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Autore: Schully    08/04/2017    1 recensioni
Capitoli in revisione.
Mi sono messa a pasticciare dopo un finale di metà stagione mooolto deludente... se vi piace sognare forse questa storia fa per voi... premetto che l'ho scritta e pubblicata... non le ho dato il tempo di riposare sono troppo arrabbiata se c'è qualcosa da aggiustare dite son tutta orecchi.
Genere: Angst, Drammatico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Carol Peletier, Daryl Dixon, Rick Grimes, Un po' tutti
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ti fidi di me?

 

Abbiamo lasciato Alexandra circa due mesi fa su richiesta di Deanna, la nostra leader, per cercare altri sopravvissuti. Ero fiero che finalmente si fidassero di me e mi permettessero di portare avanti il mio progetto, anche se all’inizio non ci avrebbero scommesso un soldo bucato. Credevamo di essere gli ultimi, di vivere in una specie di eden, ma ultimamente abbiamo cominciato a percepire vita intorno a noi, spari qua e là, rombi di motori. Sicuramente la gente sopravvissuta là fuori è diversa da noi. Molti di loro saranno diventati quasi delle bestie, e se ci attaccassero? Se diventassero una minaccia per noi?
Alexandria ha bisogno di gente per crescere, di qualcuno che ci insegni come si sopravvive là fuori; siamo stati fortunati a non trovarci nella zona calda dell’epidemia, soprattutto all’inizio. Tutta la nostra zona era stata evacuata piuttosto in fretta. Per miglia e miglia intorno a noi non c’era nessuno…. di vivo. Almeno lo credevamo fino a qualche tempo fa. Questo, unito alla tecnologia eco-sostenibile del nostro rifugio e alla risolutezza della nostra leader, ci ha permesso per i primi tempi di continuare a vivere come se nulla fosse.

Ora però le cose stanno mutando, mandrie di non morti cominciano a comparire, e anche qualche gruppo di male intenzionati si avvicina. Finora siamo riusciti a tenerli a bada, finché siamo dietro le nostre mura siamo forti, ma per quanto tempo durerà? I nostri depositi cominciano a svuotarsi, e noi non siamo pronti, sono mesi che continuo a ripeterlo. Abbiamo bisogno di altre persone, brave persone che ci insegnino come sopravvivere fuori dalle nostre mura, a reiventarci e trovare altri modi. Finalmente, in una mattinata uggiosa, Deanna si è decisa e da allora io e Eric ci siamo assunti il ruolo di reclutatori: usciamo dai nostri confini, cerchiamo provviste e altri che come noi condividano la voglia di ricominciare.
Non è stato semplice, anzi, fidarsi degli altri diventa sempre più difficile; abbiamo dovuto esiliare alcuni membri della nostra città, dopo che li avevamo accolti calorosamente, quando abbiamo capito di che pasta fossero fatti, e non è stata una decisione facile. Fortunatamente nella nostra ricerca siamo aiutati dalla tecnologia, Alexandria in questo eccelle: eravamo un quartiere “sperimentale”, d’élite, e quando l’esercito è passato ci ha lasciato un paio di regalini.
Forse dovrei specificare che li abbiamo sottratti al loro controllo, ma perché recriminare sul tempo passato? Quindi possediamo dei microfoni ambientali e altri gadget, e li usiamo per ascoltare gli sconosciuti.
Non possiamo permetterci leggerezze, Alexandria DEVE rimanere un posto sicuro, per cui non può entrare chiunque. Eric mi fa sorridere quando dice che Alexandria è un po’ come quei locali esclusivi dove c’è la selezione alla porta e io e lui siamo i buttafuori. In effetti non ha tutti i torti, anche se io non mi sarei mai e poi mai pensato così… insomma…? Io? Un buttafuori? Ah ah, questa sì che è bella! Di certo la fine del mondo mi ha fatto più di una sorpresa.
In questi mesi di uscite, ne abbiamo viste di tutti i tipi, e spesso stare in disparte è stato veramente arduo, soprattutto per il mio compagno, ha un cuore così grande! Se fosse per lui aiuterebbe tutti, purtroppo in tempi come questi non è possibile.
I lupi sono troppo spesso travestiti da agnelli. Al nostro attivo abbiamo solo un paio di reclute e svariate forniture di tonno in scatola; poca roba a confronto di quello che avremmo potuto fare, ma meglio pochi e buoni, che tanti e coglioni, mi ripeto io. Dopo un paio di giorni di meritato riposo, io ed Eric siamo di nuovo fuori le mura in cerca di superstiti; sono settimane che non troviamo nessuno, però sono stranamente ottimista. La colpa è anche del suo sorriso, perché quando mi sorride così, io mi sento invincibile.
Mentre stiamo perlustrando i boschi accanto alla superstrada, vedo Eric armeggiare con l’antenna:
«Credo di aver captato qualcosa… laggiù, oltre quegli alberi» mi indica con il dito la direzione. Parcheggio il furgone al bel è meglio e ci inoltriamo silenziosamente nel bosco.  
 
