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Autore: trenodicarta    22/01/2017    1 recensioni
Simone e Viola si avvicinano, lui le offre la sua amicizia e lei la accetta con diffidenza. Lei nasconde una storia tormentata e lui un segreto doloroso. Lei è ferita, lui è l'ultimo che possa guarirla. Il loro rapporto si fortifica ogni giorno sempre di più, fino a quando Viola non scopre la vera identità di Simone, da quel momento ogni sua certezza si distrugge, di nuovo.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 7 


- Lui non è mio fratello. - Sibilò Simone, sfuggendo a quel tocco e facendo un passo indietro. 

Era la verità: Simone e Riccardo non avevano alcun legame di sangue, nè tantomeno affettivo. I loro rispettivi genitori si erano incontrati, innamorati e sposati. Entrambi avevano già figli avuti da precedenti matrimoni. Simone e Riccardo era fratellastri, o nemmeno quello forse. Erano semplicemente due ragazzini che casualmente si erano ritrovati a vivere sotto lo stesso tetto. Il loro rapporto non era mai stato lineare, troppo diversi, troppo distanti: Riccardo era così freddo e silenzioso, mentre Simone era tutto l'opposto. La verità era che erano da sempre vissuti nell'indifferenza l'uno dell'altro e le cose non erano mai cambiate nemmeno una volta diventati adulti. 

- Luigi ha deciso di chiamare l'avvocato stamattina. - Lo informò Eleonora cauta, aspettandosi una reazione che non tardò ad arrivare.

Luigi era il padre di Riccardo, un uomo con cui Simone non aveva mai avuti scontri, almeno fino a quel momento.

- Gli pagherete persino un avvocato? Caspita, vi rendete conto di quello che ha fatto? -

- Simone, sai quello che sta accadendo in questa famiglia. Quello che ha fatto Riccardo ha sconvolto tutti noi. -

- Famiglia? Per favore. - Borbottò Simone, passeggiando nervosamente per la stanza. - Firma quelle carte per il divorzio e butta fuori da questa casa Luigi. - 

- Non puoi chiedermi davvero questo. -

- Non metterò più piede in questa casa se ci sarà lui. Non voglio pranzare ogni domenica con l'uomo che ha coperto il suo adorato figlio psicopatico. Riccardo finirà dentro ma se per puro caso dovesse cavarsela e tornasse qui con voi, non mi rivedrai più mamma. O loro o me. -

- Stai parlando così perchè sei un poliziotto o perchè... provi qualcosa per quella ragazza? -

- Quella ragazza ha un nome. Si chiama Viola e ... mi chiedo come diavolo abbia fatto a mettersi con un fallito come Riccardo. Potrete pagargli tutti gli avvocati che vorrete, ma io farò in modo che non la passi liscia. - Sembrava tanto una velata minaccia. 

Eleonora sospirò, comprendendo le parole di Simone. Gli si avvicinò nuovamente, fino a prendergli una mano.

- Se devo scegliere tra mio figlio e Luigi, sai già chi sceglierò. - Gli sussurrò docile. 

Simone si sentì in colpa per averla trattata in quel modo, per averla messa davanti a quella scelta, ma non vi erano mezze soluzioni in quel momento. 

- Me ne vado, mi è passata la fame. - 

Eleonora lo osservò mentre gli dava le spalle, decisa a non fermarlo. Conosceva Simone e sapeva quanto potesse essere insopportabile quand'era arrabbiato. Sapeva che sarebbe tornato, una volta calmo, disposto a parlarne con toni diversi. Lo lasciò quindi andare.
Monica non fu altrettanto intelligente. 

- Simo, aspetta! - Esclamò la ragazza in questione, vedendoselo passare davanti. Lui non la ascoltò, al contrario proseguì diritto per la sua strada, uscendo da quella casa. - Simo, ascoltami! - Lo prese per un braccio e lui si ribellò voltandosi verso di lei e gridando:

- Stammi a sentire, non so cosa tu ti sia messa in testa ma non sei nulla per me. Quindi non provare a fare mai più la spia con mia madre, come se io avessi 10 anni. Ristruttura questa cazzo di casa e poi sparisci. -

Le sue parole la colpirono con una tale forza che Monica sentì quasi le sue gambe cederle. 

- Tanto stasera mi richiamerai chiedendomi scusa per avermi detto queste cose. -

Simone le rise in faccia.

