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Autore: Pinca    24/05/2009    5 recensioni
Un nuovo campionato e nuovi amici e nemici! Che cosa volete che vi dica? mmmmmm... leggete e vedete voi. No scherzo! Allora... mmmmm... se vi aspettate un Kai innamorato, una ragazzina dolce e gentile che si lascia stregare dal suo fascino da bel tenebroso, amica e confidente di Yuri, che si riscopre innamorato a sua volta, un Boris simpatico e carino, e un finale da fiaba, non entrate, perchè qui Kai pensa solo al bey, la ragazza è tutt'altro che dolce e gentile, Yuri la odia, Boris è un bastardo, e la fina è solo l'inizio.
Genere: Generale, Commedia, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kei Hiwatari, Max Mizuhara, Nuovo personaggio, Rei Kon, Takao Kinomiya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Return of revange'
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42. À bientôt….
(capitolo revisionato)


Il bip continuo delle macchine scandiva il silenzio segnando il battito lento della ragazza stesa sul letto. Da dietro la maschera dell’ossigeno i suoi occhi scuri, leggermente schiusi ed inquisitori, scrutavano con diffidenza la donna fasciata in un elegante tailleur rosa pesca accanto a lei.
Aveva i capelli scuri legati in uno chignon alto che lasciava libero il sottile collo candido segnato da un sottile filo di perle. Il suo viso era dolce e bello, da quando era entrata non le aveva staccato i suoi bonari occhi blu di dosso. Scintillavano di commozione nella penombra del tardo pomeriggio di fine estate.
Avrebbe voluto cacciarla in malo modo, ma era stordita per poterlo fare. Il suo corpo era pesante e addormentato e restò passiva ad ascoltare la discussione tra lei e un uomo seduto vicino alla finestra, in un angolo della stanza. Le ci vollero diversi minuti per riconoscere il presidente Daitenji.
Di tanto in tanto la donna le accarezzava i capelli e le sussurrava con dolcezza cose che non riusciva a comprendere.
Ogni cosa che vedeva e sentiva le sembravano come pezzi appartenenti a puzzle diversi.
Lentamente realizzò che dovevano averle dato qualcosa per sedarla. Prese coscienza di trovarsi in una stanza di ospedale, bloccata. Non le piaceva.  
Ancora non riusciva a cogliere il significato delle parole che correvano a tratti da una parte all’altra della camera.
-Deve stare a riposo assoluto, evitare movimenti bruschi e prendere le medicine. Il cuore ha subito un forte stress. I medici hanno detto che si è trattato di un collasso, un arresto cardiaco improvviso dato da uno sforzo troppo forte….- disse il vecchio con tono grave ma con una lieve nota di sollievo. –Per fortuna i soccorsi sono stati tempestivi, altrimenti non ce l’avrebbe fatta.-
Ariel chiuse gli occhi assaporando quella nuova consapevolezza.  
Era viva, e ce suonava più come una condanna.
La donna le accarezzò la guancia con affetto e parlò di nuovo ma in una lingua diversa, una lingua che non sentiva da tanto.  
-Non ti preoccupare tesoro, ti ho ritrovata….-   
 

 
Assurdo, assolutamente assurdo! In quel momento non doveva trovarsi lì, in quell’orribile e rumoroso reparto di un ospedale canadese, ma in Francia, nello chalet di montagna di Josephin insieme alle sue amiche ed ai ragazzi più belli e popolari della scuola!
E l’assurdità non finiva qua, anche se già solo questo bastava e avanzava per lei!
Quell’insensibile di sua madre l’aveva trascinata con sé da un momento all’altro per andare a trovare quella che doveva essere sua cugina. Cosa cavolo le fregava di una sua cugina che per di più era un’idiota sfigata che giocava con le trottole!?
Ancora non ci poteva credere: come poteva una persona finire in terapia intensiva giocando con una stupida trottola?!   
No, decisamente non era normale, e già solo l’idea di avere qualcuno del genere in famiglia la faceva rabbrividire. Insomma, come poteva avere una parente così lei, lei che era così, così… perfetta?!
Ottime amicizie, ottimi voti a scuola, una famiglia tra le più importanti ed influenti della Francia e, non per mancanza di modestia, ma si riteneva anche abbastanza bella. Come poteva avere una cugina che giocava con le trottole e a quanto pareva così incapace da farsi pure male?!  
