III
Ovviamente aveva rimesso online il profilo di Hermione. Non ci era riuscito dal pc del suo ufficio ed era
dovuto andare a casa e usare il suo computer dove era memorizzata la password
che aveva usato Rose. Nonostante la sua poco conoscenza c’era riuscito ed era
stato davvero fiero di sé. Poi, aveva spento il cellulare e l’aveva lasciato a
casa. Purtroppo non poteva assentarsi dal lavoro, ma aveva deciso che avrebbe
approfittato della situazione. Era stanco di essere trattato come uno stupido o
come un semplice zietto.
Forse, inconsapevolmente, aveva attirato le simpatie degli altri colleghi. Se
persino Harry Potter non riusciva a trovare l’anima gemella, allora loro,
quelli normali, potevano definirsi
fortunati ad avere una donna che li aspettasse a casa. Non dovevano per niente
lamentarsi delle loro compagne.
E alla fine aveva accettato anche qualche appuntamento. Aveva trentanove anni
ed era ancora single e lui desiderava, quasi disperatamente, una propria
famiglia.
Si stava giusto preparando per il primo appuntamento della settimana quando
aveva sentito il campanello di casa. Erano solo le sette e mezza di sera e
sarebbe dovuto passare a casa di Clara per le otto. Che fosse un’altra
ammiratrice?
Aperto l’uscio, si ritrovò davanti una Hermione
Granger davvero, davvero arrabbiata. Persino gli
scatti d’ira di Voldemort sembravano innocui al suo
confronto. Non era ancora arrivata al punto da lanciare Avada Kedavra come lui, ma in quella forma
così genuina e quasi tranquilla, faceva ancora più paura. Uno tsunami pronto a
inghiottire tutto.
“Buonasera!”
L’aveva spintonato, entrando con forza in casa. “Non credevo
fossi così altamente deficiente.”
“Solo con te, ‘Mione.”
Non riusciva ad essere serio, o forse stava parlando
sinceramente per la prima volta?
“Scommetto che te la stai godendo. Tutte che svengono per te…”
Capendo che la discussione sarebbe andata per le lunghe, si
era diretto verso il bagno per controllare i capelli e, in caso, pettinarli.
“Non tutte. Manca ancora qualche infermiera del San Mungo.”
“Ti stai preparando il ricovero per il post scontro con me?”
“Non basta un mio sorriso per scioglierti come neve al sole?
Jasmine mi ha detto che le faccio sempre questo effetto.”
Hermione non aveva nascosto la
smorfia di disgusto. “Ma fammi il piacere!”
“… mentre a Lucy piace questo mio carattere irascibile.”
“Solo perché non sa che ti arrabbi anche quando non
trasmettono la tua serie tv preferita.”
“Sono bello e dannato per Beatrice.” Harry si stava proprio
divertendo e non poteva negarlo.
“Dannatamente stupido, piuttosto. La vuoi smettere di dire
così tante idiozie e ti decidi a comportarti come una persona adulta. Hai
trentanove anni, diamine!”
“Quasi. E tu quaranta tra qualche mese…”
“Trentanove!”
“Quaranta. E secondo me, potresti puntare sui ragazzi giovani.
Tante donne della tua età hanno un toy boy.” Forse
era stata una frecciatina un po’ maligna, e Harry si pentì subito di averla
detta.
Hermione si era girata velocemente
e gli aveva strappato la spazzola dalle mani. “Non t’azzardare, Harry! Tu non
sai che vuol dire per me vivere questa situazione, quanto mi odi per il fatto
che mia figlia sia arrivata al punto di iscrivermi ad un sito incontri perché
sa benissimo che non troverei in altro modo…”
“Oh, ma non dire cazzate!” Era stato più forte di lui, non
voleva essere così rude, ma erano state le prime parole che gli erano venute in
mente per bloccare quel torrente di idiozie pronunciate dalla sua migliore
amica. “Non sei la prima donna a divorziare e quando riuscirai a vederti per lo
splendore di donna che sei, sarà troppo tardi. Rose l’ha fatto solo per
vendicarsi di Ron.”
