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Autore: Juliet Leben22    08/12/2016    1 recensioni
Dopo l’ennesimo giorno trascorso a al cimitero, mi sollevo dall’erba, dopo una chiamata urgente di mio padre che mi dice che sta seguendo un caso e perciò non cenerà a casa.
Come se avessi appetito, poi.
Quindi mi trascino fuori dal luogo in cui avverto più sollievo e mi dirigo verso casa, con passi lenti, titubanti. Perché so che quando entrerò in casa il vuoto vorrà inglobarmi, vorrà soffocarmi e io rimarrò inerme alla situazione.
Mi blocco, poco fuori dall’entrata del cimitero e riconosco Lydia che sta parlando con qualcuno che ben conosco.
Il mio stomaco si stringe in una morsa e il mio respiro si frantuma a metà, con il cuore che corre come se fosse inseguito da un alfa.
Mi avvicino con passi lenti e misurati e tossisco.
Lui si volta: indossa un giubbotto di pelle che gli fascia il costato, ha i capelli poco più corti del solito e gli occhi tristi.
-Stiles-
La sua voce è perfettamente come me la ricordavo: grave e calda.
Genere: Fluff, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Allison Argent, Derek Hale, Lydia Martin, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: Lemon, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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“Can you love me, Anyway?
 
 
Di tante cose che potevo fare, ho compiuto l’unica che non avrei mai dovuto. Dopo aver parlato con Scott non ho potuto fare a meno di controllare che Stiles stesse bene. Così mi sono arrampicato e sono entrato dalla sua finestra. Dormiva beatamente, immerso nell’ombra come fosse l’unica luce. E io lo guardavo come se fosse la cosa più bella che avessi mai visto - anche se non ne ero cosciente. I suoi tratti erano qualcosa di estremamente delicato malgrado la bocca fosse semi aperta. Eppure non russava e io lo sapevo, ma mai come in quel momento mi ero permesso di osservarlo in maniera così attenta.
Stava bene. Questo era quello che contava. Il suo sguardo fu catturato dallo schermo ancora acceso del suo computer. Lo afferrò e cercò di capire cosa stesse cercando.
Una pagina di streaming in cui era aperto “Il pianeta del tesoro”, un cartone animato.
Una pagina sui lupi mannari e la loro… natura sessuale?!
E… una pagina di youporn. Il video aperto era su due uomini che si stavano… baciando. Stavano iniziando, insomma.
Gli rivolsi un’occhiata confusa. Da quando gli piacevano i ragazzi?
E Lydia? Che fosse una copertura? Che non gli piacessero più le ragazze e lei lo sapesse e lo aiutasse a coprire la sua vera natura?
Mi dissi che doveva aver avuto un sacco di esperienza coi maschi perché, sebbene ignorassi quel particolare, Stiles era davvero bello. Quei capelli castani che gli donavano un’aria più adulta e da uomo e quei capelli nocciola da cerbiatto erano una combo micidiale, dovevo ammetterlo.
Cominciò ad agitarsi improvvisamente e sussurrò qualcosa. Potevo udire il suo cuore scalpitare e accelerare senza sosta, come se fosse in pericolo.
Istintivamente mi stesi e lo udì chiaramente dire: “Derek, per favore, mettiti in salvo.”
Mi bloccai e lo feci voltare, ma non riuscivo a svegliarlo nemmeno scuotendolo.
“Non voglio morire.”
“Non gli permetterò di ucciderti, non preoccuparti. Ci penserò io se non ti svegli.”
Niente.
Non era sveglio, eppure avvertivo il pericolo intorno a Stiles.
“Non posso morire senza averti baciato.”
Si issò con la schiena, come se avesse ricevuto un colpo alle spalle senza essere riuscito a schivarlo.
“Ti prego.”
Non riuscì a capire cosa mi spinse a farlo, ma poggiai le labbra sulle sue e lui ricambiò perfettamente quel bacio così dapprima tenero e poi passionale. Le nostre lingue si scontrarono ed ebbi l’impressione che…
Stiles mi stava guardando. Con gli occhi spalancati e le gote rosse – potevo vederli grazie agli occhi blu. Quel bacio aveva risvegliato anche il mio istinto più bestiale ed era tanto che non mi accadeva. Lo fissai e notai persino quelle goccioline di sudore che gli scivolavano sulla fronte.
“Derek” mormorò, mordendosi il labbro.
“Stiles, cosa è successo?”
“Io… non lo so. Eravamo circondati. Ho visto dei mostri strani e poi siete arrivati anche voi”
“Ho sentito che mi dicevi di scappare. L’ho fatto?”
“Sì. Per questo so che non era reale.”
“Perché?”
“Perché tu non scappi mai di fronte al pericolo se non hai almeno messo al sicuro tutti gli altri.”
Abbassai lo sguardo perché solo in quel momento mi rendevo conto che avevo cambiato completamente il nostro rapporto. Questo gli aveva dato adito ad essere più… sincero.
O forse erano solo mie supposizioni ed era il buio a dargli coraggio.
“Ora vado”
“Aspetta, Derek… perché lo hai fatto?”
“Nel sogno hai detto che non volevi morire senza avermi baciato e io…”
Non potevo averlo fatto davvero. Avevo dato retta ad un sogno?! Davvero? Io? Derek Hale? Roba da pazzi.
“Ne potremmo parlare.”
“Non c’è niente di cui parlare.”
Vidi abbassare lo sguardo per un secondo e inspirare profondamente. “Perché eri in camera mia… alle” guardò l’ora “quattro del mattino?”
“Scott mi ha detto che c’era il pericolo e io sono venuto a vedere se… stavi bene.”
“Sei venuto a vedere se stavo bene?” domandò incredulo.
“Certo, razza di cretino. Non sei mica uno qualunque! Sei nel nostro branco, cazzo!” pensai, ma dissi “Passavo di qui. Io e Scott ci siamo divisi le case da controllare.”
“Grazie di aver controllato, allora.” Mi fece una sorta di occhiolino.
Saltai giù dalla finestra e cominciai a correre nel bosco, provando a dimenticare tutto quello che era successo e che avevo appena compiuto.
 
