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Autore: WibblyVale    14/05/2017    2 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Shisui cullava la piccola Mirai tra le sue braccia, la luna stava calando, ormai il suo effetto era nullo su di loro. Per questo aveva disattivato il Susanoo. Hikaru e Amaya giocavano a carte sulla veranda, non erano voluti entrare in casa, non si volevano allontanare da Yoshino.
L’Uchiha aveva cercato di convincerli ad entrare, dicendo che la piccola avrebbe avuto freddo, ma appena aveva varcato la soglia, Mirai era scoppiata a piangere. Era più che sicuro che ci fosse lo zampino del piccolo Hatake in tutto ciò, ma decise di fare finta di niente e accontentarli.
Aveva mandato Tora in ricognizione, intimandole di stare molto attenta e si era seduto sulle assi della veranda, in attesa. Sperava di passarla liscia per aver resistito allo Tsukuyomi, ma qualcosa gli diceva con sicurezza che non era così, che presto l’avrebbe pagata per quello.
“Zio Shisui…” lo chiamò Amaya. “Per quanto resteranno così?”
L’uomo sospirò. “Non lo so, tesoro. Sicuramente vostro padre se ne sta occupando…”
“La dea… lei è…” Hikaru si mordicchiò il labbro. “Zio Shisui, la senti anche tu?”
“Non come te, ma sì la sento.”
“E non hai paura?” insistette.
“Non lo senti?”
“Mi sembri calmo…”
L’Uchiha sorrise: era sempre calmo durante una battaglia. Ovviamente, era anche terrorizzato a morte, ma la sensazione di calma copriva il resto. Era nato per essere un guerriero e lo sapeva.
“So che farei di tutto per proteggervi, questo mi dà la calma necessaria” spiegò.
In quel momento Hikaru scattò in piedi, facendo volare le carte ovunque, nel contempo Tora arrivava correndo e quasi senza fiato.
“Sta… Arrivando… Qualcosa…” disse l’animale.
“È cattivo!” aggiunse Hikaru.
Shisui si attivò immediatamente, e cominciò a spiegare il suo piano, mentre metteva la piccola Mirai tra le braccia di Amaya. “Tu li porterai alla riserva” disse rivolto a Tora. “Lì sarete nascosti per un po’.” Prese Amaya in braccio e la posizionò sulla schiena della tigre. “Se… se non riuscissi a fermare il nemico, tu li devi difendere.” Prese Hikaru e lo posizionò dietro alla sorella. Gli accarezzò la guancia. “Se dovessi sentire che mi succede qualcosa, piccolo mio, tu devi dirlo a Tora e voi tre dovete scappare. Ho preparato degli zaini con dei rifornimenti. Sfruttate i cervi se necessario. Sono sicuro che tu riuscirai a fargli fare quello che vuoi.” Con lo Sharingan impiantò una traiettoria da seguire nella sua mente.
“Zio Shisui… Io non…”
L’uomo gli posò un bacio sulla fronte. “Andrà tutto bene!” gli disse sorridendo, poi si rivolse ad Amaya e inserì la mappa anche nella sua mente.
“Quando sarete al sicuro e quando saprete che Kakashi e gli altri hanno risolto il problema, devi usare il solito metodo che Shiori ti aveva insegnato per contattare il villaggio in caso di pericolo. Vi riporteranno a casa.”
“Ma non dovrò usarlo, vero?” chiese la bambina con le lacrime agli occhi.
Shisui strinse i pugni per sforzarsi di mantenere la sicurezza che stava cercando di dimostrare, poi le asciugò le lacrime e le posò un bacio sulla fronte.
“Certo che no. Ci rivedremo tutti quanti fra poco alla riserva!”
Infine, si inginocchiò davanti a Tora, che teneva la testa bassa.
“Ehi! Va bene. Non mi succederà nulla.” La gatta ringhiò, l’Uchiha scoppiò a ridere. “Dico sul serio.” Le fece un grattino dietro le orecchie, poi la abbracciò e sussurrò: “Mi dispiace chiedertelo, ma nel caso in cui io… Permetti loro di scappare, ritarda il nemico, d’accordo?”
Tora si limitò ad annuire, poi gli leccò il volto.
“Ora andate!” esclamò l’Uchiha. “Ci rivediamo fra poco!” Quando li vide sparire all’orizzonte, si voltò verso i bozzoli di Yoshino e Kurenai. “Loro sono salvi. Di questo sono certo.” Sospirò e andò incontro al nemico.

