L’Erede del Male.
“Until they became conscious they
will never rebel,
and until after they have rebelled they cannot become conscious.*”
[George Orwell - 1984]
Atto IX, Parte II
– Utopia
Harry si rese conto che qualcosa non fosse andato
per il verso giusto un attimo dopo essersi voltato per poter scambiare qualche
parola con Barry, senza trovarlo. Era sicuro
che fosse alle sue spalle, così come era sicuro
che Hermione e Kate fossero davanti a lui. Ed era anche più che certo di non
essere mai tornato a casa, pur trovandosi lì.
Grimmauld
Place non aveva mai avuto tutti quei giochi sparsi per le stanze, però.
Confuso, si chinò a raccogliere un ranocchio di
peluche, tenendolo fra le dita come se fosse stato sul punto di esplodere.
Somigliava a quello che lui aveva comprato a Teddy
quando era andato a trovarlo per la prima volta, ma non poteva certo essere lo
stesso. Quello appartenuto al suo figlioccio aveva fatto una fine non troppo
onorevole durante il suo allenamento con il vasino. Neppure Andromeda era
riuscita a salvarlo.
«Harry, sei tu?» lo chiamò Ginny
dalla cucina, facendolo irrigidire. Era abbastanza sicuro che lei non avesse
usato quel tono esasperato, nei suoi confronti, per almeno sei mesi. Era sempre
stata molto attenta con lui, soprattutto dopo Lipsia. Sentirla nuovamente
abbastanza a suo agio da trattarlo come l’idiota che era consapevole di essere
gli provocò una scossa al cuore. Stava finalmente
per riottenere ciò che credeva di aver perso? «Potter, porta il tuo flaccido culo da Sopravvissuto in questa
stanza, tuo figlio mi sta facendo
impazzire».
«Arrivo, Gin» le rispose, quasi in automatico,
spogliandosi del mantello ed avviandosi meccanicamente verso la stanza da cui
sentiva provenire rumori di un bimbo agitato e di una mamma esasperata. Fu con
una certa sorpresa che non si sentì
sorpreso nel ritrovare un bimbo decisamente più grande del feto che i suoi
gemelli dovevano ancora essere, con grandi occhi scuri ed una chiazza di
capelli castani e disordinati sulla fronte. «Jimmy! Cosa stai facendo alla tua
mamma, uhm?» domandò, con un sorriso enorme, sentendo il cuore scaldarsi quando
il bimbo lo imitò prontamente, mettendo in mostra due dentini nuovi di zecca.
Sua moglie, da poco lontano, gli
dedicò uno sguardo totalmente esasperato, indicandogli con un certo disgusto la
propria maglia sporca di quella che sembrava essere una purea verdastra.
«Tuo figlio si è dato all’arte, stasera».
«Sono piselli? Lo sai che odia i piselli» le disse lui, le sopracciglia inarcate,
avvicinandosi per poterle lasciare un piccolo bacio sulle labbra, schivando per
un pelo l’abbraccio con cui lei aveva tentato di sporcarlo a sua volta.
Ginny alzò gli
occhi al cielo, allontanandosi per poter dare una pulita al viso del suo
bambino. «Solo perché a te non
piacciono i piselli, Harry, non significa che non debbano piacere anche a lui. Non
proiettarti su nostro figlio, per favore» lo riprese, senza riuscire, tuttavia,
a nascondere il proprio sorriso. «Oggi ha morso Ron sul naso, è mancato poco
che glielo staccasse via. James è molto più cannibale di quanto non avessi
immaginato1» si lagnò, scuotendo il capo e lasciando che i capelli
rossi le dondolassero sulle spalle.
Una campanella d’allarme suonò nel retro del
cervello di Harry.
«Hai detto… Ron?»
le chiese, incerto e terrorizzato all’idea di far riaprire una vecchia ferita.
Avevano imparato tutti, alla Tana, che fosse preferibile evitare certi
argomenti, soprattutto davanti alla povera Molly. Era una donna forte, ma il
suo cuore di mamma aveva accusato il colpo molto, molto male.
