Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: TotalEclipseOfTheHeart    05/12/2016    1 recensioni
Spin-off legato alla mia tutt'ora in corso longfiction "The Wathcers Chrnicles", che tratta della vita di uno dei sette protagonisti prima di unirsi nella lotta contro il male.
Qui potremo leggere del passato di Castiel Velharion, Terzogenito della Casata Reale di Draconia, e ogni capitolo sarà dedicato a un argomento particolare e a uno specifico periodo della sua vita.
Vedremo da vicino il suo rapporto con il padre e con i fratelli, e potremo anche reicontrare personaggi finora poco approfonditi, come la sua stessa madre.
Se avete e state amando la serie principale, questo piccolo squarcio nel tempo e nello spazio fa per voi.
Come promesso, ecco a voi la mini-serie interamente dedicata al Guardiano più Fosoco di tutti!!!
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Watchers Chronicles'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quando finisce il tempo dei giochi, e ti ritrovi già grande
 
 
“Siamo proprio sicuri che non ci rimarrò secco?”, quasi potevo rivedermi, lì, col mio insegnante di volo, a osservare scettico l’apparentemente infinito vuoto che separava me e il mio Gored dal suolo, presso la Rampa di Volo dell’Accademia dei Draghi.
Avevo solo sette anni, e come ogni giovane principe da lì a pochi mesi avrei dovuto affrontare la mia Prova del Sangue, per dimostrare a tutti che finalmente potevo passare dal periodo innocente dell’infanzia a quello più complesso dell’adolescenza. Cosa che, per un nobile come me, significava, di fatto, iniziare a essere considerato e trattato come un adulto a tutti gli effetti.
E non ero ancora del tutto sicuro che la cosa mi sarebbe piaciuta.
Per dimostrare pubblicamente il mio valore e la mia affidabilità, avrei dovuto, per la prima volta, affrontare le terribili correnti assassine del Canyon delle Ossa. Basta sentire il nome per capire che no, non sarebbe stata una passeggiata.
In pratica, si trattava di leghe e leghe di canyon rossi come il sangue, con le temperature che toccavano spesso e volentieri altezze altrove impossibili e raffiche di sabbia e fuliggine nera che ti impedivano di vedere a un palmo dal naso. Canyon che, beninteso, collezionava migliaia di morti ogni anno.
Inutile dire che, per un bambino di a malapena sette anni, l’idea di dover affrontare una cosa simile non era esattamente delle migliori. L’unica mia consolazione era che non sarei stato solo, visto che anche Gored avrebbe dovuto accompagnarmi in quella che continuava a sembrarmi un’impresa decisamente assurda e alquanto suicida …
E quindi eccomi lì, ad ascoltare i moniti del mio insegnante di volo, che, pallido come un cencio cercava di ricordarmi tutti i suoi insegnamenti, visto che quel giorno avrei dovuto affrontare il mio primo volo da solo, e che se ci fossi rimasto secco mio padre, molto probabilmente, lo avrebbe mandato al patibolo.
Lo guardai, visibilmente incazzato e chiedendomi quanto cavolo dovessero pagarlo per quel lavoro così rischioso. Bastava pensare che, quando un antico principe ci lasciò le penne, in una lezione di volo, il povero e malcapitato insegnate venne scuoiato vivo e appeso sulle mura della città.
Forse, dopotutto, non ero io quello messo proprio peggio.
Nei giorni precedenti, la mia vita era cambiata drasticamente.
E non ero affatto certo che quei cambiamenti mi piacessero. Insomma, avevo quasi l’impressione che fosse accaduto tutto troppo in fretta.
Prima, potevo fare, tutto sommato, quello che volevo. Passavo le giornate fuggendo dagli inservienti e dai maestri, giocando con mia madre, che a quel tempo ancora non aveva nemmeno i segni della malattia che poi l’avrebbe sempre confinata nelle sue stanze, e importunando, non senza un pelo di piacere, i miei fratelli durante le loro lezioni di scherma o lotta libera. Mangiavo praticamente a ogni ora del giorno e nel primo posto che mi capitava a tiro, nessuno osava dirmi nulla né cercare di controllarmi, ed ero sempre libero di dire e fare quello che volevo, anche di fronte a importanti ambasciatori esteri o nobili di un certo calibro.
Poi, improvvisamente, tutto cambiò. Tanto per iniziare, mi preclusero l’accesso alle stanze sia di mia madre che delle mie sorelle: potevo vederle solo una volta alla settimana, e mai per più di un’ora. Mi venne assegnato un maggiordomo, che controllava tutto ciò che facevo, svegliandomi rigorosamente all’alba e facendomi vestire degli abiti più consoni al mio rango, per poi assicurarsi che seguissi tutte le lezioni senza saltarne nemmeno una. Il tempo libero divenne un miraggio, la mattina studiavo le materie teoriche, come commercio e diritto, matematica e fisica, oppure le lingue, e il pomeriggio mi addestravo nelle discipline legate al combattimento, alla caccia e al volo. Ogni finesettimana seguivo i miei fratelli nelle visite di convenienza presso facoltose famiglie aristocratiche, o partecipavo a balli ed eventi mondani. Ogni mia azione era meticolosamente controllata e programmata dall’alto, e poco importava quale fosse il mio parere.