 
“Sei sicuro che dovremmo usare questo piano, il villaggio non è così in pericolo!” Shiori incrociò le braccia al petto e si appoggiò contro il cuscino.
Shisui si mise nel letto accanto a lei e sospirò, mentre Tora già dormiva ai piedi del letto. “Qui tutti faremmo ogni cosa in nostro potere per salvarli. È solo una precauzione in più!”
“I miei figli… dargli così tante responsabilità…”
“È per salvarli. Un’ultima spiaggia.”
Shiori si sdraiò su un fianco e pose una mano sotto la guancia, osservandolo con i suoi brillanti occhi verdi. “Va bene. Dobbiamo fare in modo che sopravvivano. Sono il meglio di questo mondo dopotutto. Dobbiamo avvertire anche gli altri allora.”
“Decisamente. Fra due giorni andiamo in guerra e deve essere tutto perfetto” assentì Shisui, mettendosi nella stessa posizione rivolto verso di lei.
“Perfetto non è la parola giusta” sospirò la donna.
“Preferisci adatto al momento contingente?” chiese lui con un sorriso.
“Potresti fare meno l’idiota, sai?” lo redarguì lei ridendo.
“Forse, ma non mi va.”
Shiori allungo una mano verso l’amico che la strinse con forza. “Grazie, Shisui.”
“Per cosa?”
“Tutto.”

 
L’Uchiha incontrò il suo avversario all’interno del villaggio. Era chiaro che lo Zetsu bianco era stato sconfitto già una volta, i suoi pezzi coprivano il corpo di Yoharu a macchie sparse. Il mercenario era comunque morto, i suoi occhi erano spenti, ma era chiaro che il mostro bianco sarebbe stato in grado di utilizzarne i poteri così come aveva fatto con Tenzo.
“La mia padrona aveva detto che qualcuno era ancora in piedi” esordì.
“Sì, sono rimasto io.”
Lo Zetsu scoppiò a ridere. “Credi che non sappia che i figli di Shiori sono vivi?”
“Non arriverai da loro!” gli assicurò Shisui senza farsi spaventare.
“Lo vedremo!”
L’Uchiha attivò lo Sharingan e si scagliò sul nemico, che però lo schivò. Yoharu era veloce e il fatto che fosse morto e non stesse combattendo lo Zetsu andava a suo svantaggio. Voleva dire che la piaga bianca poteva sfruttarne il potenziale. Doveva quindi stare attento a non avvicinarsi troppo, avrebbe potuto risucchiargli l’energia.
Attaccò con la palla di fuoco suprema e lo colpì, ferendolo, ma questi non si arrese. Gli corse incontro colpendolo con un kunai e aprendogli una piccola ferita sul braccio. Shisui gli si allontanò, tamponando leggermente sulla lacerazione.
“Sei combattivo, nonostante tu abbia perso tutto.”
L’Uchiha ringhiò. “Ho smesso di combattere una volta sola. Errore tremendo. Mai più fatto d’allora.”