- Sei la donna con meno rispetto per se stessa che io abbia mai conosciuto sai? Monica l'unico motivo per cui io ti abbia sempre domandato scusa era per scopare. - 

- Oh e quindi ora non mi cercherai più perchè hai trovato un'altra? E chi sarebbe, Viola? - Quella volta fu lei a ridere, guadagnandosi la completa attenzione di Simone, il quale si voltò a guardarla con durezza. - Neanche si farà sfiorare da te. - 

- Non parlare di Viola, altrimenti ti faccio stare zitta. -

- Davvero? E come? - Lo provocò la designer, incrociando le braccia al petto. - Sei uguale a tuo fratello. - Sibilò con disprezzo.

Il suo intento era quello di ferirlo e con quelle parole lo fece. Colpì il bersaglio: Simone deglutì, cercando di calmarsi. Non era come suo fratello e mai lo sarebbe stato. Si infilò in macchina partendo a tutto gas, voleva allontanarsi da Monica il più possibile, prima di commettere qualche imperdonabile sciocchezza.
***

Andò da lei, non gli venne in mente un luogo migliore in cui recarsi dopo quanto era successo. Suonò al citofono, attendendo impaziente che lei rispondesse.

- Chi è? - Aveva la voce assonnata, probabilmente doveva essersi svegliata da poco.

- Ehi, sono io. Mi apri? -

La sentì respirare pesantemente dall'altra parte del citofono, per poi rimanere in silenzio troppo a lungo. Simone stava per dirle qualcosa, ma lei parlò per prima.

- Non credo sia una buona idea, Simone. - 

Il ragazzo corrugò la fronte, non voleva che lui salisse in casa? Si passò una mano tra i capelli, non capendo quale fosse il problema.

- Perchè? - Fu l'unica cosa che riuscì a dire.

- Lo sai perchè. - Fu l'unica cosa che lei rispose.

Certo che lo sapeva: era per il bacio

- Almeno apri, parlami in faccia. - Fece un ultimo tentativo disperato, sperando di riuscire almeno a guardarla negli occhi per poter discutere.

- Non c'è niente da dire Simone, voglio solamente che tu te ne vada. -

- è così che vuoi finirla quindi? - Il tono del ragazzo era deluso e Viola lo percepì chiaramente,ma questo non la fermò dal pronunciare le seguenti crudeli parole.

- Simone non c'è niente da finire, perchè non è mai iniziato nulla. Ora torna alla tua vita e lasciami in pace. - 

Simone non poteva credere alle sue orecchie, non era certo di poter dire qualcosa, d'altra parte che poteva dirle? Lo stava tagliando fuori, lo stava facendo per paura, Simone lo capiva, ma era ugualmente ferito. 

- Sei ancora lì? - Chiese la voce chiara di Viola.

Simone non rispose inizialmente, fece un passo indietro. Ne fece poi un altro, fino ad andarsene. 
Viola invece rimase lì, con il citofono poggiato all'orecchio e gli occhi socchiusi.

- Scusami. - Sussurrò piano, ma non c'era nessuno ad ascoltarla. Era sola. 

 
***


I giorni passarono veloci e anche il momento del processo giunse. 

- Sei pronta? - Giulia le si avvicinò, sfiorandole la spalla in una carezza rassicurante. - Andrà tutto bene, vedrai. - 

Viola annuiva ripetutamente, cercando di apparire calma e sicura di sè, ma la verità era che quella che stava per fare, era forse una delle cose più difficili che avesse mai fatto. Sarebbe dovuta entrare di lì a poco e nel frattempo, nel tentativo di distrarsi, infilò una mano in borsa alla ricerca del cellulare. Frugando, le sue dita si scontrarono con un foglietto di carta. Era il biglietto da visita di Simone. La ragazza osservò quell'oggetto per qualche istante, con occhi nostalgici e dispiaciuti. Per un attimo le sembrò di percepire le labbra calde di Simone sulle sue, com'era accaduto quella sera, quand'era stata talmente ubriaca da baciarlo ma non abbastanza da dimenticarlo. 

- Ho fatto una stronzata... - Sussurrò a se stessa.

- Che cosa hai detto? - Chiese Giulia, probabilmente sentendola.

Viola scosse la testa. - Nulla. - Ormai che importanza aveva? L'aveva ferito e gli aveva detto di sparire dalla sua vita e così lui aveva fatto. Forse era meglio così per entrambi. 

- Forza, tocca a te. - 

Toccava a lei entrare e per quanto Giulia le sorridesse rassicurante, Viola proprio non riusciva a tranquillizzarsi. Avanzò a passi incerti nell'aula, cercando di evitare di incrociare gli sguardi altrui. In realtà, cercava di evitare quello di una sola persona, qualcuno che la osservava con un mezzo sorriso. 

Riccardo. 

Viola ripensò alle parole di Simone: 
Avrai vinto solo quando sarai riuscita a guardarlo negli occhi. 

Ma lei non avrebbe vinto. Lei avrebbe perso, lei perdeva sempre. 

   
 
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