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Autore: BillieJeanBJ    20/02/2017    5 recensioni
Il brillante sceriffo Rick Grimes si rivolge alla nota agenzia pubblicitaria -Greene Company- per inaugurare e sponsorizzare la nuova officina meccanica del suo migliore amico, Daryl Dixon.
La società è stata ereditata dalle sorelle Greene, Maggie e Beth, ma è soltanto la prima ad avere in mano le redini dell’impresa di famiglia. La seconda, invece, è la mente creativa.
E sarà proprio la piccola Beth ad occuparsi dei nuovi clienti, Rick e Daryl.
C’è solo un piccolo dettaglio: non ha assolutamente idea di quale sia il volto del signor Dixon e questo le causerà un imbarazzante, catastrofico problema.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon, Negan, Rick Grimes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Trovare le chiavi di casa non è stato difficile. Entrarci sì, porca merda!
-L’hai uccisa! Adesso chiamo la polizia!-
-Ma fa un po’ come cazzo ti pare.-

E così è stato! Questo nanerottolo brizzolato basso mezzo metro e una noce ha davvero chiamato le forze dell’ordine.
-Te lo ripeto per l’ultima volta, Hercules. La ragazzina mi è svenuta tra le braccia.-
-Sentito, Paul? E’ solo svenuta.-
Per fortuna è stato lo sceriffo Grimes ad occuparsi personalmente del ‘caso’. Sa che non avrei sopportato ulteriori rotture di palle e che probabilmente tra le sbarre ci sarei finito sul serio, ma per oltraggio a pubblico ufficiale.
-E se l’avesse avvelenata? Elizabeth non ha mai fatto entrare un uomo da quando vive qui!-
La destra mi si è già chiusa a pugno, ma se non stendo.. Paul (anche il nome mi da’ sui nervi) è solo perché quest’informazione mi trattiene dal farlo. Non chiedetemi perché, non saprei rispondervi.
-Oh, andiamo. La ragazza respira. Guarda tu stesso.-
Rick gli stringe una spalla girandolo verso la biondina che, tra una spinta sul culo e un calcio nei polpacci da parte del nanerottolo, sono riuscito a stendere sul divano. A parte il colorito cadaverico, direi che sì, è in ottima forma. Il petto le si alza e abbassa. Respira, no?!
-Potrebbe averl-
-Ho visto un uomo giù in portineria.-
-Un uomo?-
-Eh già.-
E senza più dire nulla, e scampando al cazzotto che stavo per dargli sul serio se non fosse stata per la cazzata sparata prontamente dallo sceriffo, il nano malefico si toglie dalle palle.
Grimes si affretta a chiudere la porta e quando mi guarda la sua espressione mi comunica una cosa soltanto.
-Cristo, un’altra volta? Sei sordo anche tu, per caso?-
Basta, la mia pazienza sta per superare il limite.
E dove cazzo ho messo le sigarette?
-Non hai raccontato granché, Daryl. Potresti, per esempio, dirmi perché ti trovi qui.-
Eccole, erano nella tasca interna del gilet. Ne sfilo una direttamente con la bocca ma prima di trovarlo, è lo sceriffo che mi allunga l’accendino mettendo la fiamma direttamente sulla punta. Tiro due rapide boccate e finalmente il tabacco mi filtra in gola.
-Ti ascolto.-
Che sorriso da schiaffi; incoraggiante e inflessibile.
-Mi hai detto tu di soccorrerla.-
-Soccorrerla, appunto. Non portarla a casa priva di sensi.-
-Non so che diavolo le sia successo! E’ svenuta mentre stava per dirmi che voleva-
Mi blocco perché non penso proprio di voler svelare allo sceriffo quanto accaduto in quel casolare, e ne approfitto per fare un altro lungo tiro.
-Che voleva..?-
Ma lui non molla. E’ un osso duro, lo sbirro.
-Voleva sapere quando potrà riavere la sua auto.-
Gli giro le spalle per evitare di sputtanarmi da solo, Grimes ormai è capace di capirmi anche solo guardandomi, e pianto gli occhi sulla ragazzina che ancora giace immobile.
-Non dovremmo chiamare un medico?-
Borbotto aguzzando la vista per accertarmi che il petto si muova ancora.
Merda, è così.. pallida!
Lo sceriffo mi oltrepassa per raggiungere la biondina e sedersi sui talloni così da livellarla. Le preme una mano sulla fronte e china il capo nella mia direzione.
