L’Erede del Male.
“And perhaps it is the greater grief,
after all,
to be left on Earth
when another is gone.*”.
[A. Miller – La Canzone di Achille]
Atto VII, Parte IV
– Amore e Morte
Draco avrebbe voluto sentirsi a disagio nel
seguire Kate1 come un cagnolino fedele ma la realtà era ben diversa.
Non gli dispiaceva essere trascinato qui e lì, soprattutto perché era ben
conscio del fatto che, fra i due, lei fosse la più forte e la vera responsabile
della sopravvivenza di entrambi. Si stavano avvicinando al Negromante che aveva
tentato di farli uccidere da ben cinque zombie e, nonostante stesse bruciando
dalla rabbia e dalla voglia di prenderlo a schiaffi, era ben consapevole di non
avere la minima possibilità contro di lui. O contro di lei, naturalmente.
Sperava, tuttavia, si trattasse di un uomo: si sarebbe sentito meno maleducato
a prenderlo a calci, una volta che Kate avesse finito con lui.
Perché, sì, Draco si fidava ciecamente della Succubus che lo
precedeva quasi a passo di danza, gli occhi oscuri come la notte ed il sorriso
di chi stesse vivendo l’avventura più entusiasmante di tutta una vita. Sentiva
la forza di lei scorrergli nelle vene, quasi la sua eccitazione lo stesse
contagiando – cosa da non escludere, in realtà, conoscendo i poteri di lei – e
anche lui non vedesse l’ora del faccia a faccia che sicuramente ci sarebbe stato.
La galleria sembrava interminabile davanti a loro.
Avevano trascorso gli ultimi dieci minuti camminando per i cunicoli bui e non
c’era stato nulla che avesse potuto suggerire un loro avvicinamento
all’obiettivo. Draco era sempre stato un tipo poco paziente, di solito tendeva
a concludere i suoi affari con la massima celerità proprio per evitare di farsi
assalire dall’ansia, come stava accadendo in quel momento. Certo, era un
Serpeverde, era stato cresciuto con l’idea di dover aspettare – che cosa, poi, nessuno sapeva dirlo: Voldemort? Harry
Potter? – ed aveva imparato che fremere non fosse d’aiuto a nessuno. Tuttavia
in quell’istante, mentre l’oscurità intorno a lui sembrava quasi voler sussurrare, l’idea di dover continuare
ancora a lungo lo faceva rabbrividire. Era sinceramente terrorizzato e la tentazione di mettersi ad urlare come un matto
stava diventando sempre più irresistibile.
«Sei nervoso» constatò Kate, guardandolo con
confusione per un lungo istante e rallentando fino a poterlo affiancare.
«Perché sei nervoso? Non hai nulla da temere finché ci sarò io» provò a dirgli,
palesemente sforzandosi di sembrare rassicurante nonostante l’aspetto
ultraterreno la rendesse una delle creature più pericolose che avrebbe potuto
incontrare in quel luogo.
Draco grugnì, grattandosi la guancia con la mano
libera e rifiutandosi di guardarla per più di qualche istante. Tutto pur di non
mostrarle quanto davvero si sentisse
a disagio. «Fino a poco fa tu volevi farmi fuori» le fece notare, il tono fermo
che suo padre aveva tentato di inculcargli fin da quando era solo un bambino.
«E sono queste gallerie, per una qualche ragione mi fanno sentire sempre
osservato. Mi sembra di avere il fiato di qualcuno sul collo» rabbrividì,
pronunciando quelle parole, e si azzardò a spostare lo sguardo su di lei.
Stranamente dispiaciuta, Kate strinse le labbra.
«Non so dirti nulla di fiati, ma ci
sono almeno una decina di zombie alle nostre spalle» lo avvisò, con
tranquillità, impedendogli di voltarsi per controllare e, subito dopo,
impedendogli di dare di matto come avrebbe sicuramente voluto fare. «Ehi, calma, la metà li ho richiamati io e gli
altri non sembrano incattiviti. Credo ci stiano accompagnando da chi di dovere
per fare quattro chiacchiere. Siamo al sicuro» gli disse, accennando un
sorriso. «Non devi avere paura di loro, non quando sei con me» aggiunse e, a
conferma del suo incoraggiamento, allungò la mano per prendere quella di lui e
stringerla leggermente. «Non fare il coniglio, Draco Malfoy, non quando la
famiglia di tua madre ha sfornato due fra i maghi più coraggiosi della
generazione precedente. Sei l’ultimo Black, per Merlino, comportati come
tale!».
Nessuno lo aveva mai collegato alla famiglia
Black, fino a quel momento. Per tutta la sua vita non c’era stato motivo
d’orgoglio, in realtà, considerando che oltre a sua zia Bella e sua madre non
ci fossero stati membri onorati della
famiglia. Naturalmente, da quando la Guerra era finita e la verità su Regulus e
Sirius era saltata fuori, la stirpe si era parzialmente riabilitata agli occhi
della società, quindi lui, figlio di Mangiamorte reietto, non aveva alcuna
ragione di esservi paragonato, non avendo alcun tipo di merito. Non credeva
neppure che qualcuno ricordasse
quella parentela.