 
 
Erano passate tre settimane da quel momento e quel bacio era ancora impresso nella mia mente senza alcun modo di cancellarlo. Quel bacio era la cosa più giusta che avessi mai potuto fare, ma ora non riuscivo più a controllare quei sentimenti… così sbagliati.
Sbagliati non per la loro natura, ma per la persona per cui provavo quella… cosa.
Stiles. Stiles Stilinski. L’umano del branco.
Non Scott, l’alpha.
Non Lydia, la banshee.
Non Malia, la coyote.
No, Stiles. La persona più fragile e forte che io conosca. La persona più stupida e intelligente del mondo.
Stiles e le sue facce buffe e il suo sarcasmo difensivo.
Per dimenticare, avevo scelto una via facile e indolore… uscire con una donna della mia età. Si chiamava Jennifer ed è davvero molto carina. Le piacevo, era più che evidente, ma in quel momento riuscivo solo a pensare al fatto che dovevo dimenticare Stiles. Ma soprattutto, quel bacio.
Sapevo che ricambiava anche lui – lo vedo ogni volta che mi guarda – e sapevo che stava soffrendo.
Mi ritrovavo nel mio loft quella sera, quando la donna venne a trovarmi. Indossava un paio di jeans skinny e una maglietta aderente che le evidenziava le forme del seno.
Non ricordavo che dovesse portarmi qualcosa, ma quando avvertì le sue labbra sulle mie decisi di vedere fino a dove si sarebbe e fino a dove mi sarei spinto.
Le sue labbra erano fredde e rosse, non rosee come quelle di Stiles.
Il suo seno era morbido e sodo, non liscio e ossuto come quello di Stiles.
Per quanto quei seni mi piacessero, quelle effusioni mi tentassero, ero cosciente che mi mancasse qualcosa.
Si tolse i jeans e mi slacciò i miei con furia e passione. Umettò velocemente il mio membro per renderlo rigido e si stese sul tavolo, allargando le gambe.
Non sapevo nemmeno se fosse pronta quando entrai. Dalla sua espressione, non lo era, ma non sembrò ferirla più di tanto.
“Continua, non preoccuparti” disse, vedendo che avevo rallentato.
E lo feci, ma nemmeno quando lei raggiunse l’orgasmo su quel tavolo io non mi sentivo nemmeno lontanamente vicino a sfiorare l’apice.
Il pensiero che Stiles fosse chino sotto di me, mi scaldò a tal punto che in dieci minuti riuscii a raggiungere il piacere.
Il mio cellulare squillò proprio in quel momento e io mi affrettai a vedere chi fosse. Risposi immediatamente.
“Pronto, Scott.”
“Derek! Dove sei?”
“A casa, perché? Cos’è successo?”
“Ecco… siamo nel bosco. Ho bisogno di te. Abbiamo bisogno di te.”  Dal suo tono era successo qualcosa di grave che lo aveva tremendamente colpito.
“Arrivo subito.”
“Siamo vicino a casa tua, comunque.”
Misi giù la chiamata e mi rivestii velocemente. “Scusami, ma devo andare. È urgente.”
“Non preoccuparti, a presto quindi.” Mi sorrise e mi poggiò un bacio sulle labbra.
Corsi fuori senza nemmeno aspettare di aver finito di infilare le braccia nella giacca di pelle. Il tono dell’alpha mi aveva turbato profondamente.
Gli alberi correvano davanti ai miei occhi senza sosta, mentre seguivo l’odore dei miei compagni, quando improvvisamente il profumo di… sangue colpì le mie narici, costringendomi a fermarmi.
Svoltai a destra velocemente, muovendomi nel buio, e infine vidi Scott a terra, con la testa appoggiata ad un albero. Si stava tenendo il fianco in maniera decisa e forte, come se fosse certo che la guarigione non sarebbe stata veloce.
“Scott!” esclamai, avvicinandomi.
“Derek” il suo sguardo vagò velocemente a pochi metri da lui.
Lì si trovava la Banshee e … Stiles.
Stiles era a terra, privo di conoscenza ed era ferito alla tempia destra.
Stiles era ferito.
“Stiles” urlai, realizzando ciò che fosse successo.
Lydia gli stava tenendo la testa sulle sue gambe, ma - a giudicare dal suo aspetto – anche lei aveva avuto momenti migliori.