-Ha la febbre. Anche Carl perde i sensi quando è troppo alta.-
Hm. Dunque?
-Mi serve un termometro.-
Ve l’ho detto che riesce a criptarmi le espressioni facciali, no?!
-Mi prendi in giro? Sarebbe come cercare l’ago in un pagliaio.-
-Questo detto eccelle in casa tua, Daryl. Prova a dare un’occhiata in bagno.-
Certo, perché lui è il principe dell’ordine e  la sua abitazione una reggia perfettamente pulita e catalogata!
Stringo la cicca tra le labbra, così da evitare di ricordargli che non ho assolutamente idea di dove maledizione sia il bagno, e comincio aprendo una porta a caso. La prima stanza che becco, è la cameretta.
A giudicare dall’arredamento fanciullesco e dall’odore di fragola, dev’essere della ragazzina. Pupazzi ovunque, pacchetti di caramelle e barrette di cioccolato su ogni angolo, e tendine bianche sulle quali vi è stampata l’immagine della Pantera Rosa.
L’occhio mi cade anche sul letto sul quale uno scoiattolo di peluche, Alvin mi suggerisce la A marcata sulla maglietta, è appoggiato contro il cuscino. In testa ha un cappello nero di normali dimensioni; sopra la visiera è cucito un teschio, ai lati invece, delle ali. E’ simile a quello che ho perso io.
Molto simile.
Anzi, direi identico.
Quasi certamente, l’ha rubato lo scorso pomeriggio quand’è venuta in officina a controllare se tutto fosse pronto. Non so come, è riuscita a soffiarmelo da sotto il naso.
Inizio a credere che d’innocente, nonostante la sua fissa per i personaggi dei cartoon, abbia ben poco. I lineamenti angelici del suo viso le sono stati tratteggiati da Satana in persona per nascondere la peggiore delle sue creature: ladra, rompipalle, maliziosa e.. maledettamente attraente.
-L’hai trovato?-
La voce dello sceriffo cancella un ritratto da bollino rosso che la fantasia ha inconsapevolmente iniziato a dipingere, ed esco dalla stanza. Avrò modo, più avanti, di fargliela pagare per questo piccolo furto.
Apro una seconda porta e finalmente trovo il cesso.
Adesso, il problema è rovistare tra i mille cassetti. Cazzo, un termometro non è facilmente individuabile!
Schiudo un tiretto a caso ma ci trovo dei pacchettini sottili e quadrati rivestiti con della carta finissima. Alcuni sono blu, altri rosa, altri ancora bianchi con i fiorellini. Su di un paio, invece, c’è stampata la scritta: Ancora più flessibili. Con ali. Accanto, una scatoletta aperta contiene dei.. cilindri bianchi dotati di cordoncino. Cosa diavolo siano, non ne ho assolutamente idea. Abbasso la linguetta della confezione e leggo Tampax. Boh, mai sentiti.
-Allora? Lo hai trovato?-
Grimes mi raggiunge fermandosi sull’uscio, con le mani strette sui fianchi e lo sguardo dubbioso che passa dal contenuto del cassetto a me.
-Non credo proprio che il termometro sia lì, Daryl.-
Ha parlato il tuttologo!
-Allora perché non lo cerchi tu?-
-Sì, credo sia meglio.-
-Cosa vorresti dire?-
-Niente. Vai da Beth e assicurati che non ruzzoli dal divano.-
Lascio perdere qualsiasi insinuazione, e me ne ritorno in salotto.
La ragazzina è ancora immobile. Possibile che non abbia ancora recuperato i sensi?
Lentamente mi avvicino chinandomi per controllare la movenza del suo petto ma, sarà perché nascosto dal plaid di Paperino, sarà perché mi sto rincoglionendo, non noto nessuno spostamento.
Come Rick, molleggio sui talloni e le afferro un polso premendo due dita sul dorso sottile e ghiacciato. E’ da qui che si controllano le pulsazioni, giusto? Peccato, però, che non senta una mazza!
Ho come l’impressione che il suo desiderio espresso poco prima di collassare, alla fine si esaudirà comunque.
‘Fanculo.

****

La mia testa è diventata un palloncino carico di sabbia!
Per non parlare dei continui cambiamenti corporei. Ho caldo, ho freddo. Ho la nausea, ho fame. Ho sonno, ma voglio aprire gli occhi.
Io non ci capisco più niente!
Riesco solo a percepire qualcosa di morbido, umido e.. puzzoso di nicotina sulle labbra mentre una pinza mi tappa il naso impedendomi di respirare.