Hermione era rimasta in silenzio
per qualche secondo, prima di metabolizzare che le era stato appena fatto un
complimento.
“Quindi sai di Lavanda?” aveva chiesto, anche se conosceva la
risposta.
“Sì, me l’ha detto giusto ieri. Non ne sapevo nulla, davvero. Ron non mi ha mai accennato né di lei né che stesse
frequentando un’altra.” Se c’era una
cosa che aveva sempre odiato, anche all’epoca dei litigi a scuola, era proprio
il suo ruolo di confidente di entrambi, come anche l’impossibilità di
schierarsi. Per fortuna, in questo caso era stato esonerato, altrimenti non
avrebbe esitato un attimo a sganciare un pugno al suo migliore amico. Come
poteva perdere una donna come Hermione, non lottare
per conquistarla? Per lui era qualcosa di veramente difficile da capire.
“Ti credo. È che tutto mi sembra così surreale, sta succedendo
troppo in fretta. Io…”
Il telefono aveva iniziato a squillare, era in ritardo al suo
appuntamento, ma non gli importava un granché. Le sue mani si erano mosse da
sole, stringendo Hermione in un forte abbraccio.
Poteva sentire i suoi brividi e lui, Harry, sapeva di cosa lei aveva bisogno.
Tornare indietro nel tempo avrebbe sistemato le cose, sicuramente, e tante
volte Harry era stato tentato dall’idea di riavvolgere tutto e cambiare gli
eventi che per lui erano sbagliati.
Eppure c’era un piccola parte di lui che invece avrebbe fermato tutto. Restare
per sempre così, in quella posizione, e con i capelli di Hermione
che solleticavano il suo naso. Presto avrebbe starnutito, ma a lui importava
solo scacciare via quei pensieri tristi, farla arrabbiare per qualche suo gesto
o semplicemente ridere. Perché non c’era niente di più bello che il suono della
sua risata.
“Farai tardi al tuo appuntamento.” Aveva iniziato ad
allontanarsi, per lasciarlo libero di andare, prima di essere ripresa e stretta
ancora più energicamente.
“Non m’importa di Clara.”
“Quindi chi ti piace?” Il tono era divertito, voleva solo
stuzzicarlo un po’, ma a Harry era passata la voglia di scherzare. Già da molti
anni. Non ragionò prima di agire, tanto non era abituato a farlo. Mai, in
nessuna occasione; quindi una vocina nella sua testa gli aveva suggerito che
era troppo tardi per iniziare ora.
Le sue labbra erano calate impetuose sulle sue, e mai si sentì
realizzato come in quel momento. Sentì qualcosa di caldo al petto, come se
finalmente avesse preso la decisione giusta. Tutto in lui urlava a gran voce di
baciarla e lui aveva desiderato quel momento da tanto tempo. Di certo non si
aspettava che Hermione si staccasse da lui con impeto
e lo schiaffeggiasse con forza.
“Harry!”
Aveva portato la mano nel punto in cui lei si era abbattuta
con tutte le sue forze, e cavolo, bruciava da morire! Solo allora capì di aver
fatto la più grande stupidaggine della sua vita.
“Scusa…” aveva cercato di giustificarsi.
“Scusa un corno! Non mi puoi baciare perché ti faccio pena.
Noi non siamo così, Harry.”
“Hai frainteso, non-.”
“Non osare.” Gli aveva rivolto un’ultima occhiata, piena di
tristezza e si era diretto verso la porta, e a lui non restò altro che
osservarla uscire.
Era decisamente un coglione.
Aveva appena rovinato la sua amicizia con Hermione
e tutto questo per un bacio che era durato una manciata di secondi.
Se avesse potuto rimediare, lui l’avrebbe ribaciata ancora e
ancora.
Il suo errore più grande era stato quello di liberarla
dall’abbraccio e lasciarla andare così.
Baciala, Harry.
Baciala ancora e non lasciarla andare via.
Sarebbe stato questo il suo mantra d’ora in poi.
NdA: Vieni
qua Harry che ti baciamo noi! Vero, ragazze? A lunedì col penultimo capitolo.