Videogiochi > Danganronpa
Ricorda la storia  |       
Autore: Walpurgisnacht    11/12/2016    0 recensioni
Dunque, come riassumere questa storia?
Proviamo così: la Kibougamine, Junko che ha preoccupazioni molto meno folli del sommergere il mondo nella disperazione, un'antipatia fra protagonisti e un chilo di idiozia sparsa sulla testa di un po' tutti.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Era una giornata piovosa a Tokyo.

Per i corridoi della rinomata accademia Kibougamine, la scuola per i ragazzi ipertalentuosi del paese, serpeggiava un clima molto strano. Dove normalmente ci sarebbero state frotte di studenti a scambiarsi prese in giro, lì non vi era nulla di tutto questo. Anzi, i pochi coraggiosi che osavano mettere il naso fuori dalla propria aula cercavano di sbrigarsi il più velocemente possibile. Temevano di rimanere coinvolti in quella che ormai era universalmente conosciuta come la Faida.

La Più Terribile, Più Distruttiva, Più Infernale Faida Apocalittica fra la Classe 77 e la Classe 78.

Da qualche tempo l’intero ambiente scolastico era avvolto da questo tremendo avvenimento, che non portava altro che terrore e disperazione nei cuori di chi aveva la sfortuna di rimanerne coinvolto anche solo di striscio.

Persino ai piani alti dell’amministrazione non si sapeva più che pesci pigliare. Alcuni membri del consiglio scolastico pensavano che tutto quel casino avrebbe finito col provocare la chiusura di baracca e burattini, oltre che il crollo fisico dell’intero complesso accademico.

Tutto era cominciato un mese prima, durante il festival scolastico.


*


“Che bella giornata!” disse tutto allegro Makoto Naegi mentre aiutava i suoi compagni di classe ad allestire il loro stand. “Oowada-san, passami il martello per favore”.

“Tieni nanetto”.

“Grazie”.

Erano tutti e sedici lì, chi intento in lavori più manuali e chi invece prestava la propria opera in maniere meno fisiche, come ad esempio le ragazze (con l’eccezione di Sakura Oogami, troppo preziosa da quel punto di vista) che si stavano dedicando al volantinaggio.

Insomma, un bello sforzo di gruppo in cui tutti stavano mettendoci del proprio. Era un bel pensiero per lui, dimostrava che erano un gruppo unito e disposto a sostenersi a vicenda.

“Sì Naegi, hai ragione. Davvero la giornata ideale per vendere dorayaki e takoyaki” gli rispose Leon, seppure in ritardo. Era impegnato nel cercare di tenere in piedi le colonne portanti del loro baracchino, compito forse improbo per uno poco pratico come lui ma al quale si stava dedicando con notevole impegno.

“Meno male che abbiamo scoperto le doti nascoste di Celes. Non avrei scommesso uno yen bucato sulle sue capacità di cuoca” si lasciò andare sarcasticamente lo stesso Oowada, il quale stava spostando delle assi.

“E meno male che la 77 ha deciso di darsi al giardinaggio. Altrimenti, col fatto che fra di loro c’è quel porco pervertito di Hanamura, non avremmo avuto scampo”.

“Per questo dobbiamo ringraziare quella soffiata…”.

La soffiata, già. Naegi sorrise nel ripensare alla scena: erano seduti sconsolati qualche giorno prima in classe, cercando di venire a capo dell’enigma di cosa fare per il festival. Davano per assodato che il tema culinario fosse fuori portata perché nella sezione dei loro senpai più diretti vi era il Super Chef, che ovviamente avrebbe messo a disposizione il proprio talento. Stavano scervellandosi alla ricerca di una soluzione quando Junko Enoshima irruppe dalla porta, giubilante e col sorriso più grande che le avessero mai visto: “Gente, gente! Una bellissima novità! Facciamo il banchetto del cibo!”.