Ma che..
-..stai facendo, Daryl?-
Nell’esatto momento in cui riconosco la voce sospettosa di Rick, schiudo così rapidamente le palpebre da sentire addirittura un lieve dolore ai bulbi.
La prima e unica cosa che intercetto nell’immediato, è il profilo di Daryl seminascosto dalla sua mano sopra il mio viso. Sono le sue dita che ancora m’impediscono di respirare.
Più spesso ha espresso il desiderio di volermi uccidere, ma non credevo arrivasse a farlo sul serio!
-Si è svegliata!-
E grazie all’informazione di Rick, mi ritrovo mirata da quegli esotici occhi azzurri che mi eccitano e impauriscono in egual modo.
Finalmente l’assassino molla la stretta che ha sulle narici e riesco a capire perché la sua faccia è praticamente sulla mia, distinguendo quella morbidezza che ancora permane sulla bocca.
Ragà, questo mi sta baciando!
In un attimo di lucidità (più o meno) muovo la lingua così che la punta possa iniziare ad invadere la sua bocca ma lui si ritira quasi subito lasciandomi le labbra umide e fredde.
Che palle!
-Ha funzionato.-
Borbotta chissà che, ma sono troppo rintronata per capire.
-Cosa?-
E di nuovo, Rick articola la domanda inespressa, solo che Daryl fornisce direttamente la risposta invece di ripetersi.
-La respirazione bocca a bocca. La ragazzina non fiatava più.-
-Forse perché mi hai tappato il naso!-
Riesco finalmente a parlare, o forse sarebbe meglio dire gracchiare, e cerco anche di sollevare la schiena, accompagnata dall’occhiataccia di Dixon che decido bellamente d’ignorare. Si aspettava forse un grazie per il gesto, per lui eroico, ma che stava spedendomi all’altro mondo?
Ok. Adesso credo sia arrivato il momento di capirci seriamente qualcosa.
Mi strofino gli occhi con i pugni e mi guardo intorno.
Ehi, ma questo è il soggiorno di casa mia!
-Sei svenuta, Beth.-
Rick deve aver compreso la mia perplessità perché si avvicina rivolgendomi un sorriso rassicurante.
-Non ricordo di essere svenuta.-
-Può succedere. Adesso, però, dovresti misurare la febbre.-
E mentre mi passa il termometro, Daryl guarda l’oggettino quasi schifato per poi girare il capo verso Rick che solleva le spalle.
-Secondo cassetto.-
Non perdo neanche tempo a decifrare il loro scambio di battute. Ciò di cui voglio assicurarmi, è di non aver preso la febbre!
Sfilo il giubbino gettandolo per terra e apro i primi bottoncini della maglietta rossa per infilare il termometro sotto l’ascella. Il tutto, me ne rendo conto solo ora, sotto lo sguardo di due uomini che mi guardano come se, invece della temperatura, stessi controllando se sono incinta.
Il termometro è automatico, per cui devo aspettare il bip prima di poterlo togliere. Nell’attesa decido di spezzare quest’imbarazzante silenzio con domande del tutto lecite.
-Come avete fatto ad entrare?-
Guardo prima lo sceriffo, poi Daryl, alternando più volte lo sguardo prima di fermarlo sull’uomo ancora chinato al mio fianco.
-E perché Rick è qui?-
L’ultima cosa che ricordo è che Dixon mi ha accompagnata a casa dopo aver fatto una sosta in centrale per ritirare la famosa denuncia.
-E perché-
-Una domanda per volta, ragazzina.-
Daryl si solleva e i miei occhi lo seguono. E’ proprio bello, ragazze! I capelli sono perennemente spettinati ma l’espressione stanca e assopita lo rende ancora più irresistibile. E’ come se avesse appena fatto sesso, e mi chiedo come sia prima, durante e dopo averlo.. si beh, averlo fatto con me.
-Ho trovato le chiavi dentro la tua borsetta. E lo sceriffo è qui perché il nanerottolo lo ha chiamato.-
Il nanerottolo??
-Paul.-
Puntualizza Rick azzeccando ancora una volta il mio quesito interiore. In azione, Grimes dev’essere davvero impeccabile.
-E perché Paul ti avrebbe chiamato?-
-E perché? E perché? E perché? Cristo, sei proprio una bambina!-
E dopo avermi scimmiottato, un Daryl incazzoso marcia verso la cucina.
Tipo che vorrei tanto sbatterlo fuori a calci!