“Siamo stati attaccati, ma siamo riusciti a difenderci. Stiles ha cercato di portarmi in salvo, ma è stato colpito” spiegò, come se mi avesse letto nel pensiero “Devi portarlo in ospedale, Derek. Non c’è più tempo. Corri!”
Quell’ordine – che in altri momenti non avrei mai ascoltato – mi ridestò da una sorta di shock. Lo sollevai delicatamente e gli posai la testa sulla mia spalla. Il sangue non era seccato e un piccolo rivolino scivolava ancora dalla sua tempia.
Dovevo correre.
Cominciai a correre e in pochi minuti raggiunsi la sua Jeep. Lo sistemai sul sedile del passeggero e mi misi alla guida.
Ingranai la marcia e cominciai a correre. Sarei tornato dopo per Scott e Lydia.
Stiles aveva bisogno di cure: non poteva aspettare.
In una decina di minuti percorsi la strada e giunsi al pronto soccorso. Mi caricai in spalla con una certa premura l’umano e potei udire flebile il suo battito cardiaco.
Appena entrai vidi che al centralino c’era Melissa Mccall, la madre di Scott.
“Signora Mccall! Presto!” esclamai e lei mi fissò immediatamente.
Perse un battito, ne sono certa, e guardò Stiles come se fosse un secondo figlio.
“Che è successo?”
Scossi la testa. “Sono stati attaccati. Ora vado a prendere Scott e Lydia”
“Scott sta male?”
“Lui è ferito, ma vivo. È ancora cosciente”
“Portamelo qui”
Annuì, ma ci impiegai qualche istante ad abbandonare il corpo del ragazzo dalle mie braccia. Volevo proteggerlo.
Non potevo perderlo.
“Signora Mccall…”
“Faremo tutto il possibile, signor Hale. Ora vai a prendere gli altri. Non puoi fare nulla adesso. Tutto quello che potevi fare lo hai già fatto.”
“Non è vero” pensai, affranto.
Uscii dall’ospedale e salii sulla sua Jeep. L’odore di Stiles imprimeva l’aria e anche l’odore del suo sangue.
Avevo sbagliato tutto e la consapevolezza che avrei potuto perderlo mi distrusse più di quanto non fui in grado di dimostrare.
Avrei potuto perdere Stiles e l’ultima cosa che gli avevo chiesto era di dimenticare, facendolo soffrire.
Oltretutto, gli avevo chiesto di dimenticare qualcosa che io non ero stato in grado di cancellare. Perché quel bacio mi aveva fatto sentire vivo come non mi sentivo da tanto tempo.
Da dopo Kate.
Non mi permisi di piangere e corsi a riprendere i due ragazzi nel bosco che mi aspettavano già al luogo in cui era parcheggiata precedentemente la macchina.
“Lydia, Scott” dissi aprendo la portiera e aiutandoli a salire.
“Stiles?” domandò la banshee con una certa preoccupazione.
“L’ho lasciata a tua madre, Scott.”
“Perfetto. Ora portiamo anche Lydia e poi penserò alla mia ferita.”
“Scott…”
“No, Lydia. Tu sei umana, io guarisco più velocemente in ogni caso.”
La ragazza dai capelli color fragola sbuffò, arrendendosi.
Il viaggio fu abbastanza silenzioso, fino a che non riuscii a trattenere la domanda che tanto mi assillava.
“Lydia, ma da quanto Stiles è…”
“Cosa?”
“Io…”
“So del vostro bacio” disse spiazzandomi.
Scott ci fissò allibito. “Quale bacio?”
Lydia sorrise teneramente. “Nulla che io debba dire. Saranno i diretti interessati a venire a parlartene, dico bene… Derek?”
Ringhiai.
“Nulla di importante poi.”
Ringhiai ancora più forte e l’alpha mi diede uno sguardo di rimprovero.
La banshee ridacchiò e si avvicinò al mio viso. “Giusto… ho sbagliato. Qualcosa di importante che entrambi ignorano” fece l’occhiolino.
Il braccio, mi accorsi, le doleva e doveva essere rotto. Eppure, provava a non darlo a vedere.
Qualcosa di importante”, pensai.
Accompagnammo la ragazza dalla madre del lupo mannaro. “Lydia” mi avvicinai al suo orecchio “occupati di lui” dissi.
“Non spetta a me fare questo. Non nel modo in cui intendi tu. Ora porta Scott e riporta il tuo culo qui.”
“Non posso.”
“Derek… ha bisogno di te. Potresti mai perdonarti se lui… se lui…” non riusciva a finire la frase e il pensiero di perderlo divenne così pressante che dovetti uscire dal quel luogo di malattia. Il più in fretta possibile.
 
