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Autore: Nene_92    02/03/2017    14 recensioni
[INTERATTIVA - ISCRIZIONI CHIUSE]
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Londra, Giugno 2007.
Sono passati sette anni dalla gara organizzata da Antares che si è tenuta a Villa Black, che serviva per dare un nuovo erede maschio alla famiglia.
Cassiopea e Darius Levenvolde sono ormai sposati da tempo, hanno una figlia di quattro anni e un altro piccolino in arrivo.
Ma una sera, durante una festa organizzata da Cassiopea, un cadavere viene buttato dentro alla piscina, scatenando il panico tra gli ospiti.
E il cadavere, disgraziatamente per la famiglia Levenvolde, è quello di Samuel Larson, cameriere della famiglia da cinque anni.
Chi è stato davvero ad ucciderlo? E perchè? Chi lo sa, magari proprio il vostro OC!
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(La storia, per chi conoscesse la serie, è vagamente ispirata a Devious Maids - Panni sporchi a Beverly Hills. Per chi non avesse letto "Un erede per i Black" è leggibile anche singolarmente)
Genere: Generale, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La nuova dinastia dei Black'
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Ciao a tutti!
Allura... innanzitutto mi scuso per il ritardo, ma come molti di voi già sapranno settimana scorsa mi sono laureata, perciò ho avuto molto da fare e poco tempo per scrivere.
In ogni caso ecco a voi il nuovo capitolo! ;)

Piccola avvertenza: vi consiglio di rileggervi un po' tutti i capitoli ogni volta (soprattutto le date), perchè non andrò sempre in ordine cronologico e non vorrei causarvi 'disordini temporali' del tipo "ma quello non era stato ferito alla gamba? Perchè corre come se niente fosse?" 

Ok, buona lettura ;)


- L'omicidio di Samuel Larson - 



21 giugno 2007, Londra, Villa Black - Levenvolde (giorno dell'omicidio)




Sylvia si morse violentemente la lingua per non emettere un gemito incontrollato provocato dall'orgasmo che Theophile le stava facendo provare.
Avevano insonorizzato la camera, ma chiunque sarebbe potuto comunque entrare lì dentro in ogni momento, interrompendoli sul più bello.
Ansante, la donna si appoggiò con la schiena alla colonna di marmo dietro di lei, mentre il suo amante le sprofondava dentro ad un ritmo sempre più incalzante.

Sylvia sapeva che non avrebbe dovuto cedere di nuovo e soprattutto non a quella festa - suo marito si trovava nel cortile, a poca distanza dalla stanza dove loro due si erano rifugiati - ma non era proprio riuscita a trattenersi.
In fondo, che il loro matrimonio fosse una farsa, combinato solo per volere delle loro famiglie, era cosa nota.
Così, appena aveva visto Theophile solo in un angolo, era stata lei a prendere l'iniziativa: con la scusa di parlargli di un problema sul lavoro - essere colleghi aveva anche dei vantaggi dopotutto - l'aveva trascinato in una stanza vuota.
Poi erano stati i loro corpi a fare il resto.

"Oh per Merlino!" Li interruppe la voce di Samuel, entrato in quel momento nella stanza come nelle peggiori previsioni di Sylvia, costringendoli così ad interrompere il bacio di colpo come se si fossero scottati. "Ecco perchè non si apriva la po... Theo!" Esclamò poi, ancora più sorpreso riconoscendo il cugino.

Per un attimo il silenzio regnò sovrano nella stanza, con la situazione bloccata a mezz'aria.
Poi Samuel sembrò riprendersi.
Si schiarì la gola, appellò ciò che era venuto a prendere - un paio di casse piene di bevande - e se ne andò come se niente fosse successo, ignorando i richiami di entrambi.

Ma il sorrisino che sfoggiò prima di uscire dalla stanza non piacque a nessuno dei due.



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postimage postimage Electra e Perseus Black, 2 e 4 anni (figli di Gillian e Nihal Black)



Cassiopea attraversò il cortile infuriata, anche se regolò il suo passo in modo tale che, ad un occhio esterno, potesse sembrare tranquilla e sicura di se stessa.
Non solo aveva litigato con Darius prima dell'inizio della festa, ma subito dopo l'aveva raggiunta quel borioso di August Travers per proporle un matrimonio combinato tra Lyra e suo figlio Manuel.

"Mia figlia ha quattro anni!
E' una bambina!" Aveva sbottato incredula lei "E anche se non lo fosse, sono contraria ai matrimoni combinati." Aveva chiuso la questione in maniera secca, andandosene prima ancora che l'uomo potesse replicare.
Sapeva già che se si fosse trattenuta anche un solo secondo in più, l'avrebbe probabilmente preso a schiaffi solo per averglielo proposto.
Nonostante fosse incinta, non ci teneva a fare la figura della pazza isterica per colpa di una serata storta.