Un coro di stupefatti “Che cosa?” la travolse, togliendole quasi la facoltà di dire quel che aveva da dire. Riuscì a riportare un minimo di ordine solo dopo parecchi minuti: “Va bene, ma lasciatemi spiegare! Una fonte anonima ma affidabile mi ha appena detto che quelli della 77 non si appoggeranno ad Hanamura. Pare vogliano dedicarsi a delle piantine o qualcosa del genere”.

“Fonte anonima? Io non mi fido delle fonti anonime…” borbotto Kyouko Kirigiri, riscuotendo un discreto consenso. Ma lo charme e la voce grossa della Super Modella vinsero la riottosità della maggior parte dei suoi compagni, con poche sacche di resistenza ancora presenti.

“Io continuo a pensare che vendere delle armi non fosse una cattiva idea…”.

“Ikusabaaaaaaaaaaa-san! La vuoi smettere? Ti prego, smettila”

“Naegi-kun, per favore… non aggredirmi così, era solo una proposta…”.

“Ma lo sai che non si può, santo cielo! Il momento che mettiamo qualcosa che assomiglia alla canna di una pistola nella zona d’esposizione delle merci finiamo tutti in galera per direttissima! Io non sono Oowada-san, vorrei non avere un periodo di permanenza in un riformatorio sul mio curriculum”.

Il susseguente ruggito dell’offeso Oowada fece tremare per un attimo i muri. “Scusa” pigolò un atterrito Fortunello.

“Ma siamo sicuri sicuri sicuri? Enoshima-san?” provò ancora Fujisaki, a quanto pareva non troppo convinto dalle pur notevoli doti di imbonitrice di Junko.

“Sicurissima! Ci scommetto sopra la mia intera carriera!”.

“Non farlo, Junko-chan. Ti ricordi cos’è successo l’ultima volta?”.

“Muku-nee, piantala di fare la disfattista! Andremo lisci come l’olio, ve lo prometto!”.

“Sarà…”.

I borbottii si spensero solo dopo ulteriori, reiterate assicurazioni.

“Quindi possiamo… oh, ma aspettate un attimo” si alzò Sayaka Maizono “chi di noi sa cucinare?”. La domanda era legittima, in effetti. Nessuno dei presenti si poteva dire un gran cuoco.

“Kerumph” fece sentire la propria voce Celestia Ludenberg dal fondo della classe “È il vostro giorno fortunato. Si dà il caso che ogni tanto mi diletti fra i fornelli e me la sappia cavare niente male con dolcetti vari”.

Lo stupore che si disegnò sui volti degli altri quindici fu incredibile.

“Naturalmente” proseguì lei “se questa notizia dovesse uscire da qui potete fare che stendere testamento. E dire ai vostri amici più cari che si dovranno preparare ad estrarre la mia unghia metallica da qualche anfratto non in vista del vostro corpo”. L’inquietantissimo sorriso che chiuse questa frase li gelò tutti.

Fu così che decisero di mettere su lo stand con le cibarie: sicuramente non la più originale delle trovate, ma indubbiamente la più semplice. Anche perché, a conti fatti, nessuno di loro aveva un talento che poteva tornar loro utile in un’occasione del genere: certo, si era proposto di far cantare Sayaka, Junko si era persino messa a disposizione per fare foto insieme ai fan per una modica cifra, ma sembravano tutte cose troppo frivole a detta di alcuni di loro. E d’altro canto costringere Fukawa a stare ore seduta a dedicare libri o scrivere storie brevi a chi chiedeva era disumano, lo stesso valeva per Yamada e le sue doujinshi. Togami aveva proposto di sedersi allo stand e permettere ai plebei di pagare per adorarlo, ma tutti preferirono ignorarlo (insieme a Ikusaba e le sue armi di contrabbando).

Makoto si allontanò per ammirare il lavoro, e annuì soddisfatto: lo stand era venuto proprio bene. Un’occhiata all’orologio gli comunicò che mancava meno di un’ora all’inizio del festival: “Ragazzi! Manca un’ora! Dove sono i dolci?”