 
 
“Da quanto?”
“Cosa”
“Da quanto va avanti, Derek?”
“Ma che cosa?”
“Oh, andiamo! Tra te e Stiles!” esclamò, facendo saltare uno dei punti che Deaton gli stava mettendo. Guadagnandosi un’occhiataccia dal veterinario.
Sospirai. “Non c’è niente tra me e Stiles. L’ho baciato e gli ho chiesto di dimenticare tutto.”
Scott sgranò gli occhi. “Scusa? Non ho capito.”
“Lui stava sognando e ha detto che non voleva morire senza avermi baciato e…”
“… e tu l’hai baciato davvero.”
“Sì.”
“Per uno sogno.”
“Sì, Scott. Cosa non è chiaro adesso?!”
“Ora capisco molte cose.”
“Quali?”
“Vedi, erano settimane che Stiles aveva perso il suo sarcasmo. E pensare che era solo un mese che aveva ammesso di provare attrazione verso i ragazzi. Cioè in realtà ha detto che ce ne era uno che gli aveva messo in testa l’idea che potesse essere bisessuale. Era la sua eccezione, diceva.”
Abbassai lo sguardo e sospirai. “Io non so quello che lui volesse, ma io non potevo e non posso darglielo.”
“Perché?”
“Non posso rendere nessuno felice, Scott! Non so nemmeno cosa sia la felicità. Conosco la serenità, la soddisfazione… ma non sono la stessa cosa.”
“E Stiles come ti fa sentire?”
“Beh… mi fa ridere.”
L’alpha scoppiò a ridere e Deaton con lui. Li osservai con aria nervosa e loro smisero all’istante.
“Ah, non era una battuta?”
Scossi la testa. “Io non faccio battute.”
“Quindi, ricapitolando… vi siete baciati, gli hai chiesto di dimenticare perché non sai cosa sia la felicità. Eppure con lui ridi, o sbaglio?”
“Beh… non glielo dico.”
“Cosa?”
Gli spiegai che non ridevo mai davanti alle persone, ma che quando ripensavo alle sue battute mi lasciavo sempre andare ad una risata spontanea.
“Derek… fammi il piacere. Vai in ospedale e diglielo.”
“No.”
“Ah, vuoi rischiare di perderlo per sempre? È questo che vuoi?!”
“NO!”
“E allora muovi quel culo. Adesso.”
 
 
 
 
Il primo giorno che andai a trovarlo era disteso su un letto bianco, immerso in una stanza con le pareti bianchi. La sua ferita alla tempia era stata medicata il meglio possibile, ma avevano dovuto rasargli un pezzettino di capelli.
Era bello anche così, con qualche livido sul volto.
Mi sedetti vicino al letto, incerto e per la prima volta impacciato. Non sapevo come comportarmi in quelle situazioni… dopotutto, non avevo mai avuto nessun parente in ospedale, ad eccezione di mio zio Peter.
“Stiles” mormorai, ma non ebbi risposta.
Ogni giorno andavo a trovarlo contro ogni mia aspettativa e lo chiamavo, ma lui non riprendeva conoscenza.
“Lui è in coma” mi dicevano “bisogna solo aspettare.”