Che razza di imbranata slash sfigata doveva essere?!
Si guardò attorno annoiata. Però doveva ammetterlo, se quei due ragazzi che stavano attendendo come lei davanti quella porta erano amici suoi quanto meno aveva buon gusto. Certo non erano nemmeno lontanamente il suo genere ma erano oggettivamente bei ragazzi. Mancavano di classe....  
Il più grosso dei due sedeva sbragato sulla sedia, gli occhi verdi arrossati, segnati da profonde ombre scure le suggerivano che aveva passato la notte insonne. L’altro doveva essere un punk a giudicare dai capelli mezzi tinti. Arricciò il naso con disapprovazione.  
Poi un pensiero le attraversò la mente: che anche sua cugina fosse una tipa del genere!? A quel punto l’avrebbe ripudiata, senza dubbio!
Ma lo avrebbe fatto comunque già solo perché per colpa sua aveva perso l’opportunità di passare una serata sicuramente indimenticabile e romantica con Daniel DeBouden. Questo era già più che sufficiente per odiarla!
Sbuffò e controllò l’orario sul sottile orologio al suo polso.
Mezz’ora che attendeva davanti quella porta, e stava iniziando ad averne abbastanza di quello squallido posto. Non le piacevano gli ospedali, le davano la sensazione di sporco e tristezza.
Una giornata del genere sarebbe costata alle tasche dei suoi genitori ben due anni di psicanalisi, anche solo per ripicca, questo era certo!
Sospirò rassegnata scrutando la porta di fronte a sé ordinandole con la forza del pensiero di aprirsi immediatamente e liberarla da questa tortura.
Ma la porta non si mosse e, fra un via vai di infermiere e medici, proprio mentre tornava a vagare nostalgica al finesettimana sprecato, degli schiamazzi ravvivarono il reparto.
Un gruppo alquanto strano di ragazzi si stava avvicinando vociando senza il minimo riguardo.
-Non mi ero sbagliato, era pediatria!- disse un ragazzo col cappello con la visiera girata.
-Tu avevi detto piedologia….- ribatté una ragazzina minuta.
-È lo stesso!- continuò lui.
Bene, quello doveva essere il capo del gruppo a giudicare dalla demenza! Sicuramente stavano lì per il suo stesso motivo.
-Non credo proprio!- continuò la ragazzina che dimostrava di essere petulante e logorroica, perché prese a sproloquiare in modo insopportabile anche per una come lei che ne aveva di amiche così.
-Meno male che abbiamo incrociato Yuri….- disse un ragazzo cinese con un ridicolo abito tradizionale.
Sospirò decisa a distogliere lo sguardo per sempre da quella massa di sfigati quando incrociò due splendidi e gelidi occhi azzurri.
Si irrigidì e la gola le si fece improvvisamente secca.
Chalet, Daniel DeBouden scomparvero come se non fossero mai esistiti di fronte a lui: altero, bello, dai capelli rosso fiamma ed un portamento di una nobiltà senza pari.
Le tremarono le gambe, si faceva sempre più vicino. No, non poteva essere! Uno così non poteva mescolarsi a certa marmaglia!
-ARI!-
Improvvisamente fu travolta dal ragazzo col cappello che l’abbracciò riportandola bruscamente ad una orrida realtà. Rimase pietrificata per quelli che le parvero minuti.
-Stai bene! Oh, come sono contento!- esclamo con entusiasmo il maniaco afferrandole le spalle e allontanandola quel poco che bastava per studiarla dalla testa ai piedi.  
Il suo sorriso la fece rabbrividire.  
Con un’aggressione del genere avrebbe avuto bisogno di dieci anni di psicoterapia!
-Come mai ti sei vestita in questo modo? Di un po’, è stata la botta?!- continuò lui.
Lo spintonò via e, anche se l’idea di toccarlo era raccapricciante, gli mollò un ceffone stampandogli le sue cinque dita in faccia.
-Come ti permetti, cafone! Non osare mai più mettermi le mani addosso!- strepitò scandalizzata rassettandoli.
La faccia del ragazzo maniaco si afflosciò per lo sgomento e cercò di ribattere. Lei stessa stava per riprenderlo aspramente, ma il ragazzo dai capelli rossi lo afferrò per la giacca trattenendolo dal fare qualche altra azione avventata.