 
“Davvero te ne vuoi andare?” chiese Itachi, il suo sguardo seguiva il percorso della cascata sotto la quale sostavano. Aveva appena salvato la vita a Shisui, dopo che aveva tentato il suicidio.
“Tu saresti in pericolo” spiegò lo shinobi più grande.
“So difendermi! Cazzo, non puoi… Io…”
Shisui lo strinse per le braccia e lo scosse con forza. “Dobbiamo farlo. E quando tutti i nostri nemici se ne saranno andati…” fece un sorrisetto sghembo. “Sai ho trovato una casetta carina… Giù dove ci sono le ville dei Nara, degli Akimichi e degli Yamanaka. Quella è una zona tranquilla.”
Itachi lo spinse via. “Hai paura!” sbottò.
“Certo che ho paura, Itachi! Ho appena rinunciato al mio occhio, perché so che ti salverà. È l’eredità di mio padre e la sto dando a te!”
“Ti stai arrendendo!” disse lui, quasi schifato.
“Forse cinque minuti fa mi ero arreso, ma tu… tu mi hai salvato da me stesso.” Gli prese la mano. “Come sempre. Ti aiuterò da fuori. Ce la faremo.”
“Insieme?” chiese Itachi, stringendo la mano del compagno.
“Insieme.”

 
Stava correndo per il villaggio nella speranza che lo Zetsu lo seguisse. Voleva portarlo nel quartiere Uchiha. Lì non ci sarebbero stati bozzoli che avrebbero rischiato di essere distrutti insieme al loro contenuto.
Yoharu però era veloce, così si bloccò e attivò lo Sharingan, guardando negli occhi il mostro che lo inseguiva. Lo Zetsu scoppiò a ridere.
“Yoharu è morto, non funziona!”
Shisui alzò le spalle e lo guardò con fare innocente. “Non mi aspettavo che lo facesse!” Con un paio di mosse fece scattare due carte bomba, che fecero cadere una serie di massi da un muro diroccato. Riprese a correre verso il quartiere, sapendo che l’avrebbe seguito.
“Dovrai arrenderti!” gli urlò dietro il nemico.
“Mai!”

 
“Fermati, piccola peste!” una vecchia signora inseguiva un piccolo Shisui per la casa brandendo un mattarello.
“No!” aveva urlato lui, andando più veloce. Si guardò indietro due secondi per vedere se la sua nonnina era ancora dietro di lui, ma la donna era sparita. Quando riportò lo sguardo sul suo cammino, andò a sbattere contro qualcosa di solido, cadendo con il sedere a terra.
Alzò lo sguardo e vide la nonnina con le braccia ai fianchi, i capelli bianchi come la neve le uscivano a ciocche dallo chignon.
“Sarai la mia rovina, furfantello!” lo redarguì lei, aiutandolo ad alzarsi da terra e ripulendogli i vestiti. “Hai messo un petardo sulla strada del capoclan. Poteva essere pericoloso.”
“Io non gli piaccio!” borbottò il piccolo Uchiha.
“Ma certo che gli piaci…” La nonnina, per quanto potesse sembrare debole, prese il bambino in braccio e si andò a sedere sul divano. “Per Fugaku è difficile guardarti senza pensare a tuo padre. Erano grandi amici una volta sai? Ha sofferto molto, quando è morto.”
“Però ci ha tolto la proprietà dell’armeria.”
L’anziana signora sbarrò gli occhi. “E tu come fai a saperlo?”
“Ti ho sentita parlare con l’Hokage” rispose alzando le spalle.
“Non devi ascoltare le conversazioni degli adulti,” lo redarguì la nonnina.
“Ma…”
“Niente ma, Shisui” lo bloccò lei severa. “Hai lo stesso spirito di tuo padre, piccolo mio. Non riesci a lasciar perdere, vuoi andare fino in fondo, ma… Se pensano che io non sia in grado di controllarti, ti porteranno via da me. Già Fugaku non mi ha molto in simpatia. Sostenni tuo padre, quando si ribellò allo status quo e, come jonin e membro anziano del clan, decisi che era mio diritto proporre una nuova elezione del capo. Secondo Fugaku, è questo che ci ha portato agli scontri.”
Shisui abbracciò la sua nonnina e la strinse forte. “Io non voglio stare lontano da te.”
“Nemmeno io lo voglio.” La donna lo allontanò e gli accarezzo il volto. “Mi prometti che farai il bravo.”
“Lo prometto.”

