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Autore: Giulz95    19/12/2016    1 recensioni
"Dopo un inverno così, la primavera non può che essere un toccasana, no?"
[...]
"Io non voglio mettervi in pericolo." Trattengo le lacrime. "E finché siamo per strada, finché mi sveglio urlando nel cuore della notte, finché ho queste allucinazioni... Sono un pericolo per tutti voi."
"Nessuno qui vuole che tu te ne vada, bambina." L'uomo mi prende la mano stringendola.
"Questo Avi... Sa che sei amata qui? Sa che non c'è nessuno che preferirebbe farti andare via?"
Cazzate. Tutte cazzate. Nessuno ti ama quanto me, Julie. Nessuno. Gli fai solo pena. E occasionalmente comodo.

...
Terzo capitolo della saga! e perdonate il solito ritardo :3
Genere: Angst, Azione, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
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Rick è ancora sotto shock. Daryl tenta di farlo tornare in sé, ma l’uomo continua a fissare il vuoto. Io sto meglio, credo. Non c’è tempo da perdere, dobbiamo fare in modo che la piccola sopravviva senza sua madre. Hershel chiede a Carl di avvicinarsi per fargli vedere la bambina, e dopo averla esaminata brevemente si volta verso me e Daryl.
 
“La buona notizia è che sembra in salute, ma le serve del latte artificiale, e anche presto, altrimenti morirà.”
 
“No, non lo permetterò. Non lei, non morirà nessun altro.” Daryl scuote la testa prima di mettersi la balestra in spalla e toccarmi in gomito. “Andiamo a cercarlo.”
 
“Vi darò una mano.” Maggie si avvicina a noi.
 
“Ok, pensiamo dove andare, forza.” Il cacciatore si volta verso le auto ma lo fermo stringendogli un braccio.
 
“Aspetta.” Mi guarda confuso mentre mi volto verso Beth, chiamandola in disparte. “Stai vicina a Carl, va bene?” Accenno al ragazzo e a Rick.
 
“Ci penso io a lui.” La giovane annuisce prima di sfiorarmi il braccio. “Tu stai bene?”
 
Annuisco. “Per forza.”
 
“Voi pensate al recinto, se se ne accumulano troppi è un problema.” Daryl parla agli altri prima di voltarsi verso me e Maggie. “Vamonos.”
 
Rick si alza, risvegliandosi dal suo stato catatonico e afferrando l’accetta, prima di girare i tacchi e camminare a passi veloci verso la porta dalla quale sono usciti Maggie e Carl. Maggie tenta di fermarlo, ma è inutile. Deve calmarsi da solo, in qualunque modo ritenga necessario. Ora però dobbiamo muoverci.
 
“Aprite il cancello!” Daryl cammina verso le auto. “Muovetevi! Presto sarà buio!”
 
Tocco la spalla di Maggie e la tiro leggermente verso di me. La ragazza mi guarda per un secondo prima di annuire e seguire me e Daryl verso i cancelli.
 
“Dove andiamo?” Daryl è il primo a parlare.
 
“C’è quel supermercato sull’ottantacinque.”
 
“Il reparto neonati è stato ripulito.” Maggie mi risponde scuotendo la testa. “Lori mi aveva chiesto di controllare, non c’è niente.”
 
“C’è un altro posto che non sia stato saccheggiato?” Siamo alle auto ormai, e mentre Daryl parla raccolgo la mia felpa dalla sua moto e la indosso prima di prendere uno zaino vuoto dal baule dell’auto di Maggie.
 
“C’è un certo commerciale verso nord ma la strada è bloccata, in macchina è difficile poter passare.” Maggie scuote la testa.
 
Daryl non perde tempo a pensarci, facendomi subito segno di salire sulla moto.
 
“D’accordo, andremo noi due.”
 
Maggie tenta di obiettare dicendo che si sente in dovere di farlo, per Lori, ma l’uomo al mio fianco la ferma subito, avvicinandosi a lei e parlandole a bassa voce, in modo da non farsi sentire da me. Non importa. Quello che importa è trovare del latte in polvere il più in fretta possibile, queste stronzate possono aspettare. Maggie annuisce arrendendosi alle parole di Daryl, che si riavvicina alla moto senza guardarmi. Raccoglie il suo poncio e lo indossa, prima di montare in sella e accendere il motore.
 
