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Autore: nozomi08    23/01/2017    4 recensioni
Anno x791, regno di Fiore, città di Magnolia. Terminato il recente Dai Matou Enbu, e conclusa felicemente la vicenda di Eclypse, lo scalmanato gruppo di Fairy Tail rincasa nella nuova gilda, ritornando ai felici ritmi di sette anni fa. Tutto sembrava tornato alla normalità, se non fosse stato per l’arrivo di una figura misteriosa, proveniente da un mondo distorto chiamato Astral. Il suo passato misterioso, è pieno di sfaccettature.
Cosa c’entrerà mai con la gilda oscura di Gacrux, colei che detiene il primato degli affari sull’importo d’armi, principale alleata dell’alleanza Balam, che recentemente aveva aumentato i suoi traffici? Quale è il vero rapporto tra questo sconosciuto ed Loki, il master di Gacrux? Qual è il suo scopo, il motivo per cui è qui? E soprattutto, quale sarà il ruolo dei maghi degli Spiriti Stellari e delle 12 Chiavi d'Oro nel loro losco piano?
Starà al giovane e turbolento gruppo di Fairy Tail scoprirlo.
ATTENZIONE! CAPITOLI REVISIONATI!
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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FIDUCIA E VERITA’

Più era il tempo che passava lì dentro, più Atlas si rendeva conto di essere finito, letteralmente, in un altro mondo. Se non un altro pianeta in qualche galassia sperduta. Dire che la gilda era un caos era troppo poco per rendere al meglio la situazione che dilagava in quelle quattro enormi mura. E il pensiero di essere finito a far parte di quella gang di pazzi gli faceva un effetto ancora più strano. Il ragazzo se ne stava seduto ad uno dei tavoli della gilda, immerso in una bolla densa di pensieri, e osservava con sguardo vuoto le urla, risate e risse che si propagavano a macchia d'olio nello spazio circostante. Rientrato dalla sua piccola avventura (o forse è meglio dire salvataggio) con i suoi neo-colleghi maghi, aveva assistito al risveglio di Romeo e al suo piccolo battibecco con Asuka, che passata la paura e il senso di colpa era tornata la bambina vispa di sempre. Insomma, tutto era finito bene e il Master non era stato avvertito di nulla. Data la questione risolta, era inutile parlare con lui dell'accaduto e farlo preoccupare, magari compromettendo sensibilmente il suo stato di salute. Atlas bevve un sorso del suo fresco bloodymary e fissò il bicchiere, osservando il liquido color rubino mentre lo faceva ondeggiare lentamente in cerchio. Forse per quelli della gilda la questione era pure risolta, ma per lui non lo era affatto: trovare quel propulsore sotto la carrozza fu per lui un altro piccolo shock. Se trovare i fucili magici in mano a quei briganti al porto di Hargeon lo aveva preoccupato, questo era forse ancora peggio. Ormai poteva dirlo quasi con certezza, ma Gacrux si era fatta un mercato nero su quel mondo, e chissà quanto grande. Ma a cosa gli serviva? Che collegamento aveva tutto ciò con Astral, con i portali? La situazione si stava mostrando esattamente come aveva presupposto e aveva la sinistra sensazione che le cose sarebbero andate anche peggio. Il che non era una novità, dato che nel suo "lavoro" prepararsi sempre al peggio era fondamentale... Il problema di fondo era che lì era completamente solo. Non aveva un esercito a cui affidarsi. Non aveva il tenente colonnello Klaus o il colonello Olivier a sostenerlo. Non aveva la preziosa guida della regina, né i suoi saggi consigli. Non sapeva se sarebbe riuscito a sistemare tutta quella brutta faccenda senza nessuno ad aiutarlo e senza farsi scoprire. Anzi, ne era piuttosto scettico. Alzò lo sguardo dal suo bicchiere tra le mani e scrutò assente gli altri membri della gilda, ignari dell'esistenza di un altro mondo, della sua vera identità e di quello che di lì a breve sarebbe loro accaduto. Anche se avesse chiesto aiuto a qualcuno dei presenti, si sarebbe potuto fidare? Come avrebbero reagito a sentire tutta quell'assurda storia? Il suo sguardo pensieroso, perso come un vagabondo in mezzo a una tempesta di neve, fu attirato dal lampo di una chioma biondo oro, quella di Lucy, e si soffermò a guardarla ridere e scherzare insieme alla ragazza dai capelli rossi, al rosato con il gatto volante e allo stripper moro. Strinse le pupille nello sforzo di ricordarsi i loro nomi (gli avevano detto Erza, Natsu, Happy e Gray giusto?) quando Lucy si accorse che li stava osservando, da qualche tavolo più in là. Atlas ebbe l'impulso di distogliere lo sguardo, ma resistette e mantenne il contatto con lei, nel tentativo di bluffare lo stato emotivo altalenante in cui si trovava in quel momento. La conosceva da poco, ma si era reso conto che la ragazza non era affatto un tipo stupido con il quale ci si può permettere di abbassare la guardia. Continuò a fissarla intensamente, e dopo qualche istante la ragazza cedette, presa dall'imbarazzo, e abbassò lo sguardo con un'espressione preoccupata che Atlas non seppe spiegare. Il ragazzo lo abbassò a sua volta e si diede dello stupido. Nella sua vita di strada (e non solo) una delle tante cose che aveva imparato era quella di non fidarsi mai troppo di nessuno, e quando lo aveva fatto, ne aveva pagato amaramente il prezzo. Non conosceva affatto nessuna delle persone lì presenti, come avrebbe potuto anche solo pensare di raccontare loro una storia di un tale peso, una storia che comprometteva il bene non di un mondo, ma di ben due mondi? E se così facendo si sarebbe cacciato ancora più nei guai? E se lo avessero rinchiuso in qualche prigione? Se lo avessero tradito e spifferato tutto a qualcuno? Se non gli avessero più permesso di ritornare a casa, di tornare da Alhena? 
