(Diciamo che per lo stemma della scuola australe ci ho provato... se qualcuno è più bravo e vuole cimentarsi me lo dica!)
Buona lettura! ;)
Sera, venerdì 1 ottobre 1802, Europa del Nord Est, Istituto di Durmstrang
"Reyna!"
La Black, sentendo chiamare il suo nome da una voce femminile sconosciuta, iniziò a guardarsi intorno incuriosita.
Almeno finchè non focalizzò - in mezzo agli studenti di
Murrinh-Patha appena arrivati nel cortile di Durmstrang - un volto a
lei non del tutto estraneo.
Per qualche secondo sbattè le palpebre, incerta, mentre vedeva la ragazza avvicinarsi.
Poi una lampadina si accese nella sua testa, permettendole finalmente
di riconoscere colei che le stava sorridendo. "Kath!" Esclamò
felice, trotterellando allegramente verso di l'allieva australiana.
Era proprio Kathleen Lohan quella che le si trovava di fronte.
Certo, sicuramente cambiata e maturata, diversa rispetto alla bambina
che Reyna ricordava. Eppure, in qualche modo, i tratti che l'avevano
caratterizzata da piccola li aveva in parte mantenuti, permettendole
così di riconoscerla.
Le due ragazze, quando furono abbastanza vicine, si scambiarono un lungo abbraccio.
"Ma sei proprio tu?" Domandò incredula Kathleen quando si
staccarono. "Cosa ci fai a Durmstrang? Ti credevo ad Hogwarts!"
"La stessa cosa che pensavo io di te!" Commentò Reyna scoppiando a ridere.
“E’ evidente che dobbiamo aggiornarci su tante cose." Le rispose Kath prendendola a braccetto. "Ad esempio... pensi di provare a partecipare anche tu al Torneo, cuginetta?"
- * -
“LIVVY!”
La voce di Camille fece per un attimo trasalire l’amica che,
pregando ogni divinità esistente, sperava di passare inosservata
in mezzo alla marea di ragazzi che chiacchierando allegramente stavano
raggiungendo i propri alloggi.
“Dove credi di andare esattamente? Ti ricordi quello che mi avevi
promesso stamattina?” Continuò Cammie, senza aspettare una
qualche risposta dalla ragazza.
“Sì mi ricordo, ma…” Provò a ribattere
Livvy, prima che la sua voce si perdesse tra quelle di un gruppo
di Kelpie che passava vicino a loro.
“Bene” Sul volto della Serpecorno si fece largo un gran
sorriso a trentadue denti. “Allora che ne dici di raccontarmi
cosa c’è esattamente tra te e quel Grimm? Non mi fare
andare avanti ancora ad ipotesi!”
Livvy sospirò rassegnata. Quando si trattava di pettegolezzi la Serpecorno era in grado di ricorrere a qualsiasi mezzo pur di ottenere l’agognato segreto.
“Fanciulle, fate defluire il passaggio! Ah ma siete voi, che ci
fate qua in mezzo?” Con la divisa da Magiscopino che svolazzava
da ogni parte, Tyler si fece largo tra la folla cercando di liberare
l’ingresso dagli ostacoli.
“Ciao
Tyler! La nostra cara Livvy ci stava togliendo il dubbio sul suo
rapporto con Willhelm Grimm” Lo mise al corrente Cammie, mettendo
così all’angolo l’amica che si trovò non
più uno ma ben due paia di occhi puntati addosso.
“Qualcuno mi ha nominato?” Sentendo il suo nome, il più piccolo dei fratelli Grimm si girò verso la fonte.
“Perchè
non l'hai detto subito?" Esclamò Will compiaciuto. "Chi meglio
di me può raccontarvi dei Grimm? Abbiamo ancora un po’ di
tempo a disposizione in fondo.” Parlare della propria famiglia e
del loro ruolo nella scuola non faceva che renderlo pieno
d’orgoglio.
Poteva
anche essere l'eterno secondo dinanzi a Jacob, ma era, e sarebbe sempre
rimasto, un discendente della dinastia Grimm. Una delle famiglie
più potenti e influenti nel mondo magico.
