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Autore: la ladra di libri    22/03/2017    10 recensioni
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Cassie osservava il paesaggio fuori dalla sua cameretta, sul balcone che dava sul boschetto accanto casa sua; l'indomani sarebbe partita per il castello di Hogwarts, e anche se era notte fonda non riusciva a dormire, perchè da quell'anno sarebbe arrivata a studiare anche la maggior parte dei suoi cugini.
"Speriamo che la McGrannit non abbia un malore"
Mormorò divertita mentre le punte dei patelli diventavano viola per l'emozione
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Terza generazione
Genere: Avventura, Fantasy, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corvonero, Maghi, fanfiction, interattive, Serpeverde, Tassorosso
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Smistamenti
 
Max si sedette al suo tavolo, sospirando quando si lasciò cadere a peso morto sulla panca. Era veramente stanco, ma non morto. Era una stanchezza diversa, piena di energia allo stesso tempo; un po’ come quando hai mangiato tanto ma hai comunque voglia del dolce, cosa che in quel momento non avrebbe rifiutato.
Salutò con un cenno del capo alcuni ragazzi tassorosso che seguivano le lezioni di erbologia e incantesimi con lui, e sobbalzò appena quando sui cugino si sedette accanto a lui.
“Ciao Sam” gli sorrise cordialmente, mentre l’altro alzò appena un sopracciglio in segno di saluto. Max sapeva che il cugino non era esattamente la persona più amichevole della storia magica, ma gli si smorzò un po’ il sorriso, vedendo la mancanza di interesse dell’altro. Sapeva che non avrebbe dovuto offendersi, ma…

I suoi pensieri furono interrotti dall’arrivo dei primini, che tutti agitati stavano entrando nelle Sala; sorrise al ricordo dell’anno precedente, mentre quelli gli passarono davanti.

“Cassie, sono alti quanto te!” “Zitto, idiota!” esclamò la piccola Lupin, infastidita da uno dei suoi compagni di casa. Non le importava molto della sua statura, non le era mai importato… ma il rispetto lo si deve mettere prima di tutto.
“Woah, la tigre è aggressiva!” esclamò nuovamente il suddetto ragazzo, ma si ammutolì appena gli arrivò uno scappellotto sulla nuca. Tutti scoppiarono a ridere, tranne Cassiopea che guardò male la figura che si stava allontanando di spalle dopo aver attaccato la serpe. Voleva molto bene a suo fratello, ma sapeva difendersi da sola, anche se i modi non erano esattamente legali.

Sbuffò anche quando più tardi Nope le rispose dicendo che non voleva che la sorella finisse proprio il primo giorno di scuola in punizione, ricordandole che quello era compito suo. La ragazza sapeva che non avrebbe mai ammesso ad alta voce che le voleva bene, ma il loro rapporto era quello, e non sarebbe mai cambiato.

Nope si diresse con fare baldanzoso al suo tavolo dei corvonero, sedendosi appositamente vicino a Ed, che era immerso in un’accesa conversazione su un qualche libro babbano con un serpeverde infiltratosi nel loro tavolo. Lo notava spesso, era molto amico con il So-Tutto-Io, come Nope chiamava Ed, ma non ci aveva mai parlato.

“Ti dico che a parer mio è un libro molto profondo…” stava dice E… Edgard? Elliot?  Forse Enrich. Oh, poco importava. Iniziò a scarabocchiare qualcosa su un pezzo di carta che aveva tirato fuori dalla manica, e Ed notandolo pensò proprio che assomigliava a uno di quei prestigiatori babbani che sua cugina Felicity amava tanto guardare per televisione da nonna Hermione.

“Ed? Mi ascolti?” lo chiamò l’amico serpeverde schioccandogli le dita davanti al naso
“Eh? Oh, ero immerso nei miei pensieri. Cos’hai detto?” mormorò un po’ mortificato, accennando un sorriso cordiale.
L’amico, Enrich per la cronaca, non riuscì a finire di parlare, poiché venne interrotto dai primini che stavano entrando in quel momento nella sala.

Si poteva vedere davanti alla fila Felicity, per niente intimorita, che a tratti saltellava, incapace di contenere la felicità. Aveva visto per anni i suoi famigliari partire, e a stento credeva di essere davvero lì.

Jacqueline era immersa tra la folla, le dita che tamburellavano sulla coscia e la testa alta. Non aveva paura del cappello, sapeva che avrebbe affrontato qualsiasi responso a testa alta, come aveva sempre fatto.

Arya al suo fianco camminava con sicurezza, un sorriso leggero sul viso incorniciato da capelli rossi. Gli occhi, sbarrati dall’emozione, erano la perfetta rappresentazione della speranza: avrebbe potuto essere se stessa, lì?

Jonathan aveva la bocca spalancata, mentre osservava la Sala; molti notarono la sua camicia abbottonata male, la scarpa non allacciata, ma lui si sentiva così a suo agio che non se ne accorse. Si focalizzò su tutte le sensazioni positive che sentiva, e capì di voler stare davvero al castello, a casa.

Davie, al suo fianco, era nella sua stessa condizione, ma a bocca chiusa. Gli occhi alzati sul soffitto della stanza, sulle candele, sui tavoli, su tutto ciò che con essi poteva sfiorare. Aveva immaginato quel luogo così tante volte che quasi aveva paura fosse un sogno. Si diede un pizzicotto di nascosto sul braccio, ma capì veramente che era tutto vero quando quasi inciampò nei lacci del nuovo amico.

Il fatto non passò inosservato a Artemis, che pur trovandosi verso la fine della coda non si stava perdendo nulla. Mantenne uno sguardo impassibile per quasi tutta la serata, e solo pochi notarono le punte dei suoi capelli che cambiavano colore così velocemente che per poco non scintillavano, mentre camminava con fare sicuro verso la verità.

Shana girò su se stessa un paio di volte mentre camminava, ammirando l’immensità della sala in cui si trovava; non era abituata alla magia, e le candele sospese, il cielo che si vedeva nonostante il soffitto, i fantasmi che volavano…la stavano facendo impazzire dalla gioia. Gli occhi lucidi dalla felicità si posarono sul Cappello che aveva in mano la professoressa che li aveva accolti, e si sentì agitata.

In mezzo al gruppo si potevano notare quattro ragazzi, che si stavano scambiando occhiate piene di emozioni. Ellen e Isabelle si presero a braccetto, intenzionate a iniziare insieme quell’avventura. Si erano trovate sul treno, e con Damian e Ella erano diventati amici. Questi due, invece, si diedero una piccola spallata complice.

Nonostante le diverse reazioni, emozioni, e dimostrazioni di emozioni, avevano in mente un’unica cosa: in che casa finirò?
 
 
Lili's place
​Innanzitutto, scusate per l'enorme ritardo. Sono desolata, ma il periodo non è dei migliori (non starò qua a raccontarvi la mia vita, tranquilli)
​Ho dovuto dividere il capitolo quando mi son resa conto che... era troppo lungo! Avevo il terrore di non soffermarmi abbastanza su certi aspetti, quindi ho preso questa decisione (scusate anche se il testo è tutto attaccato, ho problemi con l'html).
​Scusate, devo scappare a far greco antico.
Ossequi,
​Lili
 
 
 
  
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