«Io sono un Malfoy» le fece notare, le sopracciglia
inarcate. Ancora non le aveva mollato la mano e, in tutta sincerità, non era
intenzionato a farlo. Si sentiva più forte, probabilmente perché in quel modo
la tranquillità di lei più facilmente avrebbe potuto influenzarlo. «E l’ultimo
Black, in teoria è il figlio di mia cugina Ninfadora».
Lo sguardo – ancora oscuro – privo di qualunque
emozione che lei gli dedicò lo fece vagamente preoccupare. «Non è quello che
dice Regulus Black. A me sembra piuttosto orgoglioso,
in realtà». Con orrore, Draco si rese conto che lei stesse guardando un punto
imprecisato sopra la sua testa. Pur voltandosi, naturalmente, non vide nulla. «E
per quanto riguarda il piccolo lupo, lui ha già qualcuno a guardargli le spalle».
«Regulus Black?2».
«Ah, sì, la sua anima ti segue da un bel po’.
Penso sia sempre rimasto ad osservarti e a darti una mano, lui sa cosa vuol dire essere pressato dalle
aspettative familiari e sentirsi solo» spiegò, distogliendo gli occhi da quello
stesso punto e ricominciando a camminare, tirando Draco con sé. «Non
preoccuparti, non ti sta spiando. Molte anime dei nostri antenati ci seguono,
un po’ come angeli custodi. Sono… uhm… come degli scudi, ok? Non sono fantasmi,
sono sensazioni, estensioni del
nostro stesso essere. Spesso anche chi non conosce la negromanzia riesce a
percepirle, solo che non riesce a identificarle.
Io so chi ci segue».
Draco restò
in silenzio per qualche istante, stringendo le labbra. Una parte di lui era
effettivamente inquietata da quella
scoperta, come chiunque avesse un po’ di buon senso in corpo: avere un parente
morto alle spalle poteva essere spaventosa come idea. Un’altra parte, però, si
stava potendo un’altra domanda. «Regulus Black mi tiene d’occhio. Ma… mia
madre? Mio padre? Di loro non sai nulla?».
Prima di rispondergli, Kate gli strinse con
maggiore forza la mano. «Mi dispiace, Draco, ma… non ho idea di cosa sia
successo alle anime dei tuoi genitori. Tutte le vittime dell’attacco in
Germania sembrano aver subito il bacio del Dissennatore, prima di…» si fermò,
stringendo le labbra con fare indeciso. Evidentemente la nuova Kate non voleva mantenere la schiettezza di Katie e, in quel
momento, lui gliene fu grato. Non era il momento per sentirsi fare del
sarcasmo. «Mi dispiace, Draco. Ma sappi che non sei mai stato da solo, dopo la
loro morte». Restò qualche secondo in silenzio, prima di azzardare un leggero
sorriso, stringendo ancora la sua mano. «Non sei solo neppure adesso».
Stranamente, lui riuscì a tirare fuori una smorfia
vagamente rassicurante. «No, evidentemente non sono solo, visto che abbiamo dieci morti che ci camminano alle spalle
ed a cui, a quanto pare, non devo prestare attenzione» sbottò, cercando di
recuperare tutta la sua ironia in un colpo solo. Non gli piaceva mostrarsi
debole, neppure davanti a lei che condivideva la sua stessa energia vitale.
«Quanti altri ce ne sono qui dentro? Ho idea che non siano solo quelli».
Palesemente sollevata dalla distrazione che lui
aveva fornito, lei ridacchiò. «Queste gallerie sono chiamate Inferno dai negromanti, si ritiene che
Dante Alighieri, nello scrivere la sua Commedia, abbia preso ispirazione da
questi cunicoli. Era qui che venivano mandati i traditori delle prime comunità magiche stanziate sul territorio. In
molti credono che in questo luogo siano stati sepolti i grandi negromanti, quelli le cui storie vengono raccontate ai
piccoli apprendisti. La carica magica di questo luogo, soprattutto di Negromanzia, è impressionante. Ci sono
mostri e creature di ogni tipo che però per la maggior parte sono
definitivamente morti, ormai».
«Rassicurante» commentò Draco, con una smorfia.
«Quale luogo migliore per nascondere il libro con tutti i segreti
dell’esistenza?».
Kate si strinse nelle spalle, anche se più nervosa
di quanto non fosse stata poco prima. «Immagino che scopriremo a breve se hai
ragione e questo è il nascondiglio perfetto. Siamo arrivati. Non vedo l’ora di
prendere questo negromante, costringerlo a mangiare milioni di pancake fino a
farlo soffocare perché non ci sarà più spazio nei suoi polmoni. Poi gli
strapperò il cuore e userò la sua anima per divertirmi un po’. Magari lo farò
anche implorare!».
Draco la fissò ammirato per qualche istante. «Sei
una psicopatica» disse, con un certo orgoglio nella voce.
«Io preferisco creativa».
***
Quando si ritrovarono faccia a faccia con
l’artefice dei loro ultimi problemi, tutte le aspirazioni di gloria che Kate
aveva avuto svanirono nel nulla, soffocate dalla sorpresa.
