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Autore: Marne    24/07/2017    5 recensioni
Dopo quattro anni di apparente pace e prosperità, il Mondo Magico si ritrova ad attraversare un nuovo periodo di crisi. Qualcuno ha iniziato ad uccidere i vecchi Mangiamorte ed Harry Potter, distrutto dopo la Guerra, inizia a soffrire di incubi spaventosi che sembrano voler mettere in dubbio quell'equilibrio raggiunto con tanta difficoltà.
Hermione Granger, dopo esser sparita per ben due anni a causa di un impiego segreto, fa ritorno nella sua terra d'origine per portare una notizia terribile a Draco Malfoy e per riunirsi al vecchio amico nella lotta contro il nuovo Male che sembra volerli sopraffare.
Un bambino è intenzionato a distruggere ciò che è stato costruito in tantissimi anni e con immense difficoltà e nessuno sembra avere il potere di fermarlo. Come si uccide chi è giù sfuggito alla morte?
Genere: Dark, Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Katie Bell, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Heir Universe'
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LErede del Male.


 

Until they became conscious they will never rebel,

and until after they have rebelled they cannot become conscious.*”



[George Orwell - 1984]

                                  

 

Atto IX, Parte II –  Utopia

 

 

 

Harry si rese conto che qualcosa non fosse andato per il verso giusto un attimo dopo essersi voltato per poter scambiare qualche parola con Barry, senza trovarlo. Era sicuro che fosse alle sue spalle, così come era sicuro che Hermione e Kate fossero davanti a lui. Ed era anche più che certo di non essere mai tornato a casa, pur trovandosi lì.

Grimmauld Place non aveva mai avuto tutti quei giochi sparsi per le stanze, però.

Confuso, si chinò a raccogliere un ranocchio di peluche, tenendolo fra le dita come se fosse stato sul punto di esplodere. Somigliava a quello che lui aveva comprato a Teddy quando era andato a trovarlo per la prima volta, ma non poteva certo essere lo stesso. Quello appartenuto al suo figlioccio aveva fatto una fine non troppo onorevole durante il suo allenamento con il vasino. Neppure Andromeda era riuscita a salvarlo.

«Harry, sei tu?» lo chiamò Ginny dalla cucina, facendolo irrigidire. Era abbastanza sicuro che lei non avesse usato quel tono esasperato, nei suoi confronti, per almeno sei mesi. Era sempre stata molto attenta con lui, soprattutto dopo Lipsia. Sentirla nuovamente abbastanza a suo agio da trattarlo come l’idiota che era consapevole di essere gli provocò una scossa al cuore. Stava finalmente per riottenere ciò che credeva di aver perso? «Potter, porta il tuo flaccido culo da Sopravvissuto in questa stanza, tuo figlio mi sta facendo impazzire».

«Arrivo, Gin» le rispose, quasi in automatico, spogliandosi del mantello ed avviandosi meccanicamente verso la stanza da cui sentiva provenire rumori di un bimbo agitato e di una mamma esasperata. Fu con una certa sorpresa che non si sentì sorpreso nel ritrovare un bimbo decisamente più grande del feto che i suoi gemelli dovevano ancora essere, con grandi occhi scuri ed una chiazza di capelli castani e disordinati sulla fronte. «Jimmy! Cosa stai facendo alla tua mamma, uhm?» domandò, con un sorriso enorme, sentendo il cuore scaldarsi quando il bimbo lo imitò prontamente, mettendo in mostra due dentini nuovi di zecca. Sua moglie, da poco lontano, gli dedicò uno sguardo totalmente esasperato, indicandogli con un certo disgusto la propria maglia sporca di quella che sembrava essere una purea verdastra.

«Tuo figlio si è dato all’arte, stasera».

«Sono piselli? Lo sai che odia i piselli» le disse lui, le sopracciglia inarcate, avvicinandosi per poterle lasciare un piccolo bacio sulle labbra, schivando per un pelo l’abbraccio con cui lei aveva tentato di sporcarlo a sua volta.

