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Autore: Ormhaxan    06/03/2017    5 recensioni
«I am the son and the heir of a shyness that is criminally vulgar, I am the son and heir of nothing in particular.»
È il 1985 a Londra e tra le strade della City si propaga la musica degli Smiths, simbolo di una generazione incasinata, affamata di vita, di riscatto e successo.
È il 1985 e Andrea fa del suo meglio per arrivare a fine mese, destreggiarsi tra un lavoro in un pub a Camden Town, pagare le bollette entro la scadenza e non finire fuori corso. La sua vita da ragazza di ventidue anni procede tranquilla, tra un turno di lavoro estenuante e una birra tra amici, fino a quando una serata come tante la sua migliore amica, Zoe, non fa un annuncio che lascia tutti di stucco: è finalmente entrata a far parte di una rock band, di cui diventerà la cantante, grazie a un annuncio trovato in un negozio di musica. Da quel momento, nulla sarà più come prima e il destino di Andrea deciderà di intrecciare i propri fili con quelli di altre persone quasi del tutto dimenticate, con la vita di un ragazzo scostante e apparentemente insignificante che vive esclusivamente per la musica.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Zoe apre e chiude le mani, stringe i pugni e fa un respiro profondo.
La salivazione sembra essersi bruscamente azzerata e le sue labbra sono secche tanto quanto la sua gola mentre osserva l’ingresso di quel garage situato nella zona a Sud di Londra, a Brixtol.
Prende un respiro profondo, controllando per l’ennesima volta l’indirizzo scritto a penna sul foglietto che tiene nella tasca destra della sua giacca scamosciata di seconda mano che le arriva poco sotto i glutei: nessuno sbaglio, il posto in cui si trova è esatto, oltre quella saracinesca grigio scuro la stanno aspettando i tre ragazzi che, con un po’ di fortuna, nel giro di qualche giorno diventeranno ufficialmente la sua band.
Il suo sguardo ricade su di un piccolo campanello nascosto nell’angolo destro del muro, un pulsantino rosso che non ha notato fino a quel momento; titubante, Zoe avvicina il dito, tentenna un paio di volte prima di premerlo – probabilmente, pensa un attimo prima di schiacciare il bottone rosso, ha sbagliato a non far venire Andrea con lei, a persuaderla a non accompagnarla in quella che potrebbe essere la volta della sua vita.
Trattiene il fiato, in attesa, e sussulta quasi impercettibilmente quando la serranda si alza emettendo un rumore stridulo, così acuto da provocarle la pelle d’oca: un ragazzo con lineamenti spigolosi e neri capelli che gli ricadono sulle spalle si guarda intorno, accennando un fugace sorriso quando il suo sguardo gentile incontra quello della ragazza, indentificandola immediatamente come colei che ha chiamato qualche giorno prima e con cui lui stesso ha parlato.
«Devi essere Zoe! – esclama serafico e la rossa annuisce – Avanti, entra, così ti presento gli altri. Sai, ti stavamo tutti aspettando con una certa impazienza.»
Zoe lo segue, meravigliandosi di come all’interno l’ambiente sia più luminoso di quanto abbia precedentemente immaginato: pallidi raggi di luce obliqua entrano da due finestre, una molto più grande dell’altra, e le pareti sono dipinte di una calda tonalità di beige, tappezzate da poster di rock band famose o locandine di concerti.
Qua e là ci sono delle chitarre, un basso acustico e uno elettrico, mentre sul fondo della stanza c’è la batteria; al centro della stanza è stato messo un divano di pelle marrone rovinato e mezzo sfondato da un lato, mentre attorno a un piccolo tavolino di plastica ci sono tre sedie fatte dello stesso materiale.
«Da dove vieni? – chiede curioso Jeff – Non hai un accento di queste parti, l’ho capito quasi immediatamente quando ci siamo parlati per telefono.»
«Vengo dal Galles, ma vivo a Londra da qualche anno.»
«La ridente Valley! – esclama con tono palesemente sarcastico – Come biasimarti? A parti invertite, anche io sarei fuggito da quella massa di pecoroni bigotti dell’Ovest, stando ben attento a non tornarci.»
Zoe non replica, sapendo che quelle parole rispecchiano tutto il suo malessere nei confronti della sua terra natia: da quando è andata via di casa si è ben tenuta lontana da quel luogo, da quella comunità bigotta, persino dai suoi stessi genitori.
Solo una volta ha chiamato sua madre per farle gli auguri di Natale, ma ben presto quella stessa telefonata aveva assunto toni piuttosto freddi, concludendosi con parole piene di astio e di biasimo, ammonimenti circa la vita sregolata e peccaminosa che, a dire dei suoi genitori, la ragazza stava conducendo.
«Tu devi essere Zoe! – una voce femminile e squillante la desta dai suoi pensieri astratti – Io sono Leslie, Lex, ragazza di Jeff e bassista della band.»
Le sorride, come sorridenti sono i suoi grandi occhi verdi, trasmettendole uno strano senso di tranquillità: la biondina dal viso leggermente punteggiato di lentiggini emana una vitalità e una strana euforia che metterebbe di buon umore il più burbero degli anziani, delle vibrazioni positive tali da riuscire a calmare i nervi di Zoe, farle credere per la prima volta da giorni che tutto andrà bene, che troverà dei buoni amici in quei tre.
«Piacere di conoscerti, Leslie.» risponde accennando un sorriso, prima che il suo sguardo cada oltre la bionda, verso un ragazzo con i capelli neri e ricci che se ne sta seduto a gambe penzoloni su di un amplificatore.
«Lui è Mike, il nostro batterista. – informa Lex, intercettando il suo sguardo e leggendole nella mente – Non è un grande oratore, anzi il più delle volte se ne sta zitto in un angolo.»
«Basti tu per tutti e tre in fatto di parlantina. – ghigna e accenna un saluto con il capo in direzione di Zoe – Felice di conoscerti, ginger. Spero vivamente che ci salverai da questa tetra situazione in cui siamo caduti.»
«Mike!» Leslie lo ammonisce: sebbene il batterista abbia ragione, è troppo orgogliosa per ammettere davanti ad un’estranea che la loro band, la sua band, la cosa più importante che ha costruito nella sua vita, sta andando a pezzi. È troppo orgogliosa anche solo per ammettere che Zoe sembra la loro ultima possibilità, la sua unica speranza per risollevare le sorti di tutti loro. Lei e un chitarrista non ancora trovato.
«Non starlo a sentire, - continua, questa volta rivolgendosi esclusivamente a Zoe – la nostra band va alla grande, andrà ancor meglio quando avrai finito di cantare e stupirci tutti con la tua voce. Hai detto che canti nei pub e nei bar da un paio d’anni, giusto?»
«Sì, esatto. – conferma la rossa, annuendo – Principalmente bluse, ma me la cavo bene anche con il rock. Sai, roba alla Patti Smith, Blondie, alle volte canto anche qualcosa di Janis, ma solo quando ho la voce al massimo della potenza.»
«Che ne dici allora di farla ascoltare anche a noi questa soave voce?» interviene per la seconda volta Mike, provocatorio, e per la seconda volta sia Lex che Jeff vorrebbero metterlo a tacere.
«Magari prima potremmo bere qualcosa, magari una birra o qualcosa del genere. – propone Jeff, cercando di mettere la rossa a proprio agio – In frigo abbiamo abbastanza assortimento.»
«No, grazie, sto apposto così. – Zoe abbozza un sorriso che non nasconde nervosismo – Se per voi va bene, vorrei cantare.»
«Certo, nessun problema. – Lex ricambia il sorriso – È già tutto pronto, puoi iniziare quando vuoi.»

