Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Frulli_    27/07/2017    1 recensioni
[...]Si girò appena verso destra, e capì che non erano soli: davanti a lei, una decina di passi più avanti, un'altra persona stava guardando quella stessa scena. Una ragazza, con lucenti capelli biondi, ed un abbigliamento che proveniva decisamente dal futuro. La ragazza si girò lentamente verso di lei, come ad aver percepito il suo sguardo, e lo ricambiò sorridendo. Aveva un'aria molto familiare, forse per via del fatto che aveva i suoi stessi occhi...
//Storia intrecciata tra i Quattro Fondatori ed alcuni personaggi del libro, circa 20 anni dopo la caduta di Voldemort.
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Delphini Riddle, Teddy Lupin, Un po' tutti, Victorie Weasley | Coppie: Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO DODICI

Ufficio Misteri, Londra, 2018 d.C
«Deve essere la prossima fila» mormorò Jones, mentre a passo svelto percorreva la Stanza della Profezie, seguito da Hermione, Ron ed Harry. «Dopo la seconda battaglia dei maghi moltissime profezie sono andate distrutte..abbiamo impiegato mesi per individuare e catalogarle tutte, di nuovo. Ma se non sbaglio, le più antiche non furono danneggiate da...beh, da vostra moglie, signor Potter» ammise il dipendente, sorridendo appena.
Harry osservò i due amici con aria mortificata ma non disse nulla.
«Eccoci qui. Fila 2. Queste sono le più antiche, ammetto che non le ricordo tutte a menadito. Mi raccomando ora: non toccate nulla» precisò Jones, mentre faceva apparire una scala e, salendo lentamente, prese a controllare tutto lo scaffale.
«Si...dunque...forse ho trovato qualcosa» annunciò dopo un bel po' di attesa. Discese lentamente e, tra le mani, aveva una palla di nebbia bianca, con intorno legato un cartellino. “Victoire Weasley”.
«La profezia riguarda proprio Victoire?» chiese Harry, sorpreso. Evidentemente lui non era il solo, in famiglia, ad avere tale...onore. Ma le Profezie, di solito, non portavano quasi mai belle notizie.
«A quanto pare si, signor Potter» annunciò Jones, che infilò delicatamente la palla di vetro in un sacchetto nero, lo chiuse e lo porse ad Hermione «mi raccomando...solo la diretta interessata può toccare e quindi aprire la Profezia. Nessun altro deve farlo»
«Dove si trova ora Vicky?» chiese Hermione con affanno, mentre veloci uscivano dall'Ufficio Misteri.
«Ad Hogwarts. E speriamo che non sia troppo tardi» annunciò serio Ron, seguendo a ruota i due amici.


Hogwarts, 2018 d.C
Rimasero a lungo a fissare la palla di vetro davanti a loro, poggiata sul tavolo.
«Le visioni che ho avuto non hanno mai parlato di una...Profezia» ammise Vicky, dopo svariati minuti in silenzio a fissare l'oggetto avanti a sè. Sul quel cartellino c'era proprio il suo nome, era palese.
«Ma a quanto pare ne esiste una, Vicky. Io...ti consiglio di aprirla» ammise Harry, e lentamente le strinse una spalla, con dolcezza, come a incoraggiarla.
La ragazza osservò le persone riunite attorno a lei: la sua famiglia, che sempre l'aveva amata e sostenuta. Quindi sospirò e prese lentamente la palla con la mano destra. La nube al suo interno prese a vorticare lentamente, come un mini uragano, diventando sempre più chiara, fino a scomparire. Non appena essa scomparì, una voce sembrò uscire dal vetro.
Vicky ascoltò le parole della profezia, senza dire nulla.

Attendete la Salvatrice franca e nobile, nostra erede e figlia.
Ella avrà la Spada della Giustizia ed il Bastone dell'Equilibrio
E con essi giudicherà il bene ed il male.
