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Autore: Frulli_    04/06/2017    2 recensioni
[...]Si girò appena verso destra, e capì che non erano soli: davanti a lei, una decina di passi più avanti, un'altra persona stava guardando quella stessa scena. Una ragazza, con lucenti capelli biondi, ed un abbigliamento che proveniva decisamente dal futuro. La ragazza si girò lentamente verso di lei, come ad aver percepito il suo sguardo, e lo ricambiò sorridendo. Aveva un'aria molto familiare, forse per via del fatto che aveva i suoi stessi occhi...
//Storia intrecciata tra i Quattro Fondatori ed alcuni personaggi del libro, circa 20 anni dopo la caduta di Voldemort.
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Delphini Riddle, Teddy Lupin, Un po' tutti, Victorie Weasley | Coppie: Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Dopo la II guerra magica/Pace
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CAPITOLO TRE

Nota dell'Autrice: eccomi qui con il terzo capitolo della mia storia! Spero vi piaccia, per domande o dubbi non avete che da chiedere :) in questo capitolo verrà introdotto l'antagonista principale della storia, che nei capitoli successivi verrà approfondito. Inoltre ci sarà una piccola parentesi del mio personaggio preferito, mettiamola così...enjoy!


Hogwarts, 994 d.C.
I passi veloci dei quattro Fondatori risuonavano per i corridoi del castello, accompagnati dal fruscio delle vesti e dal sussurrare costante degli studenti che li incrociavano. Rowena rallentò il passo, fino a fermarsi ed a fermare Helga. Le sorrise appena, dolcemente.
«Forse è meglio che tu rimanga a custodia dei ragazzi, mh?» le chiese, gentile.
Helga recepì il messaggio ed annuì, cercando di nascondere il terrore che le stringeva il cuore. «Certo» mormorò, prima di girarsi verso i ragazzi. «Ognuno per favore nei propri Dormitori! Non c'è nulla da vedere, ognuno nei propri Dormitori fino ad ordine contrario. I Responsabili delle Casate vi aiuteranno a sistemarmi nei vostri alloggi e saranno i primi ad essere informati di nuovi ordini!» la voce dolce di Helga risuonava ovunque, mentre gli altri tre ripresero il passo verso l'Ingresso.
Godric e Salazar annuirono appena verso Rowena, e lei sospirò, consapevole di ciò a cui andavano incontro.
Aprirono le porte d'ingresso, dove Draco, il drago che sorvegliava e proteggeva il castello, era rimasto al suo posto, e fissare come un predatore la sua prossima preda.
La figura del Maestro si stagliava in fondo alle scale, ma emanava una potenza tale da offuscare le menti. Gli occhi glaciali erano l'unica cosa visibile del viso, nascosto da un'antica maschera egiziana, d'oro.
«Chi non muore si rivede, miei cari ragazzi» annunciò, la voce metallica e fredda.
«Parla per te» ribattè Godric, sprovvisto di bacchetta.
Le labbra del Maestro si aprirono come in uno squarcio, mentre fissava i suoi ex-studenti.
«Sono davvero dispiaciuto, miei cari. Aver costruito una Scuola di Magia e Stregoneria...senza di me. Un vero peccato per queste giovani promesse: state insegnando loro la metà di quel che avrei potuto insegnare io» annunciò, mettendo un finto broncio.
«La tua presenza qui non è gradita» la voce decisa e squillante di Rowena ammutolì il Maestro qualche secondo, poi fece un passo avanti.
Una palla di ghiaccio scaturì dal palmo di Salazar, fissandolo. Il Maestro sgranò appena gli occhi, osservandolo. «Tu quoque, Salazar, fili mi!» esclamò citando la famosa frase di Cesare. «Vederti dall'altra parte della linea mi rattrista. Un tempo eri il mio studente preferito: come me, anche tu vuoi una generazione di Maghi e Streghe puri, no? E allora perchè non chiamarmi? Avrei potuto rendere questa scuola un esercito!» precisò lui, alzando appena le spalle.
Salazar indurì la mascella. «Non dopo quello che hai fatto...» sibilò, fissandolo.
Il Maestro sbuffò, ridendo quasi. «Oh andiamo, è davvero per quella storia che ve la siete presa? Volevo solo divertirmi un po'!»
«Non con Helga, razza di...» inveì Godric, ma fu bloccato fisicamente da Salazar, dando le spalle al Maestro.
«Non farlo Godric, lo sai che vuole solo aizzarci» mormorò il mago.
«“Non farlo Godric, lo sai che vuole solo aizzarci”...sei patetico!» rifece il verso il Maestro, sbuffando. «Ma bando alle ciance. Sono qui per un motivo ben preciso!» annunciò sorridente «Voglio presentarvi...il mio nuovo esercito»
Fece roteare appena il bastone che aveva nella sua destra. La gemma blu incastonata su di esso brillò, ed una brezza leggera portò con sé l'immagine di cinquanta uomini ammantati di nero, incappucciati ed immobili, dietro il loro padrone.
«Vi piacciono? Sono i miei nuovi soldati, li ho scovati in un angolo del mondo ancora non scoperto, pensate! Devo ancora capire se sono umani o spiriti. Ma d'altronde...che importa?» chiese il Maestro, ridacchiando.
«Dicci cosa vuoi e vattene» annunciò Rowena.
«Ciò che voglio, mia cara...è molto semplice» precisò il Maestro, fissandoli «voi dite che non volete più i miei insegnamenti? Molto bene! Vi lascerò in pace, per sempre. Niente più visite. In cambio, voglio solo un piccolo...inutile...insignificante dono...» li fissò ancora, sorridendo sinistro «Voglio il Diadema»
In un istante, anche Godric e Rowena si unirono a Salazar, creando nei palmi delle loro mani rispettivamente una palla di fuoco ed un mini-uragano.
«Provaci solo, e ti giuro che ti scarico Draco conto» maledì Godric, fissandolo.
Il Maestro rise, divertito. «Accidenti che caratterino, figlio mio! Cosa ho chiesto in fondo? La vostra libertà...per un vecchio diadema da due soldi»
«Sai bene che non è un vecchio diadema da due soldi. Non cederò mai il Diadema ad un essere come te. E' un oggetto molto potente, stai sicuro che non sarà mai tra le tue mani» precisò Rowena, decisa.
«Dunque la vostra risposta è no? Sicuri? E va bene...d'altronde non posso certo obbligarvi. Vorrà dire che mi cercherò un altro giocattolo» annunciò il Maestro, prima di sorridere serafico «Portate i miei saluti ad Helga...» precisò, ridendo divertito prima di svanire in una nube di fumo, insieme al suo esercito.

