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Autore: AudreyNiikura    01/02/2017    0 recensioni
Ashlee è una sopravvissuta all'apocalisse zombie, è rimasta sola con il suo cavallo, ma per fortuna qualcuno la trova e la porta in salvo...
-E’ morta?- la voce di un uomo.
-No, respira ancora e sento il battito. Tieni fermo quel cavallo prima che si faccia male e faccia del male a noi!-
Sentii delle mani toccarmi e spostarmi i capelli dal viso, poi qualcuno mi sollevò, mi portò fuori e poi mi fece sdraiare in quello che poteva essere il retro di un’auto. “Quindi sono viva, ma dove mi state portando?”
Sentii la macchina partire, poi più nulla.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Glenn, Michonne, Rick Grimes, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Presi un profondo respiro, raccontare e ricordare quello che era successo nei primi tempi dell’apocalisse mi rendevano cupa, gli zombie, i morti, le persone impazzite…era tutto come in un grande incubo.
-Quello che facevo prima di tutto questo lo sapete già, ero una specializzanda di cardio chirurgia al quarto anno al Washington Memorial, subito prima di tutto questo disastro ero in vacanza con il mio ragazzo e alcuni amici, avevamo preso i nostri cavalli ed eravamo in trekking nel Jefferson National Forest, nei dintorni di Hot Springs. Avevamo organizzato un trekking di due settimane, con i cavalli e le tende. Eravamo a metà del percorso quando ci siamo resi conto cosa fosse successo, per qualche giorno abbiamo vagato nei boschi, poi anche quelli sono stati invasi dai vaganti. Erano ovunque. Dopo circa un mese, abbiamo raggiunto un posto vicino a Norwood, li c’era una clinica privata, siamo riusciti a stabilirci li per qualche tempo. C’erano viveri e medicinali, la clinica era nuovissima, probabilmente non era mai entrata in funzione, aveva addirittura alcune cose ancora sigillate.
Trovammo posto per i cavalli e noi riuscimmo ad accamparci in maniera decente, li intorno riuscimmo a saccheggiare qualche casa che ancora non era stata violata e qualcuno iniziò a cacciare come poteva. Rimanemmo li per un mese, forse due, poi arrivò una mandria e in breve dovemmo sbaraccare e ripartire prima di avere delle perdite. Grazie ai cavalli riuscimmo a distanziare i vaganti, però in ogni posto andassimo non potevamo fermarci a lungo. Siamo rimasti insieme fino a sei mesi fa, circa.
Eravamo poco più a nord di Washington, quando siamo finiti in un’imboscata. Noi eravamo solo in sei, mentre loro erano molti di più e decisamente molto armati.
Cercarono di prendere i cavalli con la forza, non riuscimmo a fermarli, due di noi vennero uccisi a sangue freddo, gli altri, tra cui Robert, il mio ragazzo, sono stati presi…- mi fermai un attimo, rividi il volto di Robert mentre lo tenevano a terra con un fucile puntato contro che mi urlava di andar via -…nella confusione sono riuscita a scappare nella boscaglia con Duke, l’ho spinto al galoppo e abbiamo corso fino allo stremo, fino a quando non fui sicura di non averli alle spalle. Non so davvero che fine abbiano fatto Robert e gli altri due, ma ormai ho perso le speranze di ritrovarli vivi, quella gente non sembrava propensa a scendere a compromessi.-
Daryl guardò Rick:
-Potrebbero far parte del gruppo di quelli che ho fatto saltare con il lancia razzi.-
-Molto probabile.-
Poi Daryl guardò me, con i suoi occhi penetranti e molto serio disse:
-Come hai fatto a fuggire? Intendo, come hai fatto a sopravvivere solo tu?-
-Ero rimasta indietro a ispezionare un posto vicino alla strada, ho visto da lontano quegli uomini che li bloccavano, quando li avevo quasi raggiunti spararono in testa ad una mia amica e stavano trascinando gli altri a terra, puntando le armi contro di loro. Spararono al migliore amico di Robert, che tentò di ribellarsi.
Ero quasi da loro, quando Robert mi vide e mi gridò di correre via…subito rimasi immobile, poi quando uno degli assalitori mi notò, girai Duke e scappammo.- Iniziai a piangere dalla rabbia, poi guardai dritto negli occhi Daryl – Mi sento male al pensiero di essere andata via così, ma cosa potevo fare, non avevo armi, ero totalmente impotente…cosa avrei dovuto fare?- tremavo e continuavo ad osservarlo, in attesa di una risposta. Lui si limitò a stare in silenzio, aveva sussultato un momento quando lo avevo preso in causa, forse si era sentito in colpa per aver insinuato che li avevo abbandonati come la più crudele delle traditrici.