 
Sono tre giorni che seguiamo questo nuovo gruppo e sono cautamente ottimista, rispondono alle nostre aspettative in maniera egregia, e forse anche qualcosa di più. Eric è eccitatissimo dal loro incontro: di ‘sti tempi, non è facile incontrare sedici “brave” persone; hanno anche una bambina con loro e confesso che pure io comincio ad essere impaziente. Vedo Eric entusiasta nei pressi della radio, mentre ascolta le conversazioni dei nostri obbiettivi. Si è stranamente appassionato alla storia di due membri del gruppo che stiamo seguendo, tali Daryl e Beth, secondo quanto dice il mio ragazzo, stiamo assistendo ad un amore tormentato, ed Eric con tutto questo ci va a nozze. Intendiamoci, non è che sia sadico o cose così, solo che gli piace fare il tifo, si appassiona alle storie d’amore, è un romanticone. Non mi sento di biasimarlo dopotutto, restano così poche cose per cui essere felici, che se lui è contento così, va bene. Mi avvicino con lo spazzolino tra i denti:
«Llora, gno...bita?»
«Potresti non parlare con la bocca piena? Così non capisco niente!» Dopo essermi sciacquato rispondo:
«Dicevo… Novità?»
«Si sono quasi baciati… erano in macchina…» fermo Eric prima che possa partire con i suoi resoconti dettagliati.
«Non intendevo questo, non mi interessa di coso e cosa» Eric mi guarda offeso, con gli occhioni da cucciolo.
«Ma no, non intendevo… Oh, dai, Eric, cerca di fare il serio per una volta!» Mentre lo dico, però, mi scappa un sorriso, lui mi accarezza una guancia e facendomi l’occhiolino dice:
«È troppo facile!»
Gli do un bacio a fior di labbra e attendo che lui mi dia la vera risposta.
«No, nessuna novità, stanno ancora sgombrando le carcasse sulla superstrada e si apprestano a passare la notte.» Afferro il binocolo e mi metto ad osservare ciò che Eric mi ha appena descritto a parole. Quando quella che se non ricordo male si chiama Tara accende il fuoco, do il cambio ad Eric con la radio. A quanto pare hanno fatto una specie di gioco e si sono divisi in turni di guardia. Continuo ad ascoltarli mentre Eric, insonne, afferra il binocolo e si mette ad osservare silenziosamente.
«Dovresti cercare di dormire.» Dico guardandolo. Il mio ragazzo fa spallucce e risponde:
«Tsk! Tu non puoi capire… Questa è la sera!» Lo guardo ancora più confuso e lui continua nella sua spiegazione:
«Credo che stanotte sia la resa dei conti, lui la bacerà!»
«Ancora con questa fissa?» Ribatto un po’ scocciato, a dire il vero, ma anche divertito. Eric mi lancia un’occhiataccia che vale più di mille parole, si rintana sul tetto del furgone armato di binocolo e arrivato in cima mi fa la linguaccia. Ok, starete pensando questo uomo è assurdo. No, non lo è! È tutto quello che mi tiene ancorato alla realtà, senza di lui io… io sarei perduto.
«Scusami, hai ragione, ‘sta notte sarà sicuramente la notte.» Eric si limita ad alzare le spalle ed accomodarsi meglio sul tetto del furgone, pronto per la sua osservazione notturna. Mi fermo qualche minuto ad osservarlo, poi entro nella nostra casa mobile ed afferro un secondo binocolo.

