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Autore: Sophie Robin Kendrick    25/01/2017    1 recensioni
Come lo immaginate voi un film sulla ragazza drago?
Io me lo sono immaginata così. Tra cineprese e sentimenti, inizia la registrazione del film della Ragazza drago.
I personaggi hanno gli stessi nomi di quelli del libro, cambiano solo le vicende.
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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                                                               Capitolo 21 – Finale

Una volta tornati al cottage, i ragazzi decisero di riposarsi. Avevano mangiato lì e si sentivano molto stanchi. Ognuno si ritirò nelle stanze per dormire, le ragazze e i ragazzi si diedero un'approssimata buona notte.
Una volta toccati i letti si lasciarono cullare dal dolce dormiveglia che li porto a un sonno ristoratore.
Si svegliarono solo un paio di ore dopo, riposati e tranquilli.
Nessuno di loro però voleva ritornare sopra la montagna, così decisero di rimanere allo Chalet.
Ognuno si fece i fatti propri e così Sophie decise di andare in giro a cercare quello che doveva. Per prima cosa prese tutte le chiavi che erano appese nel gancio, vicino al camino. Magari una di quelle l'avrebbe portata vicino alla soluzione.
Si infilò il giaccone e uscì di casa, si gelava anche se non erano abbastanza in alto. Ma doveva stare attenta a non scivolare con il ghiaccio che si era formato nelle mattonelle che circondavano la casa.
In estate doveva essere proprio un bel posto, con tanto di giardino dietro casa, momentaneamente imbiancato.
Facendo attenzione, si portò davanti allo sgabuzzino della legna, infilò la chiave nella toppa ed entrò.
La prima cosa che la colpì, fu l'odore di legno marcio. Forse non doveva essere sorpresa del fatto che c'era quell'odore, ma... non doveva essere di legna tagliata da poco?
Tenendo la porta aperta per riuscire a vedere qualcosa in più, cercò l'interruttore di quel ripostiglio.
Finalmente lo trovò e lo fece scattare. Alla faccia del piccolo, era molto spaziosa e benché lei provasse molto timore, decise di entrare chiudendo la porta.
Fece un giro esplorando la zona, la sua supposizione era esatta. C'era legna tagliata da poco, ma era un odore ridotto in confronto a quel tanfo.
Dopo un paio di giri, decise di uscire. Non aveva trovato niente che la potesse interessare, meglio esplorare la casa prima che la sera scendesse del tutto. Mentre stava camminando il suo piede colpì qualcosa che scivolò sotto un mobile.
– Oh-oh. – Si avvicinò al mobile e si inginocchiò. Prima per stare più tranquilla diede un'occhiata intorno per assicurarsi che qualche animale, forse un topo, si sarebbe accanito contro di lei una volta abbassata.
Abbassò il busto e cercò di vedere cosa era scivolato sotto il mobile ma non vedendo niente ricorse alla luce del suo telefono. Forse era stata una mossa sbagliata perché una volta accesa salto di scatto in aria, spaventata.
C'era un viso piccolo sotto quel mobile, era una bambola con gli occhi azzurri e i capelli ricci e biondi. Era una classica bambolina di porcellana.
Cercando di calmare i battiti del suo cuore, allungo la mano per prendere quella bambola, le sembrava stano che non si fosse rotte, ma ancora più strano era trovarla lì dentro.
Quando la ebbe tra le mani, si corresse. Il viso della bambola si era rotto ma era stato riparato, tempo addietro da mani esperte.
La domanda che le importava adesso era a chi apparteneva o a chi era appartenuta.
La studiò attentamente, ma benché cercasse non trovò niente che le potesse dare un indizio. Mentre la sua mente galoppava, la ragazza non si accorse che la porta di era aperta silenziosamente alle sue spalle e una persona si stava avvicinando a lei.
Se ne accorse solo quando una mano le toccò la spalla e lei scattò in piedi, stringendo la bambola al petto, girandosi.
Il viso sorridente di Lidia la rassicurò.
– Mi hai spaventata, non lo fare mai più ti prego. –
– Ti ho visto entrare qui qualche minuto fa e ho deciso di seguirti solo poco fa, quando ho visto che non tornavi mi sono preoccupata. Che stavi facendo e cosa tieni in mano. –
Facendo attenzione e non far cadere quell'oggetto prezioso, lo mise in mano all'amica che lo studiò attentamente.
– Avevo una bambola simile sai? Era di mia nonna, me la donò quando io compì cinque anni, era molto bella e mi assomigliava. Come mai era qui? –
– Non so che dirti – la rossa alzò le spalle sconsolata. – Sono entrata qui per cercare qualche indizio per l'indovinello ma ho trovato solo quella. –

