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Autore: Frulli_    26/06/2017    2 recensioni
[...]Si girò appena verso destra, e capì che non erano soli: davanti a lei, una decina di passi più avanti, un'altra persona stava guardando quella stessa scena. Una ragazza, con lucenti capelli biondi, ed un abbigliamento che proveniva decisamente dal futuro. La ragazza si girò lentamente verso di lei, come ad aver percepito il suo sguardo, e lo ricambiò sorridendo. Aveva un'aria molto familiare, forse per via del fatto che aveva i suoi stessi occhi...
//Storia intrecciata tra i Quattro Fondatori ed alcuni personaggi del libro, circa 20 anni dopo la caduta di Voldemort.
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Delphini Riddle, Teddy Lupin, Un po' tutti, Victorie Weasley | Coppie: Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Dopo la II guerra magica/Pace
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CAPITOLO SETTE

Hogwarts, 2018 d.C.
«Victoire!» Ted gridò il suo nome con tutte le forze, tanto che si svegliò sgranando gli occhi.
Poteva sentire l'odore umido dei libri della Sezione Proibita. Si accorse di essere sdraiata sulla nuda pietra, e cercò lentamente di tirarsi su. Ted e Minerva la soccorsero, seppur la stessero guardando stravolti.
«Oh ragazza mia...» mormorò Minerva, quasi in lacrime.
«Row-Rowena...è la fondatrice di Ravenclaw, vero?» chiese Victoire, biascicando. Si sentiva strana, ma non sapeva in che senso.
Minerva la fissò, annuendo appena. «Si, cara, è stata una delle fondatrici di Hogwarts. Lei» rispose, indicando una pagina del libro, non più vuoto come prima, ma pieno di scritte e di mosaici animati, dove era impressa la scena vista per davvero da lei. Deglutì.
«Ho visto i Quattro Fondatori ed i loro oggetti, ho visto un ragazzo essere inondato da questo potere. Ho visto...la donna, Rowena, era la stessa del mio sogno ad Hogwarts. E' lei che mi fissava...» biascicò confusa Vicky.
«Vicky, ehi, calma...» mormorò Ted, sorreggendola. «E' già qualcosa, no? Qualcosa si sta sbrogliando. Ora dobbiamo solo cercare di passare inosservati da qui».
Vicky si guardò intorno istintivamente e sussultò: sembrava come se un uragano fosse passato per di lì. Sembrò quasi non curarsene e tornò subito a guardare Minerva.
«Professoressa...dobbiamo andare a prendere il bastone di Merlino» annunciò seria Vicky, tirandosi su da sola. Non sapeva nemmeno come era arrivata a quella conclusione. Sembrava come se quelle visione le avesse instillato nel cuore una certezza naturale. Sapeva che doveva cercare quel bastone.
«Ma mia cara non è possibile, il bastone è...»
«Professoressa! Professoressa!» una voce allarmata si avvicinò sempre più. Videro il professor Paciock correre loro incontro.
«Paciock...cosa è successo?»
«Qualcuno, fuori da Hogwarts. Chiede di Vicky, e...» Neville tentennò, vomitando i suoni in un sussulto di ansia e paura.
«E cosa...?» chiese spazientita Minerva.
«E ha trascinato con sé i Dissennatori» terminò Neville, deglutendo.

 