“Non c’è bisogno che urli come una bertuccia, Naegi-kun” gli rispose un’infastidita Celestia, “io e le mie leccornie siamo qui” disse, sistemando sul tavolo dorayaki, takoyaki e anche qualche dolce più occidentale (dietro insistenza della stessa Celes, e non poterono rifiutarsi pena il piantarli in asso senza una soluzione). Doveva però ammettere che quei macarons colorati erano molto belli a vedersi.

“Lo stand c’è, i dolci anche” annuì Mondo, “mancano solo le nostre ragazze immagine. Dove si sono cacciate?”

“Siamo qui, mio bel gorillone. Una signora deve sempre farsi aspettare, non lo sai?”

Si voltarono e vennero ricompensati dalla visione di Junko e Sayaka, vestite (per modo di dire) con top cortissimi e minigonna altrettanto corta coordinati come le migliori race girls.

“Allora, che ne dite?” chiese la Super Modella, offrendo loro una panoramica completa.

“Oh, io non vedo l’ora di toglier-”
“Oowada-kun!”

“Scusa, è Johnny che parla” chiosò, indicando un punto del suo corpo che per fortuna aveva deciso di non mostrare. Makoto sospirò, chiedendosi cosa ci trovassero quei due nello zomparsi addosso chiusi nello sgabuzzino delle scope (con buona pace di Ishimaru, ormai arreso all’evidenza tanto da non snocciolare più loro ogni punto del regolamento scolastico), ma in fondo che ne sapeva lui, che sognava di appuntamenti romantici con la persona speciale? Persona speciale che probabilmente non sospettava nulla dei suoi sentimenti, nonostante si fregiasse del titolo di Super Detective e fosse capace di elencare tutto ciò che avevi mangiato a colazione basandosi sul tuo alito. Comunque convenne con Mondo che Enoshima e Maizono erano decisamente carine e avrebbero attirato clienti a frotte.

O quantomeno lo credettero, almeno finché…

“QUEI BASTARDI!”

Si voltarono verso Leon, artefice dell’urlo, che indicava lo stand posto proprio di fronte a loro. La mascella di Makoto quasi toccò terra.

La classe 77 aveva preparato uno stand con i dolci di Hanamura.

Kuwata urlò verso Junko: “Maledizione a te, Enoshima! Dicevi che avevi avuto la soffiata da fonti sicure!”

“Ed è così! Me l’ha detto la Super Make-Up Artist della classe 79!” pigolò, indicando una ragazza dai capelli biondi e un’acconciatura eccentrica, perfettamente truccata, che le restituì un’espressione perplessa.

“Ma sì, eri tu… vero? Ti ricordavo un po’ più in carne, però…” ammise, “devi svelarmi il tuo segreto per perdere peso tanto in fretta.”
Una risata proveniente dallo stand di fronte attirò la loro attenzione.

“Ci siete cascati come dei polli!”

A parlare era stato Hajime Hinata, membro speciale della classe 77. Nessuno aveva idea del perché si trovasse alla Kibougamine, non avendo alcun talento, eppure era lì. Makoto soffocò un urlo, visto che in teoria anche lui si trovava lì per pura fortuna.
“Hinata” ringhiò, “lo sapevo che c’eri tu dietro!”

“E io sapevo ci avreste creduto, Naegi” rise l’altro, “è stato fin troppo facile fregarvi. D’altronde Enoshima non è esattamente la stella più brillante del firmamento, e convincerla di star parlando con la vera Super Make-Up Artist è stato un gioco da ragazzi” spiegò, indicando un altro membro della classe 77 accanto a lui: grasso, biondo e impegnato a guardarli con aria di superiorità oltre la coscia di pollo che stava divorando.

“IMPOSTOREEEEEEEEEEEEEEEEEEEH!”

L’urlo belluino apparteneva stavolta a Togami, il quale aveva un lungo conto in sospeso con il Super Impostore: ben prima di entrare alla Kibougamine costui si era spacciato per il vero Byakuya Togami, reclamando come sua l’eredità della Togami Zaibatsu, e al vero Super Erede la cosa non era andata giù. Soprattutto perché, nonostante avesse poi dimostrato di essere lui il vero Byakuya, l’Impostore si era intestardito a mantenere le sue (decisamente più grasse) sembianze, con il solo scopo di infastidirlo. Aveva addirittura deciso di farsi chiamare simpaticamente Twogami dai suoi compagni di classe, perché si era rifiutato di cambiare nome.