 
Shisui stava correndo verso il quartiere Uchiha, ma sentì che dietro di lui il nemico stava rallentando. Il ninja si bloccò, nervoso. Lo Zetsu voleva batterlo in astuzia. Tornò indietro e sentì di essere osservato.
Dal tetto di una casa cominciarono a piovere Shuriken, ma lui riuscì a deviarli e lanciò una palla di fuoco contro il nemico, che stavolta rimase avvolto dalle fiamme per un po’. L’Uchiha tornò a scagliarsi su di lui, ma scoprì che era una copia.
Guardò alla sua destra e vide il vero Zetsu correre verso il quartiere dove vivevano i Nara. “Ho accesso ai ricordi di Yoharu,” gli gridò. “Shiori gli ha insegnato.” Shisui gli corse dietro, non avrebbe permesso che succedesse nulla a quei bambini.

 
Amaya e Hikaru stavano sistemando la loro cameretta nella casa tra le montagne. Quando Shisui li sentì muoversi con attenzione, fu fiero di loro. Ad un tratto Hikaru alzò la testa verso di lui, aveva sentito qualcosa di strano.
“Cos’è, zio Shisui?” chiese.
L’Uchiha si inginocchiò davanti a loro.  “Vorrei tanto vedervi, tutto qui” spiegò.
Sentì i piedini di Amaya muoversi veloci e prendergli la mano sinistra. “Vieni!” esclamò rivolta ad Hikaru, che gli prese la mano destra. I due bambini posarono le sue mani sul proprio volto e Shisui con un sorriso li accarezzò dolcemente studiandone i lineamenti.
“Grazie, piccoli miei” disse in parte commosso da quella loro accortezza. Poteva sentire i bambini che si sorridevano a vicenda, e per smorzare un po’ il momento li prese entrambi in braccio e li fece roteare con sé. Quelli erano tempi felici, era grato di essere arrivato fino a quel momento solo per poterli vivere.

 
Lo Zetsu aveva raggiunto il giardino dei Nara quando Shisui riuscì a prenderlo alle spalle e a farlo rotolare a terra con sé. I due si presero a pugni come due ragazzini, mentre rotolavano sull’erba verde di casa Nara. L’uchiha riuscì a ferire il suo nemico, ma non senza difficoltà, quando lo vide attivare la tecnica per risucchiare il chakra si allontanò da lui in fretta.
“Volevi allontanarmi da loro, eh?” chiese con un tono canzonatorio.
Shisui riprese fiato. “Dovevo pur provarci…” Lo Zetsu si scagliò su di lui colpendolo, ma l’Uchiha si trasformò in una nuvola di fumo. Riapparve ricoperto dalla forma del Susanoo dietro al nemico, pronto a colpirlo con la sua spada. Mirava alla testa, ma lo Zetsu si spostò velocemente. Shisui riuscì però a tranciargli di netto il braccio a livello della spalla, che andò a fuoco e sparì prima di raggiungere il terreno.
Dalla gola di Yoharu uscì un lacerante grido di dolore. Con la mano sana andò a tastare il moncherino. Un ringhio di rabbia proruppe dal mostro, mentre neanche una goccia di sangue usciva dal suo corpo. Si scagliò contro il nemico assorbendo l’energia del Susanoo e con il kunai tra le sue mani lo colpì dritto allo stomaco, riaprendo la ferita fattagli da Fugaku.
Shisui cadde a terra, premendosi la lacerazione che, a differenza di quella dell’avversario perdeva una grande quantità di sangue, che gli scendeva lungo il corpo. “Bastardo” ansimò, appoggiando a terra un ginocchio.
“Non capisci che non puoi salvare nessuno?” Lo Zetsu si mosse verso il bozzolo di Yoshino. “Ora risucchierò tutta l’energia di queste donne. Alla mia padrona non dispiacerà.”
“No!” gridò Shisui.

