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Autore: Jeo 95    27/05/2017    1 recensioni
[Annalogia; Ignayla] [Mia personale versione ad una possibile successione degli eventi, possibili SPOILER]
***
«Cosa succede, Ze-chan?»
A Zeref piaceva quando Anna lo stringeva a se, era piacevole e gli ricordava quando da bambino, senza la maledizione a gravitare sul suo essere, sua madre lo stringeva allo stesso modo. Era un ricordo felice, uno dei pochi che ancora gli restavano.
Ed era per conservare quel ricordo e quel calore che Zeref voleva assolutamente fermare il caos che stava dilagando imperterrito nel mondo degli umani.
***
Storia che verrà aggiornata ogni sabato ;)
Abbiate fiducia nella nuova Jeo (o ArhiShay... se efp cambiasse il nick), rinata dalle proprie ceneri per portarvi le sue nuove storie.
Un bacione a tutti e a presto
Jeo 95 :3 (o ArhiShay xD)
Genere: Angst, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Acnologia, Igneel, Layla Heartphilia, Zeref
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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N.d.A- Secondo capitolo di questa storia :) 
Come promesso, ogni sabato avrete il capitolo fino a quando la storia non sarà completa, e se i miei calcoli sono esatti, ciò dovrebbe accadere attorno all'8 di luglio se i miei calcoli sono esatti xD
Nel frattempo vi auguro una buona lettura, e grazie in anticipo a chiunque leggerà!

Baci e a presto,

Jeo 93 =3 (ArhiShay)

p.s. vi spammo i miei altri profili dove pubblico altre storie u.u

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CAPITOLO 2- PORTALE


 

Quando Acnologia le si presentò davanti, Anna ebbe l'impulso di corrergli incontro e gettarsi tra quelle braccia forti e possenti che l'avevano sempre sostenuta ogni qual volta le sue insicurezze minacciavano di farla cadere.

Se pensava che adesso erano lui e le sue braccia a minacciare di farla cadere Anna quasi piangeva, perché mai avrebbe voluto dover scegliere tra ciò che era giusto e ciò che il suo cuore desiderava.

Non sempre ciò che desideriamo è ciò di cui abbiamo bisogno.

Continuava a ripeterselo come un mantra, cercando di conciliare le idee del cuore a quelle della mente, provando a mettere un punto d'accordo che li facesse smettere di colpirsi a vicenda, causandole continui dolori ed incertezze. Aveva bisogno di certezze, e sapeva che l'unico modo per trovare la pace era vederlo e affrontare il suo sguardo ancora una volta.

Sin dal momento in cui si era inoltrata nella foresta che li separava, Anna aveva cercato d'immaginare quali possibili reazioni potevano scatenarsi in lei nel rivederlo dopo giorni, nel trovarselo davanti così diverso dall'amore che ricordava, eppure così lui. Si chiese cosa gli avrebbe detto, quali sarebbero state le prima lettere a scivolare fuori dalle sue labbra, se avrebbero avuto un tono flebile e agitato, oppure uno più garbato e tranquillo. Immaginava cosa poteva accadere nel momento in cui i loro occhi si fossero incontrati, a quale sarebbe stato il primo gesto che gli avrebbe rivolto.

«Ciao» un saluto ed un sorriso.

Così dannatamente naturali e spontanei, come se tra loro non fosse cambiato nulla. Come se fossero ancora semplicemente Anna e Acnologia, due innamorati come tanti altri, il cui unico desiderio era poter vivere per sempre insieme.

Acnologia non rispose, mantenendo il suo sguardo freddo ed impenetrabile puntato sulla sacerdotessa, pronto a qualsiasi movimento sospetto avesse potuto rivelarsi una minaccia.

«Sembrano passati molti lustri dall'ultima volta, sono felice di averti potuto vedere» ancora quel sorriso.

Era l'unica cosa a cui Acnologia non riusciva a smettere di pensare. Perfino quando il potere dei draghi aveva annebbiato la sua mente, il sorriso di Anna rivolto soltanto a lui continuava imperterrito a far capolino nella sua mente, inebriandolo del profumo di miele che lo riportava indietro nel tempo, a quando il dolce aroma della donna gli riempiva le narici fino a farlo star male. Eppure non ne aveva mai abbastanza. Poteva drogarsi di quell'aroma paradisiaco per lustri interi se ne avesse avuto la possibilità, e ancora non sarebbe stato sufficiente.

