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Autore: Ginevra1988    03/06/2017    5 recensioni
All'alba del tre maggio Harry, Ginny e gli altri reduci della Seconda Guerra Magica si ritrovano a fare i conti con... il ritorno alla normalità. Le ferite sono fresche, gli incubi li perseguiteranno ancora per anni e poco sembra essere come prima, ma la voglia di ricominciare è tanta. A passi lenti e incerti dovranno trovare la loro strada verso un futuro nel quale non potevano nemmeno sperare fino a qualche giorno prima.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Weasley, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Bisogna avere molta cautela, con chi è felice.
Jack Frusciante è uscito dal gruppo – Enrico Brizzi
 
 
  
19 maggio 1998 – La Tana
 
   “Miseriaccia!”
   Ron quasi si affogò con il porridge di avena quando Harry disse che avrebbe incontrato a breve il capo dell’Ufficio Auror. Aveva approfittato del fatto che quella mattina la colazione era a numero ridotto: Arthur e Percy erano andati al Ministero molto presto, mentre Molly era riuscita a convincere George a farle vedere il negozio risistemato, così Ron aveva avuto una giornata libera. Sembrava quasi una mattina qualsiasi delle vacanze estive, solo Harry, Ron, Hermione e Ginny seduti attorno al tavolo della cucina senza un pensiero al mondo. O quasi.
   “Harry, è… fantastico! Insomma, era quello che volevi, no?” esclamò Hermione. Il ragazzo annuì entusiasta; cercò lo sguardo di Ginny, che però era molto concentrata sulle sue uova strapazzate. D’istinto allungò la mano verso il braccio di lei, che lo ritrasse.
   “Ginny?”
   “Che c’è?!”
   “Tutto bene?”
   “Meravigliosamente.”
   La ragazza si alzò di scatto e fece per afferrare il suo piatto, ma le sfuggì di mano rompendosi per terra; pezzi di uovo volarono un po’ ovunque. Tutti la fissarono con sguardo interrogativo; Hermione balzò in piedi e ripulì la cucina con due colpi di bacchetta, poi si voltò verso Ron:
   “Andiamo” ordinò.
   “Cosa? Ma non ho finito la…” protestò lui.
   “Ho detto andiamo!”
   Lei lo prese per un braccio e lo trascinò fuori; la ciotola di porridge si rovesciò, ma nessuno ci fece caso.
   “Ginny, cosa…” cominciò Harry, che aveva ancora la forchetta sospesa a mezz’aria, la salsiccia morsicata a metà, sinceramente confuso. Lei si lasciò cadere sulla sedia, lo sguardo basso.
   “Scusami” sussurrò. “Io… il pensiero che tu vada ancora in giro a… lo sai!” la voce si ruppe e Ginny non riuscì a continuare. Harry mollò la forchetta nel piatto e le passò un braccio attorno le spalle; non sapeva cosa dire, non aveva pensato un attimo a lei quando aveva accettato la proposta di Arthur e non capiva come avesse potuto fare una cosa del genere.
   “Ginny, se tu… io rifiuterò, se non sei tranquilla, troverò qualcos’altro, io…” affondò il viso nei capelli di lei. “Tu sei più importante” sussurrò al suo orecchio. Lei scosse la testa con forza.
   “No, Harry, questo è il tuo sogno, non posso chiederti una cosa del genere.”
   Si allontanò quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi, seria. Come sempre, non piangeva.
   “Solo… stai attento. Ricordati cosa mi hai promesso.”
   Ginny gli prese una mano e la guidò sull’anello nascosto sotto la maglietta.
   Un grosso gufo grigio entrò dalla finestra aperta e planò con eleganza sul tavolo, evitando di poco il porridge sparso un po’ dappertutto. Lasciò una grossa busta di pergamena davanti ad Harry e stridette infastidito; Ginny estrasse la bacchetta.
   “Tergeo” disse puntandola verso la pozza appicciocosa. “Scusa tanto!” aggiunse con le sopracciglia inarcate. Il gufo le voltò le spalle e riprese il volo, ma quasi si schiantò contro un secondo volatile, più chiaro che stava entrando in quel momento. Seguì una breve colluttazione tra i due uccelli, che sparsero piume ovunque; una seconda busta di pergamena schizzò in un angolo della cucina.
   “Oh, per l’amor del Cielo!” esclamò Ginny. Con un colpo di bacchetta spedì i due litiganti fuori dalla finestra, poi Appellò la busta, sulla quale era scritto il suo nome con inchiostro verde. Il blasone delle quattro Case impresso in un angolo non lasciava dubbi sul mittente.
   “Hogwarts?” disse perplesso Harry, osservando la propria lettera.
   Hermione e Ron entrarono di corsa in cucina.
   “Che cavolo… è successo qua dentro?” Ron quasi urlò.
   “Gufi permalosi” borbottò Harry, cercando di sistemare la stanza con movimenti distratti della bacchetta, ottenendo solo di far volare le piume più in alto. Ginny sbuffò e ripeté l’incantesimo di pulizia.
   “L’avete ricevuta anche voi?” chiese Hermione, eccitata come una bambina il giorno di Natale. “Cosa credete che ci sia scritto?”
   Si sedette davanti a Harry e Ginny senza nemmeno aspettare le loro risposte e cominciò ad aprire la busta con mani tremanti. Harry strappò un bordo della propria con un unico movimento e spiegò il foglio spesso; sotto l’ormai familiare intestazione della scuola, c’era un lungo testo scritto a righe fitte nella calligrafia precisa che gli aveva dato tanti voti severi in Trasfigurazione.
 