-Scusalo, credo che ti abbia confusa per una nostra amica….- le disse.
La voce era bellissima, profonda ed autorevole; un distacco che non ammetteva repliche.
Si ammutolì e prese un’aria altezzosa.
-Ma come, non è Ari?!- chiese il ragazzo idiota.
-Ma come fai a dire che è Ari?- gli chiese un ragazzino biondo e lentigginoso. –Non le somiglia neanche! Takao svegliati!-   
No, non poteva essere! Possibile che l’avesse confusa con…. Oddio! L’aveva confusa con una qualsiasi sfigata che per qualche caso sfortunato era imparentata con lei!
Strinse la borsa tra le mani trattenendo la voglia di sbattergliela in faccia, e cercando di comportarsi nella maniera più signorile possibile. Non aveva alcuna intenzione di sembrare una cafona al ragazzo dai capelli rossi.
-No, dai Max!- disse la ragazzina petulante. –Un po’ le somiglia, per un attimo l’ho confusa anche io!-
-Oh, accidenti! Allora non sei Ari, scusa!- disse Takao rosso in viso sia per lo schiaffo sia per l’imbarazzo. Poi sghignazzò e le porse la mano che lei guardò con diffidenza alzando un sopracciglio. –In effetti mi sembrava proprio strano che Ari girasse così conciata….-
Rimase interdetta a quell’affermazione. Cosa voleva dire quel villano?!
-Piacere di conoscerti- continuò lui senza notare la sua espressione contrariata. –io sono Takao, avrai già sentito parlare di me, sono il campione del mondo!-
Sì, degli sfigati che giocano con le trottole, pensò lei immediatamente.
-Loro sono, Hilary, Rei, Max…..- iniziò ad elencare nomi che non si diede la briga di ricordare.
La maniglia della porta si abbassò e il ragazzo dai capelli spettinati seduto sulla sedia di mise dritto.
Non proprio ora! Perché l’idiota campione degli sfigati non le diceva il nome di quel ragazzo dai capelli rossi?!
La porta si aprì.
-E lui è Kai e l’altro Yuri…. E tu sei….-
Yuri, si chiamava Yuri!
Sua madre uscì e con la sua solita eleganza riuscì a catturare l’attenzione di tutti con il solo gesto dell’inforcare i suoi occhiali scuri e rotondi sul naso. Come dire, la classe non è acqua!
-Claire, nous pouvons aller!- le disse incamminandosi con passo distinto. Il suono dei tacchi sul pavimento completava la sua figura incantevole.
-Oui mama….- rispose ignorando la domanda di Takao; per lei non era degno di risposta né di considerazione.
Sorrise fra sé iniziando a seguire sua madre. Dopo tutto non era stata una perdita di tempo venire fino in Canada, e forse la nuova cugina non le sarebbe stata poi così tanto antipatica.
Si voltò con grazia facendo volteggiare la gonna e rivolse un sorriso al rosso.
-À bientôt….-   
Era deciso: Yuri sarebbe stato suo!







Salve ragazzi!!!!!
Ecco l’ultimo capitolo, che emozione. Quando l’ho finito mi sono quasi messa a piangere ç_ç…..
Ok forse non c’entra niente e non si capisce, ma mi sembrava carino. Pensate ne ho scritte tre versioni, una dal  punto di vista di takao, l’altra di ari quando se li trova nella stanza e questa.
Speriamo che vi piaccia e che non ho chiuso la storia in schifezza :D.
Ringrazio di cuore tutti voi che avete letto, a Lexy90, Klarai, sweetlilith, lesyhiwanov, lirinuccia, bebbe5, arwen, clown, per avermi sostenuta,
Ametista
Bebbe5
BlueHinata
Clown
giovy39
Heather91
kamy
Klarai
layly_lily
LesyHiwanov
masychan  
mik92
Nena Hyuga
PGV 2
Sakura Hiwatari  
SweetLilithOfMyDreams
per aver messo la ff tra i preferiti e alisea e kamy che hanno seguito la ff.
un bacione a tutti, ci vediamo con il seguito! Ciaociao!!!! 
À bientôt….
   
 
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