«Cosa vuoi, Anna?» ma non era certo lì per rivangare un passato a cui aveva rinunciato. Non doveva lasciarsi distrarre dalla presenza dell'unica persona in grado di smuovere ancora il suo animo oscuro, il potere era tutto ciò di cui aveva bisogno.

Sentire il suo nome pronunciato dalle labbra di Acnologia le procurò più brividi di quanto non avrebbe voluto, eppure non poté evitarlo. Il potere che aveva su di lei era ancora troppo forte, le loro anime ancora troppo unite perché Anna potesse staccarsi definitivamente da lui.

Strinse una mano al petto e abbassò lo sguardo. Non riusciva ancora a guardarlo negli occhi.

«Ho bisogno di parlarti...» sussurrò, sicura che con l'udito fine del drago, Acnologia l'avesse sentita comunque.

Si strinse ancor di più il pugno al petto, e finalmente rialzò il viso, colpendo l'uomo direttamente nel punto più sensibile e vulnerabile. Lo colpì al cuore, con un colpo ben preciso lanciato da quegli occhi così intensi da sembrare cioccolato fuso in continuo mutamento, capace di inglobarti nel suo corpo, ora dolce, ora spaventosamente intenso e profondo. Uno sguardo a cui sapeva non avrebbe mai resistito.

«Ferma questa follia, ti prego Acnologia! Se mai mi hai amata, se mai quel sentimento nei miei confronti ha avuto una qualche importanza, ti prego fermati!» calde lacrime iniziarono a bagnarle il viso, rendendola consapevole di quanto fosse debole e nuda di fronte a lui, di quanto ancora dipendesse incondizionatamente dalla presenza di Acnologia al suo fianco.

E si sentì debole e stupida, perché non sarebbe mai stata in grado di separarsi da quel sentimento che le stringeva il cuore. Era la compagna di Acnologia e lo sarebbe stata per sempre, da viva e da morta. E ne era spaventosamente ed inconsciamente consapevole.

Dal canto suo, il drago della distruzione era rimasto immobile, impietrito da quelle parole e da quello sguardo che per lui erano tutto. Se l'aveva amata? Sempre, null'altro avrebbe mai preso il suo posto in quel pezzo di cuore che non era ancora marcito.

Poteva fermarsi per amor suo? Mai, perché era per lei che stava facendo tutto, per evitare che quella terribile tragedia potesse compiersi una seconda volta.

«Non posso Anna, lo sai anche tu.»

«Invece non lo so... non so proprio nulla» sputò con rabbia e disperazione, memore di quel che aveva provato la notte in cui era stata abbandonata nel momento in cui aveva bisogno di essere sorretta da lui «Te ne sei andato e mi hai lasciata sola, nonostante soffrissi quanto te. Anche io ho perso tanto quanto te, ma non è colpa degli umani.»

Non avrebbe mai dato la colpa a loro di un suo errore. Forse, in un qualche modo, essi avevano avuto un ruolo determinante nella tragedia che aveva portato Acnologia ad un cambiamento tanto drastico, ma certo non erano i soli responsabili di quanto era accaduto. Erano colpevoli quanto e più degli altri.

Ma Anologia non voleva sentir ragioni. Quei miseri insetti gli avevano portato via qualcosa che non avrebbe mai perdonato. Avrebbero pagato tutti, dal primo all'ultimo.

«Gli umani... è soltanto colpa loro. Hanno commesso il loro ultimo errore. Vanno sterminati tutti, non meritano alcuna pietà.»

«Ti sbagli! Per l'amor degli Dei Acnologia, rifletti! Anche tu eri un umano una volta, non puoi averlo dimenticato!»

«Ormai ho dimenticato quel tempo, non ha più alcun significato per me.»

E per Anna quelle parole furono peggio che ritrovarsi un coltello nel cuore. L'unica persona che avesse mai amato aveva appena rinnegato il loro tempo assieme. Era chiaro ormai che non l'amasse, ma quei sentimenti d'amore erano ancora vivi in lei, non poteva rinunciare senza neanche tentare.

«Ti supplico, ferma questa follia, prima che sia troppo tardi.»

Non costringermi a dirti addio.

«È già troppo tardi.»

Non permetterò a nessuno di portare via anche te.

Anna abbassò lo sguardo, affranta, disperata. Le braccia ciondolarono lungo i fianchi, ed ogni forza venne meno. Rimase in piedi per pura inerzia, perché se si fosse accasciata non avrebbe mai avuto la forza per rialzarsi.