-Lo aveva scambiato per un maniaco.-
Il sussurro di Rick mi distrae da un piano che, altrimenti -dolente o no- avrei portato a termine.
E così Paul ha scambiato Daryl per un maniaco? Ecco perché è così alterato!
Stringo le labbra percependo il viso scaldarsi per uno sforzo che risulterà vano, lo so. Sto cercando di trattenere una risata ma, per l’appunto, è difficile. L’immagine del nanerottolo che cerca di prendere a calci Daryl (perché Paul è sul serio un tipo manesco) è troppo per riuscire a contenermi e infatti scoppio a ridere contagiando Rick, che però cerca subito di bloccare e nascondere l’ilarità con un colpo di tosse perché Dixon, dalla cucina, ha iniziato ad imprecare chiudendo con forza, a giudicare dalla rumorosa protesta delle bottiglie, il frigorifero.
-Basta, Beth. O rischi grosso.-
Cavolo, Rick ha ragione. Ho già visto Daryl davvero incazzato e non vorrei rivivere il momento. Anche perché se sono in queste condizioni, stesa sul divano senza ricordare come ci sia finita, è per colpa della sua ira.
Il termometro emette il segnale e subito lo sfilo controllando il display.
-No! Lo sapevo!-
-Febbre?-
-Sì, maledizione!-
Lo passo allo sceriffo prima che lo scaraventi per terra e faccia raccogliere con la lingua il mercurio a qualcuno, e incrocio le braccia al petto, indispettita.
Al diavolo se sembro davvero una bambina!
Trentanove quasi di febbre. Ma si può?!
Con un battito di ciglia sposto gli occhi di lato per fulminare l’entrata del cretino.
-Non ci provare, ragazzina!-
E mi punta anche un dito contro!
-E’ colpa tua!-
-Ti avevo detto di chiuderti in quella baracca.-
-L’ho fatto! Ma un deficiente mi ha sbattuta fuori, sotto il diluvio.-
Si sporge dal divano per venirmi addosso e sono costretta ad indietreggiare il capo affinché la sua fronte non sbatti contro la mia in una capocciata. Il suo alito sa di tabacco e coca-cola.
-Forse non ho capito. Come mi hai chiamato?-
Il suo avverbio è un avvertimento a ritirare l’appellativo con il quale l’ho definito concedendomi una seconda e ultima possibilità, ma col cavolo che lo faccio!
Quale persona sana di mente metterebbe in pericolo la vita di una giovane ragazza?
Un Daryl Dixon, appunto!
Restiamo immobili lasciando solo che le iridi si rincorrano colleriche. Vorrei respirare pesantemente per tramandargli gran parte dei germi e contagiarlo cosicché anche lui si ammali, ma quando mi è così vicino, quando m’inchioda con questi occhi che di umano hanno ben poco, il fiato me lo toglie.
-Siete più immaturi di Carl.-
E’ Rick ad intervenire pronunciando il nome di qualcuno che non conosco.
Senza mollarmi, Daryl si raddrizza e, solo dopo avermi sparato un altro colpo visivo, si gira verso Grimes.
-Io devo ritornare in centrale. Occupati di lei.-
-Che cosa?-
E’ la prima volta che Dixon ed io sembriamo pensarla in egual modo perché pronunciamo la medesima domanda nello stesso istante.
Rick alterna lo sguardo da me a Daryl e scuote piano la testa prima di fermarsi sull’amico. Solleva entrambe le sopracciglia e gli rivolge un’occhiata incontestabile.
-Cristo, non sono un infermiere!-
Daryl borbotta altre imprecazioni e ritorna in cucina. Cosa vada a farci là dentro, non ne ho idea. Forse ad affogare le pene nell’anidride carbonica.
A quanto pare, però, lo sceriffo ha un importante ascendente su di lui: riesce a convincerlo. E, onestamente, non credevo possibile esistesse un uomo capace di acquietare un testone come Dixon.
-Cerca di non provocarlo, Beth.-
E, forse sono ancora svenuta e sto sognando, ma Rick si china per stamparmi un bacio sulla fronte prima di dirigersi verso l’uscita con quella sua camminata decisa e sexy da morire.
L’istante dopo il tonfo del portone, la casa cade in un silenzio anomalo.
E io devo fare pipì.
E vorrei anche togliermi questi indumenti ancora mezzi umidi.
Daryl è sempre rintanato in cucina e se non fosse per la potente aura che la sua presenza emana, penserei che se la fosse svignata dalla finestra.