Erano giunti in quella che sembrava essere una sala
al centro della montagna: il grande spazio circolare era circondato da decine
di sbocchi per altrettanti tunnel nascosti, quasi ci fossero state tante altre
strade che avrebbero potuto portare proprio lì.
La luce emanata dalle torce appese alle pareti era rossastra, molto più sanguinolenta di qualunque altra fiamma
Draco avesse mai visto e colorava in modo inquietante i loro visi,
riflettendosi in modo quasi innaturale negli occhi completamente oscurati della
negromante. Lì, al centro di quello che sembrava essere un lago fatto di fiamme
liquide – avrebbe potuto dire lava, ma la consistenza sembrava proprio quella
delle fiamme – c’era una singola roccia e, su quella, un vecchio con lunghi
capelli bianchi ed una barba che avrebbe fatto invidia al non compianto Albus Silente3.
Le somiglianze con il vecchio preside, tuttavia, si fermavano a quel dettaglio
estetico: la pelle dell’uomo era scura seppur stranamene grigiastra, le sue
labbra, piegate in un ghigno, completamente blu. Draco lo riconobbe subito come
un Negromante, ma a togliergli la certezza furono i suoi occhi: non neri come
quelli di Kate ma rossi come il
sangue vivo.
Con sua enorme sorpresa, piuttosto che iniziare a
sbraitare o lanciarsi direttamente contro di lui, Kate cadde in ginocchio, il
capo chino in un gesto di immediata sottomissione. Lui si preoccupò che quella
lotta interiore che, come lei gli aveva raccontato, l’aveva portata a cambiare
definitivamente fosse ritornata, più forte perché in presenza diretta
dell’artefice. Tuttavia lei scacciò tutti i suoi dubbi quasi immediatamente. «Dominus4, io non avevo idea
che fossi tu» sussurrò, la voce rotta
da un’emozione che Draco avrebbe voluto identificare come paura ma che, in
realtà, fu molto più simile alla più sincera gioia. «Credevo… credevamo…».
L’uomo rise, rivelando una gentilezza che Draco
non si sarebbe mai aspettato. «Credevate ciò che io ho voluto farvi credere, bambina» le disse, quasi divertito. «Non
che i tuoi sacerdoti abbiano tentato di trovarmi con tutte le loro forze. Credo
abbiano rinunciato dopo il terzo decennio, classificandomi come una stupida
leggenda».
«Non abbiamo mai smesso di credere in te» sbottò
lei, alzando di scatto il capo per mostrare quanto fosse scandalizzata. «Dominus, noi non abbiamo mai smesso di
credere che un giorno saresti tornato da noi» mormorò, più docile,
occhieggiando infine Draco. Con orrore, notò che lui fosse rimasto in piedi,
apparentemente confuso ed ancora in posizione di difesa, con la bacchetta alta.
Per quanto possibile – visto il suo colorito cadaverico – impallidì, facendogli
cenno di imitarla. Quando lui finse di non capire, strinse per un istante gli
occhi e, improvvisamente debole, Draco si ritrovò con le ginocchia fra la
polvere.
No, non debole. I movimenti veloci – troppo veloci, maledizione! – che
c’erano stati nei suoi pantaloni erano chiara testimonianza che la sua fosse,
più che stanchezza, una vera e propria, oltre che fulminea, estasi post-orgasmo5.
Che
diavolo!
«Credo che il tuo accompagnatore non abbia gradito
che tu usassi i tuoi poteri su di lui, bambina» le fece notare il vecchio, con
una risata dalla stessa consistenza del velluto, anche se incredibilmente
spaventosa. «Si tratta del tuo Auctor, non è così? Vedo bene ciò che vi lega. Le parche
devono aver giocato uno dei loro trucchetti su di voi, per portarvi entrambi
qui» sbottò, stranamente allegro. «Farai bene a presentarci, prima che io mi
senta personalmente offeso».
Kate, che aveva allungato la mano per posargliela
sul braccio – per tenerlo buono? Per scusarsi? Non ne aveva idea -, accennò un
sorriso ironico. «Direi che a giocarci un trucchetto sia stata più che altro
una piccola veggente» sbottò, scuotendo il capo. «Perdonami, Dominus, per non aver provveduto
immediatamente. Draco» disse poi, voltandosi finalmente per guardarlo. Una
strana patina era sui suoi occhi neri, qualcosa di rossastro le sporcava le
guance. Aveva pianto sangue?6
«Draco, sei di fronte al Re e Padre di tutti i negromanti, il Dio della Morte»
presentò, la voce ridotta ad un sussurro colmo di amore. «Sei di fronte a Thanatos».
Pronunciato il nome, l’uomo sembrò improvvisamente
crescere in stazza, nonostante il suo corpo non fosse cambiato di un millimetro,
dietro di lui si aprirono due immense ali nere, lucenti e spaventose. Draco si
sentì grato di essere già finito in ginocchio, perché l’orrore che lo colpì in
quell’istante lo avrebbe sicuramente fatto cadere e non ci sarebbe stata alcuna
delizia fisica, per quanto veloce, a salvargli parzialmente l’onore. Avrebbe
voluto non credere a quanto aveva appena sentito, avrebbe voluto scoppiare a
ridere e dirle che le divinità come Thanatos non fossero mai esistite.
