Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Thalassa_    27/06/2017    2 recensioni
Questa è una storia da tempo sepolta.
È una storia di grandi amicizie, di fragorose risate, di amori impossibili, di eroi e di codardi, di promesse mantenute e di promesse infrante.
È la storia di un tempo sepolto, un tempo in cui pensavano di essere forti e invincibili, protetti dalle mura di Hogwarts, da Silente, dal loro coraggio e dalla loro bontà. Un tempo in cui sembrava che l’estate non dovesse mai finire.
Questa è una storia da tempo sepolta, e i suoi protagonisti sono sepolti con lei.
Ed è una storia che comincia così:
C’erano una volta quattro Malandrini…

Un viaggio insieme ai protagonisti della vecchia generazione, da quando ricevono la lettera per Hogwarts seguendo tutta la loro crescita.
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora, Ted/Andromeda
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo IV - Sei lettere, un treno e un Cappello impiccione (parte terza)


1 settembre 1971
Binario 9 e ¾, King’s Cross
 
James corse come un matto verso la barriera del binario nove e tre quarti, ed emerse ridendo sulla banchina affollata. Un treno di un rosso fiammeggiante era già in attesa e diversi studenti più grandi stavano salendo a bordo. Una bambina piangeva disperata cercando di trattenere il fratello, mentre un altro cercava di sgattaiolare sul treno anche se evidentemente non aveva ancora undici anni.
“James, ho solo detto di attraversare la barriera con decisione, non c’era alcun bisogno di correre!” sbottò sua madre, irritata. James le rivolse il sorriso innocente che l’aveva salvato in tante situazioni.
Come previsto, l’espressione di sua mamma si addolcì. Si rivolse a suo padre.
“Allora, signor Potter, non hai nulla da dire a tuo figlio? O devo essere sempre io a fare le raccomandazioni?” spronò affettuosamente il marito.
James lasciò che suo padre gli scompigliasse i capelli. Non era mai stato bravo come la mamma a sgridarlo. “Allora, James” cominciò con una voce seria ben poco credibile “fai il bravo e comportati bene. Non ti mischiare con i Serpeverde e non ascoltare le loro chiacchiere sulla purezza del sangue, sono tutte sciocchezze. Rispetta le regole, e per Merlino, non far arrabbiare la McGonagall!”
Anche a distanza di anni, quel nome aveva il potere di mettere in soggezione suo padre. James aveva da tempo deciso che stuzzicare quella creatura leggendaria chiamata Minerva McGonagall sarebbe stata una delle prime cose da fare appena arrivato a Hogwarts.
Sua madre rise.
“Fleamont, sei sempre il solito” sbuffò. “James, lascia perdere quello che dice tuo padre. La professoressa McGonagall è un’ottima insegnante e se ho preso E in Trasfigurazione ai M.A.G.O. lo devo a lei”.
“A lei e a quel bel cervellino da Corvonero che ti ritrovi” la adulò suo padre, dandole un bacio su una guancia. James alzò gli occhi al cielo, distogliendo lo sguardo da quelle smancerie. Perché i suoi genitori si ostinavano a baciarsi, in pubblico, per di più? Non si rendevano conto di essere vecchi?
Il fischio del treno gli ricordò che doveva sbrigarsi.
“Ora devo andare o farò tardi” annunciò, facendo per andarsene. Prima che potesse protestare, sua madre lo attirò a sé e lo strinse forte. Si rese conto con orrore che stava per baciarlo sulla fronte e si ritrasse. “Mamma, non ho sei anni, non puoi trattarmi come un bambino piccolo!” protestò vivacemente.
Si morse la lingua vedendo che gli occhi nocciola di sua mamma, identici ai propri, erano lucidi.
“Ti scrivo presto!” le promise, per rimediare. “Papà, appena esce il catalogo delle nuove scope mandamelo che ti segno quale voglio per Natale” disse, facendogli l’occhiolino. Suo padre lanciò un’occhiata allarmata nella direzione di sua moglie.
“Fleamont! Eravamo d’accordo che non gli avremmo preso nessuna scopa prima dell’anno prossimo, sai che al primo anno non si possono tenere!”
James rise sentendo le parole della madre e corse via approfittando della distrazione. Saltò sul treno sentendosi elettrizzato come non mai.