Era inutile sin dal principio, una missione che non era destinata a compiersi ancor prima di essere ideata, ma aveva bisogno di provarci. Ora era sicura che non vi fosse altro modo per fermarlo.

«Molto bene» si girò, consapevole e senza più alcun dubbio ad annebbiarle la mente.

La mano di Acnologia afferrò il suo polso talmente alla svelta che quasi non lo sentì avvolgersi delicato com'era solito fare un tempo. Prima che se ne accorgesse si ritrovò stretta tra le braccia dell'uomo che amava, inspirandone l'odore acre di sangue, mischiato a quell'aroma selvatico e fresco che Anna aveva sempre amato. Nonostante tutto lui era ancora lì, l'uomo che conosceva ed amava.

Si lasciò cullare dolcemente da quel dolce e nostalgico tepore, finché le labbra non si cercarono tra loro, incontrandosi in un bacio passionale che entrambi aspettavano da tanto, troppo tempo.

Le labbra combaciavano perfettamente, quasi il destino le avesse disegnate per potersi congiungere in un bacio perfetto ed armonioso. Le loro lingue danzavano tra le loro bocche, e per Anna fu come tornare a respirare a pieni polmoni.

Ogni dubbio fu dissipato, la nebbia che oscurava il suo pensiero si diradò, e comprese che non avrebbe voluto essere in nessun altro posto se non tra le braccia di Acnologia, in quel momento e per sempre, in quella vita e nella prossima.

Per Acnologia fu come ritrovare per un istante la luce che aveva perso. Perché Anna era perfetta per stare tra le sue braccia, perfetta per essere baciata da lui. Semplicemente era perfetta per stare con lui.

Si staccarono soltanto quando i polmoni di lei rischiarono di andare a fuoco per la poca aria rimasta a riempirli. Se avessero potuto non si sarebbero più lasciati andare, perché era quello il posto a cui appartenevano. L'uno all'altra, e sempre così sarebbe stato.

Tra i respiri affannati Acnologia le sussurrò una frase, una semplice frase che fu capace di risvegliarla dal torpore che la sola presenza del drago riusciva ad imporle «Resta con me, sii solo mia e non lasciarmi.»

Forse vi era ancora una possibilità per loro, forse non era ancora tutto perduto «Solo noi due, per sempre insieme» sussurrò allora lei con un dolce sorriso.

Prese tra le mani il viso spigoloso di Acnologia, fissando i loro sguardi per un tempo interminabile «Possiamo farlo. Se tu rinunciassi alla tua folle idea di sterminio noi...»

Le afferrò le mani e le tolse dal proprio viso, le strinse con un po' troppa foga, senza però distogliere lo sguardo dagli occhi di lei, ora incrinati da qualcosa che non riuscì ad identificare.

«Questo mai Anna. Gli umani sono feccia, e come tale devono morire» qualcosa dentro Anna si spezzò.

E capì che non esisteva alcuna speranza, non vi era mai stata. Preferiva un'opera di sterminio a lei, preferiva il potere ad una vita vissuta in due, soltanto loro, lontano dal mondo.

Realizzò che Acnologia non l'amava, forse un tempo poteva aver provato per lei qualcosa, ma ormai tutto ciò che il cuore del suo amato desiderava era il potere. E lei nel corpo ne aveva fin troppo.

Ed era soltanto quello ciò che il cuore di Acnologia desiderava. Soltanto il potere.

Anna si divincolò dalla presa e si allontanò. Si strinse le mani al petto ed indietreggiò, senza mai alzare lo sguardo su di lui. Aveva capito, ma guardarlo avrebbe solo fatto più male.

«Anna...» Acnologia cercò di allungare la mano e afferrarla, ma si ritrasse con uno scatto. Il sangue si gelò nelle vene del drago.

La vide mordersi convulsamente il labbro inferiore e digrignare. Tremava, come se stesse per collassare da un momento all'altro.

«Non posso... non posso lasciartelo fare, mi dispiace» allora alzò lo sguardo, mostrando le calde lacrime che gli scorrevano lungo il viso, dolorose, pesanti, ma consapevoli di quello che fosse il suo compito. Il compito di una sacerdotessa delle stelle.

Acnologia provò ad avvicinarsi di nuovo, ma stavolta Anna non arretrò.