Scosto il plaid e, lentamente, mi alzo. Percepisco le gambe così deboli da credere che possano sgretolarsi da un momento all’altro. Ho anche un leggero capogiro.
Strisciando i piedi scalzi, mi dirigo piano verso la cucina aggrappandomi ad ogni superfice che becco durante il tragitto. Più mi avvicino alla stanza, più forte diventa il flebile scoppiettio del fuoco, e quando entro, trovo Daryl seduto sulla mia poltrona con i legnetti tra le mani.
Attaccandomi allo stipite, me ne sto immobile a fissarlo. La sensazione d’intimità e normalità che provo nel vederlo qui, in casa mia e sulla mia poltrona ad occuparsi del camino, mi fa quasi paura.
-Se svieni di nuovo, ti lascio dove sei.-
Paura che, però, è sostituita dalla rassegnazione. E’ proprio uno stronzo.
-Che gentile.-
Beh, dai, in effetti -a modo suo, ovvio- lo è. E’ rimasto qui, no?! Sarebbe potuto andar via cinque minuti dopo l’uscita di Rick, invece.. è rimasto qui.
Forse si sente in colpa. Boh!
La luce delle fiamme gioca sul suo viso rendendolo ancora più tetro e spigoloso, ma non meno irresistibile.
Sembra un guerriero mitologico.
-Vuoi qualcosa?-
Anche se vedo benissimo la bottiglietta di coca mezza vuota sul tavolo, l’educazione -come ormai sapete- ha la meglio, e prima di dedicarmi alle mie necessità, mi preoccupo di vestire i panni della premurosa padrona di casa.
Daryl distoglie gli occhi dal fuoco e li punta su di me. Le fiamme del caminetto sembrano essersi spostate sul mio stomaco perché, oltre ad essersi accartocciato, si è letteralmente incendiato.
E’ ridicolo ripetervi ogni volta quanto Daryl sia bello, lo so, ma -credetemi- ha una bellezza divina alla quale non potresti mai abituarti.
Deglutisco a vuoto e prima che i piedi mi portino da lui (ormai credo abbiate chiara la situazione: ho una cotta per Daryl Dixon, neanche avessi tredici anni e lui fosse Leonardo Di Caprio), nega con il capo, facendomi bloccare.
-Non voglio niente.-
Rimango delusa, anche troppo, ma le sue labbra si piegano in un ghigno.
Ha capito.
Ha capito che il suo fissarmi io l’ho voluto prendere come risposta alla mia domanda.
Ha capito che sarei stata ben lieta di offrirgli ‘ciò che voleva’.
Ha capito che ci sono rimasta di merda adesso che ‘non vuole niente’.
E ha, quindi, capito che ormai sono andata. Per lui.
E’ categorico che l’imbarazzo si presenti attraverso il rossore delle guance, anche se stavolta le ho già colorite a causa della febbre.
Ok, forse è meglio se vado a fare pipì.

-Non puoi fartelo tu?-
-Sono debole.-
Daryl borbotta un probabile ‘che rottura di palle’ ma continua a svolgere un difficilissimo compito: preparare una tazza di thè!
Sono accucciata sulla mia poltroncina, dove poco prima era seduto lui, avvolta dal plaid -così da nascondere il pigiama di Minnie-, e ad osservare il motociclista togliere il pentolino dal fuoco, versare l’acqua bollente dentro la tazza e adagiarci una bustina.
-Non deve galleggiare altrimenti il contenuto del filtro non si diluisce bene.-
Sbuffa pesantemente affinché capisca che sono una gran seccatura e allunga l’indice pronto ad annegarlo nell’acqua fumeggiante.
Il desiderio di vendetta è quasi impossibile da ignorare, ma la tenerezza che adesso provo nei confronti di questo rude e rozzo uomo che non sa preparare nemmeno una tazza di thè, mi spinge ad avvertirlo.
-Se non vuoi ustionarti, ti conviene prendere un cucchiaino. Primo cassetto.-
-Sta’ zitta, ragazzina.-
E pensare di aver scelto la via della compassione!
Infila la punta del dito e invece di sentirlo imprecare o vedere il suo viso contorcersi in una smorfia di dolore, lo bagna senza alcun problema. Eppure l’acqua è bollente! Lo vedo dal vapore.
Porta l’indice in bocca e, porca pupazza, lo succhia!
-Fa schifo!-
Si volta, probabilmente per mostrarmi il suo disgusto, ma sinceramente i miei neuroni sono ancora fermi all’immagine di Daryl che si succhia il dito per poter ridere, innervosirmi, controbattere o qualunque altra reazione.