Uscirono dal ripostiglio e ritornarono dentro la casa con il loro “tesoro.”
Karl si offrì di cercare fonti su quella bambola e la affidarono a lui, mentre cercavano in giro.
Per prima cosa le due ragazze, seguite da Fabio controllarono la soffitta, mentre i gemelli si occuparono del resto della casa.
Purtroppo per loro, nessuno trovò niente e si ritrovarono in cucina a cominciare a cucinare.

La serata piuttosto velocemente e si ritrovarono stanchi morti nei propri letti a dormire.
Nessuno pensò più a niente una volta toccato il cuscino, anche Sophie dimenticò tutto quello che aveva scoperto e avrebbe scoperto in quei giorni.
Peccato per lei che il sabato passò molto velocemente di quanto si sarebbe aspettata e la sera, dopo cena si ritrovarono tutti in salotto a chiacchierare.
– Come ben sapete. Domani mattina non si esce perché una cosa tira l'altra quindi non ci conviene. Stasera ci divertiamo. Andiamo con un giochino che si fa al college, mi sono scordato il nome.
Ognuno di voi prenda un bicchiere e ogni volta che qualcuno dice “non ho mai” e un'azione che non ha fatto, chi l'ha fatto la deve dire. Avanti che la conoscete tutti. – Ewan si prese un momento per raddrizzarsi sulla sedia su cui era sprofondato fino a qualche minuto fa. – E siccome siamo responsabili, al posto dell'alcool avremo il succo di frutta. Ci sono vari gusti, quindi non siate timidi. –
Riempì il bicchiere di Lidia ma si fece pagare con un bacio a stampo. – Stavolta non buttarmi niente addosso. – Le chiese gentilmente la mora, lasciandogli un bacio sul naso.
– Ok inizio io – la mano si Karl si alzò in aria. – Io non ho mai, baciato un uomo. –
E sotto i sospiri di tutti le ragazze presero un sorso del loro bicchiere.
– Non è giusto. Allora io dico, io non ho mai baciato una donna. – Chloe lo fissò divertita mente mandava un sorso, ma l'attenzione dei ragazzi venne proiettata tutta a Sophie.
– Cosa? Era una delle cose da fare prima di morire e tra l'altro era anche carina. – Nascose la faccia dietro il bicchiere.
– Dovrai lottare anche con questo mio caro Fabio. – Ewan scoppiò a ridere e il gioco riprese.

Non durò molto, considerando che adesso nessuno di loro poteva più vedere un succo di frutta.
Rimasero vicino al camino a bearsi del calore, quando Chloe decise di mettere un pochino di musica. Cercò una presa disponibile per il suo computer e quando la trovò, le si avvicinò.
Purtroppo per lei, inciampò del pavimento e cadde. Fortunatamente riuscì a non farsi niente, ma fece prendere un bello spavento ai suoi amici. Karl corse ad aiutarla a rialzarsi e la cosa fece scappare un sorrisetto a Ewan.
– Cosa ridi? – Lidia gli strinse la mano per riportare la sua attenzione a lei.
– Assolutamente niente principessa. –

