato soccorso al San Mungo e lo stavano medicando quando lei era stata portata dentro coperta di sangue. L'aveva riconosciuta subito, e aveva riconosciuto subito le sue ferite. Aveva pianto per lei. Poi, quando si era risvegliata, aveva cercato di starle vicino, di raccontarle cosa avrebbe dovuto affrontare. Lei non ci aveva creduto. Era ancora arrabbiata con lui, troppo per ascoltarlo. In mezz’ora Liselle gli aveva riversato addosso tre anni di risentimento mentre lui restava in silenzio. Aveva accettato in silenzio le sue decisioni, pregando che lei potesse stare bene ma il fato non voleva che ciò accadesse: il primo plenilunio di Liselle le aveva distrutto la vita. A ventidue anni Liselle uccise il suo fratellino quindicenne. Si era chiusa in camera sperando bastasse, ma il lupo aveva sfondato la porta, aveva trovato il ragazzino in corridoio e lo aveva sbranato. I loro genitori ignari, spaventati e sotto shock le avevano sparato addosso non sapendo che quel mostro fosse la loro figlia. Al calare della luna Liselle si era risvegliata a Richmond Park, coperta di sangue, ma incolume. Terrorizzata era tornata a casa solo per scoprire l’amara verità. Era fuggita, terrorizzata e a quel punto era corsa da lui. Erano sette anni che vagavano assieme, lontano da tutti e da tutto. Avevano ventinove anni ma a volte sembrava loro di averne cinquanta in più. Le preoccupazioni, la paura, la fame e la povertà li avevano resi lo spettro delle persone che erano. Lui avrebbe voluto diventare un avvocato, lei sognava di essere un'insegnante… ora di tutto quello non restava che il ricordo. Da un lato ringraziava dio per averla ritrovata dall’altro malediva il fato che li aveva fatti ritrovare così, ma forse era semplicemente destino. 
La cullò finché la sentì calmarsi tra le sue braccia. Le baciò la fronte, adagiandola dolcemente sui loro stracci.
“Torno presto, amore…”
 
▀■▪■▀
 
Remus uscì dal Paiolo respirando una boccata d’aria. Inspirò ed espirò a fondo. Considerò l’idea di lasciar stare per quella sera. Avrebbe potuto andare a trovare Dorcas o magari Lily e James. Beh probabilmente dopo una doccia, si disse sorridendo. Non aveva senso continuare a girare a vuoto quella notte.
Fece un paio di passi verso casa, si sarebbe smaterializzato direttamente in bagno, si sarebbe fatto una doccia bollente e poi avrebbe mandato un gufo a Dorcas, voleva vederla. Sorrise a quel pensiero, ma si sentì afferrato per la giacca e sbattuto contro il muro del vicolo. Non trattenne un mezzo sospiro di sollievo quando si rese conto che a trascinarlo era l’uomo che aveva pedinato per giorni.
"Chi sei?! Perché ci pedinavi?" gli sibilò a denti stretti il licantropo.
"Mi chiamo Remus... Vengo per conto di Silente" rispose cauto
"Silente, ma non è..."
"Il preside di Hogwarts, membro de Winzergamot e.."
“È il vecchio che combatte i Mangiamorte... Che vuole da noi?" lo interruppe Steve
"Che siate dalla sua parte..."
"Perché lui è dalla nostra?" Remus rimase un attimo in silenzio. Doveva far capire al licantropo ciò che Silente aveva fatto per lui, ciò che poteva fare per loro.
"Io sono come voi..." cominciò
“Credi che non me ne sia accorto?" Steve lasciò la presa “Cosa intendi per stare dalla sua parte?”
“Non da quella di Voldemort…” non si stupì del tremito che percorse l'uomo davanti a lui quando pronunciò il suo nome, ma doveva fargli capire che non aveva paura, che si poteva non avere paura anche in quel periodo buio.
“Noi non combattiamo…” Steve era dubbioso, avevano fatto di tutto per starsene fuori, relativamente al sicuro.
“Greyback potrebbe costringervi o potrebbero…”
“So cosa potrebbero farci!” Steve rispose con rabbia, era Greyback in nome di Voldemort che l’aveva ridotto in quello stato. Remus lo fissò, capiva quella rabbia, era la stessa che provava lui.
“È stato lui a mordervi? O uno dei suoi…” Steve non rispose, guardò Remus negli occhi.
“Anche a te?”
“Avevo otto anni…”
Steve rimase in silenzio. Quel ragazzo era poco più giovane di loro, era stato morso da bambino eppure era un mago... Aveva chiaramente intravisto una bacchetta nella sua manica.
“E come hai fatto a non essere come loro?” sapeva di bambini morsi, rapiti e fatti diventare pressoché assassini, mostri senza scrupoli al pari degli animali che erano una volta al mese.
“Perché c’era Silente…” Remus si disse che doveva fargli capire che un altro modo era possibile... che spettava a loro costruirlo... Steve lo fissò incredulo “Silente mi ha donato la vita di un mago qualsiasi quando chiunque altro me l’avrebbe tolta, devo tutto a Silente…”
“È per questo che combatti per lui? Come un cane da guardia?” era una provocazione, Remus lo sapeva... Lui non era il cane da guardia di Silente, lui era innanzitutto un uomo.
“Combatto come un uomo e un mago, ma non solo per lui, per i miei amici, per il mondo che amo, anche se lui non è proprio benevolo verso le persone come noi…”
Steve sorrise appena ironico
“Non dici creature… gli altri lupi lo fanno…” quel ragazzo riusciva a stupirlo ad ogni frase.
“Siamo innanzitutto uomini, o no?”
Steve si ritrovò a sorridere sincero. Quel ragazzo era davvero l’alternativa non considerata.
“Se ti seguo, dove mi porterai?”
Remus lo fissò sorpreso. Leggeva negli occhi di quel uomo tutta la speranza che poteva ancora provare.
“Al sicuro, intanto. Lontano da Greyback e lontano dalla guerra… non combatterete, nessuno ve lo chiederà, cercheremo di costruirvi un po’ di normalità, o per lo meno una casa…”
“Mi avevi già convinto con “Al sicuro”…” disse Steve.  Remus gli sorrise, porgendogli la mano.
“Sono Remus Lupin comunque…” l’altro la strinse
“Steve, Steve Ellis…”
“Bene Steve, andiamo a prendere la tua compagnia…” sorrise Lupin, doveva organizzare un incontro con Silente, ma dopo un bagno per tutti e tre.
“Liselle, lei si chiama Liselle…”
“Andiamo a prendere Liselle e andiamo a casa mia intanto… penso che abbiamo tutti bisogno di una doccia calda…”
 