Osservando quegli occhi di sangue, tuttavia, sentì
di non provare neppure un accenno di dubbio. Doveva essere un Dio.
«Ah, del sano terrore mortale» si rallegrò proprio
lui, con una risatina, osservando Draco. «Erano millenni che non ne godevo! Da
quando i miei negromanti sono venuti alla luce mi sono sempre sentito
circondato da amore, avevo quasi
scordato quest’altra sensazione! Ma non temere, Mortale» lo rassicurò, con un
gesto blando della mano. «Non farei mai del male ad una persona tanto legata ad
uno dei miei figli. Non sono crudele» gli disse, allargando le braccia con un
gesto vagamente drammatico, lasciandosi cadere su di un trono di fiamme7
che Draco era certo non fosse stato lì fino a pochi istanti prima.
«Grazie, Dominus»
disse Kate, con un sorriso sincero sulle labbra, rialzandosi e tirando anche
Draco con sé. «Io ed il mio Auctor condividiamo
l’energia vitale, se avessi voluto fargli del male anche io avrei sofferto
incredibilmente» spiegò, sorprendendo Draco nel rivelare la loro più grande
debolezza. Era incredibile quanto lei fosse fiduciosa
e felice, in quell’istante. Sembrava assurdo. «Spero tu non sia risentito nei
miei confronti per aver distrutto i tuoi zombie».
Thanatos – gli
sembrava ancora assurdo pensare di lui in quei termini – rise più forte,
scuotendo il capo. Era una sua impressione o la divinità stava ringiovanendo a vista d’occhio? Barba e
capelli non erano più lunghi come prima, pur essendo sempre candidi. Anche il
suo viso era meno rugoso, ne era assolutamente certo. «Come potrei essere
risentito, bambina? Io sono fiero!
Sei riuscita a resistere al mio richiamo ed hai eliminato cinque Richiamati pur avendo appena subito il cambiamento! Neppure
l’attuale Gran Sacerdote ci sarebbe riuscito, ai tempi della sua
trasformazione. Anche lui credo sia cambiato molto tardi, come te» si rallegrò,
quasi ruggendo la sua approvazione.
Senza capire il perché, anche Draco si sentì molto
orgoglioso della ragazza e non riuscì a trattenere un sorrisino compiaciuto.
Kate ghignò. «Lui aveva tredici anni, Dominus. Io ne avevo diciassette» disse,
tranquilla nonostante fosse evidente che volesse vantarsi di quel suo successo.
Successo ottenuto grazie a Draco. «Ho
solo reagito d’impulso, sono Irlandese e non mi piace che mi si dica come
comportarmi. Una reazione involontaria, nulla di più».
«Strabiliante» corresse invece Thanatos, scuotendo
il capo. Era davvero ringiovanito! Nonostante
i capelli fossero ancora bianchi, il suo corpo si era trasformato, abbandonando
l’apparenza di vecchio mendicante per assumere quella di un uomo nel fiore
della virilità. Era bellissimo.
«Solitamente uccido chiunque si avvicini al nascondiglio del libro, ma questa volta
dovevo vederti, bambina. E dovevo
conoscere il tuo Auctor»
spiegò, incrociando le braccia al petto. Anche il suo atteggiamento era
cambiato: sembrava che improvvisamente fosse diventato cosciente della sua
prestanza e volesse metterla in mostra a tutti i costi. «Siete qui per il Necromicon, immagino».
«Sì, Dominus»
confermò Kate, mentre Draco si limitò ad annuire. La parola sembrava mancargli,
davanti a quell’essere mitologico. «Crediamo che Sisifo stia tornando. Se non
prenderemo noi il libro, il piano di quel mostro verrà portato a termine e
l’umanità finirà nuovamente fra le sue mani» mormorò, dispiaciuta. «Ti prego, Dominus, dacci il libro. Dobbiamo
fermarlo, una volta per tutte. Tu non puoi intervenire8, ma noi sì».
Per un lungo istante, Thanatos non disse
assolutamente nulla. Fermo sul suo trono di fuoco, restò a fissare i suoi due
visitatori in silenzio, le sopracciglia aggrottate e gli occhi rossi ridotti ad
una fessura. Poi, sospirando, alzò gli occhi verso il soffitto. «Dimmi,
bambina, i tuoi sacerdoti ti hanno mai raccontato come è nato il Libro?»
domandò, solo apparentemente distratto.
Kate si morse leggermente il labbro inferiore,
prima di annuire. «Sì, Dominus.
Sisifo… lui è tornato dal Regno dei Morti, dopo…».
«Dopo avermi intrappolato» continuò proprio lui,
con una risata senza allegria. «Dillo pure, mia cara, non mi offenderò per la
verità. Lui mi ha intrappolato e, una volta essermi liberato, l’ho
personalmente trascinato al suo posto, negli Inferi. Ma è tornato indietro e,
con i miei segreti, ha scritto il Necromicon». I suoi occhi rossi si fermarono nuovamente su
Kate e Draco. «Ma tu sai come mi ha
intrappolato? Oppure i tuoi sacerdoti hanno ben pensato di insabbiare il
tutto?».
Kate si accigliò, piegando il capo di lato. «Noi
non… non ne ho idea, Dominus. Non ho
mai chiesto».