Rick si voltò verso Daryl e gli toccò un braccio, come per dirgli che era tutto ok, non serviva agitarsi più del previsto, poi si voltò nuovamente a guardarmi con la calma negli occhi:
-Hai ragione, non avresti potuto fare molto, probabilmente se avessi tentato di salvarli saresti morta con loro. In ogni modo ora sei qui con noi, appena sarai in forze potrai renderti utile per questo nuovo gruppo se vorrai rimanere con noi, in cambio ti daremo protezione e ti insegneremo a difenderti, in questo mondo è facile trovarsi nei guai.- Detto questo mi strinse una mano, poi si alzò per dirigersi verso la porta.
-E’ ora di andare, ti lasciamo riposare, ci vediamo nei prossimi giorni.-
Mi salutarono tutti e uscirono, l’unico ad indugiare sulla porta fu Daryl, che prima di andarsene si scusò con un filo di voce, borbottando:
-Scusami, non volevo…- e scomparve dietro la porta.
L’unica rimasta era Denise, oltre a lavorare in quel posto, ci viveva anche, infatti quello dove ero sistemata non era altro che il salotto della casa che le era stata assegnata.
Si sedette accanto a me con due tazze di tè fumanti, me ne diede una, poi sorridendo dolcemente mi disse:
-Per quanto possa valere sei stata brava a sopravvivere la fuori da sola, e non ti preoccupare, qui ti troverai bene, quando starai meglio ti sistemerai in una casetta poco lontano da qui, dove hanno ricavato anche un box per Duke. Starai bene.- dicendo queste ultime parole mi strinse una mano.
Due giorni dopo, con l’aiuto vigile di Denise, uscii per la prima volta a vedere Alexandria. Non era per niente male come posto, aveva un che di idilliaco se si evitava di guardare le alte mura di cinta e il piccolo cimitero. Le case erano in buonissime condizioni, nonostante il recente incidente con i vaganti di cui mi aveva parlato Denise, sembrava quasi di vivere nel passato, prima dell’apocalisse che ci era toccata. Procedemmo lentamente, visto che non mangiavo come si deve da parecchio tempo, le mie gambe ogni tanto tremavano e mi sentivo terribilmente debole. Fuori, nonostante fossimo in autunno inoltrato, si stava bene, il sole era alto nel cielo azzurro. Pian piano raggiungemmo una villetta lilla:
-Eccoci, questa, se vorrai, sarà la tua nuova casa e qui – disse Denise portandomi verso la basculante del garage - è dove è stato ricavato il box per Duke.-  prese delle chiavi che erano appese al muro e le infilò nella serratura della porticina accanto alla basculante. Entrammo nel garage, era stato rimodernato per assomigliare ad una scuderia, con tanto di scaffali e ganci per i finimenti, nel lato di fronte all’ingresso, era stato costruito un box in legno, da dove mi osservava un Duke un tantino curioso.
Il cuore mi si riempì di gioia nel vedere che stava bene:
-Duke! Tesoro mio!- mi avvicinai quasi in lacrime. Anche Duke era felice di vedermi, iniziò ad allungarsi verso di me con la sua testona bianca e marrone, per annusarmi ed essere davvero sicuro che fossi io. Lo abbracciai forte affondando il viso nella criniera bianca e lui strofinò il suo muso sulla mia schiena, era il nostro saluto. Rimasi qualche momento così, respirando l’odore del mio cavallo.
Poi mi staccai e lo osservai bene, aprii il box ed entrai iniziando a controllare che fosse tutto intero; fortunatamente ad eccezione di qualche piccola escoriazione, il suo bel manto pezzato bianco e marrone era perfetto.
-Sei più in forma di me, si vede che ti hanno trattato bene. Poi guarda qui, nemmeno a casa avevi un posto così bello tutto per te! Mi sei mancato ciccione!-
Denise mi osservava contenta, se ne stava in disparte, in attesa.
-Vieni Denise, facciamo le presentazioni ufficiali.- le feci segno di avvicinarsi – Se vuoi lo puoi accarezzare, è buono ed educato, non ti morderà, a meno che tu non gli dia un motivo valido.- dissi ridendo.
Denise allungò la mano verso il muso di Duke, quando vide che lui rimaneva immobile, lo accarezzò delicatamente vicino al naso.
-E’ morbido come il velluto. Ciao Duke, io sono Denise.- Duke sbuffò.
-E’ il suo modo per dire “piacere di conoscerti”-.
Rimanemmo qualche momento ancora, poi tornammo verso casa di Denise, la debolezza iniziava a farsi sentire, era meglio stendersi di nuovo, prima di crollare a terra come un sacco di patate.