Ginny lo
guardò come se fosse impazzito. «Ron, mio
fratello» specificò, confusa. «Sai, il tuo migliore amico, testimone di
nozze e padrino di tuo figlio» continuò, quando lui non sembrò voler dare alcun
segno di ripresa. «Harry, ti senti bene? Sei impallidito di colpo! Che cos’è
successo? Hai avuto problemi in ufficio?» si agitò, avvicinandosi di più per
potergli prendere il viso fra le mani. Gli accarezzò le guance con la stessa
dolcezza che sua madre aveva usato con lui quando era solo un dodicenne
spaventato, facendogli tremare di più le ginocchia. Lei non era più stata così dolce con lui. «Harry?».
«Io non… Ron?»
chiese lui, ancora una volta, posando le mani su quelle di lei ma distogliendo
lo sguardo per poterlo puntare sul suo piccolo James. Il suo unico figlio. Che aveva Ron come padrino. «Dov’è Hermione?».
Se possibile, lo sconcerto di Ginny
crebbe. Lo costrinse a voltarsi nuovamente per guardarla e poi, con dolcezza lo
spinse a sedere ad uno degli sgabelli vicini. «Harry, Hermione è a casa sua,
con Ron. Lo sai che nelle sue condizioni non può più andare in ufficio».
«Nelle sue condizioni?».
«Harry, Hermione sta per partorire. Ti ricordi che
è incinta, non è vero? L’abbiamo
accompagnata all’ultima ecografia giusto ieri»2.
Hermione
incinta.
Era impossibile, la sua migliore amica non era nelle condizioni di avere un bambino. Di
certo non con un morto. Perché lui
era certo che i ricordi della morte
di Ron non fossero semplicemente stati inventati
dalla sua mente contorta. Il cuore gli faceva troppo male al solo pensiero, la
sua mente non era mai stata tanto
masochista. Era già sfortunato di suo, perché infierire?
Oltretutto aveva assistito in prima persona alla
stramba presa di coscienza che Hermione aveva avuto riguardo Fred, dubitava di
avere abbastanza immaginazione per una cosa simile.
Non che i segnali non ci fossero stati, negli
anni, ma credeva che Fred si fosse rassegnato, alla fine.
«Gin… tuo fratello è morto da due anni».
Il sangue gli si gelò nelle vele alla risposta di
lei.
«Lo so,
sciocchino! Ma è tornato in vita grazie al Grande Sisifo! Il nostro Padrone è
stato abbastanza benevolo da riportarlo indietro, non lo ricordi più?».
Lo sguardo che si scambiarono avrebbe fatto storia
nell’enciclopedia degli sguardi assurdi,
Harry ne era assolutamente certo. Per un istante pensò di aver sentito male, di
aver confuso le parole. Poi, con una certezza che aveva quasi dell’inquietante,
pensò che dovesse essersi fatto molto male nella ricerca di Winnie per avere
delle visioni tanto chiare. Sperò vivamente che la sua immaginazione avesse
iniziato a galoppare ben lontana dalla realtà.
«Ginny… spero solo di
svegliarmi presto» sospirò alla fine, passandosi una mano fra i capelli. «Avrei
dovuto capirlo dal primo istate, tutto questo non può essere vero. Tu non sei
stata così carina con me da Lipsia, quindi probabilmente sto immaginando che
non sia mai successo. E lui» con un
certo dolore nella voce, si voltò a guardare il piccolo James, tutto preso a
ciucciarsi le dita sporche di purea di piselli. All’improvviso sembrava
piacergli quella robaccia, quasi a voler dimostrare l’assurdità del tutto. Impossibile che suo figlio avesse finto
di odiare qualcosa solo per poter fare tutti i guai che voleva con sua madre3.
«Lui non ha senso. Tu aspettavi dei gemelli».