D'improvviso sbarrò gli occhi, e al pensiero dei brividi di terrore gli corsero come serpenti lungo la schiena.
Alhena... se le andassero a fare del male? Cosa sarebbe successo se decidessero di sottomettere Astral? E se, invece, si sbagliasse di grosso e proprio non dire niente a nessuno si rivelasse la scelta fatale? 
Esasperato e stressato da quel frenetico pensare, Atlas ringhiò e si passò le mani tra i capelli, fermandole poi sul collo e sospirando a occhi chiusi. D'un tratto sentì tutta la stanchezza dello sconforto addossarsi sulle sue spalle. Forse per la prima volta in tutti quegli anni, il ragazzo non sapeva cosa fare, quale fosse la via più giusta da seguire. La posta in gioco era enormemente alta e se avesse commesso anche il minimo errore, sarebbe saltata non solo la sua copertura, ma anche l'intera missione. Forse il mondo intero. Anzi i mondi.  Cosa doveva fare quindi? Come doveva comportarsi? Atlas non lo sapeva proprio, e ciò gli causava un perenne stato di stress come non ne aveva mai provati prima e che lo rendeva sempre più vulnerabile, più distratto. Il suo piano di partenza era quello di immischiarsi negli affari loschi, nel mercato nero, bluffare in una doppia vita e sporcarsi le mani, risolvendo l'enigma al più presto possibile. Niente di nuovo o di particolarmente scandalizzante per lui, ma era difficile farlo quando dovevi passare gran parte del tuo tempo in un ambiente come quello di Fairy Tail, dove esistevano principi e ideali che lui era stato costretto a diffidare sin da quando era un bambino, sin dalla morte di sua madre. Ideali così profondamente saldati nell'anima della gilda, nell'anima dei suoi membri, che anche un nuovo arrivato come lui potrebbe percepirli: la lealtà, la famiglia, la cieca fiducia l'uno nell'altro. E in qualità di nuovo membro, il ragazzo era costantemente sotto esame, per accertarsi di essere meritevole del loro prezioso tesoro. Lo capiva dai loro sguardi, increspati di sospetto e diffidenza ogni volta che era nel loro campo visivo. Il rosato e il moro, per qualche ragione a lui ignara, lo erano particolarmente, date le occhiatacce che gli riservavano senza ritegno. Ma non poteva certo biasimarli... del resto, nemmeno lui avrebbe riservato loro un trattamento diverso se fossero stati loro ad arrivare, anche se accidentalmente, ad Al Nair. 
"Alhena invece, sono sicuro che si sarebbe messa ad osservarli giorno e notte senza sosta, magari appostata da qualche parte con un taccuino in mano in stile da perfetta stalker..." pensò divertito.
-Ma guarda! E' la prima volta che ti vedo sorridere così!- esclamò d'un tratto una voce squillante. Atlas alzò lo sguardo, e il sorriso che aveva si smorzò sulle labbra. Davanti a lui si era seduta proprio Lucy, e accanto a lei vi era Erza, che stava gustando con espressione appagata un pezzo generoso di torta alle fragole. 
-A cosa stai pensando?- continuò la maga. Atlas esitò un attimo, prima di decidersi a rispondere.
-A una mia... amica, a cui tengo molto- disse, abbassando di nuovo lo sguardo sul bicchiere e bevendosi un altro sorso di bloodymary. Un lungo sorso, data l'improvvisa gola secca.
-Oh!- esclamò Lucy sorpresa, spalancando gli occhi -E vive qui vicino?- chiese, appoggiando tutti e due i gomiti sul tavolo, in ascolto insieme a Erza, che continuava a gustarsi in silenzio il suo dolce. 
-No- rispose Atlas -Vive in una città lontana... così sperduta da sembrare su un altro pianeta- 
"In tutti i sensi" aggiunse mentalmente in tono sarcastico.
-Immagino tu non la veda da tanto tempo- commentò pensierosa Lucy.
-Già, ma... ora non ho voglia di parlare di lei- deglutì a fatica -E' un tasto dolente per me- tagliò corto il giovane. Lucy aggrottò la fronte dispiaciuta e distolse gli occhi dal giovane, in un palese disagio. Forse era stato troppo rude con la ragazza. Ma se solo lei avesse saputo cosa stia passando in quel momento... A ripensarci, Atlas dovette resistere all'impulso improvviso di urlare con tutto il fiato che aveva in corpo e spaccare il tavolo in due a suon di pugni. Ma non poteva. Doveva restare calmo, apparire imperturbabile. Perciò si limitò a stringere le nocche così forte da farle sbiancare, mentre Erza posava il cucchiaino d'acciaio sul piatto vuoto e prese parola.