Quando Chloe fu di nuovo in piedi, il ragazzo al suo fianco, la fece spostare e si concentrò su qualcosa che aveva attirato la sua attenzione e dei piedi di Chloe.
Spostò il tappeto e rivelò una botola.
– Un classico, mi chiedo come mai non l'abbiamo notato prima. –
La aprì.
– Notato cosa? – Fabio mentre stava coccolando Sophie fu attirato da quelle parole. Si girò verso di loro e si alzò per andare ad aiutarlo ad alzare la botola.
Sophie scattò in piedi e prese da una mensola, una torcia elettrica.
– Scendo per prima. – Si propose alzando di poco la mano.
Mano che Fabio afferrò e ne baciò il palmo.
– Vado avanti io. – Le prese dalle mani la torcia e cominciò a scendere.
– Ora si chi siamo “nella casa del bosco.” –

A uno a uno scesero tutti nello scantinato, tranne Chloe che obbligò Karl a rimanere nel salotto, per una paura insensata creata da Ewan.
Il fratello invece, al suo contrario, fu obbligato dalla sua ragazza a scendere con lei. Se c'era un'avventura Lidia era la prima che partiva, anche se faceva paura.
Il suo carattere era una cosa che Chloe ammirava ed invidiava allo stesso tempo e non aveva problemi ad ammetterlo. Lei era sempre stata la più schietta di tutti e anche in quell'occasione non era da meno.
– Grazie per essere rimasto con me. Ewan a volte è uno studio a dire certe cose, ma io sono ancora più stupida di lui a cascarci sempre. – Chinò la testa per la vergogna, ma la mano di Karl gliela fece rialzare. Incontrò i suoi occhi azzurri e si perse dentro.
– Non sei stupida, a dirti la verità, sto resistendo all'impulso di entrare in macchina e andarmene. Forse detto da un maschio è una cosa molto strana, ma ho paura anch'io certe volte, e quando qualcuno ha paura può solo sentirsi sicuro in un posto o con altre persone. Ti va di sostenerci a vicenda? –
A quelle parole Chloe rise e gli buttò le braccia al collo, dandogli un bacio sulle labbra.

Una volta che tutti ebbero messo piede nello scantinato, si separarono per esplorare la nuova stanza.
– Ricordate, non toccate niente. Potrebbe decidere la vostra morte. Ecco perché nessuno viene mai qui. Se esco vivo da qui minaccerò il vecchio di fargli chiudere questo posto, e spero di riuscire a strappare il premio, almeno così non paghiamo. – Ewan indirizzò la torcia a un muro che conteneva diversi barattoli vuoti.
– Il premio è solo per chi scopre il mistero. Adesso, se non vuoi pagare niente esci da qui e facci esplorare. Tornati a casa, regalo tutti i tuoi cd Horror. E a dirla tutta non credo che saresti il primo a lamentarti di questo posto. Secondo te è un caso che non era messo in evidenza? – Sophie gli puntò la torcia contro di lui e riprese il discorso. – Anche se molte persone tendono a nascondere alcune cose, in realtà vogliono che quelle cose siano rivelate. Potevamo cadere in quel tappeto anche il giorno stesso del nostro arrivo, ma siccome non abbiamo dato molta importanza a quella stanza per tutto il soggiorno, non l'abbiamo scoperto prima. Siamo andati a cercare indizi nei posti sbagliati e non messi in evidenza, per renderci conto che avevamo la soluzione sotto i nostri piedi. –
– Io appoggiò Sophie. – Lidia puntò la sua luce a un album su un tavolo. – Quest'album è vuoto, tranne per una cosa. Riporta un nome, Clara. –
Fabio le si avvicinò, ma non Sophie. La sua attenzione era concentrata su un oggetto.
– Completamente vuoto, non riporta niente con sé. Sembra anche un album da disegno. Qui ci sono delle pagine bianche. –
– Che ne dite di uscire? Sto avendo i brividi qui sotto. – Sophie si avvicinò al riccio e si accucciò tra le sue braccia.
– Hai scoperto qualcosa di interessante? –
– Si ma ne vorrei parlare davanti al fuoco e un bicchiere d'acqua. –