▀■▪■▀
 
Quando Sirius uscì dal Royal Exchange guardò l’orologio, era in un ritardo pazzesco, Enif probabilmente si stava chiedendo dove fosse finito, doveva passarla a prendere al San Mungo e per di più pioveva… Sospirò, avrebbe trovato un vicolo in cui smaterializzarsi per arrivare prima. Se solo non fosse stato così indeciso su cosa comprare da Tiffany avrebbe potuto andare a piedi, così avrebbe destato meno sospetti: Enif pensava che fosse di pattuglia lì attorno.
 
▀■▪■▀
 
Enif guardò fuori dall’ingresso. Pioveva a dirotto.
È di pattuglia, si disse, la pioggia lo starà rallentando… va tutto bene, è solo in ritardo, va tutto bene.
“Icecrow, che ci fai ancora qui?” la voce del dottor Lamber la fece sobbalzare.
“Signore, io… sto aspettando il mio ragazzo, doveva venire a prendermi…”
“Immagino che con questo tempaccio sarà stato rallentato, soprattutto se non viene via camino…” disse l'uomo osservando la pioggia battente.
“No, era a Londra a sbrigare alcune commissioni…” disse lei vaga.
“È spesso a Londra in questo periodo… gli Auror hanno molto da fare a Diagon Alley…”
Enif annuì…
“Sì… gli Auror sono spesso a Diagon Alley dopo tutti quegli attacchi….” Disse lei.
“Già… un po’ di protezione in più non fa mai male…. Spero solo che il tuo ragazzo stia attento…”
“Sirius è un buon Auror, un ottimo mago… sono tranquillissima”.
“È per questo che stai distruggendo il manico dell’ombrello?” Enif spalancò gli occhi, non si era accorta di essere così tesa.
“Io…”
“Icecrow perché non vieni a bere un caffè con me al bar all’angolo, intanto che aspettiamo?”
“Ma no, non vorrei disturbare, dovrà andare a casa anche lei… insomma sua moglie e sua figlia la staranno aspettando…”
“Insisto, mia moglie e mia figlia sono dai nonni, in Francia… non ho nessuno ad attendermi…” disse con un sorriso forzato.
“Hanno fatto bene ad andarsene per un po’…” si trovò a dire Enif “con i tempi che corrono…”
“Già… allora? Lo prendiamo questo caffe?”
“Se proprio insiste…”
“Scusa il ritardo piccola!” disse Sirius entrando fradicio nell’edificio.  
“Sirius!” Enif sorrise tendando di abbracciarlo, lui schivò
“Ti faccio la doccia se mi abbracci…”
“Cominciavo a preoccuparmi…”
“Speravo la pioggia cessasse…” Enif sembrò soddisfatta della risposta anche se non propriamente contenta.
“Sarà per la prossima volta il caffè, allora…” disse Lambert a mo’ di saluto “buona serata ad entrambi”
“Grazie signore…” rispose Enif con un sorriso.
Sirius la prese sottobraccio facendola uscire. Enif aprì l’ombrello.
“Non che ti serva, sei fradicio…”
“Non cambiare argomento, sbaglio o ti voleva offrire da bere…”
“Sirius per l’amore del cielo non fare il geloso! È il mio capo!” ridacchiò Enif
“Certo che sono geloso, sei fantastica…” esagerò come sempre lui
“Sì, certo come no…” ridacchiò come sempre lei, lei proprio non sapeva dove fosse tutta questa fantasticheria...
 