 
   Gentili studenti,
   l’anno appena trascorso si può definire in molti modi, ma non si può dire che sia stato ordinario. Il Consiglio Scolastico appena riunitosi ha perciò deciso di prendere provvedimenti straordinari, di cui qui di seguito.
 
   Gli studenti che hanno frequentato gli anni dal primo al quarto e il sesto sono automaticamente ammessi all’anno successivo, senza necessità di sostenere alcun esame.
 
   Gli studenti che hanno frequentato il quinto anno dovranno ripeterlo, in quanto la preparazione fornita da alcuni insegnanti è stata giudicata insufficiente ed inadatta al conseguimento dei G.U.F.O. dagli ispettori ministeriali.
 
   Per analoghe motivazioni, gli studenti che hanno frequentato il settimo anno dovranno ripeterlo e sostenere i M.A.G.O. con una preparazione adeguata. Tuttavia è previsto un diploma honoris causa, che gli interessati sono liberi di accettare o meno, per coloro che si sono distinti durante la Guerra Magica; a costoro verrà allegata comunicazione a parte alla presente lettera.
 
   Gli studenti che sono stati esclusi da Hogwarts nell’anno appena concluso a causa del proprio Stato di Sangue saranno ammessi all’anno di pertinenza.
 
   I corsi avranno inizio il 1° di settembre, è attesa una risposta da ciascuno studente entro e non oltre il 30 giugno p.v. via gufo, in modo da poter inviare in tempo utile le successive lettere di convocazione con relative liste di libri occorrenti.
   Con la presente il Consiglio intende anche invitare studenti, genitori e chiunque desideri partecipare alla Cerimonia dei Diplomati, che si terrà per la prima volta a numero aperto il 30 agosto p.v. Seguirà rifresco danzante.
 
   Cordiali saluti
   Minerva McGranitt
 
 
   Al primo foglio seguiva un secondo, senza intestazione, molto più breve, ma scritto dalla stessa mano.
 
 
   Caro signor Potter,
   inutile dire che tu, il signor Wealey e la signorina Granger avete già in mano un diploma, anche se sono convinta che la signorina Granger si precipiterà comunque a terminare il settimo anno.
   Pensateci, Potter, e fatemi sapere. Hogwarts è sempre qui.
   Minerva McGranitt
 
 
   Harry alzò lo sguardo: anche Ron e Hermione avevano in mano due fogli, mentre Ginny guardava imbronciata il suo.
   “Non dico che speravo in un diploma honoris causa…”
   “Sì che ci speravi” tagliò corto Ron, ributtando la lettera nella busta in malo modo; la sorella sbuffò, ripiegando la sua con più cura. “Ringrazia che non sei una del quinto, quelli si devono ripetere un intero anno!” concluse lui ghignando.
   Hermione guardava ancora perplessa il secondo foglio.
   “Cos’è che non ti torna nella frase hai già il diploma in mano?” chiese Ron, le braccia dietro la nuca come se fosse in spiaggia.
   “Non mi sembra molto giusto” borbottò lei. “C’è chi si è spaccato la schiena sui libri per i suoi M.A.G.O. e noi dovremmo saltare gli esami come se nulla fosse?”
   Harry e Ron si scambiarono uno sguardo eloquente, Ginny sbuffò incredula.
   “Beh sì, Hermione, direi… o meglio, la McGranitt dice che ce lo siamo meritati” puntualizzò Harry sventolando il secondo foglio della sua lettera. L’amica scosse la testa e disse risoluta: “E’ ovvio che finiremo gli studi.”
   Seguì un momento di silenzio imbarazzante. Hermione fece scivolare lo sguardo da Harry a Ron, sbalordita, ma nessuno dei due trovò il coraggio di contraddirla.
   “Ragazzi… siete seri?”
   Sembrava una terribile imitazione di se stessa prima di un esame, negli anni passati, quando scopriva che i suoi due migliori amici non avevano aperto un libro; Harry credeva che l’ultimo anno avesse cambiato tutti, ma evidentemente certe cose non cambiavano mai.
   “Hermione, io lavoro con George ormai. Non… non lo lascerò per tornare a scuola.”
   Pronunciò l’ultima parola come se fosse qualcosa di osceno; lei rimase un attimo interdetta da quell’affermazione, poi strinse una mano di Ron.
   “Sì, io… sì, che stupida…”
   Harry si accorse che Hermione aveva gli occhi lucidi.
   “Quando dobbiamo rispondere?” chiese lei, tanto per cambiare argomento; era chiaro che sapeva la risposta, ma controllò comunque la lettera. “Sì, entro il 30 giugno. Giusto. Ci penseremo e…”
   Si alzò di scatto.
   “Che dite di un giro a Diagon Alley? George potrebbe avere bisogno di aiuto con la si… Molly.”
   Harry e Ginny annuirono, Ron grugnì.
   “Per una volta che avevo un giorno libero…!”
   Hermione gli scoccò un’occhiata che avrebbe potuto incendiare la sedia sulla quale lui era seduto.
   “E va bene” sospirò Ron. “Ma voglio una fetta gigante di torta al mirtillo della Pasticceria del Confetto!”
 