«E come te, bambina, non ha chiesto nessun altro.
Ma immagino sia questo il prezzo da pagare per essermi mostrato così debole»
sbottò, mostrando i denti in un ringhio feroce. Draco, tuttavia, non percepì
rabbia o vergogna nel suo tono, ma solo un enorme dolore. Nostalgia, forse. «Io non ero andato da Sisifo per ucciderlo,
quando sono stato catturato. Non sarei mai stato tanto stupido da camminare
nella sua trappola, dopotutto» mormorò, scuotendo il capo. I suoi capelli
bianchi gli dondolarono in modo quasi ipnotico sulle spalle. «Non sono stato io ad essere rapito da lui, ma il mio
Eros. Quel mostro ha approfittato di
lui, quando è andato a recuperare l’arco e le frecce che Tiresias,
che all’epoca era il suo coppiere, aveva rubato per far un piacere al suo
amante. Dopo che Eros stesso aveva
trovato l’amore per lui!9».
Qualcosa di simile ad un pugno invisibile si
scagliò contro di Draco, facendolo arretrare. Fortunatamente i suoi riflessi da
cercatore lo aiutarono a mantenere abbastanza concentrazione da notare la
caduta di Kate ed allungare le braccia per afferrarla prima che potesse toccare
il suolo. Il dolore che lui aveva
provato doveva essere il fantasma di quello che aveva colpito lei, come
conseguenza della rabbia della divinità.
Aveva ragione, la sua era nostalgia. Nostalgia dell’amore perduto.
Eros e Thanatos, le due pulsioni alla base
dell’esistenza. Amore e Morte, principio ed inizio di qualunque essere vivente.
Forze complementari che, evidentemente, erano tali non soltanto a livello
filosofico.
«Tu amavi
il dio dell’amore al punto da voler mettere a rischio uno dei principi
fondamentali del mondo? Al punto da far sparire la morte dal mondo?» gli chiese Draco, cercando di riprendere fiato
ed aiutando Kate a tornare in piedi, nonostante il rivolo di sangue che vide
uscirle dalle labbra bluastre. Sembrava quasi che l’avessero picchiata
selvaggiamente, nonostante nessuno l’avesse davvero toccata.
«Avrei fatto qualunque cosa per lui» sbottò
Thanatos, balzando in piedi e passandosi le mani fra i capelli con fare folle.
«Lui era il mio compagno immortale, la ragione della mia esistenza. Una Morte senza amore è una vita senza amore. E una vita senza amore non è nulla» sibilò. «Senza Eros, dove credi che sarebbe la donna che
stringi fra le braccia, Mortale? Chi sono Incubi e Succubi, se non nostri figli
prediletti? Tu non avresti rischiato tutto per l’altro genitore dei tuoi figli
più amati?». Le gambe di Draco tremarono violentemente e per un istante lui
temette che Kate avesse definitivamente perso i sensi, fra le sue braccia. Ad
ogni sibilo della divinità sembrava perdere sempre più stabilità, accasciandosi
a peso morto ed emettendo dei gemiti addolorati. «Mi sono consegnato, sapevo che gli altri sarebbero venuti a
liberarmi, presto o tardi. Un mondo in cui nessuno muore è un mondo che attira
facilmente l’attenzione. Ma un mondo senza amore? Gli umani non se ne sarebbero
resi conto per anni, se non secoli. Siete una razza così irriconoscente!» continuò Thanatos,
scuotendo il capo. Kate piagnucolò.
«Smettila, maledizione!» ringhiò Draco, crollando
al suolo e stringendo il corpo della negromante al petto, nel vano tentativo di
proteggerla da qualcosa che, fisicamente, non esisteva. «Dici di amare Eros e
di esserti sacrificato per lui, ma credi davvero che ti ringrazierebbe per aver
causato la morte di lei? È una Succubus, è una dei vostri
figli e con i tuoi capricci da bambino la stai uccidendo!» gli urlò, disperato, preparandosi ad un altro scoppio
d’ira che avrebbe potuto spazzare via non solo lei, ma anche lui.
Invece, così come era iniziato, il dolore della
divinità si assopì e, in una frazione di secondo, Draco lo vide al suo fianco,
le mani pallide e affusolate allungate in direzione di Katie, così da poterle
sfiorare il viso. «La mia bambina» lo
sentì mormorare, colmo d’orrore. Le dita perfette le toccarono le guance,
portando con sé un po’ di colore. «Perdonami, figlia mia. Non avrei mai dovuto
farti male. Tuo padre non me l’avrebbe mai perdonato, se mi avesse visto»
aggiunse, allungandosi per toglierla dalla presa di Draco stesso – con
parecchia resistenza da parte sua – e poterla stringere al suo petto. Con
sorpresa, Malfoy rivide la vita tornare nei tratti della giovane, che aprì
lentamente gli occhi, ricominciando a respirare. «Siamo lontani da così tanto
tempo, tendo a dimenticare cosa significhi amare
davvero».
«Hai detto che i negromanti ti hanno sempre tenuto
in altissima considerazione» notò Malfoy, le sopracciglia aggrottate,
stringendo le mani a pugno per reprimere la tentazione di allungarle e tirare
via Kate, nonostante lei sembrasse piuttosto tranquilla lì dov’era. «Sono tuoi
figli anche loro, no?».