La velocità con cui Ginny
lo zittì lo fece sussultare leggermente. «Ovviamente io ho partorito due gemelli, ma abbiamo dovuto rinunciare ad uno
quando il Padrone lo ha chiesto, possibile che tu non lo ricordi?» gli domandò,
spaventata, portandogli una mano alla fronte per poter controllare se avesse la
febbre. «Harry, sei stato tu a proporre lo scambio. L’anima della bambina per
la nostra libertà».
Harry fu sul punto di negare. Non avrebbe mai chiesto una cosa del genere, no? Lui
non avrebbe mai sacrificato qualcun
altro, di certo non il sangue del suo sangue. Lo aveva giurato il giorno in cui
Voldemort gli aveva rinfacciato la morte di tutti gli innocenti accorsi per
salvare la sua stupida pellaccia. Tuttavia non riuscì a trovare le parole per
opporsi, per dire chiaramente a Ginny quanto fosse assurda quella sua affermazione, quanto ridicolo fosse anche solo il pensiero
che lui avesse sacrificato sua figlia.
Non riuscì a negare, perché qualcosa dentro di lui
stava urlando che in realtà sì,
l’avesse proprio fatto. Urlava che si fosse trovato in una situazione tanto
tragica da non poter trovare altra via di fuga. Urlava che avrebbe fatto bene
ad abbracciare il senso di colpa, perché quello aveva tutte le ragioni
d’esistere.
«Oh, caro» mormorò sua moglie – quando si erano
sposati? Non lo ricordava più. Era stato prima o dopo aver condannato sua
figlia? – mentre continuava ad accarezzargli il viso con dolcezza. «Sono certa
che questa tua confusione passerà presto, abbiamo avuto tutti dei momenti
difficili nell’ultimo anno. È normale che tu ne stia risentendo di più» provò a
rassicurarlo. «Abbiamo tutti dovuto rinunciare a qualcosa per vivere nel nostro
nuovo mondo. Ogni utopia ha un prezzo, non è così? Io ho rinunciato al mio
coraggio, tu alla nostra bambina. Va bene sentirsi tristi, ogni tanto, a patto
di ricordare sempre quanto siamo fortunati ad aver finalmente trovato la pace.
Cos’è una piccola sofferenza in cambio della vita eterna?».
Vita
eterna.
Stranamente fu solo quel dettaglio a colpirlo.
Come un’eco, gli ritornò in mente una scena passata, lontana come se fosse
accaduta mesi prima, nonostante lui
non ricordasse nulla nel mezzo. Vita
eterna, gli era già stata proposta una cosa simile, ne era piuttosto certo.
Ricordava lo sconcerto, ricordava la paura. Ricordava la risata con cui aveva
liquidato la proposta.
Lui non
voleva la vita eterna, non l’avrebbe mai voluta.
«Davvero un’illusione credibile» commentò, facendo
un passo indietro per sottrarsi alla presa delicata di Ginny.
«Ottima, lo dico con sincerità. Per un momento ho anche avuto dei dubbi,
credevo d’esser impazzito. Ma hai usato le parole sbagliate, Sandman» aggiunse, in un sibilo irritato,
guardandosi attorno con fare sempre più attento. Sperava di notare dei bordi
sfocati, magari colori più intensi del normale, tutti segni di un’illusione da
Legilimanzia. Era stato il più bravo del corso Auror
nel resistere ai controlli mentali: nessuno combatteva Voldemort per poi farsi
prendere per i fondelli in quel modo. Non si scoraggiò neppure quando non notò
alcun segno di alterazione.
Dopotutto, Mulciber era il migliore.
«Harry?».
«Mossa intelligente, quella di mettere in mezzo Ginny. Lei avrebbe rinunciato a se stessa pur di salvare noi, ma mai ad uno dei nostri bambini, mentre io, razionalmente, sarei
arrivato a quell’estremo pur di salvare gli altri… è stato il tuo primo errore,
lei non mi avrebbe permesso di arrivare a tanto, neppure rinunciando al proprio
coraggio. A volte credo che lei sia rimasta al mio fianco nonostante tutte le
cazzate che ho combinato proprio per amore dei nostri figli. E la storia della
vita eterna? Ho tentato di suicidarmi
a Lipsia, ho praticamente dato involontariamente fuoco ad un palazzo per farlo,
credi davvero che la proposta possa attirarmi? Solo perché sono disposto a
soffrire e andare avanti pur di non rendere i miei figli orfani non significa
che io creda che valga la pena vivere5».
