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Autore: Zest    18/05/2017    7 recensioni
Hogwarts è stata colpita al cuore ed ora giace come un rudere qualunque vicino alla Foresta Proibita. Voldemort siede, tronfio, al Ministero.
Di Hermione non se ne ha più traccia da anni, ma il suo corpo non è stato mai trovato.
E i sopravvissuti devono fare i conti con i loro incubi... che spesso non sono rappresentati dal loro nemico...
Genere: Dark, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Voldemort | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Da VII libro alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'The Other Ending'
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RITORNO

 

Correva lungo il corridoio.

Correva lungo il corridoio così come aveva corso lungo un altro corridoio una sera altrettanto orrenda, molto tempo fa.

Li cercava.

Un rantolo al di là di una porta lo distrasse, si fermò bruscamente.

La spalancò, un mangiamorte rantolava, lo guardò gelido respirando affannosamente

-        Avada Kedavra -

Impassibile la richiuse.

Riprese a correre.

Doveva trovarli per vedere se stavano bene.

Una porta si aprì, Piton alzò la bacchetta ma un paio di capelli biondi gliela fecero abbassare subito.

Draco sorreggeva uno svenuto Nott.

Si guardarono negli occhi.

-        Che ci ha fatto quel folle? - mormorò il biondo respirando a fatica.

Severus osservò il giovane uomo.

-        Non lo so, ma ci ha tolto la poca umanità che ci rimaneva -

Draco abbassò lo sguardo, chiudendo gli occhi e raccogliendosi per pochi istanti nella sua paura e nel suo dolore, poi le ritornò in mente lei.

E rialzando lo sguardo decretò deciso

-        Siamo vivi, possiamo ancora combattere -

L’uomo anziano annuì anche se la stanchezza segnava il suo volto.

-        Dobbiamo dirlo anche agli altri, aspetta che ti aiuto, andiamocene da qui -

                                                                                          ***

Due figure si accostarono all’antica struttura.

Un rudere che cupo e maestoso si ergeva in mezzo alla radura.

-        Che ti hanno fatto… - sussurò la figura più grande

-        C’è stata una battaglia, un’orrenda lotta per la sopravvivenza… questa è opera di Silente, non c’è dubbio, evidentemente Hogwarts stava per essere presa e lui ha voluto risparmiarle questa fine. –

Spiegò la figura più piccola superando quella più grande e cominciando ad incamminarsi verso l’entrata.

Alzò gli occhi verso quelle guglie.

-        Entriamo, qui c’è un incantesimo potente, lo percepisco, ma a noi non farà nulla – continuò una

volta arrivati davanti all’ingresso.

-        Come fai ad esserne sicura? – ribattè l’altra

-        Lo so e basta – gli rispose ricominciando ad camminare.

Scollò le spalle il grande seguendola senza più commentare oltre.

A passo d’uomo arrivarono all’entrata, il pesante portone giaceva addossato ad una parete, i grandi cardini mezzi divelti.

Continuarono a camminare passando attraverso il chiosco che tante volte aveva accolto grida e risa gioiose di studenti spensierati, mente ora custodiva vecchi cadaveri di giovani senza più futuro e di mangiamorte.

Passarono per il corridoio d’entrata, tutto sugli altri muri dell’edificio riportava la battaglia, orme di vecchi incantesimi, sangue coagulato, si potevano quasi ancora sentire le urla dei giovani ragazzi colpiti impreparati dall’orrore della guerra.

Salendo la scalinata la figura più piccola notò che le scale non si muovevano più, tutto era in stasi fermo in quell’orribile momento. I corpi di gente un tempo viva e che avevano avuto la sfortuna di trovarsi lì al momento dell’incantesimo erano esplosi, lasciando un’impronta della loro esistenza sui muri o sul pavimento, lontano eco di ciò che furono.

Un gradino alla volta i vecchi ricordi delle due figure andavano a sovrapporsi all’orrore che vedevano.

Se avessero potuto piangere l’avrebbero fatto quando all’improvviso gli si spalancò davanti la sala grande in tutta la sua antica maestosità.