“Sto andando a Hogwarts!” esclamò con un gran sorriso, senza riuscire a trattenersi.
“Oh, no! Credevo fosse il treno per Durmstrang” commentò sarcasticamente una voce alla sua sinistra. James rise e si voltò. Di fronte a sé c’era un ragazzo poco più alto di lui, con occhi neri espressivi e un’espressione altezzosa sul viso sogghignante.
Qualcuno a cui piace scherzare, finalmente, pensò James con sollievo, e gli tese la mano.
“Io sono James. Sono del primo anno, e tu?” si presentò. Il ragazzo parve scrutarlo per un momento, come per valutarlo.
“Sirius. Primo anno anche per me” rispose pigramente. James si stupì. Sirius sembrava più grande di lui.
“Ottimo” commentò allegramente “senti, c’è posto nel tuo scompartimento? Mia mamma non mi mollava più e nel frattempo il treno si è riempito”.
“Ci sono appena scappato, da quello scompartimento” rivelò Sirius con un ghigno, “ma se vuoi passare il viaggio in compagnia delle mie simpatiche cugine e ascoltare per due ore la classifica dei ragazzi più belli del settimo anno fai pure”.
“Ehm, no grazie” replicò James. Iniziarono a passare in rassegna gli scompartimenti in cerca di un posto, finché vide un volto conosciuto. “Ehi, quello è Frank!” esclamò.
“Ciao, James!” lo salutò Frank Longbottom con un sorriso gioviale. I genitori di Frank erano amici dei suoi. Frank aveva preso in simpatia James, anche se era di qualche anno più grande di lui, e quando James gli aveva confidato che sua madre Augusta lo intimoriva, Frank non l’aveva preso in giro.
“Tranquillo, a volte è davvero terrificante, l’ha ammesso anche mio padre un giorno in cui eravamo da soli. Penso che si siano sposati perché lui aveva troppa paura a dirle di no!” gli aveva detto ridendo.
“Questo è Sirius, è del mio anno. C’è posto nel tuo scompartimento?” chiese James.
“Abbiamo un posto libero” rispose Frank, indicando i posti già occupati dai suoi amici.
“Non fa niente, ci vediamo dopo” salutò, riprendendo la sua ricerca nel corridoio. “Quello era Frank Longbottom, del terzo anno. Molto simpatico, anche se è un totale disastro a Quidditch. Pensa che mio padre ha detto che volo meglio di lui, anche se lui è più grande e io ho provato una scopa vera solo un paio di volte” si vantò. “A te piace il Quidditch, Sirius?”.
Sirius non rispose subito. Lo stava guardando con una strana espressione, come se lo stesse studiando.
“Perché non ti sei seduto con Frank?” gli chiese, con aria indagatoria.
James lo guardò basito.
“Avevano un solo posto! Non potevo mica abbandonarti così”.
Sirius lo guardò sinceramente stupito. “Ma se neanche ci conosciamo!”
James alzò le spalle.
“Mi stai simpatico” gli disse con un sorriso “e poi siamo dello stesso anno, no? Magari saremo anche compagni di Casa”.
Sirius gli sorrise, il primo sorriso vero che gli avesse visto fare. Indicò uno scompartimento semivuoto.
“Qui c’è posto, c’è solo una ragazzina che frigna” commentò. “Neanche siamo partiti e già le manca la mamma!”
James ridacchiò, anche se sentì una stretta al cuore a ricordare gli occhi lucidi di sua mamma, qualche minuto prima. Non posso fare la femminuccia o finirà che il Cappello mi spedisce a Tassorosso, si rimproverò mentalmente.
“Non importa, non abbiamo alternative, entriamo qui” disse. “Ehi, sono liberi questi posti?” chiese alla bambina con i capelli rossi seduta di fianco al finestrino. Lei rivolse a entrambi una rapida occhiata e annuì brevemente, per poi tornare a guardare fuori dal finestrino, in silenzio. James e Sirius si sedettero uno di fronte all’altro.
“Socievole, la ragazza! Dirci due parole non l’avrebbe mica uccisa, eh” borbottò James. “Dicevi, sul Quidditch?”
“La mia squadra preferita sono i Puddlemere United” dichiarò fieramente Sirius.
