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Autore: Lory221B    15/04/2017    9 recensioni
Sherlock e John, due anime che si rincorrono come le stagioni.
Quattro capitoli, quattro stagioni, quattro sentimenti da esprimere.
[johnlock] [post S4]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Primavera


Il suono di una risata e una leggera brezza, quel tanto che basta per scompigliarti i capelli e spostare qualche ciuffo lontano dagli occhi.

Ti guardo ma non so esattamente cosa sto vedendo, come dici sempre tu:  “guardo ma non osservo”.

C’è un Sole tiepido oggi, ma già si avverte l’aria di cambiamento, della nuova stagione che prepotentemente vuole occupare il posto del gelido inverno e riempire di suoni e colori le nostre vite.

Non ti ho mai detto quanto amo il tuo sorriso. Esce così raramente, forse solo per me, forse non ci ho mai pensato davvero, eppure eccolo lì, ogni volta che volgi lo sguardo verso il tuo blogger.

C’è un nuovo profumo nell’aria, che stia già spuntando qualche fiore?  Mi sembra di attendere questa primavera da sempre. E’ così raro, noi due a passeggiare per Londra senza un caso, senza fretta, senza una meta, con il solo scopo di approfittare del tepore che ha sostituito la pioggia, per dare finalmente a Rosie la possibilità di uscire a respirare l’aria di aprile.

Ma è solo una scusa, no? L’hai notato anche tu che il “Potete fermarvi a dormire qui per una notte” sta diventando un’abitudine. “E’ tardi… sei stanco…Rosie si è addormentata, perché svegliarla? Restate qui. Potresti lasciare qualche vestito per quando vi fermate… ho trovato dei maglioni che avevi lasciato nell’appartamento” Ormai non dobbiamo nemmeno più usare pretesti, Baker Street sta tornando ad essere casa mia, solo non sono sicuro di dove ci stia portando tutto questo.

Nascondi le mani nel cappotto aperto, fa caldo ma hai comunque il bavero alzato. La mia regina del melodramma, il mio bello e misterioso, il mio posh boy. In quanti assurdi modi ti ho chiamato?

Sei stranamente silenzioso, ogni tanto mi accorgo che sbirci da sopra il bavero;  forse stai cercando di capirmi ma lo so che per te è difficile, potresti dedurre quello che uno sconosciuto incontrato per strada ha mangiato la sera prima ma non sarai mai in grado di capire cosa si nasconde e si agita dentro di me, non finché non riuscirò ad accettalo io per primo.

« Vuoi che andiamo a Regent’s park? Rosie potrà guardare i cigni » mi chiedi ad un tratto, con una voce di un’ottava più alta del solito. Che anche l’irreprensibile Sherlock Holmes senta lo sbocciare di qualcosa?

Arriviamo al parco e la temperatura è quasi anomala per il periodo, sento sempre più tepore, ma forse non è soltanto una questione atmosferica. Ci sono molte persone sedute sulle panchine o sulle sdraio, tanti turisti incantati dai nostri giardini e dalla maestosità dei nostri salici piangenti. Non avevo mai apprezzato quanto potesse essere rilassante passeggiare nel parco e quanto sia affascinante il lento, impercettibile movimento del laghetto, sferzato da questa brezza primaverile.

E’ buffo come uno possa vivere tanto tempo in una città e non si soffermi su tanti dettagli, così come è strano vivere per anni con una persona e pensare costantemente di non conoscerla davvero.

Conosci un tizio, affascinante ma completamente pazzo. E’ brusco, arrogante, viziato, si autoproclama sociopatico iperattivo, consulente investigativo, macchina senza cuore, eppure negli anni scopri che non è così come ti aveva fatto intendere, che un cuore lo ha ma è ben nascosto da tutti, perché ha troppa paura di essere ferito.  Scopri che è pronto ad ogni sacrificio per le persone a cui tiene.
Per me, John Watson… e questo cosa mi dice del tuo cuore?

« Hai uno sguardo strano » affermi, passandomi la mano davanti alla faccia. Probabilmente avevo l’espressione di uno che ti fissava imbambolato (o incantato?).

« Lo sai, sono più lento di te a elaborare le cose »

« Di cosa stiamo parlando? » mi chiedi, ma ho l’impressione che tu conosca la risposta. Lo vedo da come tremi leggermente, da tutta la tua postura rigida (Preoccupato? Terrorizzato?), come se stessi per spezzarti da un momento all’altro, eppure hai resistito a così tanti colpi e ti sei sempre rialzato, perché temi così tanto quello che potrei dire?

« Mi sono trasferito a Baker Street? »

Vedo che deglutisci come se avessi un groppo fermo in gola e sposti lo sguardo lontano da me, verso una coppia di cigni che nuota verso il ponticello in legno. Era in un documentario della BBC che raccontavano come i cigni restassero assieme per la vita e quando uno moriva anche l’altro si lasciava morire per il dolore?

Siamo forse come una coppia di cigni Sherlock? Mi piacerebbe davvero chiederti questo, ma vedo che stai ancora riflettendo su tutte le possibili implicazioni di una stupida domanda come “mi sono trasferito a Baker Street?”

« Sherlock, smettila di pensare. O è sì o è no »

« Dovresti saperlo da te » rispondi leggermente sconvolto dalla rudezza delle mie parole.