-Tieni.-
Mi passa la tazza e m’impongo di riprendermi. Basta fare la figura della tredicenne innamorata del proprio idolo, e che diamine!
Non che io lo sia di Daryl, sia chiaro!
-Grazie.-
Prendo la mia tisana attenta a non toccargli le dita per evitare di prendere la scossa, come spesso accade nei romanzi o nelle FF che ogni tanto leggo, e vedo che l’acqua è ancora limpida. C’è solo una chiazza marroncina.
-Te l’ho detto che il filtro va affondato! Guarda, non si è sciolto!-
-Fattelo tu, allora.-
Che nervi!
-Cavolo, ti costa tanto prendermi un cucchiaino?-
-Sì.-
Affila gli occhi come se volesse tagliarmi la lingua ma sono io a mordermela. E’ chiaro che vuole litigare e i nostri litigi sembrano più dei preliminari, decido quindi di soffocare tutte le repliche brillanti che mi vengono in mente.
Attenta a non rovesciarmi addosso il liquido bollente, mi alzo lasciando che il plaid mi scivoli dalle spalle.
Che veda pure il mio pigiama rosso di Minnie! Chi se ne frega!
Gli passo da sotto il naso calpestando la sua scarpa e, raggiunto il lavabo, getto l’acqua calda.
Mossa infantile, lo so. Ma in questa stanza, adesso, il livello di maturità è molto, molto, scarso.
Ricordo che Dixon ha lasciato il pentolino sul tavolo, per cui mi volto ma lo stronzo in persona mi blocca il passaggio.
-Mi fai passare?-
Chiedo inacidita incrociando le braccia e mantenendo lo sguardo fisso sul suo petto. Non si è tolto il gilet, forse ha paura che glielo rubi di nuovo.
-Guarda che non ho mai avuto intenzione di soffiartelo.-
E ci tengo a precisarlo!
Quando sollevo gli occhi sul suo viso, lo trovo con un’espressione cinica.
-Che c’è? Cosa dovrei farmene di un gilet alato?-
Non è neanche della mia misura, oltretutto.
-Non lo so. La stessa cosa che potresti fare con un cappellino con un teschio.-
Lo stomaco mi si stringe in una morsa spastica e il viso, nonostante l’alta temperatura, mi s’impallidisce.
Non può riferirsi ad un.. a quel.. al suo..
Ma lui pare leggermi nel pensiero perché mi guarda come se mi stesse sfidando a negare l’evidente.
Io non ho rubato il suo cappello! Cioè, non credevo fosse suo quando l’ho visto in officina.
So che questo non mi da’ comunque il diritto di prendere senza permesso qualcosa che non mi appartiene ma.. è così bello!
…!
E va bene! Sapevo ch’era di Daryl e volevo portarmi a casa qualcosa di suo!
E’ infantile? E’ ridicolo? E’ banale?
Mi dispiace, non posso farci nulla. Sono fatta così!
Inizio ad indietreggiare andando a sbattere subito contro il lavabo. La cucina non mi è mai sembrata così microscopica, eppure è la stanza più spaziosa di tutta la casa!
-Te lo avrei-
-Restituito?-
Lui e il suo dannato vizio di completare le mie frasi!
-Sì!-
-Sì..-
Mi fa eco solo per farmi sapere che non sono affatto credibile.
-Dico sul serio!-
-Certo. E scommetto che l’hai preso come garanzia.-
Continua a starsene fermo, con il sedere appoggiato addosso al tavolo, le braccia incrociate e l’espressione di chi ha già la vittoria in pugno. Non riesco a scappargli quando sono super vitale, figuriamoci adesso! Lo so io, lo sa lui.
-Si?-
Sfumo la risposta in un’incertezza perché ciò che sto dicendo ha dell’assurdo, me ne rendo conto.
-Che palle! Lo rivuoi?-
Annuisce lentamente senza togliersi quel ghigno che prenderei volentieri a padellate e decido che, in fin dei conti, restituirglielo è la cosa migliore.
Mi schiodo dal ripiano e lo oltrepasso. O meglio, ci provo.
Con uno scatto laterale, Daryl si piazza davanti facendomi quasi sbattere contro il suo petto.
E adesso qual è il problema?
Non faccio in tempo a chiederglielo perché mi afferra dai fianchi per sollevarmi e mettermi sul tavolo. Per prontezza di riflessi ho portato le mani sulle sue braccia e adesso che si è posizionato in mezzo alle gambe aperte, glieli stringo con vigore.