“Anche la mia!” proruppe James entusiasticamente. Andarono avanti a discutere di Quidditch per diversi minuti; anche se condividevano la squadra preferita, non concordavano su chi fosse il miglior Cacciatore dell’anno, né sul miglior modo di rispondere a una finta ad ala di corvo. Nel bel mezzo della discussione, la porta dello scompartimento si aprì.
Un ragazzino pallido con i capelli unti fece il suo ingresso e raggiunse la ragazzina con i capelli rossi, sedendosi di fronte a lei senza degnarli di uno sguardo. James e Sirius si scambiarono un’occhiata perplessa. Possibile che fossero gli unici del loro anno in vena di fare amicizia?
Sirius rivolse un’occhiata sprezzante al nuovo arrivato, poi ricominciò a parlare come se nulla fosse. I due ragazzini vicino al finestrino evidentemente già si conoscevano, e stavano discutendo di cose note solo a loro due. La mente di James tornò rapidamente al Quidditch senza fare più caso a loro.
“Tu l’hai mai provata, una scopa vera?” domandò a Sirius, quasi certo che la risposta fosse no. Nessun genitore sano di mente – e quando si trattava di Quidditch, il padre di James non era troppo sano di mente – avrebbe dato una scopa a un ragazzino che non aveva mai tenuto in mano una bacchetta. Era pronto a leggere l’ammirazione nella risposta del suo nuovo amico, ma fu deluso.
“Sì, una volta” rivelò Sirius “ho preso di nascosto la Comet 120 di mia cugina Narcissa. Dovevi vedere la faccia di mio zio quando sono passato attraverso la finestra aperta del salotto, davanti a tutti gli ospiti!”
James rise, sinceramente ammirato. Iniziava a pensare che si sarebbe divertito molto in compagnia di Sirius. Stava per replicare che non si poteva paragonare la Comet120 alla Scopalinda che aveva provato lui, quando uno stralcio di conversazione dei loro due compagni di scompartimento attirò la sua attenzione.
“Speriamo che tu sia una Serpeverde” disse il ragazzo alla sua amica, che aveva smesso di piangere e ora stava sorridendo.
“Serpeverde?” intervenne James, in tono derisorio. “Chi vuole diventare un Serpeverde? Io credo che lascerei la scuola, e tu?” chiese a Sirius.
Sirius non sembrò trovarlo divertente.
“Tutta la mia famiglia è stata in Serpeverde” rispose, senza l’ombra di un sorriso.
“Oh, cavolo” commentò James, sbalordito. “E dire che mi sembravi a posto!”
Sirius ghignò.
“Forse io andrò contro la tradizione. Dove vorresti finire, se potessi scegliere?”
James alzò una spada invisibile.
‘Grifondoro…culla dei coraggiosi di cuore!’ Come mio padre”. Non aveva dubbi. Sua madre poteva dire tutto quello che voleva su Corvonero, ma James sapeva chi voleva essere, e gli eroi delle storie erano sempre Grifondoro coraggiosi.
Il ragazzino con i capelli unti fece un verso sprezzante. James si girò verso di lui.
“Qualcosa che non va?”
“No” rispose, ma il suo lieve ghigno diceva il contrario. “Se preferisci i muscoli al cervello…”
“E tu dove speri di finire, visto che non hai nessuno dei due?” intervenne Sirius.
James scoppiò in una risata fragorosa. La ragazzina con i capelli rossi si raddrizzò nel sedile, nervosa, e guardò prima James poi Sirius, disgustata.
“Andiamo, Severus, cerchiamo un altro scompartimento”.
“Ooooh…”
James e Sirius imitarono la sua voce altezzosa; James cercò di fare lo sgambetto al ragazzo mentre usciva.
“Ci si vede, Mocciosus!” gridò, quando la porta dello scompartimento si chiuse.
 
1 settembre
Sala Grande
 
Minerva guardò i ragazzini di fronte a sé, la maggior parte dei quali aveva un’aria sperduta o terrorizzata, con il consueto misto di affetto e irritazione, e una punta di apprensione in più rispetto al solito.
I tempi si facevano difficili, una nube oscura si prospettava all’orizzonte e non era un buon momento per avere undici anni. Entusiasti, rumorosi, imprudenti e del tutto inermi di fronte ai pericoli che li attendevano, gli undicenni stavano abbandonando la loro infanzia per sporgersi verso un’età strana, fatta di primi amori, regole da infrangere, tante domande e una gran voglia di mettere tutto sottosopra.