-Atlas, ascolta... molto probabilmente ti sarai chiesto per quale motivo ci siamo sedute qui al tavolo con te, dato che sin dal tuo arrivo ci siamo scambiati a malapena qualche parola...- iniziò la rossa -Ma Asuka e Romeo ci hanno raccontato di uno strano oggetto dotato di una fonte magica sconosciuta, un oggetto che si trovava sotto al carro dei briganti e che tu hai distrutto. Abbiamo bisogno di maggiori dettagli per fare rapporto al Master- concluse, fissandolo intensamente. Ancora stretto in un fascio di nervi, Atlas alzò un sopracciglio, interdetto.
-Fare rapporto? Ma non avevamo deciso di tenerlo all'oscuro?- disse. Erza chiuse gli occhi per un momento e sospirò, come per prepararsi a dire qualcosa di decisamente poco gradevole.
-Ti abbiamo visto, al porto, l'altro giorno- sentenziò con sguardo serio -Abbiamo visto tutto. E sai cosa intendo-
Lucy guardò la propria compagna tra lo stupito e lo scandalizzato -Erza!- esclamò incredula. Ma Titania continuò a guardare dritta negli occhi di Atlas, in cerca di una qualche reazione da parte sua. Il giovane sospirò, pesantemente. Peggio di così non poteva andare. O forse doveva esserne sollevato, così da poter sputare fuori tutta la verità una volta per tutte?
-E allora?- disse in maniera provocante -Arriva dritta al punto- esortò gelido. Ma Erza non si fece intimidire, e l'atmosfera tra loro divenne più tesa. Lucy si guardò furtiva intorno, a disagio, e notò a malincuore che Natsu e Gray le stavano osservando preoccupati, e che alcune delle persone lì presenti si erano accorti della brutta aria che stava tirando lì. La maga si morse il labbro, e tornò a guardare i due seduti allo stesso tavolo.
-Abbiamo perquisito i corpi dei ladri, dopo che sei scappato via- continuò Erza -Avevano delle armi addosso che non avevo mai visto in vita mia, e da quello che mi hanno raccontato Asuka e Romeo, sono molto simili, se non dello stesso genere, a quella strana arma che hanno visto sulla carrozza di quei briganti. Probabilmente si è creato un nuovo mercato nero, e dato che potrebbe avere a che fare con tutta Fiore, sono obbligata a mettere al corrente il Master. Fatalità le merci, da quel che ho sentito, hanno iniziato a circolare poco prima il tuo arrivo... ora, non sto dicendo che tu sia coinvolto in prima persona nei traffici, ma ho ragione di sospettare che tu abbia un qualche legame con tutta questa storia. Noi non ti giudicheremo, ma se sei a conoscenza di qualcosa a riguardo, ti prego di raccontarcela e di collaborare per evitare probabili danni ingenti- concluse. Atlas si incupì e dopo un altro lungo sospiro si massaggiò le tempie, stressato e indeciso sul da farsi. Eccolo lì, l'errore che non poteva permettersi, quello che gli avrebbe fatto saltare la copertura. Mai si era immaginato che lo avessero sorpreso così con le mani nel sacco, non quella volta, non quando si era assicurato di non essere seguito da nessuno, di essere completamente solo. Sfortuna nera. Ora, qualunque scusa si sarebbe inventato, non sarebbe stata credibile. Erza e Lucy non se la sarebbero mai bevuta, figurarsi il Master. Ma proprio in quel momento, pensando alla bionda, gli venne in mente una cosa...
-Allora, tu sapevi...- iniziò d'un tratto, rivolgendosi a Lucy -Quella sera, già sapevi tutto- le disse con sguardo accusatorio, alludendo alla sera prima, quando era stato nel suo appartamento. Lucy sembrò sentirsi in colpa, e si sistemò meglio sulla sedia, rompendo per un attimo il contatto con lui. 
-Si... si, lo sapevo- disse con voce fievole, e un momento dopo tornò a guardarlo dritto negli occhi, con uno sguardo incredibilmente serio e determinato -Ma non ti ho mentito quando ti ho detto che potevi fidarti di me. Lo giuro sui miei Spiriti Stellari- disse. Atlas restò molto sorpreso da quelle parole, ma si soffermò ancora a scrutarla, in cerca di altre conferme. Nonostante la pressione psicologica a cui era sottoposta dagli occhi ardenti del giovane, Lucy mantenne un cipiglio risoluto. A quanto pareva, la ragazza era sincera, e lui non aveva né la forza, né la lucidità, né la possibilità di scappare incolume a quell'interrogatorio. E anche se ci fosse riuscito per miracolo, aveva la vaga sensazione che le cose avrebbero preso una piega anche peggiore di quella attuale, se avesse mentito in quel momento. E poi, doveva crearsi degli alleati, altrimenti da solo non ce l'avrebbe mai fatta. Un generale non vale nulla senza il suo esercito, senza i suoi fidati e fedeli sottoposti.