Raggiunta la sua meta si piegò - per quanto fosse possibile dato il pancione - sulle ginocchia, sfoggiando un sorriso luminoso per i tre bambini che si trovavano a giocare in quell'angolo di cortile.
Oltre a sua figlia, erano presenti infatti anche i suoi nipotini Electra e Perseus, vigilati a vista da Cecilia, seduta comodamente a tavolino con un drink tra le mani e un sorriso sulle labbra.

"Mamma!" La accolse festante Lyra, lasciando andare il gatto che aveva tenuto tra le mani fino a quel momento e spalancando le braccia per essere presa in braccio.
Con una nota di divertimento, Cassiopea vide il gatto approfittare della momentanea distrazione della bambina per fuggire il più lontano e velocemente possibile, perciò decise di fornirgli più tempo per la fuga accontentando la figlia.
Mentre Lyra si accoccolava sul suo petto, Electra, muovendo passi incerti, si aggrappò alla sua gamba e Perseus, per l'ennesima volta, allungò le braccia per sfiorarle il pancione e chiederle come facesse a starci dentro suo cugino senza sentirsi stretto.

"Sai che me lo sono chiesto sempre anche io?" Intervenne Cecilia alzandosi dal tavolino, visibilmente divertita dalla domanda che ogni volta metteva in difficoltà sua cugina. "Purtroppo però ancora nessuno l'ha capito. Anzi, sembra che lì dentro si stia incredibilmente comodi." Concluse strizzando l'occhio in direzione della Black.
Immediatamente Electra si girò verso di lei, allungando le braccia. "Tia in baccio!"
"Anch'io!" Le fece eco il bimbo, lasciando così perdere il pancione di Cassy.

"Oh Morgana! Sono qui da neanche una settimana e ho già il mal di schiena!" Si lamentò Cecilia borbottando, ma chinandosi per accontentarli entrambi. Ovviamente lo disse a bassa voce, in modo tale che solo sua cugina potesse sentirla.

In realtà mentiva sapendo di mentire. Era ben felice di poter spupazzare i suoi nipoti in quel modo. E come aveva detto più di una volta sia a Gillian che a Cassiopea "Voi siete le mamme e li educate. Io sono la zia e li vizio."

Cassiopea ridacchiò divertita, mentre stampava un bacio sulla tempia della primogenita, sentendosi improvvisamente più calma. Le bastava sentire il profumo di sua figlia per tornare ad essere in pace col mondo. "Credimi Sil... un loro sorriso ti da la forza per affrontare qualsiasi cosa."



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"Sicura che non possiamo darti una mano Cata?" Domandò Candice osservando la governante dei Black sistemare gli ultimi dettagli nei tavoli presenti nel cortile retrostante a colpi di bacchetta.
"Ormai ho finito." Rispose lei facendo planare un mazzo di fiori dentro ad un vaso di vetro e facendo sbocciare alcuni boccioli di rosa.
"Neanche per le luci?" Tentò di nuovo Lysbeth, osservando come queste ultime fossero state disposte e appuntandosi mentalmente dei piccoli accorgimenti che avrebbero di sicuro potuto migliorarne la resa. In ogni caso dovette riconoscere che il lavoro fatto era comunque ottimo.
"Siamo a posto." Ripetè però Catalina "Se proprio volete aiutarmi ditemi piuttosto che siete pronte con quello che voi due dovete fare." Affermò gettando un'occhiata alle custodie dei violini delle due ragazze, appoggiate in un angolo del palco che si trovava al centro del cortile.
"I violini sono perfettamente accordati e lucidati." Confermò Candice mostrandole il pollice.
"E ci siamo esercitate insieme per tutta la settimana." Rimarcò la dose Lysbeth. "Sono sicura che sia gli invitati che i padroni di casa ne rimarranno pienamente soddisfatti."
"Buon per voi." Rispose Cata con un piccolo sorriso, terminando finalmente di sistemare il cortile con un ultimo colpo di bacchetta e osservando il risultato finale.

Una serie di tavolini rotondi erano disseminati per il cortile, posizionati l'uno rispetto all'altro in modo equidistante.
Una parte di essi era allo scoperto, un'altra invece si trovava sotto all'enorme tendone che galleggiava pigro a mezz'aria, messo come sicurezza nel caso dovesse venire a piovere.
Ma il cielo era limpidissimo e le prime stelle avevano iniziato a fare capolino insieme alla luna, aiutando così ad illuminare l'ambiente insieme alle lucciole.