Quindi adesso la Kibougamine aveva ben due Byakuya Togami, uno dei quali soffriva di gastrite nervosa.

“Voi… voi schifosi plebei non avete idea di chi vi siete messi contro” li minacciò Togami, e per una volta Makoto si trovò d’accordo con lui: dovevano pagarla cara.

“Ah sì? E cosa vorresti fare?” chiese l’Impostore, sbocconcellando il suo pollo. “Sguinzagliare gli avvocati di papà?”

Makoto sentì lo stomaco dell’Erede (quello vero) emettere inquietanti rumori di digestione, segno che la sua gastrite tornava a farsi sentire. “Naegi” borbottò, camuffando un sonoro rigurgito, “raduna la classe.”
“Per cosa?”

“Consiglio di guerra.”


*


“Bene signore e signori, immagino sappiate perché ci troviamo qui.”

Dopo l’orribile primo giorno di festival (costellato dai momenti più bassi mai visti nella storia dell’accademia, dalle minacce di morte di Celestia ai danni di Hanamura, e le proposte oscene da parte di quest’ultimo che disgustarono chiunque, fino ad arrivare ai tristissimi lanci di torte in faccia) decisero di riunirsi per pensare ad una vendetta adeguata. Junko, per farsi perdonare, scelse il posto più sicuro dell’intera scuola, un posto dove nessuno sarebbe mai entrato di propria spontanea volontà neanche pagato.

“Enoshima, per l’ultima volta: PERCHÉ IN CAMERA MIA?”

“Perché nessuno di noi vorrebbe passare più di mezzo minuto in tua compagnia, Raggio di Sole” chiosò lei. “A parte Fukawa-chan, s’intende.”

Togami inspirò a fondo, sforzandosi di rimanere calmo. Cosa decisamente impossibile, visto che la sua stanza era stata invasa dall’intera classe 78 in pigiama. Aveva creduto che Touko e la sua assurda cotta per lui sarebbero state la sua maggiore preoccupazione, ma non aveva tenuto conto di Oowada e la sua curiosità da scimmia, e soprattutto il divertimento che traeva dall’infastidirlo.
“Gorilla, MOLLA LE MIE NAVI IN BOTTIGLIA.”

“Maddai, voglio solo vederla da vicino” rise il Biker, tenendo in mano con ben poca cura uno dei modellini più grandi, “non te li rompo i tuoi giocattoli, giuro!”

“LASCIA STARE IL MIO GIGANTIC!” pigolò Togami, e sentì chiaramente l’ennesimo rigurgito che risaliva il suo esofago.

Io ci muoio di gastrite, vogliono ammazzarmi e si divertono anche!

“Avanti Mondo-kun, lascia stare le barchette del nostro padrone di casa” si intromise Junko, ignorando i rimarchi di Byakuya sul fatto che non erano barchette ma costosissime riproduzioni in scala, “abbiamo ben altro di cui occuparci adesso.”

“Io voglio lo scalpo di Hinata! Voglio appenderlo sopra il mio letto vicino alla foto di Komaru e dei miei genitori! Aaaaaaaaaaargh, quanto lo odio quello!”.

Il silenzio che seguì questa inaspettata uscita di Naegi perdurò per parecchi minuti. Poi un timido Hagakure azzardò: “Ma… Naegicchi… tu non ami tutti?”.

“Io amo tutti, sì” gli rispose livido in volto “tranne quel bastardo di Hajime Hinata! Quello deve bruciare nelle fiamme infernali! Ha osato definirmi il suo mini-me ma con meno carisma! Lui, che esattamente come me non ha uno straccio di talento decente e non ha manco vinto la mia lotteria! Io, per quanto ridicolo, ho un motivo per essere qui con voi! Lui nemmeno quello! E si permette di fare l’altezzoso. Pezzo di m…”. La caduta nel turpiloquio venne fermata dalla pronta mano di Kirigiri, che andò a tappargli la bocca. Anche se Byakuya notò distintamente come sul viso di lei ci fosse un leggero rossore, e su quello di Ikusaba un leggero istinto omicida.