Ginny alzò gli occhi al cielo, allontanandosi per poter dare una pulita al viso del suo bambino. «Solo perché a te non piacciono i piselli, Harry, non significa che non debbano piacere anche a lui. Non proiettarti su nostro figlio, per favore» lo riprese, senza riuscire, tuttavia, a nascondere il proprio sorriso. «Oggi ha morso Ron sul naso, è mancato poco che glielo staccasse via. James è molto più cannibale di quanto non avessi immaginato1» si lagnò, scuotendo il capo e lasciando che i capelli rossi le dondolassero sulle spalle.

Una campanella d’allarme suonò nel retro del cervello di Harry.

«Hai detto… Ron?» le chiese, incerto e terrorizzato all’idea di far riaprire una vecchia ferita. Avevano imparato tutti, alla Tana, che fosse preferibile evitare certi argomenti, soprattutto davanti alla povera Molly. Era una donna forte, ma il suo cuore di mamma aveva accusato il colpo molto, molto male.

Ginny lo guardò come se fosse impazzito. «Ron, mio fratello» specificò, confusa. «Sai, il tuo migliore amico, testimone di nozze e padrino di tuo figlio» continuò, quando lui non sembrò voler dare alcun segno di ripresa. «Harry, ti senti bene? Sei impallidito di colpo! Che cos’è successo? Hai avuto problemi in ufficio?» si agitò, avvicinandosi di più per potergli prendere il viso fra le mani. Gli accarezzò le guance con la stessa dolcezza che sua madre aveva usato con lui quando era solo un dodicenne spaventato, facendogli tremare di più le ginocchia. Lei non era più stata così dolce con lui. «Harry?».

«Io non… Ron?» chiese lui, ancora una volta, posando le mani su quelle di lei ma distogliendo lo sguardo per poterlo puntare sul suo piccolo James. Il suo unico figlio. Che aveva Ron come padrino. «Dov’è Hermione?».

Se possibile, lo sconcerto di Ginny crebbe. Lo costrinse a voltarsi nuovamente per guardarla e poi, con dolcezza lo spinse a sedere ad uno degli sgabelli vicini. «Harry, Hermione è a casa sua, con Ron. Lo sai che nelle sue condizioni non può più andare in ufficio».

«Nelle sue condizioni?».

«Harry, Hermione sta per partorire. Ti ricordi che è incinta, non è vero? L’abbiamo accompagnata all’ultima ecografia giusto ieri»2.

Hermione incinta.

Era impossibile, la sua migliore amica non era nelle condizioni di avere un bambino. Di certo non con un morto. Perché lui era certo che i ricordi della morte di Ron non fossero semplicemente stati inventati dalla sua mente contorta. Il cuore gli faceva troppo male al solo pensiero, la sua mente non era mai stata tanto masochista. Era già sfortunato di suo, perché infierire?

Oltretutto aveva assistito in prima persona alla stramba presa di coscienza che Hermione aveva avuto riguardo Fred, dubitava di avere abbastanza immaginazione per una cosa simile.

Non che i segnali non ci fossero stati, negli anni, ma credeva che Fred si fosse rassegnato, alla fine.

«Gin… tuo fratello è morto da due anni».

Il sangue gli si gelò nelle vele alla risposta di lei.

«Lo so, sciocchino! Ma è tornato in vita grazie al Grande Sisifo! Il nostro Padrone è stato abbastanza benevolo da riportarlo indietro, non lo ricordi più?».

Lo sguardo che si scambiarono avrebbe fatto storia nell’enciclopedia degli sguardi assurdi, Harry ne era assolutamente certo. Per un istante pensò di aver sentito male, di aver confuso le parole. Poi, con una certezza che aveva quasi dell’inquietante, pensò che dovesse essersi fatto molto male nella ricerca di Winnie per avere delle visioni tanto chiare. Sperò vivamente che la sua immaginazione avesse iniziato a galoppare ben lontana dalla realtà.