Il suo Sacrificio non sarà vano se l'Amore vincerà.
Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.


«Beh...più che una profezia sembra un enigma» ammise Ted, dopo svariati secondi che nessuno pensava.
«Non propriamente» precisò Minerva, mentre finiva di scrivere la profezia su un foglio «sicuramente quel che salta all'occhio è questo dannato bastone...e la spada, che potrebbe essere quella di Godric: la spada dei giusti e dei coraggiosi. Ora....Salvatrice franca e nobile è scontato direi»
Tutti fissarono la donna un po' perplessi.
«Oh per l'amore del cielo» sbuffò Hermione, seccata da quell'apatia di cervelli «franca significa della Francia! E nobile, in francese, si traduce anche con...de la court»
Nessuno potè fare a meno di trovare una coincidenza tra quella traduzione ed il cognome di Fleur e Vicky, che ora fissava la madre interrogativa.
«Durante una visione, Salazar ha detto che io sono una loro discendente. Ma com'è possibile? Voglio dire...la mia famiglia è francese...»
«E' probabile che la tua famiglia non sia sempre stata francese. La corte di Re Artù ti dice qualcosa?» chiese Minerva, facendo quasi strozzare Vicky.
«Io sarei una discendente di Re Artù??»
«Ovviamente no, che domanda sciocca. Ma Merlino era suo consigliere, ed è stato anche studente dei Fondatori. Quel che voglio dire» precisò paziente Minerva «è che qualche tuo avo poteva essere un membro della corte di Artù, e poi essersi trasferito in Francia, dando vita ai Delacour. La cosa non mi sorprenderebbe»
«Che cosa...che cosa significa “il suo sacrificio non sarà vano”?» chiese di colpo Ted, con l'aria di chi temeva la risposta. Tutti tacquero, fissando Vicky.
«Amore...» fece per dire Vicky, a voce tremante.
«NO!» gridò furioso Ted, alzandosi «No non di nuovo! Nessuno morirà! Basta! Non mi è rimasto più nessuno! Finitela di morire!» era talmente fuori di sé che Harry dovette prenderlo quasi di peso e portarlo via dalla stanza, tra le lacrime di Vicky che cercava di placarlo. A Harry quella scena ricordò quando Remus lo trattenne dal seguire Sirius oltre il velo. Di quanto si sentì furioso con chi era morto, con chi lo aveva lasciato. Forse era arrivato il momento, per Ted...
«Dove mi stai portando...» brontolò Ted, mentre il padrino lo trascinava lungo i gradini che portavano fuori Hogwarts, verso la Foresta Proibita.
«A conoscere delle persone» precisò Harry, secco, inoltrandosi tra gli alberi. La Foresta era rimasta sempre quella, negli ultimi cento anni. Alti alberi, secchi e sempreverdi, stretti uno a l'altro tanto che, sia di giorno che di notte, la vista non era ottimale. Eppure Harry sapeva perfettamente dove andare. Si fermò, in una piccola radura, e prese dalla tasca una scatolina di legno, malandata. La porse a Ted, ancora con il viso gonfio di lacrime.
«Aprila» precisò secco verso il figlioccio.
Ted deglutì, prendendo la scatola ed aprendola. Dentro c'era una piccola pietra nera e lucida, avvolta quasi dalla polvere.
«Cosa dovrei farci?» chiese Ted, confuso.
«Prendila in mano. E guarda» precisò Harry, portandosi dietro di lui. Ted deglutì, afferrando delicatamente la pietra nella mano destra. Lentamente, davanti a lui, apparvero due figure: non riuscì a trattenere le lacrime quando vide i suoi genitori.
«Guardati come sei cresciuto, tesoro...» mormorò il riflesso di Tonks, sorridendogli dolcemente.
«Mamma...papà...ma siete veramente qui?» chiese Ted, tra le lacrime, girandosi verso Harry il quale, lentamente, scosse il capo.