«Stai bene?» chiese Helga, vedendo entrare Godric nella sala. Il ragazzo le sorrise, poi l'abbracciò e la baciò appena, gentile. Helga sorrise appena, in evidente imbarazzo.
«Sto bene, si...è fatta, è andato via. Ci ha presentato il suo esercito, ci ha minacciato ed è andato via. E' la terza volta in tre anni, voglio dire...non è proprio una novità. Non può farci nulla» precisò Godric, tenendola ancora stretta a sé, con delicatezza.
Helga sorrise, cercando inutilmente di liberarsi dalla presa. «Sei sicuro che questa volta non è diverso?» chiese.
«Perchè dovrebbe?» ribattè Godric, perplesso. «Il Maestro sa benissimo che la scuola è protetta da una magia troppo potente, anche per lui. Senza contare che Draco ci protegge»
Helga scrollò le spalle. Le formicolavano le mani, come ogni volta che aveva un brutto presentimento. Studiò il viso di Godric, attentamente: era, fisicamente e non, la rappresentazione vivente del coraggio, dell'eroe. Era quello che l'aveva fatta innamorare di lui: ciò che mancava a lei, lo compensava lui, e viceversa. «Ho paura» ammise, senza vergogna.
Godric sorrise, abbracciandola: «Anche io...» ammise l'uomo «Non credere che io non abbia mai paura, Helga. Ho paura che ti possa capitare qualcosa, di nuovo, ho paura che possa capitare qualcosa a Salazar e Rowena. Non me lo perdonerei mai. E' stata mia l'idea di scappare da lui, e non vorrei mai che...»
«Ehi» Helga lo interruppe, sorridendo dolcemente. «Tu non hai costretto nessuno, noi ti abbiamo seguito perchè era la cosa giusta da fare. Ci proteggeremo a vicenda, lo abbiamo promesso. E non ci accadrà nulla»
Godric sorrise appena, annuendo. «Sei più coraggiosa e forte di quel che pensi, Helga cara...» commentò lui, sincero, prima di baciarla.