Thanatos non lo degnò di uno sguardo, continuando
ad accarezzare il viso di Kate e sorridendole con dolcezza. Era impressionante la velocità con cui
quell’essere fosse capace di cambiare le proprie emozioni. «I negromanti sono
figli miei, solo miei. Vivono nella
Morte, perché io sono Morte. Sono
nati quando Sisifo ha creato quel maledettissimo libro ed ha rivelato ad altri
mortali i segreti dell’esistenza, perché qualcuno
avrebbe dovuto aiutarmi a tenerlo lontano da ciò che aveva fatto e non avevo
intenzione di sacrificare loro»
spiegò, spostando una ciocca di capelli biondi dal viso di Kate. «Non li ho
creati per amore, non li ho voluti, ma sono nati da me, quindi ho dovuto assumerne la responsabilità, pur odiandoli
con tutto me stesso. Col tempo si sono uniti ai nostri figli ed io non ho più potuto fare una differenza. Sono
diventato insofferente verso tutti loro e, alla fine, ho preso il libro e sono
andato via. Non volevo più sentirli lamentarsi di Sisifo e dei suoi
catastrofici ritorni provvisori. Finché io avessi tenuto il libro al sicuro,
loro non avrebbero avuto di che preoccuparsi, quantomeno non nel lungo
periodo». Sospirò, scuotendo il capo. «Immagino di aver sbagliato, se non mi
fossi allontanato avrei potuto aiutarli a risolvere questi problemi in meno
tempo e, forse, sarei già riuscito a tornare indietro».
«Tornare indietro
dove?» domandò Kate, con tono gentile, senza allontanarsi dalla stretta della
divinità ma allungando la mano per stringere quella di Draco. «Perché hai tu il libro?».
Il sorriso triste che lui le dedicò fece stringere
il cuore a Draco. «Sono stato punito per la mia impulsività, bambina. Gli altri
dei mi chiamarono sciocco per essermi
consegnato, nonostante la seconda fuga di Thanatos fosse stata colpa altrui. Venni
condannato a preservare il Necromicon, così che Tiresias, il traditore, non potesse trovarlo per restituire
l’esistenza a Sisifo stesso. Mi impedirono di rivedere il mio Eros, portandolo
con sé e vietandogli di scendere fra i mortali». La sua voce si spezzò, colma
di dolore. «Quel giorno punirono me, condannandomi a vivere fra i mortali e
assistere all’opera del mio sposo, pur non potendone godere più in prima
persona. Ma punirono anche i nostri figli, che lo dimenticarono, vivendo senza
la gioia di ricevere la sua benedizione oltre che le mie, oltretutto deboli a
causa del risentimento che avevo iniziato a maturare». Con un gesto gentile,
posò le labbra sulla fronte di Kate. «Mi dispiace, bambina mia. Sono stato uno
sciocco e tu hai pagato per i miei errori. Se Eros fosse stato qui con me,
avrebbe riconosciuto subito il nostro sangue in te e ti avrebbe allontanata da
quella spregevole Mortale che ha dato vita al tuo corpo mortale10».
Kate gli sorrise di nuovo, delicatamente. Il
sorriso che Draco aveva spesso visto sua madre dedicare proprio a lui, quando
credeva che non guardasse. Un sorriso pieno di amore incondizionato. «Non
scusarti, il tuo è stato un errore fatto per amore. Anche la Morte sbaglia» lo
rassicurò, dandogli dei colpetti amichevoli sul braccio. «Anche la tua
punizione è senza una fine, come quella di Sisifo e Tiresias?».
Thanatos annuì. Non aveva mai distolto gli occhi
da lei, quasi Draco non fosse neppure lì con loro. «Finché ci sarà bisogno di
proteggere il libro da quei due folli, io sarò bloccato qui. E Poiché la loro
punizione è eterna…».
«Ma se noi riuscissimo a porre fine a queste
follia…» iniziò Kate, stringendo le labbra e lanciando uno sguardo a Draco, che
annuì. «Se riuscissimo a fermarli una volta per tutte, allora tu potresti
tornare da lui, no? La tua punizione sarebbe finita e potresti andare
finalmente dal tuo Eros».
Il sorriso triste che incurvò le labbra del dio
fece stringere il cuore di Draco. «In teoria, sì. Ma non ti darò il libro,
bambina mia. Non rischierò che tu perda il controllo11 e distrugga
te stessa. Hai così tanto di lui, in
te…».
Draco si schiarì la voce, attirando finalmente
l’attenzione di Thanatos. «Lei non perderà il controllo. Non lo permetterò. Non
lo permetteremo. Ma se non faremo nulla, allora Sisifo tornerà e tutti i tuoi…
tutti i vostri figli saranno
distrutti. Credi che lui vorrebbe questo? Amore è prendere dei rischi. Tu hai
corso dei rischi. Lascia che siamo noi, adesso, a prenderli».
«Tu hai perso tutto per amore» continuò Kate,
accarezzando il viso della divinità, il padre della sua Succubus.