“Cosa
abbiamo qui? Riunione tattica pre torneo? Oh… C’è
pure un Grimm! Dovrò modificare le mie congetture allora.”
La Sala di Ristoro era quasi del tutto svuotata e, dopo essersi gustato
con tranquillità la propria cena, Liam si era avvicinato al
gruppo senza farsi sentire. “Piacere di fare la sua conoscenza,
sono William Jackson, Caposcuola di Ilvermorny.” Affermò
il Wampus, con il suo solito sorriso sghembo sul viso, porgendo la mano
destra a Will per stringergliela.
Dopo un attimo di silenzioso studio tra i due, il Grimm ricambiò.
“Uffa,
ma non perdiamo di vista l’argomento principale! Quale rapporto
c’è tra voi due?” Agitando le mani frettolosamente,
Cammie cercò di riportare il discorso sull’argomento
principale. Più tempo passava e più cresceva la sua
curiosità in merito.
Will
e Livvy si guardarono per un attimo, come per scambiarsi qualche frase
muta. Poi Will scoppiò a ridere. “Capisco la
curiosità nei nostri confronti, ma l'arcano è presto
svelato: le nostre famiglie sono amiche da decenni. I Ravenwood
inventano marchingegni geniali e noi li compriamo. Ho soddisfatto la
vostra curiostià?”
Tutti i presenti si scambiarono più di uno sguardo, sorpresi dalla novità.
“Beh…
Chi di voi vuole fare un giro per il castello? Non vorrei nei prossimi
giorni dovermi trovare nella scomoda situazione di cercare studenti
americani sperduti per la scuola!” Propose dopo pochi secondi di
silenzio Willhelm, scatenando così reazioni contrastanti nel suo
pubblico. I presenti erano ovviamente entusiasti all’idea di
conoscere meglio la storia dell’Istituto, ma erano anche
preoccupati di aggirarsi per il castello di sera e con un Grimm come
guida.
La fama di Elijah non era passata inosservata a nessuno. E Will, nel bene o nel male, rimaneva pur sempre un Grimm.
“Ho
sentito tante storie sul conto di questa scuola, tanti racconti e
leggende che avvolgono molti aspetti di quest’Istituto…
Son curioso di sentire una versione di chi la dirige.” Il
silenzio che si era venuto a creare fu spezzato da Tyler che, con
un flebile sorriso in segno di incitamento, fece cenno al Grimm di fare
strada al gruppo, che lasciò così infine l’ingresso
della Sala Ristoro per salire nei vari piani che componevano
l’imponente struttura di una delle scuole più importanti
del continente europeo.
“La scuola è composta da quattro piani, in ognuno di essi le Case trovano il proprio dormitorio. Al primo i Draghi, nel secondo i Folletti, nel terzo gli Alastyn e nel quarto, ed ultimo piano, i Kelpie.” Cominciò a spiegare Will.
“UH UH UH! CHI E’ CHE HA PARLATO DI ALASTYN?” Le
parole del Grimm ebbero l’effetto di richiamare
l’attenzione di un fantasma alquanto magrolino e con un gran buco
in mezzo allo stomaco.
“Oh buonasera signor Zaytsev, sto portando i nuovi
arrivati dalla scuola di Ilvermorny a fare un giro per il
castello.” Il ragazzo si fermò nel bel mezzo
dell’ultima rampa di scale che portava al secondo piano mentre,
con un gran sorriso e un fluttuare vivace, il fantasma guardava il
gruppetto contento di fare nuove conoscenze.
“Salve ragazzi! Io sono il fantasma della casata degli Alastyn,
spero di poter fare con voi presto una chiacchierata!” Senza
aspettare ulteriori risposte il fantasma, dopo aver fatto un paio di
giri della morte sul posto, se ne andò trapassando Liam e Tyler.
“Fr-fr-fr-fr-freddo!” I due Caposcuola si trovarono a parlare sincronizzati e tremanti.
“Già…
Zaystev è più gelido rispetto agli altri fantasmi
presenti nella scuola. C’è chi suppone sia a causa
del buco che ha nello stomaco.” Commentò Will in tono
serio. “Continuiamo.” Senza aspettare che i due studenti
americani si riprendessero dal colpo subito, il Grimm riprese a salire
le scale in marmo bianco.