«No, Teddy, siamo un riflesso di quel che siamo ora. Venti anni fa chiesi ad Harry di tenere la pietra con sé, così che un giorno...quando saresti stato pronto, avresti potuto conoscerci, e capire» precisò Remus, con la sua voce calma ed il suo sorriso paterno.
«Victoire deve combattere contro il Maestro...la sua Profezia dice che deve sacrificarsi» cercò di dire Ted, senza un filo logico. Aveva visto solo il riflesso dei suoi genitori, ma non ci aveva mai potuto parlare. Non aveva mai sentito le loro voci. Era troppo per lui, sentiva il cuore andargli in fiamme.
«Non essere triste per lei, Teddy. Il suo sacrificio non sarà vano se l'amore vincerà, ricordi? E l'amore vince sempre su tutto, anche quando sembra il contrario»
«Quindi cosa devo fare? Lasciarla andare a morire?» chiese Teddy, sconvolto.
«Devi fare ciò che pensi sia giusto. Ciò che il cuore ti dice di fare, Teddy caro» precisò Tonks, sorridendo dolcemente «Noi lo abbiamo sempre fatto, ed è così che abbiamo sconfitto il male. Questa volta sarà per sempre: chi morirà, non l'avrà davvero fatto invano»
«Io non voglio rimanere da solo, senza Vicky...» ammise Ted.
«Ma tu non sei solo, Teddy!» esclamò Remus, quasi ridendo «noi siamo sempre con te, e lo siamo davvero! Tu sei il nostro capolavoro, ci sarà sempre una parte di noi in te»
Teddy sorrise appena, cambiando il colore dei propri capelli da blu a viola, osservando Tonks. Sorrisero appena, insieme, prima che Teddy annuisse lentamente.
«Ti amiamo tanto, Teddy, ricordatelo ogni giorno che vivrai questa vita» precisò Remus, prima di svanire lentamente insieme a sua moglie.
Harry si chinò sul figlioccio e lo abbracciò come mai aveva fatto in vita sua. Sapeva perfettamente come si sentiva, e quando Teddy fece per ridargli la pietra Harry gli chiuse il pugno.
«Tienila tu, almeno per un po'. Ma attento, Teddy...la pietra ti mostra solo il riflesso dei tuoi cari, non sono qui realmente. Ricordati la storia dei Tre Fratelli, ricordati che cosa è capitato al fratello che possedeva questa Pietra» precisò calmo.
Teddy annuì, infilandosela in tasca. «Ne farò buon uso. Zio?» chiese poi mentre si incamminavano verso il castello «Tu lasceresti che Ginny morisse senza tenerle la mano?»
Harry non rispose subito: sapeva benissimo dove voleva andare a parare il ragazzo; poi sospirò «No, Teddy...non lo permetterei»


Aveva chiesto di essere lasciata sola, dopo che Harry aveva trascinato via Teddy. Lui, il suo ragazzo, aveva ceduto sotto il peso di quella missione. E avrebbe voluto anche lei, ma sapeva che non poteva farlo. Doveva andare fino in fondo, non poteva permettere che i suoi cari morissero perchè lei aveva troppa paura. Eppure l'aveva, eccome se l'aveva: era terrorizzata. Di morire, principalmente. Di lasciare Teddy, di non vivere la sua vita. Di spegnersi. Di soffrire. Di pentirsi.
«Se pensi così forte ti si fonderà il cervello» mormorò qualcuno sopra di lei. Era poggiata ad una parete dell'Ufficio del Preside, ed un quadro aveva parlato. Sollevò la testa e vide Albus Silente sorriderle.
«Mi spiace» ammise Vicky, non sapendo bene che dire.
«Oh non dispiacerti per me, ma per te. Non fai altro che peggiorare la situazione. Sii razionale e intelligente...non sentirai nulla, ci vuole più tempo a nascere che a morire, a dirla tutta» precisò, facendole un occhiolino.