« A volte sei esasperante. Tutto qui »

Mi guardi offeso, non ti è chiaro perché stiamo litigando ma io lo so, troppi sentimenti repressi alla fine esplodono.

Continui a fissarmi perplesso, quei tuoi occhi chiari che mescolano i colori del cielo con quelli del lago potrebbero lasciarmi senza fiato, ma ormai siamo in ballo e a questo punto voglio ballare.

« Sono tornato a vivere a Baker Street » confermo, rispondendo alla mia stessa domanda

Non dici niente ma sorridi e io mi calmo ogni volta, quando il tuo sguardo sfuggente si rilassa e la bocca si apre in un meraviglioso sorriso che sembra trasformarti in un’altra persona. Come vorrei che tutti ti conoscessero e ti vedessero come ti conosco e vedo io, l’uomo oltre il mito.

Mi importa come sei realmente, non mi interessa le sciocchezze della cronaca giornalistica e rido ogni volta che mi accusi di dipingerti come un eroe. Per me lo sei, mi hai salvato in tutti i modi possibili.

Al contempo, però, vorrei tenerti solo per me, lontano da tutto, in un mondo creato solo per noi, senza ingerenze esterne, senza il pazzo di turno che sembra aspettare soltanto di poterci rovinare la vita.

Che io stia finalmente accettando quello che temevo da tempo? Sono innamorato di Sherlock Holmes?

« Sì, John » mormori, lasciandomi sbigottito ed io capisco soltanto qualche secondo dopo che non mi hai letto nel pensiero ma stai rispondendo alla mia domanda, sono tornato a vivere a Baker Street.

« Questo cosa significa per te? » chiedo, perché finalmente vorrei chiarezza, io che per primo mi sto nascondendo in attesa di una tua mossa. Sono solo l’ordinario John Watson che non ha il coraggio di rischiare tutto se stesso perché ha troppa paura di stare male. Ho sofferto troppo, un rifiuto mi manderebbe in pezzi.

« Significa che siamo pronti per quel nuovo inizio di cui parlavamo, John. Fino ad ora abbiamo solo cercato di non frantumarci a vicenda » rispondi, facendomi capire che sei sempre un passo avanti a me, come se ci fossero dei dubbi.

« Quando Sherlock Holmes è diventato così saggio? »

« Non lo sono, ci provo. Sei tu la mia guida, io cerco solo di fare del mio meglio »

Mi congeli su quella panchina, sento che potrei scoppiare a piangere, ancora, di nuovo e tu mi abbracceresti, forse senza capire, confondendo il mio dolore per essere così inadeguato con quello per le perdite subite. Alla fine la smetto di essere quella persona che non riconosco più, l’uomo che si nasconde dietro un risentimento ormai morto, piuttosto che affrontare i suoi demoni e allungo una mano verso di te per stringerla dolcemente fino ad intrecciare le dita. Se parlassimo, sarebbe tutto più facile, ma perché essere così banali? Non lo siamo mai, vero?

Sei nervoso, le mani tremano, cerchi con lo sguardo una via di fuga, lo vuoi ma al contempo non credi di farcela. Ti conosco Sherlock Holmes ma sta volta non ti permetterò di gettarti nel vuoto senza di me. Ho paura quanto te, ma sono qui.

Stai ancora fissando le nostre dita intrecciate quando senti che il mio viso è a pochi centimetri dal tuo, i nostri respiri sono quasi sincronizzati mentre quella dolce brezza primaverile che ci ha accompagnato per tutta la giornata, ci accarezza le guance, soave, come ad incoraggiarci.

Finalmente ti giri verso di me, occhi negli occhi e improvvisamente tutto sembra avere senso. E’ solo una frazione di secondo, non mi dai il tempo di perdermi nel tuo azzurro perché subito richiudi gli occhi e inclini leggermente il viso, in un timido invito che attende la mia mossa.

Labbra su labbra, delicate, impacciate come non mi capitava dal liceo, come se fosse un nuovo primo bacio; lento, curioso, perché non hai mai baciato qualcuno davvero e adesso mi hai tutto per te, finalmente.

Potrei restare così per sempre, con te che mi abbracci, appoggi la testa sulla mia spalla e respiri profondamente. Forse stai trattenendo una lacrima mentre ricambio l’abbraccio in modo da non lasciarti più andare via.

«Ultimo nuovo inizio, Sherlock. Non ne voglio altri » ti sussurro nell’orecchio, ma non so se mi stai ascoltando o se sei perso nel tuo Palazzo Mentale, confuso e spaventato.

« Sei sempre stato il mio unico inizio, John. Posso ricominciare mille volte con te » mormori a tua volta e a me basta così, per il momento. Quel qualcosa che ci bloccava si è finalmente schiuso e ora che siamo arrivati a questo punto non voglio più fermarmi, “it is what it is”, ed è meraviglioso.

***** * *****


 
Angolo autrice:
Ciao a tutti e un grazie enorme a chi ha letto, recensito, messo la storia in qualche categoria. E’ un periodo strano per il fandom su efp, io per prima leggo poco e scrivo ancora meno ma è sempre un piacere tornare in questi lidi.
Un abbraccio, alla prossima!


   
 
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