A
Willhelm non era mai stato simpatico quel fantasma fin troppo allegro. Tante volte si era trovato a
dover correre per non fare tardi a qualche lezione, con lui al fianco
che parlava a ruota libera: era una situazione alquanto snervante.
Il giro per la scuola continuò con l'esplorazione di ogni meandro della struttura.
Tanti erano i quadri che salutavano il giovane Grimm al suo passaggio e
altrettanti erano quelli che fermavano la compagnia per chiedere a
Livvy se fosse veramente lei, se fosse realmente una Raven Duchannes.
Alla risposta affermativa della Tuonoalato, ognuno dei diretti
interessati reagiva in modo diverso: c’era chi ne rimaneva
piacevolmente colpito, chi in silenzio a meditare su quanto appena
sentito, chi faceva un inchino in segno di saluto e chi, persino, si
metteva a ridere senza un reale motivo accennando, tra una risata e
l’altra, ad avvenimenti che nessuno dei presenti conosceva.
Di
certo non si poteva non far caso al fatto che a Durmstrang, ancor
più rispetto ad altre scuole, il non rendere noti molti
particolari era un qualcosa di quotidiano. Molte volte ci si imbatteva
in avvenimenti che in molti non si sapevano spiegare o che, magari,
sapevano ma non avevano intenzione di divulgare al resto degli studenti.
“Certo
che voi due siete una bella coppietta eh!” La frecciatina di Liam
fece centro e i due diretti interessati irrigidirono di riflesso la
schiena, quasi colti di sorpresa dalle sue parole.
“Ma che… Cosa non è chiaro della frase ‘Siamo amici da sempre’ detta
giusto dieci minuti fa?” Domandò Will girnadosi verso
l’americano e aspettando una replica da parte sua.
Liam in realtà, dopo averli studiati entrambi nel giro alla
scoperta di Durmstrang, scalpitava nel voler farli innervosire un
po’.
Ma l'unico ad accorgersi che il Caposcuola era in piena vena di scherzi
fu Tyler, il quale non volle interrompere la scena per vedere fin dove
si sarebbe spinto il collega.
“Oh
ehm… Nessuna, è solo che vi vedo molto affiatati insieme
e, così, facendo due più due…” Il Wampus
lasciò di proposito la frase a metà, per dare libero
spazio ad ogni interpretazione possibile, qualsiasi essa sia.
“Jackson! Senti, ti conosco da anni e non credere che ogni tua
azione sia passata inosservata a tutti gli studenti. Quindi, o tieni a
freno la lingua o…” Livvy non ci mise molto a
controbattere al compagno di scuola e, usando la sua stessa arma, gli
rispose con uno sguardo di fuoco.
“Te l’ha fatta eh. Dai Liam, sarà per la prossima,
non è che puoi averla sempre vinta.” Lo spettacolo fu uno
dei migliori agli occhi di Tyler che, dopo aver lasciato andare
leggermente avanti il trio composto da Camille, Livvy e Willhelm, non
perse l’occasione di commentare quanto successo insieme a Liam
che digrignava i denti per il nervoso.
Odiava
perdere, non era una cosa che accettava facilmente, soprattutto se
aveva a che fare col gentil sesso. Cosa sapeva esattamente sul suo
conto? Un qualche abuso di potere da parte sua grazie alla carica di
Caposcuola? Dei comportamenti lasciati impuniti quando, invece, doveva
agire?
Tutto ciò rischiava di fargli saltare in aria i nervi.
“PER TUTTI I GARGOIL, MUNCIUS!”
Arrivati nei pressi del cortile interno dell’Istituto, le grida
del preside di Ilvermorny non furono ignorate e, attratti dal suo
apparente blaterare a vuoto, la comitiva si affacciò dalle
finestre del primo piano per osservarlo con attenzione.
“Quella lastra di acciaio magico non va in quel punto, quante
volte te lo devo ripetere? Ti ricordi che successe l’ultima
volta, in Spagna, quando lo montammo al posto sbagliato?” A prima
vista sembrava che l’uomo fosse impazzito e che stesse gridando
al vento frasi senza senso.
