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Autore: Ormhaxan    13/01/2017    6 recensioni
«I am the son and the heir of a shyness that is criminally vulgar, I am the son and heir of nothing in particular.»
È il 1985 a Londra e tra le strade della City si propaga la musica degli Smiths, simbolo di una generazione incasinata, affamata di vita, di riscatto e successo.
È il 1985 e Andrea fa del suo meglio per arrivare a fine mese, destreggiarsi tra un lavoro in un pub a Camden Town, pagare le bollette entro la scadenza e non finire fuori corso. La sua vita da ragazza di ventidue anni procede tranquilla, tra un turno di lavoro estenuante e una birra tra amici, fino a quando una serata come tante la sua migliore amica, Zoe, non fa un annuncio che lascia tutti di stucco: è finalmente entrata a far parte di una rock band, di cui diventerà la cantante, grazie a un annuncio trovato in un negozio di musica. Da quel momento, nulla sarà più come prima e il destino di Andrea deciderà di intrecciare i propri fili con quelli di altre persone quasi del tutto dimenticate, con la vita di un ragazzo scostante e apparentemente insignificante che vive esclusivamente per la musica.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Continua a guardarsi nello specchio, capo leggermente inclinato e braccia conserte, e sbuffa. Tornare al suo colore naturale probabilmente non è stata una buona idea: si è tinta i capelli per la prima volta a quindici anni di un rosso elettrico così intenso da risultare quasi impossibile alla vista; a diciassette anni è stata la volta del verde e infine del blue, scelta questa presa seguendo la scia punk che si era diffusa anni prima in tutta l’Inghilterra, e ora che è ritornata al biondo, a quei capelli che ha sempre odiato perché uguali a quelli di suo padre, quel porco che ha lasciato sua madre e i suoi due figli per una ragazzina cinque anni prima, stenta a riconoscersi.
Non è stata una scelta facile quella, più che sua è stata di sua sorella, prossima al matrimonio, che l’ha scelta come sua testimone e quindi imposto un aspetto decoroso, normale. Leslie ha sempre odiato la normalità.

«Lex!» una voce che conosce da cinque anni la fa sobbalzare appena.
Jeff fa il suo ingresso nel garage di Brixton, a Sud di Londra, infreddolito e con i capelli completamente zuppi per la pioggia che, da tre giorni, non smette di cadere. La guarda con stupore misto a perplessità, stentando quasi a riconoscerla con quei capelli biondi che le danno un aspetto totalmente diverso, le conferiscono – ma questo non glielo confesserà mai – una bellezza diversa dal solito, meno aggressiva e più delicata, sensuale.
«Che cazzo hai combinato? – le chiede, quando vorrebbe solo dirle che sta bene, che la trova bellissima e che la sua vista basta per fargli battere forte il cuore – Cosa sono quei capelli biondi degni di una Barbie?»
«Lo so, lo so, sembro una fottuta posh, una di quelle che girano a Soho con le loro borsette firmate e le loro scarpe da centinaia di sterline, fottendosene dello stato in cui versano i lavoratori in tutto il paese. — risponde piccata, facendo uscire il suo lato da attivista, da ragazza cresciuta in una famiglia modesta, di pescatori — Mia sorella ha insistito: è il suo giorno, cazzo, il suo perfetto giorno e vuole che tutto sia perfetto, compresa la sua testimone di nozze.»
Jeff si avvicina, prende una ciocca di capelli tra le dita e se la rigira con calma; Leslie alza lo sguardo, fingendosi offesa per le parole del suo ragazzo, per quel modo di fare che, lo sa, è solo un modo tutto loro per scherzare, per evitare di dirsi robe sdolcinate e romantiche.
«Da vicino non sono male, - le dice con un ghigno sulle labbra sottili – potrei anche abituarmici e, con il passare dei giorni, potrebbero addirittura iniziare a piacermi sul serio.»
«È un modo carino per dire che mi donano?» chiede, afferrando delicatamente il maglione umido, attirandolo verso di lei per baciarlo.
Sono ufficialmente una coppia da un anno, anche se la loro storia va avanti da un anno e mezzo tra alti e bassi iniziali: all’inizio è stata una cosa prettamente fisica, un’attrazione irresistibile che esplodeva ogni qual volta rimanevano soli in una stanza, spesso alticci o inebriati dal troppo fumo di una canna condivisa; all’inizio nessuno dei due ha voluto dare un nome a quel rapporto, definendolo passeggero, un’amicizia con dei benefici, del sesso occasionale. Poi, però, sono arrivate la gelosia e la mancanza, un senso di vuoto quando l’altro non c’era, di pura rabbia quando qualcuno cercava di flirtare spudoratamente in un locale gremito di gente, in un pub, alla fine di un concerto suonato per cinquanta persone più ubriache che sobrie.
Inaspettatamente e contro tutte previsioni era stata lei, Leslie, la ragazza indipendente, distaccata e allergica alle relazioni a fare il primo passo, a urlare la sua frustrazione quando, dopo l’ennesima gatta morta senza vergogna schiacciata con il suo corpo tutto curve e plastica contro quello del suo chitarrista, del suo amico, del suo uomo, si era ritrovata faccia a faccia con Jeff  in uno stanzino che odorava di muffa e chiuso.
«Lo sai…» lascia la frase in sospeso, il suo è un modo per farle chiedere ciò che lei non vuole, un gioco privato che spesso fanno quando l’altro non ha il coraggio di dire qualcosa per paura di essere giudicato debole o stupido.
«No, invece! — esclama piccata — Dimmelo, Jeff, dimmelo: mi trovi bella?»
Jeff sorride trionfante e compiaciuto: «Bellissima.»