"Come una regina non vale nulla, senza il suo popolo... non ha ragione di esistere" 
Era quello che gli diceva sempre Alhena. E aveva ragione.
-Ok, va bene mi arrendo, vi racconterò tutto...- decise -Ma non qui. E voglio solo voi e il Master. Questo è il patto che vi propongo-
Erza annuì -Va bene. Vediamoci in biblioteca, fra dieci minuti- disse, alzandosi insieme a Lucy -Ci saranno anche Natsu, Happy, Charle, Wendy e Gray, dato che anche loro erano con noi quel giorno-
-Capito, nessun'altro?- disse, irritato, mentre le due scuotevano la testa e si congedavano. Con quante caspita di persone si era fatto beccare?! Stizzito, tracannò in un solo sorso metà bicchiere del bloodymary restante, sotto lo sguardo preoccupato di Lucy. Pensando a quella strana pietra nera che aveva visto incastonata al petto del giovane, Lucy ebbe la sensazione che quella che sarebbero andati a scoprire sarebbe stata solo una mezza verità, solo una faccia del medaglione.
Quello che non sapeva, era quanto aveva ragione.
§ § § § §

Come stabilito, qualche minuto più tardi il gruppo, insieme al Master, stava scendendo le scale in direzione della biblioteca. Ogni passo sembrava farsi sempre più pesante, e tra di loro aleggiava una tensione palpabile, anche se cercavano di non darlo a vedere. Lucy teneva lo sguardo basso, ed era irrequieta, non si sentiva affatto rilassata per ciò che sarebbero andati a scoprire. Come non lo era Natsu, data l'aura stranamente astiosa che prorompeva dalla sua figura. Lucy non ricordava di averlo mai visto così... voleva tanto chiedergli cosa lo turbava fino a quel punto, ma le parole le si bloccarono in gola, come se per uscire avessero dovuto prima oltrepassare le mura di una fortezza inespugnata. In balia di quel timore che galleggiava sulla bocca dello stomaco, strinse forte le chiavi dei suoi Spiriti Stellari, in cerca di anche solo un barlume di conforto.
-Ma siamo sicuri che possiamo fidarci di uno come lui?- d'un tratto borbottò seccato il Dragon Slayer. Il Master sospirò stancamente.
-Non lo so Natsu, ma dobbiamo dargli il beneficio del dubbio e sentire quello che ha da dire. La situazione nel mondo magico potrebbe essere davvero critica, quelle armi stanno spuntando a vista d'occhio tra le gilde oscure... e lui sembra essere l'unico a saperne qualcosa, quindi non abbiamo altra scelta- disse in tono grave. 
Appena scesa la rampa di scale, il piccolo gruppo trovò Atlas appoggiato al tavolo di legno al centro della biblioteca, mentre sfogliava assorto un libro dalla copertina color petrolio logorata, rilegata da disegni fantasiosi color oro, che Lucy riconobbe subito: era un antico libro di leggende, che lei aveva letto più volte. A guardarlo leggere uno dei suoi libri preferiti, le scappò un piccolo sorriso. E si guadagnò un'occhiata torva da parte di Natsu.
Sentendo lo scricchiolante rumore di passi sulle vecchie assi di legno di quella biblioteca, Atlas alzò lo sguardo, prestando tutta la sua attenzione dal libro che aveva in mano ai nuovi arrivati.
-Sa, Master, mi sento proprio in dovere di dire che avete una splendida biblioteca- esordì chiudendo con uno schiocco il libro.
-Di tutte le cose che ci sono da dire, parlare della biblioteca è l'unica che ti viene in mente?- sbottò incredulo Gray.
Atlas fece spallucce, spostando lo sguardo da una parte -Beh, era solo un modo per alleggerire la tensione, si riesce a tagliare con un coltello- poi spostò di nuovo lo sguardo su di lui, e gli rivolse un ghigno -Ma forse preferisci che si parli della parte in cui tu sei in mutande?- 
Gray strabuzzò gli occhi e abbassò lo sguardo interdetto, rendendosi conto con sua grande sfortuna che il collega aveva ragione: senza accorgersene, forse per la tensione, si era sbarazzato dei vestiti ed era rimasto solo con il suo indumento intimo addosso.
Di fronte allo sguardo esasperato e quasi divertito dei suoi compagni lì presenti, Gray non sapeva se sentirsi più imbarazzato o adirato, ma nulla gli proibì di lanciargli un'occhiata gelida.
-Il sarcasmo certo non ti manca. - puntualizzò con una nota di risentimento.
Atlas, divertito dall'opportunità di sfogare lo stress che aveva accumulato con il suo sadismo, finse un inchino e lo ringraziò del complimento, facendo ancora più  ribollire il sangue al mago del ghiaccio.
Ma in tutto ciò, quel che più sorprese Lucy e i presenti fu che neanche Natsu, che era sempre disposto a dare man forte a Gray in qualunque situazione, non avesse proferito parola a discapito del rivale. Questo faceva ancora più intendere quanto Atlas non gli andasse a genio. E Lucy, osservandolo, si preoccupava sempre di più: non lo aveva mai visto in uno stato così cupo e astioso, e continuava a chiedersene il motivo. Stava per allungare la mano a sfiorargli il braccio e rassicurarlo, per dirgli che qualunque cosa lo turbasse, lei sarebbe sempre stata al suo fianco a supportarlo, per dirgli che poteva dirle qualunque cosa gli passasse per la testa, quando il Master prese finalmente parola dopo un lungo silenzio.