In realtà le cose non stavano proprio così…
“Ehi
ma quel pezzo di metallo non lo tiene un…” L’ultima
parola di Cammie le morì in gola per la sorpresa.
“Sì Camille. E’ uno scoiattolo quello! E decisamente
forzuto a quanto sto notando. In più ha pure un nome tutto
suo.” Tyler completò la frase per l’amica,
continuando a fissare esterrefatto un esserino portare, appoggiata alla
spalla destra, una lastra di acciaio non più grande di un metro
per lato.
“VOGLIO
ANDARE LA’ AD ABRACCIARLO!” La ragazza cominciò a
saltellare da una parte all’altra, eccitata per la
situazione.
“Nonono vado io che al ritorno non voglio morire d’infarto
per la paura!" La bloccò però Livvy "Almeno io so dove
mettere le mani! Scusa cara ma se vai te è la fine,
chissà il caos che potreste fare!” Continuò
borbottando qualcosa contro i presidi incapaci “Bene,
siccome conosco ormai questo castello come le mie tasche, vado a
supervisionare i lavori del nostro caro preside… Non vi
perdete!” Lanciando un’occhiataccia al duo Liam-Tyler la
ragazza fece perdere le proprie tracce, correndo via con una
velocità impressionante.
“Beh…
Continuiamo, vi faccio vedere le ultime due aule rimaste e poi vi
accompagno nei vostri alloggi per la notte” Con una scrollata di
spalle che faceva intendere quanto fosse ormai abituato a tutto
ciò, il Grimm riprese a camminare, dopo aver lanciato
un’ultima occhiata all’uomo che parlava con lo scoiattolo.
- * -
“All’ultimo
bivio a destra, poi subito nel corridoio sulla sinistra e, infine, la
terza porta sul lato sinistro” Kyle si ripassò per
l’ennesima volta il percorso a bassa voce mentre, guardando fisso
davanti a sé, si inoltrava alla ricerca del proprio dormitorio
al primo piano.
A quanto pareva non avrebbe continuato a vivere insieme a quel gruppo
di ragazze chiacchierone e approfittatrici. Ma se da un lato quando
lo aveva saputo aveva tirato un sospiro di sollievo, dall’altro
era un po’ preoccupato su chi potessero essere i suoi nuovi
compagni di stanza.
Il
rumore dei passi rimbombava per tutta la lunghezza dei corridoio e
le torce, appese con una precisa distanza tra loro, proiettavano
una lunga ombra. Il Dirawong assomigliava quasi ad un grosso orco.
A
Durmstrang vigeva un coprifuoco dopo il quale a nessuno era consentito
vagare nel castello se non con permessi o accompagnamenti speciali. Era
una regola molto ferrea con tutti ma, in particolar modo, con i
mezzosangue che, se la infrangevano, venivano puniti in modo
molto più duro dei purosangue.
‘In
questo castello prima o poi mi perderò me lo
sento…’ Si ritrovò a pensare il ragazzo proprio
mentre si trovava a pochi metri dalla tanto agognata porta.
Dopo
un lungo respiro, Kyle bussò e rimase in attesa di risposta.
“Avanti, è aperto!” Una voce maschile lo
invitò ad entrare e lui non se lo fece ripetere due volte.
La
stanza in cui si ritrovò era sistemata per poter ospitare
cinque persone, con tanto di comodini e cassepanche personali. Un paio
di finestre coperte da tende color porpora si affacciavano sul
grande giardino che circondava l’istituto europeo.
“Buonasera,
io sono Amos e beh… A quanto pare saremo compagni di stanza per
un po’.” Il Serpecorno, che fino a quel momento era
pigramente disteso sul suo letto, si alzò di scatto per dare il
benvenuto al nuovo arrivato.
“Oh ciao Amos, io sono Kyle, di Murrinh-Phata. Ma gli altri dove
sono?” Stringendo la mano al nuovo amico, Kyle si guardò
per un attimo intorno, notando solo in quel momento che in camera non
c’era nessuno altro.