«Ginny… spero solo di svegliarmi presto» sospirò alla fine, passandosi una mano fra i capelli. «Avrei dovuto capirlo dal primo istate, tutto questo non può essere vero. Tu non sei stata così carina con me da Lipsia, quindi probabilmente sto immaginando che non sia mai successo. E lui» con un certo dolore nella voce, si voltò a guardare il piccolo James, tutto preso a ciucciarsi le dita sporche di purea di piselli. All’improvviso sembrava piacergli quella robaccia, quasi a voler dimostrare l’assurdità del tutto. Impossibile che suo figlio avesse finto di odiare qualcosa solo per poter fare tutti i guai che voleva con sua madre3. «Lui non ha senso. Tu aspettavi dei gemelli».

La velocità con cui Ginny lo zittì lo fece sussultare leggermente. «Ovviamente io ho partorito due gemelli, ma abbiamo dovuto rinunciare ad uno quando il Padrone lo ha chiesto, possibile che tu non lo ricordi?» gli domandò, spaventata, portandogli una mano alla fronte per poter controllare se avesse la febbre. «Harry, sei stato tu a proporre lo scambio. L’anima della bambina per la nostra libertà».

Harry fu sul punto di negare. Non avrebbe mai chiesto una cosa del genere, no? Lui non avrebbe mai sacrificato qualcun altro, di certo non il sangue del suo sangue. Lo aveva giurato il giorno in cui Voldemort gli aveva rinfacciato la morte di tutti gli innocenti accorsi per salvare la sua stupida pellaccia. Tuttavia non riuscì a trovare le parole per opporsi, per dire chiaramente a Ginny quanto fosse assurda quella sua affermazione, quanto ridicolo fosse anche solo il pensiero che lui avesse sacrificato sua figlia.

Non riuscì a negare, perché qualcosa dentro di lui stava urlando che in realtà sì, l’avesse proprio fatto. Urlava che si fosse trovato in una situazione tanto tragica da non poter trovare altra via di fuga. Urlava che avrebbe fatto bene ad abbracciare il senso di colpa, perché quello aveva tutte le ragioni d’esistere.

«Oh, caro» mormorò sua moglie – quando si erano sposati? Non lo ricordava più. Era stato prima o dopo aver condannato sua figlia? – mentre continuava ad accarezzargli il viso con dolcezza. «Sono certa che questa tua confusione passerà presto, abbiamo avuto tutti dei momenti difficili nell’ultimo anno. È normale che tu ne stia risentendo di più» provò a rassicurarlo. «Abbiamo tutti dovuto rinunciare a qualcosa per vivere nel nostro nuovo mondo. Ogni utopia ha un prezzo, non è così? Io ho rinunciato al mio coraggio, tu alla nostra bambina. Va bene sentirsi tristi, ogni tanto, a patto di ricordare sempre quanto siamo fortunati ad aver finalmente trovato la pace. Cos’è una piccola sofferenza in cambio della vita eterna?».

Vita eterna.

Stranamente fu solo quel dettaglio a colpirlo. Come un’eco, gli ritornò in mente una scena passata, lontana come se fosse accaduta mesi prima, nonostante lui non ricordasse nulla nel mezzo. Vita eterna, gli era già stata proposta una cosa simile, ne era piuttosto certo. Ricordava lo sconcerto, ricordava la paura. Ricordava la risata con cui aveva liquidato la proposta.

Lui non voleva la vita eterna, non l’avrebbe mai voluta.

«Davvero un’illusione credibile» commentò, facendo un passo indietro per sottrarsi alla presa delicata di Ginny. «Ottima, lo dico con sincerità. Per un momento ho anche avuto dei dubbi, credevo d’esser impazzito. Ma hai usato le parole sbagliate, Sandman» aggiunse, in un sibilo irritato, guardandosi attorno con fare sempre più attento. Sperava di notare dei bordi sfocati, magari colori più intensi del normale, tutti segni di un’illusione da Legilimanzia. Era stato il più bravo del corso Auror nel resistere ai controlli mentali: nessuno combatteva Voldemort per poi farsi prendere per i fondelli in quel modo. Non si scoraggiò neppure quando non notò alcun segno di alterazione.

Dopotutto, Mulciber era il migliore.