-Bene Atlas, ora che siamo qui, che ne diresti se ci raccontassi tutto fin dal principio? -
Atlas fissò un momento il vecchio che gli stava davanti: la corporatura esile e la statura piccola, insieme alla veneranda età, tradivano l'aura potente che emanava la sua magia. Sotto le folte ciglia ormai biache e ragnatele di rughe si dimenava nello sguardo fiero l'anima di un uomo che aveva vissuto tante battaglie. Fin da quando lo vide la prima volta, appena entrato in gilda, istintivamente ne aveva provato un grande rispetto, e pensandoci ora si rese conto per quale motivo i membri della gilda parlavano di lui con assoluta devozione. Con un sospiro che pareva pesare quanto gli anni di un veterano, il ragazzo appoggiò la schiena al tavolo dietro di sé, mettendosi a braccia conserte.
-Sarà una storia un po' lunga, vi avverto. Perciò mettetevi comodi. -
E sotto lo sguardo serio e concentrato dei presenti, Atlas iniziò a raccontare la sua storia. O almeno una parte. Parlò di Astral, della sua bellissima città Al Nair, del castello, del ruolo che vi ricopriva. Raccontò del Popolo delle Stelle, dei Sacerdoti Celesti, dei misteriosi Archi del Tempo e del loro legame con l'origine del suo popolo. Parlò di Gacrux, del loro giro di affari, della sua teoria sul rapporto che si intesse fra questi e i Portali, e di come tramite proprio uno di questi lui finì in questo mondo.
Al termine della sua storia, tutti si sentirono come storditi dall'esplosione di un fulmine piombato dal cielo sulla terra. Erano sconcertati, Lucy più di tutti. Quante, erano le domande che le aleggiavano per la testa!
-Caspita, qualcosa di molto più grosso bolle in pentola allora - disse Erza, guardando con preoccupazione il Master.
Atlas appoggiò le mani al tavolo dietro di sé, e un'ombra sembrò passargli in volto. Raccontare tutto gli costò molta più energia di quello che pensava. Non voleva ammetterlo, ma tutto sommato era contento di averlo fatto. Era come se si fosse tolto un morbo letale dal suo petto, un morbo che continuava a divorarlo lentamente, con gusto maligno. Per quanto possa essere egoista, sapere di non essere più il solo a covare un segreto di tale portata gli portava un enorme sollievo.
Lucy scosse la testa, come a schiarirsi i pensieri in balia di un ciclone -Atlas, quindi... stai dicendo che il tuo popolo proviene dai Maghi degli Spiriti Stellari? E' tutto vero?-
- A dirti la verità Lucy, non conosco la storia in tutti i minimi particolari, e tutti i documenti che abbiamo risalenti a quell'epoca sono frammentari e piuttosto confusi... dopotutto, si tratta di scritti di migliaia di anni. Però si, da quel che so, è vero, discendiamo dai maghi Stellari superstiti alla guerra contro i draghi- disse.
-Ma allora perché le Chiavi si trovano ancora qui?- protestò la bionda.
-Secondo quanto mi è stato detto, coloro che possedevano le Chiavi d'Oro rimasero a guardia dei Portali in questo mondo, insieme a pochi altri volontari. Le uniche Chiavi che possediamo sono quelle d'Argento, e si trovano all'interno del Tempio del Cielo, protette chissà dove da centinaia di incantesimi. -
-Ecco perché stamattina eri così sorpreso nel vedere le mie Chiavi...- mormorò Lucy. Atlas proruppe in una leggera risata dalla sfumatura isterica.
-L'avrebbe fatto chiunque del mio mondo, veneriamo i Maghi e gli Spiriti Stellari come fossero delle divinità. - disse -Se ti portassi con me ad Al Nair, ti tratterebbero come una dea scesa in terra, anche la regina in persona si inchinerebbe al tuo cospetto. - continuò con un sorriso sbieco.
-Addirittura!- rise imbarazzata Lucy. E d'improvviso Atlas si sorprese nel perdersi ad ascoltare ogni singola nota di quella risata così pura, anche se fu fievole e sfuggente come un raggio di sole perso nelle nuvole.
-Atlas...- iniziò il Master con tono stanco -Sei proprio certo dei piani di Gacrux? Possibile che abbiano in mente solo il traffico di armi illegali?-
Un po' sorpreso, Atlas lo guardò un momento in silenzio, prima di prendere parola. A quanto pare anche il Master sospettava qualcosa di ben peggiore.