“Bella domanda, pure a me piacerebbe saperlo ma non li vedo da
quando ho lasciato la Sala Ristoro.” Confessò a quel punto
Amos sorridendo al ragazzo, non sapendo esattamente cosa dirgli.
Nel
tempo successivo Kyle ebbe modo di conoscere meglio il proprio
coinquilino che gli raccontò le proprie avventure lungo il
tragitto verso Durmstrang e, dopo aver ascoltato attentamente quanto
gli fosse accaduto, toccò a lui parlare. Nessuno dei due era un
chiacchierone ma era evidente come si trovassero bene a parlare insieme.
‘Penso che mi piacerà questo posto, quantomeno non sono l’unico maschio della stanza.’ Pensò il Dirawong mentre ordinava i propri vestiti nella cassapanca ai piedi del letto.
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Sabato 2 ottobre 1802
Bianca riaprì gli occhi e per qualche secondo si guardò attorno spaesata. Di sicuro non era nella sua camera.
Dopo aver fatto mente locale, si ricordò della sera prima.
Lei e Will avevano parlato fino a tardi, perciò si era
evidentemente addormentata lì, nel letto di suo cugino. E lui,
per non disturbarla, aveva trasfigurato una poltrona in un altro letto.
Sul quale si trovava ancora, placidamente disteso a pancia in
giù e tra le braccia di Morfeo.
Rabbrividendo per il freddo, Bianca si rintanò nuovamente sotto
la pesante coperta di lana e perse qualche secondo a guardare il
cugino, quasi divertita.
In quel frangente, nessuno avrebbe potuto pensare che quel bellissimo
quanto apparentemente innocente ragazzo, dal volto angelico, potesse
trasformarsi in uno spietato cacciatore di creature oscure.
Tutti avevano sempre puntato su Jacob, ma lo avevano fatto solo in quanto fratello maggiore.
Se Bianca si fosse mai trovata nella condizione di affrontare un
Sondereith però, non avrebbe avuto dubbi su quale fratello
volere al suo fianco.
Ed era esattamente questo che gli aveva ripetuto fino alla nausea la
sera prima, cercando di consolarlo. Ma, almeno da quel lato, Willhelm
era come sordo.
Aveva sempre avuto un'ottima fiducia nelle proprie capacità.
Tranne quando doveva essere posto a confronto con Jacob. In quelle
occasioni, semplicemente, tornava ad essere il fratello minore. Il
secondo genito. Quello messo da parte.
E questo, Bianca non poteva più accettarlo.
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Lunedì 4 ottobre 1802
"E dire che il castello sembrava così piccolo, visto
dall'esterno!" Sbuffò Eloise, percorrendo per la quarta volta lo
stesso corridoio.
"Dici che ci hanno posto un incantesimo estensivo irriconoscibile?" Le
diede corda Elizabeth, seguendola a passo svelto e deglutendo. Non
voleva di sicuro perderla di vista!
In quel frangente non facevano altro che venirle in mente le parole che
Charlotte le aveva rivolto per metterla in guardia dai Grimm.
E il non sapere dove si trovasse in quel momento le faceva sentire la gola secca.
Senza contare che quell'ambiente non le piaceva, non le piaceva per
nulla. Tutti i corridoi che avevano percorso fino a quel momento erano
tetri. Bui e soffocanti. Le fonti di illuminazione erano minime.
E a lei mancava già la calda e luminosa Australia.
"E' una scuola di magia, tutto è possibile." Rispose Eloise, arrestandosi e guardandosi attorno con attenzione.
Il brutto del mondo magico era che i ritratti si muovevano, quindi non
poteva dire con certezza per quale motivo avesse visto l'uomo con il
grosso naso - che le stava fissando torvo - per la quinta volta.
"Ottimo! Siamo qua da appena due giorni e già ci siamo perse."
Commentò Elizabeth. "Dici che è il caso di provare a
chiedere ad un ritratto?" Aggiunse, sollevando l'orlo della gonna e
dirigendosi verso quello di una donna dall'aria materna.
Stava per aprire bocca e chiedere delle indicazioni, quando delle voci
provenienti da un lato del corridoio attirarono la sua attenzione. E
non era stata la sola a sentirle. Anche Eloise aveva voltato la testa
nella medesima direzione.