«Harry?».

«Mossa intelligente, quella di mettere in mezzo Ginny. Lei avrebbe rinunciato a se stessa pur di salvare noi, ma mai ad uno dei nostri bambini, mentre io, razionalmente, sarei arrivato a quell’estremo pur di salvare gli altri… è stato il tuo primo errore, lei non mi avrebbe permesso di arrivare a tanto, neppure rinunciando al proprio coraggio. A volte credo che lei sia rimasta al mio fianco nonostante tutte le cazzate che ho combinato proprio per amore dei nostri figli. E la storia della vita eterna? Ho tentato di suicidarmi a Lipsia, ho praticamente dato involontariamente fuoco ad un palazzo per farlo, credi davvero che la proposta possa attirarmi? Solo perché sono disposto a soffrire e andare avanti pur di non rendere i miei figli orfani non significa che io creda che valga la pena vivere5».

Il silenzio che accolse quella sua dichiarazione sembrò dilatarsi in eternò, come se il mondo avesse deciso di trattenere il fiato in attesa che qualcosa cambiasse. Dietro di loro, James smise improvvisamente di giocare, fissando il padre con una serietà di certo non appartenente a qualcuno di quell’età che lui dimostrava.

Il viso di Ginny, in un istante, si contorse in un ghigno spaventoso. Poi, quasi come se l’effetto di una Polisucco fosse finito, i suoi contorni si dissolsero, facendole prendere forme completamente diverse. Dell’amore della sua misera vita non restò nulla e, al suo posto, ancora indefinito come la sostanza degli incubi stessi, c’era Silas Mulciber, con il suo sorriso da folle omicida ed i suoi occhi di cristallo.

«Sei una sorpresa continua, Harry Potter» si congratulò il Mangiamorte, con una risata terrificante, mentre intorno a loro la stanza mutava, assumendo l’aspetto di un magazzino abbandonato. Harry si ritrovò bloccato contro il muro da quella che aveva tutta l’aria di essere una ragnatela estremamente appiccicosa. Oppure un bozzolo, non poteva esserne certo: qualcuno aveva preso i suoi occhiali. Riuscì comunque a notare altri bozzoli intorno a lui, molto più chiusi. Controluce riusciva quasi a distinguere al loro interno delle figurine raggomitolate.

Erano stati attaccati.

«È meraviglioso cosa possono fare i Ragni Velenosi della Thailandia, non credi anche tu? Un morso e puff, il cervello umano diventa creta da manipolare. In tempi migliori, un Legilimens avrebbe avuto tutto il diritto di servirsene per sfruttare i suoi nemici, renderli schiavi del suo volere. Se non sbaglio, però, sono più di duemila anni che questa pratica è stata abolita. Sono diventate bestiole rare e il concetto di dignità umana ha portato al divieto di controllo. Addirittura uno scherzetto come l’Imperio è stato considerato una Maledizione Senza Perdono. Come se potesse esistere qualcosa abbastanza grave da non meritare perdono».

«Credo che mangiare il cervello altrui sia un filino più grave che controllarlo e tu ti sei spinto al massimo, non è vero?» rispose Harry, disgustato, sentendo tuttavia la lingua impastata. Aveva avuto una certa difficoltà a parlare, quasi fosse stato perso in quello strano sogno indotto per ore.

«Un giorno intero, in realtà, ed io non posso negare di essere sorpreso, Harry Potter» si congratulò, fissandolo sul posto con quegli occhi così assurdamente chiari. «Non pensavo che saresti stato tu il primo. Immagino che gli altri siano più pronti ad accettare il loro nuovo destino. Non che abbiano una scelta». Con un gesto vago, il Mostro si voltò ad indicare gli altri bozzoli. «Sai, è stata un’idea di Tiresias. Ai tempi era lui quello che assisteva agli spettacoli. Un morso del ragno, un buon Legilimens e puff! Lo spettacolo era pronto4. Osservare la vita risucchiata da bozzoli urlanti era sempre la parte migliore, naturalmente, ma anche poter assistere ai loro sogni più remoti diventare realtà era divertente. Non ho mai avuto modo di partecipare, sfortunatamente».