Di certo nulla, in quel momento, poteva far presagire ciò che sarebbe successo di lì a poco.


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Caroline Fisher arrivò trafelata, quasi correndo, davanti all'ingresso di Villa Levenvolde.
Nonostante avesse ricevuto quell'invito da settimane e si fosse ripetuta più e più volte di non potersi in alcun modo permettere di fare tardi, alla fine era arrivata tardi comunque.
Stava per entrare, quando due voci concitate provenienti da un lato della Villa attirarono la sua attenzione.
Non riuscendo a reprimere la curiosità - e avendo anche riconosciuto almeno una delle due voci - tirò fuori la bacchetta e si diresse verso il punto dal quale i suoni provenivano.
Riconobbe immediatamente la sua collega di studio Alexis, così come ci mise poco a riconoscere anche il secondo individuo, Elliott Florence, il giornalista più ficcanaso del mondo magico dopo Reeta Skeeter.
Ciò che non riuscì invece a capire però, fu l'oggetto della discussione.
Di sicuro qualcosa che li riguardava entrambi da vicino, visti i toni sempre più accesi usati dai due.

Quando Alexis però tirò fuori la bacchetta e la puntò contro l'uomo, Caroline non riuscì proprio più a restarsene in disparte.
Conosceva bene le carogne come Florence e sapeva che l'uomo stava cercando solo una scusa per poter gettare fango su qualcuno. E Alexis, sstraendo la bacchetta, stava per fornirgliene una su un piatto d'argento.

Per quel motivo la donna si schiarì la gola in maniera forte e decisa, mostrando così la sua presenza e attirando l'attenzione su di lei.

Immediatamente la situazione sembrò rientrare: sia Alexis che Elliott smisero di litigare e riposero le bacchette nelle tasche. Poi si allontanarono di parecchio l'uno dall'altro.
"Questa Villa è proprietà di mio cugino*" Sibilò la Bulstrode all'indirizzo del paparazzo "Quindi vedi di sparire immediatamente e non farti vedere minimamente in giro questa sera se non vuoi guai!" Concluse ancora infuriata.

Davanti ad una Caroline alquanto stupita - difficilmente aveva visto la collega perdere le staffe in quel modo - la donna se ne andò velocemente, dirigendosi verso l'ingresso della Villa.
E poco dopo Elliott fece altrettanto, seguendone la scia.

"Prevedo grossi guai questa sera." Borbottò Caroline a se stessa.

Neanche lei poteva immaginarne quanti però.



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"Mi scusi..." Disse Eleanor gentilmente avvicinandosi ad un uomo sulla quarantina che si trovava vicino alla piscina, attirandone così l'attenzione "Lei per caso è Myles Snow? L'insegnante di Difesa contro le Arti Oscure di Hogwarts?" Domandò curiosa, attirando così l'attenzione anche di una ragazza bionda e pallida lì vicino, che si voltò impercettibilemnte verso di loro per ascoltare la conversazione.
"In persona." Rispose lui, voltandosi nella direzione della ragazza per stringerle la mano. "Con chi ho il piacere di parlare?" Si interessò.
"Eleanor Parker." Si presentò lei "Sono un'Auror."
"Ah una collega del padrone di casa!" Capì in quel momento Myles.
"In effetti sono proprio la sua partner in missione." Specificò lei.
"E cosa potrebbe mai volere un'Auror addestrata da un semplice insegnante come me?" Si interessò l'uomo, incuriosito.
"Più che altro ero curiosa di conoscere di persona l'uomo che finalmente è riuscito a mantenere la cattedra di Difesa tra le mani per più di un anno!" Spiegò Eleanor "Quando andavo io ad Hogwarts li cambiavamo di continuo."
"Direi che era normale, visto che la cattedra era stata maledetta da Lord Voldemort in persona!" Si inserì di punto in bianco nella conversazione la ragazza bionda, facendo venire i brividi sulla schiena ad Eleanor.

Nonostante fossero passati quasi dieci anni dalla caduta del mago oscuro, pronunciare il suo nome in Inghilterra provocava ancora qualche problema. Soprattutto per chi, come la Parker, aveva vissuto la giovinezza imparando a temerne il nome.

"Ma morto lui non esiste neanche più la maledizione, dico bene?" Continuò la ragazza tranquilla "In ogni caso piacere, Amelie Northman." Aggiunse allungando la mano prima a Myles e poi ad Eleanor. "Non ho bisogno di spiegarvi chi sono, immagino."