“Pronta?”
 
Faccio passare le braccia attorno ai suoi fianchi e annuisco.
 
“Andiamo.”
 
Oscar, uno dei prigionieri del blocco D, apre il cancello per farci uscire e lo richiude subito dietro di noi.
 
...
 
“Daryl, guarda.” Indico l’insegna di un asilo nido, nascosta nella vegetazione. L’uomo annuisce, proseguendo nella direzione della freccia e spegnendo il motore della moto davanti ad un piccolo parco giochi con attorno una recinzione abbastanza bassa da essere scavalcata. Scendo dalla moto prima di lui, che abbassa il cavalletto e recupera la balestra.
 
“Sono vicini.” Si affianca a me. “Stai attenta.”
 
Scavalco il recinto appena dopo di lui e mentre egli rimane di guardia, io cammino verso una delle finestre. Osservo che non ci siano vaganti attraverso il vetro, prima di infrangerlo con l’impugnatura della pistola. 
 
“Daryl.” L’uomo si volta verso di me e annuisce, seguendomi all’interno della stanza.
 
Non so cosa mi aspettassi di trovare in un asilo nido, ma il caos e la desolazione hanno raggiunto anche questo posto: sul pavimento sono cosparsi giocattoli, vestiti da bambini e immondizia varia. Cosa è successo qui? Dove sono questi bambini? Sono vivi? No, non penso proprio. Non ho tempo per perdermi nella mia depressione, la piccola Grimes ha bisogno di me e Daryl. Apro gli armadietti di fronte a me e m’inginocchio davanti ad essi. Biberon, pannolini, tutine… Sfilo lo zaino dalla mia schiena e inizio a riempirlo. Non è latte in polvere, ma sono comunque cose utili. Quando mi volto cercando Daryl, lo trovo dietro di me, intendo a fissare la parete alle mie spalle. Mi avvicino a lui, osservando le decine di manine di carta colorata che adornano il muro di fronte a noi. So che Daryl ne sta guardando una in particolare, nell’angolo in alto a destra. La sagoma è intagliata su della carta arancione, e il sole che filtra dalle finestre permette di leggere il nome scritto al suo centro. Sofie. Poso una mano sulla spalla di Daryl, stringendola appena.
 
“Andiamo.”
 
L’uomo mi guarda per una frazione di secondo, uscendo dai suoi pensieri prima di annuire e seguirmi fuori dalla stanza, nel corridoio. Ci dividiamo per un po’, controllando più stanze contemporaneamente. Ho trovato degli altri pannolini, un paio di ciucci e qualche bavaglino, ma niente latte in polvere. Quando esco dall’ultima stanza sento dei rumori provenire dalla porta accanto. Daryl alza la balestra raggiungendomi da infondo al corridoio, e noto che ha in mano una bambola di pezza gialla. Trattengo un sorriso, e alzo la pistola, aspettando che l’uomo entri nel cucinino, seguito da me. I rumori provengono dalla dispensa sulla sinistra. Un brivido mi corre lungo la schiena quando realizzo che potrebbe esserci un bambino lì dentro, o quello che ne resta. Daryl mi fa segno di aprire l’anta dopo aver puntato la balestra, e anche se l’ultima cosa che voglio fare è aprire questo armadio, lo faccio ugualmente. Un opossum ci soffia contro per un secondo, prima che il dardo di Daryl lo azzittisca.
 
“Ciao, cena.” Daryl sorride leggermente avvicinandosi all’animale.
 
“Io non lo metto nel mio zaino.” Mi volto verso gli armadietti di fronte alla dispensa e inizio a cercare. Un sorriso si apre sul mio volto quando apro la seconda coppia di ante.
 
“Daryl!” Il cacciatore si gira verso di me, e quando alza lo sguardo sui barattoli di latte in polvere si avvicina e posa una mano sulla mia schiena prima di sorridere e posarmi un bacio sulla tempia.
 
“Bel colpo.” Mi da una mano ad arrivare agli scaffali in alto, e in men che non si dica lo zaino è pieno di tutto ciò che occorre alla figlia di Lori. “Andiamocene da qui. Potremo sempre ritornare a dare un’occhiata quando ne avremo bisogno.”
 