«Adesso lascia che noi proviamo a restituirtelo».
I due si fissarono per un lungo istante, quasi
stessero continuando a discutere in una lingua sconosciuta a chiunque non
appartenesse alla loro stirpe. Alla fine, con un sospiro, Thanatos allungò la
mano verso di Draco, lasciando che in un turbinio di fiamme vi apparisse un
rotolo di pergamena ancora perfetto, nonostante fosse palesemente antico, forse più di quanto lo fosse il
documento più vecchio ritrovato dagli uomini. Lo guardò negli occhi, prima di
lasciare che lo prendesse, fulminandolo con quei due pozzi infiammati, animati
da una determinazione immortale. «Ti sto affidando questo libro, Mortale, così
che tu possa aiutare la mia progenie a porre fine alla nostra maledizione. Se
qualcosa dovrà accadere a lei o a questo libro, tu avrai la Morte a caccia della tua inutile anima. Sei pronto ad accettare
questo compito?».
Quando lui allungò la mano libera e prese il
libro, Kate strinse più forte la presa che ancora li legava.
«Sono più che pronto».
» Marnie’s Corner
Bentrovati e
bentornati, cari amici di EFP!
Prima di tutto, ho una pagina facebook!
Seguitemi per futuri aggiornamenti!
IO L’AVEVO DETTO CHE LA
FOLLIA ERA APPENA INIZIATA.
Eros e Thanatos, perché
Patroclo e Achille dell’altra FF non erano abbastanza.
Oh, l’hashtag di questo
capitolo è certamente #DramaQueenThanatos.
Punti importanti:
» *
- E forse il più grande dei dolori, dopotutto, è essere lasciato sulla
Terra quando l’altro è oltre. Questa è una traduzione mia, non ho idea se nel libro (che è il mio preferito, comunque)
sia trascritta proprio così (io ho letto la versione inglese, sto aspettando
che mi venga consegnata quella in italiano!). La Canzone di Achille è davvero il mio libro preferito e, in un
certo senso, Eros e Thanatos rispecchiano molto l’esistenza di quei due. Solo
che Thanatos/Achille non può uccidersi per tornare dal suo amato. #Angst
» 1
– Ricordiamo: dopo il suo cambiamento definitivo Katie non si è più
sentita una Katie. Kate è il nomignolo che Draco le ha dato e con cui lei
adesso può identificarsi. Da adesso in poi sarà sempre Kate a parlare.
» 2
– Immaginate un po’ gli angeli custodi, ma più “immateriali”, una vocina sul
fondo della coscienza, un sussurro che quasi non si sente. Non è un fantasma
che segue, è una parte dell’anima che resta vicina al sangue del suo sangue.
Regulus è rimasto indietro per Draco, perché loro due si somigliano tantissimo
dal mio punto di vista. Teddy, invece, è ovviamente
seguito dai suoi genitori.
» 3
– Silente non era un santo e Draco di certo non aveva buoni motivi per
amarlo. Il vecchio era di parte, lo sappiamo tutti, e non è mai stato poi così
carino con i serpeverde. Se poi consideriamo che
Draco per provare ad ucciderlo è quasi morto ed ha praticamente ucciso Katie…
» 4
– Eheh, l’avevo detto che mi sono scatenata. Prima di
tutto, Dominus: come ho anticipato,
la lingua che viene prevalentemente usata dai negromanti è il latino e dominus
indica il padrone, il capo.
Veniamo
all’identità del suddetto Dominus! Esistono gli dei greci? Più o meno. Sono
creature magiche eccezionali, antiche ed immortali che hanno fatto la loro
apparizione davanti ai mortali per secoli,
prima di ritirarsi a vita privata (da qui
le divinità greche e romane e tutte le altre, sono ricordi di un tempo passato).
Dio della Morte? Sì, nel senso che controlla, con la sua magia, tutto ciò che
riguarda la morte. Nei tempi antichi (quando il numero delle persone era ancora
miracolosamente ridotto) era lui a
portare via le anime, ma ad un certo punto (guardare nota sotto), quando tutti
gli altri si sono ritirati, ha smesso di occuparsene personalmente. Per
qualsiasi chiarimento, chiedete!
» 5
– Ehm… sì. Kate è una Succubus,
i succubus sono capaci di manipolare le emozioni
delle loro vittime, soprattutto il desiderio sessuale. Presa dal panico, la
povera Kate ha pensato che il modo migliore di far finire velocemente Draco in
ginocchio fosse farlo divertire
TROPPO. In pratica, Draco ha avuto un orgasmo fulmineo. Poverino, non ha
neanche potuto tenere l’onore alto.
» 6
– Se qualcuno di voi ha visto True Blood o ha letto Intervista col Vampiro (credo!),
saprà che spesso i vampiri vengono dipinti come capaci di piangere lacrime
rosate, perché miste a sangue. I negromanti, quando sono in versione “occhi
neri”, hanno la stessa capacità. Altro motivo per cui spesso è difficile
distinguere i negromanti dalle loro creature. Kate stava piangendo per la
gioia, immaginate di incontrare il vostro Dio all’improvviso, in carne ed ossa.
Un’emozione piuttosto intensa, secondo me.