So di avere la bocca schiusa a causa dello shock, ma da essa non esce neanche un sospiro. Come vi ho già detto, lui il respiro me lo toglie.
Non ho idea di cosa voglia fare. Pensereste che sia una stupida perché il suo intento di baciarmi è palese a tutti, ma -credetemi- non è così. Mi fissa come se volesse entrarmi in testa, conoscere quali pensieri vi alloggiano e agire di conseguenza.
-Sei piccola.-
Lo mormora come se lo stesse ricordando a se stesso, ma continua ad alternare gli occhi da una mia iride all’altra.
-Ho diciotto anni.-
Ma ovviamente non tardo a precisare che sono ormai maggiorenne e che, qualunque cosa possa nascere tra me e lui, non sarebbe né illegale né immorale.
E poi, a dirla tutta, non c’è tutta questa differenza d’età! Diciassette anni cosa volete che siano?! Alcune tra le grandi storie d’amore di cui ho letto, sentito e raccontato vedono come protagonisti la disparità anagrafica.
-Sei vergine.-
Che??
Cazzo (passatemi il termine), poteva anche evitare di dirlo!
E da cosa l’ha capito? Per quanto il suo viso dimostri il contrario, non ha proprio l’aria da donnaiolo, dunque non avrebbe dovuto scoprire un segreto così intimo! Che Mery abbia ragione? Ho davvero l’odore di una vergine?
Abbasso il mento, stringendo le guance in un’azione che compio quando sono davvero ma davvero imbarazzata, e porto le mani in grembo per torturarmi le dita.
Quando possiamo ritornare il Daryl e la Beth che se ne dicono di tutti i colori?
-E sei pulita.-
Tipo che questo angelico elenco -enunciato, sì con un sussurro, ma quasi con rabbia- inizia a farmi sentire.. sbagliata.
-Perché.. perché mi dici queste cose?-
Il silenzio che segue mi porta a sollevare le ciglia per incontrare gli occhi di Daryl che non hanno mai mollato il mio viso. L’espressione è sempre la stessa: indecisa e intesa. Un po’ intimidisce, un po’ preoccupa, un po’ mette a disagio.
-Perché devo trovare una ragione valida per non toccati, ragazzina.-
Me lo ringhia in faccia e, a differenza di ciò che ha appena detto, rafforza la presa sui fianchi.
Credo che l’intestino mi si sia aggrovigliato ben benino mentre il cuore pompa così forte da essere certa che anche Daryl possa sentirne il battito.
-Queste non sono ragioni valide.-
Normalmente, in situazioni tese come queste, bisognerebbe almeno tentare di placare gli animi, non incoraggiarli, ma io gli ho praticamente detto che può fare di me ciò vuole.
-Tu non mi conosci.-
-Allora permettimi di farlo.-
Lui, però, resta sordo alla mia richiesta e continua ad esporre la sua teoria del contro.
-Non sai niente di me.-
-Perché non mi dai modo di scoprirti.-
Ma ha trovato un’ottima avversaria perché non ho intenzione di mollare, anche se ignora il mio disaccordo e continua imperterrito.
-Altrimenti le ragioni sarebbero valide oltremodo.-
Sospira in una risatina amara e questo per me è un primo pezzo di puzzle che raffigura la sua vita; se io sono interamente innocente, lui è l’esatto opposto. E’ chiaro che non è, per citare appunto uno dei suoi punti, pulito. Ma il trascorso di una persona, per quanto grave o sbagliato sia stato, resta tale. Ciò che conta è chi si ha dinanzi oggi.
-Non ho paura, Daryl.-
Ed è vero. Di lui non riesco ad averne.
-Tu non capisci.-
-No, sei tu che non vuoi farmi capire. E’ diverso!-
Adesso ho riacquistato quella determinazione che mi permettere di agire, portando le mani a stringergli il viso. Lui cerca di liberarsene subito muovendo il capo ma non desisto.
-Cosa c’è che non va?-
E’ ormai chiaro che entrambi desideriamo frequentarci, o qualcosa del genere. Ma se io sono disposta a rischiare consapevole di questo lato misterioso e tetro di Daryl che non conosco, lui preferisce evitare.
-Sono l’uomo nero dei tuoi cartoon preferiti, principessina!-
Me lo dice con disprezzo, impugnando i polsi per abbassarmi le braccia. Anche l’azzurro dei suoi occhi è diventato più freddo, tanto da farmi rabbrividire.
