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Autore: marauder11    05/01/2017    2 recensioni
Raccolta di alcuni Missing Moments della famiglia Potter.
Dal primo capitolo:
"«Hey... Ciao, piccolo. Sono io, il tuo papà»
L'ultima parola pronunciata da Harry fu quasi un sussurro, immediatamente la sua vista sembrò offuscarsi. Era stato vinto dalla commozione, così come la moglie che adesso sembrava versare silenziosamente lacrime di gioia. "
Genere: Angst, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Teddy Lupin | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Lily Luna Potter

 

 

Passai davanti alla grande finestra che si affacciava sul giardino che sembrava più di molte altre volte così immerso nel buio, quella sera.

Ero incredibilmente felice, come ogni bambino che aspetta con ansia, da parecchi mesi e ogni anno con la stessa eccitazione, il giorno del suo compleanno.

Ero felice non solo perché avrei spacchettato numerosi regali, perché avrebbero organizzato una festa tutta per me e avrebbero cantato una canzone, seppur stonata, per invitarmi a soffiare le candeline dell'enorme torta che la mia madrina mi avrebbe preparato con gioia e tanta cura, come sempre da quando ne avessi memoria...

No!

Ero felice perché come ogni anno, il giorno prima del mio compleanno, la mia nonna tanto severa quanto buona e di parola, manteneva la promessa di lasciarmi dormire nella casa del mio adorato padrino.

Osservai strizzando gli occhi per lo sforzo la mia stanza, un po' piccola e semibuia che ospitava il mio letto e qualche mobile, nel penultimo piano dell'enorme casa di Grimmauld Place.

Scostai con cura la tenda semitrasparente che sembrava brillare nel buio, illuminata di una luce fioca.

Vidi il cielo, di un blu così intenso, costellato di stelle e poi vidi lei, la luna.

Era così grande, quella sera, che mi rapì come ogni volta in cui mi soffermavo a guardarla.

Mi ero sempre chiesto di cosa fosse fatta; poteva essere di formaggio, a giudicare da quei buchini visibili, oppure poteva essere di zucchero.

Ridacchiai nel silenzio, pensando che probabilmente ogni mia supposizione era sbagliata.

Ma cosa, cosa la rendeva così luminosa? Cosa la rendeva così attraente, ai miei occhi?

«Tesoro, ti ho disturbato?»

Sobbalzò visibilmente dal davanzale su cui era appollaiato, mentre le sue manine intrecciate tenevano ferme le ginocchia, strette al petto, e il naso leggermente all'insù rendeva dolce il profilo del piccolo viso del bambino.

Mi voltai di scatto verso l'ingresso della camera, e il luccichìo argentato della montatura degli occhiali del mio padrino attirarono la mia attenzione.

Camminò verso di me, e i suoi occhi così verdi mi osservavano con aria preoccupata, notai.

Così, sorrisi.

«Oh, no... Solo che non ti ho sentito entrare...»

Harry si avvicinò cautamente al suo figlioccio.

Con uno sventolio di bacchetta evocò uno sgabello, e si sedette su di esso dopo essersi avvicinato al davanzale su cui stava ancora seduto Teddy.

Rivolse il suo sguardo al cielo, per cercare di capire cosa avesse potuto attirare l'attenzione del bambino; sembrò trovare subito la soluzione e, per questo, sorrise.

Ma a Teddy quello del suo padrino non sembrò un sorriso felice, piuttosto un sorriso malinconico; poi si volse lentamente a guardarlo, continuando a sorridere.

Schiuse le labbra facendole schioccare, poi le richiuse, come se avesse formulato un pensiero e gli avesse subito impedito di uscire attraverso le parole che non avrebbe potuto pronunciare.

Non adesso, non a quel bambino che era così piccolo e innocente.

«E' proprio bella, questa sera... Vero, Ted?» chiese Harry, stendendo leggermente le spalle, l'aria adesso stanca.

Teddy sorrise radioso, e tornò a guardare fuori dalla finestra.

«Già...»