Il silenzio che accolse quella sua dichiarazione
sembrò dilatarsi in eternò, come se il mondo avesse deciso di trattenere il
fiato in attesa che qualcosa cambiasse.
Dietro di loro, James smise improvvisamente di giocare, fissando il padre con
una serietà di certo non appartenente a qualcuno di quell’età che lui dimostrava.
Il viso di Ginny, in un
istante, si contorse in un ghigno spaventoso. Poi, quasi come se l’effetto di
una Polisucco fosse finito, i suoi contorni si
dissolsero, facendole prendere forme completamente diverse. Dell’amore della
sua misera vita non restò nulla e, al suo posto, ancora indefinito come la
sostanza degli incubi stessi, c’era Silas Mulciber,
con il suo sorriso da folle omicida ed i suoi occhi di cristallo.
«Sei una sorpresa continua, Harry Potter» si
congratulò il Mangiamorte, con una risata terrificante, mentre intorno a loro
la stanza mutava, assumendo l’aspetto di un magazzino abbandonato. Harry si
ritrovò bloccato contro il muro da quella che aveva tutta l’aria di essere una
ragnatela estremamente appiccicosa.
Oppure un bozzolo, non poteva esserne certo: qualcuno aveva preso i suoi
occhiali. Riuscì comunque a notare altri bozzoli intorno a lui, molto più
chiusi. Controluce riusciva quasi a distinguere al loro interno delle figurine
raggomitolate.
Erano
stati attaccati.
«È meraviglioso cosa possono fare i Ragni Velenosi
della Thailandia, non credi anche tu? Un morso e puff, il cervello umano diventa
creta da manipolare. In tempi migliori, un Legilimens avrebbe avuto tutto il
diritto di servirsene per sfruttare i suoi nemici, renderli schiavi del suo
volere. Se non sbaglio, però, sono più di duemila anni che questa pratica è
stata abolita. Sono diventate bestiole rare e il concetto di dignità umana ha portato al divieto di
controllo. Addirittura uno scherzetto come l’Imperio
è stato considerato una Maledizione Senza
Perdono. Come se potesse esistere qualcosa abbastanza grave da non meritare perdono».
«Credo che mangiare il cervello altrui sia un
filino più grave che controllarlo e tu ti sei spinto al massimo, non è vero?»
rispose Harry, disgustato, sentendo tuttavia la lingua impastata. Aveva avuto
una certa difficoltà a parlare, quasi fosse stato perso in quello strano sogno
indotto per ore.
«Un giorno intero, in realtà, ed io non posso
negare di essere sorpreso, Harry Potter» si congratulò, fissandolo sul posto
con quegli occhi così assurdamente
chiari. «Non pensavo che saresti stato tu
il primo. Immagino che gli altri siano più pronti ad accettare il loro nuovo
destino. Non che abbiano una scelta». Con un gesto vago, il Mostro si voltò ad
indicare gli altri bozzoli. «Sai, è stata un’idea di Tiresias.
Ai tempi era lui quello che assisteva
agli spettacoli. Un morso del ragno, un buon Legilimens e puff! Lo spettacolo era pronto4. Osservare la vita
risucchiata da bozzoli urlanti era sempre la parte migliore, naturalmente, ma
anche poter assistere ai loro sogni più remoti diventare realtà era divertente.
Non ho mai avuto modo di partecipare, sfortunatamente».