 
 
   Ginny buttò la giacca di jeans sul letto e si passò una mano sugli occhi, rilassando finalmente i muscoli della faccia; per tutta la giornata si era sforzata di mantenere il sorriso, davanti al negozio dei suoi fratelli (doveva ammettere che l’avevano sistemato davvero bene, considerato come l’avevano conciato i Mangiamorte qualche mese prima), in Pasticceria mentre si costringeva a trangugiare almeno un muffin, in mezzo agli scaffali del Ghirigoro dove si era rifugiata con Harry quando Hermione aveva sequestrato sua madre.
   Era chiaro come la luce del sole, almeno per lei, che il vero scopo della gita improvvisata a Diagon Alley era per Hermione parlare con Molly; l’amica aveva bisogno di un consiglio materno sulla scuola e tutto il resto e la cosa più vicina a una mamma in quel momento era proprio la signora Weasley. Ginny capiva perfettamente. Davvero, la capiva. Ma questo non le impediva di sentirsi incredibilmente frustrata, triste e sola: la sua amica era angosciata per gli affari suoi, sua madre era impegnata a consolare l’amica in questione, il suo ragazzo era il motivo per cui si sentiva triste. E Ginny gli aveva già detto che non c’era problema, accetta pure quel lavoro Harry. Che stupida.
   Si sedette di peso sul letto, la testa tra le mani. L’anello scivolò fuori da un bottone aperto della blusa bianca e Ginny lo afferrò d’istinto; sentì di nuovo le parole di Harry, chiare come se gliele stesse sussurrando all’orecchio in quel momento: Non ti lascerò mai più, questa è una promessa.
   “Sarà meglio per te, Potter!” sbottò da sola.
   “Cosa?”
   Ron era sulla porta; come al solito non aveva bussato prima di entrare in camera sua.
   “Niente!”
   Ginny ricacciò l’anello sotto i vestiti e afferrò la bacchetta, pronta ad affatturare il fratello, ma per l’ennesima volta lui la Disarmò con velocità impressionante. Ginny urlò, frustrata, alzandosi di scatto. Ron la guardò, confuso.
   “Va… tutto bene?”
   “Appella la mia bacchetta”
   “Ginny…”
   “Appella la mia bacchetta ADESSO!”
   Ron obbedì.
   “Comunque la cena è pronta” disse lui asciutto. Lei annuì mentre riprendeva la sua bacchetta; sentiva bruciare le guance di vergogna, si era già pentita del suo scatto.
   “Arrivo subito.”
 