Ma aspettare cosa? Io avevo bisogno di dirgli tutto, non potevo più aspettare.
Un giorno, entrò in stanza la ragazza dai capelli fragola e si sedette sul ciglio del suo letto. Era evidente il legame che avevano, come era notevole il modo in cui stesse soffrendo la banshee -sebbene non lo desse a vedere.
“Parlagli.”
“Eh?”
“Si dice che i soggetti in stato comatoso possano comunque udire ciò che accade loro intorno. Perciò, parlagli.”
“E cosa dovrei dirgli?”
“Quello che pensi di dovergli dire, Derek. Sai, Stiles mi disse subito del vostro bacio… l’aveva ferito il fatto che gli avessi detto di dimenticarlo. Non capiva nemmeno il perché l’avessi fatto.”
“Per il sogno… io…”
“Sai, non sei una persona che si può pregare od obbligare a fare qualcosa che non vuole o non sente di dover fare. Se lo hai fatto, una ragione c’era.”
“Da quanto?”
“Cosa?”
“Lui provava… per me…”
“Tanto. Forse un anno, penso. Ma bada bene, Derek… non era una cotta adolescenziale.”
Era chiaro quello che stesse tentando di dire. “Lui ti amava”, pensai e qualcosa dentro di me si spezzò.
La dottoressa richiamò il padre di Stiles e poi udire esattamente cosa gli disse.
“Non credo si riprenderà.”
Mi voltai verso Lydia che mi fissò preoccupata. “Cosa hai sentito?”
Mi sollevai con la bocca spalancata e cercai di inspirare, ma l’ossigeno non era in quella stanza. Ne ero certo.
Afferrai la mano dell’allettato e la strinsi a me. “Stiles, devi tornare. Stiles non mollare ora. Sii coraggioso come nel sogno.”
La banshee comprese immediatamente e si morse il labbro. Le lacrime gli scesero sulle guance. “Bacialo.” Disse e io la fissai stranito.
“Fallo. Può sentirti. Ne sono certa.”
E allora lo feci. Poggiai le labbra sulle sue. Erano screpolate, non più morbide e vellutate come la prima volta. Non c’era reazione.
“Stiles scusami. Io non potevo sapere. Non so come si fa ad essere felice o a rendere felice. Ma tu mi fai ridere. Le tue battute mi fanno ridere. Tu riesci in tutto quello che il resto del mondo non riesce. Non possiamo fare a meno di te. Tu… fai parte del nostro branco.”
Lydia uscì dalla stanza, lasciandoci soli.
“Perdonami se non ho capito quanto profondi fossero i tuoi sentimenti. Non avevo mai provato niente di simile per nessuno. È stato difficile per me riconoscere questa sensazione. Torna da me. Se non torni io non… potrei veramente picchiarti finché non ti svegli, Stilinski. Davvero. Sono in grado di farlo, lo sai.”
Avvertii la sua mano stringere la mano, come se volesse darmi una piccola speranza e allora sorrisi.
“Sì, Stiles! Così!”
C’era speranza.
 