 
Era nella sua stanza, Shiori si era trasferita da lui da un annetto, e quel giorno Itachi era tornato. La donna percependo il suo arrivo aveva deciso di andarsene in gita sulla spiaggia con i bambini. Shisui aveva scosso la testa esasperato, ma alla fine aveva dovuto ricredersi: il loro piano era di comportarsi da alleati, ma la kunoichi doveva aver sentito che qualcosa era cambiato. Razza di ficcanaso.
Shisui si stiracchiò nel letto, Itachi non era più accanto a lui. “Sono qui” disse la sua voce, i passi del suo compagno si avvicinarono. Il Nukenin si sedette sul letto, poi si sdraiò accanto al compagno. “Ero andato un attimo alla finestra.”
Shisui si mise a sedere, le coperte scivolarono sul suo corpo, coprendolo a malapena. “Sei pentito?” chiese, voltando il volto verso di lui, desiderando con tutto sé stesso di poterlo vedere.
Itachi rimase con la testa sul cuscino e sfiorò la gamba dell’altro Uchiha. “Il fatto che io abbia guardato fuori dalla finestra ti ha fatto presumere ch…”
“Puoi rispondere sì o no, cazzo!” sbottò Shisui.
Il figlio del capoclan posò un bacio sulla coscia scoperta, da lui più facilmente raggiungibile. “Non sono pentito. Tu?”
Shisui si passò una mano tra i capelli. “No, certo che no.” Tornò a sdraiarsi e, con sua grande sorpresa, Itachi appoggiò la testa sul suo petto, facendogli scappare un sorriso.
“Taci!” gli disse il Nukenin.
“Non ho detto nulla!”
“Taci e basta!”
Shisui rise e prese ad accarezzargli i capelli. “Cosa ti preoccupa?”
“Sento odore di guerra. Magari non arriverà immediatamente, ma arriverà.”
“Andrà tutto bene, Itachi.”
L’Uchiha sbuffò. “Non va mai bene niente, Shisui. È questo il problema.”
“Se ci sarà una guerra la vinceremo.”
Itachi si alzò sui gomiti e osservò il suo compagno. “Vuoi smetterla di essere così positivo, mi dai sui nervi!”
“Questa è la casa delle cose impossibili, Itachi.” Shisui allungò una mano sul suo volto. “Avresti mai pensato di sorridere ancora? Di avere di nuovo una famiglia? Che avremmo fatto pace? Cazzo, fino a due ore fa non credevo nemmeno che ti riavrei avuto nel mio letto così accondiscendente…” lo prese in giro.
Itachi arrossì. “Io non sono acc…” Shisui lo zittì con un bacio.
“Senti, io e te proteggeremo questo mondo fino alla fine. So dove sei disposto ad arrivare tu, vuoi sapere dove sono disposto ad arrivare io?”
Il figlio del capoclan si rigettò sul letto di schiena e sospirò. “Ho già visto dove sei capace di arrivare, e mi sembrava che ne avessimo già parlato!”
“Apparteniamo allo stesso clan, Itachi. A quanto pare siamo degli stronzi testardi. E credo che per questo riusciremo a fare la differenza quando arriverà il momento.”
“Promettimi che starai attento. Sai, il villaggio avrebbe bisogno di uno come te in futuro.”
“Farò del mio meglio” rispose lui, allungando la mano verso il compagno e stringendola. “Mi era mancato stare così, sai?” disse dopo un attimo di silenzio.
“Sì, anche a me” rispose Itachi.

 
Shiori arrivò alla montagna degli Hokage, spedita con grande precisione da Minato. Appena arrivata percepì i suoi figli e Shisui. Ad un tratto sentì come un colpo allo stomaco e sentì che l’Uchiha era stato ferito. Bloccò la possibilità di sentire di suo figlio, non voleva che soffrisse, e cominciò a correre verso villa Nara. Più si avvicinava e più sentiva la crudeltà dello Zetsu. Non sentì l’urlo di Shisui riecheggiare, ma sentì le sue intenzioni dritte nel proprio stomaco e si mise ad urlare.
 