   Ginny correva lungo la scala di marmo, era in ritardo per la cena, non ricordava nemmeno più il motivo. La Sala Grande era già piena; quando entrò tutti i ragazzi seduti ai tavoli delle Case smisero di parlare tra di loro e la fissarono. Lei si fermò un attimo, confusa da tutti quegli sguardi, poi proseguì per la sua strada.
   “Signorina Weasley!”
   La voce della professoressa McGranitt la chiamava dal fondo della Sala. Ginny andò verso di lei, attraversando lo spazio tra i tavoli di Corvonero e Tassorosso. In due passi la raggiunse, con sua stessa sorpresa. Si accorse che la professoressa era in lacrime.
   “Signorina Weasley” mormorò prendendo la ragazza per un braccio. “Non volevo, credimi, non volevo che lo scoprissi così!”
   “Scoprire cosa, professoressa?”
   La McGranitt guardò ai piedi di Ginny, che abbassò a sua volta lo sguardo: riverso sul pavimento c’era il cadavere di Harry, la bocca semiaperta, gli occhiali storti, i vestiti laceri e gli occhi verdi, spalancati, che la guardavano vuoti.
   “NOOOO!”
   Ginny si svegliò urlando. Si tappò da sola la bocca con la mano e sentì le guance bagnate di lacrime. Si voltò verso il letto di Hermione, certa di averla svegliata, ma l’amica non c’era. Ginny ringraziò il Cielo silenziosamente e si cinse le ginocchia con le braccia: non aveva avuto altri incubi da quando era riuscita a far parlare Harry, ma la sua psiche era evidentemente ancora molto scossa.
   La porta della camera si schiuse e Ginny si affrettò ad asciugarsi gli occhi; Hermione entrò in punta di piedi con la bacchetta accesa.
   “Ginny!”
   “Già, dormo qui.”
   La ragazza si riparò gli occhi dalla luce.
   “Scusa” mormorò l’amica. “Nox. Non volevo svegliarti.”
   “Ero già sveglia. Dove diavolo eri Hermione?” chiese dopo un momento. L’altra ragazza tossì imbarazzata e Ginny capì che era stata con Ron, così preferì non fare altre domande. Hermione si sedette sul suo letto.
   “Come mai eri sveglia?”
   Ginny fu grata del buio, perché sentì scivolare sulle guance altre due grosse lacrime.
   “Un brutto sogno” mormorò.
   “Anch’io ne faccio ancora, sai?”
   Ginny non trovò niente da dire e strinse di nuovo le ginocchia al petto.
   “Sei preoccupata per Harry? Il lavoro da Auror?”
   Altre lacrime. Riuscì a mugugnare un sì che non facesse suonare la sua voce troppo rotta. Poi le parole cominciarono a fluire senza che Ginny potesse fermarle; si ritrovò tra le braccia di Hermione mentre le raccontava dei mesi passati senza di loro a Hogwarts e dell’esilio da zia Muriel. Arrivò a dirle dell’anello quasi senza accorgersene, continuando a ripetere quello che Harry le aveva detto.
   “Me l’ha promesso, Hermione, mi ha promesso che non mi lascerà di nuovo!”
   Si sentiva una bambina incredibilmente stupida, ma non riusciva proprio a smettere di parlare.
   “E non lo farà” disse l’amica stringendola con un braccio. “Conosci Harry, se fa una promessa la mantiene.”
   Ci vollero altri dieci minuti buoni e tutta la pazienza di Hermione prima che la ragazza si calmasse.
   “Davvero hai un anello… di Harry?” si azzardò a chiederle l’amica mentre Ginny si asciugava per l’ultima volta gli occhi.
   “S-sì. Lo tengo al collo.”
   “Quindi… vi sposerete?”
   L’emozione era appena percepibile nella voce, ma Ginny la sentì.
   “Certo, non domani! Ma… sì, direi di sì.”
   Le due ragazze rimasero per qualche momento in silenzio, abbracciate nel buio.
   “E non hai paura?” chiese Hermione. “Non hai avuto paura quando ti ha… messo un anello al dito?”
   Ginny non ebbe bisogno di chiedere a cosa si riferisse: pensare a un’intera vita insieme a sedici anni dava le vertigini, era come cercare di immaginare i confini dell’universo. E poi si parlava di Harry Potter. Che sarebbe diventato un Auror e si sarebbe ficcato in un mucchio di guai.
   “Ho i brividi” disse Ginny con un mezzo sorriso sulle labbra. “E’ un salto nel vuoto. Ma so che è la mia strada. Dove c’è Harry c’è la mia gioia e la mia casa.”
 


Angolo di Gin
E’ ora di cominciare a pensare concretamente al futuro! Hogwarts o non Hogwarts? Auror? Negozio? E ommiodio stiamo scherzando, un matrimonio? Chi ci pensa a questa età??
La verità è certe esperienze forti (e i nostri personaggi ne hanno fatto il pieno) ti cambiano, mettono l’acceleratore sul cronometro e ti trovi improvvisamente troppo grande in un corpo troppo piccolo.
E non sempre riesci a calibrare bene i tuoi passi: ne fai uno troppo lungo e rischi di inciampare.
Filosofia e altro miele in questo capitolo, insomma!
Non perdetevi il prossimo, andremo a dare una sbirciatina al Ministero della Magia post bellico!
Grazie a chi ha letto e leggerà, e a chi segue, questa settimana abbiamo sfondato la soglia della venti seguiti (più otto preferiti a cui mando cuoricini! <3 <3) quindi davvero grazie! La mia autostima ne beneficia molto.
Smack
Gin
   
 
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