Harry ricordava qualcosa del genere dalle lezioni
di Storia della Magia del primo anno, ricordi di un’epoca in cui la differenza
fra buono e cattivo non esisteva ancora, in cui i maghi e le streghe dominavano
il mondo senza alcun controllo. Un’epoca in cui i babbani venivano usati come
intrattenitori, lasciando che con incantesimi e talenti naturali per la
legilimanzia si mettessero a nudo le loro paure ed i loro sogni. Una versione magica ed inquietante della
televisione, così l’aveva definito Hermione. Nessun babbano
era mai sopravvissuto a quelle pratiche ed i pochi maghi e streghe che ne erano
stati vittima nella maggioranza dei casi si erano lasciati consumare dal morso
del ragno oppure dalla pazzia.
No, non era una sorpresa che lui si fosse
svegliato per primo. Era già impazzito e non teneva abbastanza alla sua vita
per lasciarsi tentare da dei fuochi fatui come la promessa della vita eterna o
l’amore incondizionato di Ginny. La prima non gli era
mai interessata – come avrebbe potuto? Aveva visto come quel desiderio aveva
ridotto Tom Riddle – e il secondo…
Il secondo sapeva di non meritarlo più.
No, Harry non era sorpreso. Quel mondo gli era
troppo estraneo, non sarebbe mai caduto per l’incantesimo.
«Dovresti essere felice, stai vivendo il tuo
sogno» sbottò allora, cercando di racimolare tutta la forza che il bozzolo
stesso doveva aver assorbito in quel giorno di prigionia. «Questa roba sta già
seccando, presto mi libererò. Non mi hai neppure tolto la bacchetta, brutto
idiota».
Mulciber inarcò
le sopracciglia, quasi confuso. «Sì, in effetti il bozzolo non ti potrà più
trattenere, a breve. E sì, hai ancora la tua bacchetta. Ma per quale motivo
dovresti sentirti autorizzato a chiamarmi idiota?
Credi di poter fare qualcosa contro di me,
Harry Potter? La Magia moderna non ha mai avuto effetto. Neppure quello sciocco
di Tom Riddle ha mai potuto nulla contro di me» si vantò, con una risata
agghiacciante. «Nel tempo che tu impiegherai a liberarti del tutto, Tiresias tornerà dal suo viaggio con la mia bambina e
allora io risorgerò».
Nel profondo, Harry realizzò cosa significassero
quelle parole prima ancora che la parte cosciente del suo cervello potesse
arrivarci.
«Solo qualche ora, Harry Potter. Nel frattempo, tu
ed io faremo un giro per la mente degli altri tuoi amichetti, che ne dici? Ti
offrirò il tuo spettacolo privato! Tutti i grandi imperatori del passato
celebravano con dei giochi, no?» ridacchiò come se fosse stato un ragazzino,
allargando le braccia come a volerlo abbracciare. Harry avrebbe mangiato il
guscio appicicaticcio che ancora lo soffocava,
piuttosto. «Lunga vita al nuovo Padrone della Morte!»6.
Un attimo dopo, della stanza non restò nulla se
non l’eco lontano della puzza di muffa e aria stantia.
***
Sua madre le stava ancora sorridendo, nonostante
tutto.
Le aveva promesso che non l’avrebbe mai lasciata
ed aveva mantenuto la sua promessa. Camminando in quella strana oscurità
tutt’intorno, non aveva mai smesso di sussurrarle dolcezze senza senso,
accarezzandole la mano ed ogni tanto i capelli. I suoi non erano più biondi, ma
neppure quelli della mamma lo erano. Erano diventati grigi, così come i suoi
occhi non erano più verdi ma neri come il carbone. Forse la Morte, nel suo
abbraccio, l’aveva cambiata. Forse gli ultimi dieci anni erano stati poco
clementi con il suo cadavere.
Avrebbe dovuto chiedere a Katie come aiutarla a
tornare in se stessa.
«Non preoccuparti per me, stellina» la rassicurò,
con quella strana voce praticamente sconosciuta, mentre un sorriso freddo
riusciva comunque a scaldarle il cuore. «Devi solo sforzarti un altro po’, che
ne dici? Sei già stata bravissima, hai sconfitto quel mostro e lo hai maledetto
con immensa maestria».
Il ricordo del mostro le faceva ancora stringere
lo stomaco.
«Aveva la stessa voce di Fred Weasley7».