Sentì la mano di Harry poggiarsi sulla sua spalla per poi stringerla, e poggiò la manina sulla sua in un gesto d'affetto.

«Sei emozionato per il tuo compleanno? Compirai dieci anni domani, stai proprio diventando grande... Anzi, è quasi mezzanotte! Il tuo compleanno sarà tra qualche minuto, sai?» disse Harry orgoglioso.

«Spero di ricevere qualche libro sulla luna... Quello che mi avete regalato l'anno scorso l'ho già letto...»

«Solo una volta?» chiese Harry, divertito, sapendo quanto il figlioccio amasse leggere e quanto adorasse in particolare quel libro.

Teddy arrossì, imbarazzato.

«Più o meno, diciamo... Una decina di volte...»

Le risate di entrambi riecheggiarono nel silenzio della stanza, mentre la luna saliva sempre più in alto in cielo e sembrava rimpicciolirsi, senza però smettere di illuminare ogni cosa sulla terra.

«Magari riceverai qualche nuovo libro sull'astronomia, allora...» affermò Harry misterioso.

Fece una strizzatina d'occhi, così che Teddy sgranò i suoi che divennero in quel momento inspiegabilmente colorati d'ambra, e un brivido percorse la schiena di Harry che ricordava ancora in maniera nitida a chi fossero appartenute, molto tempo prima, quelle iridi.

«Il mio papà... o forse mamma... Anche a loro piaceva la luna, le stelle o... i pianeti, il cielo?» chiese Teddy sottovoce, incerto, come ogni volta in cui poneva a nonna Andromeda o a Harry una domanda sui suoi genitori.

Era così curioso di sapere ogni cosa che li riguardasse, ma evitava sempre di far loro delle domande perché notava che, per quanto facesse a loro piacere parlare di Remus o Ninfadora, la sua mamma, diventavano tutti un po' più tristi pensando a loro.

Teddy era convinto che i suoi genitori dovevano essere davvero tanto amati se Harry o nonna diventavano tristi parlando di loro.

«Oh, so per certo che il tuo papà aveva un rapporto davvero particolare con la luna...»

«Davvero?»

Lo stupore dipinto sul viso di Teddy fece perdere un battito ad Harry.

Il suo Teddy stava per compiere dieci anni, era troppo piccolo per sapere tutta la verità...

Remus era stato una figura paterna per Harry, un mago talentuoso e un grande uomo, ma non era sicuro che quello fosse il momento giusto per dire a Teddy di quanto quella luna, che lui adorava così tanto in maniera così involontaria e viscerale, avesse inferto al padre invece tante sofferenze.

Harry sorrise lievemente, annuendo, voltandosi ancora una volta a fissare quell'enorme palla d'argento che brillava su in cielo.

«E anche lui amava i libri, adorava leggere... Proprio come te. Era un uomo saggio, un mago coi fiocchi! Così come lo sarai tu»

Harry avvolse con un braccio il bambino, con gli occhi d'ambra sgranati e ora lucidi per l'emozione di sentire delle così belle parole sul suo papà che avrebbe tanto voluto conoscere ma che aveva visto solamente tramite delle foto...

I due rimasero in silenzio per un po', stretti in quell'abbraccio che legava i loro pensieri così come i loro cuori, che sembravano battere all'unisono per quell'amore per quelle persone che, su quella terra, non c'erano più.

Un rumore secco e improvviso fece scattare entrambi; Harry si alzò, la mano in tasca stringeva la bacchetta, mentre con l'altra mano teneva saldamente la manina di Teddy, allarmato forse più dell'uomo.

«Vieni, Ted. Fai silenzio»

Entrambi si riversarono sul pianerottolo del secondo piano di casa Potter, che sembrava immerso in un silenzio che pareva assordante.

Harry abbassò la maniglia della camera da letto più vicina, quella di James e Albus.

I due bambini, immersi nei più profondi dei sogni, dormivano con respiri regolari dentro le loro culline, ignari del rumore che prima aveva riscosso Harry e Teddy dai loro pensieri.