Quando la botola fu chiusa e il tappeto steso sopra di essa, tutti emisero un sospiro di sollievo.
– L'altro giorno Fabio mi ha fatto leggere un messaggio, questo cottage prima di essere numerata si chiamava Clara. Penso che l'album e il nome siano collegati in questo punto, ma continua a sfuggirmi qualcosa.
Perché la bambola di pregiata fattura stava dentro il ripostiglio della legna? –
– Forse l'ha dimenticata una bambina quando è stata lì con i genitori. –
– Al 95% può essere giusto. – Sophie prese un altro bicchiere di acqua.
– Ma l'altro 5%? – Fabio le accarezzò la testa, levandole i residui di ragnatele tra i capelli.
– Continuo a dire che qualcosa ci sfugge. Quando siamo andati a prendere le chiavi non avete notato niente? –
Lidia scosse la testa. – Io sono stata l'ultima ad uscire e sono dovuta ritornare lì perché avevo dimenticato gli occhiali da sole. Oltre a le fotografie non c'era altro. –
– Che ne dite di andare a letto? Domani dobbiamo lasciare la stanza presto, se vogliamo tornare a casa a un orario decente. – Tutti accettarono il consiglio di Ewan

– Allora, come è stato il soggiorno qui da noi? – Una signora cortese era al bancone, nello stesso punto esatto dove all'arrivo c'era l'uomo “inquietante” a detta di Ewan.
– Ci siamo divertiti molto, grazie per questa opportunità. – Chloe le diede le chiavi.
Erano tutti pimpanti e chiacchieravano tra di loro. Lidia e Sophie parlottavano, ma in realtà si guardavano attorno con fare cospiratorio.
La notte scorsa le ragazze avevano creato un piano. Chloe avrebbe distratto il signore, in questo caso la signora e loro avrebbero potuto dare una sbirciatina.
Sophie portò la sua attenzione agli opuscoli, ma una gomitata da parte di Lidia la costrinse a seguire la direzione indicata dalla mora, con un cenno del capo.
Una foto a colori attirò la sua attenzione.
Era appesa vicino a molte altre, ritraeva una bambina con i capelli dorati e con i boccoli, gli occhi nocciola. Era bellissima, aveva un vestito azzurro e tendeva un mazzolino di fiori verso l'obiettivo, mentre l'altra mano stringeva una bambola di porcellana al petto. Era in un prato circondato dal verde, a giudicare dal vestito corto doveva essere estate.
D'un tratto tutti i tasselli andarono a suo posto e nello stesso momento l'uomo fece la sua comparsa dentro la stanza.
– Ah, guarda che c'è. I ragazzi della 18°. Avete scoperto qualcosa di interessante? –
– Scoperto non direi proprio, ho fatto alcune supposizioni. Signore, lei aveva detto che tutti gli indizi erano dentro lo Chalet, ma ne ha dimenticato uno. Anche se credo che dimenticato non è la parola esatta. Lei l'ha fatto apposta. – Sophie si avvicinò al bancone e poggiò un oggetto. – Di certo vedere la foto della figlia dei proprietari dentro uno Chalet per turisti sarebbe stato abbastanza strano. Ma non quanto gli oggetti trovati in cantina. La Chalet numero 18, chiamato anche Clara, nome non casuale, non era per turisti una volta vero? Era la casa sua e della sua famiglia. –
La ragazza prese fiato mentre dentro la stanza calava il silenzio e gli occhi degli sposi erano puntati su di lei.
– E' esatto. Ma non è tutto. –
La rossa alzò il dito. – Ci sto arrivando. – Prese dalla borsa un oggetto e lo poggiò delicatamente nel bancone. – Questo appartiene o per meglio dire apparteneva a una bambina. Di nome Clara precisamente, vostra figlia. Infatti l'album e la culla erano per lei, e quella foto la conferma i miei sospetti. –
L'uomo seguì il dito della ragazza verso la foto estiva. I suoi occhi diventarono più brillanti, segno di orgoglio.
– Vostra figlia non c'è più vero? Una bambina che ha trascorso l'infanzia con un oggetto prezioso e in buono stato, apparentemente, non abbandona la propria bambola, neanche da adulta. Cosa le è successo? –
L'uomo prese la bambola tra le mani, mentre la moglie ormai singhiozzava.
– Riparai questa bambola tempo fa, e benché feci un buon lavoro, non potei fare lo stesso con la mia bambina. Non se ne separava mai, ed è stata con lei anche la prima volta che accadde. –
I ragazzi si ammutolirono ancora di più, passarono l'attenzione dalla rossa all'uomo e a sua moglie.
Sophie si avvicinò a Fabio che le circondò le spalle con un braccio.
– Stava giocando sul prato con la bambola, ma un attimo dopo era distesa a terra. La bambola cadde sopra un sasso e si ruppe. Clara venne portata all'ospedale, non riuscivamo a svegliarla. Le fecero le analisi e ci presero da parte per dircelo. Aveva il cancro ai polmoni maligno e non c'era cura che potesse aiutarla. Non so se avete mai provato quel senso di impotenza, io spero di no, ma in questo mondo chi può dirlo. – Si asciugò le lacrime che stavano scendendo dai suoi occhi. Non gli importava se piangeva, si trattava della sua bambina.
– Cominciò a fare la Chemio, ma ogni mese stava sempre peggio. Giocava sempre e solo con la sua bambola. Non le importava se era rovinata, e sarebbe rimasta così per sempre. Ma un giorno mi disse che oltre a noi era l'unica cosa che non le faceva provare paura. Dopo qualche mese mi disse che una volta morta io avrei avuto il compito di portarla a un'altra bambina che era nella stessa situazione. Mi costrinse a prometterglielo e lo feci, così si faceva a dire di no a una bambina tanto cara e generosa? –
Chloe affondò il viso nel maglioncino di Karl che la strinse a se, anche lui aveva gli occhi lucidi.
– Qualche settimana dopo lei morì all'alba. Non riuscì a mantenere la mia promessa. Portai tutte le sue cose nello scantinato e trasformai la casa in uno chalet e noi andammo in un'altra casa. Ancora oggi mi vergogno di non aver mantenuto la promessa fatta a mia figlia. Ma questa bambola è una delle poche cose che mi ricorda di lei. –
Nessuno aveva il coraggio di parlare e neanche se la sentiva, ma Fabio prese la parola.
– Non è mai troppo tardi, sua figlia capisce ma deve adempiere al suo dovere. Anche se bambina sua figlia ha mostrato molta generosità. Lei aveva voi e quella bambola a darle conforto, ma pensi a quei bambini che non riescono a trovarlo solo dai loro genitori. Genitori che probabilmente non hanno neanche il coraggio di guardarli in faccia per quello che il loro corpo sta facendo. Oppure genitori impegnati nel lavoro per dargli una change in più di vivere, da non avere abbastanza tempo da passare con loro. –