"Ehy! Ma allora c'è della vita anche qui!"
Sollevate di avere trovato qualcuno e sperando non si trattasse
semplicemente di ritratti troppo chiassosi - o peggio, di un Grimm - si
diressero verso la fonte del rumore.
Erano due ragazzi, che riconobbero entrambe come allievi di Durmstrang grazie alla divisa rosso sangue.
E tutti e due alzarono lo sguardo perplesso verso di loro.
"Ehy!" Esclamò il primo con tono irritato "Lo sapete che questa è un'ala del Castello riservata ai soli uomini?"
Stava per aggiungere qualcos'altro, ma il secondo gli appoggiò
una mano sulla spalla. "Calma Frederich. Sono studentesse straniere,
non vedi la loro divisa? E' probabile che si siano perse."
"E' così infatti, ci siamo perse." Confermò Eloise,
guardando speranzosa il ragazzo che sembrava più ragionevole.
"Non è che potreste darci una mano?"
"Da che scuola provenite?" Rispose il secondo con un sorriso, avanzando
verso di loro. "Io sono Levi comunque." Si presentò facendo ad
entrambe un elegante baciamano.
"Siamo di Murrinh Patha. Molto piacere, io sono Eloise." Rispose lei
arrossendo appena. "E lei è Elizabeth." Aggiunse indicando la
sua amica, che si fece avanti timidamente.
"Se siete della scuola australe immagino che stiate cercando l'aula di
trasfigurazione." Commentò Levi "L'insegnante ci ha detto che
avreste seguito le lezioni con noi. Se volete seguirmi, sarò
lieto di accompagnarvi."
Davanti ad un cenno di assenso e di ringraziamento delle due
australiane, il ragazzo si apprestò a far loro strada. "Da
questa parte... e scusate il mio amico per i suoi toni scorbutici. Ha
solo avuto una brutta mattinata."
- * -
"Ma
si può sapere che fine ha fatto Levi?" Chiese Christopher ad
alta voce, guardandosi attorno preoccupato. "La lezione inizierà
tra cinque minuti e di lui neanche l'ombra! Non ha mai tardato in vita
sua!"
Per tutta risposta, Trystifer alzò appena lo sguardo dal paragrafo che stava rileggendo per la sesta volta.
Per quanto si sforzasse, non riusciva proprio a memorizzarlo!
E la cosa era grave, visto che quel giorno il professore avrebbe interrogato di sicuro lui. Glielo diceva una vocina alquanto fastidiosa nella sua testa.
"Come hai detto tu, mancano ancora cinque minuti. Sono sicuro che
arriverà." Commentò piatto, non alzando neanche gli occhi
dal foglio.
Ebbe appena il tempo di terminare la frase, che la porta sul fondo
dell'aula si aprì e proprio l'oggetto delle loro chiacchere
entrò, seguito da due ragazze che si guardavano attorno con
curiosità.
"Hai capito il nostro Levi!" Commentò sarcastico Christopher,
mentre pochi secondi dopo entrava nell'aula anche il loro prefessore di
trasfigurazione. "Ha fatto nuove conoscenze. E io che mi sono pure preoccupato per lui!"
Appena Levi si sedette nel suo solito posto, dietro di loro,
Christopher si girò verso di lui con un sorriso smagliante. "Ti
intrattieni con ben due ragazze e non ci dici nulla? Noi, i tuoi
migliori amici?" Continuò portandosi una mano all'altezza del
cuore "Così mi deludi! Mi sento offeso!" Esclamò con
finta voce rammaricata.
"Si erano perse." Si giustificò a mezza voce Levi.
"Oggi interrogo, così possiamo dimostrare ai nostri ospiti qual
è il livello della nostra scuola." Annunciò il
professore, schiarendosi la voce e ottenendo il completo silenzio. "Dayne, iniziamo da te."
"Lo sapevo." Sospirò rassegnato Trys, alzandosi in piedi e dirigendosi verso la cattedra.
'Avrei dovuto seguire il corso di divinazione, visto che ci prendo sempre.'
- * -
Martedì 5 ottobre 1802, mattina
"Chiedo scusa, per caso questo posto è libero?"