Qualcuno da dietro di lei saltò al collo del drago nero, e prima che potesse realizzare quel che stava accadendo, la possente voce di Igneel gli perforò i timpani «ADESSO ANNA!»

Acnologia non capì. Vide Zeref avvicinarsi alla sua amata e prenderle le mani. Anna piangeva e lo guardava colpevole, come se stesse per commettere il più grande dei torti alla persona che più amava.

«Discendi o potere delle stelle, illumina il nostro cammino e concedi a noi tuoi fedeli custodi il potere di sigillare il male» una luce dorata avvolse i due maghi, che insieme sprigionavano tanto potere quanto splendenti erano le stelle in cielo «Cadi sul male e rinchiudilo nella tua fortezza, affinché non possa più nuocere al mondo. Apriti, cancello del sigillo supremo, GATE OF SIRIUS!»

Ci fu un lampo di luce, un urlo straziante, ed in pochi secondi tutto finì.

Igneel ammirò l'operato dei due maghi con un sorriso stanco. Per fortuna si era spostato appena in tempo per non passare i prossimi quattrocento anni con quel mostro.

«Così i bambini avranno il tempo di crescere ed allenarsi. Diventeranno forti, e allora spetterà a loro mettere fine a questo mostro una volta per tutte.»

La sacerdotessa non lo sentì nemmeno. Semplicemente mantenne lo sguardo fisso su Acnologia, intrappolato in quel cristallo color ciliegio che lei stessa aveva creato, un sigillo che l'avrebbe bloccato per molti anni, in una condizione di stasi da cui non poteva liberarsi, non ancora.

Si avvicinò fino a quando le dita non sfiorarono la fredda superficie del cristallo. Una lacrima le solcò il viso, la prima di tante altre «Mi dispiace...» Anna crollò sulle ginocchia in un pianto disperato. Il suo cuore straziato non poteva perdonarla per quello che aveva appena fatto.

Aveva appena condannato ad una prigione di cristallo l'uomo che amava. Niente e nessuno avrebbe mai potuto redimerla dal suo peccato, perché anche se non aveva avuto altra scelta non si sarebbe mai perdonata di averlo tradito a quel modo.

Pianse per diverso tempo accanto al cristallo, rimpiangendo ciò che aveva perso quel giorno. Dopotutto non era ancora pronta a dire addio.
 

*w*w*w*w*


«Non voglio andare via!»

Anna sorrise nel sentire le manine di Natsu che si stringevano attorno alla sua gamba con forza, mentre Igneel tentava disperatamente di convincerlo che quel viaggio gli avrebbe fatto soltanto bene.

Ma Natsu non era l'unico ad opporsi con fermezza alla decisione presa arbitrariamente dal genitore.

Poco distante da loro Metallicana scuoteva la lunga chioma nera in preda ad una crisi sterica, mentre Gajeel l'affrontava senza paura con quei suoi piccoli ma determinati occhi rossi. Se non avesse saputo che quella bellissima donna dagli occhi rossi ed i lunghi capelli neri, era uno tra i più forti draghi esistente, probabilmente li avrebbe scambiati per madre e figlio.

Ana mise le mani sui fianchi, abbassandosi quel tanto che bastava perché la scollatura del corsetto mettesse in mostra le sue forme poco pronunciate. Non indossava gonne, com'era consuetudine fra le donne dell'epoca, ma un paio di pantaloni attillati e degli stivali neri. Con gli innumerevoli pircing applicati sul viso sembrava proprio una regina delle tenebre, bellissima e spaventosa al contempo, ma Gajeel non aveva paura di lei in quel momento. Si opponeva con fermezza al suo volere, beccandosi colpi su colpi da parte della madre.

E nonostante tutti i lividi sul volto, ancora non cedeva.

Sting faceva i capricci. Piangeva e si dimenava a terra nel tentativo di dissuadere Weisslogia dal proposito di farlo partire con gli altri per chissà quale meta sperduta.

Il drago di luce si sistemò gli occhiali sul naso, aggiustandosi la coda in cui erano rinchiusi i capelli bianchi, lunghi tanto da toccare quasi terra. Il fisico era nascosto dalla casacca bianca che indossa, ma Anna era sicura fosse ben allenato e pronto ad ogni futura battaglia che vi fosse presentata.

Weisslogia era sempre stato un padre amorevole e ben disposto verso il figlio, ma nonostante questo sembrava determinato a spiegare a Sting le ragioni per cui dovevano separarsi, anche se per un breve periodo di tempo.