«Io...ho paura» ammise Vicky. Era l'ennesima volta che lo diceva, nel giro di pochi giorni.
«E' chiaro che ne hai...ogni essere umano ha paura di morire. Ma preferisci che muoiano gli altri per te? Sei una ragazza intelligente e coraggiosa, sono sicuro che capirai bene il costo da pagare quando tu sopravvivi, e i tuoi cari non lo fanno...» precisò il quadro, fin troppo chiacchierone per essere solo un quadro. Vicky pensò a zio Harry, a Teddy, a coloro che erano sopravvissuti senza avere i loro cari con sé. Non voleva che accadesse, non voleva che qualcuno morisse per lei.
«E poi...» continuò a dire Silente «tu hai l'Amore. Non sottovalutarlo: è la magia più potente al mondo. Una magia che ogni mago oscuro desidera e rigetta allo stesso tempo. Tutti abbiamo sconfitto il male per amore di qualcuno, tu fa lo stesso e vedrai che vincerai. D'altronde...il tuo nome è un positivo presagio» e detto ciò sorrise e sparì dalla sua cornice.
Vicky sorrise appena, asciugandosi le lacrime. Sì, avrebbe fatto ciò che era giusto.


Ancora prima che Vicky se ne accorgesse, il tramonto del terzo giorno tinse il cielo di splendidi colori caldi, sgombro di nubi.
«E' quasi ora» annunciò Minerva, osservando Vicky e Ted stretti tra loro, affacciati alla finestra. Vicky sorrise appena al ragazzo.
«Andrà tutto bene, vedrai Teddy. Non può uccidermi adesso: devo consegnare gli oggetti, per oggi sarò salva»
«Ma come la sconfiggeremo se le consegni gli oggetti?»
«Lo faremo, ci riusciremo...vedrai»
Teddy fissò un istante la ragazza. Poi, senza nemmeno ricordarsi che Minerva fosse lì, la strinse e la baciò a lungo, cercando di imprimersi nella mente e sulle labbra il suo odore, la sua immagine, il suo tatto. Che fosse stato in quel momento o il giorno dopo, l'avrebbe persa.
«Andiamo» annunciò alla fine Teddy stesso, sospirando. Le strinse la mano e si diressero verso l'esterno del castello, fermandosi poco fuori.
Non c'era ancora nessuno fuori, ad eccezione di quel che era rimasto dell'Ordine della Fenice. Teddy, per un istante, sperò quasi che Delphini avesse cambiato idea, che fosse andata via, che fosse morta. Ma dopo qualche secondo ecco che si smaterializzò una ragazza dai folti capelli neri. Sola, fissava dritto verso di loro.
Minerva consegnò a Vicky il diadema e la coppa, sorridendo appena. «Allora...consegnale gli oggetti e torna indietro, mh? Non rispondere alle sue insinuazioni, non fare nulla che possa...beh insomma, hai capito»
Vicky sorrise appena, annuendo. Prese gli oggetti e si diresse lentamente verso Delphini.
«Allora sei stata fedele a quanto detto, Victoire. Mi fa piacere. Hai ricreato i due manufatti, molto brava...sapevo che ci saresti riuscita. Starei anche qui a chiederti come hai fatto, ma ho una leggera fretta» ammise la Riddle, sogghignando. Allungò lentamente la mano «Consegnami ora ciò che è mio di diritto» precisò, con una voce quasi metallica.
Sembrarono passare secoli, e invece fu solo questione di secondi: Vicky sollevò appena le mani ed in manufatti verso Delphi, quindi si volse di scatto verso Teddy, sorridendo appena.
«Scusami...» sussurrò. Non lasciò la presa, e questo Delphini non l'aveva calcolato. Così, smaterializzandosi con i due oggetti, si portò dietro anche Vicky a cui era rimasta attaccata con le dita ai due oggetti. In un istante, si aprì uno squarcio nella barriera protettiva e, due secondi dopo, una nube nera fece sparire le due.