Fabio e Sophie si sedettero accanto durante il tragitto di ritorno.
– E' stato molto bello quello che hai detto. –
– E' la verità purtroppo. Pensi che se ne sia pentito? –
– Secondo me? No, non credo che l'abbia fatto. – Si scambiarono diversi baci, anche quando Karl mise in moto, lamentandosi di questi suoni che disturbavano la quiete del veicolo, mente Chloe rideva al suo fianco.
Un giorno una ragazza con i capelli rossi aveva accompagnato i suoi parenti, per le audizioni di un film e li aveva incontrato la persona che stava amando da qualche tempo.
Ci sarebbero stati alti e bassi tra di loro, ma insieme potevano riuscire a raggiungere le vette più alte del mondo.
Si sistemò tra le sue braccia e fece attenzione alla borsa, dove al suo interno riposava una bambola dai capelli biondi in attesa di una nuova bambina da accudire.

– Io sono orgogliosa di te papà. –

N.D.A.
Sinceramente? Non mi sarei mai aspettata di scrivere questo finale, ma invece eccomi qui.
Dopo quasi 3 anni se non di più, si conclude Ciak si gira.
Grazie mille a tutte le persone che mi hanno seguito e a quello che hanno continuato a leggere la mia Fanfiction, nonostante le lunghe distanze tra un capitolo e l'altro e vari errori.
Grazie mille.
Un bacione Sophie Robin Kendrick.
P.S: donate anche voi ai bambini bisognosi.

   
 
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