È poco meno di un’ora che li osservo e ascolto silenziosamente, e alla fine il lieve russare di Eric è la mia unica colonna sonora. Sono felice che si sia finalmente addormentato, tra un paio d’ore volente o nolente dovrà darmi il cambio, sempre che nel frattempo non ci siano novità. Da quando la maggior parte del gruppo è andata a dormire, i discorsi si sono dimezzati, però io mi ritrovo qui ad ascoltare questa radio, in attesa di non so nemmeno io cosa. Ma qualcosa non torna.
Poi un’illuminazione mi coglie, non so da dove mi arrivi, però lo so, forse è un ronzio, forse è un brivido, però io lo so. Si sono accorti che li stiamo ascoltando, o perlomeno questo è il primo pensiero che mi passa per la testa. Ci potrebbero essere altre mille ragioni nell’eco che sento, ma il mio istinto mi dice che non mi sbaglio. C’è uno strano ticchettio nel ritorno di segnale: “Lo sanno” o se non lo sanno si stanno prodigando per saperlo, mi puntualizza il mio subconscio. “Che dovrei fare?” Sono un gruppo numeroso, pieno di risorse, avremmo di che guadagnare inglobandoli nella nostra società, ma… se li perdessi ancor prima di averli conosciuti? Se prima che io faccia la mia mossa si accorgessero di essere seguiti e, come è giusto che sia, male interpretassero i segnali? Se andassero via facendo perdere le loro tracce? Troppe domande e poche risposte abbondano nella mia mente, non mi resta che svegliare Eric e procedere con il piano B. Il piano A consisteva nel lasciargli dei regali utili lungo il cammino per conquistare lentamente la loro fiducia, il primo per esempio sarebbe stato una scorta d’acqua, visto che le loro riserve stanno per esaurirsi ma oramai è andato a farsi benedire.
Metto la pistola nella fondina sotto l’ascella, anche se so che non mi servirà a molto, e sveglio Eric che mi guarda confuso.
«Piano B» lui sembra rinsavire tutto d’un tratto «sei sicuro?» Mi domanda.
«Sì, non c’è più tempo» Eric mi fa una carezza, solca il mio viso dallo zigomo fino al mento con il dorso della mano e con l’indice sfiora le mie labbra «chi avvicinerai per primo?»  Sento l’ansia nella sua voce, credo che i più indicati siano Daryl e Beth, lo so io, lo sa lui. Sono gli unici che ancora nel gruppo “sperano”. Eric velocemente afferra il binocolo a infrarossi e si mette ad osservare, sbuffa sonoramente e io non posso fare a meno di domandargli il perché:
«Lo sapevo io… mai una gioia… non è che potresti aspettare ancora cinque minuti?» Il mio cipiglio è ancora più interrogativo. Eric si scoccia, mi mette in mano il binocolo per la visione notturna e mi indica la direzione da guardare: Daryl e Beth si stanno baciando. Deglutisco e mi volto verso Eric. Credo che dal mio sguardo trasparisca la mortificazione, perché Eric mi accarezza la guancia nuovamente:
«So che lo devi fare, che lo dobbiamo fare, sii solo… dai loro ancora un paio di minuti, ok? E sii prudente, mi raccomando, per favore. La mia vita è vuota senza di te» mi sfiora le labbra e resta a fissarmi. Lo bacio a mia volta e con risolutezza dico:
«Ci vediamo al punto di rande-vu tra tre giorni, se non dovessi arrivare…»
«non dirlo neanche» gli occhi di Eric sono lucidi e forse anche i miei «ti amo»
«lo so» risponde. L’ultimo bacio, poi sale sul furgone e si allontana.
Ora mi tocca ballare.
 