 
 
Il giorno in cui Stiles riaprì gli occhi c’ero solo io nella stanza. Era dimagrito moltissimo in quelle tre settimane, ma era sempre bellissimo. Si voltò verso di me e pronunciò il mio nome con una voce rauca e -per me- bellissima.
Era il suo della speranza che riporta la vita.
“Stiles!” esclamai sorpreso, accennando un sorriso.
“Grazie di non averlo fatto”
“Cosa?”
“Di non avermi picchiato. Volevo riposare, ne avevo bisogno. Ora ho fame.”
Sorrisi. Era Stiles, non sarebbe mai cambiato.
Mi alzai. “Di cosa hai voglia?”
“Pizza. No anzi… Gelato. Nonono… patatine fritte e hamburger. O magari tutti e tre.”
Sollevai il sopracciglio, incredulo. “Va bene, vado a prenderteli.”
“No.”
“Cosa?”
“Smettila di dire cosa ogni volta che qualcuno di dice qualcosa. Sai che sei noioso, Derek Hale? Eh? E sono molto arrabbiato con te”
Parlava lento, ma sembrava riacquistare ogni secondo che passava più facoltà. Sia linguistiche sia motorie, pian piano.
“E perché mai?”
“Non posso dimenticare quel bacio, Derek. Non voglio. Non posso. Vedi, io…”
Mi avvicinai al suo viso, sedendomi sul letto. “Puoi amarmi ancora, Stiles Stilinski? Puoi amarmi nonostante quello che è successo?”
Mi sorrise. “Solo se mi dai un bacio degno di lode, questa volta. Dammi una mentina”
Lo accontentai.
“Ah perché quello di prima non…”
“Derek, non farmi aspettare ancora. Baciami”
Obbedì immediatamente e ricambiò subito, intrecciando la lingua alla mia in maniera quasi naturale.
Sapeva di tante cose, Stiles Stilinski, e poco importa se fossero sia buone che cattive.
Sapeva sia di morte che di rinascita quel bacio.
Sapeva di speranza e la speranza -Stiles mi ha insegnato – porta sempre cose belle.
 



NdA: Ciao a tutti! Ebbene sì. Sono tornata con una nuova One-shot su Stiles e Derek. Eh, lo so... c'è di mezzo anche Lydia, ma io adoro quella ragazza! è uno dei miei personaggi preferiti.
Spero vi sia piaciuta! Fatemi sapere!
A presto,
Juliet

 
   
 
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