Helene alzò lo sguardo verso la ragazza che le aveva appena
rivolto la parola, poi lo spostò sul banco vuoto accanto a lei.
Di solito era occupato da Reyna. Ma quel giorno la Black le aveva
comunicato che avrebbe preferito passare la giornata con sua cugina
Kath, che non vedeva da molto tempo. Ed Helene non aveva trovato nulla
da obiettare.
"Sì, certo." Rispose quindi alla fine, sorridendo alla nuova arrivata.
"Grazie! Piacere, io sono Clementine." Si presentò la ragazza sorridendo e accomodandosi accanto a lei.
"Piacere mio, sono Helene." Rispose a sua volta la rossa. "Scusa la
curiosità ma... sei di Ilvermony o Murrinh Patha?"
Domandò "Faccio un po' di confusione con le divise." Aggiunse
giustificandosi.
"Sono di Murrinh Patha." Spiegò la bruna, iniziando ad estrarre
dalla borsa piuma e calamaio, prima di aggiungere "E visto che invece
tu sei di Durmstrang... posso chiederti qualcosa sulla scuola? Ho sentito diverse voci in proposito."
Davanti a quella domanda diretta, i muscoli facciali di Helene si
irrigidirono leggermente. Cosa avrebbe mai voluto sapere da lei quella
ragazza sconosciuta?
"Cosa mi dovrei aspettare dalla lezione di oggi? Com'è questo
professore?" Continuò l'altra, prima di avere una risposta certa.
Davanti
a quella domanda, Helene si rilassò visibilmente, mentre le
sue labbra si piegarono in un sorriso sincero prima di dare la
risposta. "Non ti preoccupare: Kolbert è severo ma giusto. Se
non capisci qualcosa puoi chiedergli nuovamente spiegazioni, è
sempre disponibile per noi studenti. L'unica cosa che non sopporta sono
le chiacchiere mentre spiega."
"Ah meno male!" Esclamò rasserenata Clementine "Allora è solo il prof di incantesimi quello terrorizzante?"
Helene, di fronte a quella definizione, ridacchiò divertita.
'Magari!' Non poteva dirlo ad alta voce perchè in quella
scuola avevano le orecchie anche i muri, ma l'unico che lei riteneva
davvero inquietante era il Preside, Elijah Grimm.
- * -
"Io avrei sicuramente saputo rispondere meglio." Commentò Patton alla fine dell'ora di incantesimi.
Tutti i professori di Durmstrang, per dimostrare ai nuovi arrivati
quale fosse il livello delle loro lezioni, aveva optato per un ripasso
generale - concretizzatosi in interrogazioni - di quanto fatto fino a
quel momento, in modo da dare la possibilità agli studenti
stranieri non solo di capire il programma, ma di fare a loro volta
delle domande nel caso in cui certi argomenti non li avessero mai
affrontati.
E Patton in quel momento stava fortemente criticando l'interrogazione
sostenuta da uno di loro, argomentando ad alta voce di quanto l'avesse
trovata lacunosa e poco precisa. "Se ci fossi stato io, al suo posto,
avrei ottenuto 10 ad occhi chiusi."
Liam, sentendolo parlare, si limitò ad alzare gli occhi al cielo
sbuffando. Forse avrebbe anche detto qualcosa - a lui quella del
ragazzo tedesco era sembrata un'ottima interrogazione, checchè
ne dicesse Patton - ma la porta dell'aula si aprì e il Preside
di Ilvermony si precipitò dentro col fiatone, urlando a gran
voce "Per tutti i goblin! Mi è scappato l'orario a lavorare sul
mio bimbo!" David arrestò la scivolata a pochi centimetri dalla
cattedra, evitando così al pelo una dolorosa craniata contro
allo spigolo. "I miei studenti ci sono ancora?" Domandò
poi guardandosi attorno, senza però realmente vederli. "Oh no,
non mi dite che sono arrivato tardi! Non me lo potrei mai perdonare!"
Concluse strapazzandosi i capelli in maniera teatrale.
"Ehm... siamo qua professore."Cercò di attirare la sua attenzione Patton, agitando la mano per farsi notare dall'uomo.