-Master, con tutta sincerità, conoscendo personalmente il loro capo, temo che questa sia solo la punta dell'iceberg. Come le ho detto, secondo le prove accumulate fino ad ora da me e i miei sottoposti, pare che vogliano aprire un traffico d'armi tra questo mondo e il nostro. Ma le prospettive sono infinite, potrebbe anche accadere che Gacrux stringa un patto con le gilde oscure di Fiore e decida di usare i Portali per condurre nuovi eserciti nella capitale e rovesciare l'attuale governo, oppure per sterminare l'intera popolazione di Astral. Le supposizioni possono essere molte di più, e non è detto che questo mondo ne rimanga incolume. -
Il Master chiuse un attimo gli occhi, e prese un profondo respiro, chiudendosi in un minuto di riflessione. Tra pochi giorni si sarebbe tenuto il raduno mensile con le altre gilde, e si chiedeva se sarebbe stato più conveniente sollevare la questione durante l'incontro. Però, siccome i fini ultimi di Gacrux non erano ancora certi e le informazioni scarne, non sapeva se era il momento giusto per farlo. Senza contare che, se avesse posto di fronte agli altri Master la questione, avrebbe dovuto mettere allo scoperto anche l'identità Atlas e la storia di un intero mondo alle sue spalle. Cosa sarebbe successo se qualcuno decidesse di raccontare tutto al Concilio?
Intanto i ragazzi guardavano il Master con trepidante attesa e con grande preoccupazione, aspettando una sua decisione. Lucy notò con sollievo che Natsu aveva accantonato gran parte della sua ira, di fronte al nuovo problema. In gilda lo consideravano tutti uno stupido, eppure era uno dei pochi che sapeva mettere da parte i suoi sentimenti e i suoi stessi desideri per il bene degli altri. Una delle tante cose che adorava di lui. Atlas invece se ne stava lì pensieroso, con le ciocche bionde e rosse che si sparpagliavano disordinate sul volto, gettandovi delle ombre alla luce della lampada sopra di loro. Lucy vide che si toccava il braccio sinistro, in una zona dell'avambraccio vicino al polso, e ripercorreva con il pollice delle linee che la ragazza non riusciva ad inquadrare. Non riusciva a vedere chiaramente con quei capelli disordinati, ma con perplessità notò che i suoi occhi erano spenti. Non erano del solito, sfavillante color cremisi, ma erano di un colore smorto, come le acque sporche e torbide di un fiume. Non fece in tempo a riflettere sui motivi di quello sguardo che il ragazzo chiuse gli occhi un istante e poi li riaprì, scambiandosi con Erza un'occhiata eloquente e decisa. Le iridi erano come prima. Come se quello sguardo non fosse mai esistito.
"Quest'uomo è più intricato di una partita a scacchi!" pensò esasperata.
-Master - esordì il giovane -Credo di sapere a cosa sta pensando. Non è obbligato a tenere questa faccenda per sé. Sono io che ho portato a galla questo bordello, quindi ogni responsabilità è solo mia. Se lo ritenete più giusto, è bene che ne parliate con gli altri Master, o chiunque ci sia in carica, non sappiamo quanto tempo ci rimane ancora. A questo punto, è necessario più aiuto possibile. -
-Però Atlas, se ne parliamo anche con gli altri Master, la tua identità e il tuo mondo verranno messi sotto i riflettori, sei cosciente di questo?-
-Ovvio. E' inevitabile. E ad essere sincero, la cosa non mi piace per niente. Insomma, chi mi assicura che qualcuno di voi non voglia manipolare mio mondo? Ma non ritengo giusto mettere in pericolo le vite che ci sono qui dentro per colpa di una mia decisione personale. Non mi hanno fatto Generale per ammazzare innocenti. -
-Ah si?- rispose sarcastico Natsu. Tutti si girarono a guardarlo stupiti. Le iridi carbone di Natsu ardevano come le sue fiamme, pronte a consumare colui che gli stava innanzi con il loro furente impeto. Atlas aspettò che proseguisse, con aria di sfida.
-Peccato che al porto di Hurgeon non ti sei posto lo stesso problema. - disse avvelenato.
-Natsu!- lo rimproverarono Lucy ed Erza in coro.
-Che intendi dire, Natsu?- lo interrogò il Master.
-Questo qui ha ammazzato un'intera gilda oscura, senza esitazione.- spiegò con rabbia il rosato. Il Master, tra il confuso e lo stupito, si girò a guardare Atlas per conferma. 
-Si, è vero. Li ho ammazzati io. - confessò con una calma da far venire i brividi -Dal primo all'ultimo. O almeno, tutti quelli che erano presenti. - specificò. -Però, caro Natsu, tu non sai... -
-Hai ammazzato delle persone! Cos'altro c'è da sapere?! Anche se cattivi, erano vite umane! - rispose gridando l'altro. Atlas abbassò lievemente il capo, e ripensando ai fatti di quel giorno, ombre cupe nella sua memoria, si sentì fremere dalla rabbia da capo a piedi. Non aveva certo bisogno di farsi rimbeccare proprio da lui, mago qualunque, che non sapeva niente. Quando rialzò il capo, gli occhi gli brillavano di una luce sinistra, piena di ira, che colse tutti in sgomento. Natsu compreso.