E in fondo non era poi una bugia. Per i bambini non sarebbero passati che pochi attimi. I genitori del futuro già li aspettavano dall'altra parte, forse un po' più vecchi, ma pur sempre loro.

Wendy si era addormentata tra le braccia di Grandine dopo aver versato tutte le sue lacrime. La donna dai capelli rosa, rigorosamente ordinati sul capo, coccolava la sua piccola bambina con amore e dolcezza, consapevole di poterlo fare per l'ultima volta. Per la prossima avrebbe dovuto aspettare quattrocento anni.

Rogue sembrava essere l'unico ad aver accettato la situazione, non senza versare qualche lacrima sulle spalle di papà Skyadrum, che l'aveva accolto senza battere ciglio.

Il drago d'ombra era pallido come un lenzuolo, in netto contrasto con gli occhi rossi ed i capelli neri, perennemente pettinati a destra con la frangia che puntualmente gli nascondeva l'occhio ormai cieco.

Era il caos più totale, ma forse avrebbero dovuto aspettarselo. Dopotutto erano soltanto bambini, cosa potevano aspettarsi se non che volessero stare con i loro genitori?

Zeref poco lontano osservava il tutto senza però avvicinarsi. Non poteva rischiare di far del male ai giovani Dragon Slayer.

«Bambini» al dolce richiamo di Anna, ogni rumore superfluo cessò, e tutta l'attenzione dei bambini deviò sulla donna dai capelli biondi. Grandine svegliò dolcemente la sua piccola Wendy affinché raggiungesse gli altri attorno ad Anna, che si era accovacciata per poterli guardare tutti negli occhi.

Il portale era ormai pronto, posto appena fuori dalle mura del palazzo Heartphilia e pronto ad essere utilizzato. Non dovevano far altro che convincere i bambini ad attraversarlo, poi tutto avrebbe avuto fine.

«Non dovete preoccuparvi, sarà un viaggio molto breve. Dovrete soltanto attraversare una portale che vi condurrà in un posto più bello.»

«Ma io non voglio andare!» l'impeto di Gajeel era ammirevole, sempre pronto a tutto pur di difendere la propria famiglia.

«E neanche io! Voglio stare con papà!» e dopo Natsu anche Sting, Rogue e la piccola Wendy manifestarono il proprio desiderio di non andare, di restare per sempre con i propri genitori, ed Anna non poté che addolcire il sorriso.

«State tranquilli, una volta attraversato il portale i vostri genitori saranno già dall'altra parte ad aspettarvi» sorrise, e vide i bambini più rilassati e coinvolti «Diciamo che è una specie di gioco. Se attraversate il portale, avrete in cambio un super potere.»

L'idea creò subito fermento, e d'improvviso tutti vollero essere i primi ad attraversare il portale per scoprire quali super poteri gli sarebbero toccati.

D'improvviso, Wendy si fermò. Strattonò un paio di volte la gonna del vestito alla sacerdotessa, al che ella si abbassò per poterle parlare a quattrocchi.

«Si, Wendy-chan?»

«Anche tu ci aspetterai di là, Anna-san?» una domanda che la lasciò sorpresa e frastornata.

No, lei non ci sarebbe stata al loro arrivo. Quattrocento anni sono troppi per un umano, nessun mortale può vivere così a lungo. No, lei sarebbe rimasta, e non li avrebbe mai più rivisti.

«Purtroppo no, Wendy-chan, ma sono sicura che ci sarà qualcun altro ad attendervi.»

Guardò Zeref, che le fece un debole gesto con la testa. Era ora.

Fece indietreggiare draghi e bambini. Lanciò in aria le dodici chiavi dello zodiaco e concentrò i suoi poteri in esse. Queste galleggiarono, irradiate dal potere del cosmo che fluiva nelle vene di Anna.

«Apriti, portale del tempo, mostraci la strada verso il futuro che ci attende.»

L'enorme portone in metallo spalancò le sue porte in perfetta risonanza con il potere di Anna, quel tanto che bastava per spingere i suoi piccoli ad attraversarlo. Dritti verso il futuro, verso una nuova speranza di vita.

Ci sarebbero voluti anni per ricostruire, altrettanti per dimenticare. Probabilmente non avrebbe mai dimenticato del tutto, eppure Anna sentiva che quel momento non era affatto la fine.

Forse era semplicemente un nuovo inizio.

   
 
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