I plebei e le loro sciocche, patetiche pene d’amore. Non li capirò mai.

“Più seriamente” prese parola la Detective “quanto è successo oggi significa una sola cosa: guerra. La nostra classe è stata umiliata pubblicamente di fronte a tutti i visitatori, ai professori, alle altre classi. È un colpo durissimo alla nostra immagine e al nostro decoro e non può passare impunito”.

“Kirigiri-san” tentò di intervenire Oogami “non starai ingigantendo un po’ la cosa? Capisco che non sia stato piacevole, però addirittura arrivare a parlare di guerra…”.

“Sakura-chan ha ragione! Avanti ragazzi, vi sembra una cosa seria questa? Va bene, abbiamo fatto una pessima figura. Capirai, nella nostra classe ci sono Kuwata-kun e Oowada-kun che sono due serbatoi di figuracce con le gambe. Io ci sono abituata… e anche un po’ rassegnata”.

“ASAHINA! ANCHE SE SEI UNA RAGAZZA TI PICCHIO STAVOLTA!” ululò il Motociclista. Bastò uno sguardo storto di Sakura per metterlo a tacere.

L’altrettanta ovvia obiezione di Leon non arrivò solo perché Maizono lo fece girare verso di lei e gli mise un dito sulla bocca, intimandogli il silenzio.

Sia mai che il nostro prode Giocatore di Baseball dalla testa vuota e gli organi genitali pieni sappia dire di no alla sua “dolce” metà. Puah.

Ben presto una piccola ma vocale fronda di oppositori si schierò dalla parte di Oogami e Asahina, mostrando molta poca dedizione all’onore comune. E questo a Togami non andò giù: d’accordo, è vero che lui come Naegi era più coinvolto a livello personale per via della vaghissima antipatia che nutriva per l’Impostore… ma diamine, ne andava del buon nome della 78! Che branco di codardi.

“Insomma” proruppe di punto in bianco “vi pare un comportamento da tenersi, questo? La 77 ci ha reso i pagliacci di tutta la scuola oggi, e non solo della scuola. Sono venuti da fuori per vederci trattati come pezze da piedi incapaci. E voi volete fargliela passare liscia? Indegni che non siete altro. Vi disprezzo”.

“Oh wow, Togami disprezza qualcuno. Chiamate TV Tokyo, è una notiziona”.

“Ikusaba, devo farti rimuovere di forza da questa stanza?”.

“I pezzi delle tue guardie del corpo li vuoi recapitati per raccomandata o per corriere?”.

“Gnnnnnnné” balbettò l’Erede, rendendosi conto che non avrebbe vinto quella battaglia. Decise di cambiare approccio: “E va bene, non volevo giungere a tanto ma mi ci avete obbligato. Volete sapere perché me la sto prendendo a cuore in questo modo?” chiese alzandosi in piedi.

“Togami, non ci starai facendo un discorso solenne voglio sperare…” disse Junko, ironica.

“In realtà sì, volevo. Qualche problema?”.

“Oh no, figurati. Fai pure. È solo che… la tua vestaglia in raso purissimo… ha un taglio…”.

“CHECCOSA?” sbraitò fuori di sé. Se la tolse svelto e sì, in effetti c’era una lacerazione sul fianco sinistro.

“IO AMMAZZO QUALCUNO!”.

Ci volle l’intervento congiunto di Oogami e Oowada per imbrigliarlo, e persino quei due fecero una fatica assurda per tenerlo a bada. Faceva veramente il diavolo a quattro, posseduto dalla furia demoniaca di fronte al suo povero capo d’abbigliamento così barbaramente rovinato.