E così Zoe si posiziona dietro il microfono, ne regola l’altezza e, preso un respiro profondo, si appresta a cantare: ha passato due giorni interi a decidere cosa cantare, se optare per qualcosa di più soft oppure su qualcosa di più graffiante, incisivo, qualcosa capace di far venire la pelle d’oca.
Ha provato vari pezzi, ognuno dei quali è stato minuziosamente studiato ed eseguito davanti ad Andrea, la quale le ha dato preziosi consigli; alla fine, Zoe ha optato per ciò che da sempre sa eseguire meglio, per una canzone del 1965 reinterpretata da Nina Simone, la prima cantante che ha ascoltato nella sua vita grazie ad un vinile impolverato nascosto tra i tanti collezionati da suo padre e di cui si è immediatamente innamorata.
Le note di I put a Spell on You iniziano a vibrare nell’aria per mezzo della sua voce ferma e decisa, graffiante quando serve; la reinterpreta a modo suo, dandole una sfumatura più selvaggia, più rock, senza però dimenticare le sue radici bluse, il suo groove intenso.
Leslie, Jeff e Mike l’ascoltano in silenzio, seduti sul divano di pelle malandato, si lasciano cullare da quella voce calda e fredda allo stesso tempo, una voce che da tanto tempo stavano cercando e che, si dice Lex mentre l’ascolta ad occhi chiusi, porterà tutti loro lontano.
Nessuno ha il coraggio di interromperla, così Zoe continua a cantare fino alla fine, fino all’ultima nota che si espande leggera nell’aria tiepida di quel garage, accarezza le orecchie dei tre ragazzi  e svanisce improvvisamente.
«Cazzo! – Jeff è il primo a parlare, sbalordito da quella ragazza minuta e dalla sua energia – Sei stata grande, cazzo, grande! Non sentivo una voce così da… bè, probabilmente qui a Londra non ho mai sentito una voce come la tua.»
«Dici sul serio?»
«Certo che sì, - interviene Leslie – la tua voce è tutto ciò che stavamo cercando, è graffiante, calda e decisa. In giro non c’è nulla di simile e te lo dice una che ogni sera gira pub e american bar alla ricerca di qualcosa di nuovo; ora che ci penso, forse non ne ho girati abbastanza, perché mi sono persa una bomba come te.»
Lex si avvicina a Zoe, la guarda dritto negli occhi e poi, supplichevole, dice: «Entra a far parte del nostro gruppo, Zoe. Insieme, ne sono sicura, andremo lontano e… - sospira – odio ammetterlo, lo odio, ma abbiamo dannatamente bisogno di te!»
Zoe guarda Jeff e Mike, anche loro impazienti di sapere la sua risposta, desiderosi di averla con loro; neanche nei suoi sogni più remoti si è immaginata una cosa del genere, di fare colpo alla prima canzone, di conquistarli tutti così facilmente. Finalmente, quella è la sua occasione, l’occasione che stava cercando. Loro erano quelli giusti: intraprendenti, caparbi, testardi anche, delle persone che non si sarebbero fermate davanti al primo ostacolo e avrebbero conquistato a tutti i costi successo e fama.
«Mi farebbe molto piacere suonare con voi.»
Leslie urla dopo aver ricevuto quella domanda e, un attimo dopo, la sta abbracciando.
«Sapevo che saresti stata quella giusta. Lo sapevo. – sorride euforica – Benvenuta tra noi, Zoe, benvenuta negli Helter Skelters.»