Londra, 2018 d.C.
«Che cosa diavolo stai dicendo, Jones?» Hermione perse la pazienza, alzando la voce. Ron l'affiancò, cercando di farla calmare con solo la sua presenza.
«Jones...dicci bene cosa è successo» Harry era più tranquillo, ma non certo più sereno.
Il Capo Indicibile tentennò, osservando Hermione.
«Per l'amore del cielo Jones, parla, lascia stare il vostro voto di segretezza, è un'emergenza» ordinò il Ministro, quindi andarono a sedersi al tavolo.
«Dove si trovava esattamente questa bastone di Merlino?» chiese Ron, confuso.
«Nell'Ufficio Misteri, al nono livello, signore. Nella stanza del Tempo» rispose Jones «E' una delle reliquie che conserviamo con più cura e gelosia: è il bastone realmente appartenuto a Merlino, che in punto di morte donò alla comunità magica. Nonostante sia ovviamente originale e quindi sicuramente dotato di una grande potenza magica, in verità per chiunque risulta essere solo un pezzo di legno. Nemmeno...Voi-Sapete-Chi ha mai provato nemmeno a rubarlo. Chi sa della sua esistenza, pensa sia solo una leggenda e nulla più»
«Evidentemente non per chi l'ha rubato. E questo porta alla mia domanda: chi era a conoscenza del bastone? Voglio dire...chi sapeva la sua esatta ubicazione?» chiese Harry, fissando l'Indicibile, poi Hermione.
Fu quest'ultima a rispondere: «Non molti. A parte me e Jones, solo il responsabile della Stanza del Tempo, Stuart. Propongo di sottoporci tutti e tre al Veritaserum, per correttezza e sicurezza»
Ron guardò stranito la moglie, ma non disse nulla. Fu Jones a parlare: «Signora, io non ho problemi a farlo. Ma per Stuart c'è un altro problema...è sparito, non riusciamo a trovarlo»
I tre amici si guardarono in faccia. Hermione sospirò: «Avere una spia al Ministero è quello che mi irrita di più al mondo»
«Se così fosse, signora, dovrei licenziarmi in tronco. Stuart è uno dei miei uomini più bravi e fidati, o almeno così credevo. Sono stato un cieco»
«Siamo stati ciechi, Jones. Io sono la responsabile di tutto ciò, e fra poco la stampa lo verrà a sapere. Potter» richiamò Harry, formalmente. «Mettiti in contatto con il Cavillo. Mettete in circolazione la notizia della rapina del bastone, scrivete che ogni zona magica è controllata, e raddoppiate le ronde di controllo. Voglio che la gente si senta al sicuro, non nel panico. E se lasciate trapelare una sola notizia top secret alla Skeeter, giuro che vi ammazzo» ordinò Hermione, prima di sentire ancora bussare.
Entrò una giovane dipendente dell'Ufficio Misteri. «Signora Ministro, Mr Jones. Abbiamo trovato Stuart» annunciò.
«Oh, finalmente una buona notizia! Portalo qui, Edwards» commentò decisa Hermione.
«Temo non sia possibile, signora Ministro» rispose tetra la Edwards «E' morto...»

Erano diciannove anni che Ron ed Harry non rimettevano piede nella stanza della Morte. Nel farlo, entrambi si zittirono, come in un rispettoso silenzioso. Ad ogni passo, i suoni della battaglia echeggiavano.
Senza nemmeno accorgersene, Harry si avvicinò al Velo, e rimase lì a fissarlo.
Sirius gli mancava sempre, ogni istante della sua vita, ogni giorno. Anche suo padre gli mancava, ma come può mancarti qualcuno che non hai mai conosciuto, con rimorso e nostalgia. Quello per Sirius, invece, era un dolore immane. Un lutto a cui non si era rassegnato ancora. E alla morte di Remus, tutto peggiorò. Ciò che faceva parte del suo passato era andato via per sempre. E in diciannove anni, non era riuscito ad andare a trovare le tombe commemorative di Sirius, Remus e Dora. Non ce la faceva, era un dolore tremendamente vivo.
«Harry...» qualcuno lo stava chiamando, si girò intorno, ma vide Ron e gli altri troppo lontani per poterlo chiamare da così vicino. «Harry...!» qualcuno lo chiamò di nuovo, ed impiegò qualche secondo prima di capire che era il Velo a chiamarlo. Deglutì, a secco. Quella voce lui la conosceva...
Fece un passo avanti, salendo sulla pedana verso il Velo. Stava per salire il secondo, quando si sentì stringere la spalla e voltarsi.
«Signore...da questa parte» annunciò Jones, calmo, eloquente.
«S-sì, si certo arrivo» brontolò Harry, scendendo veloce il gradino ed avvicinandosi al corpo senza vita di Stuart, con gli occhi spalancati in un vuoto di glaciale terrore.
«E' l'Avada Kedavra» commentò subito Harry. Ormai conosceva bene la scia di morte che lasciava quella Maledizione.
Hermione annuì. «Dunque non è stato lui a rubare il bastone, ma sicuramente lui ha fatto entrare il ladro. O magari ha rubato il bastone e l'ha consegnato a chi doveva, che poi ha ben pensato di ucciderlo, per non farci rivelare nulla»
«Temo proprio che sia così, signora» ammise Jones, in aria mortificata «volete vedere dov'era custodito il bastone?» chiese poi, ricevendo risposta positiva. Si incamminarono tutti verso l'uscita.
Harry si girò un'ultima volta verso il Velo, e si sentì circondare le spalle da Ron. Sorrise appena.
«Manca tanto anche a me, Harry, ma devi staccarti da lui o non lo ricorderai mai con serenità. Anche a me manca tanto Fred, ma...ecco, cerca di non essere così arrabbiato» ammise Ron in un sussurro, mentre uscivano da lì.

 

  
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