Ma, soprattutto, le aspettative nei miei confronti cambiarono radicalmente. Se prima non mi veniva chiesto che il minimo indispensabile, ora sulle mie spalle gravavano tutti i doveri e gli obblighi di un principe della famiglia reale. Non mi importava di cosa avrebbero potuto pensare gli altri, delle tradizioni o dei protocolli, tuttavia non volevo deludere né mia madre né tantomeno mio padre, che sebbene non fosse mai presente era sempre tenuto al corrente di tutti i miei progressi.
Così, eccomi lì, a osservare cinico il baratro che si apriva sotto di me. Sentii le gambe farsi di gelatina, ma poi mi ripresi, dicendomi che un principe reale non dovrebbe mai tentennare in quel modo, e guardai ansioso il mio insegnante, quasi a supplicarlo di lasciarmi tornare al castello.
Quello si ricompose, dicendo: “State tranquillo, Vostra Altezza. Se seguirete i miei consigli, sono assolutamente certo che non avrete nessun problema. Ho fatto preparare il vostro Legame …”
“Gored.”, dissi, infastidito, “Il mio Legame ha un nome, e si chiama Gored. Ricordi?”
Quello storse la bocca, osservando il mio sottosviluppato draghetto, che a quell’età avrebbe dovuto raggiungere almeno le dimensioni di un piccolo elefante, ma in realtà era di poco più grande di un pony di taglia media. Non posso fare a meno di sorridere all’idea che, nei mesi successivi, avrebbe affrontato un picco di crescita tale da posizionarlo in cima a tutte le classifiche mai fatte sulle dimensioni dei nostri cari compagni e, di conseguenza, anche sulla forza e sulla determinazione del nostro spirito.
“Ehm, si, certamente. Comunque, sulla sella avete tutte le bisacce e le cartine necessarie per orientarvi fino a quando non avrete terminato il percorso. Come da protocollo, troverete delle postazioni ogni tre leghe, dove avrete modo di rifocillarvi a dovere, tuttavia, è necessario che siate di ritorno entro il tramonto, altrimenti l’esame non potrà ritenersi valido.”
E tu finiresti sulla forca, ma questo è meglio non dirlo.
Pensai, disgustato.
Osservai ancora una volta il baratro, poi feci un profondo sospiro, cercando di restare calmo anche se, dentro di me, mi pareva quasi di scoppiare.
Mi concentrai sulla domanda di cosa avrebbe pensato mia madre, se mi fossi tirato indietro senza nemmeno provarci, e su come avrebbe potuto reagire mio padre, sapendo che suo figlio era un fallito. Pensai ai miei fratelli, che in meno di mezza giornata avevano stabilito un record di primo volo senza precedenti, e alle mie sorelle, che ancora dovevano imparare.
Balzai sulla groppa di Gored con una determinazione di facciata che successivamente avrebbe stupito persino me, visto che in realtà me la stavo praticamente facendo sotto dalla paura.
Senza guardarmi indietro, spronai il mio compagno, che aprì le ali e, con un forte schiocco, si gettò direttamente in picchiata.
Urlai, sentendo il vuoto attanagliarmi le viscere, poi, il nulla.
 
La sensazione successiva non fu, come in molti raccontano, terrore, o paura.
No, la verità è ben diversa.
Mi bastarono che pochi istanti, per capire.
Sentivo il vento sulle orecchie, gli occhi luccicanti a causa del freddo e della sabbia, la gravità combattere contro le potenti ali del mio compagno e la terra farsi sempre più lontana e remota.
L’adrenalina mi dava al cervello, e semplicemente smisi di pensare.
Le preoccupazioni vennero spazzate via dal mio animo come sotto un fiume di acqua purificatrice, mentre mi abbandonavo a quel brivido senza prezzo che mi avvolgeva lo spirito e liberava i miei sensi, rendendomi finalmente libero.
Privo dei miei limiti, fisici o mentali che fossero, potei vedere il mondo da una prospettiva che mai mi sarei sognato di raggiungere.
Sentii il vecchio, debole e timido me scomparire, per lasciare spazio a una consapevolezza nuova.
Non sapevo ancora dove mi avrebbe portato quella strada, ma non mi importava, la sola cosa che dovevo fare per saperlo era percorrerla. E ora che, finalmente, il mondo mi si apriva verso nuovi orizzonti, sentivo che c’era qualcosa, oltre, qualcosa che mi rendeva diverso, che mi avrebbe fatto raggiungere vette che mai mi sarei sognato di percorrere prima.