Da qualcuno di loro! Era stato sicuramente qualcuno di quei rozzi, sporchi, indecenti proletari a fare questo al suo adoratissimo capo di vestiario.

Quando riuscirono finalmente a farlo calmare un minimo, alla rabbia rovente si sostituì quella gelida: “Andatevene. Fuori. Tutti. Adesso”.

“Ma Togami, la riunione…”.

“Quando mi sarà passata. Ora ho un lutto da affrontare”.

“Pffffff. Sei veramente una diva anni Trenta, Raggio di Sole” si permise di sfotterlo Junko, evitando per puro miracolo il comodino (!) che lui le aveva lanciato addosso mentre usciva.

Uccido. Uccido. Uccido.


*


Mondo camminava svogliato per i corridoi della scuola. Accanto a lui Ishimaru non diceva una parola.

La situazione con la 77 era rimasta in sospeso dopo la pacata reazione di Togami della sera precedente, e lui di certo non era stato uno di quelli che aveva fatto ostruzionismo opponendosi alla giusta lezione che quei sacchi di merda si meritavano di ricevere.

No, sul serio. Mondo Oowada e la prospettiva di una rissa, possibilmente fisica. Cosa c’è di più giusto nell’universo?

Per questo si sentiva un po’ abbacchiato. Kirigiri ed Enoshima erano riuscite a strappare all’Erede una replica del consiglio di guerra per quella sera, ma significava niente ginnastica sessuale con la sua bella Modella.

Beh, possiamo sempre saltare bellamente quella palla di Chimica e imboscarci da qualche parte.

Erano quasi giunti in classe quando…

“OOWADA! BRUTTO BASTARDO DEL CAZZO! FERMATI!”.

Oh. Avrebbe riconosciuto quella vocina stridula fra un miliardo. Apparteneva a quella specie di nano in bottiglia di Fuyuhiko Kuzuryuu, il Super Yakuza.

Era uno della 77.

Un nemico da abbattere, quindi. Un nemico che gli aveva appena urlato brutto bastardo del cazzo.

Poteva essere che non ci sarebbe stato tempo per Junko e le sue notevoli tette. Da una parte sperava di passare il resto della giornata in punizione per aver gonfiato la faccia di Brontolo.

Si voltò lento, sorridendo: “Dimmi Kuzuryuu, c’è qualche problema per caso?”. Naturalmente il tappo più rumoroso del West era fiancheggiato dalla sua (pregevole) bodyguard personale, Peko Pekoyama.

“Ci puoi scommettere che c’è un problema, stronzo!”.

“Kuzuryuu-kun!” lo interruppe Ishimaru “Il linguaggio!”.

“Vaffanculo Ishimaru, non sono dell’umore adatto. Quel sacco di letame del tuo kyoudai del cazzo mi ha rovinato la Kawasaki!”.

“La moto?” rise Mondo “Ma quindi fanno le Kawasaki giocattolo? Maledetto Daiya che non me ne ha mai regalata una quand’ero piccolo!”.

“Non sfottere, pezzente! È un modello pregiato, che uno come te non si potrebbe permettere neanche andando a vendere i suoi polmoni pieni di catrame al mercato nero!”.

“Davvero ho fatto questo? Oh santa polenta, che tragedia. E dimmi, quando e come avrei danneggiato la tua preziosa due ruote mignon?”.

“Alla prossima battuta sulla mia altezza ti faccio ingoiare l’intera dentatura a pugni!”.

“Oooooh, il marmocchietto è furibondo. Che dici Ishimaru, dobbiamo riportarlo dalla mamma per farglielo sgridare?”.

“...”.

“Che c’è, statuetta da giardino? Perso le parole?”.

“...Peko, alzami”.

A quella Oowada scoppiò a ridere come una iena.

“Peko, alzami! Peko, allacciami le scarpe! Peko, fammi i compiti! Peko, svuotami le palle!”. Anzi no, gli piacerebbe farsi quel pezzo di figliola. Scommetto che non gliela darebbe neanche dopo un ordine diretto. Voglio pensare abbia del buon gusto.