-Cosa c'è da sapere...?- ringhiò -Quando sono giunto lì, quegli uomini stavano già saccheggiando le navi, e avevano ammazzato altri uomini, tutti innocenti. Ho visto uno di loro uccidere un bambino. Padre e figlio, comuni pescatori, che stavano cercando di aiutare i mercanti a scaricare le merci. - continuò iroso, avvicinandosi minacciosamente al rosato, fino a trovarsi faccia a faccia con lui -Quindi si, avrò ucciso vite umane, ma dopo quello che ho visto, per me erano morte già da un pezzo. - concluse. Si allontanò di un passo ed inspirò profondamente, cercando di recuperare la calma. Non era da lui perdere il controllo delle sue emozioni così facilmente, specie data la natura della pietra nel suo petto, ma non sopportava proprio la lezioncina morale da parte di un ragazzo che non aveva mai visto la morte presentarsi al suo cospetto e vederla portare una vita cara via con sé, avvolta nel suo mantello scuro come una coltre di tenebre. Non conosceva il profondo rimorso, il senso di impotenza che si provava quando realizzi che anche se ti trovavi lì davanti, a un palmo dall'impedire tutto ciò, non hai potuto fare nulla comunque. Cosa ne sapeva lui, di morti sulla coscienza, di quelle povere anime che di notte si risvegliavano dal loro sonno e venivano a turbare la tua mente entrando come vento gelido dalla finestra dei tuoi sogni? Convivere con questo peso per anni e anni, sin da quando eri bambino, tutto per colpa di un padre malato e impazzito dal dolore.
Lucy intanto guardava con apprensione il ragazzo, dando ora una ragione alle sue sensazioni e capendo finalmente il perché di tanta ferocia dietro quel folle gesto, quel giorno. Non che ci fosse una giustificazione esistente per un atto simile, ma immaginava quanto fosse difficile trattenere la rabbia quando si trattava di gente senza scrupoli che ruba vite umane per puro egoismo e smanie di esclusivo valore materiale. Ammazzare un bambino a sangue freddo... e per cosa poi? Un bambino che poteva essere come Romeo, o Asuka. Chiuse un attimo gli occhi, sentendo le lacrime pungerle e bruciarle sotto le palpebre solo al pensiero. Eppure ripensandoci, non riusciva ancora a credere che quelle mani gentili che quella mattina l'avevano protetta fermamente fossero le mani di un ragazzo così brutale.
-Non voglio che mi capiate o altro, pensate pure quello che volete. Ma non mi piace che veniate a farmi la lezioncina morale, di quelle non ne ho proprio bisogno. - disse con tono stanco Atlas, passandosi una mano sulla fronte.
-Mmm. Te lo dico chiaramente, in nome dei principi che governano questa gilda, non approvo per niente ciò che hai fatto. Specie dato che hai compiuto un tale gesto con il marchio della nostra famiglia tatuato sul tuo corpo. Ma sei anche un generale di un mondo parallelo al nostro, e immagino che con queste situazioni devi conviverci spesso. Se non con altre ben peggiori. - disse il Master, emergendo con le sue parole dal mare di quell'improvviso silenzio tombale.
-Esatto... da noi vivere non è così facile. A differenza del vostro, il mio paese è spesso in periodo di guerra, per colpa dei capricci dei signori della nobiltà a capo delle quattro regioni sotto il governo centrale. Colpi di stato, tirannie, rivolte, centinaia di morti ogni volta. Noi militari siamo costretti a combattere, a stare ai loro servigi. Senza contare i crimini da gestire all'interno del proprio regno. Assassini, truffatori, mercenari, sette religiose, spie, scandali... essendo il più alto comando dell'esercito in carica, mi devo occupare di tutte queste cose. In più, devo anche proteggere la casata reale, giorno e notte. Non ho tempo per troppi sentimentalismi. Ho un regno da proteggere, e la gente si merita la pace. - disse Atlas.
-E allora signor generale, cosa intendi fare? - chiese Natsu al giovane, un po' scocciato.
-L'ho già detto e lo ripeto: spetta al Master la decisione ora. Io posso solo garantirvi tutto il mio appoggio. Purtroppo sono solo, e non ho la minima idea di dove sia l'altro Portale che conduce ad Astral. Non so nemmeno se ce ne sono più di uno. Se lo sapessi, non vi avrei neanche coinvolti in questa faccenda. -
-Atlas, sicuro che per te andrebbe bene se ne parlassi con altre gilde?- chiese Makarov.
-Si, purtroppo devo correre il rischio. Ma vorrei che riferiate ai vostri colleghi che se solo proferiranno parola con qualcun altro o avranno l'intenzione di far del male al mio mondo, per me sarà come dichiarare guerra, e moriranno per mano mia. - disse con occhi fiammeggianti. Nessuno osò obiettare. Dopotutto, avevano come la sensazione che se mai fosse successo, quel che diceva poteva avverarsi sul serio.
Il Master annuì gravemente -Sarà fatto. Ma devi stare tranquillo, ho l'intenzione di riferirlo solo a poche persone fidate, garantisco io che non proferiranno parola con nessuno. -
-Mi auguro per loro che sia così. - ribatté il ragazzo.
§ § § § §

Quando il gruppo riemerse dalla biblioteca, fuori il sole era già scomparso dietro il profilo aguzzo delle montagne, tingendo il cielo come la tela di un artista. Le sfumature calde del rosso e dell'arancione parevano danzare come farfalle nel vento, insieme al blu del cielo. Il Master aveva detto ai ragazzi che al raduno delle gilde avrebbe parlato della loro chiacchierata solo con Lamia Scale, Blue Pegasus e Sabertooth, con le quali sapeva per certo di fidarsi in seguito alle numerose, precedenti collaborazioni. Adesso, non restava altro che aspettare gli esiti del raduno che si sarebbe tenuto a breve.