Hogwarts, 994 d.C.
Doveva ammetterlo: non era una persona riflessiva. Lei era fatta così, era una carica di fuoco. Era come Godric, con il quale ammetteva ci fosse un legame stretto, come di due maghi creati nello stesso elemento. E lei ci sguazzava nel fuoco violento delle azioni, delle gesta eroiche.
Era così che aveva guadagnato la sua posizione, che aveva vinto le sue guerre, che governava la sua comunità magica: pugno di ferro e giustizia. Nessuna pietà per chi tradisce. Come il fuoco violento che divora e purifica, così era la sua politica. Se era diventata Regina, in fondo, doveva pur esserci un merito nelle sue azioni e nei suoi insegnamenti. E se il Consiglio dei Maghi la rispettava e temeva al tempo stesso, c'era una ragione.
Così, quando i suoi ragazzi le avevano chiesto aiuto nella guerra contro il Maestro, non aveva riflettuto un secondo: aveva richiamato i propri clan e, nel giro di pochi giorni, si erano accampati nella zona circostante Hogwarts, protetta da una barriera difensiva.
Non era mai stata tra quelle mura prima d'ora: troppi gli impegni e i doveri di una Regina. Eppure si sentiva quasi a casa propria: aveva la sensazione che fosse proprio quello l'intento di chi l'aveva creato. Dare ai giovani maghi l'atmosfera di sentirsi in un ambiente familiare e sicuro, dove potevano istruirsi e crescere in tutta serenità.
«Vostra Maestà» si sentì chiamare. Si fermò, osservando il giovane uomo davanti a lui.
Gli sorrise, prima di abbracciarlo. «Godric, figlio mio, che gioia rivederti» rispose Maeve, tralasciando i convenevoli.
Superò la soglia avanti a sé. Quella che doveva essere un'Aula era stata trasformata in quartier generale. Sul tavolo al centro dell'aula era stata predisposta una mappa animata del castello e della zona circostante. Intorno al tavolo, il resto dei fondatori.
«Rowena, Helga, Salazar...triste il momento in cui possiamo rivederci, ma per me pur sempre una gioia» annunciò, abbracciando tutti e tre.
«Grazie per essere venuta in nostro soccorso, mia signora» rispose solenne Rowena, osservando attentamente la sua regina e maestra. Non era cambiata di una virgola. Era decisamente alta per la media femminile del tempo, tant'è che alcuni sussurrassero che fosse figlia di un'umana ed un gigante. Aveva un corpo snello ma forte, avvolto da una corazza in scaglie di drago, abiti maschili ed un mantello buttato sulle spalle. Una spada al suo fianco ed i capelli rosso fuoco lasciati sciolti fino a tutto la schiena. Sorrise, vedendola identica a qualche anno prima.
«Nemmeno a dirlo, Rowena. Diamo la caccia al Maestro dall'ultima volta che ha...» la regina si bloccò, osservando Helga e senza precisare nulla.
Helga sorrise appena. «Non preoccupatevi vostra maestà, sto bene...sono qui per proteggere i miei ragazzi e le future generazioni di maghi, come tutti voi».
«Non avrei dovuto mandarvi da lui, me ne pento ogni giorno. Lo vedevo che era cambiato, ma il Concilio mi aveva dato la sua parola che era un maestro degno di tal nome. Avrei dovuto indagare io stessa prima, non avrei dovuto...» ammise Maeve, sospirando.
«Non c'è nulla di cui chiedere scusa, Maeve» ribatté secco Salazar, che come al solito non girava tanto intorno alla questione. «Mettiamola così: aiutaci a distruggerlo e saremo pari».
«Ah, vedo che le tue idee circa la razza purosangue sono cambiate, Salazar. Ne sono felice. Che cosa ti ha fatto cambiare idea?» chiese la regina, ironica, lanciando uno sguardo a Rowena. Lei sapeva molte cose anche senza che gliele dicessero, ormai si sapeva «Ma andiamo al sodo. Qual è la situazione?»
«Il Maestro ha rubato il Diadema di Rowena, circa un mese e mezzo fa. Ancora non siamo spariti dalla faccia della terra, quindi abbiamo ipotizzato che non è ancora riuscito a forzare il Diadema a funzionare» spiegò Godric.
«Certo che no, razza di idiota che non è altro. Il Diadema riconosce il proprio padrone, e chiaramente non è lui...a meno che, certo, non sia una donna appartenente al clan Ravenclaw» borbottò Maeve con sarcasmo.
«Lui è sempre stato convinto che avrebbe potuto modificare i nostri manufatti con la magia oscura, che li potesse...forzare ad obbedire a loro. La mia paura è che prima o poi ci riesca o che, peggio, nel tentativo di farlo possa distruggerli» commentò Rowena, seria «entrambe le opzioni sono a dir poco catastrofiche. Il Diadema è un'entità che vive di vita propria. Modificarne il potere o distruggerlo porterebbe a delle conseguenze atroci non solo nella comunità magica, ma anche in quella babbana»
«Ed è per questo che ci stiamo preparando ad accoglierlo come si deve» continuò Helga «è molto probabile che voglia tornare qui per prendere gli altri manufatti o per prendere Rowena, usare l'Imperio su di lei e sfruttare il Diadema per i suoi scopi».
«Abbiamo chiesto aiuto ai nostri rispettivi clan e al Consiglio dei Maghi. Domani ci sarà un incontro e dovremmo cercare di convincerli. Io e Godric ci recheremo lì per farlo» aggiunse Salazar.
Maeve sospirò appena. «Sono convinta che ce la farete. Se il Maestro sta creando una guerra magica è anche per colpa del Consiglio, che lo ha lasciato libero di muoversi come voleva»
«Il Consiglio non sarà molto felice di riceverci. Hogwarts è stata costruita quasi con la forza» ammise Godric.