“D’accordo.” Lo seguo verso il giardino. Il sole sta calando, deve essere quasi il tramonto. Decido di parlargli. “Daryl.”  L’uomo si volta poco prima di arrivare alla moto. “Grazie. Per prima.”
 
Daryl mi guarda per un secondo prima di annuire e montare in sella accendendo il motore.
 
...

 Quando scorgiamo le torri della prigione è già buio, spero soltanto che non sia troppo tardi per la bambina. Axel distrae gli zombie allontanandoli dai cancelli, permettendo ad Oscar di farci entrare e richiuderli subito dietro alla Triumph. Arriviamo fin davanti al cortile del penitenziario e una volta scesi dalla moto ci precipitiamo all’interno della prigione, raggiungendo gli altri nell’area ricreazionale. Le grida della bambina sono strazianti, deve avere molta fame. Daryl si leva velocemente il poncho avvicinandosi alla piccola, mentre Maggie mi corre incontro quasi strappandomi lo zaino dalle mani. Lascio a lei e Beth la preparazione del latte in polvere e mi avvicino anche io alla neonata, che intanto è passata dalle braccia di Carl a quelle di Daryl. L’uomo la culla leggermente mormorando sotto voce, nel tentativo di farla calmare. Quando Beth gli porge il biberon, la piccola tace immediatamente e in un secondo si attacca al ciuccio in gomma. Osservo la scena surreale davanti ai miei occhi: Daryl sembra avere un talento naturale, e il modo in cui tiene in braccio la bambina nutrendola emana protezione e affetto. Sta prendendo il posto di Rick, ora che lo sceriffo è impegnato a rincorrere i suoi demoni.
 
“Ha già un nome?” l’uomo alza lo sguardo su quello di Carl.
 
“Non ancora,” Carl scuote la testa continuando a guardare sua sorella. “ma stavo pensando di chiamarla Sophia.” Daryl lo guarda negli occhi per un secondo, prima che il ragazzo continui. “Poi c’è anche Carol,” Carol. Mi guardo attorno e per la prima volta da questo pomeriggio mi rendo conto che la donna non è tra di noi, così come T-dog. Non ce l’hanno fatta. Mi mordo il labbro e abbasso lo sguardo trattenendo le lacrime. “Andrea, Amy, Jacqui, Patricia, o…Lori, non lo so.” La voce di Carl si rompe pronunciando il nome di sua madre. Non so cosa sia successo nel locale caldaie, ma mi basta sapere che lui era lì, che ha dovuto vedere sua madre morire davanti ai suoi occhi. A nessuno dovrebbe succedere una cosa così. Poso la mano sulla sua schiena, tirandolo verso di me. Carl alza lo sguardo incrociando il mio, e stranamente si avvicina al mio fianco, appoggiando la testa sotto al mio braccio. Lo stringo a me, cercando di dargli più conforto possibile.
 
Daryl ricomincia a parlare, stavolta rivolgendosi alla bambina tra le sua braccia.
 
“Mmh… Ti piace? Uh?” La sua voce è dolce, chiara, quasi irriconoscibile. Sorrido impercettibilmente. “Piccola spaccaculi.”
 
Rido leggermente al nomignolo, così come fanno tutti i presenti. Anche Carl ridacchia, staccandosi da me. Cerco il suo sguardo con il mio, ma il suo sorriso non raggiunge i suoi occhi. Sarà una strada lunga, piccolo, ma ce la farai. Ce la faremo tutti insieme. Daryl ride assieme a noi, guardandosi attorno. I suoi occhi finiscono su di me per ultimi e qualcosa nel mio stomaco si muove, mandando un segnale dritto al cervello. Vederlo così, sorridente con una neonata in braccio… Può essere che mi stia…? Mi trattengo dal pensare a quelle parole, non è il momento, non sono pronta e nemmeno lui lo è. Siamo due persone danneggiate, spezzate e rimesse assieme in qualche modo. È per questo che gravitiamo una attorno all’altro, ma nessuno dei due è pronto per amare, non a quel livello. Quando Daryl distoglie lo sguardo riabbassandolo sulla piccola, io chiudo gli occhi per un secondo, cercando di ricompormi.
 
“È un bel nome vero? ‘Piccola spaccaculi’. È un bel nome! Ti piace, tesoro? Mmh?”
 
Ce la faremo. Ci rialzeremo anche stavolta e andremo avanti, come abbiamo sempre fatto: insieme.
  
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