∞∞∞∞∞∞∞∞
 

Daryl è dappertutto, tra le mie mani, sulla mia bocca, sento a malapena la corteccia dell’albero che sfrega sulla mia schiena. Domani probabilmente avrò dei lividi a ricordarmi questo momento, ne sono felice. Ora però l’unica cosa che riesco a percepire è la mia fame di lui, non mi ero mai sentita così prima d’ora. Zack e Jimmy sono solo pallidi ricordi, deboli infatuazioni che non avrebbero in alcun modo potuto prepararmi alla tempesta che si sta scatenando dentro di me. Sento lo stomaco che si aggroviglia mentre le dita di Daryl si infilano sotto la mia maglietta, il suo tocco è ruvido e mi dona brividi sconosciuti. La pelle pizzica dopo il suo passaggio ma non m’importa, non mi importa più di niente. 

Voglio solo perdermi dentro di lui.

Daryl risale lentamente con la mano fino ad afferrare il mio seno, un gemito scappa dalle mie labbra. I miei capezzoli si inturgidiscono sotto il suo tocco, mentre la lingua di Daryl si fa più esigente, rubandomi definitivamente il respiro. Spingo istintivamente il bacino contro di lui mentre affondo le mani nei suoi capelli lunghi. Non avrei mai pensato di essere così… insomma… solitamente io sono piuttosto timida, ma quest’uomo scatena in me tali ondate di passione, che ora che ho assaggiato il sapore delle sue labbra non ne sono mai sazia. Voglio di più!
Anche per Daryl è così. La sua erezione spinge contro la mia parte più sensibile, anche con l’impedimento dei vestiti sento il suo desiderio, e il mio stomaco fa una doppia capriola. Si stacca da me e io troppo presa dalla situazione scambio il suo gesto per mancanza d’ossigeno, finché con la coda dell’occhio vedo un’ombra davanti a noi. Vaganti… è il mio primo pensiero, poi però Daryl parla in tono minaccioso brandendo la balestra:  
«Tu chi sei, che vuoi?»
«Scusate, non volevo interrompervi, ma ho urgenza di parlare con il vostro capo… Rick, giusto? Porto buone notizie per tutti voi.» Istintivamente mi sporgo oltre Daryl per osservare meglio lo sconosciuto che ci ha preso alla sprovvista. Apparentemente non ha armi, porta uno zainetto in spalla, una giacca marrone, logora ma pulita, ed ha le mani alzate; un sorriso onesto e sincero gli solca le labbra e gli occhi azzurro chiaro sembrano gentili. L’insieme mi rende curiosa, così faccio un passo verso di lui per osservalo meglio, quando Daryl mi blocca e mi spinge di nuovo alle sue spalle; non ho bisogno che parli, con un gesto mi ha detto cosa vuole: “Stai lì”.
Continua a tenerlo sotto tiro spostandosi di lato, avvicinandosi all’accampamento, e con un cenno della mano fa in modo che io lo segua, stando sempre alle sue spalle.
«Non ho cattive intenzioni, se le avessi avute avrei agito prima» dice lo sconosciuto guardando verso Daryl.
«È vero!» Dico senz’accorgermene e mi becco un’occhiataccia del arciere. Traduzione:
“Statti zitta, Beth, fatti i cazzi tuoi!” Ok, ho recepito il messaggio. Sempre tenendolo sotto tiro, Daryl finalmente parla:
«Allora cosa vuoi?»
«Diciamo che ho… una proposta da farvi: voi avete qualcosa di cui noi abbiamo bisogno e noi in cambio potremmo darvi quello che cercate» la sua risposta è ambigua, ma non necessariamente negativa, e in più continua a sorridere fiducioso: confesso che sta cominciando a contagiarmi. Dopotutto esistono ancora le brave persone, no? Daryl non sembra del mio stesso avviso, visto che lo guarda ancora più male di come aveva fatto fino adesso.