«Forse veniva dalla cucina... Guarda, Harry. C'è la luce accesa» sussurrò Teddy, rimasto sull'uscio, mentre con un dito indicava una luce fioca che sembrò proprio provenire dal piano terra.

Harry scese cautamente le scale, mentre sentiva in maniera sempre più chiara via via che si avvicinavano al piano terra dei lamenti.

«Ginny, tesoro... Sei tu? Ginny!»

Harry spalancò la porta della cucina, e subito si precipitò verso l'enorme fagotto tremante per terra, vicino all'ampia finestra spalancata.

«Harry... Harry... Io avevo dimenticato la finestra aperta e così sono scesa ma... Sono scivolata...»

Il viso imperlato di sudore e lacrime di Ginny fu accarezzato con amore da Harry, che si voltò immediatamente verso la porta d'ingresso della cucina.

Teddy, immobile, era terrorizzato dalla vista di Ginny lì, per terra, e fissava precisamente un punto del pavimento a cui Harry non aveva rivolto la sua attenzione.

Sangue, c'era del sangue...

Harry vide Teddy poi muoversi immediatamente, nel suo pigiamino giallo, verso il camino.

Il bambino prese una manciata di polvere volante e, prima che Harry potesse dire o fare alcunché, pronunciò forte e chiaro l'indirizzo della Tana, la casa della “signora” Molly che da anni lo supplicava di chiamarla “nonna”, perché quel bimbo per lei era a tutti gli effetti uno dei suoi nipoti.

I visi pallidi di Molly e Arthur Weasley sembrarono sbiadirsi ancora di più non appena uscirono fuori dal camino, poco dopo, mentre Harry si affaccendava attorno a Ginny con cuscini e asciugamani.

«Dovremmo portarla al San Mungo...» urlò quasi Harry, in preda al panico.

«Non c'è tempo! Le si sono rotte le acque e ha perso sangue, io... Credo che dovrà nascere qui, Harry caro»

Molly strinse leggermente la spalla di Harry, che annuì terrorizzato, mentre Ginny emetteva l'ennesimo urlo di dolore e Teddy si stringeva nel suo pigiama, forse più terrorizzato di chiunque altro in quella stanza dal malessere della donna a cui era tanto affezionato.

Arthur, l'unico capace di pensare in quel momento allo stato in cui riversava il bambino, lo accompagnò di sopra, nella stanza di James e Albus ed evocò una brandina su cui il bambino si sarebbe dovuto sdraiare per riposare.

La porta si richiuse dietro le spalle di Arthur Weasley, e la stanza fu quasi immersa nel buio. Il solo suono che avvolgeva la stanza era provocato dal respiro profondo dei piccoli Potter che dormivano nelle loro culline, così tranquilli e ignari di cosa stesse accadendo in quel momento alla loro mamma, che sembrava stare così male.

Senza che Teddy se ne rendesse conto, fissandoli, ebbe d'un tratto i capelli corvini sparati in tutte le direzioni.

Era un metamorfomagus, proprio come la sua mamma – o almeno così gli avevano sempre fieramente ripetuto – e per questo si sentiva un po' speciale, anche se fin da piccolo non era molto bravo a padroneggiare bene questa sua capacità di cambiare aspetto in qualsiasi momento.

Lo aveva sempre fatto quasi senza rendersene conto, ma gli avevano detto che quando avrebbe cominciato i suoi studi ad Hogwarts avrebbe imparato tutto quello che c'era da sapere sul suo dono più unico che raro.

Il bambino guardò teneramente Jamie e Al accarezzandoli quasi meccanicamente, con fare protettivo, prima di girarsi per l'ennesima volta quella sera verso la finestra della stanza, attraverso cui rivide lei, che quasi con prepotenza sembrava voler catturare la sua attenzione... La luna.

Gli tornarono in un baleno in mente le parole del suo padrino; sentì delle voci provenire dal piano di sotto, gli parse di sentire la voce di zia Hermione: cosa ci faceva lì anche lei? perché continuava a sentire i lamenti e le urla di Ginny?