▀■▪■▀
 
“Grazie per la serata, Amelia…” Edgar era sulla porta di casa
“Grazie a voi per essere passati!” rispose la strega abbracciando il fratello “dovreste venire più spesso!”
“È quello che gli dico sempre…” disse ridacchiando una strega dai lunghi capelli corvini.
“Selena!”
“È la verità, Edgar!” disse ridacchiando “forza bambini, salutate la zia adesso… che poi papà ci smaterializza a casa…”
I tre bambini abbracciarono Amelia con foga. Danny era il più grande e aveva sei anni, seguivano Angela e Robin di quattro e tre anni.
Infine tocco ad Edgar salutare la sorella.
“Promettimi che ci vedremo presto.” disse abbracciandolo, non sapeva perché ma non voleva lasciarlo andare quella sera...
“Amelia, mi ricordi la mamma… non essere così apprensiva…” Selena e i bambini si allontanarono e lo stesso stava per fare Edgar quando Amelia lo prese per un braccio.
“Lavori ancora per Silente?”
“Milly…” l’ammonì Edgar accennando alla moglie poco distante.
“Sta attento, fratellone…”
 
▀■▪■▀
 
Remus aprì la porta di casa.
“Benvenuti!” disse sorridendo.
“Che bella casa…” disse Liselle guardandosi attorno erano anni che non mettevano piede in una casa vera... I ricoveri dei senza tetto non contavano...
“Non è niente di che… ci sto anche poco… quindi direi che al momento potete considerarla anche casa vostra…” sorrise il giovane. “Di là c’è il bagno se volete farvi una doccia e di qua la cucina...”
“Posso davvero farmi una doccia?” chiese Liselle, Remus annuì.
“Allora se non disturbo credo che ne approfitterò…” disse la giovane donna, avviandosi nella direzione che le aveva indicato Remus. Steve sorrise.
“Mi sembra di rivedere la ragazza di un tempo…”
“Vi conoscete da molto?”
“Da prima di essere morsi…”
“Eravate assieme o…”
“No… sono stato morso qualche anno prima… all’inizio della vostra guerra…” Remus annuì incerto.
“Non deve essere stato semplice…”
“È stato come finire in un incubo, o in libro horror… solo che è la realtà…” Remus annuì…
“Non so se è per te è stato più semplice essendo un mago…”
“Per certe cose aiuta… per altre… diciamo che fino al giorno prima sapevo che i licantropi erano dei mostri da uccidere e il giorno dopo ero uno di loro… un bambino spaventato da se stesso…”
Questa volta fu Steve ad annuire.
“Ti ringrazio per quello che stai facendo per noi, anche se mi chiedo quanto potremo esserti d’aiuto…”
“Non lo so…” sorrise Remus, “onestamente già sapervi lontano dalle schiere di Voldemort è un bel passo avanti…”
“Remus? Ci sei?”
Steve guardò Remus perplesso, non capiva da dove provenisse quella voce maschile. Remus sorrise dello smarrimento di quello che, in fin dei conti, era un babbano. Gli fece segno di seguirlo. Remus andò in salotto, la testa di James spuntava dalle fiamme verdi del camino.
“E quello chi è?” chiese Steve sorpreso, osservando incerto la testa spuntare dal camino...
“Un amico…” disse Remus con semplicità “che posso fare per te, James?”
“Intanto farti sentire più spesso…” disse con aria saccente James “e poi… domani è il compleanno di Enif, Sirius ha intenzione di portarla fuori, un giorno di pace loro due assieme quindi mi ha chiesto se riusciamo a coprirlo con Alastor…”
“Non c’è problema…”
“E poi Lily voleva invitarti a cena…”
Remus lanciò un’occhiata a Steve.
“Ho degli ospiti…” disse a James
“Allora veniamo noi! Qui è peggio che stare ad Azkaban non possiamo fare un passo che Bathilda ci è affianco oppure Malocchio è asfissiante…” Remus si guardò intorno dubbioso.
“Forse non è il caso…”
“Remus, non farmi venire là a prenderti a calci… voglio uscire!” Remus si trovò a ridere, James sembrava proprio un bambino.
“James, ti ho già detto che ho ospiti…” lo sguardo di James si posò su Steve.
“Salve, io sono James Potter, come va la vita?”
“Meglio di stamattina…” disse Steve perplesso
“Oh…bene… per lei non è un problema se io, mia moglie e mio figlio veniamo a pranzo domani?”
Steve fissò James quasi sconvolto.
“Prongs….” Remus guardò l'amico con rimprovero
“Moony! Sono secoli che non ci vediamo… ti pregoooo” provò James con fare supplicante "sai che pranzerei anche con Voldemort pur di uscire di casa più spesso... Daiiiii"
“Solo noi?” disse infine arreso, Remus
“Sì… Peter lavora da quello che so… allora????” Remus sbuffó, avrebbe dovuto spiegare un due cosette a tutti, ma forse anche a Liselle e Steve avrebbe fatto bene conoscere altri maghi, maghi che non avevano paura o disgusto a mangiare nella stessa stanza di un licantropo.
“Va bene…”
“Evviva! Non vedo l’ora di dirlo a Lily! Sarà al settimo cielo! Buona serata!” disse poi sparendo dal camino
Remus sbuffò…
“Chi era quello?”
“Uno dei miei migliori amici…”
 