I quattro tavoloni giacevano scomposti, uno era stato schiantato contro quello dei professori, un altro giaceva spezzato contro la parete destra della sala, gli altri due ribaltati, giacevano faccia all’entrata, una barricata abbozzata, segno di un ultimo e disperato tentativo di resistenza.

La figura più piccola li superò in un silenzioso levitare, ma non poté trattenere il singulto quando riconobbe uno dei cadaveri dietro.

Il largo cappello da strega verde scuro giaceva poco lontano dai resti di una donna anziana, distesa all’indietro, braccia aperte, in mano ancora la bacchetta, volto al soffitto della sala. Il cranio con la pelle consunta e mummificata tenacemente attaccata alle ossa conservava ancora un’espressione con la bocca e gli occhi azzurrissimi spalancati in una lontana smorfia di stupore. Attorno un’aureola di capelli grigi, sfuggiti ad una crocchia un tempo sempre tirata e composta.

Un luccichio catturò l’attenzione della silenziosa figura grande alle spalle di quella piccola, la superò, si chinò e raccolse un oggetto piccolo che brillò di nuovo nella sua mano.

-        È rimasta qui – mormorò con voce profonda

La figura più piccola annuì osservando i piccoli occhiali squadrati che teneva in mano la più grande

-        Sì… ha difeso questo posto fino all’ultimo, non avrebbe potuto fare altro – sussurrò piena di dolore

-        Tieni, lei avrebbe voluto che li avessi tu – la voce profonda emerse da quelle volute di fumo nero,

porgendole gli occhiali poi continuò

-        Eri la sua studentessa preferita, mi diceva Harry –

La figura più piccola allungò una mano e li afferrò.

Rimase per pochi minuti in contemplazione immersa nei ricordi, poi sollevò lo sguardo

-        Andiamo nell’ufficio di Moody facciamo quello che dobbiamo fare, poi diamo degna sepoltura ai nostri compagni – mormorò con voce grave dal dolore.

Uscì dalla sala grande andando verso l’ufficio.

Salendo verso il settimo piano si fermò davanti ad un muro, la figura più grande dietro si arrestò con lei.

-        Cosa c’è? – domandò perplessa

-        Qui c’è una stanza, che viene utilizzata per le emergenze dai Grifondoro, è stata costruita dopo l’episodio del basilisco, è una stanza di sicurezza per i ragazzi più giovani. Ho fatto tante esercitazioni con quelli del quarto, terzo, secondo e primo anno… - spiegò alzando una mano

L’altro la bloccò.

-        Non farlo, potresti vedere… -

-        Cosa? – lo interuppe la più piccola liberandosi stizzita poi continuò con fare di sfida

-        L’orrore? L’ho gia visto. Devo vedere, devo sapere cosa è successo dopo che… dopo che sono scomparsa. Non mi nasconderò più. –

-        Si ma… - tentò di obbiettare l’altro

-        Zitto. – ripose dura

La figura più grande la fissò mentre mormorava poche parole ed una porta di legno massiccio emergeva dal muro.

Posò la mano sulla maniglia e aprì.

Quella era una stanza del tutto particolare, era fatta per esistere a qualsiasi incantesimo. Qualsiasi. Anche a quello di Silente.

Era una stanza progettata per aprirsi solo quando oltre la sua porta non fosse stato possibile uscire in totale sicurezza.

Quella porta per più di otto anni non si era aperta.

Sul legno spiccavano i graffi disperati dei bambini che affamati cercarono di uscire.

La loro salvezza si era trasformata nella loro condanna.

Tagliati fuori da tutto erano morti di fame e di sete.

Guardò in basso, vicino alla porta c’era uno strumento che lei riconobbe subito.

Una macchina fotografica.

Si chinò per raccoglierla , mentre dietro di lei la figura più grande era ancora preda dell’orrore.

-        Sono tutti bambini dai dieci anni in su – disse amara rialzandosi con in mano la macchina poi continuò

-        Questa apparteneva a Colin, il ragazzo che inseguiva Harry per fargli delle foto, chissà se c’è anche lui in questo cumulo di corpi –

Allungò la macchina fotografica alla figura poi si voltò di nuovo

-        Questa stanza non è mai stata pensata per nascondere a lungo delle persone. Serviva soltanto come luogo sicuro per far dormire gli studenti in situazioni come quando tu sei evaso e sembravi un pericolo per la scuola. – spiegò affranta.