Nonostante l'ora tarda e la stanchezza che lo intorpidiva, Atlas non aveva affatto voglia di tornare in quello spoglio appartamento che aveva preso in affitto. Mentre si avviava verso l'uscita, si fermò a fissare assorto la chioma bionda di Lucy che oscillava ad ogni suo passo con la stessa grazia di un violinista. Aveva i capelli lunghi come quelli di Alhena... proprio i capelli di una principessa. Era impegnata a parlare con Erza e Wendy, precedute da Natsu, Happy e Gray, ma nei suoi sorrisi si nascondeva un'ombra di preoccupazione. O forse di angoscia. O forse di qualcos'altro che lui non conosceva. Era come se avesse la testa da un'altra parte, immersa in chissà quali pensieri. Tuttavia era cosciente che lo stato in cui riversavano lei e i suoi compagni era colpa sua. Assistere accidentalmente a un genocidio, scoprire l'esistenza di un altro mondo, i traffici illegali, le alleanze tra le gilde oscure, venire a sapere che il proprio mondo è in pericolo... non è qualcosa di facile da digerire. Rimanere storditi è più che normale, dato l'ammontare di realtà sconcertanti esplose in una volta come nitroglicerina. In un certo senso Atlas si sentiva in colpa. Gli dava la nausea coinvolgere altre persone innocenti in questioni pericolose. Lui era il tipo che preferiva affrontare il pericolo da solo, in prima linea, cercando di mettere a rischio il minor numero di persone. Sapeva che salvare una vita comportava non salvarne un'altra, ma aveva sempre cercato di arginare i rischi a percentuali minime per non creare troppa sofferenza al cuore delle persone. Sentiva di aver appena rotto la pace di quei ragazzi, e sapeva bene che la tranquillità è qualcosa di raro da ottenere. E come se non bastasse, quel senso di inquietudine che provava da quando era arrivato a Magnolia non si era affatto dissipato. Gacrux, quella che una volta era la sua famiglia, che non si faceva sentire per anni, e che d'improvviso ritornava in campo con attività di tale portata, mai affrontate prima. Che cosa mai aveva in mente il suo padrigno?

"Già, "padrigno"... l'uomo che tanto tempo fa mi aveva dato una famiglia che poi mi ha strappato via. L'uomo che ha ucciso mia madre, e di cui quasi non ricordo nemmeno il volto..."

L'ultima volta che lo aveva visto aveva 12 anni, quando scappò dall'organizzazione che una volta era la sua casa, per vivere una vita solitaria e libera dalle torture, nel disperato tentativo di dimenticare la morte dell'amata madre, Fiambre, e della follia malsana e vendicativa nata lentamente nel padrigno, Loki. Atlas si ricorda bene di quell'infausto giorno, quando colui che considerava come un secondo padre lo usò come cavia finale per i suoi fanatici esperimenti magici con i frammenti oscuri e i cristalli di Lux. Quello in cui capì che per Loki lui non era più un figlioccio, ma solo un arma di vendetta, portatore dell'apocalisse e dell'ultimo giudizio. La pace familiare in cui era sempre vissuto si era trasformata in una prigione fatta di incubi... e pur di sfuggire da questi spettri che sembravano spingerlo sull'orlo della pazzia, voltò le spalle alla sua famiglia, a ciò che era sempre stato, per morire e poi rinascere... per sopravvivere. All'inizio fu veramente dura: l'anno passato vagando solo per le strade di Al Nair, rubando tutto quel che poteva per tenersi in vita e spostandosi continuamente per non essere preso dalle Guardie Reali, la lotta interiore contro il mostro, l'obscurius che il padre aveva impiantato dentro di lui, i giorni passati nelle prigioni sotterranee al castello, le torture... ma pensando a quel che trovò dopo quell'oscurità, a distanza di tutti quegli anni pensò che intraprendere quella strada impervia, buia e colma di sofferenze, di sacrifici e di solitudine ne è valsa la pena. E pensando a quel prezioso, lucente tesoro trovato all'improvviso che voleva a tutti i costi proteggere, ritrovò la luce per affrontare l'ignoto e immediato futuro che tanto lo spaventava e lo angosciava. Era un pensiero egoista da parte sua, per uno come lui che è diventato un mezzo demone, volere per sé qualcosa di così puro, da custodire ad ogni costo. Ma nonostante ciò era anche un umano, e gli umani senza amore non sanno come vivere, né cosa vuol dire la vita... senza amore si perde il senso della vita stessa. Nonostante sapesse di non essere meritevole di tali pensieri così nobili, non poteva fare a meno di lasciarsi bruciare e consumare da quel desiderio fervido e disperato e dalla volontà, dalla speranza di mantenere quella promessa fatta alla regina. Chiuse gli occhi, ripetendo a mente quel mantra che 6 anni addietro gli donò nuovi sogni, e una nuova vita. Una seconda possibilità.

"Proteggi Alhena, proteggi il regno... proteggi la tua famiglia!"
  
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