Una volta a casa, Denise preparò uno spuntino per tutte e due, non era ancora ora di pranzo, ma visto che c’eravamo, mangiammo in anticipo. Mentre mangiavamo entrò Carl, un ragazzino di circa quindici anni, con una vistosa benda sull’occhio destro, in parte coperti da dei foltissimi capelli castani.
Rimase un attimo sulla porta della cucina, poi si avvicinò:
-Ciao, io sono Carl, piacere.-
-Piacere mio Carl, sono Ashlee-
-Lui è il figlio maggiore di Rick- intervenne Denise – Vieni Carl, siediti con noi mentre finiamo di mangiare, poi diamo un’occhiata agli esercizi di fisioterapia che ti ho dato l’altro giorno.-
Il ragazzo si accomodò su uno sgabello vicino a noi, rimase in silenzio per qualche attimo poi disse:
-Hai un cavallo bellissimo.-
-Grazie – sorrisi – Se vorrai appena mi rimetto in sesto, te lo farò montare, ti va?-
-Si può fare.-
Rimanemmo in silenzio per il resto del pranzo, poi Denise portò Carl in salotto e controllò i progressi di Carl, la perdita di un occhio comporta molte difficoltà nel ritrovare la coordinazione occhio-braccio, soprattutto perché si perde gran parte del senso di profondità che invece si ha con la visione binoculare.
Mi raccontarono di come aveva perso l’occhio, e di come non fosse stata la prima ferita da arma da fuoco per lui. Era così giovane, eppure aveva vissuto così tante esperienze shockanti da renderlo un uomo.
Mi metteva quasi soggezione ora che conoscevo parte della sua storia.
Una volta che Carl se ne fu andato, Denise controllò i miei parametri vitali per vedere se stavo migliorando:
-Direi che ci siamo, la pressione è buona e il battito è regolare. Devi riprendere ancora un po’ di forze, ma per il resto potresti essere dimessa.-
-Per fortuna…grazie mille Denise.- le sorrisi – Però ho una richiesta da fare.-
-Dimmi-
-Ho bisogno di fare una doccia. Ho il permesso?-
Denise scoppiò a ridere, ridemmo insieme come due cretine, poi quando riuscimmo a fermarci, asciugandosi le lacrime disse:
-Certo che puoi, non ti serve il mio permesso. Mi sono fatta portare un po’ di vestiti per te qualche giorno fa, li trovi nel mobiletto che c’è in bagno sulla sinistra. Fa come fossi a casa tua.-
 
La doccia. Incredibile come una cosa così semplice scontata, ora sembrasse la spa più bella del mondo. Non appena sentii l’acqua calda scorrere sulla mia pelle, un brivido mi percorse la schiena, che bella sensazione. Rimasi qualche tempo sotto l’acqua senza muovermi, assaporando il tepore che mi circondava, poi iniziai a lavarmi. Quando finii, uscii dalla doccia e mi ritrovai a fissarmi nello specchio.
Era tantissimo che non riuscivo ad osservare la mia figura, ero dimagrita, e avevo delle vistose occhiaie che mi segnavano il volto, i miei capelli erano davvero cresciuti molto, ormai mi arrivavano oltre la metà della schiena e notai con piacere che avevano ripreso la sfumatura rossa che avevo quando ero bambina.
Tutto sommato non ero messa così male, ok, non ero nella forma migliore, però pensavo di essere in condizioni peggiori, visto come avevo vissuto gli ultimi tempi.
Mi vestii con gli abiti che mi aveva procurato Denise, un paio di pantaloni grigio scuro simili a dei jeans, una maglietta bianca a maniche lunghe e una morbida felpa con il cappuccio. Riutilizzai i miei vecchi scarponcini, mi ci ero affezionata e ormai erano diventati comodi come delle pantofole. Dopo essermi risistemata scesi nuovamente in salotto.
-Come è andata la doccia?- chiese Denise sollevando gli occhi dal libro che stava sfogliando.
-Divinamente, non ricordavo fosse così bello fare una doccia calda. Che stai leggendo?-
-Sto studiando delle procedure di pronto soccorso, dopo la scuola di medicina ho scelto psicologia, quindi non ho tantissima esperienza in materia.-
-Se vuoi posso darti una mano, ho fatto molti turni in pronto soccorso al Memorial- mi sedetti accanto a lei sul divano e sospirai – Come mi sembrano lontani quei tempi…quasi mi mancano i turni massacranti che ci facevano fare. Comunque, non pensiamoci troppo, dimmi da dove vuoi iniziare e partiamo.-
-Non aspettavo altro!-
  
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