Amelie Northman. Colei che, insieme al gemello, è riuscita a prendere in mano le redini di molte banche dei maghi dopo che queste furono tolte dal controllo dei folletti. Si ritrovò a pensare Eleanor velocemente. Probabilmente colpevoli di diverse truffe, ricatti e raggiri che però nessuno è mai riuscito a dimostrare.
No, quella ragazza non aveva bisogno di presentazioni.

Il momento di silenzio venne interrotto da Myles "In effetti è così, visto che insegno ininterrottamente da sette anni." Spiegò cercando di ricreare l'atmosfera presente prima dell'interruzione della ragazza nordica.
Cosa che gli riuscì perfettamente.

Almeno finchè un cadavere non venne buttato nella piscina, schizzando tutti e tre di acqua e sangue.


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"Questo era esattamente ciò che ci serviva." Commentò Aaron soddisfatto, vedendo i documenti che Melisandre gli aveva appena fornito.  "E' incredibile come tu sia riuscita a recuperarli così in fretta, quando noi siamo stati su questo caso per così tanto." Commentò stupito.
La donna si permise un piccolo sorriso, senza però esporre più di tanto la soddisfazione che provava. "Mi avete indirizzato voi sulla strada giusta." Si limitò a rispondere "E io ho a disposizione strumenti leggermente... diversi rispetto ai vostri." Concluse senza soffermarsi troppo a specificare di cosa stesse parlando.
E Aaron, con un cenno della mano, la invitò a non preseguire oltre.
Sapevano entrambi che forse quegli strumenti non erano del tutto rientranti nell'ambito legale, ma a volte erano comunque necessari.
Soprattutto se servivano per incastrare delinquenti di un certo calibro.

L'uomo stava per porre alcune domande alla donna riguardo ai documenti che gli aveva portato, quando la voce di Aysha li interruppe.
"Capo, abbiamo un problema." Annunciò con tono di voce serio. "Grave."
Dal momento che non aveva neanche bussato alla porta per comunicarglielo, Aaron non dubitò della veridicità di quella informazione neanche per un istante.
"Che tipo di problema?" Si limitò a chiedere, volgendo tutta la sua attenzione alla collega.
"Un omicidio." Rispose Aysha, ancora affacciata sulla porta.
"E sarebbe un problema perchè...?" Domandò Morgan incuriosito.

Un omicidio era sicuramente un brutto evento. Ma non così tanto da essere definito 'problema grosso', come invece era stato ribattezzato da Aysha.

"Perchè è avvenuto nella Villa dei Levenvolde." Spiegò velocemente la donna, dopo aver ottenuto un breve cenno di assenso da Aaron che la autorizzava a parlare anche di fronte a Melisandre, che si era messa ad ascoltare attentamente. "Sia Darius che Eleanor sono lì. E di sicuro non sarà una buona pubblicità per il Dipartimento. Soprattutto con quel paparazzo, Florence, in agguato."

"Ma porca..."

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"Ehy Julia! Ma che fine avevi fatto? Non è da te arrivare così in ritardo!"

Julia Carlisle, sbiascicando scuse su scuse al suo capo, si infilò frettolosamente il camice da lavoro da guaritrice.
Tutto questo mentre attraversava a passo di marcia il lungo corridoio del San Mungo, cercando di recuperare un po' del tempo che aveva perso.

Velocemente recuperò un paio di cartelle di alcuni pazienti, pronta a fare il suo solito giro di routine.
Ma prima di potersi avviare per le scale, venne bloccata dal suo capo, che l'aveva seguita come un'ombra fino a quel momento.

"No stasera non ti occuperai di quei casi: li ho già assegnati a Maisy e Will." La bloccò appoggiandole una mano sulla spalla per arrestare la sua corsa.
"Che?" Domandò lei distrattamente girandosi. "Perchè?"
"Perchè devi fare un'autopsia." Spiegò brevemente lui "Sei la più brava in questo campo... è per questo che ti stavo cercando."
"Ah." Rispose lei con una smorfia. 

Nonostante la sua bravura non le piaceva per niente fare le autopsie. In certi casi erano solo un modo per realizzare fin dove era in grado di spingersi il sadismo umano.
Ma non poteva proprio rifiutare. Sapeva che Robert contava su di lei.
E ci teneva un bel po' a guadagnarsi quella promozione che era in ballo da mesi.
Era già arrivata in ritardo, non poteva permettersi di sgarrare nuovamente rifiutandosi.

"D'accordo." Si arrese alla fine. "Chi sarebbe il cadavere?"
"Un cameriere che lavorava per una famiglia purosangue. Un certo Samuel Larson."


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* per chi non se lo dovesse ricordare o non avesse letto l'altra storia, la madre di Darius Levenvolde è Meissa Bulstrode

Il prossimo capitolo arriverà sicuramente prima di questo, promesso!
A presto! ;)


  
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