"Patton!" Trillò a quel punto il Preside con voce estasiata "Sono arrivato in tempo allora!"
Continuò avvicinandosi al ragazzo e dandogli una grossa pacca
sulla spalla. "Oh bene bene Powell... e dimmi: quelli Australiani dove
si trovano?" Continuò allegro.
Tutti i presenti nella stanza guardavano David nello stesso modo con cui si guarda un completo pazzo.
A parte i suoi studenti ovviamente. Loro erano ormai troppo abituati alle stranezze dell'uomo per farci davvero caso.
"Sono quelli con la divisa verde, professore." Rispose il diretto
interessato, felice di poter essere in qualche modo utile all'uomo.
Hartnell si fregò le mani, felice come un bambino davanti
all'albero di Natale. "Allora ci siamo tutti! I miei ragazzi e gli
studenti di Murrinh-Patha mi seguano!" Esclamò indicando la
porta. "Si parte verso nuove avventure!"
"Ma
Professore..." Richiamò Patton l'attenzione qualche minuto dopo,
velocizzando il passo per seguire il Preside "Non dovremmo andare a
lezione di difesa con i ragazzi di Durmstrang?"
L'uomo però scosse la testa. "E' proprio questo il problema
Patton: a Durmstrang non fanno lezione di Difesa. Le Arti Oscure si
praticano. E finchè io sarò Preside, non
permetterò ai miei studenti di impararle... tantomeno di praticarle."
"Pfff! Sono sicuro che sarei in grado di gestire le Arti Oscure anche meglio di un Grimm."
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“No!”
Tutto era confuso attorno a lei.
“Ti prego!”
Per quanto si sforzasse di tenere gli occhi aperti, proprio non ci riusciva.
“Non morire!" Per favore non morire!”
Il buio era così invitante.
"Per favore non morire!”
Perchè al di fuori del buio c'era solo dolore. E atroci sofferenze.
"Per favore!”
Però quella voce continuava a supplicarla in maniera così dolce e straziante.
“Ti prego, non chiudere gli occhi. Non farlo. Resisti. Ti prego.”
Sascha ci provò davvero a riaprirli.
Ma era così difficile.
Non riusciva neanche a capire chi le stesse parlando, chi la stesse
tenendo tra le braccia in maniera così delicata. Sapeva solo di
essere ferita. Mortalmente ferita ad un fianco.
E che, insieme al sangue, stava defluendo da lei anche la vita.
“No! Ti prego! Non volevo che tu rimanessi coinvolta! Mi dispiace, mi dispiace!”
Sascha spalancò gli occhi di colpo, completamente bagnata di sudore freddo e con il fiatone. Era come se avesse corso per miglia e miglia senza mai fermarsi, senza mai riprendere fiato. Anche il cuore batteva furiosamente nel suo petto.
Era terrorizzata da qualcosa, da quel qualcosa che aveva appena sognato, ma non sapeva neanche lei di che cosa si trattasse. Semplicemente perchè non se lo ricordava.
"Hai gli incubi, lupetta?"
La ragazza, al suono della voce, si girò di scatto spaventata.
Trovando Jacob Grimm intento ad osservarla da un angolo della stanza,
con una torcia in mano.
"A parti invertite non faresti lo stesso?" Riuscì a rispondergli acida. Era chiusa in quella gabbia da quasi un mese ormai, che cosa si aspettava, che fosse serena e felice? "Tu invece cosa ci fai qui? Ti diverte osservare una ragazza rinchiusa?"
Era folle, ma non aveva voglia di riaddormentarsi. Di rivivere quell'incubo. E pur di non farlo era disposta anche a parlare con lui. Il nipote dell'uomo che l'aveva imprigionata.
"Ti osservo, sì. In fondo, tu sarai la mia prima prova. Devo capire quali sono i tuoi punti deboli. E penso di averne appena trovato uno."
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Nel prossimo capitolo ci sarà la scelta del Calice di Fuoco.
Domanda della settimana: i vostri OC tiferanno comunque per il campione della propria scuola oppure, in certi casi, potrebbero tifare anche per qualcun altro?