“No!” gridò Shisui lanciandosi tra il bozzolo e lo Zetsu, impedendogli di risucchiare l’energia di Yoshino e costringendolo a prendere la sua. Si sentì come paralizzato, voleva muoversi, ma le energie lo stavano abbandonando a grande velocità insieme al sangue che colava dalla sua ferita.
Ad un tratto vide cinque sottili strisce di fuoco attraversare il collo di Yoharu e la sua testa rotolare via dal corpo, che senza nessuno più a controllarlo cadde a peso morto.
Shisui vide Shiori davanti a sé, ansimante e spaventata, con le unghie infuocate. La donna lo prese prima che cadesse a terra e lo posò delicatamente. Il volto di lei era una maschera. La vista di lui si stava annebbiando, ma riuscì a vederla tentare di infondergli chakra e guarire la sua ferita.
Lui posò una mano sulle sue e la fermò. “Ho perso troppo sangue…” le disse.
“Naruto e Sasuke hanno battuto Kaguya, lo sento. Ora… Ora si stanno sfidando, ma presto… Loro libereranno le persone dai bozzoli e tu avrai una trasfusione da qualcuno. Devo solo farti resistere un po’.”
“Non farai in tempo, e io…” Shisui era consapevole di cosa stesse succedendo. “Shiori… Ho bisogno che mi abbracci…” Una lacrima gli scese lungo il viso. “So… So che sembra che io abbia… paura… ma non… non è così… Ti prego guardami!” sbottò alla fine.
Shiori alzò il suo sguardo su di lui e smise di infondergli chakra. “Shisui…”
“Abbracciami ti prego…”
La kunoichi alzò la schiena del suo amico e lo strinse a sé, accarezzandogli dolcemente il volto come se fosse un bambino. Lui la guardò tra la nebbia del suo occhio e vide la sua espressione vuota. La donna non era in grado di esprimere quel dolore che lui riusciva a sentire, perché fluiva da lei.
“Va bene. Tornerò da lui” la rassicurò.
“Non doveva andare così” gli disse.
“Invece sì. Ma non è un problema.” Fu scosso da un tremito. “Siamo stati bene, però. Non è vero?” le chiese con un sorriso.
“Sì, lo siamo stati” lei gli sorrise di rimando. “E… Shisui non devi aver paura.”
“Lo so. Se tu resti qui, andrà tutto bene. Cazzo, mi ricordavo che fosse più facile.”
“Non lo è mai” rispose lei con voce tremante.
“Shiori… tu…” Un’altra scossa gli impedì di parlare.
“Tu sei stato il compagno di viaggio migliore che potessi desiderare. Un amico, un fratello, un padre, una madre, un fastidioso marito, e una moglie rompiscatole, tutti nella stessa persona.”
Shisui scoppiò a ridere e tossicchiò appena. “Sì, be’ anche tu. Ti voglio bene Shiori” disse prima di esalare l’ultimo respiro.
La kunoichi sentì il suo fiato venirle a mancare e tremante avvicinò il corpo a sé e lo abbracciò con più forza. Non riusciva a piangere, non riusciva ad urlare, quel dolore era troppo forte. Shisui era stato accanto a lei per così tanto tempo che non sapeva nemmeno cosa volesse dire non sentire i suoi passi delicati girare per casa, sentirlo canticchiare, sentirlo arrabbiarsi perché qualcosa era stato fatto nel modo sbagliato. Non avrebbe più avuto un letto dentro il quale andare a rifugiarsi quando era spaventata, non aveva più… non aveva più…
Sentì da lontano Naruto e Sasuke smettere di combattere. Sentì che si decidevano a far tornare le persone dai bozzoli, e si accorse che anche lei poteva riavere tutto. Posò il suo amico a terra delicatamente e gli diede un bacio sulla fronte.  “Ci penso io, Shisui. Ci penso io” gli sussurrò all’orecchiò.
Si alzò in piedi e se ne andò verso la riserva, mentre i bozzoli dietro di lei scricchiolavano, cadendo a pezzi così come aveva appena fatto il suo mondo. Lei però aveva un modo per ricostruirlo.

 
 
  
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