«Quindi... cosa avreste da offrire e soprattutto qual è il prezzo?» Sputa fuori con il suo tono duro. Lo sconosciuto gli tiene testa, senza scomporsi, sempre sorridendo, sempre con le mani alzate:
«Preferirei parlarne con Rick, se non ti dispiace.» Entrambi rimaniamo spiazzati, lo sconosciuto continua a guardarci come uno sicuro di sé, abituato a questo genere di cose. Insomma, ha sangue freddo, il tipo; io mi sarei già andata a nascondere se Daryl mi avesse guardata in quel modo, come un nemico da abbattere. Invece lui continua a sorridere e a sorprendermi, perché ancora apre bocca:
«Credo che siamo partititi con il piede sbagliato, vi ho interrotto in un momento poco opportuno e di questo vi chiedo scusa. In più da vero cafone non mi sono presentato: io mi chiamo Aaron e voi dovreste essere Daryl e Beth, giusto?» Leggo lo sconcerto negli occhi di Daryl, prende più saldamente la mira e Aaron fa un passo indietro.
«Non era mia intenzione spaventarvi, se Beth potesse gentilmente perquisirmi… a proposito, ho una pistola sotto l’ascella» Daryl preme più saldamente sulla balestra, ad Aron e a me scappa una risatina nello stesso momento.
Capisco Daryl, sul serio, ma anch’io comincio a capire, e come mi sono fidata di Noah so che devo fidarmi di quest’uomo, Aaron. Metto una mano sulla spalla di Daryl, lui mi fa un cenno e io comincio la mia perquisizione. Sono molto minuziosa e mi ritrovo spesso ad arrossire per dove le mie mani devono andare, avere lo sguardo di Daryl puntato addosso di certo non aiuta, cerco di non pensarci e finisco il mio lavoro.
Il biondo ha detto la verità, un'unica pistola, sotto l’ascella destra come aveva detto, nello zaino ci sono medicine e provviste, sufficienti per pochi giorni. Porgo il risultato della mia perquisizione a Daryl e lui sembra essere rimasto senza parole, non ha più nessun motivo apparente per non fidarsi di Aaron, però continua a farlo. Mi ritrovo in mezzo a due uomini, entrambi dagli occhi chiari, entrambi sinceri nei loro intenti, che dovrei fare? Istintivamente mi frappongo fra Daryl e Aaron avvicinandomi cautamente, gli metto una mano sul braccio che regge la balestra cercando un contatto visivo. La lotta che leggo nei suoi occhi è estenuante, finalmente lascia lo sguardo di Aaron e lo pianta nel mio. 

Ci sono moltissime sfumature e passano talmente veloci che non so se riuscirò a comprenderle tutte: nei suoi occhi vi è il dubbio e l’incertezza, ma anche la sicurezza che qualsiasi cosa ci accada sapremo superarla; è un mix strano e affascinante, mi ci perderei dentro se i tempi fossero diversi. Ora non ho il tempo di ragionarci troppo, se ho capito Daryl solo un poco, lui adesso ha bisogno di un’ancora, di una scusa per credere, e io potrei essere quella scusa, quell’ancora a cui aggrapparsi.
«Ti fidi di me?» Gli domando a fior di labbra. Daryl deglutisce e appoggia la sua fronte alla mia:
«Sempre!»
«Portiamolo da Rick!»
 
Continua…
 
   
 
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