-        Era solo un riparo momentaneo, prima dell’evacuazione degli studenti – concluse per lei l’altra figura

-        Si –

-        Ma Silente non sapeva? Non ha pensato… - domandò con voce rotta

-        Non lo so a cosa ha pensato in quel momento Silente, se era conscio che gli avrebbe condannati tutti quanti a morte o no, se sapeva che qui c’erano ancora studenti… non lo so.-

Fece una pausa poi riprese

-        So solo che se ci sono degli studenti qui, anche le stanze di Corvonero, Tassorosso, e Serpeverde, avranno il loro carico di corpi custoditi. –

Strinse i pugni.

Quando Cassandra aveva fatto l’incantesimo aveva salvato solo quelli che conosceva e quelli dei due ordini in generale, inoltre l’incantesimo di Silente aveva interferito con quello della donna, spezzandolo per tutte le persone presenti all’interno del castello, intombandole in un’enorme sacrario di pietra.

E cosi erano morti anche molti ragazzi dei primi anni, come topi sottoterra, chiusi dagli stessi professori nelle stanze stregate di sicurezza. Quei stessi posti li avevano salvati dall’incanto di Silente e dai mangiamorte, ma li avevano condannati ad una morte lenta e piena di agonia.

La figura più piccola scosse la testa e si allontanò da quel luogo di dolore, fiondandosi a passo di carica verso l’ufficio del preside, sfrecciava talmente veloce che l’altro a stento le stava dietro.

                                                                                         ***

Una donna dai capelli corvini e ricci giaceva in posizione fetale su un letto.

Gli occhi aperti in uno stato catatonico, il corpo immobile, morto nello spirito.

Era da sola, orrendamente da sola.

Uno squarcio di vuoto le invadeva la mente.

Era a metà.

Era monca.

Era spezzata.

Si sedette sul bordo del letto, assente a se stessa, gli occhi chini al pavimento.

Faticosamente si alzò, e lentamente si accostò allo specchio poco lontano.

Si tolse la benda e guardò.

Gilderen vide solo se stessa.

Due occhi neri in egual misura le rimandavano uno sguardo vacuo e sconfitto.

Due occhi uguali.

                                                                                         ***

Una cerva piombò nel salotto della casa ed una voce conosciuta emerse dalle spirali azzurro argentee.

-        Stiamo bene… non so cosa ci sia successo, né come staremo per le prossime ore, ma io, Draco e Theodore per ora stiamo bene. Si può sapere cosa è successo? Com’è potuto accadere? –

La voce di Piton rimbombò accusatrice nella piccola stanza.

Abel prese la parola

-        Siamo tutti sconvolti Severus, esisteva un altro portale del quale non sapevamo l’esistenza e non siamo riusciti a rintracciarlo in tempo – spiegò l’uomo, poi continuò abbassando la testa

-        Abbiamo fallito, abbiamo perso l’Inghilterra –

La cerva lo fissò severa con occhi bianchi

-        Non dirlo mai più, siamo ancora vivi e continueremo a lottare, abbiamo bisogno di Cassandra saremo alla prossima casa sicura, vi aspettiamo. – concluse lapidario Piton.

Abel guardò la cerva allontanarsi e sparire nella notte.

Si girò per osservare quello che era rimasto della vecchia brigata.

Gil era nel seminterrato in stato catatonico immersa nel buio, Ginny tremava la fronte appoggiata alle mani in un tentativo di nacondere la lacrime mentre Luna le massaggiava la schiena con occhi assenti.

Samuel ricambiò il suo sguardo, niente andava bene, Paciock assente guardava vacuo nel vuoto ripensando acora a coasa aveva fatto.

-        Dobbiamo andare – disse ad alta voce facendo riscuotere tutti quanti.