▀■▪■▀
 
“Allora… non avrai qualche ripensamento…”
“No, no…” la voce di Peter era appena un bisbiglio “mi chiedo solo perché devo esserci anche io… se Edgar dovesse riuscire a scappare…”
“Hai la maschera, no?! Non ti riconoscerà…”  la voce di Leila era provocante, come sempre del resto.
“Quando si deciderà ad arrivare…” sbuffò Avery
“Tesoro non aver fretta… le cose vanno fatte con calma, vero Peety?” Peter raggelò, Lochrin lo aveva chiamato con il soprannome che usava sua madre.
“S…sì…”
“Che perdita di tempo…” sbottò Avery allontanandosi.
“Non farci caso, è solo un po’ nervoso…” Peter era certo che se avesse potuto vederla in faccia avrebbe visto Leila sorridere.
“…”
“E devi rilassarti un po’ anche tu… non lo trovi eccittante?” Peter la fissò sorpreso
“Eccitante?”
“Sì, avere la vita di un uomo tra le mani, decidere del suo destino… il potere è eccitante…” disse lei convinta.
“Può darsi…”
“Dici così solo perché non l’hai mai fatto…” la sentì ridacchiare. Peter sperava solo che finisse presto… Edgar avrebbe dovuto essere a casa da solo… invece non c’era nessuno a casa e adesso come ombre stavano aspettando, acquattati in salotto…
“Avremmo potuto essere già a casa a dormire…” stava borbottando Avery poco più in là. Peter deglutì, gli veniva da vomitare. Avrebbe dovuto assistere all’esecuzione di Edgar e solo perché Voldemort voleva testare la sua fedeltà… ma non gli bastavano le informazioni che dava loro?
Sentì la mano di Leila posarsi sulla sua gamba.
“Non essere così teso, Peety…”
“Non sono teso…”
“Oh sì certo… potrei tranquillizzarti io, se ti va…” la ragazza si tolse la maschera, Avery era appena andato a controllare l’ingresso.
“Cosa…” Peter non riuscì a finire la frase. Sentì la lingua della ragazza accarezzargli il collo scendendo lungo la carotide. Fu percorso da un brivido. Leila si ritrasse ridacchiando, si rimise la maschera.
“Meglio?” chiese come se nulla fosse.
Peter non rispose poiché in quel momento Avery rientrò nella stanza.
“Arriva…” annunciò facendo loro segno di estrarre le bacchette.
“Ho trovato Milly un po’ dimagrita, non trovi, Ed?” Peter osservò la moglie di Edgar entrare allegra in casa, seguita dai figli… i ragazzini non dovevano esserci! Pensò agitato Peter, i bambini non dovevano andarci in mezzo!
“Con tutto quello che ha da fare al Ministero mi chiedo ancora come stia in piedi…” ridacchiò Edgar chiudendo la porta dietro di lui.
“Il divano è mio!” sentì trillare la bambina. Peter deglutì… non ci dovevano essere i bambini a casa… dovevano essere dalla sorella di Edgar… non poteva uccidere dei bambini… non poteva… non voleva. La bambina entrò in salotto di corsa seguita dai due fratelli. Si bloccarono alla vista dei tre uomini incappucciati.
“Buh…” sogghignò Avery.
La piccola urlò, Leila la prese per un braccio puntandole la bacchetta alla tempia, Avery con un incantesimo spinse i due maschietti sul divano dove delle funi incantate li legarono.
“Papà!!!” gridò uno di loro mentre gli l’altro scoppiava a piangere.
Selena ed Edgar apparvero sulla soglia. La donna venne disarmata ancora prima di capire cosa stesse succedendo. Edgar riuscì a tenere la bacchetta solo perché si aspettava il peggio da quando aveva sentito le urla dei bambini. Osservò i tre incappucciati.