 

**



È sera quando Zoe lascia il garage di Brixtol, ma non è ancora così tardi come crede.
I negozi sono ancora aperti, c’è tempo per fare qualche commissione, per passare dal negozio di musica di Peter e ringraziarlo per averle consigliato quell’annuncio, per averla spronata a provarci nonostante le porte in faccia ricevute nei mesi passati, a non arrendersi.
Si sente leggera mentre cammina per la strade di Londra, merito sia dell’euforia che delle tre lattine di birra che si è scolata con gli altri, mentre milioni di pensieri le affollano la testa: cambierà davvero la sua vita? Sarà davvero una svolta, riuscirà ad essere all’altezza delle aspettative dei ragazzi e non rovinare tutto?
Entra nel negozio di musica come un fulmine, accompagnata dal rumore della campanella che annuncia la sua presenza, e sta per iniziare il suo lungo ed entusiasmante monologo quando nota che quello dietro il bancone della cassa non è Peter, il proprietario, ma un ragazzo con lunghi capelli castani legati in una coda morbida che arriva fino poco meno di metà spalla e degli occhi scuri indagatori.
Il suo fisico è slanciato, è abbastanza alto, le sue braccia sembrano muscolose da sotto la felpa che indossa; ha la barba, una barba folta ma curata e, deve ammettere Zoe, è davvero un bel ragazzo.
«Posso fare qualcosa per te?» chiede il tipo dal nome misterioso, restando impassibile.
«Cercavo Peter.»
«È impegnato con i ragazzini e ha lasciato il negozio a me. – informa – Sono una sottospecie di commesso, anche se praticamente Peter mi fa fare qualsiasi cosa gli passi per quella testa malata.»
«In questo caso ripasserò domani. – dice con calma, sopprimendo una risata al pensiero di Peter che urla ordini di ogni genere da dietro il bancone – Magari potresti dirgli che Zoe è passata e che tutto è andato per il meglio?»
«Non ho idea di cosa significhi ma certo, nessun problema. – il ragazzo abbozza un sorriso algido – Allora ci si vede, Zoe.»
«Grazie mille, te ne sono molto grata.  Alla prossima…»
«Lip! – esclama il ragazzo, concludendo per lei la frase — Mi chiamo Lip.»

 




*




Angolo Autrice: Hello, folks! Nuovo capitolo, in cui le cose iniziano finalmente a muoversi. Zoe (che nel banner iniziale ha il volto di Karen Gillan, mio prestavolto ideale) è entrata a far parte della band di Leslie e Jeff - il nome della band, per chi non lo sapesse, è ispirato ad una canzone dei Beatles - e, per circostanze apparentemente casuali, ha conosciuto il nostro Lip.
Una dopo l'altra, ogni strada si incrocerà per la prima volta o nuovamente, ma prima che avvenga dovrete avere pazienza.
Avviso subito che non so quando aggiornerò nuovamente, è molto probabile che prima dell'ultima settimana di Marzo non venga aggiornato nulla - questo vale per tutte le mie storie. Ultimo ma non meno importante, ringrazio tutti voi che leggete, seguite e soprattutto quelle sante persone che recensiscono!

Alla prossima,
V.
  
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