-        Sì, dobbiamo andare nell’altra casa. Lì cerceremo di compattarci ricongiungendoci con Severus, Draco e Nott.- rincarò la dosa Samuel alzandosi in piedi

-        Charlie riuscirà a raggiungerci? – domandò Ginny

Abel annuì

-        C’è Cassandra con lui, e lei sa sempre dove ci troviamo.-

-        Ok, allora andiamo, Harry e Ron chi li avvisa?- mormorò Neville  

-        Non li vediamo dall’ultima riunione – aggiunse Luna stringendo una mano a Ginny

-        Sono in Nuova Zelanda, stavano cercando di capire tra le scartoffie di Silente come poter eludere l’incantesimo su Hogwarts – le rispose Samuel

-        Ma sappiamo nulla? Harry è collegato a Voldemort, avrà subito qualche effetto? E mio fratello? – incalzò la rossa nervosamente

-        Ci accerteremo delle loro condizioni una volta arrivati nella nuova casa, lì ci riuiremo con Fred, George,  Charlie, Severus, Draco e Nott. Sentiremo gli altri dell’ordine e decideremo come comportarci – decretò con voce ferma Abel alzandosi dalla sedia dove si era accasciato.

-        Ed ora muoviamoci –

                                                                                         ***

Fu uno sforzo immane smaterializzarsi, i tre uomini atterrarono pesantemente nel soggiorno della casa.

Draco con un rantolo si tirò su.

-        Ci hai messo troppa forza Severus – biascicò impastato tenendosi lo stomaco in preda alla nausea

-        Oh scusami Draco per aver irritato il tuo sensibile pancino – ringhiò irato l’ex professore

Il biondo si voltò a guardare il pozionista

-        Evidentemente abbiamo più… porca miseria Severus! – Draco interruppe la frase guardandolo stupefatto

-        Che? – domandò Piton perplesso

-        Hai come minimo dieci anni in meno! – esclamò scioccato Draco

L’ex professore si toccò il volto trovandolo molto più liscio, poi indicò l’ex Serpeverde

-        A te si è trasformato un’occhio –

Draco impallidì e si lanciò in bagno.

Arrivato nella stanza quasi non gli scappò un urlo, il suo occhio destro era esattamente come gli occhi di Hermione quando si trasformava.

Una fitta di nostalgia gli trapassò il cuore mentre un sorriso amaro gli nasceva in volto.

Lei lo accompagnava anche in quell’abisso alla fine…

-        Draco! – l’urlo di Severus lo fece riscuotere

-        Cosa è successo?- domandò mentre piombava nel salone

Nott era in preda alle convulsioni

-        Aiutami! – rantolò Severus mentre lottava affinchè non si facesse male

Draco si inginocchiò a fianco del suo ex compagno di casata e a fatica cercò di tenerlo.

Non potè fare a meno di notare che Nott era diventato notevolmente più forte.

 

                                                                                         ***

La porta dello studio si spalancò con un colpo mentre un adirato fumo nero piombava nella stanza.

Un vecchio si mosse all’interno di un quadro e riconosciuta la figura sorrise

-        Sapevo che ce l’avresti fatta a passare il mio incantesimo –

-        La smetta di fare il compiaciuto, lei è un fottuto assassino, lo sa Silente? – ringhiò la piccola figura puntandogli il dito contro

-        Non faccia tanto la persona superiore, anche lei ha la sua quota di persone sulla coscienza – ribattè il vecchio

-        Sì, ma almeno le mie persone non erano degli innocenti studenti! Mostro! – lo accusò di rimando

-        Basta, siamo qua perché abbiamo bisogno di lui, ricordatelo – si intromise l’altra figura, poggiando

la mano sulla spalla di quella più piccola che ansimava ancora per l’ira e per lo sfogo appena fatto.

Il vecchio si sedette sulla poltrona dipinta nel quadro, si sistemò la tunica poi li fissò con i suoi occhi color ghiaccio e chiese diventando tutt’un tratto serio

-        Signor Black, signorina Granger, in che cosa posso esservi utile?-

 

 

 

 

 

 

 

 

Note autrice:

non scriverò molto. Solo… questa storia andrà avanti, ve lo prometto, sono molte le email che mi sono arrivate, tranquilli questa storia non si interromperà.

Il problema che con l’università sono arrivati i tirocini in ospedale, e le energie non sono tante.

Perdonatemi se potete.

Leggete se volete.

Zest. 

   
 
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