“Salve…” salutò Avery, Peter tremò, cosa stava facendo?
Il cuore di Edgar pulsava all’impazzata, come avevano fatto? Come?
“Come avete fatto a trovarmi?” disse muovendosi lentamente… sapeva perché erano lì, sapeva cosa avevano fatto a Benji…
“Un uccellino ci ha detto dove ti nascondevi….” Gli rispose uno degli incappucciati…
“Lasciate andare i bambini e mia moglie… loro non c’entrano…” disse lentamente pensando ad una soluzione rapida per far scappare moglie e prole… osservò i Mangiamorte: quello che gli parlava era strafottente e dallo sguardo che gli lanciava doveva essere il “capo”. Poi c’era una donna… una ragazzina, forse… stava tenendo stretta la sua bambina impedendole di muoversi… e poi c’era l’ultimo, in disparte, all’ombra… lo vedeva tremare appena…
“Non penso proprio…” rispose il Mangiamorte
“I bambini cosa c’entrano!” gridò Selena isterica mentre cercava di fare un passo in avanti verso i bambini. Avery mosse appena la bacchetta e anche lei venne sbalzata indietro, Edgar accorse al suo fianco aiutandola ad alzarsi.
“Lei non sa perché i vostri teneri bambini moriranno?” sghignazzò.
“Ed, cosa?”
“Lei non sa che sei un membro dell’Ordine della Fenice…” Edgar si morse le labbra, Selena lo fissò stranita…
“Avevi detto che non avresti corso rischi… che non…”
“Ve l’ho già detto, i bambini non c’entrano… volete me, giusto… allora prendetemi…” Edgar lasciò cadere la bacchetta.
Avery sorrise malevolo.
“Così non mi diverto!” disse prima di agitare la bacchetta. Una forza invisibile spinse lui e sua moglie contro la parete, Avery si avvicinò a loro.
“Tu, crucia i bambini!” ordinò al terzo.
“No! Ti prego no!” gridò Selena, Edgar si limitò a tentare di liberarsi…
“Ma io…” la voce del terzo Mangiamorte era impacciata…
Peter fece un passo in avanti un po’ incerto.
“Cosa c’è non l’hai mai fatto? Ti mostro io come si fa…” disse allegra la ragazza. Diede uno spintone alla bambina facendola cadere a terra
“Crucio…” le urla di Angela riempirono la casa. Robin e Danny gridarono il nome della sorella. Selena gridò ancora più forte.
“Smettila! Dannazione che diavolo vuoi da noi?!” sbraitò Edgar. I polsi gli stavano sanguinando, la corda li stringeva e lui cercava di liberarsi ad ogni costo… era la sua bambina quella! Era la sua bambina!
Avery fece un cenno a Leila e la ragazza interruppe la tortura. La bambina singhiozzava a terra.
“Che vogliamo da te? O niente la nostra spia ci da tutto quello di cui abbiamo bisogno, vogliamo solo divertirci un po’…” disse facendo un cenno del capo a Peter. Edgar lo fissò.
“Tu… tu sei uno di noi? Sei la talpa… tu brutto bastardo! Hai il coraggio di guardarmi in faccia! Hai il coraggio di guardarmi negli occhi mentre mi uccidi!”


Buonasera a tutti! Come promesso ecco qui un aggiornamento! Ringrazio chi ha avuto la forza di leggere avanti dopo tanti anni... e Julia e Ale che hanno commentato... per quanto riguarda questo capitolo... che dire... a voi il commento :)
Ciao e buon ultimo giorno di Novembre! 

 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Mirwen