«NO!» gridò Teddy, correndo verso il punto dove prima sostava Vicky «NO!»
«Ted!» gridò Harry, seguendo il figlioccio.
«Oh Vicky...» mormorò Minerva, con le mani a coprirle la bocca piegata in un'espressione triste.
«Teddy, andiamo via, vieni» annunciò Hermione, abbracciando il ragazzo.
«Ted!» gridò qualcuno, dall'ingresso della scuola. Bill Weasley si avvicinò a passo svelto verso il ragazzo, seguito da Fleur «finiscila di fare questa scenata. Nostra figlia si è sacrificata per noi, rispetta la sua scelta» precisò secco l'uomo, facendo gelare il giovane. Teddy deglutì: non aveva mai visto Bill così.
Nessuno disse nulla, nemmeno per tutta la durata della cena, dove ben pochi mangiarono o trovarono un argomento da conversazione. Vicky si era sacrificata per loro, era andata incontro alla sua morte, in un suicidio volontario.
Teddy si alzò lentamente a fine pasto. «Mi dispiace ma io non ci sto» annunciò, serio, fissando Bill «Se Vicky deve morire, voglio salutarla mentre se ne va. Non posso lasciarla da sola. Devo andare a cercarla» precisò, uscendo poi dalla stanza.
«Ted!» Bill lo richiamò, seguendolo lungo i corridoi.
«Non ci sono discussioni da fare Bill, mi spiace. Io vado a cercarla»
«E dove credi di poterla trovare, di preciso?»
«Non lo so...dovessi setacciare l'Inghilterra da capo a piedi, lo farò»
«Io opterei per Villa Malfoy»
Teddy si fermò e si girò verso l'uomo. Bill sorrise appena.
«Era il quartier generale di Voldemort. Potrebbe essere anche quello di sua figlia» precisò Bill, prima di seguire il ragazzo. Presero con loro lo stretto indispensabile, prima di uscire dal castello, pieni di speranza nel trovare Vicky.

 

Regno di Scozia, 1012 d.C
Doveva morire. Lo sentiva. Non poteva più proseguire con quel peso nel cuore. Con quell'anima nera. Voleva solo salutare i suoi amici, un'ultima volta. Se solo Lui glielo avesse lasciato fare...
Ma lo avrebbe tenuto a bada, anche solo per pochi istanti.
Hogwarts era lì davanti a lui. Ne poteva vedere persino le alte torri, lì tra gli alberi della Foresta Proibita dove si era nascosto. Era autunno, e poteva sentire l'odore delle zucche cotte, il fumo dalla capanna del guardiacaccia, il profumo di Burrobirra...
Era finalmente a casa. Fece un passo, ma una fitta alla testa lo tramortì, facendolo cadere a terra.
Non essere sciocco, figlio mio. Loro non ti vogliono, loro ti odiano! Loro sono tuoi nemici, IO sono il tuo unico amico...
«Sta zitto!» sibilò Salazar, tenendosi la testa tra le mani. Camminò carponi fino al limitare della Foresta. Il dolore alla testa era così forte che prese a sanguinare dalle orecchie.
Non puoi avvicinarti! Non ora...sono troppo debole...ho bisogno di loro, ho bisogno del Diadema e della Coppa, mio fedele figliolo...dammeli...conquistali...!
«Io...non farò nulla...per te!» la testa sulla terra umida sembrava volersi spaccare.
«Signore, state bene?» una voce femminile lo raggiunse, lì proprio al limitare della Foresta. Lì nella realtà, non nella sua mente. In ginocchio, sporco di fango e foglie secche, sollevò gli occhi e vide la donna più bella che avesse mai visto. Le lacrime scivolarono sul suo viso smunto e smagrito.
«Rowena...» mormorò Salazar, tendendo una mano.