Quel giorno, terminai il percorso in meno di poche ore, distruggendo tutti i record che un draconiano possa anche solo sognarsi.
Non ci fermammo, né io né Gored, perché ora che eravamo un tutt’uno le cose della terra ci apparivano distanti e sfocate, prive di senso e interesse. Il nostro cibo era l’aria contro il viso, la nostra acqua il brivido gelido dell’ignoto, il nostro sonno la sfida continua che gridavamo contro le leggi della fisica e della natura.
Ovviamente, quando fu ora di atterrare ci rendemmo conto che quello era tutto fuorchè ciò che volevamo.
Lontano, sulle montagne, potevo quasi vederlo, il mio maestro, che si torceva le mani in preda al terrore, di fronte all’idea che sarei potuto non tornare.
Forse fu allora, che qualcosa in me cambiò.
Dopotutto, dopo quel giorno, sarei entrato nel mondo degli adulti. Se volevo dire addio alla mia infanzia, al periodo degli scherzi e delle marachelle, dovevo farlo in grande.
Sorrisi, mentre un pensiero diabolico faceva capolino nella mia mente d’innocente (seh, come no) bambino.
Guardai Gored, che dal canto suo sghignazzò, come capendo ciò che mi stava passando per la testa.
Facemmo dietro front, lasciandoci alle spalle la capitale e dirigendoci verso le terre più a sud, verso i cieli e gli orizzonti più lontani, e passammo il resto della giornata a giocare tra le correnti, rincorrendo i draghi salvatici e gareggiando con essi in spettacoli acrobatici senza precedenti.
Seppur a malincuore, al tramonto fui costretto a rincasare, e non potei trattenere un risolino divertito nel vedere il mio insegnante in preda a una crisi di nervi, mentre mio padre lo osservava con aria alquanto assassina e mia madre glene diceva di tutti i sacrosanti colori. Mai sottovalutare una mamma arrabbiata, ricordatevelo.
Dopotutto, a quei tempi, quando era ancora piena di vita e ardore, era nota a tutti per la sua incredibile capacità di sottomettere senza nemmeno scomodarsi tanto persino nostro padre, figurarsi la corte. Nessuno poteva dirle cosa fare, né controbattere alle sue osservazioni. Sempre che non volesse finire in pasto alla sua dragonessa, ovvio. La quale, se possibile, era persino peggio della padrona. Se possibile.
Atterrai sorridendo, al che venni travolto dalle mie sorelle mentre, al contrario dai miei fratelli ricevetti prima un calcio negli stinchi e poi uno sguardo divertito. Mia mamma, dal canto suo, per poco non mi fece soffocare tra le sue braccia.
Però, non era a loro che stavo guardando, in quel momento.
Alzai gli occhi, inattesa dell’approvazione di mio padre. Avevo portato a termine il mio primo volo, quindi potevo accedere alla Prova del Sangue, e di lì a poco sarei diventato un adulto a tutti gli effetti.
Mi osservò, in silenzio, poi il suo sguardo si posò sul mio compagno, ancora sporco delle polveri color terracotta che riempivano l’aria a sud della capitale, e lo vidi sorridere appena, come se avesse compreso ciò che avevo fatto.
Mi si avvicinò, posandomi una mano sulla spalla e dicendo: “Benvenuto tra i grandi, figlio mio.”
Sorrisi.
Forse, dopotutto, crescere non era così malaccio.


Note dell'Autrice:
Eccomi di ritorno!
Come promesso, vi lascio qui il secondo capitolo dedicato allo spin-off sul nostro amatissimo Castiel.
Spero vivamente che vi piaccia, anche perchè ci sto mettendo veramente tutto il cuore nel scrivere queste piccole finestre sulla vecchia vita dei nostri Guardiani!
Come potete vedere, la vita per un giovane principe draconiano può essere veramente dura, ma sappiamo tutti che Castiel riuscirà a superare senza problemi gli ostacoli che il destino deciderà di mettergli contro. 
Ringrazio come sempre tutti coloro che continuano a leggere questa mia grande storia, e coloro che mi aiutano con le loro recensioni e osservazioni personali. Io sono sempre qui, felice e soddisfatta di sentire i vostri commenti, negativi o positivi che possano essere, per cui non fatevi problemi a scrivermi se per caso notate qualcosa che non vi aggrada molto, o che secondo voi stona col resto della storia: mi aiutate nel migliorarla e mi rendete anche felice.
Detto questo, ci risentiremo, se non erro, l'otto, con la pubblicazione del prossimo capitolo castielcentralizzato (wow, ho coniato un nuovo termine!).
Teoth

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: TotalEclipseOfTheHeart