A Hogwarts saranno al sicuro, si disse, sono io che sto invecchiando. Il Cappello Parlante parve leggerle nel pensiero, perché la sua canzone non fu proprio la più allegra della storia della scuola, ma si concluse con un rassicurante “Hogwarts sarà la vostra casa”.
Minerva non avrebbe potuto essere più d’accordo. Hogwarts era una casa per tutti, un posto dove sentirsi ben accetti e al sicuro. Li guardò a uno a uno.
Sette anni. Avrebbe avuto sette anni di tempo per insegnare loro a proteggersi, a badare a sé stessi, a distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, poi avrebbe dovuto consegnarli per sempre a un mondo ostile e a una guerra che non lasciava scampo.
Per favore, Cappello, supplicò mentalmente, quest’anno più che mai avremo bisogno di menti sopraffine e di lavoratori onesti, ma soprattutto, avremo bisogno di tanti piccoli Grifondoro.
Con questo desiderio in mente, abbassò lo sguardo sulla lunga pergamena con i nomi e cominciò a fare l’appello. Aveva fatto dell’imparzialità uno dei capisaldi del suo modo di insegnare, perciò il suo volto rimase severo e impassibile mentre lesse il primo nome, ma dentro di sé non poté fare a meno di pensare proprio il contrario di quello che avevo chiesto.
“Black, Sirius Orion!” chiamò. Un ragazzino alto con i capelli scuri si fece avanti con fare baldanzoso e si sedette mollemente sullo sgabello, apparentemente a suo agio. Saluti e incoraggiamenti si levarono dal tavolo di Serpeverde, carichi di aspettative per il primogenito di una delle famiglie Purosangue più antiche di tutto il Mondo Magico. Il ragazzino gettò una fugace occhiata alle sue cugine e si calò il Cappello sulla testa.
Minerva sospirò. Per lo meno, Bellatrix si era diplomata due anni prima; tenere a bada quattro Black a Hogwarts sarebbe stato decisamente troppo. Bellatrix Black aveva dato parecchie preoccupazioni durante i suoi anni a scuola, e Minerva sospettava che il suo Capocasa l’avesse coperta qualche volta di troppo per evitarle l’espulsione; d’altronde, i suoi genitori non erano il genere di persone che fosse prudente provocare, e difficilmente si sarebbe trovato in tutta l’Inghilterra un uomo più prudente di Horace Lumacorno.
Si riscosse dai suoi pensieri. Un silenzio irreale pervadeva la Sala Grande. Minerva si rese conto con stupore che il piccolo Black era ancora lì seduto e il Cappello non aveva ancora dato il suo verdetto. Trattenne il fiato. Era già passato un minuto e mezzo quando il Cappello finalmente parlò.
“GRIFONDORO!”
Un’ovazione senza precedenti si alzò dal tavolo di Grifondoro, mentre Sirius Black rivolgeva un sorriso di sfida alle espressioni oltraggiate e sconvolte dei suoi familiari.
Minerva nascose rapidamente l’espressione di genuina sorpresa sul proprio volto, trattenendo a fatica un sorriso. Sì, si poteva fare. Le cose potevano cambiare, la guerra poteva essere vinta. Se un Black poteva entrare nella sua Casa, allora la speranza era ancora più che viva.
Ebbe non poca difficoltà a riportare il silenzio. Riprese a chiamare i nomi con la consueta serietà, ma l’animo decisamente alleggerito. Quando ebbe finito, andò a sedersi accanto a Pomona con un sorriso soddisfatto. Lo Smistamento di Black stava facendo discutere anche al tavolo degli insegnanti, suscitando le reazioni più disparate. Minerva non resistette alla tentazione di stuzzicare il collega di Pozioni.
“Allora, Horace, sembra proprio che ti abbia sottratto un gioiellino prezioso per la tua collezione!” affermò con orgoglio. Lumacorno borbottò qualcosa di indefinito in risposta, accennando alla Coppa di Quidditch stanziata nel suo ufficio da quattro anni.
Pomona era di buon umore quanto lei, e le versò da bere. “Sette nuovi studenti per me, e nove per te!” commentò affabilmente, “dobbiamo festeggiare, Minerva!”
 
Lato verde-argento della Sala Grande
 
Severus si avviò malinconicamente verso il tavolo di Serpeverde.