La fanciulla arretrò appena, curiosa e spaventata al tempo stesso «No. Io sono Helena, sua figlia...» ammise, cauta.
Salazar spalancò appena gli occhi, fissando la figura di sua figlia. Sorrise, ed era felice come mai lo era stato negli ultimi diciotto anni.
«Helena...ti prego, va a chiamare Godric, ti prego...» la supplicò. Non c'era tempo. Non c'era tempo per raccontarle, non c'era tempo per conoscerla, per salutarla. Non c'era tempo. Aveva bisogno solo di Godric, di confessarsi. Aveva visto Rowena, nei suoi sogni...almeno quella parte del suo corpo non era manipolabile. L'aveva vista in pena al dolore, per tutti quegli anni, anche con Helena ed i suoi amici al fianco. Ma cosa poteva fare? Poggiò la schiena ad un tronco d'albero, ed attese.
Godric arrivò, perplesso quando Helena gli annunciò che un uomo morente aveva chiesto la sua presenza. Per un istante, un attimo, pensò che potesse essere Salazar. Ma no, non poteva essere...
«Salve, amico mio» la sua voce era debole e stanca, il suo viso completamente rovinato e trasfigurato. Ma sapeva che era lui.
Godric si inginocchiò velocemente al suo fianco, sorreggendolo. Helena, dietro di lui, fissava quei due vecchi amici in un sacro silenzio.
«Salazar...» mormorò Godric, incredulo a quel che vedeva «...che cosa...come sei ridotto...»
Salazar sorrise, il sangue fuoriusciva anche dal naso e gli impastava la bocca.
«Ho perso, amico mio. Sono stato debole. Il Maestro...non è come sembra...P-perdonami» mormorò l'uomo, socchiudendo gli occhi. Un'altra fitta alla testa, come di una lama che lo feriva alle tempie.
«Salazar, zitto. Ti perdono, amico mio...qualunque cosa sia successa, so che non eri tu. Lo so...lo sa anche Rowena....ti perdoniamo, amico mio...» Godric, in lacrime, lo strinse a sé. Le sue lacrime caddero sul viso altrui e per un istante Salazar sembrò realmente se stesso.
«Sono libero, Godric...grazie...Dille...che l'amo...» mormorò il mago, prima di sospirare e, così, lasciare per sempre quella vita.
Gli occhi si chiusero, ed un lampo verde accecò per un istante tutti e due, prima di sparire velocemente. Il corpo di Salazar che sembrava non essere invecchiato, lentamente tornò al suo stato naturale, con i capelli grigi, la pelle rugosa, magro e debole. Era morto tra atroci sofferenze, questo Godric lo sapeva, ma in quel momento non aveva importanza. Era finalmente in pace.
«Zio...chi era quell'uomo...?» la voce di Helena lo sorprese quasi. Si girò verso di lei: aveva un'aria quasi sofferente, dura.
«Era un grande mago, Helena...e faremo di tutto per proteggere la sua memoria» mormorò Godric mentre sollevava il corpo pelle e ossa del suo più caro amico «Non fare parola di lui a tua madre, potrebbe non reggere il colpo...»
«Perchè mia madre dovrebbe soffrire per una persona tanto ripugnante?» chiese Helena, con un tono che Godric non le aveva mai sentito. Si fermò, fissandola un secondo. C'era qualcosa, una luce nei suoi occhi che sembrava diversa. Ma non ci fece più caso.
Condusse Salazar dove gli spettava. Ad Hogwarts, insieme a loro.



Nota dell'Autrice: feelings, feelings come se non ci fosse un domani! Ho sofferto male nello scrivere questo dodicesimo capitolo, per tutto ciò che vi accade dentro. Ho voluto mostrare i sentimenti più profondi dei vari personaggi, del presente e passato, al di là di ogni ideologia, indole o missione. Spero vi sia piaciuto!

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Frulli_