Le labbra di lui sono immediatamente sulle sue, morbide e affamate; la lingua di Jeff gioca con la sua, l’assapora lentamente, senza fretta, mentre le sue braccia la stringono.
Sono stati giorni difficili quelli appena passati, il loro comune sogno sembra sempre più lontano, eppure il loro legame è sempre più forte.
Leslie percepisce quasi subito la voglia che Jeff ha di lei, la sente pulsare e premere contro la sua coscia e anche lei si scopre desiderosa di averlo al più presto.
«Non lasciarmi mai, Jeff. — sussurra mentre lui lascia una scia umida di baci sulla sua gola, fa scivolare una mano sotto il suo maglione rosso e accarezza un suo piccolo seno sopra la stoffa del reggiseno nero foderato con del leggero pizzo — Non so cosa farei senza di te.»
Jeff la bacia ancora, questa volta percependo tutta la sua frustrazione, e vorrebbe poter fare qualcosa per lei: due settimane prima la loro cantante è andata via, urlando e sbraitando, dopo l’ennesima lite con Lex e anche il loro chitarrista, la loro chitarra solista, l’ha seguita, stufo di quello stallo in cui da tempo la band è caduta, deciso a mollare la musica e dedicarsi a qualcosa di più concreto, agli studi che con buona probabilità lo trasformeranno nell’ennesimo inglese barboso e impettito pieno di soldi.
La prende con forza, nel modo in cui lei vuole essere presa, sul mobile sgangherato poco distante da loro; affonda in lei velocemente, facendola urlare di piacere tra un bacio e l’altro, sentendola sempre più vicina all’apice; si inebria del profumo della sua pelle, dei loro capelli che sanno di pioggia e lavanda e le permette di graffiargli la schiena pallida.
Il piacere arriva per entrambi, violento e inarrestabile, li lascia appagati ma senza fiato.
Ci sono tante cose di cui parlare, problemi da affrontare, ma in quel momento nessuno dei due vuole pensarci: in quel momento ci sono solo loro due, ansimanti e con il viso arrossato, complici nella vita tanto quanto su di un palco; in quel momento, tutto il resto non esiste, tutto il resto può aspettare.


«Ieri sera e stamattina ho tappezzato di volantini tutta la zona di Camden e spero che questa volta qualcuno di davvero motivato ci chiami.»
Sono ancora stesi sul divano mezzo sfondato, abbracciati l’uno all’altra mezzi nudi, con una sola coperta di pesante lana a coprirli, quando Jeff si decide a parlare.
«L’ultimo è stato un tale disastro… - ricorda Leslie, che ancora ha i brividi al pensiero del ragazzino di sedici anni che, più che suonare una chitarra, sembrava colpirla ad ogni battuta – forse Roger ha ragione, forse dovremmo smetterla di inseguire un sogno irraggiungibile e iniziare a fare qualcosa di concreto per il nostro futuro.»
«Roger è un coglione e tu non devi permettere alle sue parole di minare le tue sicurezze: sono sicuro che, al momento giusto e più inaspettato, qualcuno busserà alla nostra porta.»
«Come fai ad essere sempre così fottutamente positivo?»
«Qualcuno dovrà pur esserlo. – rispose pacato, scrollando le spalle e baciandola sulla guancia – Magari, proprio in questo momento, qualche giovane ragazza sta passeggiando per le vie di Camden o limitrofe, ancora ignara di ciò che le accadrà, di come un semplice annuncio attaccato su di un palo della luce le cambierà per sempre la vita.»