» 7
- Come ho detto prima #DramaQueenThanatos
» 8
– Come vi ho anticipato, le divinità ad un certo punto si sono ritirate. Quando Sisifo è riuscito nel
suo piano malefico, hanno capito quanto pericoloso fosse mettere il loro potere
a disposizione dei Mortali, così hanno prestato tutti un giuramento assolutamente vincolante (come un Voto
Infrangibile) e hanno promesso di non intervenire mai più fra i mortali. Quindi
Thanatos deve semplicemente nascondere il
libro, non può distruggere Sisifo o Tiresias, non può
intervenire. I mortali hanno libero
arbitrio su tutto.
» 9 – VENIAMO ALLA PARTE
SULL’AMORE TRAGICO CHE MI PIACE TANTO. Immaginate questo scenario: Eros e
Thanatos vivono felici con i loro figlioli (poi spiegheremo in che senso
figlioli), passeggiando per il mondo ed osservando gente morire e fare sesso
come se non ci fosse un domani. Tutto meraviglioso. Eros però è un tenerone e
quando il suo coppiere (una specie di maggiordomo che porta il vino) – Tiresias, il famoso veggente che già ne aveva passate tante nella sua vita – gli chiede di
aiutarlo a conquistare l’uomo di cui si è innamorato, lui cede ed usa una delle
sue frecce. Sisifo, però, era ben consapevole di quanto Tiresias
fosse debole e allora sfruttò il suo ascendente per convincerlo a rubare arco e
frecce della divinità dell’amore. Eros, furioso, lascia indietro il suo
compagno immortale e va a riprendersi ciò che è suo, finendo in una trappola
che il suo coppiere gli aveva teso,
insieme all’uomo che lui gli aveva
trovato (perché alla fine Sisifo ama Tiresias a modo suo). Poi succede quel che racconta lo
stesso Thanatos: tutto arrabbiato va a salvare il suo amato, ma finisce a sua
volta in trappola e bla bla bla. Eros e Thanatos sono stati separati perché
Eros è stato troppo tenero e tutti i loro figlioli assetati di sangue e sesso
si sono ritrovati senza uno dei loro papà.
» 10 – Veniamo al delirio “scientifico-filosofico”
di questo capitolo. In che senso Succubi e Incubi sono figli di Eros e
Thanatos? E i negromanti solo di Thanatos? Perché Thanatos si sta scusando con
Kate?
-
Risposta 1: Ovviamente non sono genitori biologici, sono più che altro genitori metafisici (nel senso dell’essenza,
della realtà primordiale). Loro sono genitori del potere dei Succubi. Avete presente ape e fiore? Qui abbiamo amore e
morte che si uniscono per formare l’anima,
l’essenza di Incubi e Succubi. Fisicamente parlando, quindi, non sono
genitori, ma lo sono a livello spirituale. Ogni succube o incubo è FIGLIO
di quei due, non nipote o simili, il potere ha direttamente origine da loro, nasce direttamente da loro. Quindi Kate non è una discendente, è proprio una loro figlia¸
per questo Thanatos poi le dirà di rivedere tanto di Eros in lei.
Letteralmente, la sua anima è figlia di Thanatos ed Eros (Ovviamente per ogni
anima non serve che quei due abbiano rapporti sessuali o simili, è una nascita
spontanea, legata al loro essere “sposati”).
-
Risposta 2: Qui vale un po’ la regola della riproduzione asessuata,
diciamo. Il potere di Thanatos si è riprodotto da solo, creando tanti piccoli minions tutti suoi che lui detesta. Sono la dimostrazione del suo fallimento e della sua
lontananza da Eros. Lui è molto drammatico.
-
Risposta 3: Si sta scusando perché se lui ed Eros fossero ancora stati
insieme, avrebbero viaggiato per la terra insieme e avrebbero riconosciuto
immediatamente in Kate una loro figlia, portandola via dalla sua mammina
cattiva e facendola crescere con loro stessi o con qualcun altro dei loro figli
(se Eros dovesse essere liberato, la madre di Kate potrebbe passare un brutto
quarto d’ora, perché Eros è buono e carino, ma se fai del male ai suoi figli...).
» 11
- Perché perdere il controllo? Perché nel
libro c’è troppo potere e Kate
potrebbe perdere la testa come è successo a Sisifo. Thanatos non vuole vederla
diventare un mostro e se per caso Draco non dovesse mantenere la sua promessa…
Ve l’ho
detto che era una follia.
Ma
AMO #DramaThanatos e #IngenuoEros
da morire e io mi vedo troppo il povero Eros in mezzo alle nuvole che urla e
scuote le sue alucce bianche imprecando come uno scaricatore di porto (tale
padre, tale figlia) perché suo marito non si prende cura dei loro figli e quel
maledetto Tiresias non la smette di fare guai.
Amore
mio.
Chiedetemi qualunque cosa, ribadisco.
Nel prossimo capitolo tornano gli orrori.
PS:
domani ho un esame, come al solito tenetemi nei vostri pensieri ☹
Vi
aspetto tutti lunedì prossimo! E scusatemi per l’ultimo ritardo, settimana da
impazzire!
Per altre
comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!
Grazie ancora a chiunque leggerà,
-Marnie