Fu scosso da un brivido di paura, ma cercò di scacciare via dalla mente i brutti pensieri quando si rivolse definitivamente, inspiegabilmente e dinuovo a lei.

«Luna, ti prego. Aiutala» sussurrò, poi singhiozzò piano, senza quasi rendersene conto.

Scacciò indietro le lacrime, e vide dinuovo nitida la luna che sembrava fissarlo di rimando.

«Papà... Proteggi Ginny, per favore. Mamma... Anche tu, aiutatela. Io ho bisogno di lei e di Harry... Sono la sola famiglia che mi è rimasta...»

Con il viso bagnato di lacrime, poco dopo, Harry entrò nella stanza.

Accese la lampada con le stelle colorate dipinte accanto alle culline, e udì i singhiozzi di Teddy prima che potesse vederlo rannicchiato accanto alla finestra.

Il viso del bambino era rivolto alla luna, quella stessa luna a cui il suo papà – così diceva Harry – era tanto legato.

«Tesoro... Ginny sta bene» sussurrò Harry, in tono consolatorio.

Le labbra strette che avevano impedito orgogliosamente a Teddy di piangere si schiusero, mentre Harry accoglieva il bambino singhiozzante tra le sue braccia e lo stringeva a sé con affetto.

«Io stavo pregando alla luna, stavo chiedendo a papà di aiutarci...»

Il viso di Harry tornò a bagnarsi di nuove lacrime, mentre affondava le narici sui capelli di Teddy, che accarezzava piano.

«E il tuo papà ci ha aiutati, tesoro... Grazie, grazie per avergli chiesto aiuto... Vuoi seguirmi, adesso?»

Harry si staccò dall'abbraccio e asciugò le lacrime sul viso di Teddy.

L'uomo prese in braccio il bambino, e si diresse verso la camera da letto sua e di sua moglie.

Hermione, sul pianerottolo, sorrise ampiamente a Teddy, che la salutò sventolando una manina, mentre Molly e Arthur gli sorrisero meno intensamente. Sembravano così stanchi, ma decisamente meno preoccupati di prima.

«Pronto?»

Harry sorrise, vedendo il bimbo annuire, e aprì la porta della camera da letto.

Ginny dormiva con in braccio un piccolo fagotto che sembrava emettere dei risolini.

La bocca di Teddy formò una “o” per lo stupore, i suoi occhi brillavano di gioia, mentre Harry si avvicinava piano a Ginny, che si svegliò.

«Tesoro... Tesoro, c'è Teddy... Vuole vederla...»

Ginny sorrise lievemente a Teddy, prima di annuire e riaddormentarsi poco dopo.

Il suo viso era pallido come un cencio, ma Harry prontamente rassicurò il bambino.

Era solamente stanca, non era stata una notte facile per nessuno in casa, quella.

Harry prese il fagotto rosa tra le braccia, e si abbassò sulle ginocchia fino all'altezza di Teddy.

«Ti presento la nuova arrivata...»

A Teddy sembrò la cosa più piccola che avesse mai visto. Avvicinò la sua manina a quella minuscola e rosa della bambina, che con il suo piccolo pugno strinse il dito di Teddy che sembrava enorme a confronto.

«Ma... Non ha i capelli?»

Harry ridacchiò leggermente, prima di rispondere.

«Oh, si che ce li ha! Guarda...»

E Teddy notò che una leggera peluria sembrava avvolgere la testa della piccola, che teneva gli occhi chiusi ma sembrava sorridere ed emettere dei piccoli versetti tra le braccia del padre.

«Ha i capelli rosso Weasley

La voce di Teddy, cristallina e dolce come solo quella di un bambino può essere, raggiunse le orecchie di Ginny che si svegliò e tirò su leggermente.

«Rosso Weasley... o rosso Evans, chi lo sa ancora... Ma sono decisamente rossi, si»

Harry sorrise sornione alla moglie, che lo ricambiò intensamente in un gioco di sguardi che semplificava e rendeva giustizia alle parole che nessuno aveva osato pronunciare in quella stanza ma che trasmettevano quel calore e l'immenso amore che solo in una famiglia potevano esistere.