Le sue risate vennero interrotte da un diretto che lo centrò in pieno sul naso: “Ridi adesso, cretino”.

Il Motociclista cadde a terra, sinceramente stupito dalla forza che quella specie di ometto tascabile era stato capace di sprigionare. Allora forse è vero che nella botte piccola c’è il vino… com’era quel proverbio? Nella botte piccola c’è il vino… vino.

Sotto gli occhi di uno stupefatto Ishimaru, il pompadour con il coglione attorno (fu il memorabile insulto che una Aoi totalmente fuori di sé gli dedicò durante un epico viaggio di classe) si rialzò tenendosi la parte offesa: “Apperò. Allora qualcosa c’è dentro quella testaccia pelata”.

“Non sono pelato, cazzo! Ti sembro pelato? I capelli li ho. E anche la voglia di ridurti come la mia povera moto!”.

“Ma se hai bisogno del piedistallo perché sennò rischieresti di picchiarmi solo ad altezza pacco? Per favore, sei ridicolo”.

SDONG.

Ahio. Il ragazzino pesta.

“Frodo Baggins io ti avviso” replicò, obbligandosi a mantenere la calma “non fare incazzare i grandi, che poi sono schiaffi sul popò che volano.”

Kuzuryuu gli mollò un altro calcio dritto in faccia (sempre aiutato da Peko), che stavolta Mondo riuscì ad evitare. Il piede del ragazzino però andò a colpire il suo pompadour così abilmente pettinato.

Ishimaru sgranò gli occhi.

Mondo ringhiò.

Pekoyama sussultò.

“...sei un hobbit morto.”

Il corridoio divenne teatro della Più Brutale, Più Violenta, Più Ridicola Rissa tra Super Alunni che l’accademia avesse mai ospitato tra le sue mura. Inutili furono i tentativi di Ishimaru di riportare l’ordine: persino Peko, la Super Spadaccina, dovette farsi da parte e assistere impotente alla furia di Mondo Oowada che si abbatteva sul suo nanico boss.

“MOLLAMI, STRONZO! MOLLAMI!”
“Allora, vuoi berciare ancora per molto, coso?”

La rissa fu inevitabilmente vinta da Mondo, la cui altezza e mole di muscoli lo favorivano su Kuzuryuu (dotato di grande carica aggressiva, ma fisicamente incapace a sostenere anche un braccio di ferro): acchiappò lo Yakuza per la collottola, sollevandolo come fosse un cucciolo troppo agitato e lo avvicinò a sé.

“METTIMI GIÙ MOTOCICLISTA DEL CAZZO!”
“Kami, certo che ne fai di casino per essere così piccolo! Sentimi bene” ringhiò, guardandolo dritto negli occhi: “Io ho involontariamente danneggiato la tua Kawasaki Triciclo, ma tu. TU mi hai rovinato il pompadour di proposito, e NESSUNO rovina il mio pompadour. Considerati già morto, Lego Yakuza.”

Lanciò Kuzuryuu in braccio a Pekoyama, che sembrava combattuta tra il lavare l’onta col sangue e occuparsi del suo boss, e abbandonò Ishimaru per fiondarsi dritto in biblioteca, dove sapeva avrebbe trovato Togami. Arrivato a destinazione quasi buttò giù la porta.

“Scion di ‘Staceppa.”

“Gorilla.”
“Consiglio di guerra. ORA. Quel nano di merda deve morire!”

Togami non distolse lo sguardo dal suo libro, ma inarcò un sopracciglio: “Addirittura, che ti ha fatto Naegi?”

“Non parlo di lui, ma di Kuzuryuu della classe 77.”

Bastò quello a destare l’interesse dell’Erede, che subito si voltò verso Mondo. Quest’ultimo indicò la sua acconciatura rovinata e disse: “DEVONO. MORIRE. TUTTI.”

Togami sfoderò un ghigno degno di un serial killer.

“Facciamoli neri.”

   
 
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Danganronpa / Vai alla pagina dell'autore: Walpurgisnacht