Sua madre le accarezzò i capelli. «Lo so, ma tu ti
sei fidata di me e lo hai sconfitto. Era un trucco per farci del male, amore
mio».
Seppur dubbiosa, Winter annuì.
«Adesso dovremo solo sconfiggere tre mostri e poi tu tornerai da me, mia
stella. Sarà terribile, cercheranno di fermarti… ma noi ce la faremo, non è
vero? Perché noi ci amiamo».
«Sì mamma. Ti voglio bene».
«Ti voglio bene anche io, stellina».
» Marnie’s Corner
Bentrovati e
bentornati, cari amici di EFP!
Prima di tutto, ho una pagina facebook!
Seguitemi per futuri aggiornamenti!
Vi aspetto tutti all’Inferno
con me 😉
Punti importanti:
» *
- Finché non diventeranno coscienti, non
si ribelleranno mai e finché non si saranno ribellati non potranno diventare
coscienti. Partiamo col dire che io amo questo libro, aggiungiamo poi che si tratta anche di un libro
che io considero estremamente attuale e allora capirete bene perché ve lo
consiglio caldamente. È stato fatto
anche un film che non è poi tanto male,
magari cercatevelo! Orwell era un genio.
» 1
– Story time: a circa otto mesi ho quasi staccato il naso a mio nonno con
un morso. James Jr è un bricconcello peggiore di quanto io non fossi mai stata.
Oltretutto potrei avergli dato questa tendenza cannibale per far male a Ron. #SorryNotSorry
» 2
– Non sono certa che maghi e streghe usino l’ecografia, ma ritengo che dovrebbero. Non avendo altre
informazioni, do per scontato che Hermione vada da un ginecologo babbano per i suoi ipotetici controlli. O comunque così
immagina Harry, che effettivamente è cresciuto da babbano.
» 3
– James Jr piccola canaglia 2.0.
» 4
– Allora, delirio time. Ho ipotizzato che
in tempi antichissimi (dalla serie
quando ancora non esisteva la società) i babbani fossero usati come poco più di
bestiole per intrattenere i maghi. La tv e la radio non c’erano, la gente si
stancava dei giochi d’ombra, quindi il passo avanti quale è stato? TeleLegilimante, l’utilizzo delle visioni indotte dal
veleno di un ragno antichissimo per intrattenere grandi folle. Come funzionava?
I Legilimanti sceglievano le vittime, le facevano
mordere e manipolavano le loro menti deboli così da utilizzare se stessi come
Pensatoi giganti e fare da “antenna”, diciamo. Manipolavano le menti delle
vittime, le costringevano a guardare ai loro sogni/paure più nascosti o magari
a ricordi del proprio passato, fino a ridurli alla pazzia o consumarli dall’interno.
» 5
– Yaaaay abbiamo scoperto cos’è successo a Lipsia!
Lasciate che vi faccia un riassuntino facile facile:
Harry è stanco, depresso e vuole morire. Harry viene mandato in missione a
Lipsia per recuperare non si sa quale mago oscuro. Harry si ritrova faccia a
faccia con un brutto fantasma del suo passato, perde la testa, la sua magia
accidentale fa partire un incendio mentre lui è ancora bloccato dentro. Harry
potrebbe smaterializzarsi, ma non lo fa. Harry vuole morire, ma qualcuno – non è
ancora dato sapere chi – si rende conto di cosa diavolo sta succedendo e fa una chiamata d’emergenza. Hermione
collega subito tutto. Hermione si precipita a salvare Harry, incurante di tutto. Ovviamente il tutto è molto più complicato di così, ma per
adesso può bastare.
» 6 – Ahaha see you in
hell, my friends.
» 7
– Ebbene, è stata proprio Winter ad
uccidere Fred. Come? Perché? Spoiler 😉
Il
capitolo è più breve del solito, lo so, ma ci sono tante informazioni da digerire. Tante.
Vi
aspetto tutti lunedì prossimo!
Per altre
comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!
Grazie ancora a chiunque leggerà,
-Marnie