Harry ricordava qualcosa del genere dalle lezioni di Storia della Magia del primo anno, ricordi di un’epoca in cui la differenza fra buono e cattivo non esisteva ancora, in cui i maghi e le streghe dominavano il mondo senza alcun controllo. Un’epoca in cui i babbani venivano usati come intrattenitori, lasciando che con incantesimi e talenti naturali per la legilimanzia si mettessero a nudo le loro paure ed i loro sogni. Una versione magica ed inquietante della televisione, così l’aveva definito Hermione. Nessun babbano era mai sopravvissuto a quelle pratiche ed i pochi maghi e streghe che ne erano stati vittima nella maggioranza dei casi si erano lasciati consumare dal morso del ragno oppure dalla pazzia.

No, non era una sorpresa che lui si fosse svegliato per primo. Era già impazzito e non teneva abbastanza alla sua vita per lasciarsi tentare da dei fuochi fatui come la promessa della vita eterna o l’amore incondizionato di Ginny. La prima non gli era mai interessata – come avrebbe potuto? Aveva visto come quel desiderio aveva ridotto Tom Riddle – e il secondo…

Il secondo sapeva di non meritarlo più.

No, Harry non era sorpreso. Quel mondo gli era troppo estraneo, non sarebbe mai caduto per l’incantesimo.

«Dovresti essere felice, stai vivendo il tuo sogno» sbottò allora, cercando di racimolare tutta la forza che il bozzolo stesso doveva aver assorbito in quel giorno di prigionia. «Questa roba sta già seccando, presto mi libererò. Non mi hai neppure tolto la bacchetta, brutto idiota».

Mulciber inarcò le sopracciglia, quasi confuso. «Sì, in effetti il bozzolo non ti potrà più trattenere, a breve. E sì, hai ancora la tua bacchetta. Ma per quale motivo dovresti sentirti autorizzato a chiamarmi idiota? Credi di poter fare qualcosa contro di me, Harry Potter? La Magia moderna non ha mai avuto effetto. Neppure quello sciocco di Tom Riddle ha mai potuto nulla contro di me» si vantò, con una risata agghiacciante. «Nel tempo che tu impiegherai a liberarti del tutto, Tiresias tornerà dal suo viaggio con la mia bambina e allora io risorgerò».

Nel profondo, Harry realizzò cosa significassero quelle parole prima ancora che la parte cosciente del suo cervello potesse arrivarci.

«Solo qualche ora, Harry Potter. Nel frattempo, tu ed io faremo un giro per la mente degli altri tuoi amichetti, che ne dici? Ti offrirò il tuo spettacolo privato! Tutti i grandi imperatori del passato celebravano con dei giochi, no?» ridacchiò come se fosse stato un ragazzino, allargando le braccia come a volerlo abbracciare. Harry avrebbe mangiato il guscio appicicaticcio che ancora lo soffocava, piuttosto. «Lunga vita al nuovo Padrone della Morte!»6.

Un attimo dopo, della stanza non restò nulla se non l’eco lontano della puzza di muffa e aria stantia.

 

***

 

Sua madre le stava ancora sorridendo, nonostante tutto.

Le aveva promesso che non l’avrebbe mai lasciata ed aveva mantenuto la sua promessa. Camminando in quella strana oscurità tutt’intorno, non aveva mai smesso di sussurrarle dolcezze senza senso, accarezzandole la mano ed ogni tanto i capelli. I suoi non erano più biondi, ma neppure quelli della mamma lo erano. Erano diventati grigi, così come i suoi occhi non erano più verdi ma neri come il carbone. Forse la Morte, nel suo abbraccio, l’aveva cambiata. Forse gli ultimi dieci anni erano stati poco clementi con il suo cadavere.

Avrebbe dovuto chiedere a Katie come aiutarla a tornare in se stessa.