«Solo perché sono una manica di idioti, ecco perché!» precisò Salazar.
«Speriamo solo che gli uomini dalla nostra parte bastino» ammise scettica Rowena.
Maeve sollevò un sopracciglio. «Perché dici questo? Cosa sta architettando quel maledetto?»
Rowena sospirò. «Ha un nuovo esercito. Ho il dubbio che non siano proprio...umani. Dice che li ha scoperti in una parte del mondo non ancora scoperta. Non avevano volto, i mantelli coprono ogni singolo lembo di pelle. E seppur una barriera magica ci stesse dividendo, abbiamo tutti percepito un senso di...morte, e tristezza, assalirci. Noi ne abbiamo visti cinquanta, ma conoscendo il prezzo per cui tornerà qui ad Hogwarts, chi ci dà la certezza che verrà con solo loro?»
«Ci sono voci, provenienti dal sud, che dicono che abbia messo sotto imperio una serie di creature magiche pericolose e oscure...dicono addirittura un Basilisco» commentò Helga, tanto seria quanto spaventata.
Maeve fece schioccare il mantello, prima di cominciare a camminare su e giù per la stanza.
«Non noi temiamo nulla, Helga, ricordatelo. Convinceremo i clan a rispondere alla chiamata, ed anche noi abbiamo qualche piccolo asso nella manica. Ve l'ho detto che sto addestrando dei Draghi, vero?» chiese ironica, sorridendo divertita «E poi...c'è sempre Avalon»
Cadde un silenzio di tomba, che durò svariati secondi.
«Non credo che le sacerdotesse...» cominciò titubante Rowena.
«Le sacerdotesse sono in debito con me. Ora io ho bisogno di loro, e mi aiuteranno» precisò secca Maeve.
«Ma mia signora, vi esporrete troppo per noi...» ammise Helga.
«Se siete in questa situazione è anche per colpa mia, Helga. Ed il Maestro è una minaccia comune a tutti noi, un abominio della magia. Se dovesse sconfiggerci, chi ci assicura che non proverà ad attaccare Avalon? E se io sarò cibo per i corvi, non potrò proteggere le sacerdotesse. A loro la scelta» rispose pragmatica la Regina «partirò domattina stessa, e porterò con me Myrddin mentre voi sarete via per il Consiglio. Sono sicura che quel ragazzo mi sarà di aiuto»
«Se lo dici tu. Myrddin è più un involucro sacro da spedire nel futuro, che un feroce guerriero» ammise Salazar, senza remore.
«Con tutto il rispetto, maestro...ma parlate per voi» annunciò una voce decisa provenire dalla soglia della porta. Si voltarono tutti e cinque verso la figura di Myrddin. Nonostante la gamba destra lievemente zoppa, aveva un'aura di carisma e di calma che lo circondava. Era solo un giovane uomo, eppure rispetto a prima del rituale sembrava quasi invecchiato. I folti ricci neri erano accompagnati da una barba scura che li copriva parte del viso. Gli occhi grigi erano decisi e cupi. Avanzò lentamente, facendo ticchettare il bastone vicino a sé. Tutti, lì dentro, poterono percepire la magia che emanava.
«Mettiamola così: se devo provare ad uccidere il Maestro, devo pur testarli questi poteri, no?» ammise il ragazzo, sorridendo appena.
«E sia, è deciso allora. Io e Merlino partiremo per Avalon all'alba, Godric e Salazar per il Consiglio, mentre Helga e Rowena resteranno qui a Hogwarts. Vi lascerò i miei draghi, in caso di attacco del Maestro sapranno come gestirlo fino al mio ritorno» annunciò Maeve.
Fecero per uscire, ma Salazar vide Rowena rallentare il passo in prossimità di una finestra, lì nella torre. Le si avvicinò, abbracciandola, e notando la sua aria sorpresa fece per guardare fuori. Spalancò appena la bocca a sua volta.
«Ma è pazza...?» ammise, sincero, mentre assisteva a Draco che giocava felice con un altro drago, e poi un altro ancora...e un altro ancora. Lì, davanti al castello, riusciva a contare cinque draghi, docili come cagnolini. Deglutì, quasi temendo la potenza che potevano scaricare quelle bestie.
Rowena sorrise, divertita, girandosi verso di lui. «Ce la faremo, vero?»chiese.
«Certo che ce la faremo. E dopo...beh, dopo festeggeremo con un piccolo banchetto nuziale, mò caraid»
«Oh, stiamo anche imparando il gaelico, mò caraid?» chiese sorpresa Rowena, ridacchiando.
«Diciamo che ci sto provando...» ammise Salazar, lasciandosi sfuggire un sorriso dal lato della bocca. La strinse a sé, sospirando.
Ciò che li attendeva da lì a pochi giorni, poteva mettere a rischio la vita di ognuno di loro. Un prezzo che non era disposto a pagare al Maestro.
Poi un rombo, come di tuono o di terremoto, fece vibrare le solide mura di pietra del castello.
«Che cosa è stato...?» mormorò preoccupata Rowena.
Si precipitarono fuori, raggiungendo il resto del gruppo che poco prima aveva lasciato la stanza.
Giunti all'ingresso, videro con chiarezza lo sfacelo avanti a loro: la Foresta Proibita era completamente in fiamme, e i Centauri e le altre creature che vi abitavano stavano scappando in ogni direzione.
I Quattro corsero verso di loro, per cercare di proteggerli.
«Calmi, da questa parte!» gridò Helga verso i Centauri, per cercare di calmarli. Fu tutto inutile: le creature fuggivano in ogni dove. Sopra la Foresta in fiamme, il fumo sembrò creare la sagoma di una maschera con una gemma incastonata sulla fronte, che brillava.
«Il Maestro ha lanciato la sua mossa. Ora tocca a noi rispondere» annunciò serio Godric.



 

  
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