Aveva davvero sperato che Lily fosse smistata con lui, e l’amarezza della separazione rovinava il dolce sapore della soddisfazione di essere stato scelto per la Casa migliore. Fece un timido sorriso nel vedere centinaia di volti sconosciuti sorridergli e accoglierlo festosamente, applaudendo.
Un ragazzo con il mento appuntito e i capelli biondo platino, una spilla da prefetto che gli brillava sul petto, gli sorrise con aria annoiata e gli fece cenno di sedersi nel posto vuoto accanto a lui, dandogli una pacca amichevole sulla spalla. Attese educatamente che gli ultimi due studenti fossero Smistati – Taylor Sophie in Grifondoro e Zeeman Nicholas in Tassorosso –  poi si presentò.
“Lucius Malfoy” disse, porgendo la mano a Severus. Pronunciava le ‘s’ in modo strascicato e il suo nome suonava stranamente sibilante.
“Severus Snape” disse Severus, stringendogli la mano.
“Snape?” chiese Lucius, un fremito nelle narici, “non mi pare di aver mai sentito questo cognome”.
Severus arrossì.
“Mia madre si chiamava Prince prima di sposarsi, è stata prefetto a Serpeverde” si affrettò a precisare.
Sua madre non gli aveva mai parlato di quando era stata studentessa a Hogwarts – non gli parlava mai in generale, se poteva evitarlo – ma Severus aveva ritrovato la sua spilla da prefetto nel fondo di un cassetto. Era stata lucidata di recente; forse sua madre si concedeva di tanto in tanto di accarezzare le reliquie di un passato ormai lontano e dimenticato.
“Prince?” intervenne una ragazza seduta di fronte a Lucius “mi pare che siamo in qualche modo imparentate ai Prince, vero Dromeda?”. Aveva lineamenti delicati, una carnagione molto pallida e lunghi capelli biondi.
“Lontani cugini” convenne distrattamente la ragazza chiamata Dromeda, seduta di fianco a lei. Da quanto avevano detto, dovevano essere parenti, ma non avrebbero potuto essere più diverse. Dromeda aveva lineamenti marcati, un’espressione decisa e morbidi capelli castani.
“Quand’è così” commentò Lucius, come se quanto avevano detto sistemasse tutto, “benvenuto a Serpeverde, Severus” disse, rivolgendo a Severus un sorriso affettato. Dopodiché rivolse la sua attenzione alle due ragazze, e ignorò Severus per il resto della cena.
 


N.d.A.
La scena sul treno è naturalmente ripresa dai ricordi di Snape in “Harry Potter e i Doni della Morte”. Abbiamo anche il primo incontro tra Lily e James, e la prima impressione non è favorevole per nessuno dei due. Ah, se sapessero…! xD Tra James e Sirius, invece, è amore a prima vista.
Non sono riuscita a trovare da nessuna parte di che squadra di Quidditch fossero tifosi James o Sirius, non ricordo se ci sia da qualche parte nei sette libri. Se qualcuno lo ricorda, me lo faccia sapere! Altrimenti accontentiamoci dei Puddlemere United.
Per la prima volta abbiamo il punto di vista di Minerva, personaggio che adoro!
Anche il fatto che Severus sia accolto dal prefetto Lucius Malfoy è preso dal settimo libro.
Sono sicurissima che non interessi a nessuno, ma lo sventurato studente Zeeman si chiama così perché sono una frana a scegliere i nomi e quel giorno stavo studiando l’effetto Zeeman (casomai qualcuno volesse farsi una cultura) xD
Dromeda è un diminutivo orrendo, ma canonico, quindi non prendetevela con me perché non l’ho inventato io. La parentela con i Prince non è attestata ma mi è parsa verosimile dal momento che “tutte le famiglie Purosangue sono imparentate tra loro” stando a quanto dice Sirius nel quinto libro.
Un grazie sincero a tutti voi lettori. Ringrazio in particolare blackjessamine e _apefrizzola_ per le loro recensioni, e invito tutti a leggere le loro storie, che meritano molto.
Oggi pubblico di martedì perché domani non sarò a casa. Ne approfitto per dirvi che d’ora in poi le pubblicazioni saranno probabilmente un po’ irregolari causa sessione estiva e vacanze. Non sparisco, però, promesso ;)
Thalassa_
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Thalassa_