«Non preoccuparti per me, stellina» la rassicurò, con quella strana voce praticamente sconosciuta, mentre un sorriso freddo riusciva comunque a scaldarle il cuore. «Devi solo sforzarti un altro po’, che ne dici? Sei già stata bravissima, hai sconfitto quel mostro e lo hai maledetto con immensa maestria».

Il ricordo del mostro le faceva ancora stringere lo stomaco.

«Aveva la stessa voce di Fred Weasley7».

Sua madre le accarezzò i capelli. «Lo so, ma tu ti sei fidata di me e lo hai sconfitto. Era un trucco per farci del male, amore mio».

Seppur dubbiosa, Winter annuì.

«Adesso dovremo solo sconfiggere tre mostri e poi tu tornerai da me, mia stella. Sarà terribile, cercheranno di fermarti… ma noi ce la faremo, non è vero? Perché noi ci amiamo».

«Sì mamma. Ti voglio bene».

«Ti voglio bene anche io, stellina». 

 

 

 

 

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Punti importanti:

 

» * - Finché non diventeranno coscienti, non si ribelleranno mai e finché non si saranno ribellati non potranno diventare coscienti. Partiamo col dire che io amo questo libro, aggiungiamo poi che si tratta anche di un libro che io considero estremamente attuale e allora capirete bene perché ve lo consiglio caldamente. È stato fatto anche un film che non è poi tanto male, magari cercatevelo! Orwell era un genio.

 

» 1 – Story time: a circa otto mesi ho quasi staccato il naso a mio nonno con un morso. James Jr è un bricconcello peggiore di quanto io non fossi mai stata. Oltretutto potrei avergli dato questa tendenza cannibale per far male a Ron. #SorryNotSorry

 

» 2 – Non sono certa che maghi e streghe usino l’ecografia, ma ritengo che dovrebbero. Non avendo altre informazioni, do per scontato che Hermione vada da un ginecologo babbano per i suoi ipotetici controlli. O comunque così immagina Harry, che effettivamente è cresciuto da babbano.

 

» 3 – James Jr piccola canaglia 2.0.

  

» 4 – Allora, delirio time. Ho ipotizzato che in tempi antichissimi (dalla serie quando ancora non esisteva la società) i babbani fossero usati come poco più di bestiole per intrattenere i maghi. La tv e la radio non c’erano, la gente si stancava dei giochi d’ombra, quindi il passo avanti quale è stato? TeleLegilimante, l’utilizzo delle visioni indotte dal veleno di un ragno antichissimo per intrattenere grandi folle. Come funzionava? I Legilimanti sceglievano le vittime, le facevano mordere e manipolavano le loro menti deboli così da utilizzare se stessi come Pensatoi giganti e fare da “antenna”, diciamo. Manipolavano le menti delle vittime, le costringevano a guardare ai loro sogni/paure più nascosti o magari a ricordi del proprio passato, fino a ridurli alla pazzia o consumarli dall’interno.

 

» 5 – Yaaaay abbiamo scoperto cos’è successo a Lipsia! Lasciate che vi faccia un riassuntino facile facile: Harry è stanco, depresso e vuole morire. Harry viene mandato in missione a Lipsia per recuperare non si sa quale mago oscuro. Harry si ritrova faccia a faccia con un brutto fantasma del suo passato, perde la testa, la sua magia accidentale fa partire un incendio mentre lui è ancora bloccato dentro. Harry potrebbe smaterializzarsi, ma non lo fa. Harry vuole morire, ma qualcuno – non è ancora dato sapere chi – si rende conto di cosa diavolo sta succedendo e fa una chiamata d’emergenza. Hermione collega subito tutto. Hermione si precipita a salvare Harry, incurante di tutto. Ovviamente il tutto è molto più complicato di così, ma per adesso può bastare.

 

» 6 – Ahaha see you in hell, my friends.

 

» 7 –  Ebbene, è stata proprio Winter ad uccidere Fred. Come? Perché? Spoiler 😉

  

 

 

Il capitolo è più breve del solito, lo so, ma ci sono tante informazioni da digerire. Tante.

  

 

Vi aspetto tutti lunedì prossimo! 

 

 

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Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

 

   
 
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