Si sfrega il viso con una mano e nega col capo prima di allontanarsi e uscire dalla cucina.
Rimango a fissare il punto dove solo pochi secondi prima avevo la visuale del suo petto e sentendo crescere una delusione nel mio, scendo frettolosamente dal tavolo.
Trovo Daryl pronto ad andarsene, con una sigaretta spenta in bocca.
-Sai? Non ho ben capito il senso della conversazione.-
Non è vero. Ho compreso eccome il suo intento a volermi girare alla larga, solo che.. non lo accetto.
-Meglio. Domani ti spedisco l’assegno.-
Balbetta a causa della cicca, infilandosi i Ray-Ban prima e i guanti di pelle dopo.
Io, invece, è come se avessi ricevuto un pugno in pieno petto.
-Quindi non ci vedremo più? Ho fatto il mio lavoro e tanti saluti, giusto?!-
-Allora il discorso l’hai capito!-
Che gran pezzo di stronzo!
A causa delle lenti scure degli occhiali, non so dirvi con certezza se mentre finisce di modellare i guanti guarda me, ma dall’inclinazione del viso, suppongo sia così. Per cui, non tardo oltre e lo saluto nel modo che merita, e che probabilmente gradisce poiché se lo va cercando: con l’alzata del dito medio.

****

-Ho fatto una stronzata.-
Lo sceriffo alza gli occhi dalla pila di fogli che gli arrivano quasi fin sotto il mento, e mi fissa cercando di lacerare l’impassibilità dei miei occhi e capire se sia il caso di preoccuparsi sul serio.
-Sei rientrato nel giro?-
L’idea di ritornare a partecipare alle corse clandestine è una dipendenza alla quale sto provando a resistere da ormai un anno, ma la nuova assuefazione è ancora più dannosa. E’ una droga che, purtroppo, ho già provato e che, porca puttana, mi è piaciuta da impazzire.
Nego col capo e adesso la curiosità di Grimes ha raggiunto i livelli massimi: quale colossale stronzata ha mai potuto fare questo coglione di Dixon?
-La ragazzina.-
I suoi occhi s’illuminano, come se avessi confermato una delle ipotesi che già aveva calcolato.
-Me la devi tenere fuori dalle palle, Rick.-
Raramente pronuncio il suo nome e quelle poche volte in cui accade è perché la cosa è grave.
-L’unico modo è sbattere dentro uno di voi due, Daryl. Non posso vietarle di venire in officina, ad esempio. E se vi incontraste al bar?-
-Ho della marjuana in tasca. Ingabbiami.-
Gli porgo i polsi ma lo sceriffo se la ride. Cazzo c’è di così divertente?
Sa che l’ossessione e la possessione mi spingono a diventare uno dei figli di puttana più pericolosi in circolazione. Lo sa!
-Prima la piccola Beth ti denuncia per molestie sessuali, e adesso tu mi chiedi di tenerti lontano da lei. Cosa c’è che non va in voi?-
-Mi prendi per il culo?-
-Per niente. Ci sta già pensando il karma.-
Gli lancio un’occhiata truce perché, karma un cazzo, lo sceriffo mi sta davvero prendendo in giro.
-Daryl, ascolta..-
-No, tu ascolta.-
Poggio un pugno sulla scrivania, e gli punto l’altro indice contro.
-Non voglio guai con la legge.-
-Non crearli, allora.-
-Se qualcuno si ritrova con il setto nasale rotto, non venire a rompermi i coglioni.-
-Mi stai, dunque, dicendo che se qualche.. amico.. di Beth dovesse denunciarti, io dovrei.. non compiere il mio lavoro?-
-Vedila come ti pare.-
Io l’ho avvertito. Ho avvertito tutti.
L’unico che non ho messo in guardia è solo il sottoscritto.






Note d’autrice
Ciao a tutte!!!!
Non ho molto da dire su questo capitolo, credo parla da sé! (Almeno spero!)
Spero vi sia piaciuto!
Se avete, però, qualche consiglio o c’è qualcosa che non gradite, come dico sempre, fatemelo sapere senza problemi!

Ringrazio tutte voi che leggete ( e tal proposito, mi farebbe davvero piacere conoscere -anche per messaggio privato- il parere delle ‘lettrici silenziose’. Solo per capire se la storia vi prende davvero o se il conteggio delle visualizzazioni è sballato! xD) e che mi seguite! :)

Un forte abbraccio e alla prossima!

 
   
 
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