Harry poggiò la piccola tra le braccia delicate di Teddy, e nel momento in cui il bambino la prese lei emise un risolino che lo fece sorridere sornione.

La osservò per qualche istante, poi rivolse nuovamente il suo sguardo fuori dalla finestra.

«Grazie, papà...» sussurrò impercettibilmente il piccolo, anche se un istante dopo gli occhi di Harry e Ginny si fecero lucidi, e il bambino pensò che forse entrambi lo avevano udito.

«Come si chiama?» chiese Teddy ai due, cercando di scacciare via la tristezza.

«Lily... Lily Potter» disse Ginny, incerta, fissando Harry.

L'uomo si chinò all'altezza di Teddy e fissò i suoi occhi verdi su quelli ambrati del bambino. Lo guardò così intensamente che Teddy sentì quasi il suo stomaco rimbalzare.

«Lily Luna Potter... Che ne dici?»

«Luna? Oh, per me?»

Teddy spalancò gli enormi occhi, mentre i suoi capelli da corvini divennero dorati, e l'uomo occhialuto quasi trattenne il respiro alla vista di quel viso che gli ricordava così tanto Remus.

Ginny sorrise, e prima che potesse rispondere per il marito, Harry la precedette.

«Per il tuo papà e per la luna, così legati tra loro... Per ricordarci sempre di lui, perché è sempre qui, con noi... Per ricordarci della luna che stanotte ti ha ascoltato e ci ha aiutati, ha aiutato lei a nascere e a venire qui da noi...»

Teddy sembrò convincersi di quelle parole, anche se non tutto sapeva spiegarsi perfettamente.

Aveva la sensazione, da sempre, di percepire la presenza del padre quando fissava la luna, ma non sapeva spiegarsi effettivamente il perché di quel legame.

«Mi piace. Ciao piccola Lily Luna, io sono Teddy...»

Il viso angelico di Lily sembrò rassenerarsi tra le braccia di Teddy, che era così fiero del nome che avevano scelto per quella bimba.

Le volle immediatamente così bene che si promise e ripromise che avrebbe per sempre ricordato quel momento come uno dei momenti più belli della sua vita, e Lily Luna fu il miglior regalo di compleanno che potesse mai desiderare.



Siamo alla fine di questa breve storia, che a me ha regalato delle emozioni davvero intense. 
Devo dire che scrivere quest'ultima parte per me è stata abbastanza dura, ma diciamo che mi sono complicata la vita da sola per la mia stramba idea di voler a tutti i costi dare al secondo nome di Lily quel senso... Volevo che fosse legato a Remus. 
So che molti di voi probabilmente non approveranno la mia scelta, che può essere giudicata come folle ed errata sotto diversi punti di vista... Soprattutto considerando l'aspetto linguistico, molti di voi sapranno che in realtà "Lunastorta" potrebbe essere riconducibile al nome "Luna" solamente nella traduzione italiana dei libri, perché in inglese il soprannome del malandrino è "Moony".
Chiaramente, se i due nomi fossero stati legati in maniera logica, il nome completo di Lily sarebbe stato "Lily Moony Potter" o qualcosa del genere, perciò... Però, beh, potrebbe anch'essere che la Rowling abbia pensato all'origine latina di Moony, e a questo punto tutto sarebbe spiegato ma, vabbè.
Sto divagando, e anche piuttosto inutilmente!
Spero abbiate avuto modo di apprezzare ciò che avete letto, vi ringrazio se avete speso il vostro prezioso tempo per leggere queste righe e... Vi sarei lieta se qualcuno di voi fosse così gentile da farmi sapere cosa ne pensa. 
Credo che la storia sia conclusa così, ma non potrei giurarci.
Potrei alzarmi un giorno e decidere di aggiungere una one shot sulla nascita di...
Non sarebbe giusto rovinarvi la sorpresa, quindi non dico nulla!
G r a z i e.
Vostra, Marauder11. 

  
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