 

**



È pomeriggio inoltrato e, finalmente, ha smesso di piovere. Zoe cammina tranquilla per le strade di Camden, godendosi i suoi colori, gli edifici unici, gli odori speziati provenienti dalle cucine dei ristoranti indiani, il vociare di gente che riempie i locali, le bancarelle, i mercatini ambulanti. Quella è una delle zone di Londra che preferisce insieme ai parchi, un luogo capace di trasportarti fuori dal mondo, in un Paese delle Meraviglie popolato da giovani vestiti di pelle e con creste alte svariati centimetri dai più assurdi colori. Camden è vita, ribellione, è una pinta di birra in un pub, due chiacchiere con la sua migliore amica di sempre, Andrea.
È sabato e, come ogni sabato, Andrea ha lavorato all’ora di pranzo ed è proprio da lei che Zoe sta andando: come tutti i sabato pomeriggio, le due amiche si vedono per una cioccolata calda in un bar ogni volta diverso, ma sempre conosciuto, per fare due chiacchiere sulla loro settimana piena di impegni tra università e lavoro. Di tanto in tanto vanno a fare shopping, si divertono a mischiarsi tra la folla dei mercatini delle pulci e scovare qualche piccolo tesoro a buon prezzo, una borsa da sempre desiderata o delle scarpe della giusta misura. Andrea è stata una delle prime persona che Zoe ha conosciuto quando, a diciotto anni appena compiuti, si è trasferita dal Galles a Londra nella speranza di fuggire da una mentalità chiusa e coronare il suo sogno: diventare una cantante professionista.
Sin da piccolissima sua madre le ha fatto prendere lezioni di canto da un maestro privato, tale Mr. Davis, svelando così la sua dote naturale e il suo talento; a sette anni ha iniziato a cantare nel coro della chiesa, quella dannata chiesa per cui è stata costretta a cantare fino a sedici anni, fino al momento della ribellione e delle liti giornalieri con i suoi genitori. A diciotto anni è andata via con pochi soldi in tasca e tanta determinazione, anche grazie all’aiuto di sua nonna e di sua zia, uniche persone schierate al suo fianco: arrivata a Londra, ha iniziato a cantare nei locali senza troppo successo, abbastanza per racimolare qualcosa per tirare avanti, non abbastanza per arrivare a fine mese.
Proprio durante queste serate, sei mesi dopo il suo arrivo e a qualche settimana dal suo diciannovesimo compleanno, ha conosciuto Andrea in un pub: a quei tempi la bionda aveva appena iniziato a fare la cameriera per quattro soldi, per non gravare troppo sui genitori e, a suo dire, per farsi le ossa e prendersi l’indipendenza.
Subito le due ragazze sono andate d’accordo, istaurato un feeling particolare, condiviso traguardi importanti e delusioni scottanti. La famiglia di Andrea, quella splendida, calorosa e unita famiglia, l’ha accolta come una seconda figlia e grazie a tutti loro si è sentita meno sola, meno strana, meno tutte le cose che i suoi bigotti genitori per più di un anno le avevano rinfacciato con sdegno.
Come tutte le settimane, prima di passare dal pub Zoe si ferma in un negozio di musica dove, da parecchio tempo, la gente lascia annunci: ne legge qualcuno con poco interesse, i soliti scritti da ragazzini di quindici anni che vogliono mettere in piedi la solita rock band che, probabilmente, non sfonderà mai. Sta per abbandonare la ricerca, pronta a salutare con garbo il proprietario del negozio, un tipo sui quaranta sposato e con famiglia a carico che nel pomeriggio insegna musica ai bambini, quando il suo sguardo cade sull’ultimo volantino, quello che, come scoprirà più tardi, ha lasciato un ragazzo dai lunghi capelli neri e il viso squadrato la sera prima. Il volantino recita:


Rock band cerca cantante femminile e chitarrista solista per gruppo con esperienza triennale nei pub e nei locali di Londra e inglesi. Età non inferiore ai 21, astenersi perdigiorno. Per info, chiamare numero qui sotto o presentarsi all’indirizzo riportato.

Cheers,
Jeff, Lex e Mike

 

Senza pensare oltre, Zoe stacca uno dei tagliandini su cui è scritto numero e indirizzo di recapito della band: qualcosa, un sesto senso mai provato prima, le sussurra nella testa che quella è l’occasione che sta aspettando dalla vita, la volta buona, quella che cambierà per sempre tutto.

 
*



Angolo Autrice: Confesso, questa storia mi sta piacevolmente prendendo la mano. Lo so, la nostra protagonista ancora non si è fatta vedere, ma prometto che nel prossimo la conosceremo come si deve. Nel frattempo, conosciamo la famosa Leslie, il suo ragazzo Jeff e la migliore amica di Andrea, Zoe.
Nella mia mente, Leslie assomiglia a Emma Stone, ma voi potete immaginarla come più vi piace.
Infine, ringrazio come sempre tutti voi che leggete, seguite e lasciate recensioni.

Alla prossima,
V.
  
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